3 amici, un paese fantastico e un nuovo amico

Siamo Serena, Enrico e Valentina, siamo viaggiatori e non turisti, amanti delle foto spesso stupide e incuranti delle levatacce e dei tour de force, ottimizziamo ogni istante della nostra vacanza per vedere quanto più possibile. Se cercate una vacanza relax calcolate almeno il doppio del tempo. Non cerchiamo alberghi lussuosi ma puliti e...
Scritto da: valeb77
3 amici, un paese fantastico e un nuovo amico
Partenza il: 13/11/2009
Ritorno il: 22/11/2009
Viaggiatori: fino a 6
Spesa: 1000 €
Siamo Serena, Enrico e Valentina, siamo viaggiatori e non turisti, amanti delle foto spesso stupide e incuranti delle levatacce e dei tour de force, ottimizziamo ogni istante della nostra vacanza per vedere quanto più possibile. Se cercate una vacanza relax calcolate almeno il doppio del tempo. Non cerchiamo alberghi lussuosi ma puliti e strategicamente comodi e possibilmente col bagno in camera. Non amiamo i viaggi organizzati perché vogliamo essere indipendenti, non conoscendo la zona ci siamo affidati al nostro nuovo amico Sabbah che con grande pazienza e professionalità ci ha assecondati in ogni nostra richiesta con un atteggiamento paterno e protettivo.

13 novembre 2009 Arrivo ad Amman alle 21 circa, dopo aver ottenuto il visto incontriamo Sabbah, nostro autista per la vacanza e come presto scopriremo nostro mentore e guida paterna.

Sabbah ci attende all’uscita con un cartello con su il nostro nome. Per fortuna tutti i bagagli sono arrivati e la burocrazia non è eccessivamente lenta (Serena nel frattempo aveva già ricevuto due proposte di matrimonio).

Ci accordiamo per vederci il mattino dopo alle 7, raggiungiamo l’albergo (Samiramiss) posto in posizione strategica per evitare il traffico cittadino e ci schiantiamo letteralmente sul letto.

14 novembre 2009 Colazione tipica giordana: zuppa di fagioli contenuta in un recipiente di metallo (rame?) panciuto e dal lungo collo (è un po’ troppo anche per me, mi riprometto di assaggiarla nei giorni successivi ma non lo farò, nessuno di noi l’ha fatto), pane arabo, marmellata (ottima), formaggio bianco di due diverse qualità (una più salata, l’altra meno stagionata), uova sode, una sorta di mortadellina, olive, olio e zatar, …

Partiamo per il nord destinazione Umm Qais, luogo dell’antica città greco –romana di Gadara, situato a ca 100 km NO di Amman, da cui si possono ammirare le alture del Golan, il lago di Tiberiade e oltre il confine siriano.

Il sito merita una visita se si hanno a disposizione molti gg, le rovine sono per lo più romane, di interesse l’anfiteatro, il cardo maximo ancora lastricato e con ancora i solchi lasciati dal passaggio dei carri, i resti di un colonnato, e un Ninfeo in discrete condizioni. Se si è interessati alle rovine romane molto meglio Jerash.

Ritorniamo verso Amman e ci fermiamo ad Ajlun, la cui principale attrattiva è rappresentata dall’imponente fortezza Qala’at Ar Rabad, con vista sulla valle del Giordano. Carino.

Jerash.

Giunta l’ora di pranzo ci fermiamo in un ristorante con buffet presso una delle entrate del sito. Assolutamente magnifico il pane cotto sulle pietre (il migliore della Giordania) ed il caffè turco.

Entrati nel sito siamo subito colpiti da una melodia di cornamuse, proveniente dal teatro sud, qui due guardie vestite con galabia e kefiah si dilettano a dimostrare l’ottima acustica del teatro. Il teatro è perfettamente conservato.

La piazza ovale del foro, stranamente asimmetrica, è circondata da colonne ioniche, il tempio di Artemide con le colonne che presentano una curiosa caratteristica (provare per credere), il teatro nord più rimaneggiato e ricostruito dell’altro ma di sicuro effetto, ecc.

