30 giorni per innamorarsi di una terra magnifica e sconosciuta: viaggio in Laos, nel cuore dell’Asia più verde
Una terra di mistero e fascino, un luogo dove la storia e la cultura si intrecciano con una natura incontaminata. Il Laos non è solo uno dei paesi più interessanti del Sud-est asiatico, ma l’occasione giusta per vivere un viaggio di un mese che ha pochi eguali per ricchezza di emozioni, luoghi, esperienze che toccano il cuore.
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Diario di viaggio
28/07 – 29/07 – Zagabria – Dubai – Bangkok
Per risparmiare soldi abbiamo deciso di arrivare in aereo a Bangkok, e spostarci poi in Laos da lì. Partiamo da Zagabria sotto la pioggia, che ci prepara psicologicamente all’estate bagnata che ci aspetta.
La sera arriviamo a Dubai, e lì ci accoglie il caldo afoso (a mezzanotte ci sono 40 gradi!). È sempre bellissimo uscire dall’aereo e sentire il caldo che ti cade addosso! Il viaggio è stato buono, il servizio di Emirates come al solito ottimo. Arrivate in aeroporto abbiamo ci siamo piazzate su delle sedie reclinabili per cercare di dormire. Nonostante il freddo polare che c’è in aeroporto, causa area condizionata a palla, riusciamo a riposare qualche ora, e la mattina prendiamo il volo per Bangkok.
Arrivate a Bangkok dopo un altro ottimo volo, dopo un’oretta in coda all’immigration siamo riuscite ad uscire dall’aeroporto e piazzarci sullo shuttle gratuito che ci ha portato all’altro aeroporto della città, Don Mueang, da cui partiremo domattina per Chiang Rai. Bangkok è immensa! Abbiamo passato in autobus 50 minuti, e non abbiamo visto altro che grattaceli su grattaceli! Dall’aeroporto ci siamo messe in cammino verso il nostro ostello, abbiamo fatto il check-in e, dopo una misera cena a base di riso bianco al 7/11, siamo andate a dormire. La camera sembrava un po’ una cella di prigione, ma la gente era carina e tanto ci dovevamo solo passare 5 ore di sonno.
30/07 – Chiang Rai – Houay Xai
Terzo e ultimo volo, stavolta con Nok Air, una compagnia low-cost tailandese.
Una volta arrivate al piccolo aeroporto di Chiang Rai abbiamo preso l’autobus per il Bus Terminal 1. Lì, al posto di ascoltare una saggia signora che voleva mandarci al Terminal 2 a prendere un bus diretto per Houay Xai, ci siamo piazzate invece sul bus per Chiang Kong (fidandoci della nostra guida del 2006, per niente aggiornata!) Così, al posto di prendere un bus diretto, ci è toccato prendere due bus e due tuk tuk, passando pure ore ad aspettare l’uno o l’altro, per spendere alla fine gli stessi soldi. Il bus comunque è stato molto carino: c’è qualcosa che grida “viaggio” nel passare ore sui sedili scomodi di un bus sgangherato, porte e finestre spalancate e vento in faccia, e il verde tropicale che ti circonda.
Il bus ci ha mollate a un incrocio in cui abbiamo dovuto prendere un tuk tuk fino al confine. Con noi è sceso anche un ragazzo inglese e quindi abbiamo condiviso il tuk tuk e affrontato insieme la frontiera. All’uscita del confine laotiano (che era completamente vuoto! Eravamo in cinque a passare la frontiera!) ci siamo piazzati su un tuk tuk perché ci portasse al centro città, e lì è iniziato un lungo periodo di niente, perché il guidatore voleva almeno cinque passeggeri per partire e noi speravamo arrivassero presto altre persone per non dover pagare anche il loro biglietto.
Dopo più di un’ora che aspettavamo sul tuk tuk sono arrivati altri due turisti e finalmente siamo partiti, giusto quando iniziava a piovere! Siamo arrivati in città e ci siamo separati, io e Carol siamo andate all’ufficio della Gibbon Experience a registrarci. Aiuto! La Gibbon Experience costa un sacco di soldi e l’idea ci terrorizzava entrambe, ma da quando ne avevamo sentito parlare non eravamo riuscite a togliercela dalla testa, e così abbiamo deciso di prendere coraggio e iscriverci. Poi siamo entrate nella prima guesthouse che abbiamo trovato e preso una camera lì, non bellissima ma per 8 euro in due va più che bene!
Abbiamo passato il pomeriggio in coma sui letti, poi la sera siamo uscite per cercare da mangiare. Su consiglio del padrone della guesthouse siamo salite verso un tempio lì vicino e poi, dopo poche ricerche, data la fame e il sonno, ci siamo piazzate nell’unico ristorantino pieno di gente (ristorante nominato nella guida, guarda caso!). La prima cena in Laos è stata in realtà molto thailandese! Riso con cashew nuts, noodle soup, e due smoothie di mango che ci hanno fatto commuovere tanto erano buoni!
31/07 – Gibbon Experience
La mattina ci siamo preparate e abbiamo fatto colazione alla guesthouse, e poi di fretta verso l’ufficio della Gibbon a posare gli zaini, vedere un video sulla sicurezza, e partire! Ci hanno regalato una borraccia di metallo molto carina e un cappello a testa, poi ci hanno divisi a seconda del tipo di experience e caricati nel retro di due furgoncini. Con noi a fare l’express c’erano due ragazzi olandesi e due ragazzi (fratello e sorella) dalla Corea del Sud, tutti molto simpatici.
Dopo un’oretta di strada siamo stati depositati davanti a una casetta dove siamo andati in bagno, abbiamo mangiato uno strano dolce che ci hanno offerto avvolto in una foglia di banana, e ci siamo messi l’attrezzatura per le zipline e il casco dentro al cappellino. Poi siamo partiti con le nostre due guide verso l’ignoto! Per fortuna appena partiti c’era una piccola zipline per oltrepassare il fiume, che è stata un po’ la nostra salvezza: iniziando da una zipline piccola e lenta ci siamo meglio abituate all’idea e ci siamo tranquillizzate.
A seguire più o meno 2 ore di trekking… mamma mia che fatica! Noi turisti eravamo tutti e sei molto stanchi e molto sudati, mentre le guide erano tutte tranquille nelle loro infradito, essendo abituate a fare questo trekking ogni giorno! Verso le 12, alla terza pausa, ci hanno dato da pranzare un buon panino con insalata e pollo al curry, e 20 minuti dopo siamo arrivati alla prima vera zipline: 450 metri di lunghezza, a non so nemmeno quanti metri dal suolo! I due fratelli sono andati per primi, poi Carol e poi io. Il primo istante in cui mi sono mollata è stato uno dei più terrificanti della mia vita, ma l’esperienza di volare così sopra alla foresta è veramente indimenticabile. Da lì in poi è stata molto meno camminata e molte piu ziplines, la più lunga mi pare fosse di 530 metri (mezzo chilometro di zipline!), e mamma mia che viste!
