21 Maggio 2006
Quella che segue è una mia lettura della storia montenegrina che, non essendo io uno storico, non pretende di essere esauriente ma vuole solo dare un’idea, a chi sia interessato, del passato del paese che andrà a visitare.
STORIA DEL MONTENEGRO Il Montenegro non è soltanto una sorprendente meta turistica, ma è anche un paese con una lunga e tormentata storia. A causa della sua strategica posizione geografica il territorio del Montenegro è da sempre conteso dalle più grandi potenze e segna il punto di incontro tra l’Oriente e l’Occidente.
Nei secoli, i più grandi imperi europei, i Romani, i Serbi, gli Ottomani, e gli Austro-Ungarici, hanno tentato di assoggettare i Montenegrini, non riuscendoci però mai completamente per lo spirito indomito di questo popolo.
Molte volte i Montenegrini hanno dovuto affrontare difficoltà e sacrifici enormi per mantenere o rinnovare la loro indipendenza: Duklja, Zeta, ed, infine, Montenegro, sono i vari nomi che hanno identificato il loro stato; Vojislavljevic, Balsic, Crnojevic e Petrovic i casati che li hanno condotti nelle lotte per la libertà.
Allo stesso tempo però, ogni invasore ha lasciato in Montenegro una sua specifica eredità culturale e religiosa facendo si che questo piccolo paese racchiuda oggi nella sua identità nazionale una diversità davvero unica. La storia del Montenegro, così caratteristica, rappresenta sicuramente un ulteriore attrazione per il visitatore attento e curioso di scoprire cose sconosciute ai più.
DALLE ORIGINI AI CRNOJEVIC (1042-1496) La storia del Montenegro ha inizio con le prime migrazioni Slave nei Balcani, tra il VI e VII secolo dopo Cristo. Le tribù slave antenate dei moderni Montenegrini occuparono l’importante città Romana di Doclea e nel tempo, dopo una prima fase di scontro, si mescolarono alle popolazioni romanizzate di origine illirica e greca.
Nel periodo successivo, cioè nel IX e X secolo la regione cadde sotto il dominio Bizantino che la amministrò attraverso dei reggenti slavi a cui era concessa una discreta libertà. Le spinte autonomiste delle tribù montenegrine però non cessarono e all’inizio dell’XI secolo esse si ribellarono al potere di Bizantino. Guidate da Stefan Vojislav, che fino ad allora era stato un principe vassallo dei Bizantini, nel 1042 ottennero una grande vittoria militare nei pressi di Antivari (Bar) ottenendo in questo modo la piena indipendenza. Lo stato fondato da Stefan Vojislav era chiamato Duklja, dal nome della città di origine romana, e la dinastia da lui fondata sarà conosciuta come i Vojislavljevic. Durante il regno dei successori, Mihailo e Bodin, Duklja raggiunse il suo massimo splendore e probabilmente questo fu il periodo storico più florido di tutta la storia montenegrina. La religione dominante a Duklja era il cattolicesimo in quanto, quando avvenne lo scisma d’oriente, i montenegrini, a differenza degli altri Slavi, avevano già abbracciato il cristianesimo romano da circa due secoli. Nel XII secolo in seguito a prolungate lotte di potere, Duklja si indebolì notevolmente; fragilità di cui seppe approfittare Stefan Nemanja, signore dello stato serbo di Raska, che nel 1188 la annesse ai propri domini. Nel periodo sotto la dominazione serba si verificarono alcuni cambiamenti destinati a lasciare tracce indelebili nella cultura nazionale montenegrina: innanzitutto la regione cessò di essere conosciuta come Duklja, cominciando ad essere chiamata Zeta, dall’omonimo fiume, e soprattutto la religione predominante divenne quella Ortodossa, dato che questa era la fede dello stato che si era annesso il paese.
L’Impero Serbo, che conobbe il suo apogeo sotto Dusan Nemanjic, alla sua morte si sgretolò e la famiglia nobiliare di Scutari, i Balsic, smise di riconoscere l’autorità serba su Zeta.