Ritornati ad Amman, dopo una doccia in albergo ceniamo da Fakhr el-din, ottimo ristorante libanese, situato in una villa degli anni 50 (provate il pesce del giorno alla brace, le ottime mezze e gli assaggi di “leggerissimi” desserts). Ritornando in albergo passiamo in mezzo al quartiere di Shimissani, pieno di gente, caffè e locali, ma oggi siamo troppo stanchi, ci proponiamo di andarci l’indomani.

15 novembre 2009 Castelli del deserto.

Qasr Kharana: piccolo castello in discrete condizioni, su due piani. In una delle sale al piano superiore è presente un foro che da su una sala inferiore, da cui potete fotografare i vostri amici. La presenza di anfratti e finestre si presta a fare da cornice alle vostre fantasiose foto.

Qusayr Amra: castello da caccia per i nobili, uno dei meglio conservati, caratteristica la presenza di bizzarri affreschi (come un orso che suona il banjo) sulle pareti con soggetti di caccia e dopo caccia (sarete accolti da due donne seminude che recano alcune coppe colme di cibo. All’esterno un pozzo azionato da un argano, una volta probabilmente mosso da un mulo ed i resti di un bagno termale romano (tepidarium, calidarium).

Qasr Al-Azraq: castello famoso per aver ospitato Lawrence D’Arabia. A differenza degli altri è costruito in basalto nero, una volta era su più piani ma a seguito di un devastante terremoto rimane poco più di un piano, con gli alloggiamenti per le truppe (baracche), cucina, prigione, stalla, magazzino, ecc.

Riserva naturale delle paludi di Azraq: ospita centinaia di specie di uccelli migratori, purtroppo è andata a fuoco il giorno prima che arrivassimo … ma anche fumante aveva un suo perché.

Sulla strada per il Mar Morto ci fermiamo ad una baracchetta per un panino con shish tawuk.

Arriviamo ad Amman Beach e ci immergiamo in un mare lepegoso, marroncino, amarissimo, e privo di quei bei cristalli bianchi che avevamo visto nelle foto. Passiamo un rilassante e divertente pomeriggio, infangandoci e annaspando nell’acqua (non cercate di nuotare in avanti , vi ribalterete).

La sera, non sapendo di mettere in apprensione Sabbah come scopriremo più avanti, ci buttiamo allegramente nella downtown, ceniamo al Al-Qaira, ristorante poco turistico, dove assaggiamo il Mansaf (piatto tipico giordano a base di montone, un po’ peloso), Valentina ordina una zuppa di verdura con carne e le portano mezzo montone … come al solito più occhi che pancia! Andiamo a Shimissani, pregustando i colori ed i sapori di una notte giordana … ma non troviamo nessuno perché è domenica. Dopo un deambulare triste alla ricerca di un locale meno vuoto degli altri, troviamo per fortuna un locale con musica dal vivo. Qui ci abbandoniamo alle melodie arabeggianti, bevendo un caffè e fumando la shisha (Serena fai attenzione che è la prima volta potresti sbattere per terra).

16 novembre 2009 Ci alziamo all’alba per andare a Gerusalemme. Sabbah ci accompagna al ponte di Allenby e ci raccomanda di far attenzione e non dare confidenza … Ma noi come al solito disubbidiamo e facciamo conoscenza con una guardia di origine beduina (o così diceva di essere), nell’attesa di fare le pratiche del visto, un’ora e mezza circa.

Vi consigliamo di non andarci di venerdì – tendono a picchiarsi, né di domenica – processioni e casino vario nel quartiere cristiano e soprattutto non prendete una guida perché non ne avrete bisogno – a meno che non sia una lonely planet. Una volta passati il confine troverete taxi che per pochi euro vi porteranno in città. Con un po’ di fortuna potreste incontrare Atallah, un tassista molto simpatico e che si rivelerà anche un’ottima guida.

