A spasso per l’Andalusia

Dieci giorni di tour per l'Andalusia. Fly & drive tra tapas, vestigia arabe e mare
Scritto da: Modasa
a spasso per l’andalusia
Partenza il: 18/06/2014
Ritorno il: 29/06/2014
Viaggiatori: 3
Spesa: 1000 €
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A spasso per l’Andalusia (18 – 29 giugno 2014)

Che sudata….. anche stavolta ce l’abbiamo fatta a preparare tutto anche se di “corsissima”, (mi sottovaluta tutte le volte ma non dovrebbe, io ho la straordinaria capacità di riuscire a fare tutto entro il tempo previsto cominciando a fare i bagagli la sera stessa della partenza! ; ) si parte alla volta di Azzano San Paolo (BG), la signora Barbara (B&B Barbara www.bbbarbaraairport.com) ci aspetta, sono le 21,30 di mercoledì 18 giugno, speriamo di arrivare ad un’ora decente. Alla fine è meglio andare a dormire nei pressi dell’aeroporto (per 85 € abbiamo la stanza, la colazione, il parcheggio e il passaggio andata e ritorno dall’aeroporto), l’aereo domattina parte alle 8,05 ma tra viaggio, parcheggio, eventuali imprevisti e traffico milanese è meglio non rischiare. Arriviamo intorno alle 23,30, la camera è quella di sempre, umidiccia, Barbara l’abbiamo già conosciuta lo scorso anno, ciononostante ci ritorniamo perché il servizio che offre è davvero impareggiabile. Andiamo a nanna.

Mercoledì 19 giugno

Sveglia intorno alle 6, facciamo colazione da Barbara che poi ci carica sulla sul suo nuovo Doblò per portarci all’aeroporto che dista circa un km da casa sua. Facciamo il check-in e partiamo con un po’ di ritardo con un 737-800 della Ryanair alla volta di Siviglia dove atterriamo alle 10,45. Ritiriamo i bagagli e prendiamo un taxi (28 € perché oggi è festivo) che ci porti all’Hotel Reyes Católicos (Calle Gravina, 57 – 59 € a notte per la tripla. L’hotel è discreto, niente di eccezionale ma in una posizione invidiabile). Impieghiamo una quindicina di minuti. In hotel ci dicono che la camera sarà pronta entro una mezzora, lasciamo quindi i bagagli in custodia e ci avviamo a piedi verso il centro storico per mangiare qualcosa. Intanto l’impiegato della reception mi informa che il paquete (il seggiolino di Sara per l’auto), comprato su amazon.es, è arrivato in hotel, bene (sì, tra le sue tante pensate è riuscito a concepire che spendere quasi 100€ per l’affitto di un seggiolino per l’auto per Sara era una follia e quindi? Che cosa è riuscito a fare? A ordinarne uno su Amazon e farselo arrivare in Hotel per la modica cifra di 10€).

Dopo un rapido giro in centro e dopo aver visto la fine della cerimonia del Corpus Domini (abbiamo la solita fortuna… Arriviamo in Spagna durante le celebrazioni del CORPUS DOMINI!, ci fermiamo a mangiare alla Taberna Gongora (29,55 €). Un locale abbastanza carino in pieno centro storico ma sicuramente per turisti. Il cibo è mediocre ma eravamo affamati e stanchi. Nonostante sia quasi l’una la gente intorno sorseggia cappuccini abbastanza disgustata di vederci leccare le dita unte di frittura! Amo la Spagna! E’ perfettamente sintonizzata con i miei ritmi circadiani… qui alla mattina fino alle 11 non c’è l’ombra di un negozio aperto ed è perfetto per me che dormire almeno fino alle 10 tutte le mattine. Facciamo ancora due passi e prendiamo un gelato prima di tornare in albergo a prendere possesso della stanza che nel frattempo è stata preparata e ci hanno già portato i bagagli. Le mie donne si concedono un pisolino mentre io vado fuori a cercare un negozio e comprare qualcosa per la colazione di domattina e qualche bottiglia d’acqua. Dopo il riposino usciamo e torniamo nel centro storico che dista poche centinaia di metri dall’albergo. La città è tutta addobbata a festa (la cattolicissima Spagna…) e gli abitanti del luogo sfoggiano abiti lussuosi ed eleganti. Noto che i bambini hanno tutti i calzettoni lunghi… poveri, con questo caldo! Ci facciamo un’idea della Cattedrale dall’esterno; oggi non si può visitare a causa delle celebrazioni, in compenso si può salire sulla Giralda (4+4+0 €) che anch’essa è addobbata a festa. La torre campanaria è un antico minareto Almohade che, quando fu costruito, era il più alto del mondo con i suoi 104,1 m di altezza, con una base di 16,10 metri per lato circa, interamente ricoperta in laterizio cotto. Io e Sara (veramente c’ero anch’io comunque…..) saliamo le 34 rampe che consentivano al muezzin, a cavallo, di salire in cima per intonare l’invito alla preghiera. La vista su Siviglia è molto affascinante e vale la fatica! Il nome della torre si deve alla statua rappresentante la Fede che misura 4 m in altezza (7 m con il piedistallo) ed è stata posta in situ nel 1568. Essa in origine, era chiamata Giralda perché girava al mutare del vento. Con il passare del tempo il nome passò a designare la torre nel suo complesso, mentre la statua prese il nome di Giraldillo. Una volta scesi, visitiamo il Patio de los Narajos (giardino degli aranci), l’antico cortile musulmano e quindi ci dirigiamo all’Alcázar (ci fanno entrare gratis ma non sappiamo come mai), il palazzo reale che originariamente era un forte dei mori. L’Alcázar (dall’arabo al-qasr, che significa “palazzo”) è uno dei migliori esempi di architettura mudéjar, stile sviluppatosi durante il regno cristiano della Spagna, ma che risentì di influenze islamiche. Il complesso e i giardini sono molto belli e ben conservati, è un’ anticipazione di quello che vedremo a Granata quando visiteremo l’Alhambra. Avrei voluto poterci dedicare più tempo a questa visita. La Lonely svaluta un po’ l’entità di questa bellezza ma io l’ho trovato straordinario. Non lasciatevi trarre in inganno dunque… prendetevi il tempo giusto perché merita davvero! Ci vuole parecchio per visitarlo tutto e quando usciamo siamo affamati e stanchi e ci dirigiamo verso un ristorante consigliato dalla guida nel Barrio de Santa Cruz (non arrivava mai….troppo stanchi a fine giornata per fare tutti quei passi) ma poi ci fermiamo prima da Vinela (Plaza de Doña Elvira, 4) in una bella piazza contornata da alberi di arance selvatiche che ogni tanto cadono a terra o sulla testa di qualcuno con un gran tonfo. La cena (40,70€) non è delle migliori, il cibo mediocre e il cameriere piuttosto scazzato ma domani è un altro giorno.

