4 aree, un paese tanto unico quanto diverso: i colori di questo paese sono un vero inno al viaggio
Una meta che immagino sogni ogni viaggiatore amante della natura. L’Ecuador con la sua diversità riesce a offrire innumerevoli paesaggi differenti, ciascuno dei quali meriterebbe ben più del tempo che vi abbiamo trascorso. Le aree sono 4 e ben differenziate: le Galapagos, la zona costiera, le Ande e l’oriente amazzonico. Noi abbiamo saltato il mare preferendo una vacanza più sportiva.
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Il budget è impegnativo, i voli intercontinentali ci sono costati circa 1.300€ a testa, arrivo a Quito e ripartenza da Guayaquil con Iberia (ritorno da dimenticare). In totale abbiamo speso poco più di 8.000€ in due, comprese piccole spese personali, scegliendo sempre alberghi dignitosi, limitandoci con i pasti e concedendoci qualche piccolo lusso. In particolare abbiamo voluto prenotare quasi tutte le escursioni alle Galapagos per evitare di dover perdere tempo a cercare una volta arrivati lì rischiando di non poter effettuare le escursioni volute.
Abbiamo soggiornato in cinque alberghi diversi durante il nostro viaggio in Ecuador:
- Quito – Portal de Catuna
- Cuyabeno – Cuyabeno Lodge
- Cuenca – Posada del Angel
- Guayaquil – Holiday Inn
- Puerto Ayora – Hotel Santa Fe
Le prenotazioni le abbiamo fatte quasi tutte dall’Italia rivolgendoci direttamente alle agenzie locali:
- Quito con escursioni al Cotopaxi e Otavalo: CarpeDM
- Cuyabeno (la foresta amazzonica): Cuyabeno Lodge
- Cuenca: da soli
- Galapagos: prenotato tutto con Galapagos a la carte
Per quanto riguarda i trasporti (da/per l’Ecuador e all’interno del paese), invece, ci siamo mossi così:
- Da Roma a Quito via Madrid con Iberia
- Da Quito a Lago Agrio (per Cuyabeno) in aereo
- Da Lago Agrio a Quito in taxi
- Da Quito a Cuenca in autobus
- Da Cuenca a Guayaquil in autobus
- Guayaquil-Galapagos-Guayaquil in aereo
- Rientro a Roma via Madrid direttamente da Guayaquil con Iberia
Diario di viaggio in Ecuador
Giorno 1: arrivo a Quito
Siamo arrivati nella capitale dell’Ecuador, a Quito il 22 pomeriggio, il taxi ha impiegato oltre un’ora per portarci al nostro albergo a causa della distanza e del traffico cittadino. Così non ci rimane che pochissimo tempo per fare un giretto della città ormai di sera. Fa freddo e io sento già la fatica di camminare a quasi 3000 metri. Quito è la capitale più alta del mondo dopo La Paz.
Ceniamo in un ristorante dentro una corte, pessimo. L’albergo invece è molto grazioso, in stile coloniale, e la proprietaria ci fa addirittura scegliere la nostra stanza. Prendiamo la più grande.
Giorno 2: Otavalo
Abbiamo prenotato l’escursione ad Otavalo con CarpeDM, non sarebbe stato necessario, anzi sarebbe stato molto meglio andare da soli, ma essendo sabato e il primo giorno di viaggio, non ho voluto rischiare di perderci tra autobus etc. Il mercato del sabato dicono che sia il più grande del Sudamerica e probabilmente lo è. Noi non siamo rimasti entusiasti, è molto grande ma ci è sembrato che ci fossero sempre le stesse cose. Il mercato degli animali invece proprio una delusione, probabilmente siamo arrivati già tardi perchè c’era poco e personalmente gli odori mi hanno dato un po’ troppo fastidio.
Rientro a Quito giusto in tempo per la cena, anche se non previsto CarpeDM ci accompagna in albergo.
Ci concediamo un giro a la Ronda, una divertentissima bolgia di gente e locali dove ci si dimentica del traffico caotico della città.