A un certo punto purtroppo ha iniziato a piovere, ma devo dire che siamo stati molto fortunati: la pioggia è arrivata quando ormai il trekking vero era finito, e non è stata neanche troppo male. Per di più non abbiamo incontrato nessuna sanguisuga (di cui avevo letto su alcune recensioni dell’esperienza) quindi è stata una vittoria su tutti i fronti!
Verso le 15 siamo arrivati all’albero più grande del Laos, che è pure stato benedetto da un monaco perchè a quanto pare ci vivevano gli spiriti, e poco dopo siamo arrivati alla nostra treehouse, a cui si accede ovviamente tramite una zipline (e come sennò?). Ci ha accolti un ottimo spuntino con un sacco di frutta, frutta secca, tè e caffè, e poi a turno ci siamo fatti le docce (doccia freddissima, ma con vista: il bagno è aperto sulla foresta, bellissimo!). La casa è gigante e con (quasi) tutti i comfort, per non parlare dell’ottima vista! È veramente impressionante come abbiano fatto a costruirla.
Alle 17.30 abbiamo cenato con buoni piatti lao, e la sera abbiamo fatto un sacco di giochi di carte e chiacchierato tanto con la compagnia della happy water (cioè lao lao, il whisky di riso laotiano). È stata una bellissima serata, tutti a chiacchierare e divertirci in allegria!
01/08 – Gibbon Experience, Houay Xai
Secondo giorno della Gibbon experience!
Ieri siamo andati a letto circondati dai suoni della foresta, oggi ci siamo svegliati cullati dalla pioggia. Purtroppo questo ci ha impedito di fare qualche zipline all’alba, cosa che suonava molto bella. In cambio abbiamo potuto dormire un po’ di più, alzarci e fare colazione con calma, e quando è arrivato il momento di avviarci la pioggia era finita! Così abbiamo iniziato la nostra discesa verso la civiltà, condita di tante bellissime zipline e qualche scivolone sul terreno bagnato. Abbiamo per lo più camminato dentro a un bosco di bambù, e volato sopra alla foresta come ieri. Siamo passati pure al next level con le zipline, con le guide che spingevano i cavi per farci ballare su e giù. È stato molto divertente!
Purtroppo il nostro tempo è finito troppo in fretta, e in tarda mattinata siamo arrivati alla nostra destinazione: una casetta di legno al margine della foresta, piena di farfalle colorate e con un gattino carinissimo che ci ha fatto compagnia. Abbiamo mangiato un buon riso fritto e frutta fresca per pranzo, e poi siamo saliti sul tuk tuk che, dopo un’oretta e mezza su una very bumpy road, ci ha riportati in paese.
Recuperati gli zaini e salutato il resto del gruppo abbiamo attraversato la strada e siamo entrate nella nostra guesthouse per la notte. Fatto il check-in siamo entrate in camera e le luci non funzionavano, abbiamo chiesto alla reception e il ragazzo non sapeva abbastanza inglese per spiegarci il perché… Così siamo andate al porto a vedere da dove partono le slow boat per Luang Prabang, che prenderemo domani, e per fortuna al nostro ritorno il problema era stato risolto.
02/08 – Pakbeng
Oggi è stata una giornata che più calma era difficile!
Iniziata la mattina con una buona colazione a base di mango, poi tornate in albergo dove ci aspettava il tuk tuk per portarci al porto. L’hotel ci aveva organizzato il tuk tuk con due ore e mezzo di anticipo! Siamo arrivate alla barca, abbiamo mollato gli zaini, e siamo andate a fare un giro per comprare qualche snack e i panini per il pranzo. Poi abbiamo perso tempo leggendo e chiacchierando finché sono iniziati ad arrivare gli altri turisti (d’altronde questa barca è tra le attività più decantate del Laos, quindi ci si riunisce tutti lì), e poi finalmente alle 11.30 siamo partiti.
Per tutta la mattina ci siamo intrattenute guardando il paesaggio che scorreva lungo il fiume: mi ha stupita particolarmente vedere certe case isolate da tutto, col fiume da una parte e la foresta dall’altra… che strana vita devono avere quelle famiglie, che per avere qualche contatto col mondo devono farsi due ore di barca! All’ora di pranzo, pronte ad azzannare i nostri panini, ci siamo accorte con grande gioia che una colonia di formiche aveva deciso di banchettarci prima di noi! Meno male che avevamo comprato anche un po’ di banane e litchees, altrimenti ci facevamo sei ore di digiuno!
Verso le sei di pomeriggio siamo arrivati a Pakbeng, un minuscolo paesino sul fiume pieno di guesthouse per noi, i prevedibili turisti che arrivano in barca. Ne avevo prenotata una il giorno prima, e abbiamo trovato un tuk tuk che ci aspettava al molo per accompagnarci. La guesthouse era molto carina, con una bellissima vista sul Mekong!
Abbiamo fatto una passeggiata per il paesino (non c’era granché di interessante da vedere) e poi, affamate come eravamo, ci siamo fiondate nel ristorante della guesthouse per una bella cena!
03/08 – Louang Prabang
La seconda giornata di barca è stata più o meno come la precedente, ma oggi si è presentata la pioggia, portando con sé la nebbia e rendendo il paesaggio molto mistico.
Verso le 17 siamo arrivati al porto di Luang Prabang, dove ci aspettavano mille tuk tuk per portarci al centro. Ne abbiamo preso uno con due ragazzi francesi, e un quarto d’ora dopo ci ha mollate vicino al nostro albergo. Per fortuna l’albergo è nel centro turistico, dove si trovano anche molti templi, i mercati, e il fiume. È anche molto carino!
Abbiamo fatto il check-in, riposato un po’, e poi sotto la pioggia siamo uscite a cercare il mercato notturno del cibo. Lungo il tragitto ci siamo viste le bancarelle del mercato per turisti, pieno dei soliti souvenir ma sempre piacevole da vedere, e poi siamo entrate in quello del cibo alla ricerca del nostro obiettivo: una bancarella in cui si mangia a buffet con 1,50 euro! L’abbiamo presto trovata grazie alla fila di turisti che la precedeva, e ci siamo messe anche noi ad aspettare col nostro piatto. Purtroppo il nostro entusiasmo è scemato un po’ quando abbiamo scoperto che il buffet era solo sul cibo vegetariano, e che i bellissimi spiedini di carne esposti alla fine della bancarella erano da pagare separatamente. Ci siamo comunque riempite due bei piattoni di verdure, pasta, e pad thai (o meglio pad lao!) e abbiamo finito la serata piene fino al collo!
04/08 – Louang Prabang
Oggi ha piovuto tutto il santo giorno. Avevamo messo la sveglia alle 5.30 per veder passare i monaci durante l’elemosina giornaliera, e per fortuna il nostro albergo si trova su una delle strade che percorrono, per cui non abbiamo dovuto far altro che affacciarci dal balcone. Purtroppo però, vista la pioggia, i monaci camminavano come fulmini (e chi li biasima, poveri? Faceva freddo!) e li abbiamo a mala pena visti passare. Domani mattina ci riproveremo!