Venerdì 20 giugno

Una bella dormita e una bella colazione (sono uscito a comprare delle buone brioches) e siamo pronti per uscire. La prima tappa è il Puente de Isabel II a pochi metri dall’albergo, dove ci prendiamo una vista della città dal fiume e sul quartiere di Triana. Proseguiamo sul lungofiume fino alla Plaza de Toros de la Real Maestranza de Caballería de Sevilla (7/3 €). Il luogo dove si svolge annualmente la famosa Feria de Abril, uno dei Festival di corride più importante al mondo. Inizialmente la corrida si svolgeva principalmente a cavallo, gli spettacoli erano pubblici e si svolgevano nelle piazze. Solo nel XVIII secolo si cominciò a toreare a piedi, con l’avvento di toreri professionisti come Costillares, Pedro Romero e Pepe-Xinlong. Il caos durante gli spettacoli rese imperativo creare spazi adatti, infatti nel 1730 venne autorizzata la costruzione della Plaza de Toros di Siviglia che venne inizialmente realizzata in legno con l’arena rettangolare; la forma circolare (in realtà è ovalizzata) arrivò tre anni dopo. Mentre aspettiamo che parta la visita guidata delle 10,30 facciamo qualche acquisto al negozio di souvenir. La visita sarà molto interessante; la nostra guida è molto preparata e ci spiega tutto dell’arena in uno spagnolo e inglese molto scolastici e di facile comprensione. Anche Sara ne è entusiasta. Poi visitiamo il museo taurino e le sale interne della plaza dove ci sono i costumi dei toreri ed affreschi che ripercorrono la storia della tauromachia e molte altre testimonianze. Ci incamminiamo quindi verso Plaza de España passando sotto la Torre del Oro che era una torre di controllo militare, alta 36 metri, composta da dodici lati, costruita per controllare gli accessi nella città di Siviglia attraverso il fiume Guadalquivir. In verità a me risulta che si chiama DEL ORO perché sembra che qui vi riponessero anche i tesori che gli spagnoli sottrassero dall’America! La torre era uno dei due punti di ancoraggio di una grande catena che sarebbe stata in grado di bloccare gli accessi o gli attacchi dal fiume, per proteggere l’Alcázar. Durante il percorso incontriamo anche l’Università, già sede della La Reale Fabbrica di Tabacco, un magnifico edificio, esempio dell’architettura industriale del XVIII secolo. Si tratta dell’edificio industriale del XVIII secolo di maggiori dimensioni e migliore architettura nel suo genere in Spagna, oltre ad essere uno dei più antichi esempi di questa tipologia costruttiva dell’epoca dell’Antico regime. La costruzione fu iniziata nel 1728 e si estende per una lunghezza di 185 x 147 metri. Architettonicamente risalta la ripresa di motivi rinascimentali, anche se nella facciata principale già si nota l’influenza dello stile Barocco. L’edificio è circondato da un profondo fossato per la maggior parte del suo perimetro (tre lati su quattro), dovuto alla sua costruzione fuori dalle mura. All’interno sono presenti numerosi patii di diverse dimensioni, disposti simmetricamente. Attualmente sono ornati da numerose fontane. Pare che si possa visitare con una guida anche il suo interno ma noi proseguiamo verso Plaza de España, uno degli spazi architettonici più spettacolari della città e dell’Architettura Neo-Moresca (tutto non si può vedere e inoltre abbiamo Sara con noi che è già fin tanto paziente per essere una bimba di soli 8 anni). La piazza è situata all’interno del Parco di Maria Luisa, la sua entrata è molto vicina alla rotonda del Cid Campeador, esattamente di fronte all’antica Reale Fabbrica di Tabacco. L’ingresso alla piazza è libero, ma per evitare atti di vandalismo viene chiusa alla sera intorno alle 23. La costruzione dell’opera iniziò nel 1914 e fu terminata nel 1928; la piazza è a forma semicircolare (ben 200 metri di diametro) che rappresenta l’abbraccio della Spagna alle sue antiche colonie; guarda verso il fiume Guadalquivir e simboleggia la strada da seguire per l’America. E’ decorata in mattoni a vista, marmo e ceramica, che danno un tocco rinascimentale e barocco alle sue torri. Fu l’opera più costosa dell’esposizione Iberoamericana del 1929. Il canale che attraversa la piazza è attraversato da quattro ponti che rappresentano i quattro antichi regni di Spagna. Appoggiata alle pareti si trova una serie di panche e di ornamenti in ceramica che formano degli spazi che alludono alle quarantotto province spagnole (sono collocate in ordine alfabetico); su di esse sono rappresentate delle mappe, dei mosaici raffiguranti eventi storici e gli stemmi di ogni capoluogo di provincia. Io e Sara non resistiamo e affittiamo un barchetta a remi per fare un giretto nel canale. Io volentieri mi offro di rimanere a terra e fare qualche foto anche perché a me sto canale mi ripugna. Potrebbero anche tenerlo un po’ più pulito visto che vi affittano le barchette! Per rientrare in centro prendiamo il modernissimo tram Metrocentro T1 (lo avevamo promesso a Sara e in effetti è bellissimo!) e andiamo a pranzare da McDonald’s in Paseo de las Delicias, 5 (17 €) per la gioia di Sara. Dopo pranzo prendiamo il bus per andare al parco La Isla Magica. Abbiamo i biglietti per l’ingresso delle 16, fatti da casa (12/9 €) on line con l’offerta del venerdì pomeriggio visto che a prezzo pieno ci spellavano! Dobbiamo cambiare autobus e percorrere tutta la zona dell’Expo del 1992 per arrivare (in realtà c’era un bus molto più comodo e veloce ma lo scopriremo solo al ritorno). Entriamo al parco insieme ad una baraonda di ragazzini scatenati. Il parco è vetusto e tenuto abbastanza male, sporchissimo! Le attrazioni sono molte, diverse a pagamento extra e non ci paiono di grande livello; soprattutto ci rendiamo conto che non sono adatte per una bimba di soli 8 anni, ma forse più per marmocchi adolescenti. Ma a Sara piace e questo è l’importante. Le avevamo promesso che avremmo dedicato mezza giornata a lei e al parco. Le piace particolarmente la giostra delle barche da cui si spara alle altre imbarcazioni con dei fucili ad acqua, infatti facciamo più giri. Io ho anche la brillante idea di fare un giro sul toro meccanico! (lo abbiamo voluto noi due in effetti!….. provare per credere… non si riesce a stare su più di pochi secondi!) . Usciamo stremati dal parco verso le 20; ci fiondiamo in albergo sotto la doccia e usciamo subito per andare a mangiare da Flores Gourmet in Calle San Pablo 24 (34,30 €), proprio sotto il nostro hotel. Non abbiamo le risorse per andare oltre! Mangiamo discretamente e poi facciamo una breve passeggiata fino al ponte per la vista notturna. Andiamo subito a dormire perché siamo stanchissimi.

