2 isole per 2 settimane: Ikarìa e Samos
La scelta ricade su due isole dell’Egeo nord-orientale: la già nota Samos, rigogliosa patria di Pitagora ad un passo dalla Turchia, e la meno conosciuta Ikarìa, l’isola di Icaro e Dionisio, ma anche delle capre e dei giovani hippy greci.
Il volo con la compagnia Neos parte alle 7:10 di mattina dall’aeroporto Catullo di Verona. Arriviamo 2 ore e mezza prima della partenza e già ci troviamo in fondo ad una fila piuttosto lunga ai 2 banchi del check-in. La spossante lentezza della coda è dovuta al fatto che la gran parte dei viaggiatori non ha rispettato il limite dei 15 kg per il bagaglio da stiva e quindi, una volta giunto al banco del chek-in, protesta indignata per i 10 euro che vengono addebitati per ogni chilo in eccesso e si adopera in improbabili tentativi di alleggerire il ricco guardaroba da viaggio togliendo qualche innocente T-shirt da pochi grammi. Dopo la lenta coda al check-in poteva forse mancare quella al controllo del bagaglio a mano per entrare nella zona dei gate? Ovviamente no, e così riusciamo a malapena a ingoiare in tutta fretta cappuccino e brioche al bar prima dell’imbarco (acquistiamo anche mezzo litro d’acqua a ben 2,50 euro allo stesso bar e restiamo vagamente disgustati dalla sfacciataggine dei bar che si trovano nella zona dei gate e approfittano del fatto che non si possono portare con sé liquidi dopo il controllo del bagaglio a mano).
L’aereo arriva puntuale all’aeroporto di Samos e ci portano subito all’albergo dove trascorreremo la prima notte “di transito” in attesa di prendere il traghetto per Ikarìa il giorno successivo. L’hotel Paradise a Samos città non è neanche lontanamente all’altezza né del nome né delle sue 3 stelle. Le stanze, soprattutto al piano terra, sono piccole e tristi e aleggia un odore poco piacevole. Si trova in una parallela del lungomare, ma intorno si vedono solo edifici fatiscenti e in rovina. Per non farci impressionare negativamente da questo primo impatto con l’isola, usciamo immediatamente a noleggiare uno scooter.
Raggiungiamo la spiaggetta cittadina di Gagou a nord della capitale, una piccola baia attrezzata e ben curata, separata dalla strada da un muretto orlato da maestose palme. Non esattamente la spiaggia deserta e selvaggia, ma per essere una spiaggia cittadina il colore del mare è sorprendente e la spiaggia di sassi molto pulita (grazie al gestore, un ragazzotto tarchiato col cappello da cowboy, che passa tra gli ombrelloni non solo a riscuotere i consueti 5 euro per l’uso di 1 ombrellone e 2 lettini dotati di cuscinetto per la testa, ma anche a portare ad ogni ombrellone piccole ciotole di terracotta per buttare i rifiuti – un’attenzione per la pulizia che, ahimè, non abbiamo potuto notare in nessun’altra spiaggia dell’isola). La taverna bianca e blu che si trova dietro la spiaggia dove lavora lo stesso ragazzo che gestisce gli ombrelloni serve il gyros pita più buono che abbiamo mai mangiato in Grecia (e costa solo 2,50 euro!). La taverna è aperta anche di sera e ha un menù molto ricco. Sicuramente varrebbe la pena provare anche gli altri piatti.
Proseguiamo verso nord alla ricerca delle altre spiagge segnate sulla utilissima cartina che viene distribuita ai turisti e, dopo aver doppiato il primo promontorio, prendiamo una strada sterrata sulla sinistra che prosegue lungo il secondo promontorio fino a raggiungere la spiaggia di sabbia di Livadaki (che però non è segnata sulla cartina, ma è segnalata lungo la strada). Ci accoglie una spiaggia di sabbia molto carina e attrezzata (non te lo aspetteresti venendo da quel lungo sterrato polveroso). Il mare è cristallino, alle spalle della spiaggia ci sono una taverna, un bar e un campo da beach volley. Se non fosse per la musica dance che rimbomba dalle casse del bar e che risulta insopportabile per chi, come noi, si è alzato alle 2 di notte ed è quindi leggermente provato dalla giornata di viaggio, avremmo trovato il nostro angolo di paradiso.
