A Fairy Tale: Storia di un viaggio incantato

Viaggio negli Usa coast to coast : Da New York a San Diego e visita dei mitici Parchi dell'Ovest
Scritto da: fairy69
a fairy tale: storia di un viaggio incantato
Partenza il: 29/07/2010
Ritorno il: 25/08/2010
Viaggiatori: 4
Spesa: 3000 €
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A FAIRY TALE : STORIA DI UN VIAGGIO INCANTATO

Ebbene dopo aver letto centinaia di diari ora finalmente tocca a me raccontare quello che forse è stato il viaggio + spettacolare di tutta la mia vita, faccio una piccola premessa di ringraziamento a tutti coloro che mi hanno aiutato ad organizzare al meglio questo viaggio e faccio un grosso applauso a questo forum fantastico che mi ha fatto sempre sentire la sua presenza anche durante il viaggio.

Giovedì 29.07.2010 FOGGIA/ROMA

Il nostro viaggio comincia un giorno prima poiché costretti dalla nostra posizione geografica a raggiungere Roma per poterci imbarcare sul nostro aereo(che sarà un BA roma-londra-new york), e quindi dopo aver ricercato varie soluzioni abbiamo preferito arrivare a Roma in treno e pernottare vicino alla Stazione Termini dove il giorno successivo avevamo deciso di prendere l’autobus della Cotral (il mezzo + economico x raggiungere Fiumicino) x arrivare in aeroporto….nulla di più sbagliato potevamo fare nella scelta del mezzo x raggiungere Fiumicino, ma andiamo con ordine.

Dopo aver preso il treno (freccia rossa) da Foggia x Roma ed essere arrivati nella splendida città eterna, trascorriamo la serata x le vie della capitale e dopo uno spuntino al mitico McDonald(che diventerà un habitueè nel nostro viaggio) torniamo al nostro hotel Luciani (economico, pulito e vicinissimo alla stazione) dove ci addormentiamo pensando già all’America!!!

Venerdì 30.07.2010 ROMA/LONDRA/NEWYORK

Sveglia alle 8.00 ma una brutta sorpresa ci aspetta ….fuori piove di brutto e noi dobbiamo raggiungere a piedi la fermata del Cotral (di fronte al museo romano) già ci vediamo tutti zuppi prendere l’autobus e moggi moggi andiamo a fare colazione…..miracolo! il tempo di bere un caffè e mangiare un cornetto schifosissimo e fuori è tornato il sereno, saliamo in camera e tutti allegri prendiamo le valigie x raggiungere la fermata (non molto distante dall’hotel) alle 9.00 siamo già davanti alla fermata aspettiamo l’autobus delle 9.30 ( il nostro volo è alle 13.30 quindi siamo in perfetto orario anzi anche un po’ in anticipo!!!) Dopo aver atteso oltre il necessario e aver chiesto a diversi passanti se la fermata era quella giusta ( e lo era!!) alle 10 decidiamo di chiamare il numero verde della Cotral x capire cosa stava succedendo….nessun autobus x Fiumicino era passato nel giro di 1 h…..al call center hanno detto che le corse erano regolari e che se volevo potevo fare un reclamo ( e certo che voglio!!!!) e che comunque di lì a qualche minuto ( x l’esattezza alle 10.30) doveva passare un’altra corsa e così decidiamo di aspettare ancora un po’…tanto siamo in anticipo!!!! Ma dell’autobus neanche l’ombra, riservandoci di chiamare il numero verde x mandare a quel paese la Cotral prendiamo (finalmente) la decisione di prendere un taxi x arrivare a Fiumicino. Tariffa flat 45 euro, a saperlo prima manco ci pensavo di andare in autobus, in mezz’ora o poco + siamo a Fiumicino davanti al gate d’imbarco della BA. Sconsiglio vivamente la COTRAL x raggiungere fiumicino come ben potete immaginare!

Il Gate ha appena aperto e siamo tra i primi a fare il check in classico, tutto ok non ci guardano neanche l’esta, penso “forse lo faranno negli USA, vabbè “e tutti emozionati andiamo ai controlli, anche qui tutto regolare e poca fila anzi quasi nulla, raggiungiamo il gate x l’imbarco e ci avvisano che il volo porta ritardo e qui iniziano i problemi abbiamo solo 1h50m tra un volo e l’altro ce la faremo? Partiamo con circa un ora di ritardo ed io già avviso mio marito e i ragazzi che sicuramente dovremo chiedere la riprotezione su un altro volo, ma…….nulla di quello che avevo ipotizzato è accaduto…..il pilota ha recuperato e il nostro volo all’arrivo portava solo 10m di ritardo. Scendiamo di corsa dall’aereo e cerchiamo le indicazioni x il gate d’imbarco x NY, niente di + semplice: è facilissimo un percorso organizzato ti porta direttamente davanti ai controlli x l’imbarco dei voli in coincidenza et voilà in 10min eravamo già davanti all’imbarco del nostro volo x NY anche qui pochissima fila e neanche il tempo di posare i bagagli che già chiamano l’imbarco: finalmente siamo sul volo che ci porterà a NY.

Il volo parte in orario e procederà in maniera splendida, la BA si conferma un’ottima compagnia, a bordo veniamo coccolati ( a parte l’aria condizionata sparata a mille!) e dopo 9h arriviamo a NY puntuali alle 19.50 i nostri piedi toccano il suolo americano!

Ora durante il viaggio avevo informato mio marito di quello che ci aspettava x l’ingresso negli States, e cioè code x l’immigrazione, interrogatori, controlli al microscopio e lo avevo istruito in merito a quello che doveva dichiarare e cioè alla domanda “What’s the reason of your journey?” doveva rispondere “Holidays” ancora una volta tutti i miei pronostici sono stati smentiti amaramente e sarcasticamente da mio marito. Scesi dall’aereo ci avviamo al ritiro bagagli, dove le nostre valigie erano già lì ad attenderci!!! Visto!!!! dice Franco ( avevo la paranoia della perdita dei bagagli e mio marito mi prendeva in giro x questo) poi ci avviamo all’immigrazione, nessuna fila, nessun controllo a parte il regolare controllo del passaporto ( anche qui non vogliono l’esta…ma che l’abbiamo fatta a fare???) e la foto e le impronte di rito. Nessuna domanda, nessun interrogatorio non ci guardano neanche in faccia, boh!!! E ancora una volta il sorrisino di mio marito…..”tutto qui? E i tuoi controlli????” smentita su tutti i fronti faccio dietrofront e mi dichiaro non colpevole! Lo avevo letto sul forum…..vuol dire che ci è andata bene! Ora prendiamo un taxi e via sulle strade di NY …..anche qui tariffa flat 50$ e siamo al nostro Radisson Martinique on Broadway. Che dire, Hotel davvero carino porta girevole e un facchino in livrea ci aiuta a sistemare i bagagli sul suo carrello (ci accompagnerà direttamente in stanza dopo aver fatto il check in). E qui iniziano le dolenti note ( ma si fa x dire) al desk l’addetta inizia il check in e ci comunica che avranno bisogno di 10 min. x darci la camera, le faccio notare che veniamo dall’Italia e che x noi sono le 3 di notte e che gradirei procedessero con più lena. I 10 minuti in realtà si riveleranno 5 ma x il disagio subito ci danno un buono x la colazione ( che x la cronaca non è compresa nel prezzo anzi se la fanno pagare profumatamente circa 16$ gli adulti e 7 $ i bambini ma devo anche dire, ad onor del vero, che è una buonissima colazione!!!!) e così tutti contenti saliamo in stanza, siamo al 11 floor e la nostra stanza si affaccia proprio su Macy’s.

La stanza è bella, spaziosa con 2 letti queen davvero comodi, il bagno spazioso ma senza bidet (ma come fanno gli americani…..? citazione da 1950 di Amedeo Minghi) e distrutti ci buttiamo sui nostri letti….domani ci aspetta NY!!!!

SABATO 31.07.2010 NEW YORK

Ed eccoci finalmente svegli, il fuso orario non ci ha fatto molto tribolare anzi direi che i bambini non ne hanno sofferto affatto mentre io e Franco a parte una svegliatina nel corso della notte, intorno alle 5 del mattino, abbiamo poi ripreso a dormire x alzarci definitivamente alle 8.00.

Pronti scendiamo per la nostra prima colazione americana ( che poi è tutta gratis!!!) e devo dire che il buffet del Cafè Martinique è davvero abbondante, uova sode o scrambled, pancetta , pancakes, french toast, bagel, muffins, frutta fresca ecc….davvero c’è di tutto e x tutti i gusti. Rifocillati usciamo e respiriamo x la prima volta l’aria di NY. Eravamo preparati ad un caldo afoso, ma per tutti i 4 gg trascorsi a NY abbiamo goduto di un clima davvero piacevole che ci ha permesso di girare la città senza soffrire la tanto temuta afa neworkese.

Con la nostra routard tra le mani decidiamo che la prima cosa da vedere anche perché a pochissimi passi dal nostro hotel è uno dei grattacieli più famosi e rappresentativi di NY ( o almeno x noi) il Flatiron, che dire…..davvero bello….si lascia ammirare in un bellissimo cielo azzurro, non ci lascia affatto delusi. Ritorniamo sui nostri passi , ci dirigiamo verso la 5th avenue dove subito incontriamo l’Empire State Building, entriamo e non c’è neanche l’ombra delle kilometriche file di cui ho letto sul forum, ma forse xchè è ancora presto. Alla biglietteria facciamo il NY City Pass (79$ x noi adulti e 59$ x i ragazzi) e finalmente iniziamo la scalata al primo grattacielo di NY!

La vista dall’Empire è davvero da togliere il fiato, con la nostra audio guida (compresa nel prezzo del pass) ci siamo immersi nella storia degli uomini e dei grattacieli che hanno reso NY una città unica al mondo. Abbiamo assaporato ogni momento narrato dall’audio guida, che devo dire è ben fatta e x niente noiosa, ed inoltre abbiamo davvero goduto di quel primo assaggio di NY dal momento che c’era davvero poca gente in cima all’empire a quell’ora. Deliziati dallo splendido spettacolo che NY ci ha concesso scendiamo e proseguiamo sempre risalendo la 5th strada, scopo è raggiungere Central Park dove, nel pomeriggio, abbiamo appuntamento con una mia cara amica che ha la fortuna di vivere a NY ormai da alcuni anni.

Continuando su quella che è l’arteria principale di NY, la città si apre ai nostri occhi e così faremo una sosta a Bryant Park, alla NY Public Library ( che però ha la facciata in rifacimento xcui non possiamo ammirarla come si deve), capatina alla Grand Central Station, per ammirare la volta stellata e la famosa scalinata.

Continuiamo la nostra passeggiata con il naso all’insù e arriviamo alla Cattedrale di St. Patrick, ci affascina il riflesso della cattedrale sui grattacieli che la circondano e subito mio marito ( che x la cronaca è un architetto) mi fa notare come sia bella una città in cui antico e moderno si mescolano senza che l’uno vada a discapito dell’altro anzi esattamente il contrario…..si esaltano a vicenda nello stridiio che inevitabilmente la mescolanza di stili suscita, ed ancora rammaricato mi fa notare come questo in Italia non accada, ricordando che per la costruzione del ponte di Calatrava a Venezia sono sorte innumerevoli dispute e che per questo l’architettura moderna in Italia soffre sotto il peso della tradizione e del conformismo burocratico.

Entriamo nella cattedrale e dopo un breve giro e una piccola preghiera di ringraziamento usciamo per continuare lungo la 5th fino ad arrivare al famosissimo Apple Store, una costruzione bellissima , un cubo in vetro che non altera assolutamente l’ambiente circostante anzi sembra fluttuare nell’aria come se fosse una bolla di sapone. Il negozio vero e proprio si sviluppa sotto la superficie della piccola piazza e naturalmente ( dato che la fissa di mio marito è acquistare l’Ipad o l’Iphone) entriamo e passiamo un po’ di tempo nel regno della tecnologia senza acquistare nulla xchè purtroppo Iphone non funziona in Italia e l’Ipad non prevede lo scarico fiscale, morale appena rientrati comprerà l’Ipad in Italia dove invece possiamo scaricar l’IVA. Per dovere di cronaca mi hanno fatto entrare da Tiffany solo x qualche minuto con la promessa che saremo tornati e invece….carpe diem (mai frase fu + veritiera!).

E’ ormai ora di pranzo e ci avviciniamo a Central Park dove tra un po’ incontreremo la mia amica Sabina e dove vorremo mangiare qualcosa al ristorante sul laghetto. Dopo varie telefonate x indicare il punto esatto dell’appuntamento e con la scheda telefonica ormai prosciugata finalmente all’orizzonte vedo Sabina, i soliti convenevoli e via alla scoperta del parco pìù famoso del mondo. Devo dire che non mi ha colpito in maniera eccezionale questo parco e dopo qualche foto di rito ne usciamo e ritorniamo sulla 5th x indirizzarci verso Rockfeller Plaza e dulcis in fundis Times Square.

Nella nostra passeggiata verso Times Square non manchiamo di effettuare la passeggiata architettonica alla scoperta degli edifici più belli di Midtown ( così come proposto dalla nostra guida routard) e così sotto i nostri occhi vediamo comparire edifici come Solow Building, Company, Trump Tower, Sony Building per citarne solo alcuni tra i più famosi.

E’ ormai pomeriggio inoltrato, non abbiamo pranzato al famoso ristorante sul laghetto poiché c’era una fila astronomica, ma abbiamo optato x qualcosa ai banchetti agli angoli delle strade di NY sono ormai le 18.00 siamo piuttosto stanchi ma i ragazzi reggono bene e dopo aver salutato Sabina, con la promessa che ci saremo rivisti l’indomani (promessa non mantenuta da parte nostra poiché è più facile incontrarsi a Cerignola che non a NY) ci dirigiamo al Rockfeller Center. Rimandiamo la salita al Top of the Rock ai prossimi giorni ed entriamo x la gioia dei bambini da legoland, regno indiscusso delle costruzioni.

Inizia ad imbrunire e decidiamo che è il momento di andare verso Times Square. L’impatto con i Maxi schermi della piazza più illuminata del mondo è davvero da togliere il fiato. Times Square ci piace un sacco!!! E’ sabato sera e la folla è immensa ci addentriamo in quella amalgama di gente, ci guardiamo attorno come se ci trovassimo in un film, i nostri occhi non possono ancora abituarsi a quello che è TIMES SQUARE! Ci sediamo anche noi sulla famosa scalinata rossa che vediamo sempre in televisione, scattiamo foto a più non posso ( ma che non rendono lo scintillio della piazza) e decidiamo che quello è il nostro posto! Lì ci sentiamo bene, ci sentiamo in America, ci sentiamo newyorkesi! Times Square sarà il nostro punto di arrivo di tutte le giornate trascorse a NY, la sera la passeremo sempre tra i newyorkesi seduti ai tavolini della piazza a goderci la notte!!!

Ormai è tardissimo sono le 11.00 siamo stracotti e decidiamo di tornare in albergo ( non so come abbiano fatti i bambini a resistere così tanto). Abbiamo cenato da Virgil BBQ a Times Square, in realtà cercavamo Dallas BBQ ma nessuno sapeva indicarci dov’era, comunque il locale è da consigliare ottime ribs e la nostra prima T-Bone, tutto buonissimo, spesa totale circa 76$ compresa la mancia.

DOMENICA 01.08.2010

Oggi è domenica e il nostro programma prevede la visita al museo di storia naturale, naturalmente questa tappa è dedicata ai ragazzi che vogliono visitare il museo del famoso film. Sveglia come al solito intorno alle 8.00 colazione al cafè Martinique ( che questa volta abbiamo pagato) e via. Decidiamo di prendere un taxi, e sarà il mezzo da noi prescelto per tutti gli spostamenti, dato che facendoci 2 conti in tasca in 4 conviene il taxi e non la metro!

In meno di 10 min. siamo all’entrata del museo ( ancora chiuso xchè l’apertura è alle 10.00), costo della corsa in taxi circa 10$ compresa la mancia, decidiamo di aspettare l’apertura del museo seduti alle panchine di fronte, sul bordo di central park e facciamo la conoscenza di due ragazzi italiani in viaggio di nozze, il tempo passa piacevolmente tra una chiacchiera e l’altra (tra l’altro scopriamo che lui è anche architetto xcui gli argomenti non mancano!) e finalmente si aprono le porte del tanto atteso museo.

Inutile descrivervi ciò che si trova all’interno del museo anche perché già sapete che non mi ha particolarmente convinto; dopo aver visitato quello londinese questo di NY mi è sembrato scontato e noioso nelle esposizioni, ed inoltre con un percorso studiato davvero in maniera inconcepibile che ti costringeva a rivedere le stesse cose anche 2 o 3 volte x tornare indietro e passare in un’altra sala. Credo che a certi livelli lo studio del percorso sia fondamentale, bisognerebbe fare in modo che sia funzionale tale da non costringere la gente a ritornare sugli stessi luoghi x procedere in altri spazi espositivi ( tutto questo comporta a mio parere uno spreco di tempo davvero incalcolabile!).

Ad ogni modo trascorreremo, mio malgrado, quasi tutta la giornata nel museo. Ne usciremo intorno alle 16.30. Da ricordare che compreso nel biglietto c’è la visita al Planetario con relativo spettacolo, che è ad orario fisso, cioè quello che avrete scritto sul biglietto, io invece avevo capito che gli spettacoli avevano inizio alle 10.30 e che liberamente si poteva decidere a quale spettacolo andare, per cui dopo aver girato il museo abbiamo deciso di andare allo spettacolo e dopo una fila piuttosto lunga mi sono sentita dire che il nostro tempo era scaduto, mi è stato detto di ritornare in biglietteria e farmi aggiornare l’orario ( non potevano farlo lì direttamente?) e così torno in biglietteria spiego ciò che è successo e mi sostituiscono i biglietti. Vabbè anche questa è andata.