Incontriamo la “guida” alle 11 presso la porta di Erode. Concordiamo un percorso, Moschea e spianata, quartiere ebraico, quartiere musulmano. Rispettoso di questo ci porterà a visitare il santo sepolcro, a vedere tutte le stazioni della via dolorosa, il muro del pianto, i negozi di souvenir di suoi amici, tutto alla velocità della luce e dopo averci fatto pranzare con un abbondante bagel in tre, ci chiede se va bene per noi tornare al confine passando per il monte degli ulivi. Sono le tredici meno dieci, siamo affamati, seccati per non aver visto quello che volevamo, scocciati, pur di togliercelo dai piedi accettiamo di andare sul monte: qui scopriamo che in realtà lo aspettavano due comitive di turisti per il giro pomeridiano. Ci lascia dicendo che abbiamo a disposizione un autista per andare dove vogliamo (???). Ce ne andiamo neri e fumanti e cerchiamo di tornare nella cittadella per vedere almeno la moschea, ma bloccati nel traffico arriviamo troppo tardi, chiude alle 14.30 nel pomeriggio. Fortunatamente il tassista è Atallah, un simpatico israeliano, emigrato in Canada, ma ritornato da poco in patria.

Cerchiamo di ottimizzare il tempo rimasto visitando il quartiere ebraico, mussulmano, cristiano-armeno ed i suk dei vari quartieri.

Sabbah non poteva prevedere il comportamento della guida, indipendente da lui, tanto da fargli affermare che non lavorerà più con quella agenzia.

Ritornati in Giordania proseguiamo per Madaba dove ci fermiamo per la notte (hotel Salomè, molto confortevole, ottima colazione). Dopo una cena discreta ma non tipica (una sorta di cucina giordano-francese) e una sosta ad un internet cafè, cerchiamo un posto dove bere un thè. A quest’ora è difficile, ne troviamo uno ancora aperto, ma appena entrati ci chiama il proprietario dell’internet cafè per metterci in guardia, pare che il posto sia frequentato da “bad guys”. 17 novembre 2009 Monte Nebo: iltempo non è dalla nostra parte e la vista panoramica ne risente. Fortunatamente uno squarcio nelle nubi ci permette di vedere per qualche minuto il mar morto, la valle del giordano e Jericho. Molto interessanti i mosaici posti all’interno del museo. Il sito è in fase di restauro grazie ai contributi europei.

Ritorniamo a Madaba a visitare la chiesa di S:Giorgio ed ammirare lo splendido mosaico posto sul pavimento che rappresenta la regione che va dal Nilo alla Palestina. Si possono riconoscere Jericho, Gerusalemme, Betlemme e Kerak (che di li a poco visiteremoo).

Umm ar Rassas: visitiamo i resti diroccati di una cittadella che comprende anche alcune chiese. Ben conservati i mosaici protetti sotto un capannone raffiguranti scene bucoliche e città dell’antichità (Alessandria, Madaba…) e molti altri stanno per essere riportati alla luce.

Lungo la strada per Kerak ammiriamo dall’alto la bellezza del Wadi Mujib e ci scende una lacrimuccia (la stagione non ci consente di risalire a piedi il siq).

Kerak: arriviamo nel mezzo di una tempesta (freddo, vento e pioggia) e andiamo a mangiare vicino alla fortezza. Per riscaldarci ordiniamo una zuppa di verdure crude al gusto di limone nella quale galleggiano patate fritte… abbiamo freddo ma non così tanto. Di secondo ordiamo il pollo che invece non è male e siamo pronti ad affrontare la fortezza. La cittadella crociata è enorme e ben conservata, un simpatico locale si offre di farci da guida e ci porta alla scoperta delle cucine, delle stalle e delle varie stanze della prigione. Abbandonata la guida ci dedichiamo alla nostra attività preferita, fare foto idiote, il posto si presta perché offre molti spunti.