Decidiamo quindi di proseguire alla ricerca di un posto più tranquillo e, dopo aver visitato il piccolo porto di Agios Paraskevi dove si erge l’omonima chiesetta (la prima di una lunga serie!), raggiungiamo la spiaggia di Mourtia. Questa sì, è un vero paradiso: una spiaggetta di ghiaia non attrezzata e quasi deserta, il mare va dal trasparente al verde acqua al blu intenso e di fronte si vede la costa turca! E’ davvero impressionante fare il bagno in questo specchio d’acqua tra Grecia e Turchia e pensare che oltre quella costa così vicina e così simile a quella dove ci troviamo, tanto da sembrare quasi un’altra piccola isoletta greca, si estende la vastità e la varietà della penisola anatolica, un altro mondo che aspetta solo di essere scoperto!
La sera ceniamo a Samos città. Il ristorante si chiama El Greco e si trova in una laterale del lungo mare. Serve tutti i piatti tipici greci di cui siamo molto ghiotti: dolmades (le foglie di vite ripiene di riso), tzaziki, mussaka, insalata greca, souvlaki, ecc. Il servizio è buono, il cibo anche, e dopo una passeggiata nel lungomare di Samos città, andiamo a dormire stanchi e soddisfatti di questo primo giorno a Samos.
Il giorno seguente, dopo aver trascorso qualche ora nella spiaggia di Gagou e aver pranzato con il squisito gyros pita della taverna retrostante, prendiamo il traghetto che ci porterà a Ikarìa. Lungo il tragitto abbiamo modo di vedere la costa settentrionale dell’isola di Samos: la cittadina di Kokkari con le sue due spiagge divise da un promontorio centrale, e il porto di Karlovasi, dove il traghetto si ferma. Il traghetto sosta anche a Fourni, la capitale delle isole Fourni, poi al porto di Agios Kirykos nel sud dell’isola di Ikarìa, e infine nel porto della zona settentrionale, Evdilos, con le sue taverne e i bar sul molo, dove scendiamo.
L’hotel che ci ospita a Ikarìa è il Cavos Bay e si trova nella cittadina di Armenistis. E’ brillantemente posizionato su una scogliera a picco sul mare: alla sera, dal terrazzo della nostra camera, vediamo il sole tramontare sul mare tingendo il cielo di rosa e ci addormentiamo cullati dal dallo sciabordio delle onde che si infrangono contro gli scogli. Le camere sono piccole, ma accoglienti, e a colazione la varietà è molto buona, impreziosita da squisiti biscottini alla cannella forniti dalla pasticceria del paese, nonché dal fatto che il tutto si può gustare sulla grande terrazza vista mare.
Ma veniamo all’isola. E’ praticamente impossibile noleggiare un’auto. I pochi car-bike rental nell’isola ne hanno a disposizione un numero limitato e, a quanto pare, vengono prenotate tutte dai turisti greci con molti mesi di anticipo (in quest’isola ci sono più turisti greci che stranieri, in particolare molti turisti greci sotto i 30 anni). Si trovano invece facilmente scooter da 15-18 euro al giorno con i quali però non si riesce ad esplorare tutta l’isola, date le distanze e i dislivelli notevoli.