Finalmente usciamo dal mausoleo e decidiamo di tagliare in 2 il central park, visto che esattamente dall’altro lato si trova il MET e il Guggheim museum, la camminata ci porterà via almeno 10 min. e i bambini cominciano a lamentarsi x la stanchezza.

Nei nostri piani avremmo voluto fare una capatina al MET ( credendo che la domenica fosse aperto fino alle 20) ma all’ingresso ci viene detto che la chiusura è alle 17.30 xcui decidiamo di rimandare la visita ai giorni seguenti.(anche xchè stracotti dal museo di storia naturale) i bambini sono troppo stanchi x proseguire e quindi mi sacrificherò e aspetterò sulla scalinata del MET mio marito che è invece ansioso di vedere il Guggheim.

Dopo aver aspettato il ritorno di Franco e ben riposati ritorniamo verso la 5th strada e decidiamo di ritornare a Rockfeller plaza e salire sul Top of the Rock.

Prima però facciamo una capatina al NBA store dove acquisteremo qualche gadget ( mi dimentico di entrare da Tiffany!) ci rifiutiamo di entrare da A&F xchè c’è una fila disumana!

Arriviamo al Top Of the Rock e senza fare una briciola di fila siamo sull’ascensore + spettacolare che abbia mai visto, chi ci è stato sa di cosa parlo, i ragazzi si sono divertiti un sacco!!!!WOW che velocità!!! In cima, lo spettacolo è tutto per noi, c’è gente ma non troppa abbiamo deciso di aspettare il tramonto e vedere NY che si illumina, ma si alza una brezza un po’ freddina e i ragazzi iniziano a dare segni di inquietudine ( d’altronde sono ancora piccoli e non si può pretendere molto anche se a dire il vero non posso di certo lamentarmi: hanno macinato Km poverini!!!) e così decidiamo di scendere e dirigerci verso il posto che come ho già detto sarà la chiusura di tutte le nostre serate newyorkesi: Times Square.

Oggi, ho promesso ai ragazzi saremo entrati da ToysRUs un mega store di giocattoli che addirittura al suo interno ha una ruota panoramica. Come x magia la stanchezza dei miei figli scompare mentre di rimando compare la nostra! Quando si viaggia con i bambini, il viaggio è un compromesso tra ciò che piace a te e ciò che piace a loro…..

Sono ormai le 10.00 e decidiamo di tornare verso il nostro albergo, sul tragitto incontriamo una pizzeria e ci fermiamo a prendere 4 slices of cheese pizza e 2 cokes…..uhm davvero buona x gli standard americani.

Ora a ninna domani abbiamo appuntamento con una signorina davvero graziosa: MISS LIBERTY!!!

LUNEDI’ 02.08.2010

Oggi è il giorno di Miss Liberty, abbiamo già prenotato dall’Italia la salita alla corona x le ore 10.00, e quindi sveglia alle 8.00 e colazione questa volta da Starbucks, poiché ci va di cambiare e soprattutto xchè vogliamo provare questa catena così famosa. Ne usciamo delusi e alleggeriti di + di 20$ senza aver mangiato niente di eccezionale: 2 cappucini (piccoli e bollenti), 2 cornetti (insipidi e gommosi) e 2 banane x i bambini, che non hanno voluto nient’altro. Ok, domani torniamo all’ovile!

Prendiamo un taxi e in meno di mezz’ora siamo a Battery Park. La corsa in Taxi ci ha permesso di vedere il ponte di Brooklyn e quello di Williamsburg di cui avevano conosciuto la storia della costruzione dall’audio guida dell’Empire. Costo Taxi circa 18$ mancia compresa, ma i soldi spesi in taxi ci sono sembrati sempre soldi spesi bene, arrivare a destinazione senza tribolazioni è davvero impagabile!

Subito notiamo il punto di attracco dei traghetti e con il nostro biglietto prepagato ci indirizziamo alla fila destinata a noi, tempo 10 min. e siamo sul traghetto che ci porterà sull’isola della statua della libertà. C’è da dire che l’orario è indicativo, infatti noi avevano la salita alle ore 10.00 ma sul traghetto ci siamo imbarcati che potevano essere si e no le 9.30 e la salita vera e propria l’abbiamo effettuata dopo le 10 ( a causa dei controlli che dopo vi dirò).

Il percorso da Manhattan all’isola è davvero incantevole, la giornata poi è ideale, sole e una leggera brezza ci fanno apprezzare il tragitto e la vista spettacolare dei grattacieli di NY.

Ma il nostro sguardo ben presto volge altrove…..a destra si comincia ad intravedere la meta della nostra giornata, dal traghetto la visuale è davvero perfetta e man mano che ci avviciniamo non vediamo, l’ora di affrontare la salita.

In branco, scendiamo dal traghetto e leggendo le indicazioni andiamo in un ufficio dedicato a coloro che devono salire sulla corona, cominciano qui i primi controlli….mostriamo i biglietti, rapido controllo con il computer(siamo ovviamente schedati), ci viene messo un braccialetto identificativo e ci viene fatto leggere un documento con le varie istruzioni su quello che dovremo fare in seguito

( il foglio è in italiano) e così ci avviamo verso i veri e propri controlli. Gli zaini ci vengono fatti lasciare in appositi armadietti a tempo e a pagamento (1$ ) e così preleviamo dalle borse solo le macchine fotografiche e la telecamera, sottolineo che avevamo 3 macchine fotografiche (1 x Franco e le altre 2 sono dei bambini) ed io avevo la telecamera. Facciamo il primo controllo e passiamo senza problemi ( i controlli sono come in aeroporto devi far passare la roba su dei cestini e tu nella cornice senza oggetti metallici ovviamente!) veniamo poi indirizzati verso un secondo capannone dove all’ingresso veniamo fermati da una ranger e qui iniziano i problemi. La simpaticissima signorina inizia a farneticare sul numero delle nostre macchine fotografiche, secondo lei, e sottolineo che era una sua supposizione tanto è vero che la sua frase ripetuta almeno un centinaio di volte cominciava con “I think….”, non era consentito salire sulla corona con 3 macchine fotografiche. Inizio ad innervosirmi e con tipico spirito italiano ( della serie “ma va a cagare….”) le dico “ Do you think or are you sure?”…facendole notare che c’è molta differenza tra quello che uno crede e quello che prevede la legge, così la invito (si fa x dire) ad informarsi da un suo collega che era proprio lì vicino e lei solerte chiede e dall’espressione del ranger capisco che anche lui la manda a cagare……. Imbarazzata torna e dice che possiamo passare anche se ancora non convinta della cosa, infatti ribadisce che secondo lei verremo bloccati ai prossimi controlli, le dico che ognuno di noi ha il diritto di portare la sua macchinetta xchè noi abbiamo “tutti” pagato il biglietto e quindi dobbiamo essere trattati individualmente e non come gruppo ma non vuole capire e le giro le spalle ed entriamo nel secondo capannone dove ci sono anche questa volta i nastri e dove alla faccia della zelante ranger ci fanno passare senza obiezioni anche con 3 macchinette! (vorrei tornare indietro e gridarle: “ visto?”)

Dopo tutti i controlli ci accorgiamo che sono passate le 10 e temiamo che non ci facciano salire, ma come detto, l’orario è indicativo e giunti all’ingresso della corona la signorina ci dice che il prossimo tour sarà alle 10.45. Sono le 10.30 e decidiamo di visitare il piccolo museo che riguarda la Statua e la sua costruzione ed installazione per ingannare l’attesa. All’orario stabilito andiamo al punto di riunione e finalmente cominciamo la scalata.

Che dire…..un’esperienza che avrei di certo evitato….all’interno fa un caldo terribile, gli scalini sono 380 in tutto, non si possono portare liquidi e quindi niente acqua, ed infine la fatica viene ripagata da dei finestrini piccolissimi e sporchi da cui è davvero difficile vedere il panorama di Manhattan, delusi scendiamo e ripensiamo ai soldi spesi, alla fatica, a tutto il tempo perso ai controlli quando potevamo goderci la Statua come hanno fatto tutti gli altri.

E così cominciamo la vera visita a Miss Liberty e finalmente ce la godiamo da tutte le angolazioni!!!

Dopo aver girato un po’ decidiamo di prendere il traghetto che ci porterà ad Ellis Island x visitare il museo dell’immigrazione.

Il Museo è grande e va di certo visitato anche se mi aspettavo qualcosa in più. Facciamo il classico giro tra le testimonianze di coloro che ci sono passati e tra i ricordi di oggetti e foto donati da quanti hanno trascorso in quel centro di accoglienza la loro prima esperienza americana. A tale proposito mi viene da consigliarvi, a voi tutti del forum che amate gli USA, la lettura di un libro bellissimo : VITA di Melania G. Mazzucco in cui si narrano le vicende dei nostri immigrati, le loro impressioni, la difficoltà con la lingua, la miseria, i pregiudizi che da sempre accompagnano tutti gli immigrati in generale ( ancor oggi è così, purtroppo) leggetelo e poi mi direte!!

Stanchi ci fermiamo x fare una pausa e rivedere i programmi della giornata. Allora dato che ci troviamo a downtown il programma prevede che ritornando sulla terraferma rimaniamo da quelle parti e visitiamo ground zero e il financial district, nonché Little Italy e Chinatown, ma i nostri piani verranno sconvolti. Infatti, sfogliando la guida mi accorgo che domani è martedi e quindi giorno di chiusura del MOMA ( che avevamo previsto di visitare l’indomani) , mercoledì partiremo x San Diego e quindi non ci rimane che tornare a Midtown e visitare nel primo pomeriggio il MOMA e con rammarico ci rendiamo conto di non riuscire a fare il MET (ottima ragione x ritornare a NY.)

Torniamo quindi a Battery Park, riprendiamo un taxi e ci facciamo lasciare direttamente davanti al MOMA (speriamo i ragazzi reggano!) entriamo senza problemi saltando la fila poiché abbiamo il NY City Pass, che si è rivelato davvero utile, ed entriamo nel mondo magico dell’arte moderna. Naturalmente, è pane per i nostri denti, dato il nostro orientamento assolutamente di stampo moderno per quel che riguarda l’arte. Vedo Franco rianimarsi e divorare con avidità i vari padiglioni. Il MOMA è davvero bello ed interessante anche per chi di arte non ne capisce un granché e soprattutto non è noioso neanche per i bambini che anzi si divertono a scorazzare tra le varie opere . A noi è piaciuto molto anche se alcuni padiglioni li abbiamo visti un po’ di fretta (ancora un buon motivo x tornare a NY) si avvicina la chiusura e noi piuttosto stanchi riprendiamo un taxi che ci riporterà in albergo x riposarci un po’ in modo da poter andare a zonzo la sera e goderci il clima mite delle serate newyorkesi.

MARTEDI 03.08.2010

E’ l’ultimo giorno che trascorreremo a NY, domani prenderemo un volo che ci porterà dall’altro lato della costa e cominceremo la nostra avventura nel West! Oggi ce la prendiamo comoda, non abbiamo voglia di correre e siamo troppo stanchi per farlo. Colazione al cafè Martinique e via verso Downtown. Come al solito prendiamo un taxi costo della corsa circa 18$ compresa la mancia. Ci facciamo lasciare a Ground Zero e cominciamo il giro intorno alla voragine lasciata dal crollo delle torri. La vista è desolante e lascia nell’anima un senso di annichilimento e sconforto, i bambini vogliono sapere cosa è successo e perché e cerchiamo con le parole + semplici possibili di spiegare ai nostri figli il perché di tanto orrore. Entriamo in un edificio dalle cui vetrate è possibile avere la visuale migliore di quello che oramai è solo e semplicemente un cantiere in febbrile movimento, continuiamo il giro ed arriviamo alla lapide che commemora tutti coloro che hanno perso la vita nell’atto di aiutare il prossimo e leggiamo alcuni dei nomi dei vigili del fuoco che eroicamente hanno prestato soccorso. Arriviamo davanti al cortile della piccola cappella di Saint Paul’s , attraversiamo il piccolo cimitero sul davanti ed entriamo……cominciamo il giro tra le testimonianze di quel fatidico giorno, vediamo volti di persone che non ci sono più, oggetti lasciati da tanti a ricordo di qualche caro perso nella tragedia, disegni e peluche lasciati dai piccoli visitatori ecc. Su una panchina, subito a sinistra appena entrati è appoggiata la divisa di un vigile del fuoco in servizio quel giorno, sta lì come se fosse senz’anima, afflosciata dal peso della stanchezza e dell’orrore vissuto ma se la si guarda bene non è difficile immaginare chi quel giorno l’ha indossata e che magari in un attimo di sconforto è entrato nella cappella, si è seduto su quella panchina cercando sollievo e ha cominciato a pregare…..

Usciamo con l’animo davvero triste ripassiamo dal cimitero leggiamo qualche lapide e riprendiamo il nostro cammino.

Ci avviamo verso il centro finanziario di NY, le strade sono affollate, non solo da turisti ma anche dagli operatori del settore; ci colpisce la presenza massiccia di poliziotti e si capisce che la zona è sorvegliatissima quasi a sottolineare come questa parte della città sia il punto nevralgico di NY!

Ci addentriamo in Wall Street, ammiriamo gli splendidi edifici e naturalmente portiamo i bambini a fare la foto vicino al toro simbolo del potere economico di questa città.

Torniamo sui nostri passi e facciamo una piccola sosta in una piazza lì vicino dove si riversano tutti gli operai di ground zero a consumare il loro lunch, è quasi mezzogiorno ed anche Alessandro e Andrea hanno fame. Compriamo qualcosa ai banchetti presenti nella piazza, mentre io e Franco decidiamo di aspettare ancora un po’ e mangiare qualcosa a Little Italy, meta della nostra prossima tappa.

Proseguiamo sulla Broadway fino all’incrocio con Park Row, nel tragitto vediamo il parco del City Hall e il Municipal Building, proseguiamo verso l’incrocio con Canal street, la strada che separa Chinatown da Little Italy e finalmente intravediamo la famosa Mulberry Street con tutti suoi ristoranti italiani e le bandiere italiane.

Ci scalda il cuore vedere tutte quelle scritte in Italiano, facciamo un rapido giro e ad ogni passo veniamo invitati ed entrare in qualche ristorante, scegliamo un ristorante dove la proprietaria è di origine napoletana, una bella signora che assomiglia molto a Sofia Loren , ci promette mare e monti e alla fine nulla di quello promesso si avvererà. Ad onor del vero, non abbiamo mangiato male, io ho preso delle orecchiette al pomodoro e mio marito una matriciana, ma il conto è stato piuttosto alto dato che abbiamo mangiato solo 2 primi!!! Ma per avere un po’ di pasta questo ed altro…..

Usciamo da Little Italy e ci avviamo verso la Bowery, risaliamo la strada fino ad arrivare all’edificio della Union Cooper Foundation ( che mio marito deve assolutamente vedere!) dopo un paio di foto intorno all’edificio finalmente chiamiamo un taxi che ci riporterà a MidTown. Trascorriamo le ultime ore a NY camminando lungo la 5h strada, torniamo al rockfeller center, scendiamo a Times Square e diciamo addio a quel pezzo della città che abbiamo tanto amato….si è fatto tardi ritorniamo in albergo, domani dobbiamo svegliarci presto per raggiungere l’aeroporto Laguardia ( a proposito sapevate che Fiorello Laguardia era di origini Cerignolane???) e cominciare un nuovo capitolo di questo emozionante viaggio…..domani si va alla conquista del West!!!!

MERCOLEDI 04.08.2010

Oggi è il gran giorno, sveglia alle 6 del mattino il nostro volo parte alle 8.40 e dobbiamo essere in aeroporto almeno x le 7.30. Saltiamo la colazione ( il cafè è chiuso), vabbè mangeremo qualcosa in aeroporto. Il Facchino ci chiama un taxi e ci aiuta a caricare le valigie, piccola mancia e partiamo. In 20 minuti siamo all’aeroporto e il taxi ci lascia proprio davanti agli imbarchi della Frontiers Airlines, la compagnia che abbiamo scelto x il volo interno. Il check in è già aperto e in pochi minuti siamo ai controlli e all’imbarco. Sono le 7.30 e decidiamo di fare colazione comprando qualcosa da Au bon pan , cappuccino e croissant ( anche questo insipido) arrivano le 8.40 e puntualissimi il nostro volo decolla. Faremo NY/Denver/San Diego, l’aereo arriva puntualissimo a Denver e puntualissimo decolleremo verso SanDiego.Arrivo alle 14.26 ora locale, tutto senza imprevisti. Ritiriamo i bagagli (ci sono anche questa volta wow!) e usciamo, vediamo subito la navetta della Dollar che ci porterà all’auto noleggio. Saliamo e in pochi minuti siamo nel parcheggio e appena entriamo vediamo una bella Dodge Charger Rossa fiammante e mio marito tutto eccitato dice “E’ la mia! Lo sento” e così sarà! Le pratiche si svogerano nel giro di 10 minuti massimo e senza nessun intoppo. La Charger era proprio destinata a noi, ci chiedono se vogliamo altre assicurazioni oltre a quelle già incluse nel pacchetto, dico di no a parte la safe road che pagheremo 6 $ circa al giorno. Controlliamo l’auto, ha dei piccoli graffi sul lato del guidatore, lo segnalo sull’apposita scheda che ci hanno dato insieme al contratto e all’uscita del pargheggio c’è un’addetta che controlla la scheda e la firma…..possiamo finalmente andare.

