30 ore a Francoforte

Mi irritano quelli che pur di farsi un viaggio tutto compreso chiedono un finanziamento. Nella mia ultima spedizione ho applicato il 2° principio del viaggiatore low cost che enuncia: non si va dove si vuole, si va dove costa meno. Applicando strettamente questa regola ho deciso di sfruttare una recente offerta di Ryanair che dava via 1 milione...
Scritto da: viaggimiei.net
30 ore a francoforte
Partenza il: 12/08/2008
Ritorno il: 13/08/2008
Viaggiatori: in coppia
Spesa: 500 €
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Mi irritano quelli che pur di farsi un viaggio tutto compreso chiedono un finanziamento. Nella mia ultima spedizione ho applicato il 2° principio del viaggiatore low cost che enuncia: non si va dove si vuole, si va dove costa meno.

Applicando strettamente questa regola ho deciso di sfruttare una recente offerta di Ryanair che dava via 1 milione di posti gratis tasse incluse. Come facilmente prevedibile le località più fiche erano già belle che andate e a me era rimasto solo Francoforte. Sono andato solo con mia figlia n° 1, che però non dispone di un proprio passaporto così ho dovuto fare il check in in aeroporto e non online. Adesso vi spiego meglio: con la Ryanair i bambini che viaggiano con il solo certificato di identità valido per l’ espatrio non possono effettuare il chek in online, ma devono necessariamente farlo in aeroporto. La fregatura è che il chek in all’ aeroporto costa 5 euro a testa a tratta, così il volo non è stato proprio gratis ma mi è costato 20 euro in tutto. Vabbè, “quasi” gratis… Siamo andati il 12 e 13 agosto, cioè martedì e mercoledì, perché in base a quanto enunciato nel 3° principio del viaggiatore low cost, “un week end low cost non va fatto nei fine settimana”. Gli orari dei voli erano crudeli: partenza alle 8.15 da Orio, cioè per noi sveglia alle 4.00, ma almeno non avremmo sprecato tutta le giornata. In teoria il chek in Ryanair apre 2 ore prima, ma ho notato che a Orio lo si può fare anche in anticipo. Tip: arrivate al chek in 2 ore 30’ minuti prima, perché in caso di overbooking (non ho idea se anche la Ryan usi questa pratica criminale ma non si sa mai) quelli che restano a terra sono quelli che si presentano al check in per ultimi.

Comunque partiamo puntuali. Inaspettatamente l’ aereo era quasi tutto pieno: non mi aspettavo che così tanta gente andasse a Francoforte il martedì mattina. Prima di partire ho dato un’ occhiata alle previsioni meteo che promettevano tempo schifoso martedì e variabile mercoledì. Infatti è stato così: appena sbuchiamo dai nuvoloni abbiamo visto le strade lucide di pioggia. Siamo atterrati alle 9.30 ed alle 9.45 partiva l’ autobus per Francoforte: giusto il tempo per velocemente in bagno, ma se avessimo avuto le valige da ritirare avremmo dovuto prendere quello dopo.

Come tutti sanno Ryanair non opera dall’ aeroporto principale di Francoforte ma da quello di Hahn, che è un’ ex base militare americana convertita ad aeroporto civile. Il trasferimento con la città è assicurato dagli autobus della Bohr, che sono piuttosto frequenti (anche ogni mezz’ ora negli orari di punta) ma non proprio a buon mercato: 12 euro a cranio a tratta. In poche parole ho speso più per l’ autobus che per l’ aereo. Incredibile.

Il biglietto per l’ autobus si acquista in un gabbiotto sul marciapiede davanti al terminal. Si paga SOLO in contanti. Carte di credito e altre valute non vengono accettate: tenetene conto. Al ritorno si paga direttamente all’ autista. Essendo in Germania potete stare certi che gli orari vengono rispettati scrupolosamente. Alle 9.45 siamo partiti ed attraverso la Renania- Palatinato ci siamo messi in marcia verso Francoforte. Nonostante la pioggia la zona mi è parsa molto interessante, ricca di vigneti e di paesini caratteristici. Mi sono segnato nelle cose da fare di tornare e di visitare questa zona con una macchina a noleggio.