Dopo aver rubato un’altra oretta di sonno siamo andate giù nella hall a fare colazione e, poco dopo, abbiamo preso il tuk tuk che ci ha portati al molo. Per la mattina avevamo previsto la gita alle grotte di Pak Ou, a due orette di barca dalla città e famose per i tanti Buddha che risiedono al loro interno.
La barca ci ha prima fermati al Whisky Village, un ammasso di casette piene di donne che cercano di venderti alcolici, sciarpe, e altri souvenir, e poi finalmente siamo arrivati alle grotte: sono due grotte piccoline ma piene zeppe di Buddha, niente di eclatante ma comunque molto belline.
Abbiamo visitato le grotte per un’oretta, e verso l’una e mezza siamo tornati in città. Dopo un pranzo a base di riso fritto abbiamo iniziato, seguendo la guida, un percorso a piedi che ci ha portate a visitare decine di templi. Il più importante (e il più bello) è il Wat Xieng Thong, magnifico con i suoi ricami dorati e il mosaico dell’albero della vita. Finita la visita siamo andate all’hotel a riposarci un’oretta, e in quell’oretta finalmente ha smesso di diluviare!
Verso le sette siamo andate, sotto consiglio della receptionist, a cenare in un ristorante di barbecue laotiano a buffet. Il barbecue laotiano è un mix di hot pot e griglia, quindi, per noi, il paradiso!
05/08 – Louang Prabang
Stamattina ci abbiamo provato di nuovo: sveglia alle 5.30 per vedere i monaci. Questa volta ci siamo vestite e siamo andate giù con l’intenzione di uscire in strada, ma appena scese le scale ci siamo accorte che la porta d’entrata era chiusa, e c’era qualcuno che dormiva in una brandina nella reception! Siamo tornate su di soppiatto, facendo attenzione a non svegliarlo, e siamo andate in balcone a guardare di nuovo dall’alto. Purtroppo però nel frattempo ci siamo perse gran parte della processione… e vabbè, domani ci riproveremo!
Alle 9 è passato a prenderci il minivan per andare alle Kuang Si Falls, le famose cascate vicino a Luang Prabang. Dopo di noi ha raccattato altri dieci turisti, e siamo andati tutti insieme alle cascate. Le cascate erano molto belle. Forse non dell’azzurro idilliaco che appare nelle foto, ma neanche del marrone fango che mi aspettavo di trovare nella stagione delle piogge. Mentre la maggior parte della gente faceva il bagno, io e Carol siamo andate fin sopra ad esplorare la zona (l’acqua era decisamente troppo fredda per noi!). Bellissima la strada verso la cima delle cascate, dove a un certo punto bisogna salire delle scale di roccia bagnate dall’acqua, molto atmosferiche.
Dopo due orette a esplorare la zona (e a guardare i tenerissimi orsi che, salvati dai cacciatori, ora vivono in una riserva là vicino) siamo tornati dal nostro autista. Una volta scaricate in città siamo subito andate al Museo Nazionale, dove sono esposti vari oggetti degli antichi regnanti, e poi siamo salite in cima alla collina per godere dell’ottima vista della città dall’alto. Infine abbiamo visitato un ultimo tempio, quello più antico di Luang Prabang, per poi tornare in hotel.
Abbiamo deciso di tornare a cena dal buffet barbecue, e ci siamo andate alle 17 per poter essere alle 19 alla proiezione di un film, Chang, che si teneva in un albergo poco distante. Il film era molto interessante, essendo un documentario del 1927! È sempre straordinario pensare alla gente che viaggiava ed esplorava il mondo quando ancora non era così facile.
06/08 – Phonsavan
Oggi eravamo pronte a vedere bene quella benedetta processione! La sveglia è stata anticipata alle 5.15, la sera prima abbiamo chiesto il permesso di uscire la mattina presto, e così finalmente ce l’abbiamo fatta! Ci siamo appostate a un angolo della strada, e abbiamo aspettato l’arrivo dei monaci. Alla fine la processione ci era sempre sembrata piccolina perché in effetti è piccolina! Sapendo quanto fosse famosa tra i turisti mi aspettavo qualcosa di più grandioso, ma comunque è stato interessante lo stesso. I monaci ricevono cucchiaiate di sticky rice dalla gente, e poi lo donano a bambini e anziani bisognosi poco più avanti. Peccato solo per i turisti maleducati che ancora un po’ mettevano la fotocamera in bocca a quei poveretti…
Finita la processione siamo tornate in albergo a prendere gli zaini, e poi abbiamo preso un tuk tuk fino alla stazione dei bus. Abbiamo fatto colazione con sticky rice e degli spiedini dal dubbio sapore comprati alle bancarelle, e alle 8.30 siamo partite sul nostro piccolo autobus in direzione Phonsavan. Ero un po’ preoccupata prima di partire, avendo letto racconti dell’orrore sulle strade del Laos, ma in realtà il viaggio è andato liscissimo, le strade erano asfaltate e non abbiamo avuto nessun problema.
Nelle sette ore passate sul bus ci siamo godute sprazzi della vita quotidiana della gente, che sembra vivere la vita sul ciglio della strada, le loro case strette tra l’asfalto e il precipizio. Abbiamo anche visto paesaggi mozzafiato, le montagne colorate e il cielo azzurro. È proprio vero che gli spostamenti sono anche loro una parte integrante del viaggio!
Verso le 16 siamo arrivate a Phonsavan e, dopo un piccolo panico iniziale perché ci sembrava di essere in mezzo al nulla, abbiamo preso un tuk tuk fino al centro città e poi siamo andate verso una guesthouse (che su internet aveva buone recensioni, del tutto infondate) a chiedere una stanza per la notte.
Dopo aver prenotato un tour per il giorno dopo da una delle tante agenzie siamo andate al piccolo museo MAG (un’organizzazione che si occupa di detonare le bombe inesplose in giro per il mondo), e poi a cena in un ristorante consigliato dalla guida. Tornate in albergo siamo state accolte dal dolce starnazzare dei grilli proprio davanti alla nostra stanza, e ho ringraziato il cielo di aver portato in viaggio i tappi per le orecchie!
07/08 – Plain of Jars
La mattina ci siamo incontrate con la nostra guida per il tour: eravamo le uniche ad aver prenotato la visita, così ci siamo messi in cammino solo noi tre. Phonsavan è un po’ fuori dal tipico tour turistico del Laos, ed essendo anche bassa stagione la città era praticamente vuota!
