A Berlino tra musei, schnitzel e non solo
Berlino 2016: musei, schnitzel e non solo! Cinque giorni alla scoperta dei tesori artistici e gastronomici della città
Meta della nostra gita estiva è quest’anno Berlino, che io’ho già visitato nel 2008, mentre per Francesco è la prima volta.
Indice dei contenuti
ORGANIZZAZIONE
VOLO: Ryanair da Bologna a Berlin Schonefeld: costo dei biglietti (acquistati circa un mese prima)124 € in due;
PERNOTTAMENTO: Hotelpension Margrit in zona Charlottenburg prenotata tramite Booking, per 5 notti abbiamo speso 342 € (colazione inclusa). Questo hotel non mi è piaciuto al 100% e fra poco capirete perché.
VISITA AL REICHSTAG: prenotata 2 giorni prima della partenza sul sito del Parlamento tedesco.
GUIDE TURISTICHE: con noi avevamo la Lonely Planet pocket, ma abbiamo consultato anche quella della National Geographic. Sul tablet ho scaricato la app Ulmon di Berlino, consultabile off-line con il GPS. Essere già stata a Berlino mi ha agevolato, così come sono stati di grande aiuto i diari di viaggio del sito Turisti per caso.
BERLIN WELCOME CARD SI O NO? Il nostro intento era di fare la BerlinWelcome card 5 giorni zone ABC ( € 40.50), poi abbiamo optato per il daily pass (7 €). Secondo me l’acquisto o meno della Welcomecard dipende da ciò che si vuole vedere e da quanto ci si vuole muovere. Da ricordare che nessun museo dell’isola dei musei è presente fra le riduzioni della card, mentre si possono trovare riduzioni per attrazioni tipo la Fernturm o il Berliner Dom e molte altre che a noi non interessavano. Il consiglio è quello di scorrere l’elenco delle attrazioni/monumenti/musei compresi nella carta (che non saranno gratis, bensì ad ingresso ridotto) e poi decidere se acquistarla o meno. Noi abbiamo optato per il MUSEUM PASS (entrata free per 3 giorni consecutivi in 50 musei, compresi i 5 dell’isola dei musei, costo 24 €) e non ce ne siamo pentiti.
Veniamo ora ai nostri 5 intensissimi giorni di vita berlinese.
DAY 1
Accolti da un violento nubifragio all’uscita dell’aeroporto, non possiamo far altro che correre verso la stazione di Schonefeld e prendere S+U bahn per arrivare quasi di fronte al nostro albergo. Fortunatamente ha smesso di piovere! Purtroppo, nonostante avessimo comunicato la data del check in qualche giorno prima, la reception è chiusa. Dobbiamo ridiscendere e chiamare il numero che appare sulla targa esterna dell’hotel, fortunatamente ci viene risposto e chiesto di salire. Ci appare un personaggio strano, che non parla quasi per niente inglese… ma 5 minuti fa dove era? Vabbè, è inutile indagare, l’importante è entrare in possesso della nostra stanza e partire alla (ri)scoperta della città. Appena varcata la soglia un flash back pazzesco: questa camera è identica a quella dove ero stata 8 anni fa in un altro albergo sempre qui a Charlottenburg! L’arredamento è veramente triste, il bagno minuscolo con asciugamani che provengono sicuramente dall’ex DDR… pazienza, tanto non siamo qui per fare lunghe soste in hotel, tanto vale vestirsi un po’ più pesanti e partire verso Kurfurstendamm, gli Champs Elysees di Berlino. Bellissime boutiques ma anche tanti ristoranti, bar, cinema e teatri si susseguono lungo questo viale elegante. Finalmente ci appare la sagoma inconfondibile della Kaiser Wilhelm Gedachtniskirche, uno dei pochi monumenti scampati ai bombardamenti della 2. Guerra Mondiale. Purtroppo è chiusa, così come la chiesa nuova al suo fianco, in compenso sono in piena attività numerose gru intente a costruire nuovi grattacieli su questa area, davvero molto più affollata, rispetto a 8 anni fa! Proseguendo nel nostro giro, gli ampelmann rossi e verdi del semaforo ci danno il benvenuto. Sono quasi le 21 ed ormai anche il famoso KeDeWe è in chiusura, non ci rimane che cercare un ristorante per concludere il nostro 1° giorno a Berlino. Spulciando fra i diari di viaggio di “Turisti per caso” ci aveva colpito il Dicke Wirtin, in una traversa della bella Savigny platz. Mai scelta fu più azzeccata: il posto è carinissimo, pieno zeppo di cianfrusaglie che lo rendono molto intimo e famigliare, un simpatico cameriere poi ci fa sentire ancora più a nostro agio. Su cosa ordinare non abbiamo dubbi: la mitica schnitzel, specialità della casa, che ci viene servita su un letto di patate e con accanto un bicchiere di cetrioli (?). Veramente ottima ed abbondante, tanto che dobbiamo rinunciare all’assaggio dei dolci che, adocchiati sul tavolo dei vicini sembravano davvero ottimi! Soddisfatti e con la pancia piena facciamo una passeggiata fino all’albergo: su Savigny platz tanti bei ristoranti affollati di gente, evviva, anche i tedeschi sanno divertirsi!