In ogni caso, le spiagge di sabbia più belle sono senza dubbio quelle di Livadi e Mesahti, entrambe attrezzate e raggiungibili anche a piedi da Armenistis. In particolare, se soffia il Meltemi, la zona più protetta è lo spicchio di spiaggia di Mesahti che si trova più ad ovest. Quando tira vento è anche possibile praticare il surf. Alle spalle di entrambe le spiagge si trovano piccoli “accampamenti” di giovani hippy greci che piantano le loro tende sotto gli alberi per una vacanza all’insegna della piena libertà e del contatto con la natura. Nonostante il loro aspetto spesso eccentrico, non sono molesti né più rumorosi del turista greco medio. Pittoresco il bar terrazzato sulla spiaggia di Mesahti, più o meno a metà spiaggia (riconoscibile per la massa di motorini parcheggiati sulla strada), dove questi giovani si ritrovano numerosi a sentire Bob Marley, bere, fumare e giocare a backgammon.
Carina anche la spiaggia sabbiosa di Kampos, a est di Armenistis, in corrispondenza dell’omonimo paesino che un tempo fu fiorente capoluogo dell’isola dove dicono sia nato il vino. La spiaggia sorge sull’estuario di un fiume e alle sue spalle ci sono delle pozze d’acqua dolce dove si abbeverano alcune mucche. Passare qualche ora in questa spiaggia è sicuramente un’esperienza singolare!
Bella anche la spiaggia di sabbia misto sassi di Nas, ad ovest di Armenistis. Come Kampos, anche questa spiaggia è l’estuario di un fiume e la palude alle spalle è molto pittoresca, così come i ruderi di un tempio che la sovrastano. Qui ci sono solo 5 ombrelloni senza lettini che si riempiono in fretta, quindi conviene andarci la mattina presto. C’è anche qualche nudista.
La spiaggia di sassi più bella e con le acque più cristalline si trova a sud dell’isola e ha l’appellativo accattivante di Seisheles. Per raggiungerla si prende la strada che dal porto di Evdilos taglia l’isola verso sud e supera una catena montuosa. La prima parte del tragitto che da Evdilos porta a sud è in salita e il paesaggio è molto rigoglioso. Poi, improvvisamente, raggiunta la cima, il paesaggio cambia e diventa più aspro e la strada scende rapidamente verso il mare, regalando panorami mozzafiato. Si seguono le indicazioni per Meganitis (piccolo porto al termine della strada che va verso sud-ovest), ma la spiaggia si trova qualche chilometro prima, in corrispondenza dell’unica galleria che si trova lungo la strada. Non ci sono cartelli né indicazioni per raggiungerla e, se ci andate di mattina quando non c’è ancora molta gente, rischiate di non capire bene da dove parta il sentiero che la raggiunge. Infatti, se non ci sono auto parcheggiate (sempre indicatore di belle spiagge) non si capisce che lo spiazzo che si trova appena usciti dalla galleria è il parcheggio dove si lascia il mezzo per poi scendere a piedi lungo un sentiero non segnalato che porta alla spiaggia. Attenzione a non fare come noi che, impressionati dall’oscurità della primitiva galleria in fondo alla quale si scorgeva un tondo blu luminosissimo – il mare – abbiamo tirato dritto fino a Meganitis per poi scoprire che la spiaggia era proprio sotto la galleria! La piccola baia di Seisheles è veramente notevole, il mare è azzurro topazio, non ci sono ombrelloni né taverne, ma è possibile trovare ombra ai piedi delle rocce retrostanti e, verso l’una o le due di pomeriggio, arriva dal mare una coppia di anziani sovrappeso a bordo di una piccola barchetta a motore carica di provviste che poi ri-vendono ai bagnanti. Fino alle 2 di pomeriggio la spiaggia è quasi deserta, ma poi incomincia ad arrivare un flusso continuo di giovani hippy greci che si sistemano a un centimetro dal tuo asciugamano e allora diventa poco vivibile.