Tutti eccitati prendiamo il nostro Tom Tom (fido amico di tutto il nostro OTR) e lo programmiamo con l’indirizzo del nostro motel che è un motel 6……partiamo….Franco si cimenta x la prima volta con il cambio automatico e se la cava piuttosto bene x essere la prima volta! Giriamo l’angolo e la vocina dice “Arrivo” ci guardiamo increduli e scoppiamo a ridere il nostro motel6 era esattamente all’angolo opposto del parcheggio della dollar….avremo fatto si e no 20m in auto….ancora ridendo entriamo nella hall e prendiamo possesso della nostra camera. Il motel non è nulla di eccezionale ma è pulito ed economico ha pure la piscina ma fa un po’ fresco x fare il bagno! Chiamiamo un taxi ( con il senno di poi potevamo prendere la nostra auto) e ci facciamo portare al Gaslamp. Il quartiere è carino ma camminiamo su marciapiedi semideserti…..forse non è l’ora giusta, ma ci aspettavamo che una città come San Diego fosse sempre affollata almeno nel quartiere centrale! Comunque sono circa le 16.00, abbiamo fatto una magra colazione e sull’aereo non era previsto nessuno snack se non a pagamento per cui siamo letteralmente affamati. La scelta dei locali è vasta, ci attira un ristorante un po’ di tendenza, il posto è davvero alla moda ci accomodiamo, veniamo serviti subito ma il cibo non è all’altezza del locale ( o almeno x i nostri palati italiani) paghiamo il conto e continuiamo la nostra passeggiata, tira un po’ di venticello e indossiamo le felpe…..ma non faceva caldo a San Diego? La città è semideserta, arriviamo al Petco Park giriamo ancora un po’ si sono fatte le 19.00 siamo davvero stanchi è ora di rientrare in motel.

GIOVEDI 05.08.2010

Sveglia alle 8.00 ( su di noi il fuso non ha proprio effetto!!) ci affacciamo alla finestra e vediamo che il tempo non è bello, un po’ grigio e fa fresco,ancora una volta dobbiamo uscire con le felpe! Colazione veloce, non ricordo se compresa oppure abbiamo mangiato qualcosa in stanza, e siamo pronti x affrontare la nostra prima vera guida americana, destinazione lo zoo di san diego.

Lo zoo non si trova molto distante dal nostro motel e Franco se la cava egregiamente alla guida della sua dodge, ormai ha capito come si fa, scarsi 10 min di viaggio, alle 9.00 siamo già ai cancelli, facciamo i biglietti ed entriamo nel regno degli animali. Lo zoo è davvero bello, o almeno a noi è piaciuto tantissimo, c’è tanto verde e gli animali hanno a disposizione delle gabbie molto grandi e ben ambientate. Molto belli i percorsi che ti permettono di attraversare delle enormi voliere piene di uccelli di ogni genere. Pranziamo all’interno dello zoo, che offre diverse location e tipologie di pranzo, scegliamo un ristorante molto carino e mangiamo piuttosto bene: conto sui 60$ compresa la mancia. Trascorriamo tutta la giornata allo zoo, alle 19.00 siamo fuori andiamo verso il centro di San Diego e facciamo la nostra prima spesa americana. Compriamo il frigo in polistirolo e tutto quello che può servirci durante il nostro viaggio, prendiamo un pollo fritto e andiamo in stanza a consumare la cena. Domani si va ad Anaheim e i bambini non stanno + nella pelle…..vanno a letto sognando Disneyland!

VENERDI 06.08.2010

Anche oggi il tempo è grigio, ci alziamo senza fretta, la giornata è una tappa di trasferimento verso Anaheim. Il percorso San Diego/Anaheim non è lungo sono circa 1h20m, per cui abbiamo deciso di fare con calma e vedere la costa. Indossiamo la felpa, facciamo una breve colazione e ci avviamo senza una meta precisa. Piantina alla mano decidiamo che la nostra prima tappa sarà La Jolla. Non vediamo l’ora di vedere all’opera i surfisti (LaJolla è infatti la spiaggia dove si fa surf x antonomasia) ed io sono molto curiosa di vedere i posti descritti nel libro di Jeffrey Deaver “La bambola che dorme”. Non rimaniamo delusi, la zona è piena di surfisti, ma la cosa che ci lascia a dir poco perplessi è che non si tratta di giovani aitanti e pieni di muscoli, ma di uomini e donne ben attempati la cui età supera abbondantemente la cinquantina!!! Sorridendo pensiamo ai nostri genitori che invece sono pieni di acciacchi e nemmeno se lo sognano di salire su un surf!!! Il tempo è ancora bruttino, ma passeggiamo in un paesaggio dall’aria incantata dove cielo, terra e mare si confondono, il grigio ci circonda e gli unici puntini neri sono i surfisti nelle loro mute che attendono l’onda. La sensazione è quella di guardare una cartolina in bianco e nero, certo forse, con il sole sarebbe stato diverso ma in fondo non ci dispiace affatto! Ammiriamo le splendide ville che si affacciano sull’oceano e giochiamo a sceglierne una (la + bella) e a fare finta di vivere lì…… “ ti immagini svegliarsi la mattina e sentire le onde dell’oceano?”….ed ancora “ ti immagini i bambini che fanno surf e io sulla terrazza che vi chiamo x il pranzo?”…. e andiamo avanti x lungo tempo sognando una vita che non è la nostra!

Riprendiamo il nostro viaggio e scegliamo sulla cartina un nuovo punto di arrivo, questa volta sarà Carlsbad. Finalmente sono 11 ed esce un po’ di sole, infatti il paesaggio questa volta è tipicamente estivo. Ci sono ragazzi (giovani) che fanno surf e prendono il sole, anche se in realtà non fa poi così caldo e l’acqua dell’oceano deve essere ghiacciata! Facciamo uno spuntino sulla spiaggia verso mezzogiorno ci indirizziamo a Newport Beach.

Newport è una cittadina davvero incantevole, diciamo che è il posto dove vorrei vivere, il lungo mare e pieno di giovani e negozietti e casette davvero invidiabili, qui fa caldo finalmente ci togliamo le felpe e prendiamo un po’ di sole. Assaggiamo anche l’acqua dell’oceano, e come ci aspettavamo è freddissima, ma lì tutti fanno il bagno anche i piccini! La sabbia è bellissima, con il riflesso del sole sembra sia fatta d’oro, infatti i granelli sembrano proprio pepite d’oro, è ora di pranzo e decidiamo di andare al McDonald incontrato in precedenza, un rapido pasto e via verso Anaheim….finalmente diranno i bambini. Arriviamo ad Anaheim passando da Los Angeles e intravediamo sulla collina la famosa scritta HOLLYWOOD, non possiamo crederci l’abbiamo sempre vista in televisione. Ad Anaheim abbiamo scelto il Super8 Katella ( attenzione c’è un altro super 8 vicino ma il nostro è migliore infatti abbiamo pagato qualcosina in + per cui se doveste scegliere scegliete quello di Katella) e la scelta si è rivelata azzeccatissima, il motel è davvero carino , la stanza enorme, il bagno anche , c’è anche la piscina e accaldati ( qui fa finalmente caldo!) ci infiliamo i costumi e ci tuffiamo in meno di un minuto nell’acqua fresca della piccola piscina, poi ci accorgiamo di una vasca + piccola con le bolle: è l’idromassaggio! Ci infiliamo e meraviglia l’acqua è bollente…..ma dopo pochi minuti ci si abitua ed è davvero un piacere. In piscina c’è anche la wireless e ne approfitto x mandare qualche messaggio al forum e agli amici, trascorreremo tutto il pomeriggio a rilassarci in piscina, appena fa buio ci vestiamo e facciamo un giro x Anaheim. Il nostro motel è vicinissimo ad un centro commerciale ( non ricordo come si chiama qualcosa come garden….) davvero carino e affollato di gente. Ci sono diversi ragazzi che promuovono i ristoranti e ci consigliano di mangiare da Ice&Fire un all you can eat che decidiamo di provare. L’ambiente è davvero carino, mangiamo fuori (inizia a fare freschetto ma abbiamo la stufetta!) e ci è piaciuto un sacco! All’interno c’è una maxi griglia/piastra circolare dove tu puoi far grigliare tutto quello che hai nel piatto ( prima si passa come a mensa da diverse portate tipo carne, pesce, verdure ecc. e tu prendi quello che vuoi) e tutte le volte che vuoi. Poi i ragazzi alla griglia sono davvero spassosi ed organizzano piccoli show mostrando ai clienti la loro bravura alla griglia davvero un posto da consigliare….e poi non abbiamo speso molto e abbiamo mangiato benissimo. Si è fatto tardi sono le 10 pm decidiamo di tornare in motel e andare a dormire, da lontano vediamo i fuochi d’artificio da Disneyland….domani saremo là anche noi! E con questa promessa porto i bambini a dormire.

SABATO 07.08.2010

Come al solito sveglia alle 8 e questa volta i bambini si svegliano più volentieri del solito…..oggi c’è Disneyland. Rapida colazione e alle 9.00 siamo già davanti ai cancelli di uno dei parchi più sognati dai miei figli in questo viaggio.(l’hotel è a due passi da Disneyland!)

Facciamo i biglietti e ci regalano la spilla di 1st visit e così cominciamo il viaggio nel mondo della fantasia.

La giornata come al solito è grigia e fa un po’ freschino ma già sappiamo che verso mezzogiorno uscirà un bel sole tiepido, dal punto di vista meteorologico siamo stati davvero fortunati, infatti non abbiamo mai sofferto il caldo e vi assicuro che quando si gira x i parchi un tempo così è l’ideale ( non sarà così al nostro ritorno a LA, agli Studios abbiamo davvero patito il caldo!).

Disneyland è piaciuto molto ai ragazzi, a me e mio marito è sembrata una versione allargata di Gardaland, e quindi niente si eccezionale! Ad onor del vero ci sono diverse attrazioni carine ma io mi aspettavo molto di più chissà forse quello di Orlando è più meritevole di una visita!

Ci è piaciuta tanto la città di Topolino e poi un’attrazione che si chiama It’s a small world in cui si entra in barca in una galleria enorme e dove sono riprodotti tutti i Paesi del mondo, davvero carina…..si torna bambini! Pranziamo all’interno del parco in uno dei tanti punti ristoro e verso le 20.00 vediamo che tanta gente bivacca sulle rive del piccolo laghetto all’interno del parco, chiediamo cosa sta succedendo e ci dicono che di lì a poco sarebbe cominciato lo spettacolo di Topolino. Cerchiamo di trovare un posticino ma ovunque ci appoggiamo un’agente del parco viene a dirci di spostarci (davvero incredibile! In questo senso gli americani hanno i paraocchi vi assicuro che non davamo fastidio a nessuno e non intralciavamo nessun percorso ma niente lì non ci si poteva fermare!) finalmente vediamo un buchino tra la folla e finalmente usiamo la faccia tosta tipica degli Italiani e a gomitate riusciamo ad ottenere un posticino da dove goderci lo spettacolo! Abbiamo ricevuto qualche occhiataccia, ma chi se ne frega…..finalmente comincia lo spettacolo e devo dire meno male che non abbiamo mollato. Lo spettacolo è davvero fantastico (forse l’unico motivo xcui vale la pena andare a Disneyland) e ora capisco xchè così tanta gente ha sostato ore x accaparrarsi il posto migliore! Lo show si svolge sulle acque del laghetto ed è un’apoteosi di effetti scenici e fuochi di artificio i ragazzi sono davvero entusiasti e questa volta anche noi!

Lo spettacolo dura quasi un’ora e al termine(sono quasi le dieci) la folla si disperde ancora una volta nel parco, noi siamo troppo stanchi e decidiamo di mangiare qualcosa al volo e tornare in albergo anche perché domani dobbiamo affrontare una delle tappe più lunghe del nostro viaggio: Aneheim/Monterey passando dal Big Sur.

Domani poi è una giornata importante, Alessandro compie 11 anni……ma il suo regalo lo ha ricevuto con un giorno di anticipo!!!! Ciao

DOMENICA 08.08.2010

La giornata comincia come al solito alle 8.00, svegliamo Alessandro con la canzoncina Happy birthday to you, happy birthday to you e lui si risveglia contentissimo, oggi compie 11 anni, si sente grande! Rapida colazione al super 8 ( era inclusa) e partenza x il big sur. Impostiamo il navigatore e partiamo subito, ci aspettano circa 8h di viaggio…….

Le prime ore di viaggio scorrono veloci, riattraversiamo LA rivediamo la scritta Hollywood e le diciamo arrivederci , il cielo è sempre grigio e mi viene da canticchiare “ Cielo grigio su, foglie gialle giù, cerco un po’ di blu dove il blu non c’è…..cerco CALIFORNIA, california dreaming che un giorno io vedròòòòòòòòò” i miei figli mi guardano stupiti come se fossi impazzita e spiego loro che era una canzone degli anni sessanta sul mito della California e poi scoppio a ridere…..ma che ne sanno loro dei mitici anni sessanta!!!!!!

Comunque il viaggio scorre tranquillo, durante il tragitto facciamo qualche pausa x sgranchirci le gambe e fare plinplin, la strada è un po’ noiosa e siamo ancora lontani dai panorami mozzafiato che ci aspettano. Facciamo una sosta x il pranzo non ricordo nemmeno dove, e riprendiamo il viaggio.

Finalmente, il paesaggio comincia a farsi più interessante e spiego a mio marito il perché abbiamo scelto di fare la strada panoramica anziché arrivare Monterey tramite autostrada (che ci avrebbe fatto risparmiare un po’ di ore). I bambini alla parola leoni marini si rianimano (erano caduti in catalessi attaccati alla loro nintendo!) e allora spiego che sulla strada ci sono diversi view points da cui ammirare i leoni….e subito vediamo un gruppetto di gente affacciata sul ciglio della strada, ci chiediamo che ci fanno lì e incuriositi scendiamo anche noi. Incredibile! Esclamo “Bimbi venite ci sono i leoni!!!!” ma mio figlio Alessandro ( che io chiamo il figlio di Piero Angela) mi fa subito notare che quelli non sono leoni ma elefanti marini e mi spiega la differenza……e vabbè ma che sarà mai sempre marini sono!!!! La vista è davvero straordinaria e gli elefanti ci offrono uno spettacolo grandioso, i maschi iniziano a litigare fra loro ( o almeno così mi spiega il piccolo Alessandro Angela!) e i cuccioli spaventati scappano dalle loro madri. Dopo un abbondante quarto d’ora passato ad ammirare gli elefanti e relativo panorama, riprendiamo l’auto e dopo pochi minuti vediamo il cartello che indica il viewpoint x gli elefanti marini…..ma allora non era dove ci eravamo fermati???? E così ci rifermiamo questa volta nel posto di avvistamento ufficiale, ma sorpresa delle sorprese lì gli elefanti erano pochini e tutti calmi a prendere il sole ( si fa x dire era tutto grigio), ci guardiamo in faccia e diciamo meno male che ci siamo fermati prima…..risaliamo in auto consapevoli che da quel tratto in poi le soste si sarebbero susseguite nel giro di pochi minuti, infatti tutta la costa è uno spettacolo per gli occhi e per l’anima. Sicuramente il cielo grigio ha favorito lo spettacolo di cui abbiamo goduto, creando a volte delle atmosfere davvero sublunari dove cielo, terra e oceano si confondevano e lo sguardo si perdeva in quei panorami che ti lasciavano senza fiato, e vi assicuro che non solo noi adulti abbiamo apprezzato ma anche i miei figli.

Dopo svariate soste, ripartiamo verso Monterey dove passeremo la notte e poi il giorno seguente visiteremo l’acquario. Durante il viaggio ci sono lavori in corso che rallentano il traffico e una leggera pioggerella comincia a scendere…..arriviamo a destinazione verso le 18, prendiamo possesso della camera al Surf Inn Monterey, un motel davvero bello! C’è anche la piscina ma fa freddo e pioviggina. Sistemiamo i bagagli e andiamo alla reception x chiedere dove poter mangiare. Ci indicano un centro commerciale li vicino, si è fatto buio i negozi del centro stanno già chiudendo e rimangono aperti solo i ristoranti. Scegliamo uno qualsiasi e mangiamo piuttosto bene. Torniamo in albergo stanchi morti e sperando che domani non piova. Dando il bacio della buona notte ad Ale e scusandomi per aver trascorso il suo compleanno in auto mi sorprende (come solo i figli sanno fare) dicendomi che oggi è stato il suo più bel compleanno e che ha ricevuto un regalo magnifico che porterà con sé tutta la vita…….”Non avevo mai visto gli elefanti marini, mamma, e questo per me è stato il più bel regalo che mi potevate fare!” Guardo Franco ci sorridiamo e gli promettiamo che siamo solo all’inizio, lo stupiremo con effetti speciali….altri posti ed altre esperienze ci attendono. Andrea assiste alla scena senza capire un granché, sta già cadendo in un sonno beato!