La prima tappa è stato il Sito 1 della Piana delle Giare, quello più grande e più famoso. Abbiamo visitato il piccolo museo all’entrata, dove abbiamo imparato un po’ sulla storia delle giare e sulle tante guerre che ha visto questa regione, e poi siamo andate a vedere il sito archeologico. Devo dire che prima di partire ero abbastanza dubbiosa su questa attrazione, la trovavo un po’ inutile (in realtà è una delle più importanti del Laos e un importante sito archeologico in tutta l’Asia!), ma sono felice di essere andata a vederla perché alla fin fine queste giare hanno un loro perché, sono parecchio affascinanti. Questa tappa è diventata una delle nostre preferite in tutto il viaggio! Inoltre è stato bello trovarci per una volta fuori dal raggio turistico: nel primo sito c’era solo gente del luogo (presso cui abbiamo riscosso grande successo, ben due famiglie hanno voluto farsi una foto con noi!), e agli altri due non c’era proprio nessuno!
Finita la visita siamo tornate al minivan, che ci ha portato al secondo sito, più piccolo ma molto bello: è quello che ci è piaciuto di più, con le sue giare coperte di muschio sotto l’ombra degli alberi. Dopo un breve pranzo in un locale vicino al sito siamo andate al terzo, la cui parte migliore è stata la camminata per arrivare alle giare: su una minuscola striscia di terra in mezzo al verde delle risaie, molto scenica. Per ultimo abbiamo visitato il villaggio di Ban Napia, che crea cucchiai e altri oggettini dai rimasugli delle bombe che inquinano il territorio circostante: Make Spoons not War.
Tornate a Phonsavan ci siamo riposate un po’ in albergo, e verso le 18 siamo uscite a visitare il centro UXO, solo per trovarlo già chiuso! Vuol dire che visiteremo un loro centro in qualche altra città.
08/08 – Vang Vieng
Il lato positivo di viaggiare in bassa stagione: ogni tanto sei completamente da solo; il lato negativo di viaggiare in bassa stagione: ogni tanto sei completamente da solo. Nel minibus che ci ha portate da Phonsavan a Vang Vieng eravamo in quattro: noi due, il conducente, e un altro ragazzo laotiano. E io che mi preoccupavo che ci stringessero in troppi dentro al furgoncino! Il viaggio è stato veloce e piacevole, a parte il momento di disperazione quando ci siamo accorte che non avrebbe fatto nessuna pausa pranzo (né pausa bagno!) prima di arrivare a destinazione.
Arrivate a Vang Vieng abbiamo preso un tuk tuk (con l’autista disonesto che voleva farci pagare decisamente torppo per due chilometri di strada, ma era l’unico in stazione, quindi dopo un po’ di contrattazione abbiamo accettato) e siamo arrivate in albergo. Fatto il check-in abbiamo mangiato qualche snack e abbiamo prenotato il tour all’Elephant Sanctuary per domani (dalle recensioni sul web sembra essere veramente un santuario dove gli elefanti vengono trattati bene).
E poi è arrivata la pessima idea del giorno: dato che era ancora presto e ci seccava perdere il pomeriggio a non far niente ho dato un’occhiata su internet e trovato un blog che consigliava un punto di osservazione su un monte poco lontano. Il blog consigliava di guardare il tramonto dalla cima, e io, ingenua, mi sono fidata. Il percorso era così: un’ora di salita ripidissima, prima una stradina fangosa (e molto scivolosa) nascosta nel bosco, e poi veri e propri massi di roccia da scalare a quattro mani e con l’aiuto delle corde. Da aggiungere anche i 50 minuti di camminata veloce che separavano il nostro albergo dalla base del monte. La salita è stata faticosissima, siamo arrivate su grondanti di sudore e senza sentire più le gambe; la vista da sopra era pazzesca, bellissima, e il cielo colorato dal tramonto senz’altro affascinante; però la discesa è stata una delle esperienze più terrificanti della mia vita: ravamo completamente sole, completamente al buio, prima su un pendio super ripido tra le rocce appuntite, e poi nel mezzo della fitta vegetazione del bosco. A farci compagnia solo migliaia di falene che ci svolazzavano addosso (d’altronde eravamo le uniche luci nel raggio di chissà quanto!), ragni, grilli, molti altri insetti che per fortuna non abbiamo visto… e le nostre paure! Il posto era talmente desolato e buio che ho perfino iniziato a temere l’arrivo di qualche puma o di un orso. Eravamo così sollevate quando siamo arrivate alla base! Dopo altri 50 minuti di cammino (ancora nel semi-buio, ma almeno stavolta c’era un po’ di gente in giro!) siamo arrivate in città e ci siamo prese due crêpe per cena prima di tornare all’albergo, decisamente pronte per una bellissima doccia e una dormita coi fiocchi!
09/08 – Vang Vieng
Oggi era la giornata degli elefanti! La mattina ci siamo svegliate mooolto con calma per riprenderci dallo shock (e dalla faticaccia) di ieri sera. Dopo una colazione a base di bubble tea abbiamo gironzolato un po’ per la cittadina, che in effetti altro non è che un ammasso di guesthouse, ristoranti, e negozi per turisti. Siamo tornate presto in hotel, sia perché non c’era granché da vedere (non potevamo nemmeno andare a vedere il fiume perché è coperto dagli hotel e dai bar), sia perché ovviamente ha iniziato a diluviare! Dopo aver studiacchiato un po’ in albergo siamo andate a pranzo in un ristorante poco lontano, e poi ci siamo piazzate nella hall ad aspettare il furgoncino che ci avrebbe portate all’Elephant Sanctuary!
Il viaggio in pulmino è durato più di un’ora, e ci ha portati lontano da città e paesini, in una grande pianura (molto bella da vedere!) dove gli elefanti hanno abbastanza spazio per vivere bene. La visita è iniziata con il proprietario che ci ha parlato un po’ degli elefanti in generale, e del santuario in particolare. Sembrava un vero amante degli animali, tanto che collezionava nella pianura anche altre specie (mucche e conigli strappati al macello). Dopodiché hanno dato ad ognuno (oltre a noi due c’erano una coppia di signori neozelandesi e un ragazzo coreano) una borsa piena di banane, e siamo partiti al seguito di uno degli aiutanti alla ricerca degli elefanti. Di elefanti ce ne sono solo quattro per il momento, e abbiamo interagito solo con tre di loro (i maschi sono aggressivi e quindi bisogna stargli alla larga). Appena ci siamo avvicinati tutti e tre hanno subito iniziato a chiedere le banane! Vederli così vicini in effetti fa una certa impressione, sono veramente grossi! Dopo aver finito le banane ci siamo spostati verso il fiume, dove siamo potuti entrare in acqua con gli elefanti e lavarli (e farci lavare da loro!), è stato proprio divertente.
A fine pomeriggio siamo tornati al campo base, abbiamo cibato ancora un po’ le femmine (sono insaziabili!) e poi, mentre gli esperti controllavano la salute degli elefanti, noi ci siamo goduti una merenda/cena a base di sticky rice al cocco, involtini di verdure, e frutta. Siamo risaliti su a piedi fino alla strada principale, e prima di partire di nuovo verso la città ci siamo potute godere la bellissima vista della pianura sotto un cielo stupendo! Abbiamo finito la serata con una passeggiata lungo le vie pedonali del centro, tra mercatini notturni e turisti giapponesi che cantavano al karaoke, e azzannando una coscia di pollo allo spiedo buona ma durissima!