Dopo un tè corroborante ci rimettiamo in marcia alla volta della riserva naturale di Dana dove giungiamo la sera circondati da una coltre di nubi, nebbia e freddo. Ci rendiamo subito conto che la stagione è la meno indicata (marzo e aprile sono i mesi migliori) ed è un peccato perché il posto merita veramente. Qui si possono fare molte belle passeggiate inclusa una che consente di arrivare al Mar Morto. Alloggiamo al Dana Guesthouse ecolodge gestito da un personale simpaticissimo e molto cordiale. Ceniamo insieme agli altri ospiti che sono un po’ troppo francesi antipatici (ma ne esistono anche di simpatici…) e quindi passiamo una splendida serata bevendo te e giocando a carte con due ragazzi del personale. 18 novembre 2009 La mattina seguente visitiamo il vicino villaggio reso molto suggestivo dalla sempre presente nebbia e ammiriamo quel che riusciamo a intravedere del panorama e del frutteto. Di notevole interesse è il museo adiacente alla guesthouse che rappresenta l’ecosistema della riserva unico nel suo genere. Dana infatti si estende da 1500 m fino ad arrivare a -50m slm e presenta quattro diverse fasce di vegetazione. Il centro visitatori ospita un negozio e laboratori di artigianato locale, utili per acquistare souvenir originali e contribuire a sostenere la comunità locale.

Ash Shubak (Shobak): vento cane, freddo pungente e aspetto minaccioso, ma non ci facciamo intimorire e affrontiamo a piedi () la salita alla fortezza. Il povero Sabbah aveva previsto 15 minuti di visita perché forse non conosceva i fantastici anfratti di questo posto e il delirio fotografico che ne sarebbe seguito. Il sito è molto grande e abbastanza diroccato ma mura e torri sono ben conservate e presentano decorazioni mamelucche. Procuratevi torce potenti e scarpe adatte perché è possibile discendere un cunicolo totalmente buio di oltre 360 gradini che conduce a una sorgente sotterranea per poi riemergere fuori dal complesso. La fortezza è in fase di restauro e per raggiungere alcune parti ci sono passerelle pericolose specialmente in caso di vento forte (vero Sere?).

Petra: arriviamo a Petra nel primissimo pomeriggio e ci fiondiamo a comprare i biglietti validi per due giorni (1 giorno 24 €, 2 giorni 26 €) nonché quelli per Petra by night. Entriamo nel sito alle 14:30 con l’intenzione di vedere almeno il tesoro e avere un’idea del percorso migliore da fare il giorno dopo. Ci rendiamo subito conto che un giorno e mezzo non saranno sufficienti (il sito si estende per 45 km 2, mettete in conto almeno tre giorni) per vedere tutto. Petra non è soltanto il tesoro e il monastero ma ci sono decine di altri posti meno conosciuti e altrettanto affascinanti e punti panoramici raggiungibili con passeggiate di varie lunghezze e difficoltà. In questo primo assaggio di Petra attraversiamo il siq (gola) e rimaniamo senza fiato per i colori e le forme delle rocce (in alcuni punti le due sponde del canyon sembrano toccarsi). Sentiamo un rumore di zoccoli e ci aspettiamo di vederci sbucare di fronte Harrison Ford a cavallo … ma è soltanto un beduino su un calesse con una turista americana. Dietro a ogni roccia trepidiamo di vedere il tesoro, quando eccolo apparire nel suo splendore quasi irreale e senza tempo. Ancora rapiti da questa visione gli occhi di Valentina e Serena si posano su un altro tesoro … il Jack Sparrow di Petra! Ahmed un affascinante giovane beduino molto cordiale che prosegue con noi la visita dandoci un sacco di consigli ed informazioni che ci saranno molto utili per il giorno seguente. Tra una chiacchiera e l’altra arriviamo alle rovine romane quando ormai sopraggiunge il tramonto. Intimorite dal buio e attratte dal beduino decidiamo di seguire il secondo fino al suo villaggio a dorso di cammello, ma i cammelli sono solo tre e Serena decide di sacrificarsi e lo divide con Jack. La passeggiata si rivela molto bella e suggestiva anche se più lunga del previsto. Arrivati al villaggio Ahmed ci invita a casa sua per un tè ma preferiamo chiamare Sabbah e farci venire a prendere. Dopo aver cenato all’ottimo Dreamland (cucina tipica giordana) andiamo al punto d’incontro per vedere Petra by night. Ripercorriamo la strada illuminata solo da candele fino al tesoro dove ci attende uno spettacolo di musica e narrazione (simile allo spettacolo “suoni e luci” per chi è stato in Egitto). Qui scopriamo la bontà del tè beduino gentilmente offerto per riscaldare la platea. Stanchi ma felici ritorniamo al nostro hotel (Petra Inn) posto a pochi minuti dall’ingresso del sito.