Per quanto riguarda le cittadine e i luoghi di interesse, l’isola non ha molto da offrire. I paesini sono per lo più simili, qualche pittoresca chiesetta, una piazzetta con platani secolari e taverne che offrono menù tipici, e qualche costruzione antica come le case “anti-pirata”, edifici in pietra con piccole finestre che si mimetizzano con il paesaggio. Particolare è la cittadina di Christos Rahon, nell’entroterra occidentale dell’isola, dove i negozi, i bar e le taverne che occupano il minuscolo centro pedonale si animano solo a sera inoltrata (un’usanza instauratasi quando le scorribande dei pirati minacciavano gli isolani che, per sicurezza, preferivano svolgere le loro attività di notte). E’ divertente passare una serata in questa località e vedere con i propri occhi come questo paesino di giorno deserto venga preso d’assalto dopo le 10 di sera dai già noti giovani hippy greci che ne hanno fatto un luogo di ritrovo e divertimento notturno.
Armenistis è un paesino turistico, dato che la gran parte degli hotel si concentra qui. Ci sono parecchie taverne che offrono buon cibo e un’ottima pasticceria-gelateria che si trova sulla via principale che conduce al paese, sopra l’Aventura car rental, al primo piano (troverete un cartello su cui sono disegnate una capra e un cono gelato). Qui sono da provare assolutamente il gelato fatto con latte di capra (il servizievole proprietario, dopo avervi elencato tutte le specialità offerte, ci tiene a farvi vedere la foto delle capre che gli danno il latte con cui fa il gelato), e soprattutto un buon piatto di Loukumades, le sfiziose frittelline ricoperte di miele e cannella che vanno alla grande ad Ikarìa.
Una taverna che vale la pena provare si trova a Nas e si chiama Anna’s Restaurant. La specialità è il pesce, ma sono buonissime tutte le pietanze tipiche. La particolarità di questo ristorante è che, dopo averti fatto leggere il menù, la gentilissima Anna ti porta nella sua pulita cucina e ti apre sotto il naso teglia dopo teglia di profumatissimo cibo, così che puoi scegliere quello che ti fa più gola (anche se la scelta è molto difficile poiché tutto sembra buonissimo!).
Tra i luoghi di interesse dell’isola c’è il monastero di Moni Theoktistis in prossimità della cittadina di Pigi, dove c’è una pittoresca cappella ricavata nella roccia. Il monastero di Moni Mounde poco lontano, invece, non è degno di nota, in quanto si tratta solo di una chiesa e un piccolo caseggiato che probabilmente funge da alloggio per i monaci, ma non abbiamo visto nessuno né potuto visitarne l’interno.
Aldilà di quanto detto sopra, vale comunque la pena di esplorare almeno parte dell’isola in motorino (o con il mezzo che riuscirete a procurarvi) per scoprire indimenticabili scorci sul mare, mulini a vento abbandonati, piccole chiesette nei luoghi più pittoreschi (come sul molo a Yaliskari) e, se ne avete l’occasione, intrufolarvi nelle feste paesane organizzate nei paesini più sperduti e pubblicizzate attraverso striscioni scritti mano rigorosamente in greco (almeno le date però si riescono a leggere). A noi è capitato di vedere una di queste feste nel paese di Platani (poco più che uno spiazzo in mezzo al verde sotto maestosi platani nei pressi di Akamatra): c’erano un chiosco che vendeva cartocci di agnello e insalata greca, panche e sedie per mangiare, qualche musicista e una cantante che suonavano dal vivo musiche tradizionali, e uno spazio centrale per ballare dove si affollavano greci e qualche temerario turista a ballare tutti in cerchio le loro allegre danze tipiche. Davvero spettacolare!
Dopo sei giorni in quest’isola del tutto particolare riprendiamo il traghetto alla volta di Samos. Questa volta l’albergo è l’hotel Princessa Riviera a 2 km da Pitagorio nel sud-est dell’isola. Anche in questo caso ci complimentiamo per la scelta perché l’albergo è moderno e lussuoso e la vista dal balcone è mozzafiato: il mare calmo, quasi piatto, la Turchia poche centinaia di metri di distanza. Da qui non vediamo più il tramonto, ma ogni sera possiamo ammirare il sorgere della luna dietro la costa turca, prima come una palla infuocata rossa e immensa, poi man mano che sale bianca e più luminosa.
