17 giorni nella Rep.Dominicana
Volo Air Europa, circa 820 Eu tasse comprese 21/1/07 Malpensa – Madrid / 11.00-13.20 Madrid – Santo Domingo / 15.00-19.35 5/2/07 Santo Domingo – Madrid / 21.55-11.20 (+1) Madrid – Malpensa / 14.20-16.30 Molto probabilmente ho speso di più di un pacchetto last minute, però ci ho soggiornato 17 giorni, ed ho visitato un sacco di posti.
Mare e spiagge ovviamente sono bellissimi, proprio ciò che uno si aspetta da uno scenario tropicale, ma purtroppo c’è poca disponibilità di pensioni decenti, credo per l’orientamento ad accogliere soprattutto turismo da viaggio organizzato. Alberghetti e cabañas sono spesso fatiscenti, sporchi e cari, con un pessimo rapporto qualità/prezzo. Ne ho cambiate parecchi. Abbastanza facile spostarsi, usando i mezzi pubblici, bus e gua-gua (ossia i taxi collettivi locali, in genere minivan) che però non raggiungono tutte le destinazioni che possano interessare ad un turista. Ci sono però molti mototaxi, in genere proprietà di normali cittadini, privi di qualsivoglia licenza, che ti danno un passaggio in cambio di soldi.
Nota dolente, e non di poco conto: molto turismo sessuale, anche da parte femminile. Aspetto da me sottovalutato, e che invece ha pesato parecchio. Viaggiavo da sola, e non avevo la minima idea, prima di partire, di quello che avrei incontrato. Quello che mi ha dato maggiormente fastidio è che nessuno qui riesce a capire il significato della parola “no”. Sembra impossibile che una donna europea decida per questa destinazione semplicemente perché ha voglia di rilassarsi al caldo, sfuggendo alla morsa di gelo che al momento sta attanagliando il suo paese di origine. Pur mantenendo un comportamento schivo, anzi asociale, spesso sono stata tampinata non solo da uomini del posto, ma anche da turisti (cosa che in Asia in genere non mi capita). Addirittura, avvicinata da ragazze che si sono offerte di presentarmi i loro fratelli, cugini, amici, conoscenti, padri, zii, nonni, e chi più ne ha più ne metta.
Veramente, due palle così..
21 – 22 gennaio BOCACHICA Atterro all’aeroporto internazionale di Santo Domingo Costo della tarjeta turistica, che si può fare in loco, 10 USD Taxi per Bocachica, il posto di mare più vicino dove passare la notte, visto l’arrivo in tarda ora: 20 USD, nessuna possibilità di negoziazione.
Pernottamento alla guesthouse “La terrazza del pilar”, trovata per caso, 660 DOP, che si trova in fronte a “Marianna”.
Prezzi indicativi: 1000 DOP per una sim della Orange, per parlare in Italia.
270 DOP per pasto leggero a base di omelette e macedonia 45 DOP un litro d’acqua 45 DOP per una mezz’ora di internet 453 DOP per un pasto a base di pesce, contorno di riso, e mezzo litro di acqua Città dove ho notato molto turismo sessuale. Veramente un sacco di coppie improbabili in giro. L’acqua del mare è limpida, ma in lontananza si scorgono fabbriche e ciminiere. La spiaggia in alcuni punti è ampia. Nota positiva, è frequentata anche da famiglie e persone “normali” del posto. L’unico luogo, oltre ai bus, dove è stato possibile scambiare qualche parola con dominicani non intenzionati a vendere favori sessuali o servizi turistici.
23-24-25-26 gennaio BAYAHIBE Con 80 DOP in gua-gua raggiungo La Romana, cambiando a San Pedro. Da qui, in un altro affollatissimo minivan collettivo, 40 DOP, arrivo a Bayahibe pueblo. Mi fermo alle Cabañas Maura, 400 DOP, orribili e sporchissime (le lenzuola non sono state cambiate, sollevando il lenzuolo per mettermi a letto, ci trovo un sacco di briciole).