Giorno 3: Cotopaxi
Come ieri anche oggi escursione con CarpeDM. Siamo un gruppetto di una decina di persone, esclusi noi l’età media sarà sui 25 anni. Noi potremmo essere i genitori di tutto il gruppo. Come per il resto del viaggio nessun italiano. L’escursione prevede di arrivare alla laguna di Limpiopungo su un altopiano da cui si erge il cono perfetto del Cotopaxi. Lì da 3.800 metri di altitudine faremo una escursione sul Ruminaui fino a 4.200 metri o addirittura a 4.300 metri per quelli che non si sono stancati. Al ritorno dalla laguna scenderemo con le bici fino all’ingresso del parco a 3.200mt. La scalata per me si rivela impegnativa, non tanto per il terreno quanto per lo sforzo in altitudine. Il ritorno è decisamente più facile, anzi, lo faccio in scioltezza e addirittura precediamo il gruppo. Siamo stato estremamente fortunati perchè è stata una giornata con poche nubi e il Cotopaxi si è fatto vedere benissimo nel corso di tutta l’escursione. Il paesaggio per il resto è lunare. Il downhill in bici non si rivela tutto down, c’è qualche breve up che mi stronca definitivamente. Le bici sono abbastanza pesanti e ad ogni brevissima salita devo scendere. La stanchezza, per me, ha avuto la meglio sul divertimento. Il mio compagno invece si è divertito un mondo. Il pranzo, sempre abbondante per chi non è vegetariano, è nello stesso locale della colazione. Una specie di casa di qualcuno. Chi sceglie il pasto veg in effetti si vede servire il nostro stesso menù senza carne e con solo qualche verdurina in più. Arrivati a Quito affrontiamo a piedi il precorso da CarpeDM al nostro hotel ma sento che c’è qualcosa che non va. Infatti arrivati in hotel il mio lui ha la febbre altissima. Secondo me è lo sforzo in altitudine. Serata passata a leggere in camera senza cena.
Giorno 4: Quito
Cambio. Lui sta bene e cade lei. Nonostante qualche segnale intimidatorio decido ugualmente di fare colazione ma la trattengo pochi minuti. Mi devo fermare? No, usciamo lo stesso per il free walking tour di Quito. Questa volta ci affidiamo a CommunityAdventures e rimaniamo soddisfattissimi. Siamo fortunati anche oggi perchè il lunedì c’è il cambio della guardia così facciamo un frettoloso giro del mercato alimentare per andare diretti in piazza per lo spettacolo. Le uniformi sono molto caratteristiche così come il cambio della guardia, presidiato da funzionari politici importanti e spesso addirittura dall’ancora amato presidente Correa. Del tour ci è piaciuta tantissimo la passione e le informazioni socio-politiche che hanno fatto da sottofondo a tutta la passeggiata. Le attrazioni di Quito le abbiamo viste dall’esterno e meritano un seguito. Comunque per me è stato il massimo in questo modo. Il tour termina verso le 14 e ci lascia il tempo per girare ancora un po’ da soli. Prenotiamo la cena a la Vista Hermosa per goderci il panorama della città nella nostra ultima sera a Quito. Anche se ceniamo dentro per scelta, la vista è spettacolare, vale la pena, come abbiamo fatto noi, di andarci anche al crepuscolo.
Giorni 5-8: Cuyabeno
Partenza presto per Lago Agrio, ci accompagna in aeroporto una gentile signora dell’albergo che ci fa pagare la tariffa standard dei taxi. Il volo è in overbooking e partiamo con un’ora di ritardo in attesa che si trovi un volontario disposto a partire con il volo successivo. Alla fine, dietro compenso, si trova un volontario e partiamo. Sorvoleremo una parte dell’amazzonia violentata, come vedremo meglio a Lago Agrio, dalle compagnie petrolifere.
Da Lago Agrio un paio d’ore di pulmino ci separano da The Bridge, dove ci saranno altre 2/4 ore di canoa a seconda dei giri che vorrà farci fare la guida. Il tragitto in pulmino ci fa capire quanto sia invasiva la presenza umana in questi luoghi, ormai quasi totalmente disboscati per fare spazio a coltivazioni, allevamenti e trivellazioni. Da The Bridge lo scenario cambia e ci addentriamo nella giungla. È una storia controversa quella del turismo, è utile o dannoso? A me piace pensare, come diceva la nostra guida, che il turismo responsabile aiuti le popolazioni a preservare il proprio territorio, creando quel po’ di ricchezza che gli consenta di rimanere, ma soprattutto amplificando nel mondo le informazioni su quanto stia avvenendo con le trivellazioni ed aumentando, nell’opinione pubblica, la consapevolezza dei danni che uno sviluppo selvaggio possa produrre sul nostro pianeta.
