5 giorni in Costa Azzurra
La nostra auto è stracarica, ma questa volta io non c’entro, per la prima volta nella mia vita di turista non ho un bagaglio spropositato, non ho colmato fino all’inverosimile la valigia con un numero di vestiti sufficienti per due mesi di vacanza. Per la prima volta nella sua esistenza, il borsone Samsonite, che più volte durante le mie passate vacanze ha corso il rischio di esplodere, è mezzo vuoto. Evidentemente viaggiando si impara, ma forse è solo il numero esiguo di giorni, abbinato al fatto che alloggerò in un appartamento, che mi ha aiutato. Anche il bagaglio di Matteo è nella norma: borsone + zaino, ma si sa, i ragazzi non hanno tutte le esigenze femminili… Quello che veramente occupa lo spazio del bagagliaio (e, in parte, anche del sedile posteriore) è cibo. Borse termiche, sacchetti del supermercato e, soprattutto, confezioni d’acqua. Parenti, amici e conoscenti infatti, non appena dicevamo che saremmo partiti per la Costa Azzurra, anziché consigliarci luoghi da visitare, ci raccomandavano di portarci da casa provviste alimentari. Le pesche, 5 Euro al kg.! E l’acqua, è come comprare vino! Così, il giorno prima di partire abbiamo fatto una mega spesa, neanche dovessimo partire per il deserto.
Il viaggio procede tranquillo, da casa (provincia di Varese) a Genova non incontriamo più di venti auto, sull’autostrada dei Fiori c’è più traffico ma alle 07.35 siamo già oltre Sanremo. Inizio a dare un’occhiata alla cartina della Francia del sud. Questa vacanza è stata improvvisata e non ho avuto i soliti uno-due mesi di tempo per documentarmi (lo so, è un tempo esagerato, ma io sono così, devo sapere tutto prima di partire e raccolgo informazioni ovunque: internet, guide, conoscenti…). Ho quindi comprato la Guida Verde una settimana prima, appena raccolto l’invito di mia zia che mi lasciava a disposizione la sua casa di St-Raphael, dato che lei doveva tornare a casa.
Arriviamo all’uscita 38 in perfetto orario ma poi, nonostante le indicazioni di mio zio, ci perdiamo in un labirinto di rotonde. Comunque, arriviamo a St-Raphael – fraz.Bolouris sani e salvi, e neanche troppo in ritardo rispetto all’orario che ci eravamo prefissati. Il residence è davvero carino, immerso tra pini marini e profumati cespugli di lavanda, ci sono due piscine, campi da tennis e un laghetto. Mia zia ci mostra l’appartamento, uno spazioso trilocale arredato in stile provenzale, dotato anche di un bel portico e un piccolo giardinetto privato; poi lei e mio zio ci salutano e partono.
Sistemiamo abiti e cibarie e decidiamo di esplorare un po’ il paesino, così magari ne approfittiamo per comprare un paio di baguettes. Non siamo neanche arrivati al cancello che inciampo in una pietra del vialetto e rompo il sandalo sinistro. Non ci posso credere!, i miei mitici sandaletti neri, pratici, comodissimi, che mi hanno portato in giro per mezza Europa! Lo sapevo, proprio questa volta che ho ridotto il bagaglio al minimo. E adesso? Lentamente torno verso casa, mentre Matteo cerca di consolarmi (fortuna che è successo adesso che non ci siamo ancora allontanati!). Dispongo di un paio di sandali con il tacco alto, ciabatte da casa, ciabatte da spiaggia in plastica azzurra e un paio di Nike. Provo a incollare il listino che si è sfilato e piazzo il sandalo in “pressione” sotto la gamba di una sedia, infilo le ciabatte da spiaggia e ci rimettiamo in cammino.
Boulouris è piccola e tranquilla, ci sono alcune spiaggette incastrate tra la roccia rossastra che si tuffa nel mare, e offre alcuni negozi e un piccolo supermercato, dove scopriamo che sì, l’acqua è effettivamente cara, ma il cibo non ha dei prezzi così esagerati come ci era stato detto! (E’ vero, in macelleria ho visto il crudo di Parma a 5 Euro l’etto ma è logico, e poi chi compra roba italiana all’estero?).
