18 giorni a zonzo per l’egitto

Diario di Viaggio in EGITTO Dal 13 Dicembre 2005 al 2 Gennaio 2006 DI LAURA GIAMPAOLO MATTEO (14) E CARLOTTA (13) GRIGNANI 18 GIORNI A ZONZO PER L’EGITTO. ZAINI IN SPALLA FRA TEMPLI, CITTÁ, MONUMENTI STORICI, PIRAMIDI, NILO, ED OASI MOSCHEE MINARETI E MUEZZIN. PACE, CAOS, SPORCIZIA, LUCI, SUONI POVERTÀ, SFARZO, SOLITUDINE,...
Scritto da: grignanilaura
18 giorni a zonzo per l’egitto
Partenza il: 13/12/2005
Ritorno il: 02/01/2006
Viaggiatori: fino a 6
Spesa: 1000 €
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Diario di Viaggio in EGITTO Dal 13 Dicembre 2005 al 2 Gennaio 2006 DI LAURA GIAMPAOLO MATTEO (14) E CARLOTTA (13) GRIGNANI 18 GIORNI A ZONZO PER L’EGITTO.

ZAINI IN SPALLA FRA TEMPLI, CITTÁ, MONUMENTI STORICI, PIRAMIDI, NILO, ED OASI MOSCHEE MINARETI E MUEZZIN. PACE, CAOS, SPORCIZIA, LUCI, SUONI POVERTÀ, SFARZO, SOLITUDINE, IMMENSITÀ SILENZIO E FRASTUONO BAMBINI, IMMONDIZIA, ASINI, CAMMELLI, GATTI TRAMONTI, CIELI STELLATI, AUTISTI FOLLI PERSONE GENTILISSIME E VENDITORI DA INCUBO HALLO MY FRIEND! L’EGITTO È TUTTO QUESTO CONDITO CON UN BUON THE ALLA MENTA ED OFFUSCATO DAL FUMO DEL NARGHILÈ!!! Ma soprattutto: NO PROBLEM, in Egitto si risolve tutto! 13 Dicembre 2005 Martedì (Szilvásvárad – Budapest) In una fredda serata di Dicembre partiamo da casa in autobus con meta Budapest. Alle 23:10 abbiamo il ns. Volo diretto per il Cairo. Quest’anno niente transfert ed attese interminabili negli aeroporti di scalo. D’altronde la ns. Vacanza in Egitto durerà solo 18 giorni. La direzione della scuola dei ns. Figli questa volta ci ha negato il permesso per gli usuali 31-35 giorni di vacanza. PECCATO! L’aereo è puntualissimo! 14 Dicembre 2005 Mercoledì (Budapest – Cairo) Circa alle tre di notte, mentre l’aereo sta sorvolando Alessandria, Carlotta mi sveglia dicendo: “Mammina, hai sentito? Il pilota ha comunicato che non atterriamo al Cairo ma in un altro posto”. Io la mando a quel paese e mi riaddormento. Dopo alcuni minuti però, mi risveglio e guardo incredula il monitor del computer di bordo che, indica chiaramente che l’aereo va nella direzione opposta. WHAT’S THE PROBLEM? Nebbia al Cairo. Impossibile atterrare. Si va a Cipro! Cipro??? Perché mai non atterrano ad Alessandria o a Sharm? Alcuni passeggeri, inoltre, che non capiscono bene l’inglese, né tanto meno l’ungherese, quando atterriamo a Cipro pensano di essere arrivati al Cairo! Sorpresaaaa! Alle 5:15 del mattino (avremmo dovuto già essere in albergo al Cairo) siamo ancora al bar dell’aeroporto di Larnaca. Abbiamo fatto amicizia con una famiglia che proviene dalla Svezia (lei egiziana e lui svedese, con due figli) e ci hanno anche invitato a casa loro quando passeremo per Alessandria. Nessuno sa ancora perché siamo scesi a Cipro né a che ora ripartiremo. L’unica cosa che sappiamo con certezza è che solo il ns. Aereo è atterrato qui. Matteo si mangia una specialità locale comprata al bar dell’aeroporto (che ancora non sapevamo quanto fosse cara!!!). Alle 6:00 (7:00 locali) ci trasferiscono in bus in un albergo situato a 30 km. Dall’aeroporto. Si ripartirà alle 16:00. Alla faccia del volo diretto (3 ore e venti al massimo!). Così ci perdiamo una giornata intera del ns. Programma (che poi sarà da recuperare), oltre alla notte in albergo al Cairo (già prenotata ed anticipatamente pagata)! Inoltre, la scusa della nebbia inizia a destarci dei sospetti. In ogni caso siamo in vacanza! Godiamoci Cipro. Ma il panorama dall’autobus non è granché. Non sappiamo se l’altro lato dell’isola sia migliore ma ciò che vediamo in questi 30 km. È un paesaggio alquanto desolante. Terreno arido, piccole colline rocciose, spiagge di sabbia nera. Ignoravamo inoltre che a Cipro la guida fosse a sinistra.

Quando arriviamo all’albergo ci offrono la colazione. L’albergo è anche bellino, con piscina, spiaggia privata e terrazza ristorante con vista mare. Unica nota dolente é che non dovevamo essere qui, ma al Cairo.

Giampaolo ed io proviamo a farci un riposino sui lettini della piscina, ma si alza un vento freddissimo. Allora andiamo a fare due passi sulla spiaggia. Non c’è vento, quindi decidiamo di farci una dormitina in riva al mare ma… ci assaltano le mosche! Quindi finiamo con l’andare a riposarci in camera. Alle 11:30 ci svegliano comunicandoci che alle 12:00 si pranza ed alle 13:00 c’è il bus per l’aeroporto.

Pagando gli extra in Hotel (e quindi entrando in stretto contatto con la valuta locale) ci rendiamo conto che al bar dell’aeroporto di Larnaca, stamattina, per due the, una birra, un sandwich locale e un bicchiere di latte, abbiamo speso oltre 33 euro! (ringrazia che non avevamo fame…). Il ns. “amico” Omar (quello dell’agenzia cairota tramite la quale avevo prenotato via internet, l’hotel al Cairo e con il quale avevamo un appuntamento stamattina per la consegna dei biglietti del treno di dopodomani per Aswan) ci ha fatto un SMS comunicandoci che il ns. Volo arriva al Cairo alle 15:00. Un turista del ns. Gruppo sentendo la notizia mi chiede se sono anche in grado di dirgli qual è il terminal d’arrivo ed il numero del Gate…?! C’è proprio gente strana in giro…!! Alle ore 14:00 l’aereo comincia a rollare sulla pista di Larnaca. Ce la faranno i ns. Eroi stavolta a raggiungere il Cairo? Siiii!! Alle 15:00 atterriamo al Cairo con solo 11 ore e mezza di ritardo.

Facciamo i visti, preleviamo un pó di denaro al bancomat e poi ci dirigiamo all’uscita. Mentre gli uomini vanno alla toilette, Carlotta ed io cerchiamo un taxi (il transfer proposto dell’agenzia d’internet lo ho rifiutato… volevano 25 usd!!). {NDR: È strano come funzionano le agenzie turistiche in Egitto. Per quanto riguarda gli alberghi tramite agenzia spendi molto meno, mentre per gli altri servizi è esattamente il contrario…} Ne troviamo subito uno o, meglio, lui trova subito noi: 60 Pounds (10 usd). Non trattiamo. (anche se al ritorno ne pagheremo solo 50…).

L’hotel Cosmopolitan è bello! In pieno centro del Cairo ma posizionato in una via trasversale abbastanza tranquilla. L’atmosfera del Cosmopolitan è coloniale, elegante, art decó. Posiamo gli zaini e usciamo subito all’esplorazione della Città! La città del Cairo, con circa 18 milioni d’abitanti, è caos allo stato puro… Migliaia di persone per le strade. Auto che suonano il clacson all’impazzata, traffico indisciplinatissimo. Anche attraversare le strade pone alcuni problemi. Persino ai semafori che, un ragazzo del luogo ci spiega – quando per poco non finisco investita da un’automobile mentre gridavo il semaforo è VERDE!! – sono stati installati come decorazioni natalizie! Alle 19:00 ci fermiamo in Via Alfy (una via pedonale del centro) in un’Aiwa – caffè tipico egiziano – a fumarci la sheesha (narghilè) e a berci un the alla menta. Il Cairo è particolare. Le donne musulmane anche qui hanno il capo coperto (non tutte ma la maggior parte), alcune hanno fuori solo gli occhi o nemmeno quelli, la più parte invece porta dei foulard. Quello che ti salta all’occhio è che le giovani musulmane, pur avendo il foulard che copre il capo, indossano jeans attillati all’ultima moda o gonne stretch. Siedono al bar, anche solo fra donne, fumano il narghilè. Questo nelle altre località egiziane non lo vedremo più. Dato che il ristorante prescelto (Abu As Sid, in Zamalek) quando abbiamo provato a telefonare dall’hotel, era tutto pieno, cercheremo un posto qui in centro dove cenare stasera, a caso. Poi vogliamo andare a vedere la danza del ventre al Palmyra (Night Club Egiziano non per turisti… ahi ahi ahi ahi!). La scelta del ristorante ricade su un locale fra tanti ma la cui griglia ed i vari pollami esposti promettono molto bene! Cena ottima! Assaggiamo in pratica tutte le specialità in un colpo solo: L’hamam (piccione ripieno di riso) era favoloso, così come pure il shish kebab (spiedino di pollo alla griglia) e il Fuul, la salsina di ceci e comino che ci accompagnerà per tutto il viaggio! Alle 22:00 tutti sufficientemente stanchi siamo in un locale vicino al Palmyra a bere una birra (ci voleva… giacché abbiamo cenato ad acqua) e ad aspettare l’inizio dello spettacolo che sarà, purtroppo, solo alle 23:30. Potremmo anche andare a dormire ma il Tour Operator (cioè la sottoscritta) è cattivissimo e deve a tutti i costi recuperare la giornata persa a Cipro! Giampaolo mi ha anche regalato una rosellina e la sig.Ra del locale (senza veli) ci avrà già cambiato il portacenere 10 volte. Il servizio è da 5 stelle… Le toilette no! Per far passare il tempo facciamo ancora un giro per i quartieri del centro, tanto i negozi sono aperti fino alle 23:00, e facciamo i ns. Primi acquisti in Egitto: due paia di scarpe Puma (PUMA???) per Matteo e Carlotta. Alle 23:30 (unici clienti stranieri ma anche unici clienti in assoluto) sediamo ad un tavolo del Palmyra in attesa dello spettacolo. Un gatto s’infila nel tamburo principale della batteria (chissà che fará quando inizieranno a suonare?). Dopo dieci minuti comincia la musica. C’è anche un cantante (uno strazio vero e proprio… peggio delle litanie ecclesiastiche cantate da cori stonati). Il gatto, al terzo tocco della batteria, sguscia fuori come un fulmine. Dopo un paio di canzoni strascicate e/o ululate, arriva la danzatrice del ventre. Beh… Da lì in poi abbiamo faticato a trattenere le risate. La danzatrice era una vera pena, saltellava… sbatteva la pancetta a destra e a sinistra, ogni tanto si fermava, si guardava intorno, chiacchierava col cantante (CANTANTE???) passeggiava per la pista.. A mezzanotte, di comune accordo, decidiamo di andarcene tutti a letto! Domani ci aspetta il Museo Egizio (che era in programma oggi) e la visita al Cairo Copto. Quello che era in programma per domani (Giza Saqqara e Dashur) lo faremo il primo dell’anno! Rientriamo in Hotel dove troviamo tutto esageratamente buio, anche l’ingresso. Quasi ci spaventiamo. … Risparmio energetico? …Coprifuoco? …Misure anti-terrorismo? Niente di tutto questo, stanno semplicemente cambiando una lampadina alla reception. NO PROBLEM! 15 Dicembre 2005 Giovedì (Cairo) Sveglia presto, anche perché alle 8:00 viene Omar (quello dell’agenzia che ci deve consegnare i biglietti del treno di questa sera per Aswan). Provo a chiedere alla reception se posso prenotare due doppie per il 29 ed il 31 Dicembre e quanto costano (ancora incredula sul fatto che l’agenzia me le venda a meno). Ma la risposta é 66 usd per camera contro i 56 usd dell’agenzia! Quindi quando arriva Omar gli annunciamo che ci servono anche le camere per il 29 e per il 31). C’informa che il cenone di Capodanno è obbligatorio. Tanto meglio poiché non sapevamo che altro fare. C’è anche la danza del ventre? BELLO!!… basta che sia meglio di quella di ieri sera (ma ci vuole poco). 8:30 colazione. Scendono anche Matteo e Carlotta. Abbiamo già chiuso tutti i bagagli ma c’informano che, dato che l’altra notte non abbiamo utilizzato le stanze, possiamo tenerle fino a stasera, alla partenza del treno. SUKRAN! Dopo colazione ci dirigiamo direttamente al Museo Egizio, che si trova a cinque minuti a piedi. Presumevo una coda lunghissima invece in dieci minuti (compresi i controlli della polizia ai vari posti di blocco) siamo già all’interno. Avevamo letto sulla Lonely Planet che agli studenti fanno uno sconto del 50% su tutti gli ingressi ai siti e musei, bisogna però presentare una tessera studentesca internazionale, che noi per i nostri figli non siamo riusciti a fare. In ogni modo ci provo… E alla biglietteria estraggo le tessere ‘ungheresi’. Le accettano. Bene. Almeno un pó di risparmio… (NDR: dato che in tutto il viaggio abbiamo speso oltre 500 euro per i vari ingressi a Musei e siti!) Il Museo Egizio è bellissimo. Non tanto il museo, che è un pó decadente, ma i reperti in esso contenuti. Dato che abbiamo poco tempo, seguiamo i consigli della Lonely Planet e ci limitiamo a visitare determinate sale. L’atrio, le sale dell’antico regno, la sala di Amarna (Faraone Akhenaten dai lineamenti completamente diversi dagli altri faraoni), le gallerie di Tutankhamen, la sala delle mummie degli animali, la sala dei gioielli antichi e la sala delle mummie reali. Ciò che colpisce della storia dell’antico Egitto è anche la finezza delle arti. I gioielli ad esempio: sembra che i monili esposti nelle migliori gioiellerie dei nostri tempi non siano altro che imitazioni dei modelli dell’epoca faraonica (e nemmeno cosi ben riuscite). E che dire dei sandali infradito di Tuthankamon? Della sua collezione di mutande di seta? E il suo splendido trono con la raffigurazione di sua moglie mentre gli spalma unguenti profumati? La sala dei tesori ritrovati nella tomba di Tuthankamon è stupefacente. Anche la sala delle Mummie reali, all’interno della quale (a parte la presenza di una bambina giapponese che saltava e strillava come un’ossessa) nel silenzio assoluto e nella penombra, quasi si rivive l’atmosfera funeraria dell’epoca. Le mummie di Ramesse II e di suo padre Sheti I sono le meglio conservate, ma anche le altre non sono da meno. Nuovo Regno (già.. Appena 3200 anni fa!). Meditate gente, meditate… perché nemmeno a me spiacerebbe (sono una collezionista di tante cose) l’idea di potermi portare, dopo morta, tutto nella tomba – compreso il mio gatto! Quello che non mi ispira molto sono i contenitori d’alabastro per le viscere…! Solo all’uscita del Museo Egizio scopriamo di esserci persi la sala delle carrozze d’oro di Tutankhamen che i ns. Figli hanno visitato mentre noi eravamo presi dai gioielli e monili vari. Facciamo una passeggiatina veloce sul lungo Nilo, poi cerchiamo il ristorante Arabesque per rifocillarci. Mangiamo benissimo. Ci portano un’infinita serie di piattini con salsine, involtini di foglie di vite, triangolini di pasta sfoglia, ripieni di formaggio di capra (stupendi) e tante altre cose. Mangiamo anche i secondi, annaffiati da un ottimo vino rosso egiziano e così ci avviamo bei satolli alla stazione della metropolitana! Direzione Cairo Copto. – Al riposo non pensiamo! – I denti stringiamo ed avanti proseguiamo! – Certo… colti diventiamo.