LUNEDI 09.08.2010 MONTEREY/SAN FRANCISCO

Ancora una volta ci svegliamo sotto un cielo grigio ed un’aria freschetta ( ma quando vedremo il sole della California?) facciamo colazione della sala del Surf Inn che si rivelerà piena di Italiani ( ma chi è rimasto in Italia?) e non trovando risposte ai miei interrogativi del giorno addento un muffin bevo un tea e siamo pronti (i bambini hanno preso l’abitudine malsana di fare colazione con un KitKat a loro non piace nulla!). Salutiamo il Surf Inn ( che consiglio vivamente) e partiamo , destinazione Acquario di Monterey. In 5 min siamo all’ingresso facciamo il biglietto e già dalla mappa che ci consegnano ci accorgiamo che è piccolino, per visitarlo infatti ci metteremo scarse 2 ore (ma proprio xchè i bambini si fermavano ad ogni vasca! Io ci avrei messo 15 min al massimo!!!). L’acquario x me e Franco è stata una delusione totale, paragonabile quasi a quello di Londra, x i bambini meno ma si sa loro vedono tutto con occhi diversi. Unica sala che forse merita quella dei cavallucci marini (ma ad Oltremare a Rimini ce ne sono anche di belli) e quella delle meduse poi tutto il resto è noia! Per farla breve dopo aver gironzolato un paio d’ore (io mi sono davvero annoiata) ho finalmente convinto i bambini ad uscire e finalmente fuori c’era un pallido sole. Abbiamo passeggiato sul molo sino all’ora di pranzo e deciso di mangiare in un posto davvero carino direttamente sul molo con affaccio sulla baia dove si vedevano le lontre e qualche foca! Per la prima volta ho provato la Clam Chowder e davvero è stata la scoperta culinaria + entusiasmante di tutta la vacanza ( l’ho mangiata tutte le volte che ho potuto!) Franco invece ha iniziato a fare la conoscenza con i granchi californiani e i bambini hanno optato x un menu kids con hamburger e patatine totale circa 65 $ ben spesi era tutto ottimo e abbondante. Terminato il pranzo riprendiamo l’auto, impostiamo il navigatore direzione San Francisco; circa 2 h di viaggio ci aspettano ma dopo le 10h di ieri ci sembrano una fesseria e così sarà, il tempo scorre velocemente e alle 17 circa siamo già a San Francisco. A dire il vero il navigatore ci fa arrivare da strade poco raccomandabili visto i tipi che ci guardavano di sottecchi e abbiamo una prima impressione poco positiva della città, che sembra poco sicura, ma ci ricrederemo in seguito! Arriviamo al nostro albergo lo Stratford e dopo il rapido check in ci fanno aspettare un’eternità x venire a prelevare l’auto, davanti all’hotel non è possibile parcheggiare per cui Franco ha dovuto aspettare in auto tutto il tempo fino all’arrivo del valet, e credo si sia un po’ congelato (faceva davvero freddo e non eravamo ancora attrezzati!) Comunque dopo esserci cambiati e messi abiti + adeguati all’occasione (dalla valigia ho tirato fuori pile e smanicati imbottiti sotto gli occhi stupiti di Franco e i bambini) siamo finalmente scesi e abbiamo fatto un primo e veloce giro della città. Dal nostro hotel, Union Square è davvero a 2 passi, facciamo il giro della piazza, guardiamo le vetrine dei negozi, ammiriamo la gente e sparisce quella spiacevole sensazione iniziale di città poco sicura mentre prende piede quella che poi rimarrà nel nostro cuore e cioè di città vitale e pulsante aperta a tutto e a tutti e anche noi sentiamo il battito di San Francisco, e ci rendiamo conto che non a caso è la città dell’amicizia e dell’amore!!! Presi da questa nuova euforia ( la stessa che avevamo a NY x Times square!) decidiamo di andare verso il quartiere italiano, la strada è tutta in salita e le gambe ne risentono decidiamo di tornare indietro passando x Chinatown. La via è piena di cinesi e negozi dove acquistiamo qualche maglietta I LOVE SAN FRANCISCO x tutti i parenti ed amici, facciamo qualche foto davanti alla porta di ingresso del quartiere e andiamo verso il financial district x ammirare la Transamerican Pyramid e i pochi grattacieli di San Francisco scendiamo fino a Market Street e risaliamo la Powell verso il nostro albergo. Risalendo abbiamo modo di ammirare la famosa piattaforma del cable-car ma non c’è il tram al capolinea….vabbè lo vedremo prima o poi. Ci fermiamo a mangiare una pizza proprio di fronte al nostro albergo 1 slice+ soda 4.55$ ne prendiamo 4 fette e 2 coke tanto è refill!!Rifocillati e riscaldati, saliamo in albergo e diamo un arrivederci a domani a San Francisco. Per oggi non abbiamo fatto il muni pass come avete visto abbiamo fatto tutto a piedi, e non lo faremo neanche nei giorni successivi visto che per i grandi spostamenti abbiamo deciso di usare il taxi, + conveniente x 4 persone!!!

MARTEDI 10.08.2010 SAN FRANCISCO

La sveglia suona come al solito alle 8.00, ci prepariamo e andiamo a fare colazione nella saletta dello Stratford ( che a proposito consiglio, ottimo hotel pulito e location fantastica) scendiamo solo io e Franco, i bambini rimangono ancora un po’ a poltrire e poi tanto loro fanno colazione con il mitico Kitkat! La colazione allo Stratford è davvero buona, è continentale ma non manca nulla, bagel, muffin, cereali, tea, coffe, milk (sempre freddo!), toast e burro e marmellata. Insomma c’è proprio tutto e nelle quantità giuste. Ancora una volta mi chiedo ma chi è rimasto in Italia?, la saletta è piena di italiani e scambiamo 2 chiacchiere con i nostri vicini di tavolo che come noi sono appena arrivati. Risaliamo in camera e i piccoli nel frattempo si sono vestiti, adesso possiamo andare….. Usciamo e subito un vento pungente ci soffia in faccia, mettiamo su i cappucci e via alla scoperta di San Francisco. Non prevediamo di prendere i mezzi, abbiamo deciso di fare a piedi il tragitto fino al Pier 39. Scendiamo la Powell e siamo fortunati al capolinea del cable ci sono gli addetti che stanno facendo girare la piattaforma, come tutti ci fermiamo a guardare e siamo allibiti….non sono neanche le 9 del mattino e c’è già una fila allucinante. Noi tiriamo dritto, anche se a dire il vero i bambini hanno chiesto di fare un giro sul cable; a piedi ci avviamo verso il Ferry Building, risalendo la Market Street ammiriamo alcuni edifici davvero interessanti dal punto di vista architettonico. Arriviamo all’Embarcadero e proseguiamo dritti verso il Pier 39 attraversando il lungomare e godendo della vista dell’oceano dai vari moli. Prima di arrivare al Pier 39, vediamo il punto dove prendere il traghetto x Alcatraz ( anche qui le file sono allucinanti!) e non siamo pentiti di aver rinunciato alla gita alla prigione che si vede appena in lontananza dato che la nebbia avvolge l’isola su cui si trova. Poco dopo, eccoci arrivati al mitico Pier 39, che dire è un posto fantastico mi sembra di essere in un telefilm tipo la signora in giallo con tutte quelle casette in legno e quelle fioriere piene di ortensie ed altri fiori coloratissimi che creano un netto contrasto con il grigiore della città. Passeggiare lungo il Pier è un’esperienza fantastica ed anche ai bambini il posto piace, si divertono da matti, c’è lo spettacolino con le marionette, una giostrina e tanti negozietti caratteristici che vendono di tutto. Franco entra in un negozio dove vendono roba sportiva ed acquista qualche maglia delle squadre di football, x gli amici e x se stesso, io mi fermo in negozio che fa Sali da bagno, i bimbi in quello delle calamite, insomma ce ne x tutti i gusti…..di sicuro non ci si annoia. E poi le bancarelle della frutta….fantastiche una delizia per gli occhi e per il palato, ci facciamo prendere per la gola e acquistiamo fragole, ciliegie e uva (il prezzo non è proprio modico ma ne è valsa la pena…Ale dirà le fragole più buone di tutta la mia vita!) e consumiamo quel delizioso spuntino seduti ad una panchina circondati da fiori ad ammirare il panorama. Finalmente un pallido sole fa capolino tra le nubi e noi ci avviamo verso il Pier 41 ad ammirare i leoni marini (questa volta sono proprio leoni!), i ragazzi non stanno più nella pelle. Mentre camminiamo uno strano odorino comincia a serpeggiare nell’aria ……ah eccoli sono proprio loro i famosi leoni marini. I bambini sono entusiasti e a dire il vero anche a me e Franco piacciono ( a parte l’odore) ci fermiamo ad ammirarli x almeno una mezz’ora poi visitiamo il negozio a tema e nel frattempo si è quasi fatta ora di pranzo. Decidiamo di arrivare al Fisherman’s Wharf e pranzare lì. Il Fisherman’s è davvero una zona carina piena di gente che va e viene, ci sono spettacolini ad ogni angolo, chi fa la street dance, chi la statua, chi improvvisa un comizio ecc. di certo è una zona vivacissima. Proviamo a dare qualche moneta a chi si improvvisa attore, ballerino o cantante e appena buttiamo gli spiccioli nel secchiello il tizio li riprende e ce li ridà dicendoci che accetta solo banconote da 1 $ in su. Incredibile, non possiamo crederci , nel mio paese diciamo “a credenza e con la lingua” x indicare chi riceve qualcosa gratis e poi la critica, ci facciamo una sonora risata e ci avviamo verso una nave che si vede in lontananza. E’ un sommergibile della II Guerra Mondiale, si potrebbe anche visitare all’interno, ma è tardi e abbiamo ancora tanto da vedere…..in + dobbiamo ancora pranzare. Ma proprio lì vicino c’è un’esposizione di giochi da sala vecchissimi e Franco e i bambini nonostante le mie proteste entrano e cominciano a visitarla in lungo e in largo. Addirittura buttano qualche monetina nei giochini e si divertono come matti a giocare al calcio balilla, al pinball ecc. Seccata mi siedo su una sedia e aspetto che finiscano, intanto il mio stomaco brontola! Finalmente, finite le monetine si decidono a tornare verso di me e ci avviamo verso un porticato da dove proviene un baccano incredibile e dove c’è una folla sovraumana. Ci facciamo spazio e riusciamo a capire, ci sono tanti banchetti che vendono cibo….granchi, calamari, clam chowder, aragoste e chi più ne ha più ne metta. Ne scegliamo uno, facciamo la fila e prendiamo: 1 Granchio x Franco, x me Clam Chowder ( l’adoro!) e i piccoli prendono calamari e gamberetti fritti ed anche qualche onion ring ( ma non glielo dico altrimenti non li mangiano) totale 45 $ per una mangiata pazzesca. Unico problema dove ci sediamo? Scorgiamo uno spazietto e ci sistemiamo alla meglio, siamo stati un po’ scomodi ma le pietanze erano buonissime. Consumiamo il pranzo velocemente per consentire a qualcun altro di prendere il nostro posto sul sedile in pietra ed entriamo nel negozio lì a fianco che vende levi’s a prezzi stracciati. Ne prendiamo 2 paia, uno x me uno x Franco totale 80$. Si è fatto pomeriggio e proseguiamo il nostro giro fino a Ghirardelli Square, visitiamo il negozio che vende tutti i tipi di cioccolato esistenti al mondo e ci fermiamo ai tavolini del bar. Fa freddo e decidiamo di riscaldarci ordinando una bella tazza di cioccolata calda, uhm già ci lecchiamo i baffi al pensiero di assaporare il cioccolato più buono del mondo, arriva il cameriere e ci lascia 2 bicchieroni di quelli in carta termica ( già la cosa non ci piace, ci aspettavamo 2 tazze in porcellana), vabbè l’importante è il contenuto, assaggiamo……nooooooooo ma è latte e nesquik!!!!! E il sapore non è neanche buonissimo anzi è troppo dolce, delusi ci alziamo e versiamo il contenuto in una pianta….alla faccia di Ghirardelli!!!!

Prendiamo la piantina e vediamo che siamo vicini alla strada più tortuosa del mondo, ci avviamo sempre a piedi e facciamo una faticata incredibile, la strada è in salita, ma salita salita i bambini reggono e anch’io che non sono una sportiva ce la faccio. Arriviamo dal lato alto della strada e la ammiriamo per un po’ per poi scendere come fanno un po’ tutti, chi con l’auto, chi a piedi come noi. La strada è una delizia, piena di fiori e casette colorate, e ci chiediamo come fanno quelli che ci vivono ad entrare nei box oppure ad andare a comprare un giornale a piedi ecc. Bella si ma io non ci vivrei lì….già sono stanchissima!!!! Si sta facendo buio e decidiamo di tornare in hotel. Ci riposiamo un po’ e andiamo ad un grosso centro commerciale vicino al nostro albergo. Lì c’è anche A&F e facciamo un po’ di spese. Il centro è davvero bello ed ha delle scale mobili fantastiche! Si è fatto tardi torniamo verso Union Square, prendiamo la solita pizza e via a ninna, domani ci aspetta la gita sul golden gate in bici e vogliamo arrivarci riposati.

MERCOLEDI 11.08.2010 GOLDEN GATE/SAUSALITO

Oggi è la grande giornata dedicata al Golden Bridge. Ci svegliamo come al solito alle 8, solita colazione in saletta ( Io e Franco, i bimbi Kitkat ormai compagno fisso delle loro colazioni!!!) e in quattro e quattr’otto siamo pronti x l’attraversata del ponte. Usciamo dall’hotel e con rammarico ci rendiamo conto che delle 3 giornate passate a San Francisco questa è forse la più brutta dal punto di vista meteorologico. Fuori è grigio da far paura, c’è nebbia ed anche una pioggerellina fastidiosa ma non ci facciamo scoraggiare e dopo 5 min di riflessione decidiamo di provare lo stesso ad affittare le bici. Prendiamo un taxi e ci facciamo portare direttamente davanti alla Blazingsaddler. Entriamo, sbrighiamo le pratiche, ci bloccano 700$ sul conto e scegliamo le bici. Ci chiedono se per caso per il bimbo + piccolo non preferiamo prendere un tandem, ma noi fiduciosi nelle capacità del nostro Andrea rifiutiamo (ci pentiremo in seguito di cotanta fiducia ed ottimismo) e partiamo con le nostre 4 bici alla conquista del ponte!!!!!

Cartina alla mano, seguiamo il percorso che tante persone quella mattina hanno deciso di fare….non c’è possibilità di smarrirsi ….tutti vanno nella stessa direzione……iniziamo con pieno entusiasmo, nonostante il viso sia sferzato da vento e pioggia (molto sottile ma fastidiosa) i bambini reggono ancora una volta molto bene. Durante il tragitto facciamo diverse pause per riposarci ma soprattutto per ammirare i panorami, finalmente smette di piovere, l’aria è sempre grigia ma almeno non ci bagniamo, finora il tragitto scorre senza intoppi, siamo ancora nella parte pianeggiante, i problemi arrivano con le salite. Io e Andrea non ce la facciamo e scendiamo dalle bici, Franco e Ale invece sembrano non avvertire nessuna fatica (ma come cavolo fanno? Beati loro!!!). Comunque stiamo facendo una passeggiata e non una gara e con questo spirito io e Andrea ce la prendiamo comoda, procediamo senza fretta spingendo le nostre bici a mano, in cima alla salita ci sono Franco e Ale che puntualmente ci aspettano! Finalmente arriviamo all’imbocco del ponte, e felici ci fermiamo ad ammirarne la lunghezza, il ponte è avvolto dalla nebbia, ma deve il suo fascino proprio a questo, rimontiamo in sella alle bici e cominciamo la traversata. Ci fermiamo diverse volte, giù dal ponte si vedono delfini che saltano nell’oceano e leoni marini che cercano riparo sugli scogli, cerchiamo di fotografare i delfini ma non riusciamo ad immortalarli: sono troppo veloci. Proseguiamo, ed arriviamo alla fine del ponte, da questo momento in poi per raggiungere Sausalito è tutta discesa, ma paradossalmente è in questo tratto che avremmo + problemi. Andrea è stanco, non riesce a tenere con le manine i freni, ha freddo, inizia a piagnucolare si ferma e si rifiuta di andare avanti. Io mi fermo con lui, Franco e Ale non si accorgono che ci siamo fermati e continuano felici la loro discesa….loro scorazzano con le loro bici come se nulla fosse!!!!! Io invece devo cercare di calmare Andrea e di convincerlo a riprendere la bici, non riesco subito e vanno via diversi minuti, ne approfittiamo per riposare e chiacchierare un po’ ed è qui che Andrea se ne esce con una battuta che rimarrà il leit motif della nostra vacanza: “questa non è San Francisco è San Fraschifo!!!”. Finalmente, Franco e Ale si sono accorti che non li seguiamo, tornano indietro e ci trovano seduti ad un marciapiede, ora ci pentiamo amaramente di non aver seguito il consiglio dei ragazzi della Blazingsaddler, effettivamente un tandem avrebbe risolto il problema! Vabbè, ormai è andata, cerchiamo di risolvere il problema, Andrea si rifiuta di risalire sulla bici…..soluzione: Franco si carica Andrea dietro la sua bici e con una mano guida la sua e con l’altra porta la bici di Andrea, per fortuna siamo vicinissimi all’arrivo. Sausalito è deserta ci sono soltanto persone arrivate in bici come noi, lasciamo la bici ad un parcheggio free e cominciamo il giro a piedi……devo dire che il posto non ci ha entusiasmato più di tanto……forse a causa del tempo, la cittadina pareva smorta, senz’anima, cerchiamo un posto dove mangiare qualcosa, ci fermiamo prendiamo degli hamburger e continuiamo la visita. Dopo un po’ ci annoiamo, non c’è nulla che attiri la nostra attenzione, i negozietti sono chiusi, l’aria è grigia, la gente in giro è poca decidiamo di riprendere il traghetto e tornare a San Francisco. Ormai si è fatto pomeriggio, scendiamo al pier 41 (se non sbaglio) e finalmente ritroviamo la vivacità che non abbiamo trovato a Sausalito, ci godiamo qualche spettacolino e riportiamo le bici alla base. Consegna veloce, decidiamo di prendere un taxi e andare al Japanese Garden…..prendere un taxi a San Francisco non è esattamente come farlo a NY, ci metteremo + di un quarto d’ora per trovarne uno libero o che passasse di lì….finalmente si ferma qualcuno e diamo l’indirizzo. Arriviamo al Golden Gate Park e ci lascia davanti all’ingresso del Japanese Garden, entriamo e ci fanno pagare il biglietto. Il parco è davvero piccolino, lo si gira in pochi minuti, ma è davvero grazioso e ben tenuto, il prezzo del biglietto forse è un po’ eccessivo date le dimensioni del parco, ma ormai siamo in ballo e balliamo! Ne usciamo dopo circa venti minuti, ma solo perché volevamo sfruttare il + possibile il biglietto e chiediamo alla signora all’ingresso che autobus prendere per arrivare a Union Square, dato che il parco è deserto e il taxista precedente ci ha detto che difficilmente i taxi arrivano lì per cui se vogliamo tornare a casa dobbiamo per forza prendere un bus. Ma abbiamo una botta di c..o tremenda, arriva un taxi lascia una coppia e noi lo prendiamo felici di non aver dovuto aspettare neanche 1 min. A questo punto decidiamo di non andare a Union Square ma di farci lasciare al City Hall. Visitiamo la piazza del comune, cerchiamo di vedere se possiamo entrare nell’edificio, ma è tardi e ormai l’orario di visita è terminato, i bambini si fermano a giocare ad un parco giochi dove campeggia la scritta “Vietato l’ingresso agli adulti se non accompagnano un bambino!!!” evidentemente si cerca di combattere il fenomeno della pedofilia evitando ad adulti soli di guardare i bimbi che giocano e io sono completamente d’accordo!!!!!