Il pomeriggio ci riposiamo, un po’ in giardino e un po’ in spiaggia, e dopo cena andiamo a dare un’occhiata a St-Raphael (3 km. Da Boulouris). C’è un traffico incredibile e siamo costretti a parcheggiare chissà dove. Raggiungiamo il centro, percorrendo la passeggiata sul mare, molto più velocemente del previsto. Inoltre, per mia gioia, ci sono un sacco di bancarelle. St-Raphael è vivace, frizzante e piena di vita, noi gironzoliamo qua e là tra le vie brulicanti del centro, mangiando qualcosa che qui chiamano gelato ma a me sembra una specie di mousse piazzata su una parigina. Poi, stanchi morti, torniamo a casa. Prima di dormire controllo, fiduciosa, il mio lavoro di calzolaia, ma il rammendo non regge. Mi preparo psicologicamente a una vacanza scomoda, ripongo i sandali in un sacchetto (papà me li sistemerà di certo appena torno) e vado a dormire.
19 agosto 2002 Sveglia non troppo presto (ok visitare il luogo ma siamo in vacanza!), colazione poi partenza per St-Raphael, per prenotare le escursioni in battello per i prossimi due giorni (la prenotazione non è obbligatoria ma è consigliata, c’è davvero molta gente). Anche oggi la città è affollata, le spiagge sono gremite di gente e trovare un parcheggio libero non è per niente facile. Ecco, parcheggiare è piuttosto costoso, sia che si tratti degli spazi delimitati in strada (max due ore e mezza di sosta consentite) o dei grandi parcheggi lungo la passeggiata o sotterranei.
Prenotiamo (l’ufficio è di fronte al casinò ed è anche il punto di partenza delle escursioni) una gita a St-Tropez per matedì (14 Euro) e una all’isola Ste-Marguerite per mercoledì (15 Euro). Poi partiamo alla volta di St-Paul, un caratteristico borgo medioevale arroccato su una collina (autostrada in direzione Cannes, ucita 47; 48 in senso inverso). In Provenza ci sono parecchi villaggi medievali ben conservati, mi spiace non avere tempo per vederne altri, è anche difficile scegliere quale visitare basandosi solo sulle descrizioni della guida, sembrano tutti interessanti… Scorgiamo St-Paul subito dopo aver abbandonato l’autostrada, le case di pietra e i bastioni arroventati dal sole. Lasciamo l’auto in uno dei parcheggi prima dell’antica porta (a St-Paul si gira a piedi, naturalmente) e ci avviamo lungo le strette stradine lastricate. Sembra di tornare indietro nel tempo, il borgo ci affascina immediatamente, con le sue case di pietra, i vicoli che a volte si aprono in piccoli cortili ravvivati da fiori e rampicanti, le fontane dall’acqua fresca. Dai bastioni si gode una vista incredibile che spazia dalla campagna, alle montagne, al mare. In sottofondo, come nel resto della regione, un incessante (ma piacevole) frinire di cicale.
St-Paul è considerato il borgo degli artisti e, in effetti, ci sono un’infinità di studi, atelier e esposizioni di dipinti, tanto da sembrare una specie di galleria d’arte all’aperto. Decidiamo la meta successiva. Io visiterei un altro borgo medievale ma c’è anche Cannes, sulla via del ritorno, e alla fine decidiamo per la nota località “cinematografica” (uscita 42 – Cannes centro).
Entrare in città si rivela difficoltoso, c’è un semaforo ogni cento metri, un serpentone d’auto lunghissimo, oltretutto fa un caldo atroce. Appena troviamo uno spazio libero abbandoniamo l’auto (a pagamento, naturalmente), non sappiamo quanto siamo distanti dal mare ma camminare è meglio che essere in coda.
Siamo fortunati, la famosa Croisette non è lontana, ma i miei piedi, chiusi nelle scarpe da ginnastica, protestano, non riesco più a camminare e decido di entrare in un grande negozio di scarpe alla ricerca di calzature più comode (ma si può, io a fare shopping a Cannes, senza contare che a casa, sostenitori delle calzature made in Italy, mi prenderanno sicuramente in giro se arrivo con scarpe francesi ai piedi). Sono tentata da un paio di sandali sportivi di gomma e camoscio, ma sono così grossi, così maschili, non posso andare in giro per la Costa Azzurra con quei cosi ai piedi, così prendo dei sandali “normali”, suola flessibile, plantare imbottito, tomaia di pelle nera. Sono comodissimi, vorrei già tenerli ai piedi, ma mi sento ridicola, chissà cosa penseranno i commessi, così mi cambio sul marciapiede pochi metri oltre il negozio! (la sera mi ritroverò delle vesciche e trascorrerò il resto della vacanza con le famose ciabatte azzurre).
Passeggiamo lungo la Croisette e ci facciamo fotografare sulla scalinata del Palazzo del Cinema, ma Cannes non ci entusiasma, troppo caotica, troppo città, e decidiamo di tornare alla base. Vorremmo fare la strada costiera, dicono sia bellissima, proprio a strapiombo sul mare, ma c’è un ingorgo pazzesco e, muniti di monetine (come nei parcheggi, anche in autostrada il pagamento è automatizzato quasi ovunque) torniamo via autostrada.