Alle 11.25, quindi con 5 minuti di anticipo siamo arrivati alla stazione centrale di Francoforte, punto di arrivo dell’ autobus. Sapevo che in hotel mi avrebbero consegnato la stanza non prima delle 15 ma ci sono voluto andare subito comunque per lasciare gli zainetti e girare più leggeri.

Avevamo prenotato al Novotel City, un albergo fighissimo e nuovo abbastanza vicino alla fiera. Dopo l’ esperienza traumatica dell’ hotel di Roma sono diventato un po’ esigente in fatto di alberghi. A pensarci bene anche quello dell’ anno scorso in Costa Dorada faceva abbastanza schifo. L’ unica cosa decente erano le ragazze inglesi che abbondavano. Io non andrei mai a dormire in un ostello, per non parlare della moda del momento, cioè alloggiare in case private di tizi maniaci sessuali-pedofili-drogati. Ci sono dei siti sui quali ci si registra e si va a dormire gratis a casa di altri utenti che si sono registrati. In cambio bisogna ospitare a casa propria un tizio sporco, sudato e puzzolente che arriva da chissà dove. Mai e poi mai… Torniamo all’ hotel: si può raggiungere in tram o con la S-Bahn, ma il tram è più comodo e impiega una decina di minuti. Abbiamo fatto il biglietto giornaliero che si acquista a delle macchinette automatiche alla fermata. Il funzionamento non è proprio semplicissimo, infatti mi sono anche un po’ incazzato, ma una volta capito il funzionamento è semplicissimo. Per un giorno costa 5 euro e qualcosa e consente corse illimitate su tutti i mezzi. Mentre stavo armeggiando con la macchina dei biglietti mi si avvicina un tipo che ha iniziato a dispensare consigli sul funzionamento, ma naturalmente io non capivo nulla perché il tipo parlava tedesco. Dall’ età e dal modo di fare ho giudicato alte le probabilità che avesse tatuato il gruppo sanguigno sull’ avambraccio sinistro… In ogni caso non avuto altra scelta se non quella di fare la supercazzola: “No, mi permetta. No, io; eh scusi noi siamo in due. Come se fosse antani anche per lei soltanto in due, oppure in quattro anche Rudolf Heß con macchinetta dei biglietti; perché non sei fuggito in Argentina come gli altri, per esempio?” Io mi ero già stampato a casa la mappa con i tragitti delle varie linee, cosa molto utile se non si vuole impazzire all’ arrivo. Differenza tra U-Bahn e S-Bahn: la U è la normale metropolitana sotterranea che opera in città, la S è sotterranea in centro ma poi in periferia esce allo scoperto ed è simile ad un normale treno. Raggiunge anche paesi lontani dalla città. Per farvi un esempio, è come la RER a Parigi. E come la RER in città si usa come la normale metropolitana. Una cosa insolita per una città mega organizzata come questa: per accedere alla metro non ci sono cancelli come in tutte le altre metro del mondo. Significa che se anche non avete il biglietto potete tranquillamente entrare. Sul tram mi sono trovato una squadra di tizi vestiti con pantaloni blu, anfibi, maglietta bianca e basco. Il tutto senza alcun distintivo. Io pensavo fosse l’ equivalente tedesco della Guardia Nazionale Padana o qualcosa del genere, invece erano i controllori. Tutti i passeggeri sprovvisti di titolo di viaggio venivano fatti scendere e radunati in appositi recinti per essere poi inviati ai campi di sterminio. Ho notato che qualcuno si ribellava. Il tram poi è ripartito ma io sentivo già gli spari delle prime esecuzioni sommarie. Morale: non fate i soliti italiani ignoranti e pagate il biglietto. Non si scherza coi tedeschi… Arriviamo all’ hotel e capisco subito che è figo dal numero di taxi parcheggiato fuori. La figaggine di un hotel è direttamente proporzionale alla quantità di taxi parcheggiati davanti all’ ingresso. Era tutto pieno di uomini d’ affari incravattati intenti a trascinarsi i loro trolley e con il pc portatile in una borsa a tracolla. A me questi stanno non piacciono proprio perché se la tirano di brutto. Avete mai visto uno di questi qua scrivere con una Bic? No: hanno tutti la stilo Mont Blanc (che tanto è a prova d’ aereo). Oppure credete che uno di loro abbia un Casio? No, solo gli americani con baffi e sovrappeso hanno il Casio, questi europei no, qua non c’ hanno tutti il Panerai. E poi è frequentato anche delle compagnie aeree. Mi sono imbattuto in un equipaggio di una compagni americana di cui non farò il nome. Inizia per North e finisce per west, arrivavano quindi molto probabilmente da Detroit. Insomma, erano tutti lì nella hall ed ora ve li descrivo. Le hostess: tutte sui 65 anni, ma forse ne avevano 35, brutte, ma proprio brutte con scarpacce e calze da vecchia (beh, logico, no?). Avete presente le hostess americane modelle che vedete nei film? Scordatevele. Il comandante e il suo galoppino: uno si immagina un tipo alla Burt Lancaster ai tempi di “Airport” invece no. Avranno avuto sui 98 anni giravano con il deambulatore, avevano i vestiti stropicciati e le scarpe da lucidare. Da notare una cosa: sul sito dl Novotel c’ era scritto che il personale in reception parlava anche italiano. E invece no! Non che sia un problema ma naturalmente a me scocciava. Facciamo la registrazione (niente stanza fino alle 15 come previsto) ma lasciamo gli zaini e partiamo alla scoperta della città. Dato che si è fatto mezzogiorno la cosa più importante è andare a mangiare. Io avrei anche preso qualcosa di strano, ad esempio c’ era un take away tailandese vicino all’ hotel ma mia figlia non ne voleva sapere, così ci infiliamo nella S-Bahn e andiamo in centro.