Un dominicano svalvolato mi propone il giorno dopo le Cabañas en Piedra 600 DOP. Bungalow molto grandi, pieni di polvere, rumorosissimi perché situati accanto a case di gente del posto che festeggia tutta notte. Crepi l’avarizia, mi sposto allora agli Aparthotels Villa Baya, gestiti da un italiano, 35 USD. Veramente carini, sono appartamenti con annessa cucina, alcuni piccoli, altri grandi, posizionati in una graziosa palazzina in zona tranquilla.
Villa Baya Aparta-hotel, calle Tamarindo, Bayahibe Tel. E fax 809-833-0048 A Bayahibe ci sono moltissimi italiani, alcuni pensionati (una parte di essi conviventi con ragazzine minorenni a cui sfamano tutta la famiglia), altri che investono in varie attività e ci trascorrono diversi mesi all’anno, altri che hanno comprato una casa e ci vengono in vacanza. Conosco un sacco di gente. I pasti in genere li consumo nei comedores. Segnalo il Comedor Pica Pollo El Frida (in media 200 DOP), e soprattutto il Cristiania, vicino alla chiesa (170 DOP per una cena a base di pescado al ajillo).
L’escursione all’isola di Saona, che presso un diving center in paese costerebbe sui 60 Euro, attraverso invece gli amici italiani residenti ed alcuni loro conoscenti pescatori la pago invece sui 700 DOP. Il pranzo non è incluso per cui ognuno si arrangia.
La gita è stupenda. La barca sosta dapprima alle piscine naturali; mentre la maggior parte dei suoi occupanti sguazza in zona per vedere sott’acqua, io a nuoto raggiungo la spiaggia completamente deserta, giusto il tempo di dare solo un’occhiata, 5 minuti. Al ritorno, nuotare verso la lancia è un po’ più faticoso, per via della corrente.
Si prosegue in seguito verso un bellissimo lido deserto, dalla sabbia bianchissima, bordato di palme, dove alcuni cavalli pascolano indisturbati. Silenzio assoluto. C’è solo una villa, in legno verde azzurro stile caraibico-coloniale, che pare al momento disabitata. E’ un vero paradiso.
Da Bayahibe pueblo, in gua-gua, pagando 20 DOP a tratta, si può raggiungere Playa Dominicus, dove si trovano dei condomini, ed alcuni resort. C’è un pezzettino di spiaggia pubblica molto bella, non molto grande, un mare turchese, ed alcuni negozietti vendono parei e i tipici quadretti dipinti a colori sgargianti. Nella zona dei resorts, sia a destra che a sinistra, la spiaggia è affollata di lettini. Inoltre, a sinistra, l’arenile si fa piuttosto stretto, e verso l’estremità, deserto e pieno di rocce. A destra invece, la spiaggia è più ampia e curata, ma gli altoparlanti diffondono musica assordante, alcuni turisti hanno i tappi antinfortunistici nelle orecchie per non subirla. Non farei tutti questi kilometri, e non spenderei le cifre che vedo sui depliant dei tour operators, per trascorrere una settimana in un posto del genere, ma questo è solo il mio umile e personale parere. Un signore italiano di circa una sessantina di anni con cui mi fermo a scambiare qualche convenevole, si dimostra molto critico verso i costumi libertini della dominicane, ragion per cui tenta di rimorchiare me!! Poiché ci incontriamo nel giorno in cui mi sono trasferita alle Cabañas en Piedra, e me ne sto lamentando, costui mi offre di dividere la sua camera di albergo. Non ci posso credere!!! E’ vero che non ho molti soldi da spendere, ma un po’ di dignità mi è rimasta, e che cavolo!! Pur di togliermelo dai piedi, mi rituffo nella folla del Viva Dominicus, slalomizzando fra i lettini.
