A Cartagena de Indias per un giorno
Pochi giorni prima del viaggio nei Caraibi si è verificato un uragano ed il tempo non sempre è stato idilliaco, ma per fortuna a Cartagena splendeva il sole, interrotto ogni tanto da qualche nuvola, 28 gradi, ma rilevante l’umidità stimata al 90%. Cartagena è una piccola Havana. Una delle più grandi città colombiane, 900 mila abitanti, piuttosto sicura rispetto alle altre, anche perché meta turistica più importante, situata in una baia circondata da isolette e con una storia ricchissima poiché grande porto del continente, portatrice di ricordi coloniali spagnoli e commercio di schiavi. Dopo varie vicissitudini fù liberata i primi dell’800 da Simon Bolivar. Fondatore della città fù Pedro de Heredia, ma figura importante fù la sua accompagnatrice Catalina, una india che studiò lo spagnolo a Santo Domingo e funse da interprete avendo poi un ruolo importante. Il monumento a lei dedicato svetta al centro della città. Giungiamo a Cartagena di mattino presto ed usciamo subito dalla nave, ingaggiamo un tassista con 60 dollari che ci accompagnerà per tutta la giornata dandoci mille spiegazioni, ma soprattutto lasciandoci godere in parte i luoghi di difesa della città e lo stile coloniale del vecchio centro.
Prima meta la FORTEZZA DI SAN FELIPE che si raggiunge dopo aver attraversato il quartiere residenziale di Manga con edifici risalenti all’epoca repubblicana. Il forte è tra le più importanti opere di ingegneria militare spagnola dell’America latina edificato nel 1500 da schiavi che hanno lavorato oltre 120 anni: è sicuramente una grande fortificazione, bello anche internamente dove mancano sale arredate ma comunque spettacolare e dove si visitano centinaia di metri di cuniculi: bel panorama sulla città. Intorno venditori di souvenir, spremute e acqua. Vale la pena visitarlo e se vorrete, fare una foto con una delle signore in abiti tradizionali che poi vi chiederanno un dollaro, attenti se si accorgono che le fotografate di nascosto vi chiederanno comunque la mancia, si chiamano “palenqueras” e le trovate in giro in città.
Dal forte ci rechiamo in mezzo al traffico al CONVENTO DELLA POPA, su una collina di circa 150 mt. che per la forma ricorda la poppa di una nave. Essendo il punto più alto della città si gode ovviamente di un maestoso panorama. Nome esatto: Convento di nostra signora della Candelaria fondato dai padri agostiniani nel 1607. La statua della vergine della Candelaria, santa patrona della città, si trova nella cappella, per la verità deliziosa, come il chiostro fiorito. Intorno alcuni banchi di bibite e souvenir. E’ qui che la guida ci spiega come gli abitanti siano divisi in 6 classi sociali, 1 è il più povero ed usufruisce di maggiori agevolazioni, fino a crescere al sesto livello, quello dei più agiati. Dal convento guardando in basso la città si notano infatti le varie zone con differenti costruzioni dove abitano i cittadini in base appunto al livello sociale, vediamo quindi zone con povere baracche e grattacieli con appartamenti costosi. Da lì ci rechiamo al centro artigianale di LAS BOVEDAS, fine 1700, originariamente una prigione e deposito di munizioni che funge ora da centro artigianale, più propriamente un porticato con vari negozi numerati di souvenir a prezzi abbordabili di ogni genere: molto turistico Da Las Bovedas percorriamo la strada che ci porta presso il centro storico, costeggiando le bellissime mura di cinta la cui costruzione è durata secoli ed iniziata da un italiano. Abbandonata l’auto comincia la parte più bella della gita, la passeggiata per il centro storico. Strade acciottolate e 1000 balconi in legno con fiori. Tipico paesaggio coloniale spagnolo con case colorate e belle chiese. Oltrepassiamo il teatro Heredia del 1900 edificato sulle rovine di una chiesa quindi, in sequenza, vediamo la CATTEDRALE di Santa Catalina del 1500 con stucchi dipinti e cupola sulla torre, interno molto semplice a tre navate. Poi la bella PORTA DELL’OROLOGIO, un simbolo della città ed anticamente unico varco per entrare in Cartagena con 3 arcate d’entrata e orologio con 4 quadranti. Nei pressi Plaza de los coches, deliziosa con le carrozzelle in attesa ed una bellissima architettura, quindi la bellissima PLAZA de L’ADUANA ex campo di Marte, vi sorge il municipio ed una bianca statua di Colombo: sarebbe stato bello fermarsi per più tempo. Il CONVENTO DI SAN PEDRO CLAVER fondato dai gesuiti è a 3 piani con viale alberato. All’interno un museo di ceramiche ed altre opere d’arte oltre a grandi vetrate ed altare in marmo italiano, la cella di Claver e le sue spoglie: entrata a pagamento. Continuiamo la camminata in questo centro spettacolare di altri tempi fermandoci per un piccolo snack ed un bicchiere di spremuta. Incrociamo altre viuzze e piazzette colorate e ci troviamo in piazza Bolivar e al famoso PALAZZO DELL’INQUISIZIONE, che visitiamo, sede del tribunale del Sant’Uffizio del 1600 ed ultimato 150 anni dopo. Famoso per il suo portale barocco con stemma spagnolo ha lunghi balconi nella facciata a completare l’architettura coloniale. Quì molti furono condannati a morte. All’interno gli strumenti di tortura e di morte come la ghigliottina: praticamente un museo.
Siamo giunti a sud del centro storico, presso la Chiesa di San Pedro Claver con relativa bella piazza occupata da varie sculture in ferro e poi il museo della marina con il parco che visitiamo velocemente. Risaliti in auto andiamo verso il quartiere di Bocagrande, sulla spiaggia con tanti hotel e discoteche. Molta gente fà il bagno, il mare è piuttosto mosso e non propriamente caraibico; le palenqueras vendono frutta tropicale che portano sul capo in grandi catini. Ammiriamo lo sky-line: grattacieli a non finire; preferiamo il centro storico, le cui luci si stanno accendendo e mostrano una Cartagena ancora più bella, con la luce dei lampioni che riporta indietro nel tempo. Troppo poco un giorno, ne serviva un altro per percorrere lentamente i suoi vicoli pittoreschi e soffermarsi a guardare all’insù mentre una carrozzella passa vicino portando qualche turista. Non ricorderemo di Cartagena de indias solo le sue muraglie possenti ed i suoi bastioni a difesa, ma anche le sue bellezze coloniali e la gentilezza dei suoi abitanti