Scendiamo alla Goethe Platz, facciamo 2 passi e troviamo un ristorante italiano gestito da italiani. Tutto il personale era tricolore così quando mi hanno visto mi hanno accalappiato e trascinato all’ interno, legato mani e piedi alla sedia con fascette autobloccanti e costretto ad ascoltare Eros Ramazzotti e Biagio Antonacci a tutto volume. Ordiniamo una Margherita (così, così) ed un piatto di spaghetti aglio, olio e peperoncino. Ragazzi, erano gli spaghetti più incazzati che abbia mai mangiato in vita mia. Piccanti all’ inverosimile, avevo persino le palpebre sudate e continuavo a buttare giù della birra che non faceva altro che aumentare il senso piccante.

Gli spaghetti erano decenti, solo leggermente troppo cotti, per essere a gestione italiana.

Verso l’ una ci facciamo una passeggiata ed iniziamo l’ esplorazione del centro città. Tutti palazzoni con molte strade esclusivamente pedonali. Grandi magazzini, piazze, barboni, ragazzine sovrappeso con tatuaggi e piercing vari. Andiamo al Romer, che è una specie di piazza che credo sia il vero centro della città. E’ circondata da case stile-tedesco con diversi bar (non so se sia corretto chiamarli bar) finto-tipici e i soliti negozietti con le solite robette per turisti bestioni come me. Infatti ho comprato subito una di quelle bocce con la neve finta dentro. In questi locali è possibile bere il famoso Apfelwein, che altro non è che vino di mele.

Non so per quale assurdo motivo ero convinto che il vino fosse dolce, tipo il moscato per intenderci. Invece no: è secco. Sa di vino bianco secco frizzante del tipo di quello che si trova nelle bottiglie da 2 litri con tappo a vite e che costa 1 euro; in più era mezzo sgasato e chiaramente annacquato. Per ubriacarsi bisogna tracannarne come minimo 3 litri. Ve la faccio breve: fa veramente schifo.

A pochi metri dal Romer c’è il fiume Meno: che con il cielo grigio per via dei nuvoloni faceva ancora più schifo del solito. Sul fiume è possibile fare delle minicrociere di 50 minuti a poco più di 10 euro così ci imbarchiamo su di una specie di battello. Saliamo sul ponte scoperto ma poco dopo rientriamo perché tirava un vento bestiale e faceva un freddo boia, sembrava novembre, altro che 12 agosto! La crociera è carina, almeno ci si riposa un po’. A bordo è anche possibile acquistare cibi e bevande calde. La cameriera aveva i capelli viola, era sovrappeso e dimostrava come minimo 25 anni in più dei 30 che probabilmente aveva. Ma chi ha detto che le tedesche sono tutte belle? Pazienza. Dopo la crociera facciamo un bel giro nella zona pedonale e ci imbattiamo in uno stranissimo centro commerciale con terrazza panoramica sul tetto. Andiamo a vedere e per essere gratis non era male. Però io volevo andare a tutti i costi sul tetto della Main Tower, che è l’ unico grattacielo di Francoforte aperto al pubblico. Lo raggiungiamo velocemente (il centro-centro si può girare a piedi) ed entriamo. Un veloce ascensore trasporta i passeggeri all’ ultimo piano della torre, da cui si può raggiungere, con una rampa di scale, la terrazza panoramica a 200 metri di altezza.