Nel 1360 Balsa I prese definitivamente il potere a Zeta, riconquistando la libertà tanto amata dai montenegrini. Il domino dei Balsic, che erano cattolici ma regnavano su di una popolazione per la maggior parte ortodossa, rappresenta l’inizio della tradizione di tolleranza religiosa che si riscontra ancora oggi in Montenegro.
All’inizio del XV secolo però i Balsic persero la gran parte dei loro possedimenti: la costa cadde sotto il dominio Veneziano mentre a sud incalzavano i Turchi.
Quando, nel 1421, morì Balsa III, l’ultimo dei Balsic, il potere passò a suo zio Stefan Lazarevic, despota di Serbia, che governava quello che rimaneva della Serbia dopo la sconfitta di Kossovo Polje. Stefan Lazarevic affidò il governo di Zeta a suo figlio Djuradj che però non era gradito a nessuno dei casati nobiliari locali e ben presto si formò una coalizione con a capo Stefan Crnojevic che ripristinò già nel 1427 l’indipendenza montenegrina. Inizialmente, i Crnojevic individuarono nella Repubblica di Venezia il loro antagonista, tentando a più riprese di riconquistare le città costiere; ben presto però, Stefan e il suo successore Ivan, si resero conto che la vera minaccia per il loro regno era rappresentata dagli Ottomani e allora stipularono, nel 1455, una stretta alleanza con Venezia nella speranza di bloccare l’avanzata turca.
La potenza Ottomana era però strabordante e nel 1482 Ivan decise di abbandonare la sua capitale Zabljak, sul lago di Scutari, per rifugiarsi ai piedi del monte Lovcen fondandovi Cettigne (Cetinje).
Questo evento marca la fine del regno medievale di Zeta e l’inizio della storia del moderno Montenegro (Crna Gora), infatti, da questo momento in poi il regno dei Crnojevic sarà sempre conosciuto come Montenegro, nome di origine Veneziana che identificava la regione montuosa ricoperta di fitti boschi al di sopra delle Bocche di Cattaro (Boka Kotorska).
Il successore di Ivan, Djuradj, non fu più in grado di contrastare l’avanzata turca e nel 1496 fu costretto ad abbandonare il Montenegro e rifugiarsi a Venezia. Djuradj nel suo breve e sfortunato regno riuscì però a dare un grande impulso alla cultura montenegrina facendo montare una delle prime presse per la stampa, da poco inventate da Gutenberg, con la quale vennero stampati alcuni dei primi libri in cirillico.
TRA OTTOMANI E VLADIKA (1496-1860) Il passaggio del Montenegro sotto la dominazione degli Ottomani non fu per la verità troppo traumatica: la tassazione imposta non era eccessiva e la libertà religiosa era garantita anche se, ovviamente, i musulmani erano privilegiati.
In particolare la regione di Cettigne non era quasi sfiorata dal potere Turco, qui, infatti, i Vladika avevano ereditato dai Crnojevic il potere temporale e si era instaurata una teocrazia. La carica di Vladika (principe-vescovo) era elettiva e veniva decisa da una assemblea generale costituita dai capi di tutti i clan che formavano la società Montenegrina del tempo.