Dopo un po’, riprendiamo il cammino verso casa, scendiamo sulla Market Street e continuiamo fino all’incrocio con la Powell. Nel tragitto troviamo un mercato e ci fermiamo alla bancarella della frutta, domani dobbiamo lasciare SF e decidiamo di comprare un po’ di frutta per il viaggio. Ci accorgiamo di non avere abbastanza denaro contante e parlando tra di noi rimprovero Franco di non aver tenuto + contanti con sé….all’improvviso la signora della bancarella dice: “E tu vieni a San Francisco senza soldi????” in perfetto italiano, ci guardiamo e ci vergogniamo perché siamo stati scoperti. Cominciamo così a parlare con i due proprietari della bancarella, sono Matteo e Rosa , sono italiani e vivono lì da ormai 30 anni. Hanno 2 case, una a SF e una a Fresno dove coltivano le loro terre e poi vanno a rivenderne i frutti a SF e guarda caso sono proprio delle nostre parti….quando sentono che siamo pugliesi i loro occhi si illuminano. Matteo è di Barletta e Rosa non è pugliese, è lucana ma è di Melfi a 30 km da Cerignola. Dovete sapere che i rapporti tra Melfi e Cerignola sono davvero stretti, tanti cerignolani lavorano alla fiat di Melfi e addirittura Rosa ha parenti a Cerignola. Passiamo quindi diversi minuti a chiacchierare, ci scambiamo i numeri di telefono e ci facciamo promettere che quando vengono in Italia devono assolutamente passare a trovarci ( vengono in Italia 2 volte all’anno) ,baci e abbracci li salutiamo e torniamo all’hotel con un carico di frutta incredibile, uva, bianca e rossa, pesche, mele ecc. che nonostante le nostre insistenze non hanno voluto farsi pagare. Contenti di quell’incontro torniamo verso l’albergo, ci fermiamo a mangiare la solita buona pizza e via a ninna….domani si prosegue verso Yosemiti.

P.S.

Qualche giorno fa suona il telefono e una voce maschile mi dice: Sono Matteo, Sabrina sei tu? In un primo momento non ho capito, ma poi un lampo e ho realizzato, erano Rosa e Matteo volevano sapere come stavamo, se ci ricordavamo di loro, hanno parlato con i bambini e ci hanno promesso che verranno, è stato davvero bello!!! Ora li aspettiamo a braccia aperte.

GIOVEDI 12.08.2010 SAN FRANCISCO/MARIPOSA/YOSEMITI

Oggi lasciamo San Francisco, con un solo rammarico, 2,5gg sono stati pochini e avremmo voluto dedicare qualche altro giorno a questa fantastica città!

Sveglia come al solito alle 8.00, colazione veloce facciamo preparare l’auto, impostiamo il navigatore e via si parte verso il nostro primo parco dell’Ovest.

Decidiamo di entrare dall’ingresso sud di Yosemiti per poter vedere le sequoie a Mariposa, il viaggio scorre tranquillo, qualche pausa per sgranchirci le gambe e finalmente esce il sole ed arriva il caldo. Strada facendo ci sbarazziamo degli abiti invernali e cacciamo fuori le magliettine. Sosta pranzo a Madera dove ci fermiamo al solito McDonalds e dove con 13$ riusciamo a mangiare in 4 ( cosa davvero impossibile in Italia!). Proseguiamo e verso le 13.00 arriviamo al gabbiotto dove acquistiamo l’annual pass (80$), vediamo subito l’ingresso per le sequoia, parcheggiamo l’auto e cominciamo il trail. Fa caldo, la strada è polverosa (alla fine le nostre scarpe saranno diventate rosse!!) e c’è parecchia gente. Ma siamo felici di visitare quegli alberi giganteschi ed andiamo avanti nonostante dobbiamo ingoiare parecchia polvere sollevata da chi ci precede ….i segni degli incendi sono davvero evidenti e tantissimi alberi sono al suolo. Facciamo le foto di rito, arriviamo al Grizzly Giant ed è davvero immenso, non credo che le foto possano realmente rendere le dimensioni di questi alberi, ma tutti proviamo a fare le foto e a raccontare ad amici e parenti quanto alti siano questi alberi! Dopo aver gironzolato tra le Sequoia riprendiamo l’auto per dirigerci al Curry Village, anche noi come tanti che attraversano il parco in quei giorni troviamo i lavori in corso, ma siamo fortunati e l’attesa sarà solo di una decina di minuti. Durante il tragitto ci fermiamo ad ammirare la valle da un belvedere di cui purtroppo non ricordo il nome, ed abbiamo lì il primo assaggio dell’immensità della valle su cui domina l’Half Dome.

Prossima tappa le Brideveil Falls, seguiamo le indicazioni, parcheggiamo l’auto e in pochi minuti siamo in prossimità delle famose cascate che ricordano il velo da sposa. Mai nome fu tanto azzeccato, sembrano davvero impalpabili ……mi rendo conto che siamo fortunati, molti nei loro diari hanno detto di non aver potuto godere di tale spettacolo per la bassa portata delle acque, invece ai nostri occhi si apre uno spettacolo davvero bellissimo. E’ la prima volta nella nostra vita che vediamo una cascata e pensiamo sia fantastica, in realtà nulla a che vedere con le altrettanto famose Vernal Falls, ma noi ancora non possiamo saperlo e quindi ci accontentiamo ( si fa per dire ) di ammirare questo piccolo spettacolo della natura.

Riprendiamo l’auto e questa volta ci dirigiamo direttamente al Curry, sta iniziando a farsi tardi e non vogliamo assolutamente arrivare con il buio al villaggio. Ma è impossibile non fermarsi ad ammirare tutti gli stupendi paesaggi che si aprono davanti ai nostri occhi e così di volta in volta ci fermiamo ad osservare fiumi, spiagge con gente che fa il bagno, i barbeque, i ponticelli, i ciottoli nel fiume che luccicano ecc. Ora so benissimo che questi paesaggi si trovano tranquillamente anche nella nostra Italia, ma come ben sapete noi veniamo dal Sud e non siamo assolutamente abituati a tale tipo di paesaggio. I bimbi sono davvero felici ed inzuppano i piedini nell’acqua che è davvero ghiacciata (non so come fanno gli americani a farsi il bagno mah!!!). Dopo varie pause si sono fatte le 19 e finalmente arriviamo a destinazione, facciamo un rapido check in ci danno la chiave della tenda e partiamo alla ricerca della nostra umile dimora. Dopo un piccolo giro la troviamo e che dire…..pensavamo meglio!!! Comunque, ora inutile stare a rimuginare, sistemiamo le cose negli armadietti di sicurezza e andiamo a cena, abbiamo visto che il ristorante chiude presto e quindi ci affrettiamo senza però prima prendere una torcia che preventivamente avevo messo in valigia grazie ai vostri racconti….ancora una volta i miei sono stupiti di tanta efficienza!!!!!Ceniamo nel ristorante che offre un all you can eat e non ne rimaniamo delusi, si mangia piuttosto bene e la scelta è davvero tanta.

Stanchi torniamo verso la nostra tenda, la torcia serve ed eccome, il campeggio è praticamente al buio, ora va bene che la natura è natura ma un po’ di luce non ha mai fatto male a nessuno!

Inizia a fare un po’ freddino ed ora capiamo il senso delle coperte sul letto, ne abbiamo 2 a testa, quando siamo entrati in tenda abbiamo sorriso e pensato ma a che servono? Durante la notte le abbiamo benedette!!!Ci mettiamo a letto e i bambini fanno fatica ad addormentarsi, Andrea sente dei rumori provenire da fuori e teme siano orsi, lo tranquillizzo e finalmente dopo un po’ crolla. Io e Franco per la prima volta in 13 anni di matrimonio dormiamo separati, infatti il letto matrimoniale è un po’ piccino per noi due, quindi abbiamo scelto di far dormire i bambini nel letto diciamo a 1 piazza e mezza e noi nei 2 letti singoli, che brutto dormire soli!!!!Domani ci aspettano le Vernal Falls!!!

VENERDI 13.08.2010 VERNAL FALLS

Finalmente la notte passa, un po’ infreddoliti e un po’ acciaccati (i letti non sono comodissimi) usciamo a fare colazione. I bimbi restano a letto, fa freddino mettiamo una felpa e io e Franco andiamo al ristorante per la colazione all you can eat, paghiamo circa 30$ ma c’è davvero tanta scelta. Ora la regola del ristorante dice che non puoi portare fuori il cibo ma noi facciamo gli gnorri e sotto gli occhi degli altri avventori ci prepariamo bagel al Philadelphia, panini con la salsiccia, frutta e tutto quello che potrebbe esserci utile per il pranzo, in fondo ieri abbiamo pagato i bambini che non hanno mangiato nulla!!! Facciamo tutto con discrezione, ovviamente, ma ci riempiamo per benino lo zaino. Ritorniamo alla tenda e svegliamo i bambini, rapida incursione ai bagni (io non ho usato le docce xchè non mi ispiravano!) e via siamo pronti per affrontare il percorso delle cascate. Adottiamo un abbigliamento a cipolla, al mattino fa davvero freddo ma durante la giornata si sta bene, prendiamo la navetta che parte proprio davanti al villaggio del curry e che ci porterà ai piedi del sentiero delle Vernal. Iniziamo la salita un po’ inconsapevoli di ciò che ci aspetta, man mano che saliamo anche la temperatura sale e iniziamo a togliere le felpe per rimanere in maniche corte, ora il sole splende e c’è un caldo piacevole x niente afoso. Il sentiero non è assolutamente assolato e pertanto lo si fa volentieri, ma ragazzi che fatica! Non avevo mai fatto tanto esercizio nella mia vita…..ci tengo a precisare che sono una pigrona di prim’ordine! Ai ragazzi invece non è pesato per nulla anzi erano davvero entusiasti e pieni di energia, a questo punto ho capito che sono io la pecora nera del gruppo! ( e dire che durante la pianificazione del viaggio mi preoccupavo dei bambini pensando che potevano non sopportare il ritmo ahimè sono io che non ce la faccio!!!). Ad ogni modo la salita è stata lunga a volte faticosa ma sempre piacevole sotto l’aspetto estetico, i panorami di cui abbiamo goduto sono davvero fantastici, per gli occhi e per il cuore. Come ho già detto noi non siamo abituati a tale tipo di paesaggi e dunque tutto ci è sembrato davvero bellissimo. Man mano che salivamo, abbiamo fatto diverse soste per riposare, riprendere fiato, ma soprattutto ammirare le cascate….ragazzi non avevamo mai visto delle cascate ( a parte le Brideveil falls viste il giorno precedente, sicuramente affascinanti ma niente in confronto alle Vernal). Verso mezzogiorno, la stanchezza e forse complice l’aria di montagna, il nostro stomaco comincia a brontolare. Decidiamo di fare una sosta e rifocillarci, siamo a ¾ della salita e scegliamo uno scoglio piatto dove appoggiare le cose, sederci e mangiare. Sarà il più bel picnic della nostra vita (o almeno finora!) mangiamo con uno sfondo pazzesco, alle nostre spalle la cascata, sulle nostre teste il sole che gioca con l’acqua e crea dei giochi cromatici davvero spettacolari ( credo che a parole non è possibile descrivere ciò che vediamo, solo chi ci è stato può capire) e tutt’intorno lo sguardo si perde su un paesaggio di boschi , prendiamo il binocolo e cerchiamo di intravedere qualcosa nei boschi, magari un orso, ma niente….boh! ma ci sono gli orsi??? O è solo una leggenda? Giù ai piedi della cascata c’è qualche temerario che si tuffa nell’acqua e i miei bambini chiedono di poter fare altrettanto…..”ma che siete pazzi?” Lì ci sarà una corrente pazzesca e ci vuole davvero coraggio o forse pazzia per tuffarsi…ad ogni modo Franco riesce a distoglierli dal loro intento suicida e promette che una volta su in cima potranno fare il bagno, abbiamo infatti letto sulla nostra routard che è possibile fare il bagno alle spalle della cascata. Finito il lauto pranzo, offerto dall’all you can eat, riprendiamo la marcia. Questa è la parte + difficile e + ripida, gli scalini si fanno sempre + stretti e + irregolari e a volte bisogna procedere a senso alterno tra chi va e chi viene, tanto la scalinata è stretta. Ma et voilà, ce l’abbiamo fatta e finalmente siamo in cima….incredibile anche una come me può farcela, quindi signore poco atletiche andate tranquille, il segreto? Quando vi manca il fiato fermatevi e riposate, non importa se rimanete indietro rispetto al gruppo in fondo è una passeggiata e non una gara ( sarà il mio motto per il resto della vacanza!). Una volta in cima, il panorama è davvero stupendo, facciamo le foto e il filmino di rito e poi andiamo nel posto indicato dalla routard per fare il bagno. Lì ci sono diverse famigliole con figli che sguazzano nell’acqua, anche i miei in un batter d’occhio si spogliano e si tuffano nell’acqua…..Io mi tolgo le scarpe e appoggio i miei piedini nell’acqua…” ma è gelida!!! come cavolo fanno a stare nell’acqua?” e richiamo Alessandro e Andrea che tornano all’ovile congelati! Franco, invece, esplora i dintorni con i piedi nell’acqua e anche lui dopo un po’ torna con le dita cianotiche…..gli americani invece continuano a sguazzare come se l’acqua fosse a 30°…..misteri della fisica!.

Si è fatto pomeriggio e decidiamo di affrontare la discesa, che naturalmente è molto + semplice della salita anche se in alcuni tratti è comunque pericolo, il terreno frana sotto i piedi e bisogna stare attenti alle scivolate. Intorno alle 17.00 siamo a valle (si fa per dire) e decidiamo di esplorare un po’ la zona, ci fermiamo in diversi posti tutti davvero incredibili, verso le 18.30 propongo di tornare alla tenda e cercare una laundry perché dopo 15 gg di viaggio le nostre scorte di abbigliamento sono ormai agli sgoccioli. Torniamo al curry e chiediamo al mister del gabbiotto se può indicarci dove fare il bucato. Purtroppo l’unico posto è fuori dal villaggio ma a pochi minuti di auto, andiamo in tenda, raccogliamo le cose da lavare, i bambini decidono di voler rimanere in tenda a giocare con i loro nintendo ds e ci avviamo per la nostra prima esperienza di lavaggio all’americana! In un’ora e mezza e alla modica cifra di 3 $, tra lavatrice e asciugatrice, facciamo il bucato per le 20.00 siamo al villaggio. Troviamo i bambini che giocano a basket con gli altri bambini del villaggio e la scena ci è davvero piaciuta! Ah, la lingua universale dei bambini!!! Perdiamo un po’ di tempo a rimetterci in sesto e si fa davvero tardi, il ristorante all you can eat è già chiuso e quindi optiamo per la pizza, la fila è lunghissima e trovare un tavolo libero davvero un’impresa, tanto + che i tavoli illuminati sono davvero pochi, la maggior parte infatti sono al buio e abbiamo visto gente mangiare con la pila fermata sulla fronte per farsi luce…..questo è il lato del curry che non ci è piaciuto, la pizza non costa poco e pagare tanto per un servizio così scadente non è giusto. Ma mentre facciamo la fila, vedo una coda spuntare vicino ai cestini della spazzatura, chiamo Alessandro e Andrea e nella mia enorme ingenuità dico “ bimbi venite c’è un gatto!” Ma subito il mio Alex Angela mi redarguisce: “ Ma che gatto e gatto quello è un procione, mamma!”, ora dovete sapere che la mia conoscenza dei procioni si limita al procione di CandyCandy (mitico cartone per noi femminucce degli anni ’80) e quindi rimango sconvolta di come sia grande (pensavo fossero come gli scoiattoli). Comunque il procione non si fa intimidire dai clienti della pizzeria e gira indisturbato tra i tavoli seminando panico, purtroppo abbiamo lasciato la macchina fotografica in tenda e cerchiamo di immortalarlo con il cellulare, ma niente è troppo buio le foto non vengono bene, arriva finalmente qualcuno della sicurezza e cerca di allontanare il malcapitato procione. Finalmente, tocca a noi ordiniamo la pizza e ci consegnano la mitica macchinetta che con un bip ci avviserà che la pizza è pronta, siamo ancora senza tavolo…..allora uso la sfrontatezza tipica degli italiani, ad un tavolo all’interno c’è un tizio che guarda la tele e un bimbo che dorme appoggiato al tavolo, mi avvicino e con assoluta no chalanche chiedo “Have you finished?” , il tizio mi guarda un po’ sbigottito, forse in USA non sono abituati a tale tipo di richiesta? Ma alla fine riluttante si alza e ci lascia il posto, botta di c..o suona il bip e vado a ritirare le pizze mentre Franco si appropria definitivamente del tavolo! Wow, finalmente si mangia, la pizza non è un granché (era meglio quella di NY e San Francisco) ma siamo stanchi e non vediamo l’ora di dormire. Domani si riparte, prossima meta Bodie e sosta a Lone Pine prima della Death Valley.