DAY 2
Dopo un’abbondante colazione usciamo per la nostra seconda giornata berlinese. Purtroppo nella macchinetta automatica della stazione metro di Konstanzer str. non si riesce a fare il biglietto giornaliero, quindi non ci resta che dirigerci verso Adenauer platz. Col nostro pass in mano chi ci ferma più? Al volo prendiamo un autobus che ci porta a Zoologische Gartens, da qui il 100 direzione Alexander platz. Se non siete mai stati a Berlino, questo è il modo migliore per un primo approccio con la città, in quanto durante il suo tragitto l’autobus tocca tutti i principali luoghi turistici che potrete ammirare comodamente seduti, magari al piano superiore, come se foste su uno dei tanti bus turistici hop on/hop off. Protetta dalla imponente Fernturm, Alexander platz, disseminata dalle tante bancarelle di un mercatino, sembra meno grandiosa del solito. Un simpatico venditore toscano ci fa assaggiare i suoi gnocchi di patate, non sono un granchè, meglio non dirglielo, però. Decidiamo di addentrarci nel Nikolaiviertel, la zona è un enorme cantiere per la costruzione di una linea della metropolitana. Passiamo davanti al RotheRathaus, il municipio rosso, poi finalmente eccoci in questo quartiere finto medievale, in realtà costruito dal governo della DDR per celebrare i 750 anni della nascita di Berlino. Entriamo nella Nikolaikircke, ora museo: l’usciere ci permette di dare un’occhiata agli interni, danke schoen!
Attraversando altri cantieri approdiamo finalmente all’isola dei musei, dove con l’acquisto della museum pass ha inizio la nostra maratona museale. Un bellissimo atrio circolare ornato da statue è la via d’accesso all’Altes museum, tempio dell’arte greca, romana ed etrusca. Oltre alle opere, ci colpiscono la sobrietà ed imponenza tutta teutonica degli ambienti. Presi dalla bellezza dei tanti capolavori non ci accorgiamo neanche che è ora di pranzo… Usciamo costeggiando il fiume dove tanti bar e ristoranti per turisti fanno bella mostra di se, ma nessuno riesce ad attirarci. Optiamo per un currywurst con patatine ed una breve sosta al tavolino di un bar poi via verso il Neues museum, dove ci aspetta il fascino enigmatico del busto della regina Nefertiti, imperdibile (ma non fotografabile)! Visitare i musei stanca parecchio, quello che ci vuole è una bella passeggiata in un posto rilassante come gli Hackesche Hofe, una serie di cortili concentrici, centro dello Scheunenviertel, il quartiere ebraico di Berlino. Dove adesso campeggiano graziose boutique, bar e negozietti trendy, nel secolo scorso si è vissuto il dramma di tante famiglie di ebrei partite da qua e mai più tornate. Tante mattonelle dorate punteggiano i marciapiedi del quartiere a memoria di queste vittime innocenti. Infilandoci in un sottoportico addobbato con bandierine multicolor, murales e pieno di bar affollatissimi, ci imbattiamo nel museo Anna Frank, vuoi non entrare? Davanti all’ingresso un bellissimo murales della ragazzina più tristemente famosa della storia di ogni tempo. All’interno, lungo i corridoi della mostra, la storia di Anna e della sua famiglia scorre parallela a quella della Germania afflitta dalle persecuzioni naziste. Un bellissimo documentario in inglese ci racconta le vicissitudini della famiglia Frank e dei loro amici nascosti nel rifugio segreto ad Amsterdam, molto toccante! Quando usciamo, forse turbati da quanto abbiamo visto, facciamo un lungo giro a piedi alla ricerca di un ristorante vegano che si rivelerà carissimo