(commento di Gianpaolo) Il Cairo Copto é un enorme cantiere. Visitiamo la Chiesa Sospesa e quella di Santa Barbara. Poi facciamo un giro per questo quartiere storico, veramente molto „egiziano” o meglio, molto „terzo mondo”. Immondizia ovunque. Gatti asini e polli che spiluccano nei rifiuti alla faccia dell’aviaria. Bambini scalzi, sporchi e mal vestiti che ti corrono dietro chiedendoti soldi. CARROZZERIA AL CAIRO COPTO Carrozzieri e meccanici improvvisati sulle strade. Passiamo all’interno del Cimitero ortodosso dove custodi e non custodi ti chiedono la mancia (baksheehs). Oggi ci siamo organizzati bene ed abbiamo tante banconote da piccoli tagli. Attraversato il cimitero sbuchiamo alla sinagoga, che purtroppo é già chiusa. Visitiamo velocemente la Chiesa di San Giorgio e poi attraversiamo il centro del quartiere per andare a dare un’occhiatina al Nilo! Le strette vie centrali sono caotiche e sporche. Fiumi di gente, donne e bambini. Uomini seduti nei vari bar a fumare la sheesha, e persino pecore e caprette; anche a greggi interi ed accompagnate dal pastore di turno! Rientriamo (sempre con la metropolitana molto moderna e pulita) al ns. Hotel alle 18:00. Doccia e partenza per la stazione. Ci viene a prendere Omar (quello dell’agenzia) cosi ci porta lui in stazione, anzi praticamente ci accompagna fino sopra al treno! Bravi questi della Gat Tours: precisi, onesti e anche gentili. Alle 20:30 il treno vagone letto per Aswan parte. Il treno è moderno (temevamo treni tipo Vietnam o peggio tipo Sri Lanka). Gli scompartimenti sono a due letti, con lavabo e tutti i confort. La cena ci è servita in camera (niente male). L’accompagniamo con una buona bottiglia di vino rosso (Omar Kaggham)! Poi ci rechiamo nel vagone bar a bere qualcosa. Anche il servizio è ottimo! Infatti ad Achmet, il responsabile del ns. Vagone, abbiamo deciso di lasciare una macia (la prima che non ci verrà espressamente richiesta!). Stanotte possiamo dormire, finalmente! 16 Dicembre 2005 Venerdì (Aswan) Mi sveglio alle 7:00 e guardando dal finestrino scopro che siamo ancora ad Esna.. Caspita, penso, da Aswan ad Esna in barca impieghi 3 giorni… Ed in treno solo 3 ore… Il treno, in tutti i casi, è in ritardo di due ore e mezza. Andiamo al bar a prendere un the. Il treno effettua una brusca frenata ed il the mi si rovescia completamente addosso! Il cameriere si scusa immediatamente (come se fosse stato lui poverino..) ma non è finita, si alza anche un altro cliente del bar, viene verso di noi e mi dice. Io sono egiziano, mi dispiace molto per quello che è successo e mi scuso con Lei. …Carino. Pensa se negli aeroporti italiani, in occasione di qualche sciopero, i ns. Concittadini dovessero sentirsi in obbligo di scusarsi personalmente del disservizio con i turisti stranieri!! Le immagini che si godono dal finestrino del treno, nel tratto Esna-Aswan, sono degli splendidi paesaggi desertici, sul lato destro, e pittoreschi scorci del Nilo, sul lato sinistro. E anche campi coltivati brulicanti di contadini a dorso di muli e cavalli. Sembra il video-gioco “Pharaon” dei nostri figli! Cammelli se ne sono visti solo tre di numero. L’ingresso in Aswan appare rilassante, strade adornate di fiori e tanto verde.

Alle 10:30 si entra in stazione. Scendendo dal treno veniamo assaliti dai procacciatori di affari che stavolta cadono a puntino e ne approfittiamo. Per vari motivi: primo perché abbiamo già perso mezza mattinata per il ritardo e non abbiamo molto tempo da sprecare, secondo perché per questa notte un albergo vale l’altro dato che ci serve solo per qualche ora (il convoglio per l’escursione ad Abu Simbel parte intorno alle 3:30 di notte…) Ci portano all’Hotel Memmon che la Lonely Planet riporta fra quelli che avevamo già pensato di andare a vedere. L’entrata dell’albergo fa pena, soprattutto la strada di accesso, ma le camere sono abbastanza accettabili (stiamo ovviamente parlano di camere da 6/7 euro). La vista sull’isola Elefantina e sul Nilo, otre tutto, è eccellente! OK. Posiamo gli zaini ed organizziamo anche la gita di domani ad Abu Simbel. Dopo una “seria” contrattazione ci accordiamo per un minibus che ci verrà a prendere domattina alle 3:30 e ci riporterà qui verso le 15:00, comprese le fermate alla Grande Diga, all’isola di Phile, e all’Obelisco incompiuto. Si paga tutto rigorosamente “in anticipo” e poi ci si avvia a vedere Aswan. Abbiamo già perso mezza giornata. Dato il ritardo sulla tabella di marcia, rinunciamo a noleggiare le biciclette come da programma e, un pó per pigrizia, un pó per coreografia, le sostituiamo con un calesse. Ma il destino ci “punisce”. Dopo circa un quarto d’ora, infatti (ma grazie al cielo non è successo nulla di grave), incorriamo in un incidente causato dalla rottura della ruota anteriore sinistra, quindi Giampaolo precipita dal calesse in mezzo alla strada ammaccandosi dalla testa ai piedi. Ma siamo stati fortunati, perché avrebbe potuto rompersi l’osso del collo. Dopo i primi momenti di panico comincia il folklore locale.. Tutti disposti ad aiutarci, tutti agitatissimi, ci portano in una farmacia (guarda caso proprio lì di fronte). Il farmacista medica accuratamente le varie ferite di Giampaolo e nel frattempo arriva la polizia. Una confusione bestiale. Il tizio del calesse ci spiega che se denunciamo il fatto alla polizia gli ritirano il patentino.. quelli della polizia che non parlano una parola d’inglese… noi che siamo già abbastanza agitati per quello che è appena successo…

Alla fine, poiché è andata meglio di come poteva andare, non abbiamo nessun interesse a fare alcuna denuncia. Al che, il cocchiere si offre di pagare la farmacia e noi pensiamo che forse è il suo modo di ringraziarci per non aver sporto denuncia… poi (dopo aver rifiutato la sua offerta di riaccompagnarci con lo stesso calesse cui aveva reinserito la ruota anteriore… BRRR) prendiamo tutti insieme un taxi che, per la miseria, per percorrere due o trecento metri ci chiede quasi 30 pounds. E non è finita! Il tizio dl calesse che ci ha seguito fino all’albergo pretende anche di essere pagato: “..Sapete, per dare da mangiare al cammello”. Che vadano a quel paese lui, il cammello e il taxista (cui do 10 pounds e basta). Si sale in camera.

Si beve qualcosa per calmarci i nervi e poi si ricomincia la visita di Aswan… questa volta assolutamente a PIEDI! Si decide di andare a mangiare alla Casa Nubiana, sull’isola di Esse. Trasporto gratis e niente discussioni. Anche se c’è sempre qualcuno lì pronto ad offrirti qualcosa insistentemente e sempre! Arriva anche l’offerta di 20 euro per un giro in feluca che ci sembra un po’ esagerata.

La vista è splendida. Siamo proprio di fronte all’Hotel Old Catarcat (dove.. Botta di follia… andremo a dormire domani sera ma Giampaolo non lo sa, è una sorpresa).

Al ristorante si mangia incredibilmente bene, anche se le porzioni sono, come al solito, troppo abbondanti. Quando usciamo c’è ancora l’instancabile venditore di giri in feluca a 20 euro che ignoriamo, anche perché il ristorante ci porta gratuitamente con la sua barca all’isola elefantina. Lì c’incamminiamo attraverso le strette vie del villaggio nubiano (fatiscente). Giampaolo zoppica ma, tutto sommato, sopporta bene. Visitiamo una casa nubiana, il vecchio villaggio, fotografiamo quelle poche case decorate in stile nubiano, inserite in un contesto di macerie e immondizia. Ci offrono un the, specificando che non è fatto con l’acqua del Nilo. (perché… Di solito loro lo preparano con l’acqua del Nilo?). Sciami di ragazzini ci seguono chiedendoci soldi, penne, etc. I soldi li diamo volentieri ad una signora che ha organizzato un piccolo museo d’animali imbalsamati della zona (l’Animalia), ci mostra anche la casa costruita in puro stile nubiano. Non usavano mobili, solo strutture in muratura e tanti tappeti e stuoie in palma. I soffitti sono a cupola con feritoie per illuminare l’interno senza riscaldare troppo l’ambiente. Verso il tramonto c’incamminiamo verso il molo dei traghetti ma fra vicoli, vicoletti, scarichi fognari, capre, asini e sporcizia, non sappiamo bene dove andare. Seguiamo quindi due turisti che hanno l’aria di saperlo (gli unici due turisti incontrati sull’isola). Fra campi e strade dissestate arriviamo all’Hotel Oberoi. Entrata di servizio: loro davanti, noi subito dietro. Probabilmente loro dormono qui? No! Ci spiegano che utilizzano il ferry privato dell’hotel. È gratis e non devi discutere con nessuno. Giunti al ns. Albergo, c’informiamo per lo spettacolo luci e suoni all’isola di Phile che per fortunatissima combinazione stasera è in lingua italiana! Con un taxi, pre-pagato all’albergo, arriviamo alla biglietteria. Ci annunciano che lo spettacolo lo fanno solo per un minimo di cinque persone quindi ci consigliano di aspettare che arrivino altri turisti. Aspettiamo. Al massimo compriamo cinque biglietti al posto di 4…, no?! Ma all’ultimo momento arriva uno sparuto gruppo di turisti italiani. Con una barchetta a motore ci dirigiamo all’isola di Phile che, splendidamente illuminata, avvicinandoci ci regala delle immagini meravigliose. Fra gli italiani qualcuno ci chiede su quale “barca” siamo! (NDR: …E già!!! Ecco perché non si vedono turisti in giro: sono tutti sulle navi da crociera!} Noi rispondiamo che siamo in giro per l’Egitto con gli zaini in spalla… Al che veniamo definiti “turisti casual”! Lo spettacolo luci e suoni è davvero molto bello. La prima parte è itinerante attraverso il tempio di Iside. L’ultima parte si alterna fra il tempio di Iside, quello di Hator ed il chiosco di Traiano. Una voce racconta la storia di questi dei e dei loro templi. Al rientro, sulla barca fa discretamente freddo ma sopravviviamo. Compriamo anche un paio di souvenir. Forse perché siamo gli unici o forse perché è tardi, i prezzi qui sono veramente convenienti! Ad Aswan andiamo a cena all’Aswan Moon, un barcone galleggiante circa di fronte al ns. Albergo. Niente di speciale ma il personale è molto simpatico. Anche qui non vendono alcolici, finirà che diventiamo tutti astemi! Alle 11:30 rientriamo in albergo. Stanotte sveglia alle 3:00! 17 Dicembre 2005 Sabato (Aswan – Abu Simbel – Aswan) Alle 3:30 ci aspetta il minibus prenotato ieri in albergo. Ci danno anche il “cestino della colazione”! Panino, formaggino, marmellata. Questa è la colazione tipica che, a parte gli alberghi da tre stelle in su, ci sarà riservata per tutta la ns. Permanenza egiziana! Alle 3:40 siamo già in fila ad attendere la formazione del convoglio. All’inizio ci sono solo tre minibus, ma verso le 4:00 arrivano decine di autobus, pullman, pulmini. Certo che se i convogli di polizia li hanno organizzati a scopo antiterroristico non è molto logico: in questo modo concentrano centinaia di turisti tutti insieme e se facessero un attentato adesso… sarebbe una strage! Alle quattro e qualcosa si parte e la partenza è da Gran Premio. Tutti cercano di aggiudicarsi la pool position e si sorpassano da destra o da sinistra, indifferentemente. Corrono tutti come disperati e le distanze di sicurezza sono inesistenti. Il resto della mia famiglia dorme. Io invece mi stresso fino all’arrivo ad Abu Simbel. Meno male che almeno sul minibus del nostro “Schumacher” si può fumare (in Egitto in tutti i casi si fuma ovunque). Alle 7:00 siamo già ad Abu Simbel ed il sole è sorto da qualche minuto. Fa freddo e il golfino non basta! Ci sediamo un attimo (al sole) in un bar, con vista sul Lago Nasser, a bere un the caldo. Chiediamo la menta (mint) ci portano il “Milk”… Facciamo allora un bel disegno delle foglioline di menta e così capiscono. Questo per noi è il primo vero sito archeologico che visitiamo in Egitto, a parte Phile che abbiamo visto ieri sera in occasione dello spettacolo “luci e suoni”. Per un paio d’ore girovaghiamo fra gli splendidi e colossali templi di Ramesse II e di Hator. Veramente imponenti, scavati nella roccia, affacciati sul lago Nasser. Edificato 3250 anni fa il tempio di Ramesse ha un ingresso sorvegliato da quattro imponenti statue che guardano il Nilo e sembrano essere li a ricordare la sua forza ed il suo potere. Scattiamo almeno un rullino di diapositive. All’interno dei templi noto diverse incisioni con date (dal 1830 al 1920) e nomi, per lo più stranieri. Ce ne sono anche italiani. Cerco di chiedere a dei custodi (poiché guide turistiche, se non quelle dei gruppi, non se ne vedono). “What is this?” … uno mi risponde.. “What es???… Ahhh… WHATER? You want water?” Lasciamo perdere. Chiederemo in seguito… {NDR: ci verrà successivamente spiegato che sono le firme o dei primi esploratori del secolo scorso o dei primi turisti che si sono avventurati in Egitto, ma non lo sanno con certezza} Finita la visita e dopo esserci bevuti un altro the alla menta, ci avviamo al convoglio. Adesso fa molto più caldo e si sta bene anche con le maniche corte. Ore 10:15 il convoglio parte e ricomincia lo stress! Il ns. “Schumi” all’inizio rispetta le distanze di sicurezza ma non dura per molto! Pochi minuti dopo, difatti, si lancia nuovamente all’inseguimento di un altro minibus che a sua volta insegue lui e si sorpassano a vicenda, si mettono nella scia di grossi autobus con distanze di 40 cm al massimo! Il panorama lungo il tragitto è molto bello. Stamani purtroppo era buio e non abbiamo visto nulla. Ci sono distese di sabbia, collinette, spuntoni rocciosi che emergono dal deserto e piano piano appare anche una laguna. Sembra un miraggio! Infatti dopo dieci minuti ci accorgiamo tutti che si tratta proprio di miraggi… Alle 11:45, non resisto più dallo stress ed esplodo con una serie di improperi (quei pochi che conosco in inglese) contro il nostro “Schumacher” che ha ricominciato a fare le gare con l’altro minibus. Smette subito e poi (dato che lo chiamano sul telefonino probabilmente per capire perché ha smesso di gareggiare) ci confessa che lui è “THE BEST”…!! E non ci confessa solo quello… scopriamo anche che è lo stesso autista di ieri che dopo l’incidente col calesse ci ha portato in albergo… C’è da ridere… noi non ci abbiamo fatto caso (anche perché ieri eravamo un pó sotto shock) ma lui ha fatto caso a noi… beh, allora sicuramente non si è stupito della mia perdita di pazienza dato che mi conosceva già! Proseguiamo, relativamente tranquilli, fino alla Grande Diga, che ha esattamente la mia età. Niente di eccezionale. Poi ci spostiamo all’isola di Phile. Di giorno l’effetto arrivando in barca non è lo stesso di quello serale ma è comunque molto bello. Dopo l’ennesima discussione per la cifra da pagare in barca (40 pounds al posto di 24) approdiamo al molo di Phile. Anche qui c’è sempre da pagare qualcosa… un pound a destra, uno a sinistra… Paghiamo volentieri la baksheesh (mancia) ad una guardia che ci apre il cancello del Nilometro. Scendiamo. Lungo le pareti sono incise le diverse scale di misurazione a seconda dell’epoca di utilizzo: quella egiziana e quella romana! Facciamo qualche fotografia ai due tempi ed al chiosco di Traiano. Questo complesso di templi è stato spostato dall’originaria isola di Phile a quella attuale di Agilkia fra gli anni ’50 e ’60 grazie ad una colossale impresa di salvataggio condotta dall’Unesco. Altrimenti, i templi di Phile, dopo la costruzione della Grande Diga, sarebbero sprofondati nel Nilo. Tanti altri tempi, infatti, giacciono ancora sotto le acque del Nilo. Ultimata la visita raggiungiamo il ns. Schumi che ci aspetta. L’ultima tappa é all’obelisco incompiuto. Una delusione… Forse abbiamo sbagliato obelisco perché ad Aswan ho letto che ce ne sono 2…! Chissà… in ogni caso siamo stanchi e così chiediamo a Schumi di passare in albergo a ritirare i bagagli perché cambiamo sistemazione e (versione ufficiale per Giampaolo) cerchiamo un altro albergo un leggermente meglio… Carichiamo i bagagli e, di nascosto, dico a Schumi di portarci all’Old Cataract… lui mi dice “sicuro?” , io rispondo “si ma taci…”. Giampaolo chiede… “in che albergo andiamo??” Matteo ride, Carlotta anche, io tergiverso… Arriviamo all’ingresso del Cataract e Schumi mi chiede di nuovo “Ma è proprio sicuro che venite qui?!”.. Beh, certo avrà pensato questi sono pazzi… Ieri hanno fatto una scenata per due euro in più di Taxi, stanotte hanno dormito in un albergo da sette dollari a camera… adesso vanno al Cataract? Ma è inutile spiegare… non capirebbe. Intanto, all’ingresso del Cataract, prima di fare entrare il ns. Minibus le guardie vogliono sapere di che nazionalità siamo! Giampaolo intanto osserva: “Ma questo è l’Old Cataract”. Ridiamo tutti. Entriamo con gli zaini in spalla nell’albergo fra i più belli d’Egitto… La hall è stupenda. Ci accoglie Maria, delle relazioni pubbliche che, dopo averci offerto un cocktail di benvenuto, ci comunica non solo che ci hanno assegnato una camera con vista Nilo anche per i nostri figli, ma a noi due hanno riservato una camera deluxe, sempre con vista Nilo e… complimentary of Sofitel! Sukran… (forse ai primi clienti zaini in spalla fanno un trattamento speciale). Huaoo.. La ns. Camera è almeno 50 metri quadri… Con soffitti altissimi, mobilio antico, tappeti, bagno enorme, tutti i servizi, e grande cesto di frutta. Se pensi che per la nostra camera spendiamo 132 euro quando un mese e mezzo fa a Zagabria in un tre stelle scarso abbiamo speso 90 euro… non c’è paragone! Sono le 16:00 e Giampaolo ed io ci lanciamo subito al bar del giardino, con splendida vista dell’isola elefantina a berci un buona buona bottiglia di vino (rosé)… era ora, dopo due giorni ad acqua! I nostri figli invece si fanno un bel bagno rilassante (Matteo in camera nostra e Carlotta nella loro). C’è anche una bellissima piscina ma non ci pare il caso di provarla… a quest’ora fa già freddo.