È stato proprio bello poter vedere gli elefanti, che creature maestose. Il santuario sembrava a posto, il proprietario onesto sui suoi obiettivi, e gli elefanti sembravano abbastanza liberi e trattati bene. D’altronde lasciarli del tutto liberi significa sottoporli al rischio dei cacciatori, e purtroppo ce ne sono ancora! Forse per il momento santuari come questi sono il meglio che si può avere per salvaguardare questa razza così speciale.
10/08 – Vang Vieng
Oltre che per il tubing e le feste (che abbiamo abilmente evitato come la peste) Vang Vieng è famosa per la natura circostante. Oggi ci siamo date all’esplorazione delle grotte! La mattina abbiamo preso a noleggio delle mountain bike e siamo partite per un paesino vicino. Vicino si fa per dire, dato che abbiamo dovuto fare 17 chilometri in bici e, dato il nostro poco allenamento, è stato decisamente faticoso!
Attorno a questo paesino ci sono diverse grotte visitabili. La prima che abbiamo visto è la cosiddetta Elephant Cave, che prende il nome da una stalagmite che assomiglia molto a un elefante. In realtà più che una grotta era un tempio scavato nella roccia, con statue del Buddha e di quella che sembrerebbe la sua impronta del piede. La seconda grotta era la Water Cave, ed è stata veramente fantastica: durante la stagione delle pioggie la grotta si riempie d’acqua ed è visitabile soltanto stesi a bordo di una ciambella! Dopo aver mollato le nostre cose ci siamo calate in acqua e, accomodate sulle ciambelle, abbiamo raggiunto l’entrata della grotta. All’interno bisogna procedere aggrappandosi a delle corde, perché c’e un po’ di corrente. Esplorare la grotta è stato esilarante: come al solito eravamo completamente sole, con la sola luce delle nostre torcie, e l’acqua nera come la pece sotto… è stato bellissimo! Mentre tornavamo indietro la nostra solitudine è stata disturbata da un gruppo di turisti rumorosi, e la magia è svanita, meno male che sono arrivati solo alla fine! Riprese le nostre cose siamo passate alle ultime due grotte, da visitare a piedi. Anche questa volta il fatto di visitarle da sole e con il solo aiuto delle lanterne le ha rese spaventose e affascinanti (probabilmente più affascinanti di quanto non siano in realtà). Per ultima, dato che era là vicino, siamo andate a vedere una delle famose Lagune Blu. Peccato che, vista la stagione, di blu avesse ben poco! L’acqua marroncina non era particolarmente invitante, quindi abbiamo lasciato perdere l’idea di fare il bagno e siamo partite sulla via del ritorno.
Tornare fino a Vang Vieng è stato piuttosto faticoso! Non solo eravamo già stanche dall’andata, ma appena partite ha pure iniziato a diluviare! Beh, se non altro non abbiamo sofferto il caldo al ritorno, slavazzate com’eravamo. Siamo arrivate all’hotel stramazzanti, e abbiamo passato il resto del pomeriggio a riprenderci! La sera abbiamo prenotato il bus per Vientiane per domani e poi siamo andate a cena.
11/08 – Vientiane
Abbiamo passato la mattina sul bus per Vientiane, viaggio tranquillo e piacevole. Appena arrivate abbiamo cercato la guesthouse più vicina e abbiamo preso una stanza, e poi abbiamo gironzolato un po’ alla ricerca di cibo. Mentre mangiavamo, sfogliando la guida alla ricerca di cose da vedere, ci siamo accorte che ovviamente quasi tutto chiudeva alle 16 e ormai erano quasi le 15! Ci siamo messe subito in cammino e abbiamo visitato due bei templi, ormai trasformati in musei e, dopo una bella camminata, siamo arrivate al centro visitatori COPE. Si tratta di un’organizzazione di beneficienza che si occupa di fornire protesi e riabilitazione alle vittime di incidenti (per la maggior parte di tratta di incidenti con gli UXO) di tutto il paese. Il centro era piccolo ma interessante, e il lavoro che svolgono molto importante. Finita la visita siamo andate per curiosità a vedere il centro commerciale che si trovava lì vicino: avendo visto finora solo il Laos povero e rurale non ci aspettavamo che Vientiane fosse così moderna e ricca (in confronto al resto del paese) ma in effetti è la capitale quindi ha senso!
Dopo il giretto nel centro ci siamo fatte una passeggiata fino all’albergo: passeggiata che purtroppo è finita molto male, dato che a metà strada ha iniziato a diluviare e siamo arrivate completamente fradice! Dopo esserci cambiate e aver riposato un po’ siamo andate a cena in un ristorante di ramen che avevamo avvistato nel pomeriggio: ci è sembrato di essere di nuovo in Giappone, il ristorante era molto carino, ci hanno dato il tè verde gratuito, e il ramen era buonissimo!
12/08 – Vientiane
Abbiamo iniziato la giornata in un caffè molto parisienne, con brioche e caffè/cioccolata calda! In effetti qui a Vientiane si vede molto l’influenza francese, tutti i grandi edifici hanno nomi in questa lingua: il Palazzo Presidenziale, l’Università, le scuole… Per non parlare dei turisti francesi, il Laos ne è invaso!
Dopo colazione siamo andate al mercato a prendere il bus per il Buddha Park. Il parco era molto carino, pieno di statue di Buddha ispirate a diverse culture e in posizioni particolari. Faceva la sua degna figura. Lungo il ritorno ci siamo fermate vicino al Ponte dell’Amicizia per visitare il LDWC, un’altra organizzazione non-profit (yeah, viva il turismo responsabile!) che si occupa di aiutare ed istruire (sia in materie come inglese e informatica, che in arti come la tessitura) donne disabili da tutto il Laos, che normalmente riscontrano molti problemi di discriminazione e raramente riescono a lavorare, e poi aiutarle a integrarsi nella società (trovando loro tirocini e lavori presso aziende qui a Vientiane o donando loro macchine da cucire e altre cose utili per iniziare una loro attività nei paesini di origine).
Tornate in centro città siamo andate a vedere il Patouxai, il simil Arco di Trionfo laotiano che è stato eretto proprio in onore della liberazione dalla Francia. L’ultima tappa è stata il That Luang, il famoso stupa dorato che appare anche nelle banconote del paese. Lì ci siamo imbattute in una scena bellissima: più di un centinaio di monaci, tutti nelle loro vesti rosse e arancioni, in visita guidata allo stupa! Era un colpo d’occhio pazzesco, ed è stato fantastico vederli fare i turisti (chi si faceva i selfie con il monumento, chi si comprava un frullato ai baracchini…). A un certo punto si sono anche messi a intonare un canto tutti insieme, è stato molto affascinante. A quanto pare il tempio accanto allo stupa è la residenza del capo supremo del buddhismo laotiano, forse per quello anche i monaci vengono in visita.