ed insoddisfacente, quindi sempre a piedi ritorniamo agli Hackesche Hofe. I locali di questa zona non ci piacciono, propongono tutti gli stessi menù troppo turistici, quindi prendiamo la S bahn che ci porta a Savigny platz, nel nostro quartiere di Charlottenburg. Lungo il tragitto il treno si ferma anche nella modernissima Hauptbanhof, inaugurata in occasione dei mondiali di calcio del 2006. Speriamo di riuscire a visitarla, nei prossimi giorni! Francesco vorrebbe tornare a cenare al Dicke Wirtin, io preferisco cambiare, così mangiamo un pollo al curry in un ristorantino etnico. Accanto a noi una tavolata di donne una più velata dell’altra. La stanchezza comincia a farsi sentire, facciamo anche confusione con la metro prendendola in direzione opposta, morale della favola percorriamo a piedi buona parte del Ku’damm per tornare a casa!!! Penso che in questa vacanza non ingrasserò neanche un etto!
DAY 3
Muniti del nostro solito daily pass prendiamo come sempre l’autobus 100, fermandoci al centro del Tiergarten, sotto la statua della vittoria, abbagliante di luce. Non entriamo ma ammiriamo il panorama di Berlino da questo punto privilegiato: dalla Strasse des 17 Juni lo sguardo arriva fino alla porta di Brandeburgo! Arrivarci a piedi per noi non sarebbe un problema, sarebbe delizioso percorrere i bei vialetti ombreggiati del parco, ma oggi ci aspettano visite in tanti musei e bisogna dosare le forze, quindi appena ripassa un nuovo autobus 100 lo prendiamo al volo e scendiamo di fronte all’isola dei musei. Oggi è la volta dell’Alte Nationalgalerie, dove troveremo scultura e pittura tedesca ed europea del 19° secolo. Proprio nella 1^ sala una piacevolissima sorpresa, l’Ebe di Antonio Canova, una delle 4 copie presenti nei musei europei, uno dei quali è proprio il nostro San Domenico di Forlì. In mostra troviamo diversi quadri degli impressionisti francesi ma soprattutto pittura tedesca, i quadri più interessanti sono senz’altro quelli di Caspar Friedrich. Visto che si avvicina l’ora di pranzo, pensiamo sia il momento migliore per visitare la star dell’isola dei musei, ovvero il museo di Pergamo. Non pensiate che il possesso del museum pass vi dia diritto all’entrata prioritaria: un simpatico buttafuori vi indicherà la fila, senza possibilità di scelta… Comunque dopo 30 minuti riusciamo ad entrare e vi assicuro che l’impatto con la porta di Ishtar e la strada delle processioni è sempre d’effetto, anche se la si è già vista! Dietro, la porta del mercato di Mileto e la facciata del tempio di Traiano non sono da meno. Purtroppo l’altare di Pergamo è al momento inaccessibile, ci consoliamo con l’arte islamica del 1° piano e una bellissima mostra di foto sulla Siria. Un consiglio: prendete l’audioguida, le didascalie che accompagnano le opere sono solo in tedesco! Il fatto di frequentare quest’area museale praticamente da 3 giorni ci ha permesso di conoscer bene la zona, quindi, acquistato qualcosa di fresco in un supermarket, andiamo a pranzare sul prato con l’impagabile vista dell’ isola dei musei. Alle nostre spalle tanti bar con comode sdraio, le più simpatiche quelle rosse o verdi con disegnati sopra gli immancabili Ampelmann. Costeggiando il fiume arriviamo alla punta dell’isola ed anche al suo ultimo museo, il Bode. Questo edificio dalla cupola circolare conserva sculture di arte bizantina, medievale e rinascimentale. Con nostra sorpresa ci imbattiamo in un altro capolavoro di Canova, una stupenda danzatrice.
