5500 km da johannesburg a cape town
Intanto: non e’ pericoloso come dicono, il servizio e’ eccellente, si puo’ andare tranquillamente in giro senza tour operator, le strade sono mediamente piuttosto buone,e lo strerrato, tranquillamente percorribile in macchina, e’ solo nei parchi.
Le regole da seguire sono poche ed efficaci: nei parchi non si scende dalla macchina e ci si attiene agli orari di entrata ed uscita, non si va in giro dopo il tramonto, ne’ nei parchii ne’ in citta’, si evita di mettere in mostra la propria ricchezza ed il proprio benesse, la’ c’e’ gente che muore di fame… Sia di giorno che di sera e non e’ prudente viaggiare di notte, anche perche’ le strade non sono illuminate e potreste perdervi facilmene.
Questo viaggio per noi ha avuto il sapore di un ritorno a casa, alle origini primordiali dell’uomo, alla natura, alle sue immensita’ ed ai suoi rumorosissimi silenzi, alla lentezza, al profumo della terra che pervade l’aria, all’inenarrabile vastita’ del cielo e della terra; ma ci ha fatto anche sentire profondamente estranei in una terra dove nero e bianco significano due distinti opposti, povero e ricco, analfabeta e colto, nullita’ e potenza. Eppure in nessun paese ho mai trovato tanta dignita’ e fierezza delle proprie origini, tanta speranza nel futuro e nella ritrovata democrazia.
Il Sudafrica e’ bellissimo, ma in maniera assolutamente inaspettata e non convenzionale.
Poverta’ violenza e diffidenza pervadono quasi tutti i centri urbani ma con un po’ di sale in zucca e un tantino di fortuna, non abbiamo trovato assolutamente alcun problema, anzi da segnalare ovunque un servizio da hotel gran lusso, purtroppo cibo internazionale (anche perché , come ci ha fatto notare un ragazzo del posto, la gente di colore normalmente non si puo’ permettere di andare a cena fuori, e visto che l’80 % del paese è abitato da neri, nei ristoranti troverete solo bianchi, molti dei quali turisti!) e camere da favola… Ma andiamo con ordine Dopo un viaggio lunghissimo (6 ore in un terminal a Londra sono infinite) arriviamo finalmente a Johannesburg. L’aria e’ freschina, ma c’e’ un bellissimo sole che ci accompagnera’ praticamente per tutto il viaggio. Ritiriamo all’aeroporto la nostra auto senza problemi e dopo un paio d’ore, frastornati dalla notte insonne e dalla guida a sinistra arriviamo al Pilanesberg Park. Contrariamente al paesaggio desolato ed alla poverta’ che si nota al di fuori, all’interno del parco l’atmosfera e’ rilassatissima e il rest camp bellissimo. Ci guardiamo intorno un po’ emozionati: siamo davvero in Africa.
Gia’ dal primo giorno africano cambiamo i nostri bioritmi, portando la sveglia alle 5.30 e l’ora del sonno alle 21.30 … Provare per credere … noi mediamente siamo nottambuli, ma i safari e’ bene farli all’alba, i cancelli del parco aprono alle 6 e chiudono alle 18.00 quindi non resta che adeguarsi e del resto le emozioni di scambiarsi occhiate curiose con giraffe, elefanti, zebre, gnu, antilopi dall’alba al tramonto valgono pure un’alzataccia.
Chiusi in macchina per ore (purtroppo non si puo’ scendere, ma dopo qualche incontro particolarmente ravvicinato passa anche la voglia) giriamo e rigiriamo ogni singola stradina del parco. La natura e’ cosi’ vasta che siamo quasi un po’ commossi.
Dopo due giorni al Pilanesberg ed una puntatina a Sun City (avete presente Gardaland in stile Africano) dirigiamo in Mpumalanga dove arriviamo sani e salvi in serata dopo piu’ di 600 km su strade asfaltate in ottimo stato. In hotel ci da’ il benvenuto un cartello che segnala la presenza di ippopotami e coccodrilli in giardino e ci intima di fare attenzione. Ceniamo in hotel a base di bistecca di kudu coi lamponi… indimenticabile e ci ritiriamo sfiniti dopo una bella chiacchierata con due ragazzi italiani incontrati per caso. Passiamo una notte agitatissima tra cacche di topo che piovono dalle travi del soffitto e strani rumori all’esterno, facciamo colazione all’alba e ci avventuriamo verso god’s window (dove causa nebbia pazzesca siamo costretti a tornare qualche giorno dopo), il blyde river canyon (spettacolare) e pilgrims rest.
A tardo pomeriggio entriamo nel Kruger,ceniamo e dormiamo all’Olifant rest camp, da dove godiamo uno dei paesaggi piu’ spettacolari ed africani del viaggio.