Nei seguenti due secoli, il XVI e il XVII, il Montenegro fu cosi organizzato: nelle fertili pianure si affermò il feudalesimo Ottomano; mentre nelle zone montuose, si formò una società tribale di cui la suprema guida politica e spirituale era il Vladika. Nella seconda parte del XVII secolo la decadenza del Impero Ottomano fece si che i governatori musulmani delle vicine regioni tentarono di affermare il loro dominio sul Montenegro. Allora i clan Montenegrini, guidati dai Vladika, rinsaldarano l’alleanza con la Reppublica di Venezia, affiancandola nelle guerre contro i Turchi di Candia e Morea. Queste azioni erano però semplicemente mirate a mantenere il priveligiato sistema di tassazione concesso ai Montenegrini dal potere centrale Ottomano e non rappresentavano un vero e proprio progetto di rinascita nazionale. La svolta decisiva per il Montenegro si verificò nel 1697 con l’elezione a Vladika di Danilo I Petrovic, che stabilì l’ereditarietà del titolo, che si sarebbe trasmesso di zio in nipote in quanto i vladika rispettavano il celibato; e, soprattutto, si prefisse l’obbiettivo della piena indipendenza del proprio stato. Danilo comprese che ormai Venezia era in fase di declino e si rivolse alla Russia per ottenerne l’appoggio, e da quel momento in poi l’impero Russo sarà sempre il più grande alleato del Montenegro. Danilo I condusse la lotta contro i Turchi sia con azioni lodevoli, come quando nel 1712 ottenne la grande vittoria militare di Carev Laz, sia con altre decisamente deprecabili, come quando nel Natale Ortodosso del 1709 fece massacrare gli slavi convertiti all’Islam; nonostante ciò, bisogna riconoscere che il suo regno rappresenta una pietra miliare nella creazione dell’identità nazionale montenegrina.
Il periodo che seguì la morte di Danilo, avvenuta nel 1735, fu estremamente difficoltosa per i montenegrini, in quanto i governanti che lo seguirono non avevano il suo stesso carisma e uno, addirittura, era un impostore, noto come Scepan Mali (Stefano il Piccolo) che riuscì ad ottenere il potere spacciandosi per il defunto imperatore di Russia Pietro III.
Nel 1782 finalmente riapparve un sovrano capace, Pietro I Petrovic che coniugava in sé al meglio le caratteristiche del Vladika, essendo allo stesso tempo un grande stratega militare e un uomo di grande spiritualità. Sotto la guida di Pietro i Montenegrini ottennero svariate vittorie militari sui Turchi, di cui la più importante fu la battaglia di Krusi, nel 1796, con la quale il Montenegro affermò il suo dominio sulla regione montana di Brda.
Pietro condusse le truppe montenegrine anche contro l’esercito Napoleonico, che si era impossessato di tutti i territori prima appartenenti a Venezia, respingendolo in ben due occasione, nel 1806 e nel 1813, in seguito a questa seconda vittoria il Montenegro si annesse anche il territorio delle Bocche di Cattaro. Ma questa conquista fu annullata dal congresso di Vienna (1815) che affidò all’Austria-Ungheria tutta la Dalmazia e nel quale anche si negò il riconoscimento internazionale dell’indipendenza del Montenegro. Deluso da queste decisioni, e del mancato appoggio Russo, Pietro dedicò il resto della sua vita alla vita religiosa e alla sua morte fu proclamato santo dalla Chiesa Ortodossa Montenegrina.
Pietro I fu succeduto, nel 1830, da Pietro II, più noto come Njegos, che pur non possedendo il genio militare del suo predecessore, è considerato il più grande statista ed intellettuale della storia montenegrina.
Njegos dedicò il suo regno al consolidamento dello stato sottomettendo definitivamente i clan al potere centrale, istituendo il sistema scolastico e avviando la costruzione delle prime vie di comunicazioni. Grazie alle sue doti di capo di stato non vi furono significativi conflitti sotto il suo governo e, per vie diplomatiche, definì ufficialmente i confini montenegrini con l’impero Austro-Ungarico nel 1841.
La sua opera di politico, comunque, è di gran lunga superata da quella di scrittore e filosofo. Le sue opere più importanti, Il Serto della Montagna, Il Raggio del Microcosmo e Scepan Mali – Il Falso Zar, sono considerate tra i più alti esempi della letteratura slava e mondiale. L’eredità politica lasciata da Pietro I e Pietro II fu quella di un paese avviato a diventare una nazione a tutti gli effetti e il loro progetto finale era senz’altro la creazione di uno stato che riunisse sotto la guida dei montenegrini, tutti i popoli slavo-ortodossi dei Balcani occidentali.
Morto Njegos gli succedette, nel 1852, suo nipote Danilo II che nonostante la brevità del suo regno riuscì a dare un notevole impulso alla società montenegrina. Innanzitutto, quando fu eletto decise di separare il potere temporale da quello religioso ponendo fine alla teocrazia dei Vladika durata più di trecento anni.