Da qui il panorama è proprio fico, peccato per il tempo schifoso e per il vento fortissimo che tirava. Non si poteva resistere più di 5 minuti. Scendiamo e intanto la stanchezza inizia ad impossessarsi di me: ero in piedi dalle 4 del mattino, ero dovuto andare a Bergamo in macchina, arrivare fino a lì, girare come un matto, fare foto, riprese video e contemporaneamente tenere sotto controllo mia figlia per evitare che si cacciasse in qualche guaio. Siamo passati davanti ad uno Starbucks, ma visto che non c’ era mia moglie sono riuscito a fare a meno di entrare. Dall’ esterno ho dato un’ occhiato dentro ed era tutto pieno di tizi che sembravano presi da una di quelle commedie americane ambientate a New York dove sono tutti giovani e belli. Erano tutti intenti ad usare i loro pc portatili (ma per fare cosa? Ma che siete: scrittori che scrivono al bar?) oppure a raccontarsela di come vorrebbero farsi questa o quella. La donne erano in compagnia di tipi (amici) con giacca e occhiali dalla montatura spessa a cui confidavano della brutta esperienza da cui erano appena uscite, cioè che erano andate a letto con uno che aveva detto di amarle ma dopo è uscito fuori che era sposato, ecc. Dopo la positiva esperienza Bremese andiamo nuovamente a cena al Maredo, che è una catena di ristoranti presente in tutta le Germania. Un po’ come Denny’s negli USA, per intenderci.

Come al solito menù bambini per mia figlia e all-you-can-eat insalate per me: con 6 euro si mangia come porci. Quando c’ è un menù del genere conviene approfittarne.

Dopo cena ci trasciniamo nuovamente per le vie del centro per una breve passeggiata, ma poi non ne possiamo, quindi torniamo al Novotel con la S-bahn. In hotel ho la fatto la mia solita figura da barbone ed ho chiesto gli zaini alla ragazza in reception per scoprire che li avevano già portati in stanza: figo, non trovate. Nella hall c’ erano 2 postazioni internet gratuite così ne ho approfittato subito per leggermi la posta e vedere le previsioni meteo aggiornate per il giorno dopo: variabile. Inoltre, a disposizione (GRATIS) degli ospiti, c’ era un tavolone con brocche di caffè, the, latte, acqua e altre cosette, da consumare a volontà a qualunque ora. Ditemi voi se il Novotel non è una figata… La stanza è uguale a qualsiasi altra stanza di albergo, solo che in fotografia sembrava enormemente più grande. In più il divano era stato trasformato nel letto per mia figlia, così lo spazio calpestabile era veramente ridotto. Ma passiamo alle cose fiche: cioccolatini sui cuscini, frigo bar fornitissimo, televisione con BEN un programma italiano e… blocco per appunti con matita con gommino! Se c’è una cosa che mi fa impazzire sono le matite con gommino con il nome dell’ hotel.

Doccia hollywoodiana (senza la maledetta tendina che si appiccica ma con vetro!) e poi a letto. Sono così stanco che non riesco a dormire, mentre mia figlia si addormenta all’ istante. Mi fa incazzare.