Ci godiamo il tramonto e poi rientriamo in camera. Siamo stanchissimi… Ma il tour operator (ovvero la sottoscritta) non transige: dobbiamo andare a visitare il Museo Nubiano (tanto è li vicino)! Il Museo Nubiano è gestito molto bene. Le spiegazioni sono chiare ed in varie lingue. All’uscita dal Museo gli uomini rientrano in hotel mentre Carlotta ed io andiamo a procurarci gli approvvigionamenti per i prossimi giorni di crociera. L’organizzazione della Royal Cleopatra ci ha detto che è tutto incluso nel prezzo tranne gli alcolici che in ogni modo non sono venduti a bordo. Se vogliamo bere del vino dobbiamo portarcelo noi! Ci rechiamo ad un indirizzo trovato sulla Lonely Planet di un Duty Free e dato che non è neanche molto distante dall’hotel, ci andiamo a piedi. Compriamo birre, bottiglie di vino, whisky biscotti e salatini. Poi pian piano ci riavviamo verso l’albergo con il nostro pesante carico. Arriviamo distrutte! E… cosa stranissima, nessun taxi, calesse od altro si è fermato per offrire i propri servizi. Si vede che, con tutte le borse della spesa, ci hanno scambiate per locali… Per strada compriamo anche due stecche di sigarette a poco più di mezzo euro a pacchetto.

La sera ceniamo in Hotel. La sala ristorante è splendida e perfettamente restaurata; fa rivivere l’epoca coloniale. Il soffitto a cupola sarà alto almeno dieci metri. Ceniamo a lume di candela con contorno musicale di generi vari, dall’arpa al blues americano. Inutile dire che anche il servizio è impeccabile. Verso le 23:00 si va a nanna! 18 Dicembre 2005 Domenica (Inizio Crociera sul Nilo: Aswan –Komb Ombo) Ieri sera siamo andati a dormire talmente stanchi che non mi ricordo nemmeno di essere andata a letto, tanto che questa mattina alle 7:00, quando mi sono svegliata, ho impiegato almeno 5 minuti per realizzare dove mi trovavo! Alle 8:00 facciamo un’abbondantissima colazione e poi ci rechiamo con un taxi nel Suk, che non abbiamo ancora visto, se non parzialmente, quella famosa mattina del giro in calesse… Nel Suk non compriamo quasi nulla perché hanno dei prezzi veramente esagerati. Contrattiamo solo 3 cappellini Nubiani e una maglietta per Carlotta ma le contrattazioni sono così estenuanti che alla fine decidiamo di interrompere gli acquisti… salvo che per un paio di scarpe per Giampaolo, per le quali stranamente ci chiedono in partenza solo 3 euro. Alle 11:00 ci vengono a prendere quelli dell’agenzia attraverso la quale abbiamo prenotato la Royal Cleopatra, la nostra Dahabiyya privata che ci porterà in crociera sul Nilo per tre giorni. Matteo si accorge che ha perso il borsello contenente la sua fotocamera digitale, l’auricolare del telefono cellulare gli occhiali da sole e il cavalletto… probabilmente lo ha lasciato sul minibus della gita di ieri. BELLO! Proviamo a passare un attimo dall’albergo di ieri dove il proprietario molto gentile cerca di rintracciare “Schumi” che non è rintracciabile. Ci lascia poi un numero di telefono per riprovare stasera, dice nel caso ce li fa recapitare a Luxor. Vedremo, in ogni modo la cosa più importante era la digitale che in tutti i casi da due giorni non funzionava più.

Alle 11:30 ci imbarcano. La Royal Cleopatra è un’imbarcazione lunga 19 metri, adattata a veliero con due alberi altissimi, molto molto bella…. Ci mostrano le nostre due cabine con bagno, il soggiorno pranzo e il ponte superiore con tavoli, sedie, lettini e grandi cuscinoni per terra in perfetto stile arabo. Tende coloratissime in stile nubiano fanno della Royal Cleopatra un ambiente ineguagliabile. Ci presentano il capitano Mustafá e la ns. Guida, in lingua italiana, Tarik che presenta uno strano ematoma sulla fronte… {NDR: solo verso la fine della ns. Vacanza in Egitto scopriremo che questi segni identificano coloro che hanno grandissima fede poiché se li procurano sbattendo la fronte per terra nell’atto di pregare!} Abbiamo anche un rimorchiatore che, in mancanza di vento, ci traina. Noi siamo in 4 e loro sono in 10! Ci sentiamo molto miliardari anche se, in effetti questa “follia” ci è costata solo il doppio di una crociera normale a tre o quattro stelle.

Disfiamo i bagagli, sistemiamo le cose e poi saliamo sul ponte a bere un aperitivo! E’ troppo romantico. Alle 12:20 partiamo trainati dal rimorchiatore! La giornata sarà tutta di navigazione. 13:30: Primo pranzo sulla barca! Ottimo! Alle 14:30 navighiamo ancora trainati, al ché io comincio a protestare… Non avremo mica speso una follia per essere trascinati lungo il Nilo da un rimorchiatore, anche rumoroso..?! Mi dicono che non c’è vento… ma non è vero, il vento c’è e come, forse è sfavorevole ma… Faccio tutti i miei commenti, brontolo.. Alla fine forse stufi delle mie proteste, arrivano 3 marinai, sciolgono le immense vele, si staccano dal rimorchiatore e cominciano a veleggiare. Veleggiare???? Un disastro… la barca va da un lato all’altro del Nilo a zig zag, con angolatura al massimo di 25 gradi, per cui in un’ora avremo percorriamo nemmeno 200 metri, Ci incagliamo anche sulle sponde per ben due volte e una terza a momenti non sbattiamo contro le rocce. Forse si fanno trainare perché non sanno guidare? Poi, mentre noi ci dilettiamo a giocare a domino, improvvisamente le vele si gonfiano e la Royal Cleopatra comincia a scivolare sulle acque del Nilo leggera e veloce, come una barca a vela da competizione. Sempre a zig zag, a causa del vento che soffia in direzione opposta, ma alla GRANDE!!! Ci guardiamo intorno incuriositi… anche i marinai sono felici e sorridono. Forse stanno imparando?! Ma NO!!! È arrivato il capitano a dare le direttive. Bravo MUSTAFÁ… La barca non va se non c’è Mustafá! Si veleggia fino al tramonto. E’ veramente bello, incredibilmente poetico e molto rilassante. E poi il silenzio, quello assoluto, interrotto solo dal rumore del vento che sbatte contro le vele.

Mustafá è nubiano, vive sull’isola Elefantina ed è 24 anni che fa questo lavoro (da 6 anni è capitano della Royal Cleopatra). Parla inglese molto bene, è simpatico ed ha un ottimo rapporto con i suoi uomini. Alle 17:00 ci servono il the con i dolci sfornati dal ns. Eccezionale cuoco Abulele. La ns. Guida non può essere definita il quadro della simpatia, ma è sopportabile. La cena è buonissima come il pranzo, solo che dobbiamo consumarla nel soggiorno, in coperta, perché fuori la sera fa freddo. Abulele ci prepara un crem caramel da alta cucina.

Dopo cena l’equipaggio della Royal Cleopatra, unitamente a quello del rimorchiatore accendono il falò sulla spiaggia e poi ci invitano a fumare il narghilè. Che bello! Giochiamo a domino con la ns. Guida (vinco io). Poi nanna.

19 Dicembre 2005 Lunedì (Tempio di Komb Ombo – Selsila) Alle sette sono già sul ponte. Tutti dormono ancora, anche i marinai, il comandante, il cuoco, la guida… Sulla sponda del Nilo ci sono invece tanti locali che passeggiano, pescano e… si lavano! Infatti assisto al lavaggio mattutino di un giovane isolano che si spoglia (rimanendo in mutande), si getta nel Nilo, poi estrae una saponetta e comincia a insaponarsi dalla testa ai piedi, si ributta nel Nilo, si sciacqua per benino poi esce, si asciuga, si mette i vestiti puliti, e torna da dove è venuto. Era da filmare. Ore 8:00 colazione. Dopo colazione Tarik, che finalmente può cominciare il suo lavoro, ci comunica che per prima cosa faremo una passeggiata sull’isoletta dove siamo ancorati e ci mostrerà alcuni animali. Carlotta chiede subito “Tigri? Leoni? Coccodrilli?”. Niente di tutto ciò. Ci mostrerà cani, asini, mucche, ibis ed una carpa di circa 15 kg. Appena pescata da un isolano. In compenso ci facciamo due passi dato che ieri pomeriggio siamo praticamente rimasti seduti tutto il giorno (non che ci lamentiamo dopo i primi tre giorni di tour de force, ma…). Dopo la breve passeggiata ci spostiamo in barca al Tempio di Kom Ombo. Questo tempio, relativamente giovane avendo solo 2200 anni, sorge in un ansa del Nilo dove nei tempi antichi si crogiolavano al sole i coccodrilli. Il tempio per questo motivo fu dedicato anche al Dio Salek (Dio Coccodrillo). È un tempio doppio, con un’architettura perfettamente gemellare. L’altra metà era dedicata al dio Horoeris (Dio Falco Anziano). C’è anche una parete con geroglifici che illustrano le pratiche mediche e gli strumenti chirurgici, molto simili a quelli tutt’ora utilizzati. Ma la parte più interessante sono i rilievi e le iscrizioni dedicate al parto. Le donne partorivano sedute su speciali seggiolini da parto proprio come sono nati Matteo e Carlotta! Visitiamo anche la sala dei coccodrilli mummificati. La nostra guida è molto preparata ma ci fa ridere perché se ci distraiamo ci riprende immediatamente e poi comincia sempre le frasi con “Vedete…!!” Oppure, quando c’è qualcosa che non si vede bene, con “Immaginate…”. Alla fine del tour ci interroga anche (?!?). È la prima volta che fa una crociera privata con una famiglia (sulla Royal Cleopatra addirittura noi siamo i primi italiani); solitamente lavora sulle grandi navi da crociera, soprattutto per i gruppi dei Viaggi del Ventaglio. Alle 12:40 risaliamo sul ns. Splendido veliero per il pranzo che, dobbiamo ammettere, é sempre eccellente. Viva abulele. Alle 14:00 si comincia a veleggiare. Oggi c’è un bel vento forte (sempre in direzione contraria purtroppo ma Mustafá è eccezionale).

Ci sdraiamo sui cuscinoni a prendere il sole e ci godiamo il poetico silenzio del Nilo interrotto dallo scricchiolio degli altissimi alberi delle vele. Carlotta prende lezioni di arabo da uno dei marinai. La nostra guida è andata a dormire. La vedremo all’ora del the. Lungo il percorso oggi incrociamo moltissime navi da crociera. Molti turisti ci fanno anche le fotografie (Carlotta un paio di volte si mette anche in posa)! Diventeremo famosi? Alle 16:00 rischiamo di scontrarci con una grossa nave da crociera che, nonostante le segnalazioni ed infischiandosene delle leggi internazionali di navigazione per cui chi naviga a vela dovrebbe avere sempre la precedenza, non si sposta di un millimetro costringendo i ns. Velisti (meno male che c’era Mustafá) ad una brusca virata con conseguente incaglio nella sponda sabbiosa del Nilo. Dopo lo scampato pericolo, il nostro equipaggio irrompe in una serie di urla ed insulti (almeno così presupponiamo) verso il comandante della nave, che risponde con lo stesso tono.. Al che la Carlotta inaspettatamente e con tutta la voce che ha, si mette anche lei a gridargli qualcosa che io stessa non capisco… Che le lezioni di arabo di oggi pomeriggio abbiano dato già i primi frutti? Ma NO! Era uno scroscio di parolacce in slovacco imparate in una breve vacanza lo scorso anno. (almeno non ci hanno identificati come italiani ah ah..). Verso le 17:30 (dopo il tè) arriviamo alle cave di Selsila, dove attracchiamo, ormai già al buio. Aperitivo con musica araba. Carlotta cerca di insegnarmi alcune mosse della danza del ventre ma è un insuccesso! Lei invece è bravissima. Attracchiamo su un atollo con spiaggetta adattissima a fumare la sheesha dopo cena!! Il panorama è stupendo perché queste cave sono tutte splendidamente illuminate. È tutto molto spettacolare.

Stasera Abulele ci ha cucinato una pasta al forno stupenda! Poi, dopo la rituale fumatina di sheesha in spiaggia, partita a domino e nanna! 20 Dicembre 2005 Martedì (Selsila – Edfu) ore 7:00. Sono sul ponte a godermi le prime luci dell’alba. Stavolta mi sono armata di telecamera nel caso ci fosse qualche locale che fa il bagno… Ma è un piccolissimo atollo quindi non c’è nessuno, a parte noi e il ns. Equipaggio. Ma dormono ancora tutti (la nostra guida non parliamone…). Oggi è l’ultimo giorno di navigazione. Stasera attraccheremo nei pressi di Edfu che visiteremo domani mattina.

ore 8:00 Già le otto? Sto bevendomi un ottimo the. Qui in Egitto il the è proprio buono e pensare che è the Lipton, quello con la confezione gialla, ma nulla ha da vedere con quello che compriamo in Europa. La mia famiglia ancora non si vede, intanto hanno spostato la barca all’attracco di fronte alle cave di Selsila. A fianco a noi è ancorato un veliero simile al nostro, il Simbad. Solo un pó più grosso. Infatti a bordo ci sono, a occhio, sette o otto persone. Sventolo spontaneamente la mia manina per salutare, ma non mi risponde nessuno. Probabilmente non mi hanno vista. Dopo la nostra lussuosa colazione sul ponte, sbarchiamo per andare a visitare le cave di Selsila. Passando a fianco della Simbad dico ciao ad una bimba che mi guarda. Si gira dall’altra parte… Va bhe sarà timida… Poi, mentre saliamo verso l’ingresso delle cave il “simpatico” gruppetto di turisti della Simbad ci passa a fianco e Giampaolo (che si era perso i precedenti) li saluta… “Buongiorno!” Questi non solo non si degnano di rispondere ma si girano pure dall’altra parte. Evviva la cordialità! …Cosa viaggia a fare certa gente?! Visitiamo le cave di Selsila, con annesso tempio. Le cave di Selsila sono state per oltre duemila anni la fonte principale dei blocchi d’arenaria per la costruzione dei templi, durante il Nuovo Regno e fino al periodo greco-romano. L’annesso tempio di Horemheb risale al 1300 a.C. Alle 11:00 si va a gonfie vele (letteralmente)… Il sole è caldo ed il vento è più clemente di ieri.

Alle 12:30, dopo una stupenda veleggiata ci si ferma su un piccolo splendido atollo in mezzo al Nilo, popolato da un paio di asinelli e da qualche mucca che pascola. Che bello.. Ci hanno preparato una sorpresa. Il ns. Super-cuoco Abulela sta preparandoci una luculliana grigliata!! Aiutiamo l’equipaggio a portare sull’isolotto il tavolo, le sedie, i piatti e cogliamo l’occasione per stappare una buona bottiglia di vino rosé, bello ghiacciato! Salutiamo i turisti delle grosse navi da crociera che ci passano a fianco e non li invidiamo per niente! (NDR: Magari neanche loro invidiano noi…Quien sabe?). Oggi anche il Capitano Mustafá mangia con noi. Così chiacchieriamo un pó. A metà pranzo partono gli scrosci di applausi diretti ad Abulele intervallati da grida: “per Abulele hip hip… Hurrá!!” – “Viva Abulele!!” – sembra un matrimonio…

Dopo l’abbondantissimo pranzo accompagnato da un ottimo vino egiziano che ovviamente é stato bevuto unicamente da Giampaolo ed io (poiché loro sono musulmani e non bevono), risaliamo sulla Royal Cleopatra! La nostra guida va a farsi il riposino e questa volta non la rivedremo fino all’ora di cena! Tanto meglio… assoluto riposo e niente lezioni di egittologia che in effetti dopo un pó, a meno che uno non sia uno studioso della materia, diventano un pó pesanti. Prima di ripartire (stavolta purtroppo trainati a motore perché il Nilo qui è abbastanza stretto e rende difficoltosa la ns. Andatura a zig zag, inevitabile per la direzione contraria del vento), incontriamo un gruppetto di spagnoli. Anche loro con un barcone simile al nostro, si sono fermati perché il loro capitano (non ci crederete… messicano!) è un amico del nostro, Mustafá.