Sabato 21 giugno

Sveglia con comodo, colazione con brioches (non buone come ieri) e usciamo per andare a visitare la Cattedrale di Santa Maria della Sede di Siviglia (4/0 €, 3 € audioguida). C’è una discreta coda ma in una ventina di minuti la smaltiamo ed entriamo nella più grande Cattedrale gotica del mondo, il terzo edificio religioso per dimensione dopo la basilica di San Pietro in Vaticano e la cattedrale di Saint Paul a Londra. La costruzione iniziò nel 1401, sul terreno lasciato libero dalla demolizione della vecchia moschea Aljama di Siviglia. All’interno della cattedrale si trova la tomba di Cristoforo Colombo: una sepoltura monumentale scolpita da Arturo Melida in stile tardo romantico sorretta da 4 grandi figure allegoriche che rappresentano i regni di León, Castiglia, Aragona e Navarra. ( in verità si vocifera anche che le spoglie siano state razziate da Napoleone ma agli spagnoli piace pensare che siano ancora qui e anche a noi piace pensare di averle visitate!) La chiesa è bella ma non ci impressiona più di tanto, ci aveva colpito molto di più quella di Toledo visitata lo scorso anno (beh però c’è la pala….. non diciamo nulla della pala di altare in foglie d’oro rappresentante scene della storia di vita di Cristo?…. a me quella e il coro hanno un po’ impressionato).

Dopo la visita ci dirigiamo verso il Barrio de Santa Cruz, l’antica juderia di Siviglia. Quando Ferdinando III di Castiglia conquistò la città togliendola dal controllo dei musulmani, ammassò la popolazione ebrea della città (la seconda in tutta la Penisola iberica dopo quella di Toledo) in questo quartiere. Dopo il Decreto di Alhambra del 1492 che prevedeva l’espulsione degli ebrei dalla Spagna, il quartiere subì un grande declino ma nel XVIII secolo subì un consistente processo di rinnovamento urbano. Il Barrio de Santa Cruz è un labirinto di piccole vie e vicoli risalenti all’antica judería; attraversando il quartiere si trovano diverse piazzette carine ( …. Plaza de Santa Cruz, Plaza de los Venerables, Plaza de las Cruces, Plaza de Doña Elvira…..) tra le quali ci si perde piacevolmente. Il tempo è discreto e non troppo caldo, lontanissimo dal caldo tropicale che ci aspettavamo in Andalusia. Per fortuna perché fare i turisti a 40 gradi all’ombra sarebbe un po’ complicato! Si è fatta ora di pranzo e finalmente troviamo il ristorante che cercavamo ieri sera. Ci sediamo alla Vineria San Telmo in Paseo de Catalina de Ribera n° 4, un grazioso ma soprattutto ottimo ristorante (si rivelerà il miglior pasto della vacanza) dove mangiamo cucina locale con variazioni sul tema ed abbinamenti veramente sfiziosi (36,20 €).

Nel pomeriggio passeggiamo per il centro storico e poi andiamo a visitare lo spettacolare e controverso Metropol Parasol (ascensore con consumazione 3/0 €), popolarmente conosciuto come “Funghi dell’Incarnazione”. Si tratta di una struttura in legno a forma di fungo sostenuta da due pilastri di cemento che ospitano due ascensori da cui si accede al belvedere ed è situato nella centralissima Plaza de la Encarnación. Le sue dimensioni sono 150 x 70 metri x 26 metri di altezza ed è stato il vincitore del progetto aperto dal Comune di Siviglia per effettuare la riabilitazione della piazza in cui si trova. La sua cima è percorsa da una passerella percorribile tutta a piedi da cui si gode un ottimo panorama a 360 gradi sulla città. Vale la pena se si ha tempo farci un passo! Utilizziamo la consumazione compresa nel biglietto per ristorarci e riposarci un po’ e poi, passeggiando, ritorniamo in albergo per cambiarci in vista della cena. Questa sera mangiamo da La Brunilda (Calle Galera, 5), un altro buon ristorante di tapas in una viuzza molto nascosta e vicinissimo al nostro hotel ( 31,90 €). Dopo cena ritorniamo nei pressi della cattedrale per vedere la versione notturna del centro storico, ci fermiamo qualche minuto a guardare una ballerina di flamenco di strada che sta dando spettacolo e in una pasticceria poco lontana compriamo la famosa Torta de aceite sevillanas. Non è molto dolce, si sentono l’olio di oliva e il finocchio, nel complesso è un dolce semplice che si lascia mangiare. Gironzoliamo ancora un po’ e poi rientriamo in hotel per la nanna: domani si prospetta una giornata intensa!