L’hotel è pochi metri dalla spiaggia di Glycorisa, attrezzata e con uno specchio d’acqua molto invitante. La colazione è buona e abbondante; gli unici inconvenienti che abbiamo riscontrato sono le tende delle camere che lasciano entrare molta luce, l’aria condizionata posizionata sopra la testa del letto in gran parte delle camere, il padrone che alla mattina siede alla reception fumando senza tregua, e la musica dance a colazione (ma se la sala è affollata non si sente).
Dall’hotel ci fanno venire a prendere da un tizio che ha un moto rental (Evelin a Pitagorio) e dove scegliamo un 125 a 15 euro al giorno per 7 giorni (possiamo addirittura lasciare le chiavi dello scooter alla reception dell’albergo l’ultima sera senza preoccuparci di riportarlo all’agenzia). Siamo così pronti per partire all’esplorazione dell’isola.
Avendo già visitato il promontorio a nord-est nel primo giorno di vacanza in attesa di imbarcarci per Ikarìa, passiamo alla volta del sud-est.
Bella la spiaggia di Kerveli, una striscia di ghiaia dove ci si può riparare sotto grandi alberi e si affittano i lettini al negozio retrostante a 1 euro e mezzo l’uno. Il mare è al solito trasparente e la spiaggia si gode al meglio la mattina presto perché poi si affolla di famiglie con bambini e al pomeriggio l’ombra degli alberi copre interamente la spiaggia.
Carino anche il porticciolo di Posidonio più a sud nella cui taverna dicono si mangi dell’ottimo pesce.
Tornando verso Pitagorio non è da perdere la spiaggia di sassi di Klima, una piccola baia con uno specchio d’acqua trasparente. Qui ombrelloni e lettini sono gratuiti, e la mattina è facile trovarli, ma al pomeriggio sono di solito tutti occupati. C’è comunque un’ampia zona di spiaggia libera dove si può piantare il proprio ombrellone o la propria tenda o semplicemente cercare di resistere al caldo stando a mollo nel bagnasciuga. Un consiglio: se volete immergervi nelle vostre letture estive o rilassarvi in qualche altro modo, cercate di evitare gli ombrelloni nelle vicinanze della banchina che viene presa d’assalto dai bambini greci che, come è naturale che sia, la sfruttano per tuffarsi. I bambini greci, ma anche i genitori, possono essere molto rumorosi. Non ci sentiamo di consigliarvi la taverna Kaduna: anche se ha una bellissima terrazza sul molo e non si mangia male, le porzioni sono piccole e non molto soddisfacenti.
Avvicinandosi ancora di più a Pitagorio si trova la spiaggia di Psili Ammos (est) che è una bella distesa di sabbia fine dove il mare è poco profondo. Qui troverete sette file di ombrelloni poco distanziati che al pomeriggio sono sold-out.
Per raggiungere le spiagge che si trovano a sud-ovest dell’isola si prende una strada che attraversa delle zone pianeggianti e collinari disseminate di ulivi e cipressi e altre montuose con una folta vegetazione di pini marittimi. in queste zone si trovano anche molte caserme e depositi di mezzi militari e armi, probabilmente a causa della vicinanza con la Turchia. Si passa per Chora, una cittadina abbastanza grande ma poco turistica con scuole, campi di calcio, taverne. Poi si incontra Kourmadei, definito da qualche parte il “paese dell’olio”, ma, a parte gli ulivi delle zone circostanti, noi vi abbiamo trovato solo qualche negozio di souvenir. Pirgos, un caratteristico paesino dell’entroterra non molto frequentato dai turisti.
Con una piccola deviazione verso nord si può visitare Platanos, il paese più alto di Samos, la cui piazza principale si sviluppa sotto tre maestosi platani circondati dai caratteristici tavolini in legno delle taverne. Questa zona è anche ricca di coltivazioni di vite che, a differenza delle nostre coltivazioni, è tenuta bassa a cespuglio. E’ d’obbligo assaggiare il vino bianco dolce di Samos.