“Olá!”… facciamo due chiacchiere e poi – “Asta al luego” – si riparte.. Alle 16:30 Carlotta tiene la sua lezione di danza del ventre e, dopo il the, approdiamo su una stupenda isoletta nei pressi di Edfu, fornita di enormi dune di sabbia! È quasi il tramonto e Carlotta ed io ci lanciamo a correre e scivolare sulle dune. Bellissimo. La giornata di oggi è difficilmente descrivibile da quanto è stata bella ma purtroppo è l’ultima e stiamo pensando a come faremo domattina a lasciare la Royal Cleopatra. Al rientro sulla barca Mustafá ci accoglie con dei regali. Quattro tuniche egiziane (galabiyya), che nel caso mio e di Carlotta presentano anche stupendi ricami (quelle femminili si chiamano abeyya)! Approfittiamo dell’occasione per lasciare una consistente mancia al capitano e al suo equipaggio: se la sono proprio meritata! Partita a domino con aperitivo (dobbiamo far fuori le nostre scorte di vino) e poi cena, anche questa sera succulenta, per cui applaudiamo per l’ultima volta ABULELE! “Per Abulele Hip Hip Hurrááá!!!” Dopo cena scendiamo sulla spiaggia a fumare la sheesha e Carlotta ed io, dato che li a fianco è attraccato un altro veliero simile al nostro e dato che anche loro stanno intorno al fuoco a cantare ci avviciniamo per fare conoscenza. Ma quelli intorno al fuoco sono solo quelli dell’equipaggio. Ci dicono che i turisti sono sulla barca ma che se vogliamo possiamo fermarci li con loro… Recliniamo l’invito gentilmente (non mi pare proprio il caso… ah ah).. Prima di andare a dormire finiamo di scrivere il nostro lungo messaggio sul libro degli ospiti (come primi clienti italiani è assolutamente doveroso!). 21 Dicembre 2005 Mercoledì (Edfu – Esna – Luxor) Verso le 8:00 spostano la Royal Cleopatra dall’isolotto dove abbiamo pernottato all’attracco principale di Edfu, dove stanno attraccate tutte le altre imbarcazioni. Un’oscenità: praticamente una discarica. Dopo baci ed abbracci con Mustafá, Abulele, Mr. Kerozin (l’addetto ad attizzare il fuoco sulla spiaggia) e gli altri, lasciamo a malincuore la Royal Cleopatra. La ns. Guida Tarik, invece ci accompagnerà fino a Luxor, con un pulmino, con tappa ai templi di Edfu e a quello di Esna. Aggirando l’immondizia, con i ns. Zaini in spalla, risaliamo la banchina e raggiungiamo la strada. Ancora un ultimo saluto alla Royal Cleopatra e poi con il pulmino ci dirigiamo al tempio di Horus, ad Edfu. Questo tempio, risalente al 237 a.C. (solo poco più di 2200 anni…) ha una struttura molto simile a quello di Phile. Le sale però sono molto ben conservate ed in alcune parti anche i colori! Anche qui sono visibili le solite martellature che hanno distrutto molti rilievi, in parte inflitte dai faraoni successivi, in parte dai cristiani. Alle 9:30 siamo già fuori del tempio ma il primo convoglio di polizia è già passato. Il ns. Autista Schumi II, ottenuto comunque il permesso di passare, si lancia all’inseguimento del convoglio a tutto gas, infatti in meno di 40 minuti siamo già a Esna.

Il tempio di Khun ad Esna è splendido. Siamo, oltretutto, gli unici visitatori in quanto il primo convoglio non ferma ad Esna ed il secondo non è ancora arrivato. Anch’esso di epoca greco-romana, è dedicato al dio Khum (dio creatore dalla testa di ariete). La sala ipostila ha 24 colonne che reggono il tetto praticamente intatto. Ed è proprio grazie alla presenza del tetto che i colori dei rilievi si sono conservati perfettamente, sia sui soffitti che sulle colonne. È fantastico. Ci diamo appuntamento dopo mezz’ora con la nostra guida e, dato che il tempio si trova al centro della cittadina, per raggiungere l’auto attraversiamo il suk. Compriamo una sciarpa… Contrattate gente contrattate!! Dai 290 pounds inizialmente richiesti, ce la lasciano a 20 e sono anche contenti! Anche noi, così ne compriamo due. Ci fermiamo in un chiosco locale per bere qualcosa e li, per combinazione, c’è anche la nostra guida. Ordiniamo i nostri the in perfetta lingua araba. Quelli del chiosco sono gentilissimi e ci portano le sedie, il tavolino; ci offrono anche le sigarette… Chissà perché Tarik non ci ha chiesto se volevamo andare con lui a prendere un the? Forse pensava che non ci saremmo mai seduti in un piccolo chiosco egiziano, un pó sporco e pieno di mosche? Forse è troppo abituato ai gruppi delle navi da crociera? Bah?! Poi scopriamo che il proprietario del chiosco è anche un parente di sua moglie. Infatti, quando ce ne andiamo, ci regala anche dolcetti e biscottini. A mezzogiorno siamo ancora ad Esna ad aspettare il convoglio per Luxor. Arriva solo alle 13:00 e noi siamo i primi, perché il nostro Schumi II è riuscito ad infilarsi appena dietro la macchina della polizia. Alle 13:30 siamo già a Luxor, dove la sottoscritta, con piantina alla mano, conduce il taxista di Luxor nonché la nostra guida turistica (anch’essa di Luxor) all’appartamento prenotato via Internet! Loro non hanno idea di dove sia…?!? Vorrebbero che io telefonassi e li facessi parlare con il proprietario… siete matti?! In rooming? MAI! Vi porto io: gira a destra, vai avanti 300 metri… Si potrebbe anche chiedere ma, nel frattempo avvisto la palazzina verde e la riconosco dalla foto che era su Internet. “E’ quella!” affermo. Loro, molto increduli si fermano, ma vanno comunque a chiedere. La casa in tutti i casi è quella. Ok grazie. Ci accomiatiamo, non senza avere una piccola discussione con la ns. Guida, che insiste che bisogna dare una mancia all’autista… ma perché gli devo dare una mancia scusa, che ha fatto?? Il trasporto faceva parte del programma della Royal Cleopatra… possiamo capire se qualcuno è particolarmente gentile o fa delle cose extra… altrimenti perché?! Comunque alla fine gli diamo qualcosa. A quel punto il Tarik però avvicina mio marito dicendogli che ha saputo che all’equipaggio della barca abbiamo lasciato una buona mancia, quindi gli chiede perché a lui no? E perché non vogliamo una guida per domani? … ma perché andiamo in bicicletta!! Semplice, no?! {NDR:forse dovremmo spiegargli che, a Mustafá e alla sua equipe, la mancia l’abbiamo lasciata volentieri perché ci hanno coccolati, hanno lavorato sempre, da mattino a sera, hanno dormito all’addiaccio o sul ponte, poi sicuramente non guadagnano molto! Quando abbiamo conosciuto Tarik, ci ha spiegato che vive abbastanza bene, manda persino le figlie alle scuole private. Inoltre nei tre giorni di crociera ha lavorato due o tre ore al giorno, ha dormito in una cabina privata con bagno, ha mangiato, bevuto ed è stato servito e riverito anche più di noi}.

In ogni caso tagliamo corto, anche perché dobbiamo rivederlo domani sera, giacché gli abbiamo commissionato due felpe per i ragazzi (quelle con i nomi scritti in geroglifico), oltre alla prenotazione di un taxi per portarci fra tre giorni nell’oasi di El Kharga (ben 100 dollari…). Non siamo particolarmente convinti di questa scelta ma, avendo letto sulla Lonely Planet che la nuova strada diretta Luxor–El Kharga è percorribile solo da taxi autorizzati, pensavamo di non avere altra possibilità, se non quella di un viaggio in autobus via Asyut della durata di 7/8 ore.

Ad attenderci all’appartamento c’è un anziano signore egiziano che ci mostra tutto, poi si offre di andarci a comprare l’acqua. Sukran. La palazzina è di proprietà di una coppia (lui egiziano e lei inglese) e, a parte l’appartamento dove vivono loro, ce n’è altri tre, che affittano. Noi abbiamo scelto quello a pian terreno, affacciato direttamente sul giardino con una piscina e una jacuzzi (NDR:che non utilizzeremo mai dato il freddo…). La casa è situata sulla sponda Ovest di Luxor in direzione della Valle dei Re, a quattrocento metri dal molo dei traghetti. L’appartamento è enorme. Un immenso salone ben arredato, tre camere da letto, una grande cucina e il bagno. Molto luminoso, ha anche una grande terrazza con mobili da giardino. Solo 40 dollari a notte: È perfetto! Facciamo conoscenza con Joe (il gatto dei proprietari) che familiarizza subito. Posiamo i bagagli e ci avviamo verso la sponda del Nilo a cercare un ristorante anche perché sono già le 14:30! Ci affidiamo alla Lonely Planet e andiamo al Tutankhamon! Facciamo fatica a trovarlo perché la piantina della Lonely Planet lo riporta in un altra posizione, ci affidiamo quindi a dei ragazzini che ci stanno addosso già da dieci minuti: “Vuoi comprare questo?” – “Vuoi feluca?” – “Vuoi comprare quello?” – “Hai penne?” Uno stress indescrivibile! Il ristorante è gestito da un personaggio che parla perfettamente francese, in quanto negli anni ‘70 era il cuoco di un gruppo di archeologi francesi. Ci mostra il suo album con le fotografie e gli articoli di giornale, poi ci lascia il libro degli ospiti, affinché anche noi lasciamo la ns. Impronta! Di italiani ce ne sono stati abbastanza e da ciò che leggiamo, quasi tutti facevano parte di “Avventure nel Mondo”. Il ristorante ha una splendida terrazza, da cui si vede anche il tempio di Luxor, sull’altra sponda. La sera deve essere bellissimo. Ordiniamo solo pollo alla griglia e polpettine al sugo di pomodoro ma, insieme ci arrivano decine di altri piatti e piattini, fra cui dei cavolfiori gratinati veramente degni di nota. Per cui ci facciamo una mangiata COLOSSALE! Sulla strada del ritorno, dopo avere noleggiato quattro belle biciclette per i prossimi due giorni (a 2 euro al giorno), ci fermiamo nei vari negozietti a comprare qualcosa per la colazione di domattina: the, caffè, uova, latte, formaggio, frutta e delle sardine in scatola per Joe (il gatto) … ma non troviamo il pane!. Ce lo procurerà l’anziano custode del ns. Appartamento dietro mancia! Ma è molto carino questo signore… ci ha anche pulito e preparato le canne da zucchero pronte da masticare! Verso sera conosciamo anche la proprietaria dell’appartamento e la figlia, di 14 anni. Il marito è un egittologo. La signora é gelosa che il suo gatto venga da noi… ma roba da matti!!!! Quindi evitiamo di dirle che gli abbiamo comprato le sardine sott’olio (ah ah). Dopo aver disfatto i bagagli e sistemato le cose usciamo per andare a cena… (e chi ha fame??). Proviamo il ristorante Africa. Siamo comunque tutti d’accordo che si ordina per due e si mangia in quattro! Il ristorante è bello, caratteristico e pieno di gatti! Decine di gatti bellissimi ma purtroppo molto affamati… Uno lo chiamiamo Adolfo, perché ha due macchiette nere ai lati del naso che lo fanno sembrare il perfetto ritratto di Hitler. Stasera si può anche ordinare una bottiglia di vino! Evviva! 22 Dicembre 2005 Giovedì (Luxor – Karnak – Luxor) Alle sei del mattino i nostri figli si svegliano e, zitti zitti, ci preparano una bella colazione in soggiorno. Matteo indossa la galabiyya e sostituisce ottimamente il ns. Abulele! Alle 7:20 siamo già in strada con le nostre biciclette e ci dirigiamo direttamente al traghetto per andare sulla sponda est. Ovviamente tutti ci aiutano a caricare le biciclette sul ferry così elargiamo un pó di mance! Siamo gli unici turisti sul traghetto, tra l’altro pieno zeppo… (orario di punta!).

Scesi dal traghetto ci dirigiamo verso Karnak (circa 4 chilometri). Luxor appare una bella città, pulita ed ordinata, con ampi viali e strade in ordine. Karnak è uno spettacolare complesso di templi dedicati alle tre divinità di Tebe (antico nome di Luxor): Amon, Mut e Konshu, rispettivamente dio del sole (il re degli dei), la sua consorte e il loro figlio dio della luna. È un luogo di culto che si perde in spazi immensi. Ci passiamo oltre due ore, fra templi, cappelle, rimesse per le barche, mura, obelischi e soprattutto colonne! Basta pensare che la grande sala ipostila, costruita sotto il regno di Sheti I (3300 anni fa!) consta di ben 134 colonne! Facciamo un giro anche nei dintorni: al lago sacro e lungo il viale fiancheggiato da sfingi con la testa di ariete che, nei tempi antichi, si collegava fino al tempio di Luxor, lungo un percorso di oltre tre chilometri. Oggi tocca fare da guida alla sottoscritta dato che non c’è più Tarik… ma a nessuno dispiace più di tanto. A mezzogiorno ritorniamo verso il centro di Luxor. Andiamo a vedere il museo della Mummificazione. Abbastanza piccolo ma ben organizzato. Conclusa la visita andiamo a mangiare da AMON (per restare in tema con gli dei…). Fatichiamo a trovare la strada e alla fine ci accompagna un signore in bicicletta, NO PROBLEM, basta una piccola mancia.