Domenica 22 giugno

Oggi ci alziamo presto, facciamo i bagagli, paghiamo l’hotel e andiamo a prendere un taxi (10 €) per farci portare all’agenzia Hertz del parcheggio della stazione ferroviaria di Santa Justa. Ci assegnano una Toyota Aygo bianca nuova (ha solo 2000 km), certo molto meno fascinosa della 500 dello scorso anno ma va bene lo stesso (138 € per 7 giorni affittata con il broker autonoleggio-online.it, più 55 € di assicurazione extra). Accendiamo il navigatore e partiamo per Minas de Riotinto. Dopo un viaggio di 85 km in parte di autostrada (gratuita come quasi tutte in Spagna) e in parte di statale, arriviamo in una piccola cittadina desolata e desolante che è stata la capitale del distretto minerario della provincia di Huelva. La crisi economica qui, dopo la chiusura della miniera, ha morso forte: circa 20.000 persone hanno perso il lavoro tra miniere e indotto. Fa abbastanza fresco, siamo a 400 m di altezza. Facciamo colazione ( si fa per dire…. Ci sediamo in una specie di bar-ristorante in cui non c’è assolutamente niente di commestibile da potersi mangiare a colazione…. Alla fine riusciamo a farci scaldare un panino e a farci dare un po’ di burro per farci un tradizionale PANE BURRO E ZUCCHERO come si faceva da bambini a casa delle nonne) e poi ci dirigiamo alla reception del Parque Minero Riotinto (17/14 €) per ritirare i biglietti che abbiamo prenotato via email da casa. La visita della miniera parte alle 11,45 e nell’attesa visitiamo il museo minerario e la riproduzione della miniera in epoca romana. Finalmemte si parte. Veniamo accompagnati, ciascuno con la propria auto, in rigorosa fila indiana all’ingresso della miniera che dista qualche km. Parcheggiamo la macchina e, accompagnati dalla guida, facciamo una lunga salita per vedere il cratere dall’alto: si tratta di una miniera di ferro a cielo aperto. La storia di questa miniera risale ai tempi dei romani, anche se il suo sfruttamento principale ha avuto luogo alla fine del XIX secolo fino agli anni ’70. La Peña de Hierro è un grande cratere terrazzato sul cui fondo c’è un lago di acqua rosso bruno che è il colore del ferro ossidato. Particolare, pare uno scenario unico al mondo. Scendiamo poi alla base della miniera dove, tramite un tunnel di 200 m scavato nella roccia, arriviamo al centro del cratere in prossimità del lago per una visita dal basso. Una volta usciti dalla galleria riprendiamo tutti la macchina per recarci alla stazione del treno minerario dove la Fondazione Rio Tinto ha recuperato 12 chilometri di binari dell’epoca, due locomotive e diversi vagoni per ripercorrere il tracciato che in passato era composto da 300 chilometri di ferrovia mineraria, realizzati dalla Rio Tinto Company Limited a partire dal 1873 e gestiti fino al 1984. Il paesaggio è spettrale perchè a causa delle esalazioni di anidride solforosa dei processi di raffinazione, tutti gli alberi sono morti. Gli scarti di lavorazione del minerale che giacciono accumulati sul suolo hanno colori diversi a seconda degli elementi che contengono e in fondo alla valle si snoda il corso del Rio Tinto (fiume rosso), un fiume di circa 70 km di acqua rossa, estremamente acida e tossica per qualsiasi specie animale, solo alcuni batteri estremi riescono a sopravvivere. Ci raccontano che per le particolari caratteristiche del Rio la NASA ha condotto qui delle ricerche su come dovrebbe essere l’atmosfera marziana. La devastazione di questa conca mineraria ad opera dell’uomo lascia senza parole ma allo stesso tempo è di grande interesse dal punto di vista storico e affascinante dal punto di vista paesaggistico. Impieghiamo circa un ora e mezza per effettuare tutto il percorso , una guida durante il tragitto esplica dettagliatamente la storia del giacimento, poi riprendiamo la macchina per tornare in paese a mangiare qualcosa. E ‘ molto tardi, non c’è molta scelta ma decidiamo di fermarci al ristorante La Fabrica (Calle Jose Nogales). Il locale è abbastanza carino e mangiamo alla fine discretamente (33,40 €), considerando dove siamo, ci poteva andare peggio. Verso le 16,30 saliamo in macchina e partiamo alla volta di Cordoba (220 km, circa 2h30), nostra prossima tappa. Arriviamo a Cordoba intorno alle 19 ed entriamo con la macchina nel centro storico, c’è parecchio movimento e io sono molto imbarazzato a guidare nelle strette vie della città antica piena di gente e di polizia ( ci credo….siamo in pieno fermento da preparativi per l’ennesima processione per il Corpus Domini! La tipa dell’hotel mi dice serafica che se tardavamo di pochi minuti non avremmo avuto accesso al parcheggio perché il centro sarebbe stato chiuso… in effetti dopo di noi passo solo la macchina spargi aghi di pino…. Comunque anche il poliziotto che viene a chiederci di spostare al più presto la macchina è estremamente gentile e cordiale… qui sono tutti rilassatissimi…. Bello!). L’Hotel Exe Conquistador (Calle Magistral González Francés, 15 – 53 € a notte), proprio di fronte alla Mezquita, è una struttura a 4 stelle, molto al di sopra dei nostri standard abituali, molto bello e curato, ci danno una magnifica stanza, grande e confortevole con balcone proprio sulla Mezquita, dal quale assistiamo comodamente seduti alla solenne processione. Il listino prezzi che troviamo in camera dice che il rack rate della tripla è di 519 €! (il bagno è grande quanto la nostra sala… magnifico! Per un momento abbiamo il timore di aver ciccato la prenotazione , sarebbe la fine : D) Finita la processione (a velocità supersonica hanno ripulito la strada dal tappeto di rosmarino che vi avevano steso) e fatta una doccia ristoratrice usciamo per cena e scegliamo di mangiare da Bodegas Mezquita (Calle Corregidor Luis de la Cerda, 73), un simpatico e carino locale a 50 metri dall’hotel. Mangiamo bene (39,75 €) in una atmosfera amichevole e con camerieri molto gentili. Dopo cena vorremmo vedere il ponte romano, il centro storico e la Mezquita in versione notturna ma Sara è stanca e allora la accompagniamo in camera, dice che se la sente di stare da sola una mezz’oretta. Il tempo di una passeggiata, qualche fotografia e rientriamo anche noi due per la nanna, Sara sta già ronfando.