Dirigendosi verso la costa si incontra la città di Marathokampos (spicca la grossa cattedrale), da cui parte una strada che ben presto diventa uno sterrato e porta alle grotte dove Pitagora, nato a Pitagoiro, fu esiliato. Ci abbiamo provato in scooter, ma 4 chilometri di sterrato piuttosto accidentato e in continuo saliscendi ci hanno fatto ben presto desistere.
Dopo tutta questa strada ci concediamo un tuffo nella spiaggia di Votsalakia (lunga spiaggia di ghiaia) e una pausa ristoratrice da Nick The Greek sulla strada.
Più ad ovest, da non perdere la spiaggia di Psili Ammos (lunga spiaggia di sabbia con mare molto poco profondo ma trasparente, molto più tranquilla di Psili Ammos est) e la più remota Limnionas, con sabbia leggermente più grossolana, ma forse anche più piacevole, e mare calmo (è possibile incontrare qualche riccio di mare, scarpette d’obbligo).
Spettacolare la strada che da Limnionas risale verso nord-ovest fino a raggiungere i paesini di Kalithea e Drakei. Il paesaggio quasi montano (massicci rocciosi e abeti) e gli scorci sul mare sono meravigliosi. Vale la pena fermarsi a Drakei alla taverna Kostas per un bicchiere di vino e un piatto di fiori di zucca ripieni (la specialità della casa).
Anche il promontorio che si trova nel centro-sud dell’isola è ricco di spiagge e calette, ma la maggior parte non è raggiungibile facilmente in scooter e probabilmente neanche in macchina, a parte Pappa Beach che si trova in fondo ad uno sterrato che parte da Ireo ed è molto, forse anche troppo, attrezzata. Le altre spiagge indicate in cartina, alcune delle quali abbiamo potuto intravedere dalla nave che ci portava in gita a Semiopoula, sono senza dubbio più facilmente raggiungibili via mare. Le stradine che sulla carta sembrano raggiungerle non sono altro che un dedalo intricato di sterrati sconnessi e ripidi che sembrano non portare da nessuna parte (eppure si vedono delle case sulla costa, ma come faranno questi greci a raggiungerle?). Carina invece la strada asfaltata che passa per Pagondas e Spathrei: è molto panoramica e offre una bella vista sull’isoletta di Semiopoula.
A Semiopoula c’è una bella spiaggetta di sabbia e molte barche organizzano escursioni per raggiungerla partendo dal porto di Pitagorio. Abbiamo optato per la barca Thekla del capitano Vassilis, che è l’unico che offre il pranzo sull’isola (carne o pesce alla griglia in una casetta con giardino in mezzo ad allevamenti di capre vicino alla chiesetta che la sovrasta – è d’obbligo l’Autan per contrastare le mosche che pungono!) e l’uso dei pochi ombrelloni sulla spiaggia al prezzo di 26 euro tutto compreso (anche aperitivo e digestivo in barca e tuffo nei pressi di una bella spiaggia deserta lungo la costa sud di Samos sulla via del ritorno). Le altre barche che propongono la gita non possono offrire il pranzo sull’isola né l’uso degli ombrelloni.
La città più bella e turistica della zona sud (a mio parere anche di tutta l’isola) è Pitagorio, luogo di nascita di Pitagora, in onore del quale hanno eretto una statua sul molo. Belli il castello ottocentesco e la cattedrale, dove non è improbabile trovare funzioni religiose in corso. Bella la zona pedonale lungomare con le schiere di taverne e locali che senz’altro sono molto turistici, ma ciò non toglie si possa mangiare molto bene a prezzi ragionevoli. A questo proposito, ci sentiamo di consigliare il ristorante Symposium (in una delle ultime laterali della strada pedonale che porta verso il lungomare, sulla sinistra) che offre un servizio impeccabile e estremamente cortese e piatti tipici con ingredienti di prima qualità; Remataki (il secondo ristorante dei 3 o 4 che si trovano sulla spiaggia dietro la statua di Pitagora) dove si può mangiare ottimo pesce e godere di uno spettacolare tramonto; Maritsa (una delle prime laterali a destra della strada pedonale che porta al lungomare): molto rinomato e sempre pieno.