P.S.

Col senno di poi:

Si al Curry per la posizione all’interno del Parco

No al Curry: il campeggio e i suoi servizi non sono assolutamente all’altezza della sua fama e del suo costo!!!

SABATO 14.08.2010 TIOGA ROAD/BODIE/LONEPINE

La sveglia suona come al solito alle 8.00, mi alzo con la bella sensazione che x fortuna è passata anche quest’ultima notte al Curry e che la prossima volta dormirò in una stanza decente fornita di bagno ( io non posso dormire senza bagno in camera….è una tragedia!! Non sapete quante volte mi sono svegliata la notte xchè avevo bisogno di andare in bagno….il freddo di certo non aiuta!!!! E comunque non sono uscita xchè troppo buio e anche con la pila fa un po’ impressione uscire alle 3 di notte) ad ogni modo, colazione al solito ristorante (dove ancora una volta riempiamo lo zaino x il pranzo!) e mentre ci avviamo in tenda ci passa davanti un bellissimo capriolo. Corriamo a chiamare i ragazzi che in quattro e quattro’otto indossano felpa e jeans e con Franco vanno a vedere se il capriolo c’è ancora, io nel frattempo preparo la valigia con le poche cose cacciate al Curry.

Franco e i ragazzi tornano poco dopo davvero entusiasti, carichiamo l’auto e via verso la Tioga Road. La strada è davvero bellissima e ci fermiamo almeno un paio di volte a godere degli stupendi paesaggi, anche se a dire il vero ci sono molte zone dove gli alberi sono completamente bruciati e la desolazione regna sovrana, spiego ai bambini che in quelle zone ci sono stati diversi incendi.

Verso le 11 ci fermiamo a fare un bellissimo picnic vicino ad un laghetto ( che francamente non ricordo come si chiama) e mangiamo il lauto pranzetto offerto anche questa volta dal Curry Restaurant.

Ripartiamo, e dopo poco vediamo finalmente le sponde del Momo Lake, lo scenario è davvero suggestivo e sulla nostra Routard leggo ai ragazzi la storia del Lago che a quanto pare sta attraversando un brutto periodo di secca.

Guidati dal nostro fido Tomtom, proseguiamo verso la città fantasma di Bodie, che dire lo sterrato è davvero impressionante e sembra non finire mai, credo siano 12 km in tutto ma ragazzi a passo d’uomo, la strada è davvero quasi impraticabile, e poi non c’è anima viva tant’è che ad un certo punto ci viene il dubbio che abbiamo sbagliato strada, possibile nessuno vada a Bodie? Ma proseguiamo e finalmente a distanza notiamo un gabbiotto con dei ragazzi che ci chiedono l’età dei bambini ( e noi truffiamo diciamo che hanno 5 e 6 anni!!! Perché avevo già letto il cartello che diceva che fino 6 anni non pagavano) e così paghiamo solo 2 biglietti. Ci avvisano che siamo fortunati xchè oggi Bodie festeggia una sorta di anniversario e la gente del posto è vestita con abiti d’epoca per far rivivere le atmosfere dei tempi passati. Siamo arrivati a Bodie che è quasi mezzogiorno ed ora il caldo si fa sentire, è quasi insopportabile e zone d’ombra quasi nulla. A differenza degli altri amici del forum noi però siamo fortunati, ci sono banchetti ad ogni angolo di strada che vendono bibite fresche, propongono giochi, hot dog, piatti tipici ecc. c’è solo l’imbarazzo della scelta.

Anche a Bodie abbiamo la sensazione di essere circondati da Italiani, sembra che siano tutti li….e a volte non sono neanche simpatici, sentiamo diversi commenti davvero imbarazzanti!!!Lasciamo perdere.

Dopo un paio d’ore siamo davvero cotti e decidiamo di lasciare la bella Bodie, per dirigerci verso Lonepine, rifacciamo la strada del ritorno che ci costringe a ritornare indietro sui nostri passi e a rifare il mitico sterrato, la nostra Dodge già rossa di per sé lo sarà ancor di più!

La strada scorre veloce ed arriviamo al nostro Best Western Frontier a Lonepine intorno alle 17.30, il tempo di indossare il costume e via in piscina per un bel pomeriggio di relax, c’è anche la wifi in piscina e ne approfitto x mandare qualche messaggio a casa e al forum.

La nostra stanza al Best Western è davvero enorme e bellissima dotata di tutti i confort , a parte un po’ l’aria condizionata rumorosa, la sera scegliamo di mangiare in un locale suggerito sulla nostra guida routard il Mount Withney Restaurant, un locale davvero tipico dove abbiamo mangiato delle ottime bistecche e hamburger, costo totale circa 60$.

Uscendo dal ristorante Franco guarda l’auto e dice “io così non entro a Las Vegas” , per fortuna sulla strada che ci porta all’hotel c’è un lavaggio automatico e così inseriamo una banconota da 5 $ dollari e la nostra Dodge ritorna splendente come prima.

Sono solo le 21 ma decidiamo di cercare di dormire, domani la sveglia suonerà molto presto alle 5.30, dobbiamo affrontare la mitica Death Valley.

DOMENICA 15.08.2010 DEATH VALLEY/LAS VEGAS

Oggi la sveglia suona davvero presto, alle 5.30 io e Franco siamo già svegli sistemiamo l’auto e le valigie e aspettiamo che apri la sala colazione, facciamo una colazione tra gente assonnata che come noi ha deciso di svegliarsi presto x affrontare il deserto della death valley, i bambini li abbiamo lasciati a dormire tanto come ben sapete loro non fanno propriamente colazione!!! Dopo 10 min. torniamo in camera e cerchiamo di svegliare i ragazzi, ci metteremo un po’ ma alla fine si svegliano, li aiuto a vestirsi e per le 6 siamo già tutti in auto pronti per affrontare il grande caldo della death!

Durante il tragitto il sole comincia a sorgere e lo spettacolo del monte Withney infiammato dai raggi del sole è davvero impagabile, anche i bambini ne rimarranno entusiasta, a dire il vero pensavo che avrebbero ripreso a dormire in auto, invece sono sveglissimi e attenti al paesaggio che li circonda….ad un tratto Franco esclama: un coyote!!! Si, proprio un coyote ci taglia la strada e noi rallentiamo per immortalarlo in una foto, non vi dico la gioia dei miei figli.

Proseguiamo con il sole che diventa sempre più alto nel cielo e dopo circa un’ora e 30 di viaggio arriviamo al primo punto di avvistamento della Death Valley: le famose Sand Dunes. Scendiamo e il panorama è quello tipico del deserto, km e km di sabbia, procediamo verso le dune e ci accorgiamo che non siamo i soli…..sono quasi le 8 del mattino, ma la zona è piena di turisti: tutti italiani…..davvero non possiamo crederci, non c’era la crisi???? Scambiamo qualche parola con i nostri connazionali, scattiamo qualche foto e riprendiamo il viaggio, prossima sosta Devil’s Golf Course.

Arriviamo a destinazione, procedendo lentamente per non perdere nulla di quel paesaggio surreale e qui abbiamo la fortuna di essere soli, c’è solo una coppia di giovani fidanzatini che dopo aver fatto qualche foto va via e ci lascia soli soletti ad ammirare l’immensità della vasta distesa salina che ha avuto origine dal prosciugamento di un antico lago. Il terreno si presenta pieno di buche e suppongo sia questa l’origine del suo nome….in fondo chi verrebbe a giocare qui a golf se non il diavolo??? Facciamo qualche passo, raccogliamo reperti (da mostrare poi orgogliosi ai nostri amici al nostro ritorno), scattiamo foto e via verso la prossima meta: Badwater. Per ora il caldo è sopportabilissimo, anzi direi che a volte dove noi viviamo fa + caldo, boh forse è solo fortuna o forse siamo abituati a tali temperature? Fatto sta che non stiamo per nulla soffrendo…..Mentre procediamo verso Badwater, notiamo la deviazione x l’Artist Drive e siccome sappiamo che è un percorso ad anello decidiamo di farlo al ritorno in modo da non fare avanti e indietro.

Arriviamo a Badwater e sulla guida leggo la sua storia, apprendiamo che è il punto + basso degli Stati Uniti e di tutto l’emisfero settentrionale e precisamente 86 m. sotto il livello del mare. Leggiamo anche che c’è un cartello sulla parete rocciosa che indica esattamente il livello del mare e dopo un po’ lo avvistiamo: mamma mia è incredibile! Spiego ai bambini che se ci fosse stata l’acqua la sua superficie sarebbe stata esattamente dov’è posto il cartello! Rimangono allibiti…..Badwater è un posto fantastico, una distesa bianca enorme ed accecante (meglio indossare gli occhiali da sole ed anche un cappellino…ora il caldo si fa più intenso ma nulla di esagerato), cominciamo l’esplorazione del posto e vediamo che la vita animale pulsa anche a Badwater, all’inizio del percorso vicino ad una passerella di legno si possono vedere piccoli anfibi nell’acquetta morta di quello che doveva essere un lago, ognuno di noi procede per proprio conto interessandosi ai diversi aspetti del posto. Naturalmente, doto i miei figli di bottiglietta d’acqua e cappellino e li lascio liberi di girare a loro piacimento. Dopo una buona mezz’ora decidiamo di ritornare sui nostri passi, riprendiamo il percorso, all’inverso questa volta, ed arriviamo alla deviazione per l’Artist Drive. La strada serpeggia pareti rocciose dai colori davvero straordinari, prima di giungere ad una specie di anfiteatro da cui è possibile ammirare le varie sfumature di colore che le rocce assumono, Franco e i bambini si fermano sul ciglio della strada, vogliono lasciare un ricordo del loro passaggio nella Death Valley e costruiscono un totem con 4 pietre che rappresentano noi quattro! Arriviamo all’anfiteatro ed ammiriamo le rocce colorate di rosso, rosa, giallo, verde, viola e porpora…..sulla guida leggo i minerali che danno origine al fenomeno e i ragazzi mi ascoltano estasiati ed increduli che la natura possa fornire un simile spettacolo! Con gli occhi pieni di cotanta bellezza, lasciamo a malavoglia l’Artist Pallete e ci dirigiamo verso l’ultimo punto di osservazione: Zabriskie Point. Abbiamo deciso di non arrivare fino a Dante’s View, poiché avremmo perso almeno 1.30h tra andata e ritorno.

Arrivati a Zabriskie Point, bisogna affrontare una piccola salita (ma siamo ormai abituati, dopo le vernal falls nulla ci sembra impossibile!) ma una volta in cima il paesaggio è da mozzare il fiato!.Poi lì su addirittura soffia un leggero venticello che male non fa! E’ quasi mezzogiorno, fa caldo ma non quel caldo che ci aspettavamo, facciamo un piccolo spuntino a base di frutta (comprata il giorno prima a LonePine) e riprendiamo il cammino verso Las Vegas! Durante il tragitto ci fermiamo alle porte di Las Vegas e mangiamo in un Mac Donald, i soliti 15$ x 2 happy meals, 2 cokes, 1 cheeseburger and 1 Angus wrap snack, naturalmente la coca è refill! Per le 14.30 siamo finalmente a Las Vegas….wow….non possiamo crederci siamo nella città del vizio e del peccato, non a caso tutti la chiamano Sin City. Fatichiamo un po’ a trovare l’ingresso principale del Luxor, hotel da noi scelto per il soggiorno a LV (con il senno di poi avrei scelto altro!!!)ma finalmente imbrocchiamo il parcheggio giusto e ci dirigiamo al check in…..cavoli a LV fa caldo, anzi caldissimo, quasi + caldo che nella death valley! Al check in non facciamo molta fila, anzi quasi nulla, ci viene indicato l’ascensore che ci porterà nella nostra stanza e il numero, non facciamo alcuna fatica a trovare ascensore e stanza….saliamo, siamo nella Torre East….la camera non è nulla di eccezionale, grande con un grande bagno ma niente di extra lusso (e pensare che avevo preso una Deluxe non oso immaginare come fossero le standard!) e due letti enormi!. Sono le 15.00 e ci siamo svegliati molto presto al mattino così propongo ai bambini di riposare almeno un’ora e poi possiamo andare in piscina…io e Franco ci appisoliamo, loro giocano al nintendo (incredibile non ne vogliono sapere di riposare!!). Comunque alle 16 circa indossiamo i nostri costumi e ci immergiamo nella vita mondana di Las Vegas….la piscina è molto grande, a dire il vero ce ne sono almeno 3, ma una è riservata:c’è un party….Franco incuriosito si affaccia, vuole vedere le tipiche ragazze americane in bikini (finora abbiamo visto solo obesi) e soprattutto vuole vedere un party american style……torna che ride sotto i baffi….era un gay party!!!! Peccato rimarrà con questo desiderio insoddisfatto ehehehehhhe!

Fa un caldo insopportabile, l’unico modo x rinfrescarsi è rimanere a mollo nell’acqua, i bambini adorano la piscina e si divertono un mondo, + di una mamma mi chiede se sono gemelli….come? dico io, “ma no hanno 3 anni di differenza” ….boh io li vedo completamente diversi! Dopo circa 3 ore di piscina cerco di convincere i ragazzi ad uscire dall’acqua e ad andare a vestirci per la cena ….la cosa non sarà tanto facile, devo ricorrere a tutte le mie arti persuasorie e devo scendere a compromessi, ma finalmente ce la faccio e finalmente saliamo in camera dove ci godiamo un po’ di fresco.

Abbiamo deciso di cenare al buffet del Luxor (The More) ma per riuscire a trovarlo ci perdiamo almeno un paio di volte, finalmente riusciamo ad imbroccare la strada giusta, è ancora presto e la fila non è lunghissima, direi nemmeno 5 min di attesa, alla cassa mi chiedono l’età dei bambini ( fino ai 5 anni non pagano) e ancora una volta imbroglio, dichiaro Andrea di 5 anni e Ale di 8, ed ancora una volta nella giornata la signorina alla cassa mi fa:” ma non sono gemelli?” ed io “ma no, hanno 3 anni di differenza” (almeno su questo non ho mentito), la signorina mi guarda perplessa ed anche Franco, che si vergogna come un ladro ma poverino non parlando una parola di Inglese non ha possibilità di ribellarsi alle mie manovre. Al tavolo quando Franco mi dice che sono la tipica italiana imbrogliona, mi giustifico facendogli notare che in fondo i nostri figli non mangiano tanto, anzi direi quasi nulla e che il buffet non andrà in fallimento x questo….in effetti i bambini mangeranno pochissimo, il cibo non è di loro gusto e di conseguenza non mi pento x nulla di aver barato sull’età!

Dopo cena, affrontiamo la mitica Strip….usciamo dall’hotel e una ventata di aria calda e umida si abbatte sulle nostre facce….mamma mia, credevo che con il tramonto il caldo diminuisse un po’, come accade da noi, ma niente da fare, direi anzi che è peggiorato forse a causa delle luci e dell’aria afosa che esce dai condizionatori….vabbè che ci possiamo fare? Abbiamo affrontato la death valley affronteremo anche la Strip! E così cominciamo il nostro giro nel paese delle meraviglie…..decidiamo di andare a piedi….tutto sembra così vicino…..ma ben presto ci accorgeremo che le distanze a Las Vegas ingannano, riusciamo tuttavia a fare metà della Strip arrivando fino al Paris e riservandoci di fare l’altra metà la sera successiva.

Durante il percorso entriamo ed usciamo da un hotel all’altro, vediamo le fontane del Bellaggio che si muovono a ritmo di Frank Sinatra, compriamo almeno 5 o 6 bottigliette di acqua (ma non servivano nel deserto?) e alla fine distrutti dal caldo e dai kilometri percorsi affrontiamo la via del ritorno….naturalmente i bambini iniziano a lamentarsi ma riusciamo a farli arrivare al Luxor sulle loro gambe (tenete presente che sono svegli dalle 5.30 del mattino e che a differenza nostra non hanno voluto riposare nel pomeriggio!!!). Sono circa le 24.00 e direi che per oggi abbiamo dato abbastanza….a ninna senza l’incubo della sveglia ….domani ci si sveglia quando si vuole, siamo qui per riposarci!!!!