Lunedì 23 giugno

Ci svegliamo con calma e io esco a cercare qualcosa per fare colazione. Nel centro storico non trovo una panetteria e tantomeno una pasticceria, gli unici negozi che trovo sono ancora chiusi e aprono alle 10! Ripiego su un negozietto che vende un po’ di tutto e ritorno dalle fanciulle in albergo. La prima tappa della giornata è la visita della splendida cattedrale proprio di fronte al nostro hotel, la grande moschea di Cordoba o Mezquita (8/0 €). Oggi cattedrale dell’Immacolata Concezione di Maria Santissima, è una delle principali espressioni dell’arte arabo-islamica e dell’architettura gotica e rinascimentale dell’Andalusia. È con l’Alhambra di Granada, la Aljafería di Saragozza e la Giralda di Siviglia la più prestigiosa testimonianza della presenza islamica in Spagna dall’VIII secolo al XIII secolo. La costruzione sorge sul sito in cui si ergeva l’antica chiesa visigota di San Vincenzo. Quando i musulmani occuparono Cordoba nel 711 la chiesa fu inizialmente suddivisa e utilizzata contemporaneamente da musulmani e cristiani. Finendo per coprire 23.000 m² diventò la più grande moschea del mondo musulmano di quel tempo. Si presenta al giorno d’oggi con la forma di un grande quadrilatero di circa 180 m di lunghezza per 130 m di larghezza, con 19 navate e 856 colonne sormontate da capitelli in stili diversi. Sulle colonne si appoggiano delle arcate doppie in mattoni e pietra bianca.Quando Cordoba fu riconquistata dai cristiani di Ferdinando III di Castiglia, nel 1236, la moschea fu convertita in cattedrale. L’apertura tra il cortile e la sala di preghiera fu murata, conservando una sola porta d’entrata (la Puerta de las Palmas). Inoltre vennero abbattute alcune file di colonne per lasciar libero lo spazio per la Cappella Reale decorata con stucchi mudejar. Nel XVI secolo il clero di Cordoba decise di dotare la città di un edificio molto più sontuoso e alla moda del tempo. Il progetto consisteva nella demolizione di una parte importante del cuore dell’edificio, rompendo la prospettiva della foresta di colonne, e l’inserimento al suo posto di una cattedrale cristiana. Di per sé la cattedrale è una meraviglia architettonica che fonde stili gotico, rinascimentale e barocco con magnifiche decorazioni, ma può far rimpiangere che abbia perduto unitarietà l’eccezionale edificio costruito originariamente dai musulmani. È riportato che lo stesso Carlo V successivamente disse: «avete distrutto una cosa unica al mondo e avete messo al suo posto qualcosa che si può vedere dappertutto». In effetti la vista è straordinaria, il luogo molto affascinante, la foresta di colonne spettacolare e le parti arabe bellissime. Scopriamo di apprezzare molto l’arte araba, così ricca e sofisticata ma semplice e lineare allo stesso tempo (a mio parere la cosa più bella che abbiamo visto nel corso del nostro viaggio insieme al palazzo Nazarios a Granada!). Terminata la visita della Mezquita gironzoliamo un po’ per il centro storico che non ci pare un granché , percorriamo il ponte romano per una veduta della cattedrale dal fiume in versione diurna e poi andiamo a visitare l‘Alcázar de los Reyes Cristianos (ingresso con spettacolo serale 7/0 €). Si tratta di un palazzo-fortezza costruito nel 1328 da Alfonso XI sul luogo in cui sorgeva un antico palazzo arabo. Alloggiamento dei reali durante i loro soggiorni a Cordoba, i Re Cattolici passarono più di otto anni nella fortezza, dirigendo da lì la campagna militare contro il Regno di Granada. Rispetto al sontuoso Alcazar di Siviglia è ben poca cosa, anche abbastanza mal tenuto, i giardini però sono molto belli e curati con delle grandi fontane che crediamo animeranno lo spettacolo che vedremo questa sera. Per pranzo torniamo alla Bodegas Mezquita (Calle Corregidor Luis de la Cerda, 73) dove mangiamo nuovamente molto bene (34,10 €). Dopo pranzo rientriamo in albergo per un riposino, fa abbastanza caldo, usciremo prima questa sera per andare a vedere la juderia e a cena. Il quartiere ebraico di Cordoba è carino ed interessante, ci sono molti bei palazzi ed alcuni musei che la guida descrive come interessanti ma non abbiamo voglia di vederli, preferiamo passeggiare senza meta nei vicoli dell’antico ghetto. Per cena proviamo il tanto decantato (dalla LP) Casa Pepe de la Juderia (Calle del Romero, 1) ma mangiamo piuttosto male (32 €) ed usciamo insoddisfatti rimpiangendo la scelta di non tornare dove abbiamo cenato ieri e pranzato oggi (dico io perché lasciare la strada vecchia per la nuova?…… ). Insoddisfatti andiamo a prenderci un assaggio di dolcetti arabi e una tisana al Salon de The (calle Buen Pastor, 13 – 11 €) prima di tornare all’Alcazar per lo spettacolo di suoni e luci che invece risulta piuttosto ricercato e di grande effetto. Per cominciare c’è una proiezione animata che riguarda la storia di Cordoba e dell’Andalusia, ci si sposta poi nei giardini per lo spettacolo delle fontane che danzano e si colorano al ritmo della musica, inframmezzate dalla rievocazione del colloquio avvenuto in questo luogo (nella torre del Homenaje) nel 1486 tra Cristoforo Colombo e i Re Cattolici. Qui infatti il navigatore genovese visse per lungo tempo e chiese a Isabella i finanziamenti per la sua avventura alla scoperta del Nuovo Mondo. Alla fine del bellissimo spettacolo rientriamo in hotel.