La costa nord dell’isola è in genere più ventilata e il mare è più mosso. Qui si possono però trovare delle belle spiagge di ghiaia ed è il posto ideale per gli amanti del wind-surf. Carine le spiagge di Kokkari, anche se la vicinanza della centrale termoelettrica rovina un po’ la sensazione di benessere e relax (forse è solo un’impressione, ma mi sembrava di sentire a volte l’odoraccio delle ciminiere quando il vento tirava verso Kokkari); carina anche Lemonakia, ma forse più bella, perché più raccolta, Tsamadou (nudisti nell’estremità est della spiaggia). Sono tutte spiagge attrezzate e dotate di taverne per mangiare.
Dal paese di Agios Kostantinos parte una strada in salita che porta al paesino di Manolates, il “paese degli artisti”. Molto bella la strada per raggiungerlo attraverso boschi di platani e un paesaggio quasi montano. Il paesino anche è carino, ma aldilà di qualche bottega di souvenir, ceramiche e bigiotterie, non c’è molto da vedere.
La cittadina di Kokkari, invece, con la piccola penisola che ne divide il lungomare, è molto carina soprattutto la sera, quando si anima e si illumina. Dal punto di vista culinario, qui purtroppo dobbiamo segnalare una grande delusione. Seguendo i consigli di un’altra recensione trovata su TPC, abbiamo scelto il ristorante Kalamies per una bella cena di gruppo con altri compagni turisti conosciuti durante le 2 settimane a Ikarìa e Samos. La recensione, che peraltro ci ha dato molti buoni spunti attendibilissimi, parlava di ottima cucina (in particolare i calamari ripieni) e cordiale servizio da parte della proprietaria Irini. Come arriviamo alla taverna, la proprietaria ci si fa incontro e appena capisce che siamo italiani ci chiede se anche noi siamo lì per via di “internet” e si presenta: è Irini. Probabilmente è venuta a sapere da altri italiani che in Italia gira voce della buona fama del suo ristorante. Siamo dunque entusiasti e non vediamo l’ora di assaggiare le pietanze: calamari ripieni, moussaka, tzatziki, souvlaki di pesce spada, gyros plate…ordiniamo un po’ di tutto. Con nostra grande delusione, i calamari non sono niente di spettacolare, la besciamella sul moussaka ha quel colore grigiastro e quell’aspetto sciutto che ti dice che ha visto più di qualche luna, e la carne del gyros plate (deliziosamente tenera al Symposium di Pitagorio) è talmente secca e dura (quando non è grasso puro) che non si riesce neanche ad infilzarla con la forchetta. Solo il pesce spada si salva, ma quattro piccoli pezzi di pesce di certo non valgono il prezzo che hanno a menù. Insomma, una vera débacle, e neanche una parola di scuse o un tentativo di rimediare: Irini è decisa a negare l’evidenza del cibo vecchio e di scarsa qualità. Che la fama porti clienti ma anche spinga qualcuno nella tentazione di fare la furba? O forse hanno cambiato gestione dal 2010 e lei non era la vera Irini della recensione di TPC? Non lo sapremo mai, fortuna che non era l’ultima cena, e fortuna che a Samos e Ikarìa si mangia quasi sempre bene, spiacevoli inconvenienti di questo tipo sono davvero l’eccezione.
In definitiva, se siete amanti delle isole greche come noi, Samos e Ikarìa sono due isole da non perdere. Mi auguro che i nostri suggerimenti vi possano tornare utili.