La mattina faccio come nei film: doccia + barba con asciugamano avvolto attorno alla vita e televisione in sottofondo che informa delle abitudini sessuali di Angela (se avete capito chi è Angela avete un caffè pagato). Almeno credo, dato che non capisco proprio niente di quello che dicono. Il sonno non è stato per nulla ristoratore, dato che il letto aveva i piumini che non si rimboccano (e quindi scappano sempre fuori i piedi) e i maledetti cuscini quadrati. Voi riuscite a dormire con un cuscino quadrato? Io no, perche quando una sezione si surriscalda non ho abbastanza spazio per spostare la mia bella faccia dall’ altra parte. In poche parole: un incubo. E poi con il piumino avevo caldo e sudavo come il batterista dei Simple Minds durante un concerto all’ aperto in un pomeriggio di agosto, senza piumino avevo freddo. E’ evidente che non ho dormito quasi per nulla… Ed ecco il mio momento preferito del viaggio: la colazione-super-animalesca-compresa-nel-prezzo! Il ristorante è già affollato di quei super-manager da me descritti prima. Tutti con le loro belle camice di tessuto iper-spesso con i gemelli, cravattone col nodo gigante, scarpe lucidissime ed il Panerai in bella mostra. Io avevo una maglietta grigia della Reebok che mi avevano dato in omaggio ad una corsa podistica, pantaloni con tasconi da 20 euro presi nei cestoni all’ Iper, scarpe da tennis (e quindi ero barbone: non so se avete capito la citazione) ed un Traser. Ero un po’ fuori posto. Loro mangiavano una fetta biscottata ed un caffè, io invece mi sono scatenato. Mi sarò servito al buffet 7 o 8 volte dato che c’ era l’ impossibile da mangiare. Interessanti erano delle crocchette di patate e cipolla, salsicce strane, pane con semi di girasole. E poi macedonie, uova, brioches di ogni genere, yogurt, tutti i tipi di succo di frutta, ecc. Ho fatto veramente l’ animale, perché è così che deve fare il turista italiano all’ estero. Turista, non viaggiatore. Io vorrei essere un viaggiatore ma mi declassane sempre a turista. I viaggiatori sono quelli che se la tirano, perché viaggiano con i sandali, lo zaino (con chitarra regolamentare infilata dentro), si vantano di parlare con la gente del luogo (ma di che parlano, poi? e perché?) dormono negli ostelli o meglio ancora si fanno ospitare da qualcuno che manco conoscono, mangiano cose improbabili seduti per terra nei giardini pubblici. In genere se sono uomini hanno i capelli ricci, la barba non fatta e sono pieni di collanine e braccialetti. Non hanno orologio e rompono continuamente le palle ai turisti come me per sapere l’ ora. Ma come si fa a viaggiare senza orologio? Ma non hanno il telefonino? In genere puzzano come carogne. Se sono donne hanno i capelli (sporchi) legati con la coda, sono brutte (perché se fossero belle sarebbero in un hotel a 5 stelle con qualche mandingo coi soldi) e in genere hanno le gambe pelose. Hanno l’ orologio ma spesso non funziona così rompono continuamente le palle ai turisti come me per sapere l’ ora e dimostrare che sanno 4 parole di inglese. In genere puzzano come carogne. Come dicevo, io sono solo un povero turista. Dimenticavo: prima di lasciare l’ hotel mi sono versato addosso ettolitri di dopobarba. Profumavo come un professionista di via Melchiorre Gioia a Milano. Lasciamo l’ hotel e andiamo alla vicina fermata del tram, naturalmente provvista di macchinetta per i biglietti e display che informa quando passerà il prossimo mezzo. Se volete vedere un paese veramente civile andate in Germania: niente merde di cane sui marciapiedi e organizzazione generale impeccabile. Andiamo subito al Romer, dato che è uscito un po’ di sole, per fare qualche foto. Poi ci attraversiamo il Meno su di un ponte pedonale a e camminiamo sul lungo fiume dove si vede un bel panorama dei grattacieli della città. Da qui si capisce perché Francoforte viene chiamata Mainhattan, da Main, il fiume Meno e Manhattan, per lo skyline che a causa dei grattacieli ricorda un po’ New York. La riva del fiume dove ci troviamo viene chiamata “la riva dei musei” per via dei 14 musei di vario tipo che sono ubicati sul lungo fiume. Volevo vedere il museo delle comunicazioni e si è rivelato interessantissimo. Intanto l’ ingresso ha un costo veramente ridicolo, inoltre lo stabile ha un’ architettura veramente interessante e in più gli oggetti esposti meritano veramente attenzione. Si passano in rassegna centinaia di oggetti che descrivono la storia della poste, dei telegrafi, telefoni, per poi passare alla radio e alla televisione. Si finisce con i cellulari e i computer. Va detto che nel museo lavoravano diverse persone, tutto era pulito e lucido e c’ erano anche una caffetteria ed un negozio. Compresi noi c’ erano circa 5 visitatori: ma come fanno a tirare avanti? Mistero. Inoltre al piano superiore c’ era un’ esposizione temporanea dei diari di qualche personaggio famoso (non so chi) ed anche un’ attrezzatissima area giochi per bambini con tanto di animatrice. Se andate a Francoforte vi consiglio una visita a questo museo. Naturalmente se i vostri interessi sono la pittura rinascimentale o i film con Cicciolina, allora non fa per voi.