Martedì 24 giugno

Dopo colazione saldiamo il conto dell’hotel, recuperiamo la macchina e partiamo alla volta di Granada. Senza che ce ne accorgiamo il navigatore ha deciso di farci fare tutta statale (200 km, 2h30), la strada è piacevole e contornata da coltivazioni di ulivi a perdita d’occhio. Proprio quando manca poco al nostro arrivo, si scatena un temporale fortissimo ed arriviamo in hotel sotto un nubifragio che crediamo sia piuttosto atipico anche per gli spagnoli in questa stagione (a quanto dicono anche la loro estate quest’anno è di M…..A). L’Hotel Macia Real de la Alhambra (Calle Mirador del Genil, 2 – 54 € a notte) dista qualche chilometro dal centro storico ma pare ottimamente servito dai mezzi pubblici. Lo abbiamo scelto perché è un ottimo 4 stelle, moderno e confortevole sebbene economico e dotato di piscina, anche se purtroppo (per Sara soprattutto) non riusciremo ad usarla viste le temperature dopo il nubifragio. In attesa che il tempo migliori, dopo avere preso possesso della bella stanza, riprendiamo la macchina e andiamo nel vicino centro commerciale a mangiare da McDonald’s (C.C.Carrefour, Ctra de Armilla – 17 €).

Per arrivare abbiamo dovuto guadare una strada ridotta come un fiume, Sara è piuttosto preoccupata, speriamo il tempo migliori. Torniamo in albergo a lasciare l’auto, ci cambiamo e prendiamo l’autobus 33 proprio di fianco all’entrata della hall e scendiamo in piazza della Cattedrale metropolitana dell’Incarnazione (4/0 €).

Successivamente alla riconquista della città nel 1492, i Re cattolici vollero la costruzione di una cattedrale sul sito della grande moschea nasride di Granada. Nei primi anni del XVI secolo, gli architetti Juan Gil de Hontañón e Enrique Egas, già impegnati nella costruzione della Cappella Reale, idearono il progetto per la cattedrale, inizialmente prevista in stile gotico ma questo primo progetto venne abbandonato nel 1523 in favore di quello, in stile rinascimentale, dell’architetto Diego De Siloe ancora successivamente rimaneggiato da altri fino al suo avvenuto completamento nel XVIII secolo. Adiacente alla cattedrale si trova la Cappella Reale che conserva nella sua cripta i resti dei Re Cattolici Ferdinando e Isabella, di Giovanna la Pazza (doña Juana la Loca) loro figlia e di suo marito Filippo il Bello e infine dell’infante Miguel. Venne eretta nel 1506 su ordine dei Re Cattolici che intendevano riposare nella città che avevano conquistato. L’edificio, ancora gotico, presenta una notevole uniformità stilistica. L’interno, a navata singola su cui si aprono numerose cappelle laterali, presenta un’imponente cancellata che delimita i due doppi mausolei. Usciti di lì passeggiamo un po’ nel centro storico, poi io e Sara cerchiamo un bar dove vedere la partita Italia-Uruguay del Mondiale 2014 mentre Monica fa un giretto per negozi (stranamente non comprerà niente!), chiede informazioni per vedere uno spettacolo di flamenco ( non posso tornare a casa senza aver visto uno spettacolo di flamenco….) e cerca il negozio della Alhambra dove ritirare i biglietti che abbiamo prenotato per domani (da casa) (non so come ma miracolosamente riesco a fare tutto senza perdermi e ritrovo il bar dove intanto si è formata una piccola folla di tifosi disperati per la terrificante performance della nostra Itralia!) La partita è una schifezza e l’Italia perde malamente ma la Monica ha prenotato lo spettacolo con cena inclusa e ritirato i biglietti. Ci incamminiamo quindi verso il quartiere dell’Albayzín dove abbiamo appuntamento con un tizio che deve portarci al El Templo del Flamenco (Calle Pernaleros Alto, 41 – 72 € spettacolo e cena). Il locale è molto carino, caratteristico, ricavato in una grotta (Il flamenco bisogna rigorosamente vederlo nella cueva!). Ceniamo in maniera discreta e poi comincia lo spettacolo. Sul piccolo palco ci sono un chitarrista, due cantanti, due ballerine e un ballerino. Lo spettacolo è bellissimo, emozionante, coinvolgente, i volti dei ballerini si trasfigurano durante le performance (Sara nonostante la sua tenera età sembra subire il fascino del tipo di cui attende ansimante l’esibizione….. come darle torto… !) Siamo in estasi quando usciamo e rientriamo in albergo con il bus 33 per una bella dormita.