Anche oggi abbiamo fatto il pieno di capolavori d’arte, è ora di passare ad altro, e la nostra meta successiva è la Neue Wache, sull’Unter den Linden, monumento a tutte le vittime di guerra e violenza. Tanto per rimanere in tema, attraversiamo la strada e siamo sulla Bebel platz, luogo in cui nel 1933 i nazisti diedero al fuoco i volumi da loro ritenuti “pericolosi”. Questo evento è ricordato da un’opera di Micha Ullmann, consistente in un pannello luminoso inserito sulla superficie della strada, che lascia intravedere una camera piena di scaffali vuoti: Accanto, su una lapide, la frase di Heine: “Quando i libri vengono bruciati, alla fine verranno bruciate anche le persone” molto significativa e tristemente attuale. Camminando camminando siamo presto sulla Gendarmenmarkt, la grande piazza con le 2 chiese gemelle, il Deutscher Dom il Franzosischer Dom, ed in mezzo il Konzerthaus. Una banda di musicisti di ogni età sta suonando musiche che mettono allegria, meno male, è proprio quello che ci vuole! Ci fermiamo ad ascoltarli per un po’ poi decidiamo di visitare uno dei tempi dello shopping berlinese, le Galeries Lafayettes, con al centro il bellissimo imbuto pensato da Jean Nouvel, in questa stagione disseminato di ghiaccioli colorati. Eccoci quindi a Check Point Charlie, sempre più turistico ed affollato. Dalla vetrina di un bar dove ci fermiamo a bere un caffè rimaniamo esterrefatti dalla quantità di gente che fa la fila per farsi fotografare con gli attori che impersonano i soldati russi e americani. Contenti loro!!!! Con la metro raggiungiamo Potsdamer platz, dove convivono passato e futuro, i resti del muro con gli svettanti grattacieli e le vele spiegate del Sony Center. A piedi raggiungiamo un altro simbolo della città di Berlino, il Memoriale dell’olocausto, 2711 blocchi di cemento di altezza variabile, camminando fra i quali si prova un senso di claustrofobia e disorientamento. La luce del tramonto acuisce ancor di più il senso di smarrimento. A passo veloce ci dirigiamo verso la Porta di Brandeburgo e chi troviamo a Parisier Platz? I musicisti che oggi abbiamo ascoltato a Gendarmenmarkt… come è piccolo il mondo!
Alle 20.30 abbiamo prenotato la visita al Reichstag: passati i controlli simil-aeroporto, in pochi minuti siamo sulla bellissima terrazza che abbraccia Berlino a 360°. Mentre saliamo fino alla vetta della cupola l’audioguida ci parla esaurientemente di tutti i monumenti che incontriamo lungo il nostro percorso ascendente, mentre la discesa è dedicata alla descrizione delle funzioni istituzionali del Parlamento, nonché alla ristrutturazione dell’edificio avvenuta dopo la caduta del Muro. Trovo che questo sia un ottimo servizio per i turisti, peccato che in tanti (soprattutto italiani) preferiscano salire facendosi dei selfie piuttosto che usufruire di queste utili informazioni.
Anche oggi le nostre pile si stanno esaurendo, per fortuna all’uscita del Reichstag c’è una fermata del 100 che ci riporta a Zoologische Gartens. Camminando verso la zona di Savigny platz ci imbattiamo in una pizzeria carina dove mangiamo 2 pizze Margherita bevendo io una radler e Francesco un calice di vino. Sul Ku’damm prendiamo un autobus che ci porta in Adenauer platz e poi in albergo. Buonanotte!