Lasciamo il museo e ci incamminiamo alla più vicina fermata del tram per la stazione, da cui prendiamo un altro tram per la fiera. Qui si trova il Messeturm, il secondo palazzo in altezza in città. Ce lo vediamo e fotografiamo solo da fuori perché non è aperto al pubblico. Certo se paragonato alla Sears Tower di Chicago è piccolino, ma i suoi 257 metri gli fanno fare la sua porca figura. Inoltre fino al 1997 era la costruzione più alta in Europa, e oggi è superato solo dalla Commerzbank Tower, che si trova, indovinate dove? Sempre a Mainhattan! Le lancette del mio Traser giravano all’ impazzata e dato che mancava poco a mezzogiorno abbiamo preso la U-bahn per la Goethe Platz per andare a mangiare. Anche qui mi sono basato sull’ esperienza di Brema dello scorso febbraio, così siamo andati da Vapiano. Trattasi di una catena di ristoranti italiani presenti nelle principali città tedesche. Si mangia benissimo e si spende una cifra ragionevole e dato che non ho voglia di raccontarvi la rava e la fava andate a leggervi “Missione a Brema”. Vi dico solo che ho mangiato una prosciutto e funghi che era MOLTO meglio di tante pizze che si mangiano in Italia. Subito dopo pranzo ci dirigiamo allo zoo che si raggiunge facilmente in metropolitana. Il parco è abbastanza grande e consente di vedere molte specie diverse di animali, ma spesso non si sa cosa si guarda perché i cartelli con le spiegazioni sono solo in tedesco, ma pazienza. Ci sono i soliti animali che si vedono allo zoo però c’ era una specie di galleria dei pipistrelli quasi completamente al buio così non si vedeva praticamente niente. C’ erano vasche con pesci di ogni tipo, pinguini (una cosa penosa), un leone narcotizzato in una gabbia di vetro e cose simili. Siamo rimasti 3 ore e abbiamo visto praticamente tutto abbastanza di fretta. Io ero letteralmente esausto ma avevamo ancora un’ oretta prima di riprendere l’ autobus per Hahn, così stoicamente torniamo in centro. Ennesima passeggiata, poi andiamo a piedi fino alla Eurotower, la sede della banca centrale europea. La si vede spesso al telegiornale, e si riconosce per via dell’ euro gigante davanti all’ ingresso. Manca mezz’ ora alla partenza dell’ autobus, quindi in tram andiamo verso la stazione centrale. Saliamo sull’ autobus che parte, manco a dirlo, in perfetto orario. Arriviamo in aeroporto e facciamo il check in senza intoppi, salvo essere rispedito indietro ai controlli di sicurezza da un tipo molto “simpatico” perché non avevo la busta trasparente per i liquidi. Così l’ ho dovuta comprare per 50 centesimi e metterci gli unici liquidi che avevo, cioè dentifricio e schiuma da barba (che poi liquidi non sono). Rifacciamo la fila e passiamo senza incidenti ed anche per questa volta sono riuscito ad evitare la temutissima esplorazione delle cavità corporee.

Arriva il momento di salire in aereo e partiamo all’ orario previsto. Siamo atterrati in ritardo di 10 minuti a causa di un temporale su Orio, così abbiamo girato in tondo per un bel po’ prima di atterrare. Naturalmente Superman ha fatto l’ annuncio in inglese, ma pochi credo l’ abbiano capito a giudicare dalle facce che avevano gli altri passeggeri.

Bene, la missione è compiuta, e riassumendo devo dire che Francoforte mi ha favorevolmente impressionato. Se volete passare 2 o 3 giorni diversi dal solito, ma soprattutto senza spendere una fortuna andateci pure tranquillamente. Ma evitate di bere il vino di mele.

Le foto e il video del viaggio su: www.Viaggimiei.Net



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