Mangiamo qualcosa anche se la sottoscritta inizia ad accusare un leggero malessere. Mi gira la testa… Dopo pranzo andiamo al tempio di Luxor, anch’esso molto affascinante anche se meno bello e peggio conservato rispetto al complesso di Karnak. Particolare è la presenza di un moschea al suo interno, costruita nel XIV secolo sopra le rovine del tempio, all’epoca non ancora riportate alla luce. Al tempio di Luxor facciamo anche due chiacchiere con un giovane manager del Cairo che parla molto bene italiano. È li in viaggio di nozze e probabilmente ha voglia di scambiare due parole in italiano. Conclusa la visita al tempio di Luxor ci addentriamo nelle vie della città ed attraversiamo il Suk. Il bello dello spostarsi in bicicletta è che si evitano le incessanti proposte di taxi, feluche, traghetti, calessi e qualsiasi altro tipo di mezzo! Le vie centrali, incluso il suk, qui a Luxor non sono in condizioni pietose come ad Aswan. Sono più ordinate e anche più pulite. Troviamo una rivendita di liquori dove ci compriamo una bottiglia di wisky “Jony Waler” con etichetta Nera perfettamente imitata (speriamo sia perfettamente imitato anche il contenuto). Ritorniamo poi sulla corniche a cercare uno sportello automatico (sulla sponda ovest non ce ne sono) per prelevare contanti da portarci nelle oasi! (NDR: le carte di credito in Egitto, in pratica, non si usano da nessuna parte! Per ora le abbiamo potute utilizzare al ristorante Arabesque del Cairo e all’Old Cataract!) Rientriamo sempre con il traghetto sulla sponda Ovest. Io mi sento abbastanza male e alle 19:00 sono completamente KO, pertanto decido di sdraiarmi. Ho anche la febbre e i brividi. Comunque il resto della mia famiglia decide che senza di me non esce nessuno, pertanto organizzano qualcosa da mangiare in casa. Alle 21:00 arriva Tarik a portare le felpe (deve ringraziare che stavo male perché altrimenti non trovava nessuno a quell’ora… di solito andiamo a cena) e a prendere i soldi per il taxi di dopodomani. Poi me ne torno a letto perché non mi reggo in piedi. Giampaolo Matteo e Carlotta invece finiscono la serata guardando la televisione. (orrore…!) 23 Dicembre 2005 Venerdì (Luxor – Valle dei Re – Luxor) Alle 7:30, dopo aver fatto colazione e dato le sardine al gatto, partiamo alla volta della Valle dei Re! La prima tappa è ai colossi di Memmone, dove centinaia di pullman pieni zeppi di turisti sono già in posizione di partenza. Facciamo qualche fotografia poi ripartiamo con le nostre biciclette verso i siti della sponda Est. Facciamo tappa alla biglietteria per acquistare i biglietti d’ingresso per i siti che abbiamo precedentemente pianificato di vedere (tranne i biglietti per la Valle dei Re e delle Regine, che si acquistano in luogo), poi proseguiamo. Primo sito quello di Merneptah, uno dei figli di Ramesse II. Il sito è interessante per il Museo situato al suo interno, ma il Museo è chiuso… Poi visitiamo il Ramesseum. Imponente, soprattutto visitato al mattino presto quando non c’è ancora nessuno in giro… (o forse non c’è mai nessuno??). Stessa cosa vale per il tempio di Sheti I, dove i custodi sembrano felici di strapparci i biglietti!! (huaooo quattro turisti…). Dopo il tempio di Sheti I (il papà di Ramesse II), sbagliamo strada e finiamo nel villaggio di Gurna. Torniamo indietro (altri chilometri) e cominciamo la salita alla Valle dei Re. Non pensavamo che fosse una salita così in salita… Io sono talmente distrutta che oltre metà della strada la faccio a piedi. Si ferma anche un taxi disposto a caricarci le biciclette sul bagagliaio e portarci fino in cima… ma noi turisti fai da te instancabili ed integerrimi, rifiutiamo! Alla Valle dei Re, dopo aver fatto i biglietti e lasciato le biciclette al parcheggio, prendiamo un inutile trenino navetta che trasporta i turisti per circa 500 metri. Ci sentiamo molto ridicoli seduti su questo trenino dopo tutti i chilometri fatti fin qui con le biciclette in salita (no mountain bike hai hai hai hai),! Alla Valle dei Re non abbiamo molti dubbi sulla scelta delle tombe da visitare perché la maggior parte sono chiuse! Le tombe che avevamo scelto di visitare: quella di Ramesse II, quella di Sheti I e pure quella di Tutankhamen purtroppo oggi sono tutte chiuse. Quindi visitiamo le tombe di Ramesse IX, Ramesse III e Thutmosi III. Ogni tomba ha le proprie particolarità ma si assomigliano molto per stile architettonico e disposizione delle sale. Quella di Thutmosi III é certamente la più spettacolare. Ci si accede da una ripida scala abbarbicata sulla parete rocciosa di una montagna per poi ridiscendere all’interno della roccia, attraverso un corridoio interamente decorato da rilievi. Nelle tombe, i rilievi hanno conservato perfettamente anche i colori e sono proprio questi colori vivi a dare un’atmosfera indimenticabile a questi luoghi di sepoltura. Facciamo due passi fra le rocce della valle dei re e poi ci dirigiamo verso il parcheggio. E’ tardi e dovremo sicuramente rinunciare a qualche sito. La discesa dalla Valle dei Re è bellissima!!! Adesso ridiamo e scherziamo pure… tanto in discesa non ci serve risparmiare il fiato! Quasi alle 14:00 ci fermiamo in un piccolo ristorante, situato davanti alle tombe dei Nobili, prima tappa del pomeriggio). Non mangiamo molto bene ma ci divertiamo e, soprattutto ci riposiamo! Hanno anche il vino, è un avvenimento perché in Egitto se non si va in ristoranti di un certo livello non si trova né birra né vino! Quindi ordiniamo una bottiglia di vino rosso (red) e ci portano del rosé… gli diciamo no rosé.. Red… e ci porta il bianco, alla fine scegliamo il rosé. Ci porta anche i bicchieri e ci posa la bottiglia sul tavolo, perfettamente sigillata. E come la apriamo? Lo richiamiamo e mimiamo l’apertura della bottiglia. Dice “ahh! Moment”. Dopo dieci minuti torna con un apribottiglie nuovo di pacca (sarà andato a comprarlo?) ed inizia ad armeggiare sul tappo. Alla fine conficca tutto l’apribottiglie nella bottiglia per cui non riesce più a far leva. Giampaolo si offre di aiutarlo e in dieci secondi la apre! Il nostro cameriere esulta: “Very good, you are very professional!!”. Per mancanza di tempo eliminiamo dal nostro programma parecchie cose: la Valle delle Regine, il villaggio degli operai e Deir-Al-Bahri, anche per mancanza di forze della sottoscritta che sta ancora male! Alle 15:00 ripartiamo e ci rechiamo alle Tombe dei Nobili. Esse sono situate in mezzo ad un villaggio abitato da locali e scegliamo di vedere quella di Ramose, un governatore del regno di Amenhotep III. I rilievi delle mura della tomba conservano bellissime pitture e colori originali. E’ veramente affascinante. I nostri figli scendono anche attraverso il cunicolo che porta alla sala di sepoltura, rimasta incompiuta. Troppo ripido e stretto per noi, soprattutto per me, oggi! Appena fuori dalla tomba, subiamo l’assalto di centinaia di ragazzini, purtroppo non abbiamo nulla da dargli e ci dispiace. Compriamo un paio di bamboline confezionate in stoffa e materiali poveri, ma come souvenir sono molto meglio di quelle delle fabbriche. Poi andiamo via lasciandoci questa tristezza e miseria alle spalle. Case diroccate, immondizia, macerie, bambini scalzi con i vestiti sudici. Matteo è molto stupito perché a scuola ha studiato che l’Egitto non è classificato un paese del terzo mondo, ma in certe zone e in certe situazioni il livello di miseria sembra ancora peggiore di certe zone dell’Asia, come ad esempio la Cambogia, visitata lo scorso anno. Ci si chiede perché, in una località come Luxor, piena di turisti tutto l’anno e con i biglietti d’ingresso alle stelle, non riescano a trovare il modo di far vivere meglio tutti. I custodi dei templi, ma anche i poliziotti, per arrotondare i loro miseri guadagni sono costretti a chiedere mance ai turisti. Forse dovrebbero incoraggiare di più il turismo individuale, forse i grandi viaggi organizzati non portano qui i turisti né a mangiare né a dormire. A parte infatti alcuni piccoli imprenditori, che hanno avviato attività di ristorazione a gestione familiare e piccole pensioni (purtroppo non molto frequentate), agli altri, non resta grande alternativa di guadagno se non quella di chiedere barkshees a destra e a sinistra o procacciare clienti per gli altri con un’insistenza a volte paranoica. Forse, se la zona accogliesse più turisti singoli, ci sarebbe più lavoro per tutti, senza bisogno che questa povera gente si prostri al turista a livello di accattonaggio, cosa che ti fa pena, soprattutto nel caso di bambini.

Tutte riflessioni giuste ma?…

Riprendiamo le biciclette ed andiamo a visitare il Museo che questa mattina era chiuso. Dopo di che ci rechiamo al Tempio di Medina Hab! È splendido. Come diceva la Lonely Planet è un tempio spesso non incluso nei programmi dei grandi viaggi organizzati ma vale veramente la pena di vederlo. Ne abbiamo visti molti di siti ma questo, dopo Abu Simbel è quello che ci colpisce di più. I rilievi sono scolpiti molto profondamente. I colori, in alcuni luoghi, sono rimasti perfettamente intatti come se i millenni non fossero realmente passati. Poi c’è una pace, non c’è quasi nessuno. Oggi Carlotta fa da guida turistica, Lonely Planet in mano imita la sua mamma… All’uscita ci fermiamo in un bar lì di fronte a bere qualcosa ed il proprietario ci consiglia di aspettare il tramonto poiché illumineranno il tempio e la visione è molto bella. Così aspettiamo. In effetti valeva la pena perché l’illuminazione del tempio è fantastica. Inoltre, siamo rimasti solo noi e ci godiamo il panorama in piena tranquillità. Alle 17:30 prendiamo le nostre biciclette e ci riavviamo verso casa. Sulla strada del ritorno ridiamo e scherziamo.. Ci mettiamo anche ad importunare gli egiziani gridando loro: “Hallo my friend!” “My name is Hamdiaaa!” “Do you want to buy bicycles?” “Very very cheep!!.. Special price for you!!“ “Little tour with bicycles? Little Prices!!!” E ancora: “Halloo!!! How are you today?”.. Ci guardano tutti in maniera strana… ma molti si divertono. Bene, perché non avevamo lo scopo di prenderli in giro ma di farli ridere! Riconsegniamo le biciclette e rientriamo a casa. Dopo aver preparato gli zaini intelligentemente, dal momento che ci aspettano cinque giorni nel deserto con tappe giornaliere, usciamo per cena. Siamo stanchi e ci concediamo un bel taxi collettivo! Molto economico ed anche simpatico. Ci allieta anche con un’allegra musica araba. Decidiamo di ritornare al Ristorante Tuthankamon, dove il primo giorno abbiamo mangiato benissimo. La vista di sera sulla sponda est di Luxor, come avevamo immaginato, è splendida. Si vede il tempio illuminato, l’hotel Winter Palace, perfetto esempio di architettura coloniale. Questa sera non fa nemmeno tanto freddo. I nostri figli, mentre noi beviamo il the, scendono in strada, affermano che vanno a chiacchierare con degli amici (AMICI??).. In effetti li troviamo con dei ragazzi del posto. Gli hanno offerto anche il the. Con un altro taxi collettivo torniamo a casa. Stasera il gatto non c’é. La proprietaria deve averlo tenuto chiuso in casa poiché era gelosa che venisse da noi.. Peccato, gli avevamo comprato anche il tonno… 24 Dicembre 2005 Sabato (Luxor – El Kharga) Alle 8:00 ci vengono a prendere sotto casa (il famoso taxi da 100 dollari) per condurci a El Kharga. In effetti si tratta di uno spazioso Minibus con tutti i confort. C’è con noi, oltre all’autista, anche un impiegato dell’agenzia perché, ci dice, non è mai stato a El Kharga. Ma, NO PROBLEM… gliela mostriamo noi la città! Il nostro autista ha le cinture di sicurezza allacciate e procede molto prudentemente. Io faccio la battuta: “Volete vedere che passati i posti di controllo in uscita da Luxor, si toglie le cinture di sicurezza e comincia a correre come un pazzo?!” E GIÁ!I!! Va proprio così: superato l’ultimo controllo, si sgancia le cinture e parte a razzo! Su questa strada non sono previsti convogli di polizia ma solo controlli. Ed è per questo motivo (ci avevano spiegato) che solo determinati veicoli autorizzati possono transitare.

Ai posti di controllo fanno sempre le solite tre domande: DOVE VA, QUANTI TURISTI TRASPORTA E DI CHE NAZIONALITÁ, così presto impariamo anche noi a rispondere “Harbá Italia” (4 italiani)! Lo stradone è super asfaltato e deserto. Anche il panorama è desertico. 380 chilometri. A destra nulla! A sinistra nulla! Davanti e dietro stessa cosa. A qualche chilometro da El Kharga chiedo di fermarci un momento a vedere Qsar Gehiba, un’antica fortezza romana di mattoni di fango, che racchiude al suo interno un tempio della dinastia greco-romana. È molto particolare. Al suo interno conosciamo anche un’egittologa statunitense che sta ricostruendo alcune iscrizioni. E’ del centro ricerche dell’Universitá di Archeologia della Georgia. Finita la visita, proseguiamo per l’hotel Sol Y Mar di El Kharga. La scelta è ricaduta su questo bell’albergo a quattro stelle (l’unico nelle Oasi) perché, essendo la Notte di Natale e trattandosi di in un paese musulmano dove questa festività non è sentita, ci piaceva l’idea di trascorrerla in un hotel per turisti, dove sicuramente, avremmo trovato qualche programma in più e una cena speciale. La prenotazione via Internet è stata anche effettuata con grande anticipo, temendo di non trovare posto. Non siamo comunque certi di nulla perché, quando a Novembre ho provato, via e-mail, a chiedere un’ulteriore conferma della prenotazione, non mi ha mai risposto nessuno. Chissà?! Alle 12:30 entriamo nella città di El Kharga e, dall’ultimo posto di controllo, la polizia ci segue fino in albergo! Mah?! L’albergo è deserto, come i suoi dintorni. Ottimisticamente penso che i gruppi di turisti siano fuori per le escursioni e rientrino nel pomeriggio. Registriamo i documenti, ci danno le chiavi, ma quando stiamo per avviarci in camera quello della reception mi richiama indietro dicendomi che la polizia vuole sapere cosa facciamo oggi, quesito al quale, ovviamente, non sappiamo ancora rispondere. Ma loro insistono, vogliono sapere a che ora usciamo e dove andiamo perché ci devono scortare. (scortare????). Io mi arrabbio, dico che siamo in vacanza non siamo in prigione… “We are in prison?” Ma guarda se devo programmare la mia giornata in Egitto?: “I AM NOT FREE HERE??” Ci dicono che loro hanno l’ordine di scortare i gruppi. Al che gli rispondo che noi non siamo un gruppo, siamo solo una famiglia. Ma sbaglio a pensarlo: da quattro persone in su, per loro é già considerato gruppo. Che vadano tutti a quel paese… Provo a chiedere: “…E se usciamo due a due??… it’s OK??” Dopo un’estenuante discussione con la polizia, alla reception mi fanno firmare una carta, dove dichiaro che, sotto la mia responsabilità, rinuncio alla scorta. Respiro di sollievo e me ne vado in camera. Ci hanno fatto perdere almeno mezz’ora, perciò decidiamo di mangiare qualcosa qui. Ma fra attese varie, riusciamo a mangiare solo alle 14:00. L’albergo è molto bello, anche la piscina, la sala ristorante e il giardino, peccato che sia vuoto! Ci pare di avere intuito che stasera ci sono due gruppi… chiediamo! DELUSIONE i due gruppi in totale constano di nove persone: c’è il ns. Gruppo di 4 e un altro gruppo di 5! Meglio che niente, canteremo ‘merry christmas’ in due famiglie… Ma neanche questo purtroppo sarà possibile, perché l’altra famiglia é egiziana di religione musulmana. Scopriamo inoltre che non ci sarà nemmeno una cena speciale e quindi ci viene quasi da piangere. (cosa siamo venuti a fare qui??). Alle 15:00 decidiamo di andare a fare un giro per il paese anche perché dobbiamo organizzare il ns. Trasferimento all’oasi di Dakkla (Mut) per domani. Appena usciamo, uno dei poliziotti di prima, che indossa un maglione a strisce bianche, blu e rosse, prende a seguirci, anche se a debita distanza. Dapprima pensiamo che forse se ne sta andando anche lui in centro ma, se acceleriamo accelera anche lui e se ci fermiamo: idem. Cerchiamo di seminarlo ma senza successo.. Segue proprio noi! Cominciamo anche a chiederci se c’è qualche pericolo reale qui a El Kharga (Forse è successo qualcosa che non sappiamo? Forse hanno trovato un covo di terroristi?). In ogni modo a noi non piace andare in giro scortati, ci sembra anche una mancanza di rispetto nei confronti della gente del posto, quasi un insulto. Siamo stranieri e basta, non siamo delle personalità così importanti da proteggere! Pertanto gli diciamo di andarsene, ho firmato una carta no?! Così sparisce. Finalmente! Preleviamo dei soldi in un bancomat (giacché c’è) e poi ci dirigiamo verso il centro.. La strada è un pó lunga, pertanto fermiamo un taxi. E’ la prima volta che ci capita di fermare un taxi in Egitto… di solito sono loro che fermano i turisti. Certo che se qui i turisti li tengono chiusi in albergo non ci sono nemmeno abituati.. Appena saliti sul taxi cerco di spiegare che vorremmo andare nel centro. “Downtown? Center?… medina…? suk?” E come glielo spiego??! Non parla inglese.. Allora lo facciamo accostare un momento per mostrargli la cartina e…, come in un film d’azione, dalle ns. Spalle sbuca una camionetta della polizia e ci si pianta davanti. Scendono… toh, c’è anche quello col maglione a strisce bianche blu e rosse (non era sparito.. Ha solo chiamato i rinforzi). Avvicinano il taxista per chiedergli dove ci sta portando. Si parlano in arabo poi risalgono sulla camionetta. Sono in cinque!!! Il ns. Taxista (Alí) ci ha chiesto 2 pounds per portarci in centro (nemmeno 25 cent di euro), certo che qui non hanno ancora imparato a spellare i turisti… Allora approfittiamo e chiediamo quanto vuole per portarci a Mut (230 km) domani. Lui ci pensa su, poi estrae carta e penna e scrive la cifra (in numeri arabi ma per fortuna Carlotta ed io li sappiamo leggere): 150 pounds (Circa venti euro…)! Stamani per più o meno gli stessi chilometri ne abbiamo spesi 600! Lo assumiamo al volo!! Noi siamo felici ed anche lui è felice! Anzi sembra felicissimo! Stamattina ho la sensazione di avere soltanto foraggiato le vacche grasse! Ripartiamo per il centro città e la camionetta della polizia ci segue… Ci sentiamo quasi dei criminali pedinati a vista…! Ci fermiamo a prendere un the, che offriamo anche ad Alí. La camionetta si ferma lì davanti al bar e un poliziotto viene a sedersi al tavolino a fianco… È UNO STRESS!!! Ma alla fine ci adattiamo… non c’è scelta! Facciamo anche amicizia con il poliziotto col maglione a strisce. Speriamo comunque che le Oasi non siano tutte così… Ma Ali conferma che, dopo El Kharga, non c’è più polizia… Andiamo a fare un giro nel Suk (sempre scortati). Il Suk è diverso da quello di Luxor, e soprattutto da quello di Aswan. Qui nessuno insiste per venderti le cose, sono gentili e sorridenti.

