A Marsa Alam con Eden Viaggi – BLue Reef
Incontriamo i nostri assistenti del gruppo EDEN VIAGGI, che ci conducono all’autobus in partenza dopo un pò di attesa verso il nostro hotel, il BLUE REEF. Poco più di mezz’ora e arriviamo a destinazione. Il cocktail di benvenuto, il chek-in, alcune veloci spiegazioni su cosa fare (parlano tutti italiano) e andiamo a letto alle 4 di notte. Ma non è ancora finita: ci consegnano le chiavi della stanza, il telecomando, il braccialetto arancione del villaggio, ma una volta in camera c’è un odore sgradevole nel bagno e siamo senza asciugacapelli. Ahi ahi, mi tocca tornare alla reception a chiederlo e senza avere la benchè minima idea del motivo per il quale non lo mettano direttamente in stanza… Non resta infine che andare a dormire: del resto siamo in piedi solo da 22 ore, praticamente lo stesso tanto che abbiamo impiegato per andare negli Stati Uniti. Solo che qui siamo sotto casa! 18/04/2005 – Spiaggia e snorkelling. Tour guidato a El Quseir Siamo giustamente in coma dopo il trambusto di ieri e le poche ore di sonno… Dobbiamo persino spostare l’orologio avanti di un’ora per avere un pò più di sole. In realtà, questo è solo un trucco del villaggio, poichè l’ora reale egiziana corrisponde in questo periodo a quella italiana. Così, d’ora in avanti, l’orario sarà quello dell’EDEN, come ci suggeriscono di chiamarlo gli stessi animatori dello staff. Alle dieci e mezza abbiamo una riunione all’anfiteatro all’aperto per la presentazione del Blue Reef. Intanto andiamo a fare colazione. La disposizione del villaggio è molto semplice: subito dopo la reception c’è la sala ristorante, poi i negozietti e il diving che danno sulla bella piscina dove c’è anche il bar; sulla sinistra invece risiedono tre grandi strutture a due piani attorno ad uno splendido giardino fiorito dove ci sono le stanze dei clienti, tutte in qualche modo panoramiche. La nostra è al primo piano e dà sul giardino con sfondo mare: una visione molto suggestiva e rilassante. Più oltre ci sono l’anfiteatro e la spiaggia, alla quale si accede indifferentemente dal giardino o dalla piscina. La caletta in realtà non è molto grande, e gli ombrelloni e sdraio non bastano per tutti, così bisogna accontentarsi qualche volta di quelli della piscina (ma va bene, anzi forse è anche meglio perchè è più rilassante!). Inizia la presentazione e conosciamo meglio gli animatori e la vita del villaggio. La formula All Inclusive comprende colazione, pranzo, cena e gli snack durante il giorno in piscina. Sono comprese anche le bibite, i succhi di frutta e l’acqua che si trovano nei distributori automatici, i quali però ad una certa ora della notte chiudono. Le bottiglie d’acqua invece si pagano (1,50 euro a bottiglia da litro e mezzo). Durante la settimana sono previsti numerosi tour, dei quali ci viene data copia del calendario con breve descrizione. Per iscriversi e per qualunque informazione basta andare dalla nostra assistente (Cristina) negli orari prestabiliti e prenotare. Il diving fa altri tour e immersioni con un altro programma a parte. Le cose da fare in una sola settimana insomma non mancano… il resto corrisponde allo standard di qualunque villaggio italiano: lo spettacolino alle 22.00 dell’animazione, il mini e baby club, il risveglio muscolare la mattina, l’acqua gym di pomeriggio, etc. Alle 11 ci ritroviamo tutti in spiaggia a prendere il nostro primo sole. La sabbia non è un granchè a dover essere sinceri, è un pò pastosa, grossolana e gialla: tipica del deserto direi, come ce la aspettavamo. Il mare invece è spettacolare, e non perdo un secondo per la mia prima esplorazione. Aggiungendomi al gruppo che si forma in riva per il mini-tour gratuito, seguo il ragazzo responsabile del diving con maschera e pinne verso uno snorkelling guidato alle bellezze della barriera corallina. E’ una gran bella passeggiata per arrivare in fondo. Premetto che il Blue Reef non ha il pontile, e per superare la barriera bisogna camminare circa 200 metri (e ci vogliono non meno di dieci minuti!) fino ad arrivare a due bandierine rosse. Da qua si possono lasciare le scarpette, utilissime per non farsi male con i coralli (io comunque ho i calzari della muta per esempio e vanno altrettanto bene), indossare maschera e pinne e tuffarsi per superare, dopo qualche decina di metri, la barriera seguendo la corda che indica la via più agevole. Lo spettacolo è assicurato: l’acqua è limpidissima e i coralli eccezionali, assolutamente intatti, incontaminati e dai colori più svariati. Il corallo blu che si trova all’inizio è quello che dà il nome all’hotel (Blue Reef per l’appunto). A differenza delle Maldive però (per lo meno, parlo di Bandos dove sono stato), l’acqua è sì più limpida ma più fredda e i coralli sono sì molto più belli ma c’è molto meno pesce (gli esemplari però sono di dimensioni maggiori). I branchi che si incontravano da quelle parti qua non esistono proprio. Comunque sia, il mondo sommerso è sempre una meraviglia da vedere ed esplorare! La guida ci spiega alcune cose, tra cui da non fare quella di stare in piedi sui coralli o toccarli (soprattutto quello chiamato “di fuoco”, estremamente irritante e tagliente). Caratteristiche sono le meduse rosa quadrifoglio, molto presenti in questo mare ma per niente pericolose. Infatti non pungono nemmeno, ne prendiamo una tranquillamente sulla mano (sembra silicone!). Si vedono molti esemplari di pesce chirurgo e di pesce pappagallo di dimensioni considerevoli, vari pesce trombetta, pesci palla, balestra e farfalla. Dopo una quarantina di minuti iniziamo ad avere seriamente freddo, e così torniamo a riva, sempre accompagnati dall’istruttore diving. E’ già ora di pranzo, ma prima di sedere a tavola io e Ste prenotiamo la nostra escursione del pomeriggio a El Quseir per € 20 a persona. Il pranzo si svolge a buffet nella sala ristorante e comprende di tutto: una tavolata per antipasti e insalate, un’altra per i dolci e la frutta, e un altro lungo banco per i primi e secondi. Non manca niente, neanche la fame di sicuro.