Mercoledì 25 giugno

Sveglia con comodo, facciamo colazione e prendiamo il bus per il centro. Con un piccolo autobus collinare “scaliamo” il quartiere dell’Albayzín per poi discenderlo a piedi. Detto anche Albaicín o El Albaicín, è un quartiere che ha conservato le strette strade, i cortili con alberi e fiori, le terrazze, le cisterne e le fontane pubbliche risalenti al passato dominio medievale dei Mori. L’Albayzín sorge su una collina di fronte all’Alhambra, da cui è separato dal fiume Darro, e durante la lunga dominazione arabo-berbera ed ebraica visse il suo momento di massimo splendore giungendo ad avere circa 60 mila abitanti e ben 26 moschee. Il quartiere presenta una marcata impronta araba e deve il suo nome agli arabi della città di Jaén (bayyasīn, ossia “quelli di Baeza”) che si trasferirono in massa a Granada dopo essersi arresi alle truppe cristiane di Ferdinando III. Bellissimo il Mirador di S. Nicolás, che permette una spettacolare veduta sull ‘Alhambra di fronte. La passeggiata in discesa è molto piacevole, il quartiere molto pittoresco. Terminiamo la passeggiata in Calle Calderería Nueva, una via piena di negozi arabi, teterie e pasticcerie arabe. Qui finalmente Monica trova qualche regalino da comprare in quello che sembra un suq marocchino. Si è fatta ora di pranzo e poco distante adocchiamo un localino tipico e decidiamo di metterci in fila per avere un tavolo. Mangiamo abbastanza bene (32 €) alla Bodegas Castañeda (Calle Almireceros 3), un posto molto frenetico tipicamente spagnolo frequentato da persone del luogo, il classico locale di tapas spagnolo, con file e file di prosciutti Pata Negra appesi al soffitto. Ottime e piccantissime le patatas bravas, specialità della casa (praticamente un rumentaio ma certamente folkloristico!io non è che mangio un granche ma su TRIP è quotatissimo questo locale probabilmente, suppongo, per l’atmosfera del luogo…) . Dopo pranzo prendiamo il bus per salire sulla collina dove si trova l’Alhambra, abbiamo i biglietti di entrata (14/0 €) alle 14,30 e la prenotazione per i Palacios Nazaríes alle 15,30. L’Alhambra (in arabo è “al-Hamrā'” , la Rossa per il colore rosato delle mura che la circondavano) è una vera città murata (medina) che occupa la maggior parte del colle della Sabika, mentre per parte sua Granada fruiva di un altro sistema di mura protettive di cinta. Pertanto l’Alhambra poteva funzionare in modo autonomo rispetto al resto della città. Qui erano presenti tutti i servizi necessari alla vita degli abitanti che vi vivevano: moschee, scuole, botteghe e altro. Lo stile granadino nell’Alhambra rappresenta il punto supremo raggiunto dall’arte andalusa che non si realizzò fino alla metà del secolo XIV. Nel 1492, con la conquista di Granada da parte dei Re Cattolici, l’Alhambra passò ad essere palazzo reale dei re castigliani e questo salvò il complesso dalla distruzione patita invece da tanti altri monumenti islamici a seguito della Reconquista. Visitiamo la Alcazaba che era la zona militare, centro di difesa e sorveglianza dell’Alhambra e rappresenta la parte più antica del complesso. I primi edifici arabi realizzati risalgono all’XI secolo. Dalla torre si gode una bella vista sul complesso e sul quartiere dell’Albayzín. Ci spostiamo poi a visitare I Palacios Nazaríes, vero splendore e pezzo forte della visita , assolutamente da non perdere (obbligatorio prenotare perché gli ingressi sono limitati). Rappresentano un complesso di palazzi costituito dal Palacio de Comares e dal Palacio de los Leones. Vennero costruiti dagli emiri Yusuf I e Mohammed V nella prima parte del XIV secolo e avevano funzioni sia amministrative che private, oltre ad essere sede della corte. La giornata non è bellissima e ad un certo punto va via anche il sole ma forse è meglio così, con le temperature torride andaluse la visita sarebbe stata ancora più impegnativa. Per ultimo vediamo il Palacio de Generalife ( in arabo: Jannat al-‘Arif – Giardino dell’Architetto) che fu la residenza estiva dei sultani Nasridi del Sultanato di Granada, con i suoi bellissimi giardini. Poi stanchissimi prendiamo il bus per tornare in albergo e permettere a Sara di fare un bagno nella piscina che sogna da due giorni. Ci cambiamo e rientriamo in centro per la cena. La scelta cade sul moderno e frequentato La Cueva de 1900 (Calle Reyes Católicos, 42), una catena di ristoranti tipici. Mangiamo bene spendendo un po’ più del solito (48,50 €) ma c’è da dire che di antipasto ci siamo concessi un bel piatto di jamón serrano. Dopo cena facciamo una passeggiata per il centro, Granada ci è sembrata una bella città, al di la della Alhambra ci sono molte cose da vedere e da vivere.

Giovedì 26 giugno

Facciamo colazione e poi recuperiamo la macchina, facciamo il pieno al distributore (40 € – 1,489/l) e partiamo per Lanjarón (50 km, 1h). La strada è panoramica e si arrampica sulle pendici della Sierra Nevada. Ci fermiamo a dare uno sguardo al paesino che è piuttosto triste (… sulla guida avevo letto che il percorso che porta ai PUEBLOS BLANCOS era carino da farsi sebbene fosse trascurato dai flussi turistici…. Beh, personalmente penso che se fino a questo momento è stato trascurato ci sono le sue ragioni!…. mi è venuta la depressione..) e quindi dopo una breve passeggiata ripartiamo subito. Una decina di km siamo ad Orgiva, c’è un traffico terribile, è giorno di mercato e tutti gli hippies che vivono qui hanno allestito le loro bancarelle. Anche questa cittadina è piuttosto insulsa anche se pare un po’ meglio della precedente. Decidiamo di proseguire e fermarci a Almuñécar (48 km, 1h). Mangiamo da McDonald’s (14 €, ogni tanto lo concediamo a Sara), fuori fa piuttosto caldo. Abbiamo letto che il centro storico di questa cittadina di mare è piuttosto carino (il resto è tutto cemento e grattacieli in riva al mare, peggio della nostra Liguria), ma ci arrendiamo al caldo e alle vertiginose salite che portano al castello e ce ne andiamo. Ormai il richiamo dei nostri due giorni di stravacco al mare prevale su tutto! Proseguiamo per Nerja (20 km, 20 min.) ed arriviamo al villaggio El Capistrano Sur (Calle Camino de Ronda, Local 5 – 65 € a notte) verso le 16,30. Si tratta di un grande complesso di villette con 4 appartamenti situato in collina a pochi km dalle spiagge, c’è una reception, un bar-ristorante, un supermercato e ben 3 piscine. Prendiamo possesso del nostro appartamento che è molto basico ma carino e andiamo a tuffarci in piscina, fa caldo ed è abbastanza tardi, al mare andremo domani. Restiamo a rilassarci in piscina fino alle 20, poi una doccia e scendiamo in centro per la cena. Il centro storico è carinissimo, molto vivo e vitale, c’è molta gente in giro, prevalentemente olandesi e tedeschi, per fortuna pochissimi italiani! La cittadina è bella, forse una delle poche se non l’unica della Costa del Sol ad avere mantenuto le costruzioni basse ed armoniose. Su consiglio dell’impiegato del villaggio ceniamo da El Pulguilla (Calle del Almirante Ferrándiz, 26), un grande locale diviso in zona tapas e zona ristorante all’aperto in un giardino sotto dei tendoni. Mangiamo bene (31,90 €), tutti piatti di pesce tra cui le immancabili puntillitas e i calamari alla piastra (non puliti come li cucinano qui) e poi usciamo per una passeggiata al famoso Balcon de Europa, uno splendido belvedere circondato da alberi e palme che offre una incomparabile vista sul mare e sulle belle spiagge circostanti. C’è una bellissima atmosfera di vacanza ma noi siamo un po’ stanchi e rientriamo in appartamento.