Compriamo dei datteri e delle noccioline, oltre a due fette di Bas Busa (un dolce locale che piace molto a Carlotta). Decidiamo poi di rientrare in hotel così anche questi poveri poliziotti possono andarsene a casa! In Hotel arriviamo super scortati poiché sopraggiunge anche un’altra camionetta, con tanto di comandante che vuole conferma da Giampaolo sulla nostra partenza di domani. Per loro deve essere una liberazione. Una famiglia di turisti indisciplinati che finalmente se ne va!!! Ali ci verrà a prendere alle 9:00 anche se, secondo me, andava bene anche alle 8:00, tanto stasera ho sentore che alle 22:00 siamo già a nanna! Dopo qualche minuto che siamo in camera sentiamo bussare (sarà la polizia???). No! È un cameriere che ci porta due vassoi di dolci e una busta. Boh? Con i migliori auguri della direzione ci comunicano che stasera hanno deciso di farci una cena di Gala… SUKRAN! (che sia arrivato un gruppo?). Nel tardo pomeriggio scopriamo che dietro la piscina dell’albergo c’è una bellissima ricostruzione di un antico villaggio beduino, con tanto di casette a due piani, terrazze, cortile con barbecue, tendone beduino attrezzato a sala da the, zona con tappeti e cuscinoni per fumare il narghilè. Si vede che, quando l’albergo è pieno, organizzano anche degli spettacoli. La domanda è: quando l’albergo è pieno? Quando, alle 20:00 scendiamo a cena, la famiglia egiziana se ne é già andata pertanto ci troviamo noi quattro pellegrini spersi in questo immenso ristorante vuoto. Ci hanno preparato in compenso un banchetto luculliano, di cui purtroppo riusciamo a mangiarne un terzo… Alle 22:00 siamo già a letto… che tristezza! BUON NATALE! 25 Dicembre 2005 Domenica (El Kharga – Mut) Qui non vedono l’ora che ce ne andiamo…! Infatti stamattina ci hanno svegliati due volte! Inoltre, alle 8:00 erano già in camera per ritirare i bagagli… Ho detto: “Guarda che partiamo alle 9:00!”. Alle nove meno un quarto sono già tutti ad aspettarci: il ns. Taxista Ali, la camionetta della polizia e il nostro amico poliziotto con il maglione a strisce. Ci scortano fino a fuori città! Poi li salutiamo e proseguiamo. Finalmente soli! Ali è simpatico e gentile, peccato che non parla inglese e quindi la comunicazione è molto ardua! Il paesaggio cambia e si alterna fra colline rocciose, immense spianate e dune di sabbia. É bellissimo il contrasto dei colori. L’aria è tersa e bella fresca. Il cielo è blu! La strada è tutta asfaltata e direi in ottime condizioni. Infatti alle 10:30 siamo già a metà strada… Prima di arrivare a Dakkla ci sono delle pitture rupestri, ma nonostante abbia provato in tutti i modi a farmi capire da Ali non ci sono riuscita nemmeno con i disegnini… Quindi niente pitture rupestri (per la gioia degli altri componenti della famiglia), ma l’antico villaggio beduino di Balat non voglio perdermelo! Dopo varie peripezie per trovare la strada di accesso, un custode (o un normale abitante non so?!) ci accompagna nella perlustrazione della cittadina di Balat. Ali non è mai venuto qui e quindi ci accompagna nella visita. Balat é veramente particolare. Costruzioni a due o tre piani in mattoni di fango, intersecate da stretti vicoli, coperti da solette realizzate con arbusti e fango. Al piano terreno si trovano le stanze dove si accoglievano gli ospiti, le camere ed il bagno sono poste al primo e/o al secondo piano e sul tetto si trova la cucina! C’è anche un’antica Moschea Medioevale nel borgo, ancora in uso. Diciamo anche noi una preghiera all’interno, tanto Dio è comunque Dio, a qualsiasi latitudine. La moschea ha grosse colonne intonacate e tanti bei tappeti. A Balat i muri hanno una particolarità rispetto agli altri villaggi beduini: sono intonacati (sempre con il fango) e presentano pareti rotondeggianti. Sopra le porte si trovano travi in legno o in pietra con varie iscrizioni, fra le quali l’anno di costruzione della casa, i nomi dei proprietari, etc. Troviamo anche una stele con delle iscrizioni in geroglifico. Probabilmente si tratta di un’antica pietra reperita nei dintorni ed utilizzata come architrave. Qui vicino, infatti, sono stati trovati diversi reperti, risalenti all’epoca faraonica dell’antico regno (oltre 4500 anni fa). In zona ci sono anche delle antiche tombe che però decidiamo di non vedere, poiché da quando siamo in Egitto di monumenti e tombe ne abbiamo visti a sufficienza! A mezzogiorno riprendiamo il viaggio per Mut. Al posto di controllo dell’ingresso dell’oasi di Dakkla ci viene chiesto in che albergo andiamo. Non sappiamo rispondere perché non abbiamo prenotato. Non sarà un problema?! Per fortuna no, nessun problema e non ci seguono nemmeno. Andiamo a vedere un paio d’alberghi e poi ci fermiamo al Beduin Camp! Scelta perfetta, così ci facciamo anche una cammellata nel pomeriggio. Il Beduin Camp è situato sette chilometri fuori città verso Farafra, ha delle tipiche costruzioni stile beduino, realizzate con mattoni di fango. Le camere sono molto spaziose e particolari, con bagno privato. Prezzo ottimo: 14 euro a camera con la colazione! Dato che sono già le 13:30, mentre i maschi scaricano i bagagli, Carlotta ed io prenotiamo la cammellata nel deserto per il pomeriggio: partenza alle 15:00. Intanto Alí, prima di andarsene, ci propone di portarci a Farafra domani (sono circa 300 km) e ci chiede solo 250 Pounds (40 usd circa)! Affare fatto… ma per dormire? NO PROBLEM! Alí dorme in macchina.. Ci fa vedere anche la coperta che si è portato. Siccome rimane qui con noi, ci facciamo portare nel villaggio di Mut, per pranzare. Invitiamo anche lui, ovviamente, ma Alí si siede ad un altro tavolo…?!? Dopo varie insistenze lo convinciamo a sedersi con noi… Allora parliamo (PARLIAMO??) o meglio cerchiamo di spiegarci. Lui ci fa vedere la foto di sua moglie, da quello che capiamo in prima battuta è sposato da 19 anni ma non ha figli… Non può essere però, perché è troppo giovane. Più realistica appare invece versione che si sia appena sposato… il 19 dicembre scorso.

Poi, Alí e Matteo iniziano a giocare con i telefonini… Abbiamo fatto una foto ad Alí con il nostro cellulare e lui vuole che gliela trasferiamo sul suo.. Bluetooth? Infrared? Ma non lo sa usare ancora bene… quindi lo passa a Matteo… Ma… Il menù è in arabo!! Matteo ride e glielo rende! Alle 15:00, puntuali in albergo, aspettiamo i ns. Cammelli! Due ore di splendida passeggiata. Il mio cammello è maschio e si chiama NOOR, ha dieci anni. Ci accompagnano in tre. Il signore più anziano parla inglese e ci dà alcune notizie sui cammelli, ad esempio ci racconta che i cammelli possono vivere da 35 a 50 anni… L’escursione è eccezionale. Il deserto egiziano, a differenza di quello tunisino, è più vario e mosso, frastagliato da rocce, collinette, zone pietrose e bellissime dune sabbiose. Il cammello (o dromedario nella lingua italiana) di Carlotta invece è femmina e ha sei anni. Dopo un’ora di cammellata, facciamo una sosta. É quasi il tramonto ed il gioco di luci e riflessi, che si ammira sulle dune è splendido! I due ragazzi che ci hanno accompagnato, fanno una gara di salto in lungo ed insegnano anche ai nostri figli come ci si lancia giù, nei pendii delle dune! Al ritorno, Matteo ed io ci scambiamo i cammelli. Il suo è più stabile, perciò riesco anche ad effettuare delle riprese con la telecamera. È stata una giornata splendida. Durante la gita, abbiamo anche avvistato una volpe del deserto! Adesso è il pensiero delle nostre camere che ci preoccupa. É scesa un’aria alquanto gelida e, dal momento che le finestre non sono munite di vetri ma solo di zanzariere, qualcosa ci dice che forse si congelerà! Va beh.. Al massimo ci alleniamo per la notte in tenda di dopodomani! Stasera ceniamo in hotel! Alle 19:00 ci troviamo tutti nella sala ristorante. Non c’è molta gente, ma almeno l’ambiente è più allegro di ieri sera. C’è una ragazza tedesca che lavora nel resort, così approfittiamo per scambiare due chiacchiere con lei. Parla anche un pó di arabo. Qualche anno fa é venuta qui in vacanza e le hanno proposto di restare come collaboratrice alla reception. Così, da quattro anni vive qua. Anche stasera fatichiamo parecchio a convincere Alí a sedersi al nostro tavolo… La tedesca ci spiega che, probabilmente, è la prima volta che accompagna in giro dei turisti ed è intimidito. Dato che l’abbiamo conosciuto ad El Kharga la cosa non ci stupisce più di tanto (soprattutto il fatto che non sia abituato ai turisti). Dopo cena…: sorpresa!!!! Il personale dell’albergo accende il falò all’esterno e ci invita a fumare il narghilè. E stasera c’è anche la musica!!!! Alcuni di loro, infatti, accompagnati da vari strumenti a percussione e da una specie di mandolino, cominciano ad intonare canzoni beduine… e Carlotta si lancia nella danza del ventre. Applauditissima! Anche Alí siede con noi! Andiamo a nanna al freddo! Molto freddooooo… (brrr brrr)! 26 Dicembre 2005 Lunedì (Mut – Farafra) Alle 6:30 sto filmando l’alba sul deserto. Svegli, oltre a me, ci sono solo i due gatti del resort, Fifi e Mimi. La notte è stata gelida, ma siamo sopravvissuti. Meno male che ad Alí hanno dato una camera per dormire, perché sui vetri dell’auto stamattina c’è persino il ghiaccio! Alle 7:00 ci sarà la colazione. Poi si parte. La prima tappa è ad Al Qsar, un altro antico villaggio beduino del 1500, tramutato in museo. Al Qsar è molto più turistico di Balat, anche molto più grande. È ancora parzialmente abitato (circa 700 persone) ed al suo interno abbiamo la possibilità di osservare anche un fabbro al lavoro. Ammiriamo pure un vecchio frantoio per la spremitura dell’olio. Già, perché nelle Oasi occidentali ci sono anche gli ulivi.

Alle 10:00 siamo sulla strada per Farafra, sempre in mezzo a questo deserto, così imprevedibile. I paesaggi cambiano ogni dieci minuti: da colline aguzze a piatte catene d’arenaria e, da rocce stratificate e dune sabbiose. Alle 11:20 siamo in pieno deserto sabbioso. Sulla strada si cominciano a vedere le prime jeep dei tour turistici. Stamani ho chiesto ad Alí l’indirizzo per mandargli le fotografie… ma lui me lo ha scritto in arabo! Dovrò fotocopiarlo ed incollarlo sulla busta… Ricopiarlo è praticamente impossibile! Verso mezzogiorno facciamo una breve sosta per un the alla menta e una visitina alla toilette… poi ripartiamo. Mancano 85 chilometri a Farafra. Su questo tratto ci imbattiamo nuovamente nel fenomeno dei miraggi, come ci è capitato sulla strada da Abu Simbel ad Aswan. Qui però, oltre alla visione del “laghetto”, abbiamo anche la visione della lunga striscia d’asfalto nero, che da lontano, sembra a tratti completamente ricoperta di sabbia, ma però, man mano che t’avvicini… la sabbia svanisce nel nulla! A quest’ora fa un caldo tremendo! Entriamo in Farafra e cerchiamo un albergo. Qui Alí ci lascerà, perché domani verranno a prenderci per un escursione nel deserto bianco e nero di 2 giorni e una notte, precedentemente organizzata via internet. Ho organizzato l’escursione con pick up da Barhayya… perché, per qualche strano motivo, il percorso al contrario organizzato da Farafra veniva a costare quasi il doppio. A Farafra troviamo sistemazione all’Hotel Badayivia. Altra cosa curiosa: via Internet, mi avevano chiesto l’esagerata cifra di 69 usd a camera… sul posto ce ne hanno chiesti solo 29. Ci offrono anche una suite per 40 dollari, che noi accettiamo, invogliati dalla presenza del riscaldamento nonché di un caminetto che, per altro, faremo una fatica incredibile ad accendere. Al pomeriggio, andiamo a zonzo per l’oasi di Farafra. Piccolina ma abbastanza piacevole. Qui nelle oasi, si avverte molto meno lo stato di povertà che è presente, ad esempio, ad Aswan, o a Luxor. Compriamo un chilo di squisiti datteri per un quarto di dollaro… C’inoltriamo poi nei giardini (più che giardini possono essere paragonati ad una giungla). Lí ci accorgiamo di essere seguiti dalla polizia, in borghese e… a distanza. Sorprendiamo anche della gente del posto, che si sta bagnando nelle pozze d’acqua calda termale (questa zona è zeppa di sorgenti di questo tipo). Altri ci lavano i datteri… I bambini ci si tuffano. Facciamo un giro in centro, nella zona dei negozi e… che scorgiamo?! Incredibile!!! Un Tuk Tuk stile asiatico. Dobbiamo assolutamente provarlo! Così gli chiediamo subito se ci porta a fare un giro! {NDR: anche in questo caso siamo noi a chiedere il servizio!} Ci conduce a vedere la città vecchia di Farafra e le rovine dell’antica fortezza. S’inoltra successivamente in un palmeto, da dove però indietreggia subito, perché ci sono degli uomini del posto che stanno facendo il bagno nelle pozze d’acqua calda {NDR: e probabilmente sono nudi!}. Ci conduce poi per le strade della Medina, dove sui muri esterni delle case stanno dipinti navi od aeroplani, a simboleggiare che le famiglie che ci vivono, sono state già in pellegrinaggio alla Mecca. Infine, non sapendo più cosa farci vedere, ci porta nei quartieri nuovi dell’oasi (dove probabilmente vive anche lui) e dove uno sciame di bambini, ragazze, ecc.. Ci saluta molto calorosamente, sembrano felici di vederci ed alcuni ci fanno anche segno di fermarci a prendere un the… Anche qui a Farafra, come nelle altre oasi, si avverte un clima tranquillo. Le cittadine sono sporche, disordinate ma calme. Nessuno t’infastidisce, il turismo di massa non esiste e se, qualche agente turistico ti contatta per offrirti un tour nel deserto od altro, lo fa abbastanza professionalmente. Rientriamo in albergo verso le 18:00 e proviamo ad accendere il camino! Fa un freddo bestiale! L’aria calda non riscalda perché, poverina, deve combattere con l’aria fredda che entra dalle finestre poste sulla cupola della camera, che non hanno i vetri… ma solo le zanzariere… Cena molto sostanziosa in Hotel (anche perché altrimenti dove vai???). In hotel ci sono tanti turisti, ma a parte una coppia tedesca, sono piccoli gruppi organizzati. Prima di dormire facciamo una partita a Back Gammon davanti al caminetto. Poi cominciamo la lotta contro il freddo e contro le zanzare… assetate di sangue. Pensare che non abbiamo visto una zanzara nemmeno sul Nilo! Notte gelida… io dormo alla beduina, con la testa infilata sotto le coperte. 27 Dicembre 2005 Martedì (Farafra – Deserto Bianco) Arriviamo a colazione infreddoliti e fa freddo anche nella sala ristorante. A fianco a noi c’è una famiglia tedesca, con due bambini, che fa colazione con le giacche a vento. Scopriamo che loro stanno facendo una vacanza ancora più “fai da te” della nostra… infatti stanno facendo il giro dell’Egitto con una macchina a noleggio senza autista! Affermano che fino ad ora non hanno incontrato nessun tipo di problema! Alle 10:00 ci viene a prendere Achmet, dell’agenzia di Peter Wirth, tramite la quale abbiamo organizzato il safari nel deserto bianco, via Internet. Sul nostro Land Cruiser è stato caricato di tutto, generi alimentari, tende, cuscini, materassi e persino la legna per il fuoco (e mi sa che ci vuole!!!). Alla partenza la polizia locale ci fa firmare un foglietto in cui dichiariamo che rinunciamo alla scorta ed andiamo in escursione nel deserto sotto la ns. Responsabilità (sai che bello sarebbe campeggiare nel deserto con la camionetta della polizia a fianco che ci spia???).

Poi si parte. Alle 10:30… Achmet improvvisamente si ferma e ci chiede: “Avete l’acqua?” “L’acqua?! No… Perché? Dovevamo portarla noi l’acqua??” “Tutto organizzato, tutto incluso… vi portate persino la legna appresso e l’acqua no??!!” Beh… la verità è che hanno dimenticato l’acqua. Si torna a Farafra (meno male che gli è venuto in mente solo dopo 20 chilometri e non in mezzo al deserto…). Durante una delle prime affascinanti tappe nel Deserto Bianco, raccogliamo le prime pietruzze fossili. Hanno forme di animali, pesci, conchiglie. Alcune presentano piccole impronte di volatili.

Alle 12:45 ci fermiamo nel mezzo del vecchio deserto bianco per pranzo. Achmet è cuoco, autista, guida, tutto… Il deserto bianco comincia a stupirci. Ad ogni curva o ad ogni svolta il panorama cambia. Qui, dove ci siamo fermati, c’è anche un albero, con fiorellini gialli. Achmet sostiene che è un miracolo perché qui non c’è acqua, ma secondo noi in profondità un pó d’acqua ci deve essere altrimenti… passi per l’albero… Ma i fiorellini?! Ci accampiamo con tappeti e stuoie a terra mentre Achmet prepara un sacco di cose da mangiare… insalate, salsina al tonno, stuzzichini vari… Unica nota dolente: Le mosche! Mosche terribili ed assetatissime. D’altronde festeggiano l’arrivo di 5 organismi viventi nell’arido deserto! Dargli un pó d’acqua? Alla fine optiamo per una fetta di cetriolo che, posta a 30 cm dalla nostra stuoia, funziona attirando centinaia di mosche! Il sole picchia e fa caldo.