Alle 15 in punto ci ritroviamo alla reception ad aspettare l’autobus per la nostra gita. Siamo un bel gruppo di persone. La partenza è puntuale e iniziamo l’escursione costeggiando il mare nell’unica strada asfaltata che percorre il Mar Rosso da Sud a Nord in questo tratto fino ad Hurgada. El Quesir si trova più o meno a metà strada, a circa 130 Km da quest’ultima e 120 Km da Marsa Alam. Sono un’ora e mezza di viaggio. Nel frattempo il paesaggio mostra le sue caratteristiche fondamentali già dai primi chilometri: deserto roccioso da un lato, mare azzurro di due tonalità dominanti (celeste chiaro e blu profondo dove finisce la barriera) dall’altra. In mezzo, a mala pena qualche villaggio turistico in costruzione. Gli hotel operativi in questo momento non sono tantissimi, i più famosi sono sicuramente il Venta Club (appena più a sud del nostro), il Vera Club e il Kharamana un pò più a nord. Sono tutti sulla spiaggia ovviamente e non esiste ancora il fenomeno “terza” e “quarta” fila che il turismo di massa ha portato a Sharm. Marsa Alam è ancora un luogo incontaminato e alle prime armi, ma durerà molto poco. Da ogni parte si vedono a breve distanza l’uno dall’altro lavori di costruzione e cantieri: nasceranno presto molti villaggi uno appresso all’altro. Di villaggi locali invece, intendo case egiziane, non si vede l’ombra se non nei pressi dell’aeroporto: sono gli appartamenti di chi lavora in zona, ci spiega la nostra guida egiziana di nome “Amedeo”. Così come pure spiega che il governo egiziano non vende questo tratto di terra per costruire abitazioni ma solo per scopo turistico, ecco perchè tanta concentrazione di hotel sulla costa. Arriviamo finalmente a destinazione e abbiamo l’opportunità di intravedere sprazzi di vita egiziana per le strade, fino a fermarci in prossimità di una via pullulante di negozietti e bancarelle. I mercatini sono uno dei motivi per cui è famosa appunto El Quseir. Amedeo dà delle dritte per non prendere grosse fregature. La prima tra tutte è la più risaputa: trattare su tutto, minimo per un 30-40%. In pochi metri quadri troviamo concentrati tanti manufatti molto belli e una vasta scelta di souvenir a cui non si può resistere. Appena fuori dal negozietto vediamo una ragazza che ci osserva incuriosita ma allo stesso timidissima da sopra un muro della sua abitazione, circondata da asciugamani dai colori vivaci. Siamo davvero in un altro mondo e non c’è nulla che possa assomigliare al nostro stile di vita europeo. Amedeo spiega tra l’altro che il velo e l’obbligo di restare coperte per le ragazze è un’usanza imposta non per loro ma per non provocare le tentazioni dell’uomo, dal momento che la loro religione vieta i rapporti sessuali prima del matrimonio. La tappa successiva è una visita ad una vecchia fabbrica di fosfati, ormai dismessa. Sembra una città fantasma del vecchio far west. Baracche e case diroccate caratterizzano quella che era una fiorente colonia italiana di qualche tempo fa. L’unica eccezione è per la piccola chiesa che esercita ancora le sue funzioni religiose per i pochi cristiani della zona: è proprio il caso di dire “Una cattedrale nel deserto”!. Ci spostiamo sul porticciolo e sulla spiaggia per bere la caratteristica bevanda del Karkadè mentre qualcuno ne approfitta invece per provare a “fumare” un affare caratteristico da cui esce del vapore che sembra un candelabro di cui non comprendo bene il nome. Più avanti sostiamo alla Moschea, che però non possiamo visitare dall’interno. L’escursione si conclude con una razzia al negozio di papiri. Assistiamo innanzitutto ad una culturale spiegazione di come vengono creati questi famosi manufatti egiziani, così resistenti e flessibili allo stesso tempo, per poi dedicarci a scegliere quello che più si addice ai nostri gusti in tutta calma. Un simpatico ragazzo si avvicina subito a me e Ste con le proposte più disparate. Dopo lunghissime trattative, portiamo via due papiri col nostro nome e segno zodiacale, uno dipinto bellissimo con tramonto del deserto su carta più scura marroncina (è più pregiata e richiede esattamente il doppio della lavorazione di quella gialla normale), un altro con la figura del gatto e un altro ancora regalato con la chiave della vita, più cimeli vari come magneti e scarabei portafortuna. Come primo giorno di shopping ci siamo rovinati…
Rientriamo al Blue Reef per le 20.30, giusto in tempo per la cena. Una passeggiata per il villaggio, ben illuminato e suggestivo in veste notturna, per gustare l’ottimo succo di mango distribuito a tutte le ore al bar, e si va a dormire.