LUNEDI’ 16.08.2010

Oggi ci svegliamo con molta calma, scendiamo al buffet dove facciamo il ticket per la colazione, il pranzo e la cena, in 4 spendiamo 75$ (30$ circa x noi adulti, 15$ per Alessandro e Andrea gratis!) non male vero??? Abbiamo deciso di dedicarci allo shopping sfrenato e scegliamo il Premium Outlet….prendiamo l’auto e in pochi minuti siamo a destinazione. Sono circa le 10 del mattino ma fa già un caldo tremendo e l’outlet è tutto all’aperto (possibile non abbiano pensato di farlo al chiuso con l’aria condizionata?), ma ci sono i vaporizzatori che almeno regalano qualche momento di fresco oppure meglio entrare in qualche negozio e godere dell’aria condizionata. Entriamo ed usciamo da tutti i negozi, ma i bambini ben presto cominciano a lamentarsi, fa troppo caldo e a loro lo shopping non interessa affatto, tranne quando entriamo in un Disney Store!

Tiriamo (si fa per dire!) fino alle 14.30 e cioè fino a quando mi ricordo che dopo le 15.00 il buffet passa al dinner e non è + lunch, e quindi temendo di dover saltare il pranzo torniamo in albergo. Ed infatti arriviamo quasi sul limite, stanno già allestendo per la sera! Mangiamo e finalmente su in camera a riposarci. Verso le 16 scendiamo in piscina e ci rimaniamo fino alle 19 dopodichè via a fare una doccia veloce ed ancora una volta a cena! Anche questa volta calcoliamo bene i tempi e niente fila, quando andremo via la fila sarà pazzesca. Ci rituffiamo dunque sulla Strip, questa volta decidiamo di prendere l’auto per gli spostamenti. Ieri siamo arrivati sino al Paris e quindi deciadiamo di parcheggiare l’auto nel self parking del Paris e continuare di lì la nostra visita della città. Visitiamo il Paris che è davvero bello, all’interno è ricreata la Parigi di fine 800 con le sue strade i suoi negozietti, i Restaurant….se dovessi ritornare a LV penso sceglierei il Paris! Fuori c’è anche la tour eiffel, proseguiamo e nel nostro tragitto incontriamo il Venetian con il canal grande e le sue gondole mentre dall’altro lato del marciapiede vediamo il Mirage, sta cominciando lo spettacolo del vulcano, cerchiamo un punto dove attraversare, ma a LV è davvero difficilissimo farlo, i punti di attraversamento sono distanti km tra loro….rinunciamo e ci godiamo lo spettacolo dall’altro lato della strada! Lo spettacolo è davvero bello anche se la nostra visuale non è delle migliori. Continuiamo e finalmente troviamo un punto di attraversamento, siamo all’altezza del Treasure Island . C’è un sacco di gente che si allontana dall’hotel, chiediamo cosa succede e ci spiegano che è appena terminato lo spettacolo delle sirene e dei pirati….accipicchia, ce lo siamo persi per poco….chiediamo a che ora il prossimo e ci dicono che quello era l’ultimo, purtroppo!! Oh no! Vabbè vuol dire che abbiamo una scusa per tornare a LV. Ritorniamo sui nostri passi e facciamo il percorso questa volta sul lato contrario della strada, arriviamo al Mirage e questa volta lo spettacolo ce lo godiamo tutto ….siamo a pochi metri di distanza! Wow il calore delle fiamme ti investe in maniera pazzesca… i bambini sono davvero esaltati e si divertono un mondo, proseguiamo e rivediamo lo spettacolo delle fontane del Bellaggio, questa volta su musica di Celine Dion….si è fatto davvero tardi …..sono circa l’una del mattino….torniamo al parcheggio, riprendiamo l’auto, e ritorniamo al nostro albergo. Domani ci aspetta un’altra tappa del nostro viaggio….andremo a Bryce!

PS

Con il senno di poi:

NO al Luxor , allo stesso prezzo si può avere di meglio!

SI a Las Vegas, ci è piaciuta tanto, 2 gg sono giusti ma anche 3 gg ci stanno bene!! E poi quando si fa un viaggio del genere queste tappe servono a smaltire i km fatti e a riposare.

MARTEDI’ 17.08.2010 BRYCE CANYON

La sveglia torna a suonare alle 8.00, ci prepariamo in fretta, facciamo il check-out in camera e scendiamo per fare colazione, questa volta da Starbucks. Prendiamo 2 cappuccini bollenti e 2 banane per i bambini, paghiamo uno sproposito…possibile che le banane costino così tanto? Ma almeno sono mangiabili, i cappuccini imbevibili!!!! Prendiamo l’auto e ci avviamo verso la meta della nostra giornata, il Bryce Canyon….non percorreremo la strada panoramica x Zion poiché è in manutenzione, questo ci dispiace un po’ ma per fortuna anche la strada che affronteremo offre notevoli paesaggi. Man mano che ci allontaniamo da Las Vegas, il paesaggio comincia a cambiare, le rocce si colorano di un rosso intenso, il cielo è di un azzurro terso e gli alberi con il loro verde creano contrasti di colore davvero affascinanti…..le ore di viaggio scorrono veloci…Abbiamo deciso di arrivare prima a Tropic, dove alloggeremo al Bulberry Inn, e ci accorgiamo che per farlo superiamo il Bryce Canyon, pazienza non ci resta che ritornare sui nostri passi una volta fatto il check in. Entriamo a Tropic, è davvero un piccolo centro, una via principale su cui si affacciano diversi bed&breakfast e qualche ristorante, ma non riusciamo a trovare il nostro alloggio. Chiediamo a qualcuno di passaggio e ci spiega che il Bulberry Inn e poco fuori Tropic, appena dietro la curva, che prontamente ci indica….ok, ripartiamo e finalmente troviamo il posto. La casa che ci accoglie è davvero carina, la tipica tenuta americana con un ampio giardino, il patio in legno, l’altalena…insomma la classica casa americana che si vede in tanti telefilm, purtroppo devo dire che non altrettanto caloroso è stato il benvenuto da parte di Nettie, la proprietaria, che anzi mi è parsa da subito fredda e un po’ scostante. E dire che molti su diversi forum avevano tessuto le lodi di questa padrona di casa così accogliente, vuol dire che probabilmente non le saremo stati simpatici oppure quel giorno aveva semplicemente la luna storta. Ad ogni modo ci mostra la nostra camera, che si trova la piano superiore e poi subito si raccomanda di tenere i bambini calmi al nostro rientro dato che la camera sottostante la nostra è occupata e non vuole lamentele, le faccio notare che i miei ragazzi sono dei tipi tranquilli e quasi la mando a quel paese, non mi è piaciuto questo comportamento e lo faccio notare a Franco che mi dice di lasciar perdere….sorvolo anche su questo, sistemiamo le valigie e partiamo per il Bryce. Rifacciamo la strada al contrario e finalmente entriamo nel parco + bello di tutta la vacanza.

Il Bryce è qualcosa che le parole non possono descrivere e a volte neanche le immagini riescono, riguardando le foto mi rendo conto che non hanno catturato la magia del luogo e tantomeno i colori eccezionali che questo parco offre, tuttavia rendono ugualmente l’idea di ciò che ci si trova di fronte una volta entrati….Al gabbiotto, mostriamo il tesserino del parco e ci consegnano una guida in italiano e in inglese, cominciamo il giro del parco e la prima cosa che decidiamo di fare è il Navajo loop, siamo nel primo pomeriggio e fa davvero caldo, ma affrontiamo con serenità il percorso. Si parte da Sunset Point, il percorso è segnalato da un cartello che indica se il loop è aperto o chiuso, quel giorno segnala open….è ok, possiamo andare….il percorso è in discesa all’andata e ovviamente in salita al ritorno, ma lo si affronta davvero con piacere (dopo le vernal falls nulla mi sembra complicato!), ad ogni passo c’è un angolo dove fermarsi, godere del paesaggio, dare da mangiare ai piccoli scoiattoli e senza che te ne accorgi sei arrivato in fondo, qualche minuto per rendersi conto dell’immensità del creato e via verso la risalita. Non dimenticate le bottigliette d’acqua, necessarie se volete raggiungere la cima vivi! Naturalmente la salita è più faticosa da affrontare, ma anche questa volta ce la faccio, inutile dire che per gli altri è stata una bazzecola, per me un’impresa! Ancora una volta (lo dirà spesso durante tutto il viaggio) Franco mi fa notare che se avessi fatto un po’ di allenamento nella mia vita forse non mi lamenterei così tanto! Comunque ci tengo a sottolineare che nonostante tutto ce l’ho fatta ad affrontare tutto quello che questo viaggio prevedeva..ahahahahh!

Risaliti, riprendiamo l’auto e facciamo i diversi view points, durante uno degli spostamenti notiamo un branco di deers, i bambini eccitati chiedono di accostare l’auto, la scena è davvero bella: c’è un piccolo che beve il latte dalla mamma, mentre gli altri del branco brucano in pace. Nel frattempo un sacco di auto si sono fermate e i deers spaventati cominciano ad inoltrarsi nel bosco. Continuiamo, verso altri view points e mentre siamo lì una strana sensazione mi coglie, comincia a ronzarmi la testa e mi sembra di avere dei giramenti, mi siedo in auto e spiego a Franco la sensazione, mi dice che anche lui la sta provando…..no, non è la sindrome di Stendhal, probabilmente è l’altitudine, chiediamo ai ragazzi come stanno, niente, loro sono come al solito immuni da certe esperienze ( vedi fuso orario!). Si è fatto tardi, dopo aver goduto del tramonto, rientriamo a Tropic, ma prima di tornare in camera ci fermiamo all’unica pizzeria del paese. Ordiniamo 4 slices di pizza 2 cokes e x la prima volta durante il nostro viaggio propongo a Franco di berci una bella birra fresca, con assoluta ingenuità chiedo una bella birra….il ragazzo mi guarda un po’ in imbarazzo e mi spiega che siamo nello Utah, dove l’alcool è bandito…oops guardo Franco e scoppio a ridere, di tutti i posti proprio qui doveva venirci la voglia di birra? Vabbè optiamo anche noi x la solita coca. La pizza non è male, prendiamo anche delle ali fritte di pollo, davvero gustose, e con la pancia piena torniamo dalla simpatica Nettie. Salendo in camera, ci chiede cosa vogliamo x colazione domattina, Franco sceglie la classica colazione all’americana ed io toast, marmellata, burro e tea mentre per i bambini chiedo della frutta. Guardiamo un po’ di televisione, organizziamo il percorso per il giorno seguente e finalmente chiudiamo gli occhi.

MERCOLEDI’ 18.08.2010. BRYCE CANYON/ PAGE

Ci svegliamo alla solita ora, ormai è un’ abitudine e devo dire che non ci pesa per niente. Facciamo la mitica colazione da Nettie , che finalmente questa mattina è più loquace. Mi chiede quanti anni hanno i bambini, che classe fanno ecc. e mi dice che i suoi domani riprenderanno la scuola, facciamo ancora due chiacchiere sul sistema scolastico italiano e americano e poi via in auto verso Page. Il viaggio lo affrontiamo come al solito in tranquillità, i bambini hanno imparato a dormicchiare in auto, giocare al nintendo, insomma ingannano il tempo come possono, io e Franco guardiamo le mappe, facciamo previsioni ecc. All’improvviso il cielo diventa nero e per la prima volta nella nostra vacanza incontriamo la pioggia, ma quella vera….piove a dirotto….e proprio non ci voleva, dovevamo visitare l’Antelope Canyon. Oggi, poi, abbiamo appuntamento anche con Daniele e Jessica, volevamo visitare l’Antelope insieme, infatti secondo i nostri piani dovevamo essere a Page per le 12 circa, invece ci abbiamo messo + del previsto e alle 13 siamo nei dintorni di Page. Scendiamo al Visitor Center della diga, la pioggia è diminuita, facciamo un giro , oggi di fare l’Antelope non se ne parla, sentiamo da diversi turisti, anche italiani, che il canyon è chiuso e probabilmente anche domani lo sarà…..oh no!!!! Forse perderemo uno dei posti più belli di tutto il viaggio, non ci possiamo credere! Dopo aver visitato la diga (dal di fuori) e aver fatto un giro sul ponte, decidiamo di andare da Mc Donald, prendiamo le solite cose e spendiamo la solita cifra….ci sorprenderà in tutto il viaggio l’età media dei camerieri dei McDonald, diciamo sugli ottant’anni in su, ma la pensione non esiste negli States? Ci facciamo due risate, sulla nonnina arzilla che ci pulisce il tavolo e ci dirigiamo al nostro hotel. Abbiamo scelto il Motel 6, ottimo motel, pulito, economico e stanza spaziosa. Mandiamo un sms a Daniele per darci appuntamento, risponde fissando l’appuntamento x le 14.30 fuori al nostro motel, guardo l’orologio e vedo che sono le 14.20, praticamente adesso…..metto fretta a Franco e ai bambini che stavano riprendendosi un po’ dal viaggio, usciamo e ci rimettiamo in auto in ateesa di Daniele e Jessica….ma non arrivano….possibile? mando un altro sms, avviso che siamo fuori in auto, una Dodge Rossa, li aspettiamo, Daniele risponde ribadendo che l’appuntamento è alle 14.30, e io rispondo che sono ora le 14.30, “ma no” risponde Daniele “sono le 13.30”, ma che cavolo sta succedendo? Caspita, provenendo da Tropic (Utath) abbiamo dimenticato di spostare le lancette indietro di un’ora….e ora che si fa? Siamo tutti pronti e di ritornare in camera non ci va, nel frattempo ha smesso di piovere, decidiamo di andare al horseshoe bend. Troviamo subito il posto, grazie anche all’indicazione della P sulla montagna (P non sta x parcheggio ma x Page, abbiamo notato che anche in altri posti c’era l’iniziale del paese sulle montagne) e ci incamminiamo, sappiamo infatti che per arrivare alla veduta dobbiamo fare una piccola passeggiata. Intanto, è uscito un po’ di sole e comincia a fare caldo. Affrontiamo la passeggiata come se nulla fosse, abbiamo già fatto le vernal, il navajo loop e questo tragitto ci sembra proprio facile, ci chiediamo come mai tanti si lamentano, per noi tutto ok e nulla di trascendentale. Horseshoe Bend è davvero eccezionale, una vista sul Colorado che lascia senza fiato.

Purtroppo, non abbiamo potuto godercelo in tutta pace, la zona è senza protezioni e andare con i bambini è piuttosto pericoloso, infatti mentre facevo una foto a Franco sul ciglio del dirupo, Andrea , per fare uno scherzetto, al papà ha cercato di mettersi dietro la foto e naturalmente non aveva calcolato il pericolo, ma per fortuna io l’ho visto dall’obiettivo e sono riuscita a fermarlo in tempo….cavoli mi ha preso un colpo! Naturalmente Andrea le ha prese, anche perché prima di scattare la foto io li avevo seduti su una roccia e avevo detto di non muoversi di lì, invece lui ha disubbidito! E proprio mentre ci stavamo allontanando dal view point, in lontananza riconosco Daniele ( ci eravamo, poi, dati appuntamento all’horseshoe bend). Ci viene incontro con Jessica e un’altra coppia di amici, conosciuti a Page, credo. Finalmente, ci presentiamo e dopo qualche chiacchiera ci diamo appuntamento per la sera….andremo a cena al Fiesta Mexicana. Noi decidiamo, dato lo spavento che ci siamo presi, di lasciare l’horseshoe bend e di andare a fare il bagno nel lago Powell, leggiamo sulla guida che uno dei posti più carini è il Chains Area che si trova poco prima del ponte sulla diga, salutiamo gli altri e ci dirigiamo sul posto prescelto. Il punto è davvero carino e come in tutti gli Usa non mancano i bagni, dove ci cambiamo, indossiamo i nostri costumi e via giù verso il lago, si perché per arrivare al lago bisogna scendere su delle rocce che sono davvero straordinarie, hanno un colore così rosso che crea un contrasto fenomenale con il blu del cielo e il verde-azzurro delle acque. I bambini non vedono l’ora di tuffarsi in acqua, io invece sono più prudente, nel frattempo Andrea si è calmato ( era imbronciato per lo scappellotto ricevuto all’horseshoe) e mi chiede scusa x il gesto avventato, ha capito che ha sbagliato e credo si sia poi reso conto del pericolo corso e quindi si era un po’ spaventato…Il pomeriggio lo passiamo così, a sguazzare nell’acqua . Arrivano le 19.30, stiamo andando in motel, quando vedo un movimento strano nei cespugli che richiama la mia attenzione, “Bimbi, guardate che uccello strano!” e loro tutti emozionati mi dicono che quello è un uccello corridore (ancora una volta la mia ignoranza faunistica mi fa fare una brutta figura), non ci possono credere, ci fermiamo e facciamo una foto, “ma possibile sia quello BipBip?” io davvero me lo immaginavo molto + grande, e soprattutto di colori diversi….eh i danni dei cartoni animati! Rientriamo in motel, ci facciamo una doccia e x le 20.30 siamo pronti ad andare a cena. L’appuntamento è davanti al Fiesta Mexicana, siamo tutti puntuali, entriamo e ci accomodiamo ad un tavolo. Il locale è carino e caratteristico, mangiamo bene, la compagnia è ottima, il tempo vola e i camerieri ci fanno capire con garbo che è tempo di chiusura, ma noi siamo italiani e per noi è davvero troppo presto per finire la serata. Ci intratteniamo davanti al ristorante e chiacchieriamo su un po’ di tutto, dei posti già visitati, di quelli che visiteremo, dell’Italia, del nostro lavoro, dei bambini ( i miei!) ecc. Ci dispiace davvero lasciare la compagnia, ma domani ognuno riprenderà il proprio viaggio, salutiamo Daniele e Jessica con cui ci diamo appuntamento a Los Angeles (dormiremo nello stesso albergo a Pasadena) e Alberto e la sua ragazza, di cui non ricordo il nome (mea culpa! La mia memoria sta peggiorando con l’età?!!). Domani, dovremmo vedere l’Antelope Canyon e speriamo che sia così, dato che oggi a causa temporali non è stato possibile visitarlo. Andiamo tutti via con la speranza che domani il tempo migliori e sia possibile visitare l’Antelope.