20 agosto 2002 11,30. Partenza per St-Tropez, circa un’ora e un quarto in battello (andare in auto, in questo periodo, è vivamente sconsigliato).
La immaginavo diversa, St-Tropez, più turistica e più sofisticata, un po’ snob. Invece è una cittadina carina e pittoresca, mi ricorda molto Portofino, i negozi lussuosi mimetizzati nelle vecchie case dei pescatori. E’ vero, ci sono molti ristoranti chic e negozi di famosi stilisti ma, in fondo, nonostante il turismo d’èlite (al porto sono ormeggiati degli yacht incredibili) St-Tropez ha conservato le sue caratteristiche di villaggio di pescatori; nel quartiere de la Ponche, cui si accede attraverso un’antica porta, è ancora possibile vedere le barche dei pescatori. E’ un luogo decisamente pittoresco, niente a che vedere con il porto moderno.
Torniamo a St-Raphael in tempo per un veloce bagno al mare. E’ una serata disastrosa: il cellulare è improvvisamente “morto”, sono costretta a rompere la borsa da spiaggia per recuperare le chiavi di casa (si è rotta la cerniera e non posso aprirla), mi appoggio alla doccia per lavare i piedi, mi si accavalla un nervo del polso e resto bloccata per un quarto d’ora (panico!) e, infine, mi compare sul braccio sinistro una chiazza rossa e pruriginosa, probabilmente la puntura di qualche insetto! Sono depressa e nervosa, quasi tornerei a casa al volo e Matteo (povero, che pazienza) mi deve sopportare.
21 agosto 2002 La giornata sembra iniziare meglio di come è finita la precedente. Trascorriamo la mattinata in piscina, poi di nuovo a St-Raphael per l’escursione all’Ile Ste-Marguerite, la più estesa delle Isole Lerins, situate di fronte a Cannes.
L’isola è veramente un’oasi di tranquillità, a parte alcune casette e una fortezza, che si dice sia stata la prigione della misteriosa Maschera di Ferro, è costituita da boschi di pini e eucalipti. Noi seguiamo il sentiero che porta alla “via degli eucalipti”, che attraversa l’isola, poi costeggiamo la scogliera fino a tornare al porto di imbarco. E’ una passeggiata semplice, richiede circa un’ora e mezzo e vale la pena di farla. Per me è stata una sensazione strana, dopo giorni trascorsi immersi nel traffico e circondati dal caos dei turisti, ritrovarmi immersa nel verde e nel silenzio (cicale a parte) di questa isoletta, dove il cielo appare più blu quando si riesce a scorgerne qualche ritaglio tra il fogliame degli immensi eucalipti, dove l’aria ha un profumo particolare e dove il mare è veramente stupendo (una signora ha detto di avere visto un mare così solo alle Maldive; io non ci sono stata, quindi non posso confermare, e mi limito a riportare l’affermazione). E’ quindi con dispiacere che saliamo a bordo del battello per tornare in città… 22 agosto 2002 Ultimo giorno utile di vacanza, domani mattina si parte. Dedichiamo questa giornata al relax. Dopo una puntatina al supermercato per acquistare formaggio e vini tipici del luogo, trascorriamo il nostro tempo oziando in giardino, in piscina, in spiaggia.
La sera decidiamo di assaggiare qualcosa di tipico e ceniamo in un simpatico ristorantino a St-Raphael, di fianco al Casinò, a base di bouillabaisse, la famosa zuppa di pesce tipica della Provenza, davvero ottima! (Anche qui, al contrario di ciò che ci era stato detto, i prezzi sono abbordabilissimi).
Dopo cena mi dedico (finalmente) allo shopping, in un negozio di artigianato provenzale. I tessuti sono così belli, così allegri, che faccio uno sforzo di volontà per non eccedere negli acquisti. Alla fine nel sacchetto ho: una tovaglia, sacchettini e animaletti contenenti lavanda, guanti e presine, che vanno ad aggiungersi alle tovagliette per la prima colazione acquistate a St-Tropez.
Facciamo un’ultima passeggiata lungo la spiaggia, mangiamo un ultimo “gelato” e salutiamo St-Raphael… 23 agosto 2002 E’ già ora di partire. Facciamo le valigie, puliamo a fondo la casa e quasi sentiamo già nostalgia della Costa Azzurra mentre il cancello si richiude dietro di noi… Ci attendono quasi cinque ore di viaggio, ma ci fermeremo un paio d’ore in Liguria, per rifornirci di focaccia. Poi inizieremo a pensare alla meta per le prossime vacanze!