19/04/2005 – Eden Bay. Tour Cammellata nel deserto Dopo una breve colazione, alle 10 in punto prendiamo la navetta che dal Blue Reef porta gratuitamente all’Eden Bay, in appena dieci minuti di tragitto. Questa spiaggia è di uso esclusivo dell’hotel e presenta caratteristiche completamente diverse. Intanto è totalmente deserta, non solo per il fatto che ci sono quattro turisti contati dell’Eden village ma proprio perchè intorno non esiste alcuna struttura e costruzione ad eccezione della tenda accampata di due egiziani che stanno lì a controllare i turisti e a cercare di vendere qualcosa. Tra l’altro, è l’unico punto all’ombra e riparato perchè dietro la spiaggia non esiste un solo albero, ma solo qualche rado basso cespuglio. La sabbia è anche qui grossolana e il deserto roccioso. Il panorama del “nulla” circostante fino all’orizzonte è assai impressionante, ma la caratteristica principale è il contrasto micidiale, dopo le 11, tra il colore giallo (che diventa bianco accecante con la luce del sole che si riflette fortissima) e l’azzurro del Mar Rosso: una visione stupenda! Purtroppo l’acqua è fredda e mossa e non invoglia a fare il bagno oggi. Questo dovrebbe comunque essere un ottimo punto per lo snorkelling perchè la barriera corallina si spezza a metà della baia arrivando fino a riva, il che significa un’entrata in acqua molto più agevolata e immediata rispetto alla spiaggia del Blue Reef. Lasciamo i nostri asciugamani in mezzo alla baia, visibili sicuramente da chilometri di distanza visto che sono gli unici insieme a quelli di una simpatica coppia di ragazzi italiani, sempre turisti del nostro hotel (non poteva essere altrimenti), con cui intratteniamo un po’ di conversazione. Anche loro sono venuti qua per provare un pò di tranquillità senza animazione, musica e altra gente. Camminiamo verso sud (alla destra della baia) fino ad arrivare alle rocce, scorgendo dei giganteschi granchi che si rintanano al nostro passaggio sotto la sabbia. Una nota molto dolente riguarda la sporcizia dell’entroterra pochi metri dietro la spiaggia. Dall’inizio dei cespugli per varie decine di metri c’è una sorta di immondezzaio incurato, apparentemente inspiegabile: da dove arrivano i rifiuti se non c’è nulla intorno? non dai turisti, per lo meno non solo, perchè ci sono anche rifiuti grossi e pesanti. Mi ricorda qualche spiaggia sarda della costa occidentale in inverno, dove a volte le mareggiate portano i rifiuti dalla Spagna. Per fortuna, almeno da noi le puliscono prima della stagione turistica! E in ogni caso qui nel Mar Rosso non ci sono mareggiate e l’acqua è pulitissima. Lasciamo questo mistero alle spalle e andiamo a passeggiare invece dall’altra parte della baia, superando un tratto roccioso e finendo in un’altra piccola caletta, la più bella vista finora. Torniamo infine ai nostri asciugamani a prendere un pò di meritato sole fino a mezzogiorno, quando la navetta riporta indietro al Blue Reef. Prima però facciamo qualche acquisto dalla tenda-shop dell’egiziano: una t-shirt dall’ottimo cotone per soli 5 euro non si può lasciar scappare così. Una volta in hotel, stiamo ancora un pò in spiaggia e pranziamo al buffet. Alle 16 siamo alla reception pronti per l’imperdibile Tour della Cammellata (costo 40 euro a persona). Tre fuoristrada attrezzati vengono a prelevarci e iniziamo una divertente scorrazzata nel deserto roccioso sollevando quintali di polvere e ballando sugli ammortizzatori a più non posso! Gli autisti sono un pò esaltati e giocano a sorpassare e fare gli sbruffoni. A fianco a noi, assistiamo ad una scena da manuale dove l’autista del fuoristrada scende dal mezzo lasciando il volante e correndo aggrappato allo sportello per qualche secondo, sotto lo sguardo disperato dei poveri turisti allibiti! Dopo qualche chilometro siamo ormai addentrati in pieno deserto senza alcun segno di civiltà. Arriviamo al punto di partenza della cammellata, dove un gruppo numeroso di dromedari (con una gobba per l’appunto) ci aspetta con i suoi padroni. La chiamano cammellata anche se in realtà sono dromedari perchè gli egiziani non fanno distinzione tra le due razze. Nella loro lingua non esiste un termine secondario: sono tutti cammelli e basta. Così spiega la nostra guida egiziana di oggi, un ragazzo simpaticissimo che si fa chiamare Valentino e che parla benissimo l’italiano pur non essendo mai stato nel nostro paese. La salita sul dromedario è alquanto buffa e quando tutti siamo pronti iniziamo la nostra traversata, seguendo una sorta di canyon a tratti largo e a tratti più stretto e alto. Il paesaggio è tanto scarno quanto affascinante: trovare un albero o un cespuglio che riescano a vivere con questa temperatura e scarsità d’acqua è un evento che lascia quasi a bocca aperta. Io sono l’ultimo della colonna (i dromedari sono collegati tra loro in fila indiana) e ho modo di scattare qualche divertente foto dell’intera “cammellata” riprendendo tutti quanti avanti a me che seguono la serpentina. Dopo quasi un’ora a dorso di questo splendido animale (che al contrario di quanto mi hanno raccontato, non puzza affatto ed è più comodo dell’andare a cavallo), arriviamo a destinazione in un altopiano dal panorama ampissimo dove è possibile osservare tutta la grandiosità del deserto. Qua i nostri fuoristrada ci prelevano per giungere, dopo qualche altro chilometro avventuroso, nei pressi di un pozzo d’acqua. A vederlo sembra solo un buco nel quale ad una decina di metri di profondità si intravede il riflesso dell’acqua. Ma qui in mezzo al deserto questo buco è un miracolo e l’unica fonte di vita per i beduini. Valentino fa un’accurata e lunga spiegazione sulla loro vita nomade ripercorrendone i caratteristici tratti e la storia. Mi colpisce il fatto che la benedizione dell’acqua sia merito dei dromedari: sono loro che la trovano, fermandosi nei punti giusti dove la “sentono”. L’uomo deve solo scavare, e se è fortunato bastano 6-7 metri, che diventano invece 20-25 nei casi peggiori. L’acqua così trovata è ovviamente imbevibile per noi civilizzati, ma anche per gli stessi egiziani. Solo i beduini hanno sviluppato il loro fisico con anticorpi adeguati per poterla bere. E per averne una prova, ci spostiamo ancora col fuoristrada fino ad arrivare ad un accampamento vero e proprio di questi sorprendenti abitanti del deserto. In realtà parliamo di una sola famiglia: le tende sono appena due, una della prima moglie e una della seconda. Una di queste sta preparando il pane seduta in un tavolino di pietre. E’ giovanissima e molto timida, e risulta un pò imbarazzante