19 novembre 2009 Petra (1200m slm) apre dall’alba, ca 6.30, fino al tramonto, ma noi decidiamo di prendercela comoda e arriviamo alle 7.30. Seguendo il consiglio di Jack puntiamo dritti al monastero (1600m slm) per evitare il grosso dei turisti. Alle 9 iniziamo la salita che ci porterà al monastero (percorribile anche a dorso di mulo, Sabbah consiglia di contrattare e non pagare più di 5JD) in meno di un’ora, alternando gradini a falsi piani.

Il monastero non ha nulla da invidiare al tesoro per bellezza e suggestione, ci godiamo pertanto la vista sorseggiando tè e dissetando un povero cagnolino beduino assetato. Da qui raggiungiamo due splendidi punti panoramici, in uno di questi, chiamato “fine del mondo” acquistiamo la kefiah giordana. Ridiscesi a valle prendiamo il sentiero per l’altura del sacrificio, affrettiamo il passo per paura di essere sorpresi dal buio nel ritorno (in 20 min siamo su!). Il sentiero costeggia diverse tombe ancora in fase di recupero e scavo, che da sole valgono la salita anche perché raggiunta la cima il panorama ci deluderà parecchio.

Ci rimane ancora una mezz’oretta prima del tramonto e la impieghiamo per visitare le tombe dei re Nabatei. Ai piedi delle tombe ritroviamo il nostro amico Jack che ci invita a fumare la shisha più tardi in un locale del centro, ma noi non ci reggiamo in piedi e abbiamo una fame boia. Ormai calata la notte percorriamo il siq al buio (Petra by night 2) e guadagniamo l’uscita. Una volta rifocillati e docciati chiudiamo la serata fumando la shisha al Petra Kitchen (senza beduino ).

20 novembre 2009 Al mattino proviamo una certa emozione attraversando il villaggio beduino per raggiungere Beidha… ma dei nostri amici beduini non c’e traccia. L’ingresso per la così detta piccola Petra è un cancelletto di ferro tra due strette pareti che apre su un canyon nascosto. Anticamente questo luogo era il quartiere residenziale dei mercanti di Petra e fungeva anche da magazzino per le merci, grazie alla sua posizione facilmente difendibile e sopraelevata rispetto alla sottostante via della seta. Camminando per il canyon ci colpiscono le numerose scalettine scavate nella roccia di cui non si vede la fine, ma purtroppo non percorribili per intero perché ne mancano dei pezzi (ma noi incoscienti ci arrampichiamo come delle scimmie lo stesso fino a dove è possibile). Vi è una sola dimora in cui è possibile vedere ancora ciò che resta degli affreschi che una volta decoravano le pareti, la cosiddetta “casa dipinta”. Dopo aver superato una ripida scala diroccata si raggiunge un punto panoramico che domina la via della seta (sentitevi paguri e cercate la vostra conchiglia rocciosa…Vedi album).

Ripartiamo in tarda mattinata destinazione Wadi Rum e all’ora di pranzo ci fermiamo quasi per caso in un “autogrill” giordano chiamato “chicken tikka”. Enrico è disperato pensando all’imminente tripudio di odiato curry e all’apparenza il posto non ispira molta fiducia, niente posate, mosche dappertutto e un cadavere di cane nel cortile. Ordiniamo pollo per tutti. Inaspettatamente arriva una caterva di antipasti a non finire che di indiano non hanno niente (crema di melanzana, yoghurt con cetrioli, salsa di pomodoro piccantina, insalata mista con pomodori e menta, hummus, pane arabo con summac, ecc.). Poi arriva lui, il pollo, ruspante, saporito, tenerissimo, ben cotto, speziato, si scioglieva in bocca, una goduria per il palato. Sicuramente il miglior pasto di tutta la vacanza. Da leccarsi letteralmente le dita. (evitate il bagno se non volete fare la fine del cane).