Alle 15:30 siamo ancora a zonzo per il deserto. Un pó in fuoristrada e un pó a piedi. Enormi rocce bianche s’innalzano dal terreno arido e sabbioso, come imponenti sculture. Hanno forme di cani, galline, cammelli, volpi, etc. Sono formazioni di gesso scolpite nei secoli dal vento. Achmet ci fa notare anche le molte impronte di volpi del deserto, che però questa volta non avremo la fortuna di avvistare, come a Mut, durante la cammellata. Alle 18:30 siamo seduti sui comodi cuscini di un’improvvisata tenda beduina che Achmet ha ancorato da un lato al Land Cruiser e dall’altro alla sabbia. Anche le nostre tende sono già montate e, adesso, il nostro Achmet cucina!! Il tramonto è stato indescrivibile, ormai è agli sgoccioli ma s’intravede ancora una bella sfumatura di rosso, che fa da sfondo a tutte quelle strane sculture che ci circondano. Il fuoco scoppietta e la notte scende. Non c’è vento così il freddo è più sopportabile. Alle 19:00 la cena è pronta. Peter, tramite Achmet, ci ha fatto pervenire anche due birre… gentile! La cena è gustosissima. Pollo al cartoccio, accompagnato con riso ed un misto di verdure tipo peperonata veramente ottimo, oltre ad insalata e salsine. Finita la cena ci si siede tutti intorno al fuoco e si prepara il the. Intanto si buttano nelle braci anche le patate americane, che Carlotta ed io assaggeremo, intorno alle 22:00! Carlotta ed io questa notte dormiremo insieme. Maschi con maschi e femmine con femmine! Fa un freddo… Si va a turno dietro le rocce ad annaffiare la sabbia e poi si va a nanna…

28 Dicembre 2005 Mercoledì (Deserto Bianco – Baharryya) Alle 7:00 mi sveglio e, con Carlotta, guardiamo l’alba. Questa notte è stata freddissima, soprattutto in fondo al sacco a pelo (se allungavi le gambe gelavano), ma siamo tutti sopravvissuti pertanto: No PROBLEM! Con un atto di coraggio usciamo allo scoperto per fare il tour mattutino dietro le rocce… Ma, mentre stiamo facendo pipì, avvistiamo un turista (con tanto di macchina fotografica con mega-teleobiettivo) che avanza nella nostra direzione.. Noi gli urliamo stop, alt, moment… ma quello avanza. Allora ci sbrighiamo e ci ricomponiamo, aggiriamo le rocce e salutiamo cordialmente: Good Morning, Boun Giorno… Salam Alajkum. Anche lui risponde ed aggiunge ‘Jo Reggelt Kivanok’!! Vuoi vedere che abbiamo trovato un ungherese in mezzo al deserto? Ma no… È un americano che vive a Budapest! HI! Allora cerco nello zaino un depliant del nostro agriturismo e glielo porgo… pubblic relations nel deserto bianco. Intanto si svegliano anche i maschi, che hanno dormito tutti vestiti e quindi non hanno patito il freddo che abbiamo patito noi (che ci siamo messe il pigiamino!) … ah ah… Prima di smontare le tende, notiamo che tutt’intorno ci sono un sacco d’impronte di zampette di qualche animaletto non bene identificato. Achmet ci spiegherà che sono i topi del deserto. Pensa, poverini, forse volevano entrare ed hanno trovato tutto ermeticamente chiuso! Achmet, che ha dormito in macchina (secondo me a loro piace proprio dormire in macchina…), si sveglia un’ora dopo di noi… e trova già tutti i sacchi a pelo, piumoni, coperte e tende smontate e piegate! BRAVI SIAMO EH?? Alle 9:30, dopo la colazione e dopo aver ricaricato tutto sul Land Cruise (compreso il sacco dell’immondizia attaccato al paraurti anteriore), si parte. Fa già caldissimo! Prima di rientrare sulla strada principale e dopo un bellissimo percorso in mezzo a dune e formazioni rocciose, ci fermiamo su di un altopiano. Qui Achmet ci mostra dei piccoli cilindretti di pirite che nascono spontaneamente dalla pietra, appaiono come rametti neri che sbucano dal piano roccioso bianco; si estraggono dalla roccia con le dita ed all’interno presentano lamine luccicanti. Proseguiamo per il deserto nero e facciamo tappa alla Montagna di Cristallo. Raccogliamo anche dei frammenti di roccia e cristallo da terra… e solo dopo, ci accorgiamo che è aerea protetta e c’è tanto di cartello che indica che non si possono prelevare frammenti. Che figuraccia!!! Poi, sempre a suon di musica (Achmet sicuramente adora la musica), arriviamo in uno spiazzo, dove si erge una collinetta e da dove diparte un sentiero alquanto ripido e scosceso. Ci sono moltissimi turisti. Incontriamo anche i primi italiani nel deserto… ci dicono che stanno facendo un viaggio responsabile. C’incamminiamo su per la ripida stradina, in mezzo ad un vento talmente forte che a volte sembra persino respingerti. Il panorama sul Deserto Nero è bello ma… Provenendo dal deserto bianco ti lascia un poco deluso… (forse è per questo che la maggior parte dei tour vanno al contrario?!). Prima di arrivare a Baharryya, Achmet si ferma lungo la strada principale e getta il sacco dell’immondizia in un campo, che ne contiene già altri, sarà la discarica?! Mah!? Alle 13:30 arriviamo all’Hotel Healt Center di Baharryya, di proprietà del tedesco Peter e di sua moglie che è Giapponese, ma dai?! Che fusione! Japan & Germany in Egypt! Salutiamo Achmet, prendiamo possesso della camera e pranziamo in albergo. Biciclette a noleggio niente, quindi dopo pranzo c’incamminiamo a piedi e facciamo un sacco di strada (sotto il sole). Dobbiamo trovare un mezzo di trasporto che ci porti al Cairo domani.

In albergo ci hanno chiesto 600 Pound! Troveranno i ns. Eroi qualcosa a meno?! Arriviamo in paese e ci sediamo in un bar a bere il the, anzi, oltre al the ci fumiamo pure la shisha e facciamo una partita a domino, da perfetti egiziani. Approfittiamo per chiedere informazioni per il trasporto al Cairo e… ZAC! Troviamo un minibus per 250 pounds! Perfetto. Vogliono un anticipo di 50 pounds ed in cambio ci danno un biglietto da visita… speriamo bene… Poi ci rechiamo in centro a comprare le sigarette, dei datteri e della noce moscata. Qui a Baharryya le donne sono particolarmente coperte, il chador lascia scoperti solo gli occhi e, in alcuni casi, nemmeno quelli. Anche i colori dei vestiti sono tutti molto scuri. Un’altra cosa che notiamo è che non c’è polizia, né all’entrata, né all’uscita, né in giro per il paese. In centro incontriamo il nostro autista del safari, Achmet, che ci fa conoscere i suoi due bambini e poi ci dà un passaggio fino nei pressi dell’hotel. Prima di rientrare facciamo un giro nei palmeti così poi, dato che siamo ormai sulla strada, scaliamo anche la collinetta panoramica che c’è dietro il nostro albergo (gli instancabili!!) e riscendiamo poi direttamente nel giardino del Hotel. La vista sull’oasi in effetti non era da perdere. Rientrati in albergo, giacché c’è la piscina d’acqua sorgiva termale, decidiamo di provarla. È bollente, ma veramente molto bollente. Infatti, non sappiamo bene se è per la reazione al bagno caldo, ma di sera nessuno di noi sente freddo! Per la prima volta da quando siamo nel deserto! In camera in ogni modo ci sono anche le stufe elettriche. Cena in Hotel. Narghilè nel bar stile tendone beduino e poi nanna.

29 Dicembre 2005 Giovedì (Baharryya – Cairo) Alle sette mi sveglio e, come al solito, mi godo l’alba dalla terrazza dell’albergo. L’Hotel è deserto. Non riesco a capire come facciano a dormire tutti così tanto. Alle 21:30 (22:00 al massimo) vanno sempre tutti a letto ma fino alle 8:00 del mattino non si vede in giro nessuno. Alle 9:00, dopo una colazione veramente eccellente (al buffet c’era persino la rucola), stiamo aspettando il pulmino prenotato ieri in paese. Arriva con qualche minuto di ritardo ma arriva! Al Cairo ci sono 330 chilometri di strada che scorre fra dune sabbiose e piane aride: gli ultimi scorci del multiforme deserto egiziano. Lungo la strada ci sono anche delle fermate d’autobus. Fermate che non capiamo a chi servono, dato che non si vedono costruzioni, fabbriche o case nel raggio di chilometri! (magari n’è prevista la costruzione a breve). Alle 11:30 facciamo sosta in un autogrill (AUTOGRILL??!). Le toilette però sono pulite, soprattutto quelle delle donne. Ci credo… Non le userà nessuno, dato che in due ore e mezza di strada avremo incontrato un paio d’automobili e qualche camion. Alle 13:00, a qualche chilometro dal Cairo, il ns. Autista si ferma a bordo strada e scende. Forse vuole lasciarci qui?? Gira attorno all’auto con circospezione, poi apre il portellone e comincia ad arrotolare le tendine strette strette in maniera che non si vedano. Cerca di spiegarci: “Police.. No good”. Capiamo: le tendine non vanno bene! Ok. Quindi lo aiutiamo anche noi e in breve tempo nascondiamo tutte le tendine… NO PROBLEM! Al Cairo, ci fa scendere vicino alla fermata della metropolitana di Giza, così decidiamo di evitare di prendere un taxi, col traffico che c’è c’impieghiamo sicuramente meno in metropolitana. Sul vagone conosciamo delle studentesse, due cristiane copte e tre musulmane, compagne di scuola ed amiche e chiacchieriamo un pó. Ci sorge poi il dubbio che fossero più interessate a conoscere Matteo, che la nostra famiglia in generale. Arrivati alla stazione di Sadat, proseguiamo a piedi ed intorno alle 14:00 arriviamo all’Hotel Cosmopolitan. La signora della reception appena mi vede mi chiede da dove veniamo. Le rispondo che veniamo da un tour delle oasi! Al ché mi guarda sconcertata dicendomi “chissà che freddo avete patito perché negli ultimi quattro giorni ha fatto un freddo eccezionale per l’Egitto!”. Preso possesso delle camere, proviamo a telefonare al famoso ristorante Abu AS Sid per prenotare un tavolo per stasera ma niente da fare… primo turno libero 23:30 (mi sembra un pó tardino)… Altrimenti c’è la possibilità di andarci subito e visto che non abbiamo programmi specifici e non abbiamo ancora pranzato, decidiamo di accettare! Prendiamo un taxi per il quartiere di Zamalek. Offriamo 10 pound (la Lonely Planet ne indica 6) ma quello dice 30. Scendiamo. Ne prendiamo un altro. Stessa scena.

Il terzo taxi invece è contento. Però non sa la strada e deve chiedere a svariati passanti. Alla fine giungiamo nella “cattedrale” della cucina egiziana del Cairo. Il ristorante è eccezionale, pieno di stranieri ma anche d’egiziani. Le decorazioni orientali sono splendide. I tavolini sono un pó piccoli, ma del resto con tutte le richieste che hanno devono creare più posti possibili! Mangiamo e beviamo divinamente. Spendiamo in ogni caso quasi 100 euro in 4! Dopo pranzo andiamo a visitare il quartiere di Zamalek. Il quartiere di Zamalek è la parte nord di un’isola che si trova in mezzo al Nilo. Certo che, rispetto alla down-town, la differenza è enorme. Zamalek ha più le sembianze di un quartiere delle città occidentali: bei palazzi, macchine moderne, negozi puliti ed ordinati, caffè eleganti. È il quartiere delle ambasciate e delle abitazioni dei residenti stranieri ma, sicuramente, ci vivono anche moltissimi egiziani di ceto sociale elevato. Al ritorno costeggiamo il lungo Nilo, fino a Gezira (la parte sud dell’isola). Quando siamo stanchi prendiamo un taxi. Chiediamo anche il costo per un eventuale transfer di domani dal Cairo ad Alexandria – via Birkas (mercato dei cammelli) e Wadi Natrum (i monasteri cristiani copti)! Il taxista ci fa un’offerta di 300 pounds (che non è niente male…) ma poi, mentre ci avviciniamo all’hotel, declina.. Ci dice che non può… perché per andare fuori dal Cairo deve chiedere un permesso speciale e domani è venerdì (giorno di festa musulmana) e gli uffici sono chiusi… A noi sembra strano ma, in tutti casi, se non vuole portarci…

Quindi,intorno alle 19:00, ci troviamo senza trasporto per domani. Chiediamo all’agenzia dell’hotel ma ci spara 130 dollari… (Gli diamo anche del ‘ladro’). Provo a fare un SMS ad Omar (quello della GatTours) ma lui non ci fa neanche l’offerta. Ci risponde che con il taxi è molto caro… meglio andare in treno! {questo lo sapevamo anche noi… Ma io voglio vedere il mercato dei cammelli ed i monasteri… E con i mezzi pubblici ci impiegheremmo almeno due giorni}. Al bar di fronte al ns. Hotel mentre sorseggiamo un the alla menta, improvvisamente ci viene l’idea… “Facciamo come ieri a Baharryya?! Chiediamo al bar?! Magari il proprietario ha un amico che fa l’autista?!…” Infatti ce l’ha! Per 400 pound ci accompagna ad Alessandria con incluse tutte le nostre tappe!!! (meno della metà dell’hotel). Ore 7:30 partenza!! L’autista che verrà a prenderci si chiama Mohamed Alí.. (che fantasia). Ci raccomandano di non dire niente in albergo e di trovarci direttamente fuori… {NDR: perché non l’avevamo capito che c’è una specie di mafia qui?!}.

Verso le 20:00 ci incamminiamo verso il centro (la down Town) e facciamo degli acquisti: un borsone per portare a casa i regali, una gonna per Carlotta, e un giochino cretino ma divertente.. Alle 21:00 decidiamo di fermarci per uno spuntino al ristorante della prima sera ma mangiamo solo in due… Ovvio, dopo l’abbuffata al ristorante di oggi!! Pollo alla griglia col riso. Sono le 21:30 ed in giro è pieno di gente. Donne uomini giovani e bambini. Ritroviamo, qui al Cairo, le musulmane vestite modernamente, gonne stretch, pantaloni attillati, jeans all’ultima moda e veli coloratissimi che coprono il capo. Donne al bar, da sole, che fumano il narghilé. Un altro mondo. {ndr: la ns. Guida della Royal Cleopatra.. Quando gli avevo chiesto come mai al Cairo le donne non sono come nel resto dell’Egitto… mi aveva risposto “Il Cario non è l’Egitto… è come Roma!”) In Via Alfy, in mezzo ad innumerevoli ristoranti e bar, passeggiano anche le pecore, a greggi interi ed accompagnate dal pastore. All’avamposto una mucca!!! A mezzanotte, appena finito di preparare il borsone che ci porteremo domani ad Alessandria (lasciando in albergo tutti il resto), Carlotta mi chiama dalla camera adiacente dicendomi che c’è qualcuno che mi vuole al telefono… A mezzanotte?! È Mohamed Alí, l’autista di domani?? No… È suo fratello Taohid.. Verrà lui a prenderci, voleva la conferma.

30 Dicembre 2005 Venerdì (Cairo – Birkas – Wadi Natrum – Alexandria) Dopo colazione e, dopo aver lasciato i bagagli nel deposito gratuito dell’hotel, usciamo ed attraversiamo la piazza. Lì incontriamo il nostro autista Taohid. Taohid parla inglese. Normalmente fa l’autista per l’ambasciata coreana ma, nel tempo libero, arrotonda lo stipendio con i turisti. Non ha però la licenza di taxista, pertanto ci prega, nel caso qualcuno ci fermasse, di non dire che è un servizio a pagamento! MA… NO PROBLEM!! … MY FRIEND! Costeggiamo il Nilo per un bel tratto. Ha un colore azzurro chiaro, sembra limpido e pulito! Il tempo è bello, speriamo che duri fino ad Alessandria. Alle 8:20 comincia una nebbia fittissima, che se non l’avessimo vista con i ns. Occhi, ancora avremmo dei dubbi sul dirottamento del nostro aereo a Cipro, causa nebbia sul Cairo. Il mercato dei cammelli di Birkas è un evento ala quale, raramente si ha l’occasione di assistere, per lo meno per noi occidentali! Il problema è che, alcuni commercianti di cammelli {ndr: per fortuna non tutti} picchiano gli animali in modo esagerato, per farli sedere, per farli alzare, o semplicemente per tenerli in riga. Tutti hanno una zampa legata in modo che non possano correre via velocemente.

Il mercato è un pullulare esagerato di cammelli. Ce ne saranno a migliaia. Di turisti invece solo alcune decine … Furgoni o pick up si allontanano dal mercato con i loro cammelli acquistati.

Matteo e Carlotta non sopportano molto bene la violenza che alcuni commercianti rivolgono a questi innocui e simpatici animali, e li capisco! Ripartendo dal mercato, il ns. Autista sbaglia strada… e se non sono io a farglielo notare, ritorniamo al Cairo.