Un punto di ritrovo molto famoso a Bayahibe pueblo è la locale discoteca che al venerdì (giorno in cui mi ci materializzo, ma forse è così tutti i giorni della settimana), è molto affollata, sia di turisti che di nativi. Il signore che ha cercato di rimorchiarmi il giorno prima evidentemente predica bene e razzola male, perché si presenta con una baldracca locale. Scorgo comunque anche donne italiane, addirittura mamma e figlia, abbarbicate come l’edera a bei ragazzotti mulatti. Ballo alcune bachate con qualche altro straniero, il merengue già mi risulta complicato, i dominicani ti invitano ma si avvinghiano e si contorcono come anguille, sinceramente mi sento un po’ a disagio, tanto più che il movimento delle mie anche non è che assomigli proprio a Shakira… Poi per fortuna mettono anche musica dance.
27-28-29-30-31 gennaio – BAVARO Compro delle empanadas, 70 DOP. Insieme ad Andrea, un ragazzo di Trieste, parto per Bavaro. Una gua-gua ci porta per 20 DOP sino all’incrocio con lo stradone principale, da lì raggiungiamo Higuey (50 DOP) e poi, in bus, Bavaro (60 DOP). Andrea ha un aggancio, una conoscente, madre di un suo amico, che ha aperto un paio di negozi e vive qua. La signora, di cui non ricordo il nome, ha sposato in seconde nozze un uomo di origine haitiana. Molti haitiani vivono e lavorano nella Repubblica Dominicana, in genere sbrigano i lavoro più pesanti. La loro cultura è completamente diversa, così come la lingua che parlano, detestano merengue e reggaeton, hanno la pelle scurissima, e molti di essi pettinature rasta.
Gli alberghi della zona di Bavaro denominata El Cortecito, ossia la parte vicino alla spiaggia sono parecchio cari. L’amica di Andrea ci consiglia quindi di pernottare a Bavaro Pueblo, raccomandandoci un hotel e facendoci accompagnare in moto dal marito. Sa che siamo in bolletta e ci promette poca spesa ma, appena ci lascia davanti al posto in oggetto, letto il nome dell’hotel, e data una sbirciatina, provo un moto di repulsione e un desiderio impellente di andarmene. Purtroppo, per non sembrare scortese nei confronti del marito della signora, e una cacasotto in generale, faccio buon viso a cattivo gioco. Il nome dice tutto “La Pasion” (650 DOP). Già, si tratta di un motel a ore, un bordello, in poche parole.. Il quale però, come succede anche in altre parti del mondo, viene usato come hotel dagli squattrinati (al punto che anche la Lonely Planet a volte li nomina), ed inoltre come pensione per lunghi soggiorni da studenti del posto o lavoratori in trasferta.
Il cortile attorno è un piazzale squallido, non c’è acqua calda, e il cipollotto della doccia è sparito, per girare bene il mozzicone d’acciaio che spunta dalla tubatura servirebbe una tenaglia. Mi lavo quindi con un filo d’acqua, borbottando.
Per di più, alla sera, e sino al mattino, il bar del complesso pompa musica a tutto volume. Resisto due sole notti, e poi me ne vado. Lo stesso fa Andrea, pure lui insonne.
I bus pubblici fanno la spola fra Bavaro Pueblo ed El Cortecito (20 DOP), qui ci sono come già detto alberghi, ristoranti, negozietti di souvenirs. La spiaggia è piuttosto piccola, piena di palme, ed essendo esposta a est, praticamente al pomeriggio tutta all’ombra.
Camminando verso destra, scavalcando assembramenti laocoontici di lettini di alcuni alberghi di lusso, dopo un pò si raggiunge una zona dove ci sono dei condomini (Los Corales), con un litorale immenso, e qualche baretto, ad esempio l’Hurican Cafè, dove un panino tonno e pomodoro costa 150 DOP.. Mi pare persino di riconoscere l’ex presidente del Perugia calcio, che avevo visto qualche giorno prima intervistato alle Iene.