Scopriamo che il ristorante, che si trova presso lo svincolo per il deserto, è turco e il personale egiziano.

Sazi e in pace col mondo riprendiamo la strada per il nostro campo tendato, il captain che raggiungiamo in circa 40 minuti. Qui ci attende Mr. Sandman (l’uomo della sabbia), il nostro autista per il viaggio in jeep nel deserto. Vi consigliamo di portarvi adeguati indumenti perché durante tutto il giro si è sul cassone del pick-up e dopo il tramonto l’escursione termica è notevole. Il giro comprende un piccolo rally tra le dune e un tour delle attrazioni naturalistiche più caratteristiche come l’arco di pietra che si può scalare e la roccia a forma di cammello che vediamo solo noi, i graffiti nabatei e la cisterna dell’acqua. Caratteristica è la sabbia che assume diversi colori a seconda della sua composizione, appena la guida si accorge di questo nostro interesse non perde occasione di riempirci i sacchetti… ecco il perché del suo soprannome.

Arrivati al posto prescelto per ammirare il tramonto nell’attesa la guida accende un fuoco e ci prepara un ottimo tè beduino.

Ritorniamo al campo e ci sistemiamo nella nostra ghiacciaia… ehm tenda. Il captain è un accogliente accampamento diviso in tre zone distinte, zona notte costituita da un grosso tendone diviso in alloggi da teli, la zona bagni in muratura ma senza acqua calda e la zona comune costituita dalle cucine e da tende con divanetti e tavolini. Al centro un grosso fuoco acceso con del tè sempre pronto. A differenza di quello che pensavamo il captain non è isolato ma si trova tra altri due campi un po’ movimentati e rumorosi (musica techno fino a tardi). Nell’attesa di cenare Sabbah ci porta a visitare il campo dei suoi amici dove assistiamo alla cerimonia del dissotterramento dello zarb (tipica cottura beduina che consiste nello scavare una buca nella sabbia accendervi un fuoco e cuocervi la carne per ore dopo aver ricoperto il tutto con un panno e un cumulo di sabbia). Con l’acquolina in bocca torniamo al nostro campo dove scopriamo la nostra cena: spiedini freddi, riso con cannella, patate mezze crude e un dolce molto dolce… ci consoliamo con un tè e facciamo due passi sotto il chiarore delle stelle , poi ci ritiriamo in tenda a giocare a carte a lume di candela. La notte sarà lunga, fredda e insonne , la misera copertina in dotazione non è sufficiente a contrastare le folate d’aria gelida che penetra dai tanti buchi presenti nella tenda. L’idea di vedere l’alba non viene nemmeno presa in considerazione, nessuno ha il coraggio di abbandonare il poco tepore conquistato con fatica. 21 novembre 2009 A differenza della cena la colazione meritava: frutta, uova strapazzate, pomodori, olive, caffè e tè. Il viaggio di ritorno verso Amman sarà lungo e occasione per recuperare un po’ di sonno. Arriviamo a Madaba per l’ora di pranzo e facciamo sosta in una rosticceria dove mangiamo degli ottimi kebab e dei falafel divini. Concludiamo il viaggio nel modo migliore, alle terme di Ma’in il luogo ideale per togliersi il freddo dalle ossa e rilassarsi. Le terme sono di origine romana e sono divise in quattro zone alimentate da altrettante cascate naturali. Solo una è accessibile ai turisti, quella mista per famiglie con due vasche e una grotta naturale sotto la cascata con una sorgente di vapore che faceva da sauna.

Rientriamo a Madaba dove salutiamo con parecchia tristezza Sabbah e andiamo a cenare presto perché la sveglia per prendere l’aereo è alle 4 di mattina. Ceniamo splendidamente al Haret Jdoudna dove mangiamo un ottimo pollo in casseruola con patate, il secondo miglior pasto della vacanza.

22 novembre 2009 Con la morte nel cuore lasciamo questa splendida terra e i suoi abitanti con la promessa di tornare.



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