Verso le 11:00 arriviamo ai Monasteri di Wadi Natrum. Sono una serie di monasteri cristiani, nati nel IV secolo d.C. In mezzo al deserto, dove vennero a rifugiarsi i cristiani per sfuggire alle persecuzioni dei romani. Qui nacque e si sviluppò la tradizione monastica che, in seguito, fu fatta propria dai cristiani europei. Decidiamo di visitare il monastero di Deir Al Baramus. In questo monastero, del IV sec. D.C., vivono ancora 80 monaci ortodossi. Un monaco dai lunghi capelli ed occhiali (tipo intellettuale anni ’80) ci fa da guida. Parla molto bene inglese e quindi approfittiamo per fargli mole domande, non tanto sul monastero, ma sulla differenza tra le varie religioni cristiane. Apprendiamo quindi che, secondo i loro dogmi (in verità molto molto severi), chi non crede in Gesú loro non ha salvezza a differenza dei Cattolici – sottolinea – i quali concedono la salvezza anche ai non credenti. Cosa ne è allora se una ortodossa sposa un Musulmano?! Risposta ovvia. Viene espulsa dalla chiesa Copta. Ok. Preso atto di questa durezza dogmatica, non proseguiamo oltre. Alle 12:40 ripartiamo dal Monastero, verso Alessandria. Arriviamo quasi alle 14:00 ed andiamo a vedere per primo l’hotel Union! È perfetto, direi una sorpresa! Le camere standard costano 12 euro e non sono male. Noi prendiamo una camera a 4 letti, grande, pulita e con un bel bagno. Televisione e frigobar. Balcone sul Mediterraneo con vista magnifica. Costo totale 30 euro incluso prima colazione (per tutti e quattro).

Salutiamo Taohid, al quale abbiamo dato appuntamento all’hotel Cosmopolitan il primo dell’anno – alle 8:00 – per fare l’escursione a Giza, Sakkara e Dashur.

Prima di cominciare ad esplorare Alessandria, chiamiamo al telefono gli svedesi, conosciuti in aeroporto durante il viaggio di andata, e ci accordiamo per vederci, verso le 18:00, a casa loro. Passeggiamo un pó sul lungo mare verso la piazza centrale, dove si trova il monumento ai militi ignoti. I palazzi sono molto imponenti e la vista di fronte, sul forte, è molto affascinante. Il tempo è bellissimo e fa caldo. Dopo aver scattato qualche fotografia, ci addentriamo nel quartiere vecchio, dove ci sono mercatini improvvisati con venditori “veramente accaniti”! L’ambiente è molto folcloristico e potrebbe essere definito caos allo stato puro. I mercanti si fanno in quattro per vendere le loro merci. Uno è addirittura salito sul tetto di un’automaobile (ci auguriamo sia la sua) e urla ai quattro venti l’eccezionalità del prezzo!. Cerchiamo un localino consigliato dalla Lonely Planet (il Cup d’Or) per mangiare “qualcosa”, ma il locale si rivela un vero e proprio ristorante, dove ci cucinano dei calamari e gamberi favolosi. Mangiamo come sempre un pó troppo! Sono già le 16:30, per cui decidiamo di fare un giro panoramico della città in tram per poi recarci dagli svedesi. All’uscita del ristorante però, cerchiamo un Bancomat e… “quello” che fa?! Ci “mangia” la carta… Orrore!!!!! Telefono al numero d’emergenza (ovviamente scritto in caratteri arabi) e ci dicono che, come minimo, l’addetto potrà arrivare non prima di un’ora e mezza… BELLO!!! Che si fa?? Non ci resta che attendere. I ragazzi vanno in albergo… E noi aspettiamo. Dopo esattamente 90 minuti (PRECISIONE SVIZZERA!) arriva l’addetto che ci ridá la carta. Raggiungiamo l’albergo, recuperiamo i ns. Figli e con un taxi andiamo dagli svedesi (che nel frattempo avevamo avvisato del ritardo). Il taxi ci porta “quasi” a destinazione… nel senso che ci lascia in una strada parallela… chiedi a destra, chiedi a sinistra… finalmente riusciamo a trovare la casa! Una signora egiziana (che poi era la loro colf) alla nostra richiesta “Diana e Jerry??” ci risponde “harbá!.. Harbá”… Harbá significa “quattro” quindi ci dirigiamo al 4. Piano. Ci riceve un signore molto simpatico, che ci invita pure ad entrare… ma non è Jerry… quindi ringraziamo e scendiamo di un piano! La casa di Diana e Jerry, per essere la loro seconda casa, è molto bella. Diana vive da 18 anni in Svezia. Ma sicuramente le è rimasto l’amore per le case grandi, tipico degli egiziani. Anche l’appartamento che avevamo preso in affitto a Luxor, infatti, era enorme. Ci hanno preparato un sacco di cose da mangiare e si beve pure birra, vino e wisky. Anche il fratello di Diana beve wisky… forse si sono tutti convertiti al cristianesimo? Ma no! Scopriamo invece che è il marito svedese che si è convertito all’islam. Vista la ns. Sorpresa… ci spiegano che nella loro religione non sono tutti praticanti al 100 percento ma non è che comunque non credono in Dio. Diana è molto simpatica: ha il temperamento egiziano misto ad atteggiamenti europeizzati. Alle 22:30 (prestino…) andiamo a cena. Ci portano a mangiare al Quadora. Lì incontriamo un gruppetto di sardi… Dopo una colossale mangiata di pesce, alle 1:00 andiamo a dormire. Domattina sveglia presto (novità?!) perché il treno per il Cairo parte alle 8:00. In albergo mi hanno detto che non serve prenotare… speriamo bene.

31 Dicembre 2005 Sabato (Alexandria – Cairo) Alle 7:35, siamo già in stazione!!! Dopo aver trovato lo sportello giusto (ogni sportello vende determinate tratte…) l’impiegata ci dice che sul treno non c’è più posto! Io, ovviamente mi arrabbio… anche perché il dubbio l’avevo avuto ed avevo pure domandato alla reception se era il caso di prenotare. Loro mi avevano risposto di no… No Problem! E adesso? Facciamo un pó di sceneggiate e diciamo che abbiamo un aereo fra qualche ora!.. Arriva un altro impiegato e ci chiede cosa ci serve … semplice: “andare al Cairo” Ricontrolla il foglio delle prenotazioni e dice NO PROBLEM: quattro posti ci sono. Respiro di sollievo. Il treno è molto bello. I sedili comodissimi (da business class). Servizio ristoro eccellente. Arriviamo al Cairo verso le 10:00 e… C’è la nebbia! {Ma al Cairo c’è sempre la nebbia?} Prendiamo un taxi fuori dalla stazione (sempre dopo la solita estenuante contrattazione) e andiamo al Cosmopolitan con 10 pounds.

Facciamo il check-in e poi, veloci veloci, riprendiamo un taxi per il Cairo Islamico. Gli chiediamo di portarci alla moschea di El Azhar ma… lui ci lascia nella via El Azhar. Poco male, ma siccome lì c’è una piccola moschea, chiediamo “El Azhar??” “Yes, yes..” e cosí ci fanno visitare una povera disgraziata moschea cadente in pezzi. Il custode ci fa vedere anche i bagni ed il refettorio. Ridiamo. Alla fine della via El Azhar, dopo circa un chilometro, troviamo l’imponente Moschea di El Azhar, con i suoi cinque minareti. Ci fa da guida un giovane musulmano che parla italiano molto bene. La moschea è la sede del loro “vescovo” ed è molto ben decorata. Il cortile interno è la parte più antica e risale al X secolo.

E’ visitando questa moschea che scopriamo che la loro usanza è anche di leggere, studiare o semplicemente rilassarsi, al suo interno. È infatti piena di giovani che leggono, scrivono o riposano. Interessante anche la leggenda di uno dei 5 minareti che, nella parte più alta si sdoppia in due distinte punte, a rappresentare la scissione fra sciiti e sunniti. Dopo l’approfondita visita della moschea di El Azhar, ci addentriamo nel Bazar di Khan al Khalili. Che ci troviamo al Cairo Islamico non c’è alcun dubbio! Ci dirigiamo al ristorante Khan al Khalili ma non c’è posto, almeno fino alle 16:00, ripieghiamo quindi su un ristorantino qualunque, nella piazza principale, dove tentano anche di fregarci sul conto. Peccato: niente mancia. Compriamo anche un paio di occhiali il cui prezzo, da 85 pounds, nel giro di 15 minuti, scende miracolosamente a 20!! Dopo pranzo ci concediamo una sosta nell’Aiwa più antica del quartiere: il Fishawi, per bere un the e fumare una shisha. In quest’antico locale, decorato con specchi ed intarsi in legno, soleva passare molti pomeriggi lo scrittore egiziano Mahfuz, premio nobel della letteratura. Ci spostiamo poi a visitare l’antica casa ottomana di Beit as-Suhaymi, ora Museo. La casa è enorme. Tre piani con decine di camere, disposte a labirinto, tutte meravigliosamente decorate e ricche di intarsi. Su tutte le finestre ci sono enormi grate in legno, finemente lavorate, che permettevano alle donne di spiare cosa succedesse nel cortile sottostante senza essere viste! All’uscita ricadiamo nella confusione. Ma non abbiamo tempo di lamentarci… dobbiamo fare gli ultimi acquisti, quindi ci lanciamo nella mischia.

La shisha la acquistiamo in un negozio locale, al di fuori dalla zona turistica. Così pure ci regoliamo per degli oggetti in ottone. Per gli altri acquisti invece è guerra…!! Contrattazioni sfrenate, prezzi che scendono da 485 pounds a 80 come per incanto, fughe dai negozi per poi essere gentilmente richiamati all’interno. Nel complesso ci divertiamo. Per rientrare in albergo ci dirigiamo sulla strada principale per chiamare un taxi e lì ci succede un fatto strano… ci avvicina un tizio e ci chiede se ci serve un taxi gli diciamo “Sí, per l’hotel Cosmopolitan,… ma paghiamo massimo 10 pounds!”. Trattativa come al solito e poi ci dice “ok”!! NO PROBLEM! Noi eravamo convinti fosse un taxista… invece era un procacciatore d’affari per i taxisti… Infatti questo tizio ferma un taxi in mezzo alla strada (scusa… potevamo fermarlo anche noi no:???)… si fa dare due pounds per il servizio e ci fa accomodare… {Mafia!!!} Il poveretto non conosce però l’ubicazione dell’Hotel e gira a vuoto per quasi un’ora… Ci chiede anche perché non dormiamo al Hilton o allo Sheraton che sono più facili da trovare… In ogni modo ci fa un pó pena perciò alla fine gli diamo 15 pounds. Oggi è l’ultimo dell’anno. Carlotta ed io usciamo a fare shopping per un paio d’ore poi rientriamo in albergo (non dopo una breve sosta al barettino di fronte al nostro albergo per un the e una shisha) e ci prepariamo per il cenone. Alle 10:00 scendiamo nella sala ristorante! In mezzo al tavolo del buffet troneggia solitaria un’enorme ciotola in pirex piena di ceci lessi (forse sostituiscono le nostre lenticchie?). Alle 10:45 ci portano la zuppa di pollo e comincia la danza del ventre. Anche questa è una pena… ballano meglio i turisti. Il secondo piatto consiste in filetti di pollo impanati (tipo Findus). A mezzanotte distribuiscono i cappellini. Di spumante neanche l’ombra… NO PROBLEM! Dopo la mezzanotte la sala si svuota … rimaniamo giusto 4 o 5 tavoli. C’è uno spettacolo di danze Sufi niente male!! Alle 2 di notte facciamo un salto al barettino di fronte all’albergo a fumarci una shisha e a berci un the… poi a nanna!

1 Gennaio 2006 Domenica (Cairo – Dashur – Sakkara – Giza) Alle 8:00, puntuali come orologi svizzeri siamo fuori dell’albergo per incontrare il nostro autista Taohid. Il Cairo è deserto. Alle 8:30 arriviamo a Giza, c’è solo un pullman… ma c’è tanta di quella nebbia che non si vedono nemmeno le piramidi. Decidiamo allora di andare prima a visitare gli altri due siti. Arriviamo a Dashur alle 9:00 circa, fra panorami splendidi e palmeti. La piramide rossa, la prima vera piramide risalente al 2600 a.C. È aperta. Decidiamo di visitarla ma, dopo la salita della scalinata che conduce all’ingresso, incontriamo un gruppo di turisti asiatici che stanno uscendo dal cunicolo d’accesso. Sono piegati sulle ginocchia, ansimano e si lamentano. Hanno facce stravolte… Pertanto ci impauriamo. Giampaolo (che soffre un pochino di claustrofobia) rinuncia. Anch’io sto per rinunciare ma poi cambio idea e scendo con Matteo e Carlotta. La discesa è ripida ed il cunicolo è abbastanza stretto ma nulla di spaventevole, poteva tranquillamente venire anche Giampaolo. C’è un odore molto acre all’interno ed il tasso d’umidità è altissimo. Ma la bellezza ed il fascino dell’immensità di questa costruzione, che data quasi 5000 anni, compensa il piccolo disagio. Le pareti sono liscissime ed i lastroni di pietra che formano i ripidissimi soffitti sono spettacolari. All’interno della piramide non c’è molto da vedere ma è la struttura stessa che è straordinaria.

Da Dashur passiamo a Saqqara. Questo sito molto vasto e ricco di reperti antichi non ci ha in verità entusiasmato quanto Dashur. Forse perché pieno zeppo di chiassose comitive di turisti, che tolgono un pó quell’atmosfera particolare che regna nell’Egitto dei Faraoni, o forse perché le infrastrutture ed i servizi sono veramente mal curati e la maggior parte delle tombe erano anche chiuse al pubblico. Abbiamo visitato la parte settentrionale, con l’incredibile piramide a gradoni, facente parte del tempio funerario di Zoser. Poi ci siamo diretti alla Tomba di Mereruka, vicino alla piramide di Teti, che abbiamo veramente apprezzato per le sue decorazioni, i suoi minuziosi intarsi e la conservazione dei colori.

Terminata la visita, giacché era già primo pomeriggio chiediamo a Taohid di portarci da qualche parte a mangiare. Pranziamo quindi nel bel giardino del Ristorante Felfela (succursale dell’omonimo ristorante del Cairo). Ci attendono quindi le Piramidi di Giza. Non siamo così sicuri di poter visitare l’interno della Piramide di Cheope, vuoi perché ormai sono le 15:30 e sappiamo che permettono l’accesso solo alle prime 250 persone della giornata, e vuoi anche a causa della recensione sulla Lonely Planet, che sconsiglia vivamente la visita alle persone che soffrano, anche minimamente, di claustrofobia. Comunque alla biglietteria mi dicono che hanno ancora 4 biglietti! Sarà destino… perciò li compro al volo e dato che sono pure gli ultimi, dopo avermi dato il resto, chiudono immediatamente la cassa con una robusta serranda! Arrivo trionfante dalla mia famiglia con i 4 biglietti in mano e convinco Giampaolo ad entrare. Infatti non si verifica nessun problema. Il corridoio è abbastanza largo, anche se é un pó basso e bisogna piegarsi per camminare, ma ci sono comodi corrimano per aiutarsi, sia nella salita che nella discesa. La struttura è simile alla Piramide Rossa di Dashur anche se più imponente. All’uscita scattiamo un pó di fotografie alle altre piramidi e poi giriamo intorno alla Piramide di Cheope per posizionarci di fronte alla Sfinge. È già il crepuscolo e c’è anche tanta foschia ma riusciamo a fare qualche fotorafia.

Poi invitiamo Taohid a bere un the con noi nel bar di fronte alla sfinge ed infine rientriamo verso il Cairo. Stanotte alle 1:30 sveglia!!! Alle 4:00 abbiamo l’aereo di ritorno. In Hotel per questa notte abbiamo tenuto solo una camera, tanto dormiamo solo qualche ora… Facciamo i bagagli e poi lasciamo lo spazio ai figli per fare i loro, e scendiamo nel night-bar dell’Hotel. Troppo forte! È un bar frequentatio quasi esclusivamente da Egiziani, che bevono {forse di nascosto?} cognac, wisky… etc. Luci soffuse, pulizia scarsa… ma l’atmosfera è da non perdere. Verso le 21:00 usciamo per andare a cena. Scegliamo di ritornare al Ristorante Arabesque, dove avevamo pranzato il primo giorno all’uscita del Museo Egizio e ci eravamo trovati molto bene. È a due passi dall’Hotel quindi andiamo a piedi. Mangiamo tutto quello che riusciamo… È il ns. Addio alla gastronomia egiziana. Rientriamo in albergo quasi a mezzanotte. Carlotta in effetti mi chiede: “Perché prenotiamo sempre gli alberghi quando ci dormiamo solo qualche ora??” “Perché qualche ora in un letto è sempre meglio di una panchina di un aeroporto e poi perché le vacanze vanno sfruttate fino all’ultimo minuto. Domani, a casa, possiamo dormire quanto vogliamo!” Alle 2:00, puntuale, c’è il fratello di Taohid che ci aspetta con la macchina per condurci in aeroporto. Rigorosamente posizionato lontano dagli occhi indiscreti del portiere d’albergo, carica i nostri bagagli in macchina e… Arrivederci cairo!



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