Questo posto è proprio stupendo, anche se, a causa di un po’ di vento, non è proprio facile nuotare nello stupendo mare turchese, per via delle onde e anche perché diventa subito profondo. Infatti, pochissimi fanno il bagno. Ci sono anche dei kite surfers.
A parte questa deliziosa spiaggia, l’amica di Andrea mi raccomanda Cabeza de Toro, raggiungibile attraverso una coincidenza di gua-guas (40 DOP in tutto), la seconda delle quali è da attendersi in mezzo ad una strada, ad un incrocio, (credo che il nome sia “Cruzero del Cocoloco) con un’angoscia incredibile, della serie “ma resto qua sino a domani?” Infine la seconda gua-gua passa e vengo lasciata a destinazione, non proprio in centro paese ma costeggiando dei cantieri alla fine dopo qualche peripezia riesco ad arrivarci.
Diciamo che all’inizio provo un attimo di delusione. La spiaggia è stretta; il terreno circostante, formato da sabbia mista ad erba e detriti naturali vari, nonché un sacco di immondizia è leggermente sopraelevato, bisogna saltare un gradone di circa un metro, o cercare punti dove il dislivello è più basso. Nella direzione opposta c’è un po’ meno di sporcizia, e parecchie palme. Mi sistemo come posso, ma rimpiango Los Corales. E’ probabile che magari nei paraggi esistano delle incantevoli baie, ma attorno a me non c’è essere umano a cui domandare informazioni.
Trasferitami dal motel “La Pasion”, provo i seguenti altri alberghi. L’hotel Anacama (800 DOP), sulla Avenida España, (la strada principale) un incubo, pure questo, nonostante non sia un bordello, e finalmente l’Hotel Flamboyan (1160 DOP) e qui si inizia a ragionare, sembra un 4 stelle. Hotel Plaza “Flamboyan”, vicino a Plaza Bavaro, di fronte all’hotel Bavaro Princess ed al Casinò.
Tel. 809-552-0372 / 809-552-0390 Andrea invece si trasferisce al “Cortecito Inn”, dove paga 55 USD, ma ne vale la pena. Il complesso infatti ha un bel giardino, ed è vicino alla spiaggia, anche se non ci si affaccia (basta però attraversare la strada).
Ristoranti provati: Nella zona di Bavaro Pueblo, vicino all’Hotel Anacama, una specie di KFC, qui chiamato “Solo Pollo”, per fortuna hanno anche i quarti arrosto (180 DOP), oltre alle solite crocchette fritte spacca fegato. Accanto alla Pasion c’era un grosso ristorante all’aperto, proprio sulla rotatoria da cui si diparte anche la Avenida España, dal servizio lentissimo, frequentato solo da dominicani, con prezzi ragionevoli, e cucina tipica. Mi consigliano una zuppa a base di fagioli e cotenne di maiale (120 DOP).
Accanto all’Hotel Flamboyan un piccolo comedor che provo una sera con Andrea, si mangia (bene) quello che si trova, e si spende poco, sui 200 DOP.
A El Cortecito la musica cambia. Un pesce alla griglia tipo orata mi costa 350 DOP + tasse. Andrea, nonostante i miei ammonimenti, si becca la fregatura della vacanza, un’aragosta che paga ben 100 USD! (ancora adesso lo canzono – siamo rimasti in contatto) 1 febbraio – EL CEDRO – PLAYA LIMON Con Andrea si decide di sostare da queste parti, sulla strada verso Samanà, perché la Lonely Planet sostiene che qui c’è una delle più belle spiagge del paese.
