17 giorni across California, Nevada e Arizona

Siamo partiti in 2 (io e Maurizio)..il 5 settembre del 2005. Destinazione Los Angeles. Volo stupendo Air France, partenza da Bologna, scalo a Parigi ed imbarco su un mastodontico Boeing 772, uno dei più grandi della Boeing. Prezzo a dir poco basso, solo 790 Euri, compreso tasse, in un periodo di quasi alta stagione; volo impeccabile (quasi 14...
Scritto da: Matteo 48
17 giorni across california, nevada e arizona
Partenza il: 05/09/2005
Ritorno il: 22/09/2005
Viaggiatori: in coppia
Spesa: 2000 €
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Siamo partiti in 2 (io e Maurizio)..Il 5 settembre del 2005. Destinazione Los Angeles. Volo stupendo Air France, partenza da Bologna, scalo a Parigi ed imbarco su un mastodontico Boeing 772, uno dei più grandi della Boeing. Prezzo a dir poco basso, solo 790 Euri, compreso tasse, in un periodo di quasi alta stagione; volo impeccabile (quasi 14 ore); buffet permanente in fondo all’aereo, aperitivo con champagne, scelta menù fra carne e pesce…Che dire..Molto piacevole. Atterraggio nel primo pomeriggio a LAX. Stanchi, sbrighiamo le formalità di entrata e fuori dall’airport prediamo il pulmino della Dollar che ci ha porta al sito dove ritiriamo l’autovettura prenotata via internet dall’Italia (circa 800 euri x 17 days comprese assicurazione tipo kasko). Qua prima sorpresa: sul sito della Dollar avevo prenotato una Jeep Gran Cherooke o similar..Me ne danno una ancora migliore! Una Chrysler Pecifica (http://www.Chrysler.Com/pacifica/index.Html) (in Italia non esiste)..Che è un Suv spaziale con tutti i confort..Pensiamo, qua ci scappa anche la nottata in macchina, viste le dimensioni. Preso confidenza con il cambio automatico e consultata la cartina alla meno peggio..Partiamo, destinazione: Santa Monica, che è vicino all’Airport, ma essendo questo sterminato, bisogna perdere una mezz’oretta solo x uscirci ed imboccare la strada giusta. Comunque, ebri di calpestare il terreno a stelle strisce ed emozionati per la vacanza appena iniziata, arriviamo in questa piacevole cittadina senza grossi problemi. Le prime due notti dormiamo presso il Santa Monica International Hostel (Down Town)..Della catena Hostelling International (http://www.Hiusa.Org/) prenotato dall’Italia..Sempre via internet. Ci siamo trovati molto bene..Era la prima volta per entrambi che dormivamo in un ostello..Ma un po’ x risparmiare e un po’x stare o contatto di altri giovani abbiamo optato x questa scelta e alla fine non ce ne siamo pentiti. Infatti abbiamo utilizzato l’hostello anche a San Francisco, San Diego e addirittura nel parco dello Yosemite e a Las Vegas!!.Ma andiamo con calma. A Santa Monica parcheggiamo l’auto in garage privato..Quasi quasi era meglio rischiare una multa, visto che la mattina dopo al ritiro il tipo ci scuce 24 Dollari x una notte!..Vabbè che era su Market Street (una delle via principali) e vabbè che avevamo scritto in faccia che eravamo appena sbarcati e non ci capivamo ancora niente…Comunque.. Prediamo possesso del nostro letto, in una stanza in comune dell’hostello dove dormiamo in 8. Bagni puliti. Colazione americana con pochi dollari dentro l’ostello. Ragazzi/e un po’ da tutto il mondo. Zona centrale fra il mare e la via principale del passeggio serale.