La sera siamo andate a vedere il mercato notturno, dove in realtà la maggior parte delle bancarelle è per i locali, non c’era granché da vedere in termini di souvenir per turisti. Poi, ormai innamorate del barbecue laotiano, siamo andate in un ristorante a mangiarlo di nuovo: il buffet non era fornito come quello di Louang Prabang ma è stato comunque buono, e la passeggiata sul lungofiume che portava al ristorante ci ha dato la possibilità di osservare un po’ la vita serale di Vientiane.
13/08 – Kong Lor
La giornata è iniziata in modo molto Lao, con il nostro bus rimandato di un’ora e mezza perché alle 10 non c’era abbastanza gente. Le sei tranquille ore di autobus sono culminate in un momento di panico quando, arrivata la nostra fermata, non riuscivamo a pescare i nostri zaini dal mare di borse e scatoloni nel retro. Per fortuna il bigliettaio è venuto ad aiutarci e siamo riuscite a scendere. Il bus ci ha lasciate ad un benzinaio, e da lì abbiamo dovuto prendere un songanthew: la strada verso il nostro villaggio d’arrivo attraversa diversi ponticelli dove gli autobus non passano.
Il tratto in furgoncino è stato più lungo del previsto, e tempo di arrivare in paese era già buio pesto. Eravamo un po’ preoccupate perché, non avendo prenotato nessuna guesthouse, non sapevamo proprio dove scendere: per fortuna c’erano altri due turisti sul furgoncino, così quando abbiamo raggiunto la loro guesthouse ci siamo accodate senza scrupoli. Abbiamo avuto proprio fortuna, perché la guesthouse è davvero carinissima e costa pure poco! Domani andremo a visitare la grotta, e poi chissà: per il momento abbiamo zero idea di come riuscire ad uscire da questo buco di paese, le guide non lo spiegano e alla reception parlano ben poco inglese… ma vabbè, in qualche modo ce la faremo!
14/08 – Kong Lor
Oggi è stata la giornata più rilassante della storia! Ci siamo svegliate con tutta calma, e abbiamo aspettato la fine della pioggia (ha diluviato tutta la notte, pensavo si sarebbe allagato tutto) per andare a fare una bella colazione e poi avviarci verso l’attrazione principale, la grotta di Kong Lor: sette chilometri di fiume sotterraneo, una grotta enorme che attraversa tutta una montagna! Siamo state attrezzate con torce e salvagenti, e poi siamo salite su una barchetta di legno con un ragazzo che ci ha fatto da autista. Proprio una bella esperienza: la grotta era bella grande e, a parte la sala principale (illuminata da una fioca luce arancione), era tutta nera come la pece. Ancora una volta al buio, quasi da sole, sulla nostra precaria barchetta nel mezzo di una montagna! È stata anche questa un’esperienza molto bella.
Finito il giro in barca siamo andate a pranzo in un ristorantino a caso, e poi abbiamo fatto una passeggiata lungo l’unica strada possibile. Questo paesino è proprio la pace dei sensi… poche case, poca gente, alla fine di una strada a fondo cieco e lontano da tutti. La gente sembra estremamente tranquilla e calma, la vita terribilmente lenta, e noi passeggiavamo tra le risaie, tra i rumori della natura e poco più! Lungo la strada si sono uniti a noi diversi cagnolini carinissimi (uno in particolare ci è rimasto accanto per tutta la passeggiata!), e abbiamo incontrato tanti altri animali. Quando ha ricominciato a piovere siamo tornate in albergo, e abbiamo passato il resto del pomeriggio nel relax più assoluto…
15/08 – Savannakhet
Dopo un dolce risveglio alle 5.30 di mattina ci siamo piazzate sulla strada ad aspettare il tuk tuk che ci avrebbe portate fuori dal paesino di Kong Lor. Ad aspettare con noi c’erano anche i due francesi che avevamo copiato nella scelta della guesthouse.
L’inizio del viaggio è stato piuttosto entusiasmante: dopo una ventina di minuti siamo stati tutti scaricati dal tuk tuk e caricati su una barchetta di legno, perché un bel tratto di strada era completamente allagato (ma tipo più di un metro d’acqua! D’altronde pioveva quasi incessantemente da due giorni, deve aver strabordato il fiume…) e le macchine non potevano proseguire. Così ci siamo fatti 10 minuti in barca, durante i quali i nostri zaini si sono inzuppati, e poi abbiamo guadato qualche metro nell’acqua fino ad arrivare a un altro tuk tuk, che ci aspettava alla sponda opposta. Che belle queste avventure non premeditate!
Meno bello è stato capire che il secondo tuk tuk, su cui a forza di far salire gente ci avevano stipato come sardine, non ci avrebbe portate alla stazione dei bus più vicina ma direttamente alla nostra prima destinazione, Thakhek, che era a più di tre ore di distanza! Inutile dire che sono state tre ore molto lunghe, e ne siamo uscite con le gambe completamente atrofizzate. A Thakhek, dove inizialmente avremmo dovuto fermarci, abbiamo preso il bus per Savannakhet, avendo deciso di cambiare i piani all’ultimo (è utile non avere un percorso preciso!), e altre tre orette dopo siamo arrivate a destinazione (e che gioia sedere su dei veri sedili questa volta! Quale lusso ci è stato concesso!).
Prendere una camera alla guesthouse prescelta si è rivelato un processo assai stressante, perché la capa dell’hotel non c’era e le due ragazze che si occupavano della reception in sua assenza non sapevano una parola di inglese, ma alla fine in qualche modo siamo riuscite a comunicare.
Il pomeriggio lo abbiamo passato ad aspettare all’Ospedale di Savannakhet (che tra l’altro è anche un edificio storico), ben preparate con il nostro Google Translate, solo per avere la conferma che no, Carol non si era rotta il piede inciampando sulla sua stessa valigia due giorni prima! Anzi, come ha detto il simpatico radiologo, il suo piede era un very good foot! È stato noiosetto aspettare per ore che arrivasse un medico a farle i raggi, ma allo stesso tempo abbiamo visto un’altra faccia del Laos. E poi che cos’è un viaggio senza qualche visita all’ospedale?! Quando siamo uscite ormai era sera, e i templi e l’ufficio turistico erano chiusi. Passeggiando abbiamo trovato una strada pedonale molto carina piena di bancarelle di cibo, e ci siamo fermate a una di esse a gustarci una buona cena prima di tornare all’hotel a riposare.
