4 giorni in Valle d’Aosta: un viaggio on the road ai piedi del “Tetto d’Europa”

quattro giorno nella grande bellezza
Scritto da: Francesco 50
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Andare in Valle d’Aosta per me e Francesca è stata una grande scoperta. Siamo partiti da Alpago, con l’intento di salire sul Monte Bianco, pensando che fosse tutta lì la bellezza di questa regione, ma poi girando fra i tanti paesini di montagna, ci siamo resi conto che trascorrere 4 giorni in Valle d’Aosta non è fare solo un viaggio montagna e sci, ma molto altro e ce ne siamo davvero innamorati totalmente, ritornandocene ad Alpago ricchi di emozioni e bellezza.

Monte Bianco, la scalata al Tetto d’Europa

monte bianco

Ma cominciamo dal Monte Bianco. Lo slogan dello Skyway, la funivia che porta fino alla cima più alta d’Italia e cioè a 3466 m s.l.m. recita “un’esperienza da fare almeno una volta nella vita”, ed è assolutamente vero. La funivia parte da Courmayeur a 1300 m s.l.m., venne inaugurata circa dieci anni fa, è super moderna e ruota su se stessa mentre sale o scende. Un cambio a 2173 m s.l.m., a Pavillon, e si arriva a Punta Helbronner a 3466 m s.l.m. Qui si trovano bar, ristoranti tipici, una libreria Feltrinelli dove ho acquistato l’ultimo libro di Mauro Corona “Le altalene”, una sala con proiezioni 3D.

La vista da 3466 m s.l.m. si può immaginare, e Francesca è stata brava a trovare il giorno giusto senza pioggia, né vento, né nebbia. Una giornata estiva nel vero senso della parola, dove abbiamo potuto godere di uno spettacolo naturale immenso ed unico. Di fronte alla spettacolare terrazza si può ammirare la cima del Monte Bianco di 4810 m s.l.m. e il Dente del Gigante (poco più alt0 di 4000 m). Nella traversata in funivia è spettacolare vedere quei coraggiosi sciatori che discendono il monte su improbabili piste innevate. Siamo ridiscesi a Courmayeur pieni di adrenalina e di voglia di vivere ancora quell’emozionante vista. Dal pomeriggio abbiamo iniziato la visita nei vari borghi e castelli dei quali è piena la Valle d’Aosta.

Chatillon e i castelli della Valle d’Aosta

sarriod de la tour

Avendo trovato un buon hotel a Chatillon, abbiamo iniziato proprio da questo piccolo borgo visitando il castello Gamba, costruito tra il 1901 e il 1905 dal barone Gamba. All’interno vi è un Museo di arte moderna. Da qui in poi in ogni paesino visitato, in ogni strada percorsa ci si imbatte in castelli, quindi ecco quello di Verres arroccato su una rupe, quello di Issogne, il castel Savoia della regina Margherita, quello di Sarriod de la Tour, quello D’Aymavilles con quattro torri lunghissime che sembrano sorreggere la parte centrale del corpo edificato, il Castello reale di Sarre, quello di Fenis, quello che ci è piaciuto di più. All’interno dei castelli, stanze arredate con mobili di pregio, letti con baldacchino, quadri dei baroni e delle loro famiglie.

Terme di Saint Vincent

terme di saint vincent

Non pensate di fare un unico viaggio negli spostamenti, ma guardatevi attorno e fermatevi immediatamente appena vedete qualcosa che vi attrae. Noi abbiamo evitato l’autostrada, sicuramente comoda ma che non permette le fermate nei posti giusti. In una giornata un po’ piovosa decidiamo di andare alle terme di Saint Vincent per un pieno relax e la ripresa di energie per i prossimi giorni. Le Terme sono davvero uniche con piscina all’aperto, sauna, bagno turco, sala massaggi e 4 ore passano in fretta mentre il tempo fuori migliora e possiamo riprendere le nostre escursioni.

Cosa vedere ad Aosta

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Aosta, il capoluogo della regione, è la nostra meta ed è una sorpresa vera e propria. Aosta ha un borgo bellissimo e soprattutto conserva le vestigia del suo essere stata fondata dai Romani, pur su un preesistente insediamento. Ha un arco di trionfo, un teatro, una chiesa paleocristiana, un museo archeologico, il criptoportico, la Porta Pretoria. Tutto in ottimo stato di conservazione. Nella grande piazza centrale alla città (Piazza Émile Chanoux, n.d.r.) una sosta è d’obbligo mangiando un gelato o per sorseggiare una buona birra artigianale. Questa grande piazza è intitolata a Émile Chanoux, capo della resistenza valdostana. Ed essendo in giro proprio il 25 aprile, giorno che molti paesi festeggiano con concerti e feste popolari, scopriamo che la Valle d’Aosta ebbe un movimento di resistenza molto forte con circa 3000 partigiani e che fu l’unica regione italiana ad essere stata liberata dagli antifascisti. Un po’ ovunque ci sono Monumenti che ricordano partigiani.

Valle del Lys e Forte di Bard

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Fontainemore

Riprendiamo le nostre visite e visitiamo, dopo Aosta, le località di Courmayeur, Etroubles e Avise. Ultimo giorno lo riserviamo per due località alle quali tenevamo molto. La valle del Lys attraversata dal fiume e il Forte di Bard. La Valle del Lys è una vallata che parte da Fort Bard e Pont Sant Martin e sale fino a raggiungere Gressoney sotto il Monte Rosa. Il fiume Lys è splendido e a ridosso del fiume sorgono piccoli gruppi di case con ponti in pietra che l’attraversano e che circondano chiese e palazzi nobiliari. Lungo la strada bisogna fermarsi ad ogni km ora per una cascata, ora per un laghetto, ora per un vecchio borgo. Ancora qui, esistono e vigono vecchie tradizioni con feste popolari. Una di queste, alla quale per fortuna abbiamo potuto assistere, è la “Bataille des reines”, una gara di mucche incinte (assolutamente non violenta) che serve a premiare la mucca più forte, quella che resiste e non ha paura e che non indietreggia. Abbiamo assistito ad una gara preliminare che porterà la trionfatrice alla gara finale che si svolgerà fra qualche mese ad Aosta.

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Il Forte di Bard

L’ultimo giorno lo abbiamo conservato per il Forte di Bard, una imponente fortezza militare realizzata nella prima metà del XIX secolo. Visitando dall’interno la fortezza se ne può conoscere la storia attraverso filmati, documenti e ricostruzioni in 3D. Chiaramente la gastronomia valdostana è unica ed è fatta sia di carni che di formaggi DOP, il lardo fa da padrone così come i formaggi come la Fontina. La domenica ce ne ritorniamo un po’ tristi per aver lasciato un luogo che davvero ci ha stupiti per la sua grande bellezza, il senso di accoglienza della gente del posto, la ricca gastronomia. Ritorneremo di sicuro.

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