fotografarla: non insistiamo più di tanto e ci limitiamo ad osservare come la vita possa esistere in questo luogo così aspro e duro. Tutto intorno il deserto è immenso, sconvolgente, così essenziale eppure indescrivibile a parole. Valentino ci invita a bere il thè alla menta caldo insieme al proprietario e ad un gruppetto di egiziani del posto. Ci sediamo in semicerchio e ascoltiamo un pò di storia e musica. Viene offerto anche il caffè, che pare abbia effetti notevolmente afrodisiaci per l’uomo (scherzando lo chiamano appunto caffè-viagra). Concludiamo la serata ormai al tramonto (che però non vediamo perchè nuvoloso, evento insolito nel deserto) ballando tutti insieme le strane canzoni cantate da Valentino e suonate con uno strumento tradizionale da un altro egiziano. Un gesto così semplice ma coinvolgente ed emozionante allo stesso tempo: un’esperienza bellissima e indimenticabile! Durante il rientro in hotel, ormai quasi buio, sono colpito nuovamente dal modo di guidare degli egiziani. I fari si usano pochissimo, il meno possibile: disturbano la vista sembra essere la spiegazione. Così, fino a che non fa buio pesto, non si accendono mai ma si usano solo le frecce quando si incrociano altri mezzi. Fanno lampeggiare quelle di sinistra, che danno sul lato interno della corsia, in modo che il veicolo che arrivi incontro abbia un punto di riferimento fisico sulla carreggiata dello spazio occupato dal mezzo. Ancora non avevo mai visto niente del genere… Rientriamo in hotel per cena soddisfatti ed entusiasti di questo tour! Prima di andare a dormire concludiamo la giornata con un altro pò di shopping acquistando magliette e gingilli tra cui un simpaticissimo cammello da appendere sul vetro dell’auto. 20/04/2005 – Mare e snorkelling Dedichiamo la giornata di oggi al relax totale: niente gite ma esclusivamente sole, spiaggia, mare, e snorkelling. Dopo la colazione delle 8 e mezza, stiamo un paio di ore in piscina ed entriamo in acqua con maschera e pinne pronti per fotografare il meraviglioso mondo subacqueo. E’ stata una vera dritta portare i calzari della muta, con i quali posso tranquillamente camminare per tutto il tratto di mare fino a raggiungere le bandierine rosse. La temperatura dell’acqua oggi è decisamente più calda e possiamo rimanere a nuotare per più di un’ora. Appena entrati notiamo subito con un bel colpo di fortuna una tartaruga di dimensioni notevoli, che si destreggia tranquillamente 6-7 metri sotto di noi. La seguiamo per qualche minuto nella sua eleganza: bellissima! Proseguendo incontriamo le varie specie più frequenti di questo habitat come i pesci chirurgo, farfalla, azzannatore orientale, balestra, trombetta e via andando di seguito. Mi colpisce invece la razza maculata, che ancora non conoscevo. Se ne sta tranquilla all’interno della barriera, dove la profondità è di circa un metro ma varia notevolmente per via di fosse e vere e proprie grotte e cunicoli scavati nel fondale: un paesaggio molto affascinante e suggestivo, appena a venti minuti di nuoto sulla destra delle bandierine. Stupendi anche i coralli, perfettamente intatti e dai vivaci colori. Oltre a quello blu, è molto frequente quello di fuoco a scaglie. Un esemplare raro e bellissimo invece è quello verde a forma di alghe.
Terminato lo snorkelling si va a mangiare e poi di pomeriggio ancora sole e relax in piscina. Qui si sta benissimo ed è forse il punto più bello di tutto il villaggio. Il bar ha i distributori automatici e serve snack a diversi orari (tra cui, buonissime, delle crepes fatte col cioccolato bianco o con la classica nutella). Oltre le mura del villaggio si scorge un egiziano in spiaggia con i dromedari e qualche asinello, nella speranza di convincere qualche turista a fare un giro ad un prezzo esoso.
Dopo un altro memorabile snorkelling, facciamo una passeggiata sulla baia fino al successivo villaggio, sempre italiano, notando purtroppo ancora una volta che, appena fuori dalle mura dell’hotel (appena fuori intendo un metro), la spiaggia è totalmente incurata. Il che andrebbe bene per lasciarla incontaminata, se non fosse per i rifiuti sparsi ovunque. Sembra questo un’incredibile paradosso poichè, per quanto in questi posti si miri ad una politica dove il cliente rimanga esclusivamente nel villaggio (anche perchè fuori non c’è praticamente nulla, nè servizi nè negozi etc.), è palesemente sciocco pensare che un turista non veda o non si accorga che un metro fuori dall’hotel il paradiso è finito e arrivi lo squallore dei rifiuti della civiltà. Possibile che un hotel adotti davvero una politica così insensibile da ragionare “alla mia spiaggia ci penso io, il resto non è affar mio”, anche se si trova ad un metro dalle mie mura? Non sto parlando nè criticando l’Eden village nella maniera più assoluta, perchè qui è un discorso generico che vale per tutti i villaggi. Ed è questo forse il lato più deludente visto del Mar Rosso (per lo meno di Marsa Alam), perchè si sono persi davvero il paradiso in una banale ma fondamentale sottigliezza che è brutta da vedersi e disturba non poco le anime di qualunque persona abbia un minimo di coscienza ambientale. Basterebbe così poco per mettersi d’accordo e tenere la baia pulita… Non voglio comunque soffermarmi troppo su questo argomento, anche perchè non sono a conoscenza delle politiche interne e anche perchè sto parlando di una situazione vista in pochi giorni che non so se sia duratura per tutto l’anno. Certo, non posso negare che a vedere queste cose mi vengano in mente le Maldive che sono su una altro pianeta per le questioni ambientali: essendo l’intera isola dell’hotel, non si trova una sola busta di carta per terra neanche a cercarla e se la si butta apposta, è matematico che il giorno dopo non sarà più là. Al termine della passeggiata, torniamo all’Eden, ceniamo, e ritiriamo il primo sviluppo del rullino scattato con la fotocamera subacquea. La qualità della stampa è ottima ma il prezzo di 13 euro esagerato… In ogni caso le foto non rendono giustizia per colori e staticità alle meraviglie della barriera corallina: questo è un dato di fatto! 