I giorni passati a Cuyabeno sono stati bellissimi nonostante ci abbiamo “confinati” con una guida locale un po’ svogliata insieme a due tedeschi nostri coetanei. L’altra guida che gestiva un gruppetto più nutrito ci è sembrata più competente e più esuberante. In particolare siamo rimasti delusi il primo giorno quando, per arrivare presto alla laguna grande dove c’era la festa per i 37 di creazione del parco, ci ha fatto percorrere il tragitto da The Bridge al lodge veramente di corsa.
Ad ogni modo abbiamo fatto un bel bagno alla laguna grande e abbiamo visto il primo crepuscolo sull’acqua.
Qui ci siamo concessi uno dei lussi di cui parlavo scegliendo la sistemazione in camera superior. Ho chiesto espressamente la stanza più in alto nella torre e sono contenta. Dalla nostra “finestra” potevamo quasi toccare le fronde degli alberi, così abbiamo potuto vedere da una posizione privilegiata scimmie e tucani.
A Cuyabeno le sistemazioni sono spartane e le finestre sono aperte. Abbiamo trovato un insetto di 10 cm nel water ed è estremamente consigliabile tenere sempre le valige chiuse (con dentro le scarpe) ed i vestiti appesi. In dotazione si ricevono stivali di gomma e poncho antipioggia ma questi ultimi forse scarseggiano perchè per i nostri amici tedeschi non ce ne erano più.
Quando piove, beh, piove. Una notte ha piovuto così tanto che ci è entrata l’acqua in stanza dalle finestre. La pioggia però non compromette le escursioni, anche se la nostra guida una mattina ci ha fatto attendere che smettesse prima di avviarci. Le escursioni sono principalmente in canoa anche se ne abbiamo fatte due a piedi, una notturna alla ricerca di insetti ed una diurna per conoscere le piante. Gli animali si vedono principalmente lungo il fiume con le escursioni in canoa. Una mattina è dedicata alla visita presso una comunità locale dove ci hanno fatto vedere come si fanno le piadine di jucca. Nel pomeriggio quasi sempre c’è la possibilità di andare alla laguna grande per fare il bagno. Abbiamo anche fatto una escursione per ammirare il tramonto, avrò fatto 100 foto, e cercare boa e caimani. Purtroppo niente boa, ma solo un caimano vicino ad un altro lodge. Ora capiamo perchè non è consentito fare il bagno dal lodge!
Nel corso dei giorni abbiamo visto tante scimmie, tanti uccelli, un paio di serpenti al sole (ma niente boa o anaconda, sigh), lucertole e iguana e soprattutto un bradipo.
Abbiamo scelto questo lodge perchè molto consigliato dalla guida cartacea e provato da altri turisti per caso. Intorno alla laguna grande e sul Cuyabeno ce ne sono un’altra decina e altri ne stanno realizzando. Credo che la scelta possa migliorare.
Abbiamo preferito il Cuyabeno al Rio Napo per una questione di prezzi che, sul Rio Napo, triplicano se non di più.
Il rientro a Quito lo abbiamo fatto con una macchina privata perchè volevo fermarmi a vedere le cascate di San Rafael. Il costo è stato di 250$ e secondo me ne è valsa la pena. Almeno, prima che si esauriscano.
Giorno 9: Cuenca
Arrivati a Quito con la macchina ci facciamo lasciare direttamente alla stazione dei pullman dove alle 22 prendiamo uno scomodissimo bus per Cuenca. In questo modo guadagniamo un giorno di vacanza ma arriviamo a Cuenca alle 7 distrutti. Un po’ di relax in albergo e quindi andiamo a cercare un altro free walking tour che, tuttavia, si rivela meno interessante di quello di Quito. Incentrato più sulle cose che sui fatti. Cuenca è una cittadina che nulla ha a che fare con Quito, deliziosa, tranquilla. Purtroppo non riusciamo a mangiare da Tiesto’s. Occorre prenotare con largo anticipo. Anche l’agenzia per prenotare l’escursione al Cajas è chiusa quindi decidiamo di andarci per conto nostro con gli autobus di linea.