La stanchezza si fa sentire, quindi dopo una doccia, consumiamo una cena a base di carne in un locale carino del centro e poi a dormire. 6 Settembre (Los Angeles e Venice Beach). Ci alziamo molto presto per via del fuso orario.. Intorno alle sette e dopo una bella colazione americana, presa la nostra macchina al parcheggio very expensive di S. Monica ci dirigiamo verso Los Angeles, visitiamo Beverly Hills e facciamo qualche fotografie sotto la collina con la scritta Holliwood. Beverly Hills è semplicemente una collina con le più sfarzose ville d’america, tutte rigorosamente impenetrabili, che domina Los Angeles; passato in auto x Rodeo Drive e fatto un giro a piedi x Holliwood Boulevard, pranzato nell’immancabile fast food messicano, ci stanchiamo presto, anche perché sostanzialmente non c’è niente di eclatante da vedere in quella zona che non sia “altamente” commerciale. Decidiamo quindi di passare un bel pomeriggio in spiaggia, nella famosa Venice Beach..Carina,con un bel green con palme curato a ridosso della spiaggia e tanti negozietti, sempre lì sulla spiaggia. Il mare è inevitabilmente alto e freddo, essendo oceano e per fare il bagno è consigliabile una muta (o mezza) a meno chè non si è dotati di una buona dose di coraggio. Dopo un intero pomeriggio a prendere il sole, torniamo in ostello e indossati scarpe da tennis e pantaloncini facciamo jogging sul lungomare e sulla stessa spiaggia, che è attraversata da una pista x jogging appunto e biciclette. Questa pista è veramente affollatissima a quell’ora del giorno.. Sembra proprio un “must” andare a correre sulla spiaggia..Magari facendosi anche un po’ vedere con il fisicaccio e l’occhiale sportivo; comunque è stato veramente emozionante godersi il tramonto sulla spiaggia di Santa Monica.. Con i ragazzi che arrivavano con la tavola sotto braccio per stupirci cavalcando le ultime onde della giornata prima che faccia buio. Quindi, dopo la doccia in ostello, una bella cenetta in un ristorante argentino ) della 3° Street Promenade (la via del passeggio serale) ed una passeggiata, decidiamo di andare in discoteca..Ma rimaniamo molto delusi poiché l’unica aperta (cosi ci dice il tipo dell’ostello), risulta squallida, con la musica brutta e dentro poca gente..E noi siamo gli unici bianchi. Risultato: a mezzanotte andiamo a nanna.. Comunque soddisfatti per la bella ed intensa giornata.

Il 7 Settembre (Sequoia) ci svegliamo molto presto e dopo un abbondante colazione in Ostello, ritirata l’auto da un parcheggio meno costoso del precedente, facciamo rotta verso nord-est, direzione: “Sequoia Natural Park” (http://www.Nps.Gov/seki/),distante circa 250 km da Los Angeles. E lì incominciamo ad assaporare le strade desertiche e dritte della California e i paesaggi che molte volte avevamo visto nei film con i cactus e la sabbia rossa, il profilo intagliato dal vento delle brulle montagne, il cielo azzurro che impatta con le rosse montagne. Ci fermiamo a pranzare a Visalia, un piccolo paese con le casette tipiche americane e il giardino ordinato. Dopo di che perdiamo un po’ di tempo nel primo shopping in un immenso out-let o mall o centro commerciale che dir si voglia. Il caldo di metà giornata si fa sentire, la nostra auto segna 35° gradi all’ombra. Ma entrati nel Parco naturale e saliti di quota 2000 metri la temperatura si abbassa improvvisamente fino a 12 °!! Incredibile, dall’afa al freddo delle montagne californiane nel giro di un paio d’ore. Il parco si gira tranquillamente in auto, c’è una strada che lo taglia praticamente a metà. L’attrazione del parco sono ovviamente le sequoia giganti, le più grandi del mondo. Sono veramente impressionati, se non le vedi non ci credi. La più ammirata è alta 83 metri, ha un diametro di 11 e una circonferenza di 31!! (anche se non è la + alta della California, la guida dice che nel nord ce ne sono di più alte) e allora realizzi che in america tutto è grande.. Le strade (fino a 8 corsie a L.A.), le macchine, i centri commerciali, i palazzi e a volte anche gli alberi! Scendiamo a piedi a fare un giro della zona centrale e a vedere il “general sherman tree” recintato accuratamente. Nel 1978, quando si spezzò un ramo, ci fù lutto nazionale. Alle 20 usciamo dal parco, dalla parte opposta da quella dove siamo entrati. Troviamo un motel a Friso..Squallido, ma è tardi, abbiamo fame e siamo stanchi ed inoltre è economico. Mangiamo una pizza presa in una pizzeria d’asporto e collassiamo sui 2 letti king-size del nostro motel. 