GIOVEDI 19.08.2010 PAGE/ANTELOPE CANYON

Ci svegliamo e il nostro primo pensiero è guardare fuori dalla finestra….meno male non piove, rapida colazione e via al parcheggio dei Navajo dove arriviamo troppo presto:è chiuso. C’è comunque una piccola fila di gente che come noi è arrivata troppo in anticipo, il parcheggio apre alle 9 e sono solo le 8.40, allora aspettiamo l’apertura. Nell’attesa facciamo amicizia con una coppia matura del New Jersey che avendoci sentito parlare si sono avvicinati e avendo capito che eravamo italiani erano curiosi di sapere da dove venivamo. Quando gli ho detto che eravamo del sud Italia, gli si sono illuminati gli occhi, anche loro sono di origine italiana e venivano da Lacedonia, un paesino non molto lontano da Cerignola, immaginatevi la gioia che hanno provato a vedere che noi conoscevamo il loro paese di origine. Naturalmente i minuti d’attesa volano, e appena si aprono i cancelli ci congediamo dalla coppia con affetto. Arrivati al gabbiotto, ci danno notizia certa che apriranno il canyon, prenotiamo la visita delle 11 (quella migliore) e ce ne andiamo. Decidiamo di fare la visita guidata della diga, torniamo al visitor center del giorno precedente, ma purtroppo x una manciata di minuti abbiamo perso il primo tour, e il secondo finisce dopo le 11. Niente non possiamo, x quell’ora dobbiamo essere al canyon. Con la guida in mano, decidiamo allora di visitare Marina Wahweap, entriamo mostriamo il pass e facciamo un giro nei dintorni. Devo dire che non ci ha per niente colpito, intanto si sono fatte le 10.30 e torniamo verso il parcheggio dei Navajo, lì ci fanno salire su un fuoristrada coperto insieme ad un’altra famiglia francese anch’essa con 2 figli maschi della stessa età dei miei. Inutile dire che tra i bambini si è creato subito un feeling particolare, anche se non si capivano, il linguaggio universale dei bambini funziona sempre! Iniziamo, quindi, il nostro tour in completa allegria e la nostra guida era contentissima di avere solo 8 persone da accompagnare. Il tragitto fino al canyon dura pochi minuti, aspettiamo un po’ all’ingresso, per far defluire la gente e finalmente entriamo. L’antelope è davvero bello, peccato però che quel giorno era affollatissimo (anche xchè il giorno prima era stato chiuso e quindi immaginate…), noi abbiamo avuto la fortuna di avere un gruppo piccolo, ma c’erano gruppi di almeno15 persone, e pertanto abbiamo potuto ascoltare attentamente tutte le spiegazioni date dalla nostra guida anzi ci spiegava anche la posizione migliore x scattare le foto! Ad un certo punto del percorso poi, ci ha fatto sedere accanto a lui e ha cominciato a suonare il flauto, è stata davvero una bella esperienza, le sensazioni provate sono state tante, di sicuro l’atmosfera sarebbe stata più magica se non ci fosse stata altra gente. Comunque meglio di niente…non tutti avevano la guida che suonava. Intorno a mezzogiorno, finalmente, i raggi del sole hanno cominciato a creare quell’atmosfera che tutti si aspettano dall’Antelope, e anche noi possiamo dirci soddisfatti., fare la visita delle 11 ripaga dell’attesa! All’uscita dal canyon, incontriamo la coppia di amici che era con Daniele e Jessica, erano anche loro nel canyon ma con un altro gruppo. Ci salutiamo, ci scambiamo il numero di telefono e, dato che anche loro saranno ancora a Page x la sera, ci diamo appuntamento x cenare insieme. Intanto la nostra guida si spazientisce un po’ e di corsa lasciamo Alberto e Roberta. Durante il tragitto di ritorno ci fermiamo a visitare uno dei canyon + piccoli, non aperto al pubblico, è un regalo che la nostra guida fa al suo gruppo più affiatato (così ci chiama lui!) ma soprattutto è un regalo per i bambini. Per visitare, questo piccolo canyon dobbiamo arrampicarci e noi donne veniamo issate su, come sacchi di patate, dai tre uomini. Il canyon non è molto agevole, ma i bambini si divertono un mondo a fare gli esploratori, noi donne un po’ meno…..comunque finalmente torniamo indietro e in auto vediamo un filmato del canyon durante un temporale, inondato dalle acque, davvero impressionante se si pensa che era successo pochi giorni prima! Al termine, facciamo una foto ricordo con la nostra guida, che ci regala un bel poster dell’Antelope, e salutiamo i nostri amici francesi.

Sono solo le 12.30, ma abbiamo fame e decidiamo di andare al solito Mcdonald. Dopo aver pranzato, ci chiediamo cosa facciamo???? 2 gg a Page sono tanti e ci rendiamo conto di aver sbagliato questa parte della programmazione del viaggio….abbiamo visto tutto quello che c’era da vedere nei dintorni e non ci rimane che andare a fare il bagno ancora una volta sul lake Powell. I bambini ne sono entusiasti, io avrei preferito tornare in camera a riposare. Andiamo al solito posto, e mentre gli altri fanno il bagno io prendo un po’ di sole, ma all’improvviso in lontananza si sente il suono di un tuono, mi volto e vedo il cielo nerissimo, il temporale si avvicina…ma i colori del lago sono davvero spettacolari, in questo frangente l’acqua è di un verde accecante, le rocce sono rossissime e il cielo nero….wow….che spettacolo che ci offre questa natura!!!

Dopo un po’, le prime gocce cominciano a scendere e a malavoglia lasciamo il lago e ci dirigiamo in hotel, passiamo il resto del pomeriggio in camera. Alle 20 abbiamo appuntamento con Alberto e Roberta, che sono nell’hotel di fianco al nostro, andiamo da Ken’s Old West, un localino davvero tipico, all’ingresso c’è un carro del Far West che segnala l’ingresso del locale, ritrovo dei veri cowboys. Alberto per fortuna aveva prenotato e il nostro tavolo è proprio nella sala dove si balla, l’atmosfera è quella tipica del saloon, c’è una band che suona dal vivo musica rock, country ecc., ci sono persone che fanno il tipico ballo dei cowboys, credo si chiami la raw dance, ci sediamo al tavolo e la band comincia a suonare Hotel California….che dire? Atmosfera fantastica e brividi a fior di pelle. Ordiniamo delle belle e buonissime bistecche, mangiamo con gusto, chiacchieriamo, e Alessandro e Andrea si gettano nella mischia, ballano divinamente! Ad un certo punto il batterista lascia il posto a uno dei turisti che chiede di poter suonare….e che bello: è italiano!! La serata passa davvero in fretta, quasi ci dispiace dover andar via, ma il locale sta per chiudere. All’uscita facciamo una foto ricordo con Alberto e Roberta ( con l’auto scatto, che risate trovare il posto giusto!!!) e ci lasciamo davvero a malincuore, sono dei ragazzi fantastici, chissà se li rivedremo nel nostro viaggio. Buona Notte!.

VENERDI 20.08.2010 MONUMENT VALLEY

Oggi è il giorno della Monument, ci alziamo ma senza fretta, la distanza da percorrere è relativamente breve per cui possiamo fare con comodo. Il viaggio lo affrontiamo senza intoppi e dopo circa 2, 30 h siamo già in prossimità della mitica valle. Il paesaggio è brullo, ci sono solo rocce rosse e pochissima vegetazione, a parte qualche arbusto qua e là. All’ingresso del parco si intravedono le prime bancarelle con i prodotti indiani e naturalmente ci fermiamo per fare qualche acquisto, i bambini prenderanno 2 collane e 2 bracciali portafortuna, io prendo dei monili per le mie sorelle e Franco prende un dreamcatcher. Felici dei nostri acquisti, ci dirigiamo all’interno della valle. Decidiamo, ovviamente di farla con la nostra auto, il percorso è davvero accidentato e si procede a rilento. Le buche, a volte, sono davvero grosse, tuttavia riusciamo ad effettuare il giro con la nostra mitica Dodge. Ci fermiamo a tutti i view points, scattiamo foto, ammiriamo il paesaggio davvero spettacolare, leggiamo qualcosa sulla nostra guida e in 2 ore abbondanti terminiamo il percorso……e ora che si fa????aspettiamo il tramonto? Impossibile ci vuole troppo tempo sono solo le 16.00, propongo di dirigerci verso Mexican Hat,( naturalmente ignara di ciò che ci aspettava!) prendere la stanza e fare un giro nei dintorni. Stiamo percorrendo la strada dove il mitico Forrest Gump decide di interrompere la sua corsa e naturalmente ci fermiamo diverse volte per ammirare sullo sfondo la Valley, in pochi minuti siamo a Mexican Hat…..noooooo, non posso crederci…..è una desolazione, alloggiamo al Rock Hat Inn, proprio all’ingresso del paese, ma che dico, paese è un eufemismo! Sono solo 2 case, una pompa di benzina e il mitico ristorante con la brace a dondolo. Prendiamo possesso della nostra stanza che si affaccia sul fiume San Juan , le acque del fiume sono davvero inquietanti, sono di un marrone indescrivibile. Comunque, la stanza è davvero carina e spaziosa, approfittiamo del nulla per riposarci un po’, i bambini e Franco decidono di esplorare i dintorni, io mi metto sul letto. Verso le 19 usciamo dalla stanza e andiamo a mangiare nell’unico posto del paese: The Swinging Steack House, non troviamo difficoltà a prendere posto a tavola e quando ci sediamo ci accorgiamo, ancora una volta ,che almeno il 60% dei clienti sono italiani. Scegliamo 3 bisteccone e 1 bel hamburger, coca e birra. Mangiare è davvero impossibile, le mosche ci assalgono in continuazione, proviamo a cambiare tavolo spostandoci verso l’interno del locale, ma la situazione con cambia di molto. Ad ogni modo arriviamo alla fine della cena, paghiamo un conticino niente male, considerato il posto (forse il conto + caro mai pagato in tutta la vacanza!) e ci dirigiamo tristemente al nostro albergo. Sta diventando buio e ci fermiamo a godere della quiete, che il posto offre, sulle panchine poste in riva al fiume, ci fanno compagnia un gruppo di signori di una certa età che sentendoci parlare mi chiedono che lingua utilizziamo. Rispondo: “Italiano, siamo Italiani”, ma un uomo del gruppo quasi si meraviglia di non aver compreso l’idioma che a parere suo conosce così bene dato che ha dei parenti italiani e che spesso per lavoro si reca in Italia e soprattutto nel sud, a Brindisi…..mi viene un dubbio! Non è che abbia parlato in dialetto? In questo caso, sicuramente non avrebbe potuto capirci….ma ad un certo punto mi accorgo che invece io riesco a capirlo, senza perdermi una parola del discorso (pur conoscendo la lingua spesso mi è capitato, durante questo viaggio, di non comprendere appieno quello che mi veniva detto) e naturalmente glielo faccio notare…..mi sorride e mi dice che loro sono australiani e che naturalmente parlano il vero Inglese, non quello degli Yankee, e per consolarmi mi dice che spesso anche loro non capiscono cosa dicono gli Americani….scoppiamo a ridere, si è fatto piuttosto tardi, nel frattempo Franco e bambini erano sulla riva del fiume a lanciare sassi nell’acqua, li chiamo e propongo di andare a dormire.

PS.

Con il senno di poi, no a Mexican Hat se si fa di giorno la Valley, passare il pomeriggio è davvero un’impresa! Meglio pagare un po’ di più e soggiornare al The View unico albergo all’interno della Valley, ma almeno avremo goduto del tramonto!

SABATO 21.08.2011

Oggi si parte destinazione Grand Canyon, il viaggio porterà via solo poco più di un paio d’ore arriviamo quindi molto presto a destinazione. Entriamo nel parco dalla parte del Kaibab Trail, che è percorribile con l’auto e ci fermiamo ad ammirare i diversi view points. Sono dei belvedere che già danno l’idea della maestosità e della grandezza di questo posto che lascia senza fiato. Passiamo diverso tempo in questi posti fantastici e verso mezzogiorno raggiungiamo il parcheggio di market place che si trova proprio vicino al nostro alloggio: lo Yavapai Lodge. C’è una specie di self service dove pranziamo, si mangia piuttosto bene ma è un po’ caro. Dopo pranzo cominciamo il giro del Canyon, prendiamo la navetta che porta all’Hermits Rest Route. Alla fermata facciamo un po’ di fila ma non come temevamo, scendiamo al primo view point: Trail View Overlook e rimaniamo a bocca aperta……è davvero maestoso, facciamo gli scatti di dovere e ci fermiamo a godere di tanta meraviglia, in fondo il posto non è così affollato come temevamo….decidiamo di percorrere a piedi il tratto fino al prossimo view point. Il percorso, infatti, può essere effettuato a piedi o in navetta scendendo ai vari view points, noi optiamo per una via di mezzo: faremo a piedi i tratti + belli ( come suggerito dalla nostra Routard) e useremo la navetta per quelli più noiosi). Di tutto il gruppo salito sull’autobus siamo gli unici a fare a piedi il tratto che ci separa da Maricopa Point! La passeggiata è davvero piacevole e per niente faticosa, e ti permette di ammirare il paesaggio in perfetta solitudine. In una delle nostre risalite in navetta, incredibile ma vero, incontriamo la famiglia francese con cui abbiamo condiviso la gita all’Antelope e i bambini super gasati ricominciano a ridere a crepapelle, facciamo il resto dei percorsi in compagnia dei nostri amici francesi. Verso le 20 decidiamo di tornare in albergo, salutiamo i nostri amici, ceniamo al self service e via nella nostra bellissima camera. Lo Yavapai Lodge è assolutamente consigliato, camere belle, spaziose, pulitissime. E poi al risveglio bellissima sorpresa un giovane cervo brucava fuori dalla nostra porta, Ale e Andrea sono contentissimi!

Alcune considerazioni sul Grand Canyon: è stato uno dei parchi che ci ha meno colpiti, forse perché avevamo già visto le meraviglie del Bryce e dell’Antelope o forse perché verso la fine di un viaggio la stanchezza comincia a prendere il posto dell’entusiasmo, fatto sta che non ci ha per niente stupiti. Forse il Grand Canyon merita una visita diversa da quella mordi e fuggi che molti di noi fanno, ahimè per mancanza di tempo, forse lo si godrebbe fino in fondo solo andando giù verso il Colorado facendo camping sulle rive di quel fiume meraviglioso e selvaggio, lo capiremo solo il giorno seguente quando a Tusayan decidiamo di vedere il film in 3D sul Grand Canyon, allora scopriremo che il Grand Canyon non è fatto solo di vedute fantastiche (le uniche cose che si riesce a vedere facendo il percorso in bus), ma di storia, una storia fantastica popolata da uomini che si sono adattati a quel paesaggio meraviglioso ma al tempo stesso pericoloso, di uomini avventurosi che hanno solcato le acque ripide del Colorado per scoprire nuovi mondi, nuove civiltà ma allo stesso tempo distruggerle, di uomini che per amore della natura non hanno temuto di perdere la propria vita per darci il senso dell’immensità di questo posto…..e forse la magia del Canyon è in tutto questo: scoprire che questo posto ha un’anima, che vive della storia del passato, che vive della storia del presente, ma questo non lo si può cogliere viaggiando in bus con altre 50 persone e fermandosi ad ogni view point ad ammirare il paesaggio, bisogna vivere il Canyon, andare fino alle sue rive e confondere il battito del tuo cuore con la voce delle sue acque tumultuose, dei silenzi dei suoi anfratti, delle grida stridule dell’aquila nel cielo azzurro sulla tua testa, e solo allora potrai dire di essere stato in paradiso!.

DOMENICA 22.08.2010

Oggi sarà solo una tappa di puro viaggio, non abbiamo prenotato nulla ed è meglio così, infatti decidiamo di fare tutta una tirata e arrivare a Los Angeles. Il viaggio che ci aspetta è lungo saranno almeno 8/9 ore, chiamo l’hotel in cui dormiremo la prossima notte e chiedo se per caso hanno disponibilità anche per questa notte, dopo aver ricevuto conferma prenotiamo e partiamo destinazione Pasadena, località scelta per sostare a Los Angeles.

La tappa è come già detto una pura tappa di trasferimento, cominciamo il viaggio, passiamo da Tusayan, vediamo il film sul Grand Canyon, procediamo, naturalmente non potevamo mancare di viaggiare sulla mitica Route 66. La strada è una comunissima strada, ma ogni tanto ci sono dei piccoli distributori dell’epoca che ti fanno rivivere il mito della Route. Ci fermiano ad uno dei più caratteristici, foto di rito e ripartiamo destinazione Barstow dove c’è un bell’outlet e dove spenderemo un altro po’ di soldini!!! Alle 20 siamo a Pasadena, scendiamo al Ramada Inn, un bell’albergo, con piscina, la stanza è bella, pulita e spaziosa. Chiediamo alla reception se nei dintorni c’è un posto dove mangiare, ci indirizzano verso un ristorante a pochi passi dal motel che prepara piatti a base di pesce. Mangiamo davvero bene, io ritrovo la Clam Chowder lasciata a San Francisco, è buona anche qui!, Franco prende dell’aragosta, i bambini spaghetti ai frutti di mare, tutto squisito, da leccarsi i baffi. E’ un po’ tardi per il loro standard, vediamo che i camerieri cominciano a preparare per la colazione, siamo gli unici nel locale, sono solo le 21. Chiediamo il conto e con le pance piene andiamo a dormire.



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