16/08 – Savannakhet
Anche oggi ci siamo svegliate alle 5.30, questa volta perché un ragazzo è entrato nella nostra stanza per sbaglio! Oooops… mai dimenticarsi di chiudere a chiave la porta! Per fortuna, grazie ai nostri versi mezzi addormentati, si è accorto subito dell’errore ed è andato via. Siamo tornate a dormire fino a tardi, e poi con calma siamo andate a fare un giro per la città. Non c’è granché da vedere a Savannakhet, ma è senz’altro una città piacevole in cui passeggiare. Dopo pranzo abbiamo preso un tuk tuk verso il vicino That Ing Ham, che è il secondo monumento religioso più importante in Laos (dopo lo stupa dorato a Vientiane). Dopo un po’ di riposo (ma riposo da che, se non abbiamo fatto niente tutto il giorno?) ci siamo concesse un massaggio in un centro poco lontano dall’hotel e poi siamo tornate al mercato per cena. Durante la passeggiata notturna verso il mercato abbiamo scoperto con orrore che la città pullula di scarafaggi giganti! Beh, in realtà è più interessante il fatto che il resto del Laos non ne fosse invaso… sarà che i tempi sono cambiati, ma gli standard di pulizia delle città e degli hotel erano veramente alti in questo viaggio!
Al mercato ci siamo concesse una sana e nutriente cena a base di patatine fritte, nikuman e crêpe, consumata in piedi sotto l’ennesimo diluvio universale. Al ritorno all’hotel abbiamo fatto la conoscenza con decine di minuscole rane (che carine! Ecco le autrici del rumore che si sente la notte!) e poi siamo andate a letto, pronte per la partenza di domani.
17/08 – Paksé
Dopo una veloce colazione all’hotel abbiamo preso il tuk tuk e siamo andate alla stazione dei bus, dove abbiamo scoperto con delusione che la padrona dell’hotel ci aveva mentito: il bus per Pakse non partiva alle 8, ma alle 9! Così ci siamo rigirate i pollici per un’oretta prima di metterci in moto. Proprio davanti a noi c’era un bambino dolcissimo, e abbiamo passato la maggior parte delle sei ore di viaggio a fargli le faccie attraverso il buco tra i sedili! All’ora di pranzo abbiamo comprato attraverso i finestrini dello sticky rice e un polletto allo spiedo.
Dopo bus e tuk tuk ci siamo dirette verso un ostello e abbiamo preso una stanza, ma abbiamo presto deciso di cambiarla domani perché il wifi non funziona per niente bene. Così dopo esserci rilassate un po’ siamo uscite alla ricerca di un nuovo hotel per domani (ne abbiamo trovato uno che per pochi euro in più fa un tale salto di qualità!) e un tour conveniente per l’Altopiano di Bolaven. Abbiamo anche deciso di rimanere qui invece di andare a Champasak dopodomani, il che rende Pakse la nostra ultima meta qui in Laos.
18/08 – Bolaven Plateau
Oggi siamo andate a visitare l’Altopiano di Bolaven, famoso per le sue cascate e per le piantagioni di tè e caffè. Il modo consigliato per visitare questa regione è prendere una moto e vederla da soli ma, ahimé, nessuna delle due la sa guidare, quindi abbiamo dovuto appoggiarci a un tour operator. E così ancora una volta ci siamo ritrovate in un pulmino con altri 10 turisti. L’autista ci ha scarrozzati in giro per l’altopiano, portandoci a vedere diverse cascate, una piantagione di tè/caffè organico, e qualche paesino della zona. All’ultima cascata abbiamo anche pranzato, nel ristorantino di una guesthouse dove c’erano due cani dolcissimi e una vecchia molto simpatica. Ci hanno portato delle porzioni talmente giganti che a metà piatto eravamo già sazie, e infatti poi abbiamo saltato la cena tanto eravamo piene! È stata decisamente una bella giornata, all’insegna della natura.
19/08 – Champasak
Ultimo giorno in Laos, e abbiamo chiuso il viaggio in bellezza con il Vat Phou! Il piano originale era di andare a Champasak in bus e stare lì una notte, ma una volta arrivate a Pakse ci siamo accorte che costava uguale (ed era molto più comodo) visitare Vat Phou direttamente da qui. Così ieri ci siamo messe d’accordo con un simpatico signore perché ci portasse fino al sito con il suo tuktuk… anzi, il suo moto-tuktuk! Questo magico mezzo di trasporto, che abbiamo incontrato soltanto qui a Pakse, è subito entrato nel mio cuore: con il vento in faccia e la strada di fronte, abbiamo potuto goderci il paesaggio senza il timore di farci venire il torcicollo!
In circa un’ora e mezza di strada siamo arrivate all’entrata, e dopo una breve visita al museo abbiamo preso la navetta per il sito archeologico. Il Vat Phou è un complesso religioso Khmer, e infatti si vede subito la somiglianza ai bellissimi templi di Angkor. Questo sito è antecedente a quello di Siem Reap, ma anche più piccolo e più malandato: non raggiunge certo la maglificenza di Angkor, ma è comunque molto affascinante. C’e qualcosa nell’architettura Khmer, nella pietra annerita dal tempo e la natura che prevale sull’uomo, che rende questi siti veramente magici. Abbiamo passato la mattinata a visitare il posto, salendo la collina fino a trovare la famosa acqua santa che ha ispirato la creazione del complesso, e poi siamo tornate a Pakse sul nostro bellissimo tuktuk. Dopo un bel pranzo abbiamo deciso di andare a vedere il mercato, consigliato nelle guide, e che pessima idea è stata! Venti minuti di cammino solo per arrivare là, entrare, e scappare a gambe levate: non ho mai visto un mercato così sporco e puzzolente!
Una volta salve e lontane dal mercato siamo tornate all’albergo, ci siamo prese cura della nostra pelle bruciata (appena smette di piovere per due minuti noi diventiamo aragoste!), e ci siamo riposate un po’. La sera siamo andate a dare un’occhiata al lungofiume: non era niente di che, giusto qualche bancarella di cibo e locali notturni che non ci interessavano granché.
20/08 – 21/08 – Paksé – Bangkok
Dopo una buona colazione e una mezz’ora di panico perché non ricordavamo l’agenzia da cui saremmo dovute partire, abbiamo visitato il tempio principale della città, fatto un giretto sul lungofiume, e fatto un po’ di shopping dell’ultima ora. Poi ci siamo piazzate in ristorante per il nostro ultimo pasto laotiano, che ovviamente è stato a base di riso fritto e spaghetti con carne e verdure! Siamo partite verso le 15 su un minivan diretto al confine, con due coppie di turisti (una francese e una italiana) e un po’ di laotiani. Abbiamo lasciato il Laos sotto la pioggia, come è giusto che fosse dopo queste tre settimane di acquazzoni.
Passato il confine abbiamo preso un tuk tuk per superare il Ponte dell’Amicizia e poi, dopo un’attesa di un’oretta, siamo salite sul nostro bus diretto a Bangkok: sono rimasta proprio sorpresa, il bus era fantastico! Sedie con schienali e poggiapiedi super-reclinabili, coperta personale, e persino uno snack offerto per cena! Il viaggio è andato benone, siamo riuscite a dormire abbastanza, e siamo arrivati a Bangkok puntualissimi alle 5 di mattina. Con un abile slalom tra gli entusiasti autisti di tuktuk siamo riuscite a uscire dalla stazione e trovare i taxi con il tassometro e ci siamo fatte portare all’hotel. Grazie a qualche intervento divino la nostra stanza era già libera e abbiamo potuto fare il check-in già alle 6, così ci siamo buttate subito a letto a recuperare sonno!