DAY 4
Iniziamo la giornata con un po’ di sano shopping al KeDeWe, il tempio del lusso: anche a distanza di anni trovo il suo 6° piano, quello dedicato alla gastronomia, fantastico. Questa mattina intendiamo rimanere a Charlottenburg e vedere 2 musei “di nicchia” ma interessanti, il Brohan ed il Berggruen, situati a pochi metri di distanza di fronte allo Schoss Charlottenburg (già visto nel mio precedente viaggio a Berlino ed ora in ristrutturazione). E’ bello camminare per la Schloßstraße, questo elegante viale della Berlino ovest di un tempo, fiancheggiato da alberi e bei palazzi. Il museo Brohan contiene una collezione di art nouveau ed art decò, comprendente arredi, ceramiche, vasi, uno più bello dell’altro. Per poter scattare foto occorre pagare un supplemento di biglietto. Il museo Berggruen invece, raccoglie nelle tranquille sale di una asettica palazzina la più grande collezione privata di opere di Picasso presenti a Berlino (84) oltre ad altre di Braque, Klee, Matisse, Giacometti. I visitatori sono pochi, ma secondo noi la visita è consigliata, anche solo per godere in tranquillità della vista di opere di grandi artisti. All’uscita diamo un’occhiata alla facciata impacchettata dello Schloss Charlottenburg, poi combinazione autobus + metro e ci troviamo nei pressi del Check Point Charlie. Mentre pranziamo con insalatone, bretzen e due fantastiche fette di torta programmiamo il resto della giornata. Vorremmo vedere 2 musei, il Judische (a pochi passi da qui) ed il Naturalische (più lontano ma sulla stessa linea di metropolitana). Il 2° chiude alle 18.30, mentre il 1° alle 20.30, quindi saggiamente riprendiamo la metro direzione dinosauri!!! Io personalmente non amo i musei di storia naturale, Francesco sì e si aggira curioso fra i dinosauri e gli altri animali ospitati nel museo. Se non avessimo avuto l’entrata gratis grazie al Museum pass non so se saremmo venuti: a parte i dinosauri di grande impatto, gli altri animali sono finti e il 2° e 3° piano del museo chiusi al pubblico.
La visita al Judische Museum è sempre un’esperienza forte: il percorso museale si divide in 2 parti e due diversi edifici. In uno è rappresentata la storia degli Ebrei in Germania con documenti, video, oggetti e quant’altro, mentre l’altro è un memoriale delle persecuzioni subite dagli ebrei e dell’Olocausto. L’architetto Libeskind ha unito i due edifici con un percorso a zig-zag, di salite e discese, con finestre che si aprono come squarci nel muro. Tutto in questo museo ricorda le difficoltà e poi l’angoscia e il terrore conosciuto dalla comunità ebraica in Germania. Essendoci già stata, indirizzo il mio compagno verso i must del museo, ovvero il Giardino dell’esilio, una superficie quadrata circondata da 49 colonne di cemento alte sei metri, in modo tale che dall’esterno non si possa vedere nulla. Il numero delle colonne è simbolico, ricorda l’anno di nascita dello stato d’Israele, il 1948 un’altra colonna, quella centrale, rappresenta invece Berlino ed è riempita all’interno di terreno proveniente da Gerusalemme. Sulla sommità delle colonne sono stati piantati alberi di olivo, simbolo della pace e della speranza di un ritorno in patria. Ma significano anche che, come gli alberi riescono a mettere radici in spazi così impervi come la cavità di un pilastro, così anche coloro che sono esiliati in una lontana terra straniera possono trovare la ragione per continuare a vivere in un’altra patria. Libeskind ha voluto fare in modo che il visitatore provasse la stessa sensazione di straniamento e disagio che hanno provato gli ebrei esiliati, e per questo motivo ha costruito il piano di calpestio inclinato di sei gradi, di modo che camminando tra i pilastri si provi la sensazione di una mancanza di equilibrio, ed è veramente così.
