48 ore in Olanda

Di nuovo la compagnia aerea giallo-blu ci tenta con un volo da 12 euro a/r. Destinazione Olanda, si parte da sotto casa. Arriviamo a Eindhoven da Pescara, trovandoci improvvisamente con 15 gradi di temperatura in meno. Nell'atrio partenze del piccolo ma accogliente aeroporto, si possono acquistare i biglietti per il trasferimento ad Amsterdam. La...
Scritto da: artemisia59
48 ore in olanda
Partenza il: 03/09/2009
Ritorno il: 05/09/2009
Viaggiatori: fino a 6
Spesa: 500 €
Di nuovo la compagnia aerea giallo-blu ci tenta con un volo da 12 euro a/r. Destinazione Olanda, si parte da sotto casa. Arriviamo a Eindhoven da Pescara, trovandoci improvvisamente con 15 gradi di temperatura in meno. Nell’atrio partenze del piccolo ma accogliente aeroporto, si possono acquistare i biglietti per il trasferimento ad Amsterdam. La soluzione aeroporto-stazione di Eindhoven poi treno per Amsterdam è leggermente più costosa ma anche probabilmente più veloce. Noi scegliamo il bus diretto (orari su www.Airexpressbus.Com) che ci porterà in due ore alla Central Station di Amsterdam (42 euro a/r). Già durante il tragitto ci si fa un’idea della terra olandese: prati verdissimi, mucche, fattorie e nuvole, spazzate e poi riportate dal vento, in un alternarsi frenetico di pioggia, sole e temporale che ci accompagnerà per tutto il nostro breve soggiorno. Il primo impatto con la città costruita sull’acqua, è la sosta per l’apertura di un ponte che deve far transitare una nave. In fondo, l’enorme, rosseggiante Central Station, e intorno a noi i canali, con le antiche, appuntite, piccole e colorate case. Il nostro hotel è uno dei piccoli alberghi sulla Damrak, il Damrak Inn, a 5 minuti dalla fermata del bus. La zona è centralissima e comodissima, ma questi alberghi sono alquanto datati e non proprio ben tenuti, nonostante i costi elevati. Abbiamo però la soddisfazione di entrare in una casa tipica del 1632 (così, se ben ricordo, recita la scritta sulla facciata) e saliamo la ripidissima scala anti-inondazioni che ci porta ad una specie di reception. La nostra camera tripla (c’è anche nostro figlio diciassettenne) è piccolina e con un comfort piuttosto sommario, ma almeno è pulita. Il pavimento pende verso la finestra, un sistema escogitato per, diciamo così, “imboccare” il mobilio, o quant’altro, non potendo passare per le ripide e strette scale, venga issato con il gancio che ogni casa ha sulla sommità della facciata. Posiamo il bagaglio e subito inizia la passeggiata per la città, che certamente non avrà monumenti degni di nota, ma è comunque incantevole. Incredibile cosa gli olandesi siano riusciti a fare nei secoli di un acquitrino! Il sistema delle chiuse con svuotamento serale dei canali è eccezionale, le case sono state costruite con i sistemi geniali di cui sopra, e il tutto è esteticamente ineccepibile. Unica domanda: chi è costretto in carrozzella, verrà issato direttamente col gancio? La sera, il giro nel quartiere a luci rosse è comunque da fare e ci troviamo in una zona di passeggio per tutti, comprese le famiglie con i bambini. Le ragazze in bikini nelle vetrine, fanno un po’ pena e un po’ carnevale, così come i gadget monotematici esposti. Niente di particolare per chi sta solo facendo due passi.

Il mattino dopo, vogliamo dedicare mezza giornata ai dintorni di Amsterdam. Cercando un po’ di notizie, scegliamo per primo il gettonatissimo paesino di Marken. Il bus si prende nel capolinea ad est della stazione e c’è ogni 30 minuti. L’autista ci fa un biglietto da 7 euro con il quale avremmo potuto girare tutta la zona del Waterland (quindi anche Volendam, Edam, Broek in Waterland, ecc.) per tutto il giorno. Il paesaggio che si attraversa è davvero da favola: prati , mucche, pecore, cavalli e ogni specie di volatili. Ma non palazzoni o ville, solo qualche fattoria e prati sconfinati. L’Olanda è un paese ricco, ma senza ostentazioni. Cerco di sbirciare nelle piccole case (come già ho fatto ad Amsterdam) e non vedo che piccole stanze, arredamento essenziale con qualche concessione al kitsch. Non si vede certo l’eccesso italiano,così come nel vestire. Tutto è leggero e informale.