Bus da Bavaro a Higuey (60 DOP), ed altri 60 per una affollatissima gua-gua sino a El Cedro, che sono quattro case messe in croce. Da lì, recita la guida, una strada sterrata conduce alla nostra meta, dopo qualche kilometro. Accettiamo quindi di buon grado il passaggio che ci viene offerto da un pick up. Meno male che c’è Andrea. Se fossi stata sola non mi sarei fidata ad accettare il passaggio, e mi sarebbe toccato scarpinare sotto il sole, che non è caldissimo, ma certo sarebbe stata comunque una bella sudata! Veniamo portati al Rancho la Cueva, un hotel in mezzo ad un palmeto, non direttamente sul mare, che non riusciamo neppure ad intravedere. Attorno a noi ci sono solo equini di vario tipo, una natura lussureggiante, e tanto silenzio. L’albergo, gestito da uno svizzero, (e direi che non potrebbe essere altrimenti, vista la pulizia e l’ordine circostanti), è meta di escursionisti che si fermano per il pranzo, e poi proseguono a cavallo verso la spiaggia e la laguna, ma durante la nostra breve permanenza, non vedremo altri ospiti. La mia stanza è situata all’ultimo piano, è semplice ma molto carina e pulita, con una bella vista. Costa 40 dollari, inclusa la cena.
http://www.Rancholacueva.Com/ Appena sistemate le mie cose, subito scendo al piano di sotto, dove si trova Andrea, e lo chiamo per andare a vedere la spiaggia. Chiediamo indicazioni al proprietario, che ci fornisce informazioni piuttosto confuse, della serie, seguite il sentiero, non potete sbagliare. Sì … ma… io non sono mai stata qui prima, non capisco bene dove sia, questo sentiero, e se poi si dirama? E se mi perdo? Lui taglia corto “te acompañarà el perro” … ??? … tsk, voglio proprio vedere.. Il perro in questione, una specie di mansueto pittbull rossiccio, dallo sguardo più intelligente e vivo di molti esseri umani, come telecomandato, si mette in marcia, e noi lo seguiamo, ancora dubbiosi. Ed invece… ci porta davvero, e ci tiene a bada per tutto il tempo!! Che amore, si vede che è abituato..
Eccoci quindi alla famosa spiaggia tanto decantata. In effetti, è splendida, ma non è lo splendido che mi aspettavo. La sabbia è dorata, non candida come a Bavaro o Saona. Il mare è increspato dal vento, diventa subito profondo, e le onde sono alte. Non è certo facile nuotare! La baia è enorme, sarà 3 o 4 kilometri, ed è completamente deserta. Uno spettacolo, cominciamo a camminare in una direzione a caso, per pura fortuna quella giusta, che ci porta accanto alla laguna, dalle acque color marrone. Qualche chiosco che vende rinfreschi, ma chiuso. Dopo un po’ arriva una comitiva a cavallo, che subito sparisce fra la vegetazione.
Insomma, una favola. Il cane continua a scortarci, ce lo riportiamo dietro anche alla sera, quando torniamo alla spiaggia, per vedere che effetto che fa illuminata dalla luna piena. Un incanto. Una magia.
Peccato che ci possiamo restare solo una sera, perché è il classico posto dove ci si può fermare quel tanto che serve per staccare la spina e dimenticare il resto del mondo.
Fra l’altro, in uno dei prossimi spostamenti in gua-gua qualcuno, a proposito del proprietario, ci dirà che nel suo paese ha avuto problemi con la giustizia, addirittura un omicidio, e quindi è condannato a non poter rientrare. Lui, in ogni caso, che questa storia sia vera o no, mi ha confessato che della Svizzera non rimpiange proprio niente.
2 – 3 – 4 febbraio – LAS GALERAS DE SAMANA’ Un motoconcho questa volta ci fa pagare 50 DOP per riportarci a El Cedro. Gua-gua sino a Miches, 60 DOP, altra gua-gua (scassatissima ed affollatissima) da Miches a Sabana de la Mar, dove arriviamo verso le 12 e ci mettiamo alla ricerca di un traghetto (120 DOP) che ci porti sino a Santa Barbara de Samanà. Un taxi condiviso con altri passeggeri, per 100 DOP ci porta sino a Las Galeras. La strada lungo il tragitto è stupenda, la vegetazione rigogliosissima, in effetti su questa penisola il tempo è molto più umido rispetto a Bavaro.
Ci sistemiamo ai Paradiso Bungalows, il mio chalet costa 1000 DOP, è grande e contiene 3 letti, 2 dei quali infestati da formiche.