Il giorno seguente attraversiamo il Kruger vedendo molti animali e raggiungiamo la nostra riserva privata : il Bongani.
Altri due giorni di safari su mezzi 4×4 guidati da un ranger pazzo con cui ci divertiamo moltissimo, in un bungalow che domina le colline tra bisonti, velvet monkeys ed rinoceronti senza corno ed altre delizie.
Dopo una puntatina a god’s Window (ormai 300 km di deviazione per noi non sono piu’ nulla) ci dirigiamo in Swaziland. Passata la frontiera (degna di un film di Salvatores) dormiamo al forester arms (cucina casalinga di gran classe in un hotel che sembra al centro del Trentino…Il pane con spinaci e carote …Non potete immaginare …)e passiamo due giorni a zonzo per le campagne e le “citta” (solo vagamente imparentate con le nostre) tra una marea di gente a piedi ovunque (anche in autostrada), bambini sorridenti e pulmini stracarichi di gente. Il paese e’ povero, ma rurale e piu’ dignitoso del Sudafrica, non c’e’ molto da vedere ma l’atmosfera e’ tranuilla e ci permettiamo di fare due passi in citta’ e di mangiare in pieno centro … da notare che siamo gli unici bianchi! (che , devo ammetterlo, fa un po’ impressione).
Al ritorno in Sudafrica ci aspetta il parco Hluhluwe Umfolozi, molto bello e piu’ verde del Pilanesberg, con tanti rinoceronti e zebre e elefanti e i primi coccodrilli … Il giorno seguente il grater santa lucia, gita in battello tanto per far riposare qualche ora la macchina (e noi!) e l’Oceano Indiano.
Il paesaggio cambia continuamente, siamo stupiti ed estasiati, l’estuario del santa lucia e’ pieno di ippopotami e coccodrilli e la flora e’ ricchissima… ben 5 ecosistemi in pochi chilometri.
Da qui a Durban il passo e’ breve. Durban e’ piuttosto brutta, ma nessuna citta’ qui e’ memorabile. Dormire con un tetto di cemento armato e non di paglia dopo quasi 10 giorni e’ una bella sensazione: iniziavamo ad avere un po’ di nostalgia della civilta’ .
Il giorno successivo attraversiamo il Trankei, terra natale di Mandela, intravediamo i Drakensberg in lontanaza, Umtata e’ abbastanza devastata, ma la gente vive il tutto con la massima naturalezza. Il paesaggio e’ rurale e tranquillo, la civilta’ e’ arrivata anche nella provincia meno turistica del sudafrica: ci sono distributori, bancomat, la Shell imperversa e le strade sono ottime.
Dormiamo a Grahmstown, perfetta cittadina inglese abitata finalmente da qualche bianco e circondata da township orrende. Cock House: cucina eccellente e camera vecchio stile enorme (non a caso chiamata la long room).
Ed ora lo Tsitsikama park, il big tree, e la garden route in tutto il loro splendore mozzafiato. Qualunque cosa vi abbiano detto non credeteci, non importa se e’ inverno (ci sono piu’ di 23 gradi), se non e’ il periodo ideale , se la strada e’ francamente un po’ lunga e se magari non amate il mare. Questo posto e’ il paradiso (e la porta dell’inferno e’ a fianco: ogni splendente e ricca cittadina bianca ha la sua orribile e poverissima township nera… ma anche questo e’ il sudafrica).
Ancora frastornati da tanta bellezza, outshoorm e le winelands (viste troppo di fretta e non nel periodo dei vigneti) non ci fanno gran effetto.
A hermanus non vediamo le balene (puntini sfocati all’orizzonte) ma il posto ci piace molto e ci emozioniamo per una colonia di pinguini.
Gli ultimi giorni siamo a Cape town in un hotel in puro stile olandese. Anche qui il paesaggio e’ spettacolare a dir poco. I giardini botanici meritano una visita lunga e rilassata, le table mountain una passeggiata sulla cima a strapiombo sulla citta’, Robben Islan è uno dei pochi veri momenti di contatto con la popolazione nera sudafricana e fa riflettere a fondo e senza banalita’ sull’apartheid. L’orrore lascia posto ad una conforatante speranza quando si sa che oggi ex carcerieri ed ex prigionieri cercano di superare i loro preconcetti e vivono insieme pacificamente sull’isola.
E poi non resta che il Capo di buona speranza, l’ultimo grido della natura prima di ripartire per l’italia.
Il sudafrica e’ tutto questo e sicuramente moltissimo altro che in una visita veloce di 18 giorni certo non si puo’ cogliere. Siamo rimasti dal finestrino a guardare e quello che abbiamo visto ci ha abbagliati … quando ero la’ pensavo che il prossimo viaggio l’avrei fatto in un’altra fetta di mondo, ora non penso ad altro che a tornare … buon viaggio a tutti