Arrivare a Marken attraverso la lingua di terra che si protende nel Mare del Nord è bellissimo. Il paesino ci lascia senza parole. Piace tantissimo anche a nostro figlio, il che è tutto dire. Casette di legno poco più grandi di un bungalow, giardinetti con piccoli steccati dove vivono insieme oche, cigni, gatti, pecore. Sembra il paese di Pippi Calzelunghe. Ponticelli, canali, gente in bicicletta, una scuola tutta trasparente. Non è però una fiaba e ci chiediamo come sia la vita qui, sia d’estate con i frutti sugli alberi, i fiori e le lunghe giornate, ma soprattutto d’inverno con la neve, il buio e il vento sferzante da nord. Il paese è veramente minuscolo, si gira in un’oretta. Arriviamo presto al piccolo porto e lì c’è una cosa molto interessante: adorato cibo di strada. Prendiamo le rinomate aringhe crude e del baccalà pastellato e fritto. Ottimi, ma le aringhe sono per me superlative. Eppure delle signore spagnole accanto a noi non riescono a ingoiarle. Boh?! Comunque il nostro ragazzo preferisce accomodarsi nel delizioso ristorantino poco distante e gustare un bel filetto di corpulenta e saporita mucca olandese, con verdurine e patate di contorno. Anche la torta di mele gusto-strudel non è male.

Siamo in Olanda, e da bravi turisti vorremmo vedere i mulini a vento. Visto che per strada non ce ne sono (tranne uno arrivando dall’aeroporto), decidiamo di recarci al paese di Zaanse Schanse. Ritorniamo alla stazione di Amsterdam e nello stesso punto cambiamo bus. Il costo per quest’altra destinazione è 5 euro a/r. Dopo aver visto Marken, anche se effettivamente i mulini visti da vicino hanno il loro fascino, il paese ci lascia quasi indifferenti, Non perchè non sia carino, ma perchè è praticamente tenuto ad uso e consumo dei turisti, con tanto di tizio che all’entrata ti fa la foto-ricordo come nei parchi di divertimento. E’ comunque da vedere.

Torniamo in città, breve sosta di ricognizione in albergo, e di nuovo in giro. Avremmo voluto noleggiare le bici, ma la pioggia e il vento ci scoraggiano. Eppure gli olandesi sembrano non avvedersene, ma noi non siamo olandesi.

Verso sera sui ponti e nelle piazzette è tutto un esibirsi di più o meno improvvisati complessi musicali, spesso con simpatici travestimenti, ma difficile è capire cosa stiano suonando. Colpa del fumo? Vorremmo entrare da Madame Tussaud in piazza Dam, ma il Museo chiude alle 17,30. Un po’ prestino. Oggi però è venerdì e il Museo Van Gogh è aperto fino alle 22. Ci arriviamo a piedi e la zona merita. Il Museo però, che volevo visitare da sempre, lascia perplessi: posto in un cubo di cemento grigio, che stona con gli edifici circostanti. Al piano terra si fa musica jazz, con poltrone e bar. L’immagine degli spettatori viene proiettata e inserita nel quadro-schermo (la Stanza di Arles) lungo le scale, ma nonostante la citazione e il bell’effetto, è come se le opere del Maestro fossero quasi un dettaglio. Al primo piano, le poche opere di Van Gogh restate in Olanda. Spazi spogli, nemmeno un sedile per fermarsi. Al terzo piano, anche questo interessante, altre opere di grandi impressionisti. Qui qualche sedile e postazioni interattive che però non funzionano in italiano. Ingresso 12,50. Questa è così l’ultima sera ad Amsterdam, città vivace, piena di gente di ogni colore, città aperta ma con distacco, come i suoi gentili, ma pur sempre nordici abitanti. Il mattino dopo, via per l’aeroporto sul pulmann pieno di italiani rumorosi. L’autista ci mette un cd di Ramazzotti, e ci sorride con rassegnazione e simpatia. Siamo sempre i soliti…



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