Rientrando barcollando sull’asse dell’esilio ci dirigiamo verso la Torre dell’Olocausto, posta alla fine dell’asse della morte e vi si accede aprendo una porta spessa e molto pesante. È una struttura completamente vuota, buia, non climatizzata (dunque fredda d’inverno e calda d’estate), che viene illuminata solo dalla luce indiretta del giorno che penetra da una stretta feritoia posta in alto. Impossibile vedere fuori e capire dove si è; attutiti si sentono i rumori provenienti dall’esterno. Evidente e palpabile il significato simbolico che vuole ricreare la condizione degli ebrei deportati che non sapevano in quale luogo si trovavano e non potevano avere notizie. Simbolici diventano anche una scaletta metallica a circa due metri e mezzo dal pavimento usata per la manutenzione della copertura (mezzo di salvezza ma irraggiungibile come lo è stata per molti) e i fori nella parete per far entrare l’aria. Terzo appuntamento quello con le Foglie cadute, 10000 volti in acciaio distribuiti sul pavimento dello Spazio Vuoto della Memoria, l’unico spazio vuoto dell’edificio di Libeskind in cui è possibile entrare. L’artista israeliano Menashe Kadishman ha dedicato la sua opera non soltanto alle vittime della Shoah, ma a tutte le vittime di guerra e violenze. I visitatori sono invitati a camminare sui volti e ad ascoltare il fragore prodotto dalle lastre di metallo che sbattono l’una contro l’altra e contro le persone che passano. Il frastuono e l’angoscia per tutti quei morti fanno desiderare di uscire al più presto dalla sala, senza poter smettere di calpestare le teste delle vittime della shoah. Tutto questo ci riempie d’angoscia e tristezza, mitigata un po’ dalla sosta nel bellissimo giardino del museo dove seduti su comode sdraio ci godiamo l’ultimo sole della giornata. Riprendiamo la metro, siamo ancora turbati da quanto visto allo Judische museum e manchiamo uno snodo della S bahn, dobbiamo ritornare a Potsdamer platz e da qui a Zoologische Gartens. Meno male che ci aspetta il nostro ristorante preferito, il Dicke Wirtin, che abbiam deciso di premiare con una seconda cena. Il cameriere ci riconosce e ci trova posto nella seconda sala del locale, anche questa piena zeppa di cianfrusaglie che però ti fanno sentire a casa: Francesco insiste con la schnitzel, io invece ordino il gulash, entrambi i piatti, ancora una volta, molto buoni. Tornando in albergo ci godiamo il Ku’damm senza traffico: si è appena svolta una corsa ed un esercito di netturbini sta ripulendo tutto con incredibile efficienza e solerzia.
DAY 5
Oggi è domenica e ci attende un lungo viaggio in metro fino a Bernauer strasse per visitare il memoriale del Muro che dal 1961 al 1989 divise in due la città. Lungo un bel percorso allestito con foto, spiegazioni scritte ed audio, nonché resti del muro e degli edifici della via, veniamo in contatto con quest’altra triste storia della Germania post-bellica. Sull’erba placche bronzee ricordano i tunnel scavati, le persone fuggite e quelle che non riuscirono a farlo. Interessanti gli audio che descrivono la vita fra est ed ovest e le storie di vari personaggi e famiglie che il Muro separò. Nel centro visitatori si ripercorre la storia che va dalla Germania divisa fino alla liberatoria caduta del Muro nel 1989, con l’esultanza di tutta la popolazione di Berlino che si riversò in strada ed invase quei territori fino a quel momento off limits. Dalla terrazza che sovrasta il centro visitatori vediamo la striscia della morte che è stata ricostruita con tanto di torre di guardia con i materiali originali del Muro. La cappella della Riconciliazione sorge sul posto dove fu l’antica chiesa gotica della Riconciliazione considerata scomoda dal governo della DDR e per questo abbattuta, così come gli edifici che si affacciavano sulla Bernauer strasse.