21/04/2005 – Tour guidato per Luxor: Tempio di Karnak, Colossi di Memnon, Valle dei Re, Tempio di Luxor Levataccia alle 5 del mattino per una giornata intensa e lunghissima: tour guidato a Luxor, meta classica e di passaggio per ogni rinomata crociera sul Nilo, ma che da questo punto del Mar Rosso richiede una sfacchinata non indifferente! Prima di partire non ero per niente convinto di volerlo fare, rimandando la visita delle meraviglie archeologiche proprio ad un futuro viaggio in crociera. Ma qua lo danno tutti per una cosa imperdibile e bellissima, soprattutto perchè, come dice Amedeo, si ha la possibilità di vederla da una prospettiva diversa. Per arrivarci infatti si attraversa tutto l’Egitto e si ha la possibilità di ammirare le varie attività del paese: dalla stupenda costa del Mar Rosso con i suoi hotel turistici ma anche villaggi egiziani di pescatori, a tutto il deserto roccioso attraversato da parte a parte dove vivono i beduini, fino alle fertili sponde del Nilo dei coltivatori e allevatori, costellate di stupefacenti resti archeologici che tutti conosciamo. Il tour costa 90 euro a persona e comprende tutti i pasti e i biglietti d’ingresso. La sala ristorante apre apposta per la nostra colazione e ci viene consegnato anche un pacchettino per uno spuntino a metà mattina. Il gruppo è numeroso e siamo divisi in due autobus, comodi e con toilette che, in un viaggio di tante ore, è un particolare da non sottovalutare. Si parte alle 5 e mezza in punto (sempre ora Eden, per cui in realtà sono le 4 e mezza, infatti fuori è ancora buio pesto). Percorriamo la strada costiera verso nord per arrivare dopo un’ora, mentre albeggia, a El Quseir. Qui ci riuniamo in maniera impressionante e spettacolare in un gigantesco piazzale con altre decine e decine di autobus provenienti da tutta la zona. Lo scopo è attendere la scorta di polizia che, per attraversare i circa 250 chilometri di deserto, è assolutamente necessaria per i più svariati motivi di sicurezza. Scendere dall’autobus in attesa è un’impresa, mentre arrivano da dietro e ai lati una colonna incessante di altri mezzi: mai vista una cosa del genere. Dopo una mezz’ora, finalmente la fiumana di autobus parte tra le manovre più disperate: c’è chi taglia la strada, chi supera senza alcun apparente motivo (per andare dove? tanto dobbiamo stare tutti per forza in colonna!). Una bolgia incredibile che mi ricorda le corse con i tuk-tuk thailandesi (solo che questi sono autobus, un tantino più ingombranti e grossi!!?). All’uscita da El Quesir ci ritroviamo incolonnati sull’unica principale strada che a questa altezza dell’Egitto attraversa il deserto. Qualche testa calda ancora si pronuncia in sorpassi insensati ma per fortuna il nostro autista non è tra questi… Della polizia neanche l’ombra, nel senso che la colonna è talmente lunga che non si riesce a vederne nè l’inizio nè la fine e quindi tanto meno la scorta! A metà percorso circa, sostiamo tutti nell’unico autogrill che si trova in questa strada, e via con altre scene clamorose di autobus in quarta e quinta fila e centinaia di persone che si riversano all’improvviso in un piazzale pochi secondi prima deserto (nel senso letterale della parola!). Tra l’altro, non è da poco tenere bene a mente quale sia il proprio autobus e la sua posizione, per ritrovarlo al ritorno… In mezzo all’autogrill un bambino egiziano sta con un dromedario pronto a farsi fotografare per qualche monetina, mentre il bar e i negozietti stracolmano di turisti. Ripartiamo dopo una mezzora di pausa. Devo ammettere che durante il tragitto si rende ben chiara la spiegazione di Amedeo, nostra guida di oggi (la stessa che ci ha accompagnato lunedì a El Quseir nel tour di mezza giornata), sulla definizione di “deserto roccioso”, caratteristico della zona arabica orientale (sulla destra del Nilo), che si contrappone a quella di “deserto sabbioso” che è il classico Sahara con le dune (sulla sinistra del Nilo). In realtà, Sahara vuol dire deserto e quindi per gli egiziani non fa distinzione il nome ma solo, per l’appunto, la fisionomia del deserto. Quello roccioso presenta monti, valli e canyon come qualsiasi normale paesaggio, con la differenza che è totalmente arso e privo di vegetazione. Il deserto dell’Arizona, tanto per intenderci, in confronto è un oasi con i suoi cespugli e cactus… La roccia è sempre gialla e marrone, con alcuni tratti spruzzati di nero che appaiono come se la terra stessa fosse bruciata dal fortissimo sole! Dopo parecchie ore, finalmente il paesaggio cambia e all’improvviso, dal nulla, compaiono campi verdissimi e coltivati con acqua, palme, fitta vegetazione ovunque: il miracolo del Nilo è alle porte! E’ emozionante e affascinante pensare che questa sia davvero la culla della civiltà, nata grazie alla fertilità di questo eterno e lunghissimo fiume che continua a donare la vita. Percorriamo un’altra sessantina di chilometri seguendo le sponde del Nilo, attraversando villaggi locali e sprazzi di vita egiziana di ogni genere, finchè giungiamo alle 11 e mezza alla tanto famosa Luxor. La nostra prima visita è il Tempio di Karnak, un colosso millenario considerato il più grande tempio religiosa mai costruito dall’uomo. L’ingresso è maestoso come le meraviglie che si susseguono ai nostri occhi: le gigantesche colonne, l’obelisco, le statue, tutte ricoperte da migliaia di geroglifici che raccontano la storia di un grandioso popolo che ancora oggi conserva misteri e storia fusi insieme alla mitologia. I punti dolenti sono il soffocante caldo dei 40 gradi all’ombra (da stare veramente male – impossibile senza cappellino o ombrello parasole) e la quantità non indifferente di turisti che rovinano un pò l’atmosfera magica del luogo: soprattutto le inquadrature delle fotografie!!! Ovviamente non si può chiedere troppo… Per destreggiarci tra la folla, Amedeo grida il suo segnale di riconoscimento: “Jallakabibi?” (che siginifca: “pronti?”), mentre noi rispondiamo entusiasti: “Jalla! Jalla!” (che siginifica: “Andiamo!”). Per fortuna ha anche il bastone di riconoscimento e inoltre si apposta sempre nelle zone all’ombra per le spiegazioni, onde evitare che qualcuno di noi crolli a terra svenuto dal caldo… Per l’appunto, qualcuno del nostro gruppo ha un lieve malessere ed è costretto a sedersi su un muretto per riprendersi. Terminata la visita torniamo all’autobus che dopo qualche chilometro si ferma in un piazzale da dove è possibile ammirare i Colossi di Memnon, due gigantesche statue con un bellissimo sfondo sul deserto roccioso che contrasta con i verdi campi del Nilo. Qualche foto di rito e ci spostiamo in un negozio di papiri, dove abbiamo una ventina di minuti per ascoltare le spiegazioni e fare qualche acquisto. Si fanno le 14 e andiamo in un bel ristorante a pranzare. E’ tutto a buffet senza limiti di portate, tranne per le bibite che sono da pagarsi a parte e non sono comprese nella quota del tour. Si mangia discretamente, ma la cucina in effetti non è molto diversa da quella dell’Eden, dove anzi c’è una maggiore scelta culinaria.