Come i suoi antenati, Danilo fu un grande stratega militare e la sua più grande vittoria, la battaglia di Grahovo nel 1858, gli permise di ingrandire notevolmente i suoi possedimenti, e sopratutto costrinse gli Ottomani a definire ufficialmente i confini col Montenegro riconoscendone di fatto l’indipendenza. Danilo era anche un coraggioso diplomatico e tentò una mossa estremamente audace, notando una certa riluttanza russa nell’appoggiare il Montenegro, si rivolse alla Francia nella speranza di ottenere il riconoscimento del proprio stato. In politica interna continuò l’opera del suoi predecessori rafforzando il potere centrale a discapito dell’autonomia dei clan, utilizzando per questo fine anche mezzi estremamente violenti. Queste sue azioni gli crearono molti nemici sia interni sia esterni e tutto fa pensare che il suo omicidio, avvenuto a Cattaro nel 1860, sia stata un’operazione congiunta tra austriaci e montenegrini ribelli.
DA RE NICOLA AD OGGI (1860-2006) In seguito alla morte di Danilo, avvenuta nel 1860, ascese al trono montenegrino Nicola I che era destinato di diventare il primo, e solo, regnante montenegrino a vedere il proprio titolo riconosciuto dalle grandi potenze.
Le idee di Nicola differivano alquanto da quelle di Danilo ed erano riconducibili all’eredita politica dei precedenti Petrovic-Njegos secondo la quale i Montenegrini rappresentavano l’élite del popolo serbo del quale erano destinati a diventare la guida. Il sogno di Nicola, e prima di lui di Pietro I e di Pietro II, era di rinnovare i fasti dell’Impero Serbo dei Nemanjic e di fare del Montenegro il centro di questo nuovo regno.
Il primo ventennio del governo di Nicola coincide con la fase finale della lotta per la liberazione dai turchi e durante questo periodo il Montenegro fu quasi costantemente in guerra. Vennero ottenuti dai montenegrini numerosi successi militari di cui i più noti e significativi sono quelli di Vucji Do e Fundina nel 1876.
La conseguenza principale di questi successi militari fu l’ottenimento, il 13 Luglio 1878, al congresso di Berlino del riconoscimento internazionale del Principato del Montenegro che divenne il 27° stato del mondo. E, oltre a questo gesto simbolico, al Montenegro furono assegnate importanti città e garantito l’accesso al mare, fattore questo che poneva le basi per un migliore sviluppo economico.
Nel ventennio che seguì Nicola si dedicò al consolidamento del suo paese favorendo l’educazione, la sviluppo delle vie di comunicazioni, l’instaurazione del sistema giudiziario ed, in generale, il miglioramento delle condizioni di vita del suo popolo. Nel 1910, in occasione del 50° anniversario della sua salita al potere, Nicola dichiarò la nascita del Regno del Montenegro. I giorni di festa per i montenegrini stavano però per esaurirsi, infatti, una nuova fase bellica stava per avere inizio: le due guerre Balcaniche e la Prima guerra mondiale.
Inizialmente le cose andarono bene e nel 1913 il Montenegro riuscì ad espandersi notevolmente a discapito dell’Impero Ottomano ottenendo anche l’importante territorio della Metohia. Nicola però commise un fatale errore nel 1915 quando, per compiacere la Serbia sua alleata, dichiarò guerra all’Austro-Ungheria che era pronta a fare importante concessioni al Montenegro se si fosse mantenuto neutrale.
In pochi mesi l’esercito austriaco sbaragliò gli eserciti della coalizione slava occupando il Montenegro e costringendo Nicola all’esilio in Italia. La causa principale della disfatta Montenegrina fu la decisione di Re Nicola di porre il suo esercito sotto il commando supremo Serbo che ne utilizzò le truppe soltanto per i propri scopi tattici.