Venerdì 28 giugno

Facciamo colazione e poi andiamo in auto fino alla Playa de Buriana, una magnifica spiaggia sabbiosa, molto profonda con tutti i servizi offerti dalla municipalità, bagnini, infermeria, gabinetti e docce anche per disabili, campi da beachvolley ecc. La maggior parte della spiaggia è libera ma ci sono alcune zone in cui affittano lettini (con materasso) e ombrelloni. Prendiamo due lettini e un ombrellone per la modica cifra di 6 € (quasi come da noi….. ma porcomondo!possibile che in tutti i luoghi che abbiamo visitato fino ad oggi in Europa abbiamo sempre qualcosa da imparare? Eppure sembra così banale, come mai succede che noi italiani non ci arriviamo? ) e passiamo una bella giornata di riposo in spiaggia ad arrostirci al caldo sole Andaluso, peccato solo che l’acqua del mare sia gelata e il bagno non è molto invitante. Mangiamo in spiaggia un panino preso al vicino chiosco a prezzi ragionevoli (13 €) e restiamo in spiaggia fino verso le 17. Poi rientriamo al villaggio per un veloce bagno in piscina, una doccia e torniamo in centro per la cena. Vista la positiva esperienza di ieri sera replichiamo da El Pulguilla dove mangiamo nuovamente bene (30,70). Una passeggiata nelle viuzze del centro e una vista dello splendido panorama del Balcon e rientriamo.

Sabato 29 giugno

Facciamo colazione, paghiamo l’appartamento e ci dirigiamo verso Ronda (180 km 2h15). La prima parte di strada è in autostrada (un tratto a pagamento 7,45 € ma si potrebbe evitare) e poi si sale per una strada di montagna, bella panoramica anche se un po’ impegnativa. Arriviamo che è quasi ora di pranzo e fa parecchio caldo. Parcheggiamo la macchina e facciamo un giretto per ammirare il panorama da uno dei vari miradores e poi entriamo da McDonald’s (Plaza de España 7) per il pranzo (16,50 €). Ronda è una delle più antiche e belle cittadine andaluse. Patrimonio Unesco , in parte conserva la sua antica struttura araba. È situata su un pianoro a strapiombo verso occidente, elevato a 200 metri sulla zona sottostante. Si ammira una profonda e impressionante spaccatura (tajo) su una larghezza di 60-80 metri e con uno strapiombo di 160 metri sul torrente Guadalevín che divide la città in due parti unite dal Puente Nuevo, costruito nel 1784-88. Pare che Ronda proprio grazie la sua particolare posizione risultò essere una delle ultime città a essere espugnata dai cristiani. La città antica conserva gli edifici di origine araba con strade strette e tortuose ed è anche nota per avere la più antica Plaza de toros di Spagna (in pietra!). Caldo a parte la cittadina è veramente carina, un vero gioiellino. Io e Sara ci avventuriamo anche a vedere lo strapiombo su cui sorge il ponte ma preparatevi! perché il sentiero che vi conduce è faticosissimo e mi lascia senza fiato e in un bagno di sudore. Dopo una pausa per dissetarci recuperiamo la macchina nel parking sotterraneo (8 €) e facciamo rotta verso Malaga (120 km 1h45) ultima tappa del nostro viaggio. Al ritorno evitiamo l’autostrada a pedaggio facendo una sorta di superstrada, scorrevole ma un po’ più lenta. Facciamo benzina ancora una volta (37 €, 1,499/l) e arriviamo all’hotel Ibis Malaga Centro Ciudad (Pasillo Guimbarda 5 – 63 € a notte) intorno alle 18, giusto il tempo di lasciare le mie donne e i bagagli e io vado in cerca dell’agenzia della Hertz presso la stazione Maria Zambrano per restituire la nostra Aygo (dopo avere percorso quasi 1000 km). Dopo avere girato per circa 30 minuti intorno alla stazione, scopro che la Hertz si trova nel parcheggio sotterraneo del centro commerciale! peccato che non ci sia NESSUNA insegna, una cosa inaudita, a nulla valgono le scuse della povera impiegata a cui “esterno” tutto il mio malumore. Lasciata l’auto vado a piedi in hotel e dopo circa 15 minuti arrivo in albergo, la camera è quella classica degli Ibis, piccola economica e funzionale. Il tempo di una doccia e di vedere il Cile che per poco non elimina il Brasile dal mondiale ed usciamo a cena. Il centro storico di Malaga dista solo una decina di minuti a piedi dall’hotel. La città ci ispira, non ne abbiamo letto benissimo sulla guida ma il centro storico è molto carino, pieno di locali e di ristoranti, bei palazzi e una moltitudine di gente in giro, fa caldo (finalmente…) e c’è un’aria festosa. Ceniamo sui tavoli all’aperto da Pepa y Pepe (Calle Calderería, 9), un locale molto incasinato ma carino ed affollatissimo. Mangiamo un sacco di tapas a prezzo veramente modico (30,80 €), poi, dopo una passeggiata, si torna in hotel per la nanna. Domani si torna a casa, la vacanza Andalusa è finita, peccato, ci siamo trovati molto bene, bellissimi posti, ottimo cibo, persone gentili ed accoglienti, prezzi equi. Arrivederci Spagna. Anche questa seconda volta non ci hai deluso. Vorrà dire che torneremo ancora e ancora… questo posto è perfettamente sincrono con i miei ritmi circadiani! Al mattino si dorme e alla sera si fa festa….ho deciso che verrà qui a passare la mia pensione; D!

Domenica 29 giugno

Sveglia alle 7, facciamo il chek-out e alle 7,45 arriva il nostro taxi che in una decina di minuti ci porta in aeroporto (22,60 €). Facciamo colazione da Starbucks (una ladrata, 16,35 €) e aspettiamo il volo Ryanair per Bergamo che parte alle 9,30. Intorno alle 12,30 siamo già fuori dal terminal ad aspettare (3 minuti di orologio) la signora Barbara che ci accompagna a casa sua a recuperare la nostra macchina per tornare ad Albenga.



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