Prima di stabilirci qua, facciamo un giretto in paese, ci sono altri alberghi e anche belle case in affitto, ma sono rispettivamente più cari rispetto al Paradiso, oppure non si trovano i padroni per sapere i prezzi delle villette.
La colazione la consumeremo sempre da Juan y Lolo, 50 DOP per thè e pane e marmellata a volontà. Volendo, per 90 DOP ti fanno i panini “para llevar”.
La spiaggia pubblica vicino ai Paradiso Bungalows fa schifo. Proseguendo verso destra, con il villaggio alle spalle, si incontra un resort , sul bagnasciuga c’è odore di fogna, e al pomeriggio verso le 17, probabilmente c’è bassa marea, bisogna camminare un po’ per riuscire a nuotare. Molto graziosa è invece una spiaggetta situata qualche baia accanto. La si può raggiungere in barca, perchè non è collegata per via litoranea, o molto più velocemente a piedi tagliando attraverso una via che si dirama trasversalmente dal paese, nella zona di Juan y Lolo. Tale spiaggetta, chiamata appunto “Playita”, è deliziosa, anche se piccola, frequentata anche questa da gente del posto e pochi turisti, e situata in uno scenario naturale incantevole. Alla sera, avventura danzereccia in una discoteca locale all’aperto.
Il ristorante che trovo migliore è “Chez Denise”. Molto più caro, con servizio lento e cibo pessimo “L’aventure”; dopo avermi fatto aspettare 3 ore, mi portano un pesce praticamente crudo.
Il giorno 4, Andrea parte per Cabarete, e mi cede il suo bungalow (610 DOP), più piccolino, e con una bellissima amaca sulla veranda.
Poiché per me è il penultimo giorno di permanenza in terra dominicana, domani devo pensare a spostarmi da Samanà alla capitale Santo Domingo, mi accordo con un mototaxi (200 DOP) e mi faccio portare alla Playa Rincon. La strada per arrivarci è un continuo sali-scendi, in uno scenario naturale veramente fantastico. Altrettanto fantastica è la spiaggia, enorme, e formata da una serie di insenature, alcune esposte al vento, altre meno. Il senso di silenzio, pace, tranquillità è simile a quello che ne avevo ricavato a Playa Limon, ma la differenza è che qui, all’estremità, c’è una piccola baia riparata, con acqua trasparente calmissima, dove è facile nuotare. Qui c’è un po’ di gente, ma niente di fastidioso.
Nel pomeriggio, opto per il ritorno in lancia. Il timoniere mi applica la tariffa cosiddetta “a buoncuore”. Poiché sta trasportando un piccolo gruppo di un viaggio organizzato, imbarca pure me, con lo sconto (credo di avergli dato 100 DOP) 5 febbraio – SANTO DOMINGO Di buon’ora, una gua-gua mi porta per 60 DOP a Santa Barbara. Da qui, vado al terminal dei bus e mi compro un biglietto della compagnia Caribe Tours per 250 DOP. Nell’attesa, faccio scorta di empanadas alla caffetteria del terminal.
Arrivo nella capitale nel primo pomeriggio; dopo aver cercato di tirare la cinghia il più possibile, mi concedo una piccola sbracatura, e mi prenoto, per l’intero pomeriggio, un taxi, affinché mi porti in giro per la città, ed infine in aeroporto, al costo di 1100 DOP: Visito quindi la parte vecchia, passeggio un po’ per le vie, mi fermo alla casa di Diego Colon, figlio di Cristoforo, faccio acquisti al mercato coperto Model, dove c’è veramente tantissima roba. Inutile comprare rum, perché poi viene sequestrato in aeroporto.
Diciamo che c’è qualche edificio in stile coloniale carino, ma niente di che, se uno ha visto città dello stesso genere in Messico, come Puebla, Taxco o Merida, ad esempio… Il mio volo per Madrid parte puntale alle 21.55.
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