La prima guerra mondiale vide però l’Austria definitivamente sconfitta dagli Alleati nel 1918 che, invece di ripristinare sovranità montenegrina, decisero che esso doveva entrare a far parte del Regno di Jugoslavia, sotto la dinastia Serba di Karadjordjevic. La decisione di unire il Montenegro alla Jugoslavia fu confermata dalla controversa Assemblea di Podgorica organizzata nel 1918 sotto il controllo dell’ esercito serbo e svoltasi in un clima intimidatorio.
L’anno seguente in coincidenza del Natale ortodosso i montenegrini si ribellarono e, armi in pugno, chiesero il ripristino dell’indipendenza; l’insurrezione fu brutalmente repressa e, seppur protrattasi per lungo tempo sulle montagne, nel 1925 fu definitivamente stroncata.
Nel periodo del Regno di Jugoslavia il Montenegro non fu molto considerato in quanto questo era uno stato autoritario e centralizzato. Allo scoppio della Seconda guerra mondiale la Jugoslavia venne occupata dalle forze dell’Asse e il Montenegro finì nelle mani dell’Italia fascista e il suo territorio venne così suddiviso: le Bocche di Cattaro vennero annesse all’Italia, le zone a maggioranze Albanese venero poste sotto il governo fantoccio albanese, mentre nel resto del paese venne formato un falso stato indipendente senza nessuna autonomia.
I montenegrini aderirono in massa alla lotta partigiana e già dopo pochi mesi dall’invasione organizzarono una grande rivolta nel 13 luglio 1941, in coincidenza dell’anniversario dell’Indipendenza del 1878.
L’esercito partigiano guidato dal Maresciallo Tito sconfisse definitivamente i nazi-fascisti nel 1945 creando la Repubblica Socialista Jugoslava, di cui il Montenegro divenne una delle sei repubbliche costitutive.
Il periodo che ne seguì fu per il Montenegro un momento di sviluppo economico e sociale senza precedenti e la maggior parte dei cittadini ne beneficò.
Quando, nel periodo tra il 1991 e 1992, la Jugoslavia si disintegrò il Montenegro fu l’unica repubblica a scegliere di rimanete federata con la Serbia proprio per l’affezione del popolo montenegrino per l’Idea Jugoslava. Ben presto però si capì quanto poco a che fare aveva la Jugoslavia di Milosevic con quella di Tito.
Durante i conflitti in Croazia e in Bosnia, il Montenegro si mantenne comunque molto defilato ed, eccezion fatta per l’assedio di Dubrovnik, non ha quasi partecipato alle azioni belliche. In questo modo, anche in questo periodo di follia e odio, il Montenegro è riuscito a mantenere la sua identità multietnica, multireligiosa e multiculturale.
Quando, nel 1999, la comunità internazionale decise di intervenire per fermare le violenze serbe in Kossovo, il Montenegro, ormai completamente distaccato dalla Serbia, si dichiarò neutrale nel conflitto e accolse decine di migliaia di profughi. Alla caduta di Milosevic, nel 2000, Stati Uniti e Unione Europea cessarono di appoggiare le aspirazioni indipendentiste del Montenegro, e attraverso una lunga campagna diplomatica lo indussero a rimanere legato alla Serbia nella nuova unione statale: la Serbia-Montenegro, nata nel 2003.
Nella costituzione di questo stato, formato da due stati semi-indipendenti, era comunque prevista la possibilità, dopo tre anni, di decidere attraverso una consultazione popolare se sciogliere o meno questa unione.
Come era prevedibile, passati i tre anni di moratoria, il Montenegro ha indetto un referendum che si è tenuto il 21 maggio 2006 e in cui la maggioranza di cittadini ha scelto di rinnovare l’indipendenza del loro stato.
Attualmente, il Montenegro è uno stato sovrano riconosciuto internazionalmente ed è entrato a far parte dell’ONU come 192° stato membro.
FONTI Libri: The History of Montenegro, Zivko Andrijasevic – Serbo Rastoder, 2006 Montenegro in transition, Florian Bieber, 2003 History of Montenegro, Francis Stevenson, 1912 Siti web: www.Montenet.Com www.Newmontenegro.Eu www.Njegos.Org