Alle 15 in punto arriviamo in un piccolo villaggio egiziano dalle caratteristiche costruzioni colorate (e un po’ diroccate a dire il vero) alle pendici del deserto. Qui entriamo in un negozio di souvenir, dove all’esterno degli artigiani lavorano i vasi in alabastro. Io e Ste abbiamo già acquistato parecchio nei giorni scorsi, quindi pensiamo di uscire ad aspettare fuori per non avere alle calcagne il solito egiziano che tenta di vendere l’impossibile con le proposte più svariate. Niente di più sbagliato, perchè fuori è molto peggio che dentro! I bambini arrivano in massa portandosi alla bocca il dito nel gesto di dare loro qualcosa da mangiare, o in alternativa qualche euro di elemosina. Come si fa a restare insensibili di fronte a queste scene? Non potendo dare soldi a tutti, (il dare soldi a mio parere resta comunque sempre un atteggiamento criticabile per certi aspetti), pensiamo bene di optare per i nostri pacchetti-colazione dateci stamattina in hotel. A noi tanto non servono di sicuro, mentre loro sembrano apprezzare senza esitare un secondo questo nostro piccolo gesto. Per fortuna alcuni turisti seguono il nostro esempio (ma non tutti purtroppo), riuscendo ad accontentare quasi tutti i bambini del circondario. La prossima tappa è niente di meno che la Valle dei Re, altro incredibile luogo circondato di affascinanti storie millenarie. All’arrivo ci ritroviamo in un piazzale ai piedi della valle, che è ancora più deserta del deserto stesso. Il caldo ha raggiunto l’apice, con un vento bollente che arriva dall’interno e il sole che picchia tremendamente senza pietà. Non mi stupisco di non vedere una sola forma di vita (ad eccezione delle noiosissime mosche) per tutto il mio orizzonte visivo: non un solo cespuglio d’erba! Per arrivare in prossimità delle tombe faraoniche si prende un simpatico trenino colorato. Il percorso è di forse appena duecento metri, ma fatti in salita con questa temperatura significherebbe arrivare esausti ancora prima di iniziare la visita. La nostra, di visita, prevede l’ingresso a tre tombe. Ce ne sono anche altre, come quella di Tutankamen, non comprese però in questo tour che si possono visitare a pagamento come extra. Direi che non ne vale comunque la pena, se non si è dei veri cultori della storia egiziana. Le tombe infatti sono più o meno tutte simili e consistono in una galleria scavata sotto la montagna ricoperta di scritture e disegni, che conducono al sarcofago del faraone. Per quanto siano a tratti molto rovinati, i geroglifici sono comunque impressionanti, anche se il tutto è un pò difficile da apprezzare per la fila di gente e il caldo asfissiante che, sotto la montagna, al chiuso del cunicolo e senza un filo di vento, appare ancor più insopportabile. Nel frattempo Amedeo continua a gridare col rituale “Jallakabibi” ma il nostro “Jalla-Jalla” è sempre più smorzato e scialbo! Di ritorno verso l’autobus ci rifilano per la strada qualcosa come venti cartoline per un euro (di qualità pietosa comunque) e una cartina del Nilo sempre allo stesso prezzo. Dobbiamo attraversare questo leggendario fiume con una barca per tornare al nostro autobus, in quello che si prospetta uno scenario tragi-comico di forte impatto emotivo. Per iniziare, durante i pochi metri prima di salire sul’imbarcazione, siamo circondati nuovamente da bambini che chiedono l’elemosina, mentre gli adulti più grandi si avvicinano con insistenza per vendere qualcosa a tutti i costi. Non avevo mai visto tanta insistenza e determinazione (quasi prepotenza la definirei) nemmeno nei luoghi più poveri visitati in Sri Lanka o in Thailandia, dove il turista non viene mai assillato o circondato a questi livelli e, soprattutto, non si raggiunge mai il contatto fisico. Qui invece prendono per mano, per le spalle, piazzano i vestiti da vendere o le cartoline in faccia e li levano solo pochi centimetri prima di finirci contro. Non è una bella situazione da vedersi purtroppo, e mi chiedo amaramente se questo sia il quotidiano viversi di quei turisti che vengono qui a fare la crociera e sbarcano sulle sponde del Nilo. C’è davvero tanta povertà da queste parti nonostante il miracolo della fertilità del fiume. Per salire sulla barca dobbiamo attraversarne altre quattro o cinque, rischiando di sbattere la testa da tutte le parti. Questa è l’unica soluzione, visto che non c’è abbastanza spazio per attraccare e le imbarcazioni si mettono in corsie parallele arrivando anche oltre la decina!! La traversata dura pochi minuti e durante l’attracco veniamo tamponati dalla barca prima di noi: normale amministrazione. Altre dieci attraversate per scendere e siamo sul pontile, dove un’altra orda di elemosinanti ci assale nuovamente. A fianco a noi, come volevasi dimostrare nei miei pensieri precedenti, ci sono parecchie navi da crociera in fila parallele l’una all’altra. Rientrati in autobus arriviamo velocemente alla nostra ultima tappa: il Tempio di Luxor. Anche qui, maestosità e grandezza si sprecano e lascio alle guide cartacee le accurate descrizioni storiche. Quello che mi dispiace e non poter vedere questa meraviglia illuminata di notte, possibilità invece concessa ai turisti delle crociere. Certo, la stanchezza si fa davvero sentire e agli ultimi “Jallakabibi!” di Amedeo la nostra risposta “Jalla-Jalla” raggiunge livelli di indescrivibile pietà… Siamo tirati un pò sù dal gelato che viene offerto poco prima di partire per il rientro alle 19. Prima di uscire da Luxor, Amedeo passa a ritirare le magliette col nome scritto in egiziano e i braccialetti ordinati stamattina presto, che ci consegna con un buffo passa a mano dei turisti nell’autobus. E’ una bella tirata di parecchie ore verso Marsa Alam, che passano chiudendo un pò gli occhi, ascoltando un pò di musica (il lettore MP3: invenzione salva-vita geniale!), osservando il deserto in piena notte illuminato da una splendida luna piena. Arriviamo al Blue Reef che è quasi l’una di notte. Il ristorante ci ha atteso per una cena veloce dopodichè non resta che recuperare le forze con una bella dormita… Una gita davvero faticosa, ma come ci è stato detto e suggerito, sono convinto