Giorno 10: Cajas
Anche in questo caso prendiamo un autobus sgangherato che impiega circa 2 ore per arrivare al Cajas. Fa veramente freddo, saremo già a quasi 4000 metri e le nuvole sono bassissime. Un’atmosfera magica. Al centro di accoglienza prendono i nostri nomi e ci consigliano di fare, come quasi tutti, il giro corto, 4/5 km in altrettante ore. Non hanno mappe e ci consigliano di fotografare quella a muro. Il posto è bellissimo, mai visto niente di più spettacolare. Anche in questo caso la macchina fotografica ha chiesto pietà. Siamo fortunati perché non piove ma il fango delle precedenti piogge rende scarpe e pantaloni da buttare. Siamo veramente eccitati da questa escursione. Felici della scelta ed anche della resistenza dimostrata visto che per risparmiare tempo siamo andati a passo veloce. Ne pagheremo le conseguenze.
Riusciamo a prendere con tutta tranquillità l’autobus per Guayaquil delle 16 circa e arriviamo al nostro albergo. Impressionanti le lesioni alle pareti della stanza a causa del terremoto.
Giorno 11: trasferimento alle Isole Galapagos
Giornata di trasferimento, ci svegliamo entrambi acciaccati. Abbiamo capito che il mal di montagna io lo soffro allo stomaco, mentre al mio compagno viene la febbre. In aeroporto, non senza difficoltà, paghiamo tutto ciò che c’è da pagare, ci sigillano i bagagli e finalmente prendiamo il volo per Baltra. Da Baltra un autobus per il trasferimento al traghetto, traghetto e quindi riusciamo a prendere un autobus per Puerto Ayora.
Io mi sono ripresa, il mio compagno no. Lo lascio a rantolare a letto e vado fare un giro a Puerto Ayora. Vado a cercare Scuba Iguana perchè già l’indomani abbiamo le prime immersioni. Per cena qualche biscotto da condividere col rantolante.
Giorni 12-16: Galapagos
Le giornate alle Galapagos sono state quanto di più bello ci si possa immaginare. Abbiamo alternato escursioni fuori e dentro l’acqua. Abbiamo scelto le escursioni a Seymour e a San Bartolomey. Immersioni a Cousin/Bartolome e a Mosquera North/Seymour. In entrambi i casi prenotato tutto con Galapagos a la Carte scegliendo sia le escursioni che, per le immersioni, anche il diving. Il servizio è stato eccellente. Da soli poi abbiamo prenotato un’altra escursione di un giorno a Isabela. A piedi siamo andati un paio di volte a Tortuga Bay ed una volta al centro Darwin. Abbiamo cenato tutte le sere in strada presso i chioschetti, anzi, a dire il vero sempre al primo. E sempre benissimo.
Le Galapagos meriterebbero una permanenza molto più lunga ma purtroppo sono veramente lontane e piuttosto care. Seymour mi ha regalato delle emozioni fortissime. Pensavo di trovarmi all’interno di un documentario, il cuore batteva all’impazzata.
A Bartolemey si va per vedere la lava ed il paesaggio. Forse col senno di poi avrei preferito un’altra isola per vedere colonie di leoni marini.
Isabela è faticosa, per via delle condizioni del mare e per la compressione dell’escursione. Mi hanno colpita i leoni marini che si trovano dappertutto, sui ponti delle barche, sui pontili, sulle panchine. Un mondo fantastico.
Le immersioni, beh, la stagione non è adatta e fa veramente freddo. Io scendevo con una muta da 7mm e due sottomuta, nonostante ciò uscivo dall’acqua sempre intirizzita e con le labbra viola. La visibilità è scarsa ma abbiamo fatto il nostro primo incontro con gli squali martello. Inoltre tartarughe, razze e anche le tanto denigrate anguille giardino.
Mentre scrivo ho ancora nostalgia di quei posti e la consapevolezza che mai più potrò vedere nulla di simile.
Giorni 17 e 18: Guayaquil e rientro in Italia
Di Guayaquil non ci è rimasto impresso granché, un mercato piccolino, un lungomare frequentatissimo, le iguane nel parco.
Probabilmente la città peggiore tra quelle viste in questo splendido, meraviglioso, indimenticabile viaggio che ci ha regalato tante differenti colori il verde della foresta amazzonica, il giallo del Cajas, il blu delle Galapagos.