Per l’ora di pranzo eccoci al Mauerpark dove tutte le domeniche si svolge, oltre ad un mercato dei fiori, anche un mercatino delle pulci. Tanti i punti di ristoro, banchetti che vendono birra, succhi di frutta, dolci ed altre loverie. In una parte dell’enorme parco chiunque voglia si può fermare a suonare, mentre nell’altra è presente un anfiteatro dove centinaia di persone assistono alle performances al karaoke di un famoso dj. Acquistiamo 2 currywurst e 2 bottiglie di succo di carota e di menta (buonissimi!) e ci andiamo a sedere in un beergarten molto freak ma simpaticissimo. E chi si alza più? Una coppia di ex sessantottini un po’ sgangherati beve e fuma con accanimento, famiglie e coppie chiacchierano allegramente, nessuno butta cartacce o lattine per terra od alza la voce … proprio come in Italia, vero? Dall’arena arrivano note di musica caraibica e diverse coppie si cimentano nel ballo, in cima alla collina writers della domenica dipingono il muro di cinta di quello che sembra uno stadio. Questo Mauerpark ci piace proprio, però vogliamo addentrarci anche nel quartiere di Prenzlauerberg. Francesco legge sulla guida del bar Bonanza, che serve un caffè speciale. Ci viene detto che l’attesa per l’espresso sarà di 15 minuti, così ci accomodiamo al tavolo, leggiamo, scriviamo e dopo 15 minuti esatti ecco i nostri caffè, veramente ottimi! La nostra passeggiata prosegue fino al Prater, il più antico beergarten di Berlino, veramente immenso. Anche se è pomeriggio c’è già qualcuno seduto al tavolo ad addentare succulenti wurstel.
La nostra prossima meta è l’East side gallery, ma non appena usciamo dalla stazione della metro si scatena un grande acquazzone, il nostro misero ombrellino serve a poco… Decidiamo quindi di prendere l’autobus circolare su rotaie, direzione Wedding, chissà dove sarà? Seduti comodamente all’interno vediamo la città lasciare il posto a periferie fatte di immensi palazzoni. Dopo circa mezz’ora, visto che la pioggia è finita invertiamo la rotta e finalmente arriviamo alla tanto celebrata East side gallery, un museo a cielo aperto lungo 1 km e 300 metri: artisti di ogni provenienza si sono sbizzarriti nella loro personale interpretazione del muro. Famosissimi il dipinto del bacio fra Brezhnev e Honecker e quello della Trabant che apre un varco nel muro. Foto e selfie si sprecano. L’Oberbaum brucke con le sue torri è la cornice perfetta per questa zona di Berlino.
L’ultima serata della nostra vacanza vogliamo passarla a Kreuzberg: ci piacerebbe cenare all’Henne, ristorante che serve una sola specialità, il pollo allo spiedo. Con qualche difficoltà riusciamo a trovare il locale e ci piace tantissimo, antico e rustico al punto giusto. Ordiniamo quindi 2 mezzi polli, un contorno di patate, birra e vino. Dopo una quindicina di minuti ci viene portata una sola porzione di pollo, vabbè l’altra arriverà! Passano i minuti e chiedo alla cameriera quando arriverà il nostro pollo ma lei dice che ne abbiamo ordinato uno solo. Ma secondo te come possiamo mangiare in due con un misero polletto? Francesco, affamatissimo, si arrabbia, domando quali sono i tempi d’attesa e la ragazza mi risponde 25 minuti, allora decidiamo di spartirci il mezzo pollo ed amen. La tipa, a peggiorare la situazione, dopo un po’ torna ribadendo che ne avevamo ordinato 1 solo. Io lascio perdere, però questa signorina dovrebbe sapere che il cliente non va mai contraddetto e comunque è peggio per lei, il conto sarà più basso e ovviamente niente mancia. Quel poco di pollo che mangiamo è comunque buonissimo, un vero peccato esserci rovinati la serata. Come se non bastasse, un nuovo super temporale si rovescia su Berlino e così sfuma il nostro giro per i bar di Kreuzberg, mannaggia. Grazie a cambi strategici riusciamo ad arrivare con la metro davanti al nostro hotel, meno male.
DAY 6
Oggi si parte, facciamo colazione in hotel e poi con la metro arriviamo fino al capolinea della linea 7, Rudow, di qui l’autobus 171 ci porta in pochi minuti all’aeroporto. In tutta sincerità questa volta Berlino mi è piaciuta di più della volta precedente. Il suo patrimonio museale è sconvolgente, noi siamo riusciti a vederne solo una piccolissima parte, purtroppo. L’ordine, la pulizia e la puntualità dei mezzi pubblici ci sono piaciuti molto, così come la voglia dei berlinesi di divertirsi, bere e far baldoria, anche se sempre in maniera civile. Gli eventi della storia sono ferite ancora aperte che riescono ancora a turbare e far riflettere. Sicuramente torneremo, per il momento Auf Wiedersehen Berlin!