anche io che ne sia valsa assolutamente la pena! 22/04/2005 – Snorkelling guidato alla ricerca del Dugongo Dopo la colazione andiamo al diving attrezzati di borsone con maschera, pinne e macchina fotografica. Abbiamo prenotato il Tour Dugongo, ovvero uno snorkelling guidato alla ricerca di questo caratteristico animale che vive in zona rimasto ormai purtroppo da solo. Dalle foto intuiamo la clamorosa somiglianza con il lamantino visto in Florida, ed in effetti è lo stesso animale che si differenzia solo per la pinna posteriore e altri piccoli dettagli. Il costo del tour è di 20 euro a testa. Essendo il dugongo un animale del tutto libero non è garantito di poterlo sempre vedere, ma questo è un rischio più che accettabile da pagare per non osservarlo invece rinchiuso da qualche parte no? Siamo nove persone in tutto e saliamo a bordo di un pulmino (un pò ristretti) che conduce, dopo 10 Km. A nord del nostro villaggio, alla spiaggia del Kharamana e del Vera Club. In realtà quest’ultimo ne ha l’esclusiva per un solo tratto, e la utilizza esattamente come l’Eden Bay per il Blue Reef: c’è una navetta gratuita che porta i clienti dal Vera Club a questa caletta in alternativa a quella principale dell’hotel. Devo ammettere che la la spiaggia è più bella di quella del Blue Reef. Intanto la sabbia è più fine e bianca e la baia è molto più grande lasciando spazi tra ombrelloni e sdraio senza dare la sensazione di affollamento. E’ comunque molto frequentata (all’opposto dell’Eden Bay dove non c’è nessuno!) soprattutto da snorkelisti che, come noi, sicuramente vengono a cercare il dugongo. Sul mare invece non c’è nulla da dire: è bellissimo e cristallino ovunque in questa zona! Viene data qualche spiegazione sui possibili avvistamenti e sul percorso che faremo. L’entrata è facilissima perchè, proprio come a Eden Bay, la barriera si apre fino ad arrivare a riva. L’acqua è abbastanza calda anche se ogni tanto arriva qualche gelata a seconda delle correnti. Seguiamo un andamento parallelo alla costa, avvistando il caratteristico “pesce chitarra” e qualche remora, oltre i classici pesci della barriera corallina, per poi tagliare verso la parte opposta della baia, attraversando l’ampio fondale sabbioso con una profondità mai superiore ai 10 metri dove cresce la poseidonia. E’ questo infatti l’alimento primario del dugongo. Teniamo una distanza di qualche metro uno dall’altro per avere più visibilità e tendiamo un orecchio per sentire se altri snorkellisti riescono nell’avvistamento prima di noi. Arriviamo fino all’estremità della baia dove riprende nuovamente la barriera, per poi tornare indietro ancora sul fondale sabbioso. Ma del dugongo nessuna traccia. Tra l’altro, su questo fondale sabbioso non si vede praticamente nient’altro, visto che la concentrazione del pesce è sui coralli. Siamo stati sfortunati! Peccato, perchè quelli del diving l’hanno visto entrambe le volte che sono andati la settimana scorsa con un altro gruppo. Non possiamo negare di essere un pò delusi, anche se tutto sommato abbiamo visto un’altra spiaggia e fatto una bella nuotata. Rientriamo alle 13 per il pranzo e restiamo in piscina a prendere il sole. Verso le 16 andiamo in mare per un altro snorkelling di fronte al nostro Blue Reef. La solita lunga passeggiata verso le bandierine rosse, che di sera, con la marea alta, si potrebbe fare anche a nuoto più velocemente. Un’altra ora tra le meraviglie del Mar Rosso e rientriamo a riva dove l’acqua stasera ha una temperatura esageratamente alta! E’ incredibile, sembra di entrare in un bagno caldo esattamente come alle terme: come non rimanere a mollo in questo brodo? La sera invece rimaniamo sorpresi dal tempo nuvoloso, che costringe la nostra assistente Cristina a comunicare la cancellazione dell’Astro Tour, una gita nel deserto per vedere le stelle di notte. Speriamo si possa fare almeno domani. 23/04/2005 – Un evento straordinario nel deserto: la pioggia! Appena svegli, ci rendiamo conto che la giornata di oggi non promette niente di buono. Dal balcone della nostra camera il cielo è minaccioso più che mai e pesanti nuvoloni si addensano sopra le nostre teste mentre andiamo a fare colazione. In men che non si dica viene giù il diluvio che, unito al forte vento proveniente dal deserto, assume una visione davvero apocalittica! Qualche egiziano inizia a gridare: “E’ la fine del mondo! E’ arrivata la fine del mondo!”. Si sarà spaventato poverino, del resto la pioggia loro la vedono davvero raramente come noi a Cagliari vediamo la neve. Qualcuno afferma che non pioveva addirittura da dieci anni, quindi stiamo a tutti gli effetti assistendo ad un evento straordinario! Di contro, considerato che siamo in vacanza a prendere il sole nel Mar Rosso e noi la pioggia la conosciamo bene a casa nostra, non va mica tanto bene!! Rimaniamo bloccati in stanza per qualche ora e quando la pioggia cessa passeggiamo per la spiaggia per vedere la situazione. Il fortissimo vento porta nuvole marroni e nebbia facendo sembrare quasi di essere sotto una tempesta di sabbia, mentre il mare è ritirato tremendamente: si vedono le pozze d’acqua per decine di metri che creano un infinito bagno asciuga su cui qualche turista cammina, non potendo fare altro. Visto così, non può che far venire in mente una situazione pre-tsunami che centinaia di migliaia di persone hanno vissuto il 26 dicembre del 2004. Per fortuna, qui siamo nel Mar Rosso e il pensiero di tragedia ci sfiora solo per un attimo. Tra l’altro, oltre la barriera si vede schiuma e mare mosso, che impediscono comunque di avventurarsi per uno snorkelling. Pure la zona della piscina è un pantano, anche se gli operatori la stanno rimettendo in sesto velocemente pulendo e asciugando gli sdraio. Non resta che attendere il pranzo con un pò di pazienza. Nel frattempo diamo una lauta mancia all’addetto egiziano della nostra camera. Oltre a pulirla benissimo infatti, ogni giorno ci fa trovare composizioni simpatiche e originali sul letto come cigni e tartarughe. Oggi ci ha scritto: “Ciao” usando gli asciugamani, il telecomando e uno scarabeo portafortuna per il puntino sulla “i”.