Dopo aver dormito tutta la mattina per recuperare il sonno perso in bus ci siamo spostate al ristorante dell’hotel per un buon brunch a base di blueberry pancakes. Poi abbiamo fatto una passeggiata fino al Palazzo Reale, dove abbiamo passato più di quattro ore. Particolarmente bella la zona dedicata al Buddha di Giada, i dipinti dorati ci sono piaciuti un sacco (e infatti ce li ricordavamo dalla scorsa volta). È stato particolarmente sconcertante notare che abbiamo visto molti (ma proprio molti!) più turisti dentro al Palazzo Reale di Bangkok che in tutto il Laos messo insieme! C’e n’era davvero una marea, quasi si faceva fatica a camminare! Ed era estremamente divertente vederli tutti con gli stessi pantaloni addosso, che avevano dovuto comprare all’entrata perché erano tutti troppo poco vestiti.
Dopo la visita al Palazzo ci hanno portati su una navetta fino al Teatro Reale, dove abbiamo assistito a una rappresentazione teatrale tipica molto carina. Dopo lo spettacolo siamo tornate sui nostri passi per visitare il Wat Pho con il suo enorme Buddha disteso, e poi abbiamo preso la barca per attraversare il fiume: siamo arrivate al Wat Arun giusto dieci minuti prima che chiudesse, e dato che la biglietteria era già chiusa il custode ci ha fatte entrare gratis!
Visto anche questo tempio abbiamo preso l’express boat arancione verso terre sconosciute, con in testa solo una missione: trovare un Coco Curry! Scese dalla prima barca abbiamo preso lo shuttle boat del centro commerciale Iconsiam (che non solo era bello e lussuosissimo, ma anche super ben organizzato) e siamo arrivate a destinazione: ci ha accolte un bellissimo spettacolo acquatico davanti al tramonto! Abbiamo passato la serata ad esplorare il centro commerciale, un po’ perché era figo, un po’ perché non riuscivamo proprio a trovare il nostro Coco’s. Quando ormai eravamo quasi rassegnate lo abbiamo finalmente trovato, e ci siamo mangiate il nostro riso al curry con katsudon al settimo cielo!
22/08 – Bangkok
Dopo un altro buon brunch e qualche problema iniziale (ovviamente proprio oggi le express boat non passavano per qualche controllo speciale) abbiamo preso un lentissimo (ma molto economico) bus verso China Town. Abbiamo passato lì un bel pezzo del pomeriggio, tra stradine, mercati e templi. In particolare è stato bello vedere quello del Buddha d’Oro (cinque e passa tonnellate di oro puro, è il più grande al mondo!), dove abbiamo trovato un gruppo di monaci (non abbiamo capito di che religione fossero) in gita che pregavano, è stata una scena molto interessante. Poi abbiamo preso la metro verso il Terminal 21, un’altro centro commerciale. A nostra discolpa questo era consigliato nelle guide, perché in effetti è molto particolare: ogni piano corrisponde a una città diversa, ed è arredato apposta per dimostrarlo (perfino i bagni e le uniformi delle cameriere cambiano a seconda del piano!). Abbiamo passato un paio d’ore ad esplorare il centro, e poi siamo andati a cenare il nostro secondo pasto alla giapponese: Yoshinoya, il nostro grande amore! Dopo cena ci siamo concesse anche un cinnamon roll, perché vedendo lo stand non ho proprio resistito.
Il ritorno all’hotel purtroppo si è rivelato un bel problema: seguendo i consigli di Google Maps abbiamo deciso di prendere un bus, l’opzione più economica, ma a causa della pioggia e del traffico pazzesco di Bangkok siamo rimaste un’ora ad aspettare alla fermata! Persa del tutto la speranza, a un certo punto siamo andate a prendere la metro fino alla fermata più vicina all’hotel (e più vicina qui significa più di un’ora di camminata) e poi un taxi, spendendo dieci volte tanto! Che poi ovviamente è stato comunque poco, ma ci ha dato un po’ di fastidio lo stesso.
23/08 – Bangkok
Ultimo giorno di viaggio! La mattina abbiamo aspettato fino all’ultimo minuto per fare il check-out, abbiamo lasciato gli zaini alla reception, e poi siamo andate a fare colazione. Essendo l’ultimo giorno stavolta abbiamo fatto una colazione alla thailandese: riso con pollo e cashewnuts.
Per prima cosa abbiamo visitato la Montagna Dorata, un bel tempio in cima a una collina artificiale da cui si gode di una bella vista su tutta Bangkok. Impressionante come nello stesso colpo d’occhio convivano l’opulenza dei templi, la povertà delle baraccopoli, e la modernità dei grattaceli… Dal tempio abbiamo preso un autobus per la casa di Jim Thompson, dove grazie al tour guidato abbiamo imparato un po’ sull’architettura e l’arte thailandese. A pochi minuti di distanza si trova il Centro Culturale e Artistico di Bangkok, dove abbiamo visto due mostre molto interessanti sull’arte-terapia e artisti fuori dal comune. Purtroppo abbiamo finito la visita che erano già le 18, e visto il traffico che già iniziava a formarsi abbiamo dovuto abbandonare i nostri piani originali (Parco Lumphini e ristorante di ramen lì vicino) e andare a cena in un centro commerciale (sì, di nuovo un centro commerciale!) lì accanto: non volevamo rischiare di perdere la navetta per l’aeroporto!
Finita la cena siamo andate a prendere il bus per il nostro quartiere, e meno male che avevamo deciso di accorciare i nostri piani: grazie al meraviglioso traffico di Bangkok (mamma mia che città stressante!) ci abbiamo messo più di un’ora a fare circa quattro chilometri! Dopo una passeggiata nella caotica Khaosan Road (musica che ti assorda da tutte le direzioni, venditori che ti assillano, frotte di turisti… che posto da incubo!), dove abbiamo finito i nostri soldi in acqua di cocco e mango shake, siamo tornate all’albergo ad aspettare la navetta. La fine di un viaggio è sempre un momento dolceamaro: da una parte sento che è il momento di tornare a casa, dall’altro è sempre triste abbandonare un paese appena esplorato, ed è difficile tornare alla vita reale.
24/08 – Dubai – Zagabria – Trieste
Dopo un tranquillo viaggio in aereo siamo a casa, arrivate come siamo partite (e come abbiamo passato gran parte del viaggio): sotto la pioggia! È stato un bellissimo viaggio: le persone gentilissime, la natura incontaminata, i ritmi lenti e tranquilli. Insomma, il Laos ci è entrato nel cuore!