Passiamo il pomeriggio in piscina con il cielo sempre nuvoloso e verso le 17, stanchi di stare fermi, tentiamo una passeggiata sulla baia, incuriositi dal pontile che si vede nel villaggio poco più in là del nostro. In realtà, è in costruzione e non è ancora agibile. Proseguendo oltre e superato qualche hotel, arriviamo ad un altro pontile: quello del Venta Club. Questo hotel è assai più grande e spazioso dell’Eden e francamente appare assai migliore. Intanto la spiaggia è più grande e gli ombrelloni sono più larghi e curati, dando un maggiore senso di intimità. Inoltre è totalmente separata dalla zona piscina che è molto più indietro, evitando conflitti di musica e attività come accade a volte al Blue Reef. Il pontile poi è un’enorme comodità. Nonostante prima di partire pensavo se ne potesse fare tranquillamente a meno, riconosco invece che è fondamentale soprattutto nelle giornate di vento o di mare mosso come oggi. Arrivando oltre la barriera infatti dove l’acqua è profonda, si saltano tutte le fastidiose onde che rendono impossibile l’entrata a piedi come all’Eden village. E come prova c’è infatti qualche snorkellista che si fa una nuotata (sempre con cautela, perchè con il tempo brutto e con il mare non si scherza, basta però restare vicini al pontile e almeno si è sicuri di poter fare il bagno e uscire subito in caso di peggioramenti).
Rientriamo al nostro hotel dopo una lunga camminata e ceniamo alle 19.30 (stasera a lume di candela, essendo l’ultimo giorno il buffet ha preparato qualcosa di speciale!) nella speranza che almeno oggi si possa tentare l’astro tour visto che il cielo si sta un pò aprendo. Purtroppo la cancellazione invece è definitiva: troppa umidità, foschia e luna piena non vanno d’accordo. Affoghiamo allora il nostro dispiacere nello shopping, acquistando gli ultimi souvenir da Nino, un bravissimo artigiano che su ordinazione compone disegni di sabbia colorata all’interno di bottigliette di vetro, con una precisione chirurgica. Alle 22 invece andiamo in anfiteatro ad assistere allo spettacolo di chiusura dell’animazione che ha creato divertenti scenette di barzellette, balli e musica insieme ai bambini e ospiti del villaggio. E’ un evento particolare anche per il capo animazione, che oggi conclude la sua carriera con una poesia davvero commovente e toccante. Cambia completamente vita: adesso va a fare il direttore d’hotel a Sharm (beh… Non gli è andata poi tanto male mi sembra!).
24/04/2005 – Malessere per infezione intestinale. Volo di rientro Marsa Alam – Roma via Sharm Sveglio dalle 7 e mezza, inizio la giornata con dei crampi fortissimi alla pancia. Durante la mattina i dolori aumentano e sono tali da non riuscire nemmeno a stare in piedi per la nausea. Il dover partire stasera alle 19 poi inizia a diventare un incubo. Prima di pranzo mi sale la febbre a 38 e così siamo costretti a chiamare il medico dell’hotel. E’ egiziano ma per fortuna ha un assistente che fa da tramite. Dopo varie spiegazioni sui dolori, mi prepara due punture di cui una dolorosissima per farmi scendere velocemente la febbre e una per i crampi. Mi consiglia di mangiare molta frutta e bere thè caldo con limone. Per finire mi dà tre medicine differenti per nausea, crampi e diarrea. Il tutto per la “modica” cifra di 62 euro…Urka si fanno pagare i medici nel villaggio eh?! Dopo un paio d’ore la febbre scende ma i crampi continuano imperterriti senza darmi un secondo di tregua. Una bella infezione intestinale è quello che ci vuole per concludere da schifo un bel viaggio. Mentre Ste fa tutti i preparativi, alle 18.30 sono ancora immobilizzato a letto pensando a come potrò sopravvivere al viaggio di ritorno che comprende la notte in aeroporto a Roma… Alle 19 lasciamo la stanza e andiamo in ristorante per la cena. Inutile dire che non mangio praticamente nulla, solo un pò di frutta come consigliato dal medico. Le lunghe attese in sala per l’autobus e in aeroporto una volta arrivati sono devastanti con questo mal di pancia e nausea da non riuscire a stare in nessuna posizione, più che mai in piedi. Difficile trovare la causa, ma non vedo altre vittime tra i turisti in partenza. Con tutta probabilità, facendo due calcoli, direi che è colpa dell’insalata probabilmente lavata male. Per quanto in hotel ci abbiano detto che questa era una “leggenda” e tutta l’acqua è disinfettata a dovere, resta il fatto che l’infezione mi è venuta lo stesso e sono stato troppo ingenuo a fidarmi. Un errore che, vista questa terribile esperienza, non commetterò mai più: questo è poco ma sicuro! Alle 21.30 parte il volo per Roma con scalo a Sharm dopo 40 minuti. Per fortuna almeno non ci fanno scendere dall’aeromobile. Lo scalo a Sharm serve esclusivamente per imbarcare due passeggeri e per far iniziare le vacanze a quelli che vengono dall’Italia. Loro, come noi all’andata, hanno effettuato un assurdo scalo scendendo prima a Marsa Alam per risalire a Sharm… Senza parole! 25/04/2005 – Volo Roma – Cagliari Arriviamo a Roma alle 4 del mattino. Sbrighiamo le formalità d’ingresso, ritiriamo i bagagli e cerchiamo un posto tra le panchine per passare la notte. Più o meno verso le 5, i dolori dei fortissimi crampi alla pancia mi passano del tutto. Per me è il paradiso, la gioia più totale. Senza dolori passa tutto in secondo piano: i ritardi del viaggio, i problemi che ho avuto con la macchina fotografica, la giornata persa per il brutto tempo e quella persa proprio per il malessere, la lunga notte buttati a Roma in attesa del volo delle 11 per Cagliari (perchè quello delle 8 – grandioso – è stato cancellato! – davvero fortunati devo dire in questa vacanza). E’ proprio vero che la salute viene prima di tutto! Dopo vari thè caldi e qualche cornetto, finalmente rientriamo a casa molto provati. Beh… Almeno posso dire di aver subito il cosìdetto “Mal d’Africa”, anche se non è esattamente quello che si intende con questo termine…
Questo è il mio viaggio! per il racconto documentato con splendide foto rimando vivamente al mio sito: www.Ivanweb.Net