8 settembre. (Yosemite). Sveglia all’alba californiana (6:30) e in sella alla nostra fida auto ci dirigiamo verso il parco dello Yosemite (www.Nps.Gov/yose), il secondo più grande degli states, situato al centro della Sierra Nevada, con montagne che arrivano fino a 3960 metri. Vi arriviamo dopo un paio di ore, dopo esserci fermati per una bella colazione in una delle tante catene di breakfast presenti. Paghiamo 20 USD nelle mani del Ranger all’entrata per un biglietto che vale 7 giorni ma che noi sfruttiamo solo x quella giornata. Ci dirigiamo al centro del parco che si trova la bella vallata. Qui si trova il Visitor’s center, dove danno tutte le informazioni, nonchè uffici postali, ristoranti, negozi di souvenir e campgrounds, cioè i campeggi. Poiché è nostra intenzione dormire in un campeggio, dentro l’auto con i sacchi a pelo.. Catapultando i sedili della nostra Suv che si presta alla grande a questa ipotesi, andiamo al centro di prenotazioni del posto per fermare una pizzaiola dove sistemarci ma già dalla mattina è tutto esaurito per quella notte, quindi a malincuore dobbiamo abbandonare questa idea (abbiamo paura che i rangers non sarebbero d’accordo a vederci dormire in auto fuori dalle piazzole non autorizzate). Iniziamo quindi a visitare il parco, le Nevada Falls, fra le più grandi cascate di tutti gli Usa.. Ma che sfortunatamente,essendo estate avanzata, non hanno più acqua e poi Glacier point..Che domina tutta la vallata con vista sull’Half Dome ed El Captain, massicci granitici che svettano fra le foreste di conifere. Vediamo anche un cervo dalle corna enormi che passeggia indisturbato nei prati che costeggiano le strade del parco incurante dei numerosi turisti. Dopo aver passato tutta le giornata a zonzo per il parco, nel tardo pomeriggio usciamo dal parco verso a ovest (eravamo entrati a sud), direzione Mariposa e ci fermiamo a Midpines in un carinissimo e accogliente hostello, il Yosemite Bug Hostel (www.Yosemitebug.Com), un ostello isolato, a destra della strada che porta a Mariposa, immerso in una pineta e costituito da diversi bungalow da 6 letti ognuno (ma ci sono anche delle doppie) e da alcune costruzioni comuni. L’hostello è gestito da simpatici ragazzi, che preparano gustose cene e colazioni (ma ci sono anche cucine se volete),con piatti tipici americani a prezzi molto ragionevoli. E’ veramente tranquillo, se ci fosse la piscina sarebbe perfetto, mah non si può veramente chiedere tutto. Sistemiamo i bagagli, facciamo la doccia nel bagno dentro in bungalow e po’di chiacchere con un ragazzo belga che dorme con noi. Andiamo quindi a cenare. Spediamo un po’ di e-mail dall’internet point dell’hostello e quindi andiamo in branda distrutti come al solito; nel mentre arriva un ragazzo giapponese con la zaino in spalla che prende possesso di uno dei letti del nostro bungalow. Ci addormentiamo presto, ricordandoci l’un l’altro di essere dentro un bungalow di legno di una foresta sperduta fra le montagne rocciose, dove il rumore più forte è il canto degli uccelli sugli alberi di montagna.

9 settembre. (Arrivo a San Francisco). Ci svegliamo ovviamente presto, colazione tipica americana servita dagli intraprendenti ragazzi dell’ostello. Partenza per San Francisco, distante circa 250 km. Considerazione: dopo 5 giorni abbiamo somatizzato il fatto che con l’inglese non ci siamo proprio, i miei 3 (sic!!) anni di corsi all’Anglo-American School di Bologna non sono serviti granchè, o meglio, mi riesco a far capire subito, ma è quando sei tu che devi capire iniziano i problemi, x via anche dei molti slang, intercalare, modi di dire che loro usano che ci scombussolano un po’ tutto.. Comunque.. Alla fine ne usciremo vivi e questo è la cosa più importante. Fin’ora il bel tempo e il caldo di una normale estate Italiana ci hanno sempre accompagnati, ma sarà clamoroso renderci conto che improvvisamente la temperatura cambierà di colpo ad una cinquantina di km da San Francisco dove assaporeremo climi quasi invernali, quasi come questa città sia a parte all’interno della California sovrastata da una kappa di nuvole permanente. Raggiungiamo il Downtown e incominciamo a cercare un hostello per la nostra permanenza che sarà di due notti, da venerdì a domenica. Quello battezzato tramite le guide è tutto occupato, per cui ripieghiamo sull’San Francisco City Center della catena Hostelling International, la stessa dei precedenti. La scelta è azzeccata, perché l’ostello e praticamente nuovo, in centro; l’unico neo è che la via dove è posizionato e squallida e piena di persone poco raccomandabili ai bordi dei marciapiedi ed, inoltre, la seconda notte dovremo dormire in due camerate separate. Poco male, ci diciamo. Scarichiamo i bagagli, facciamo il check in, troviamo un parking x la nostra auto dove la lasceremo per tutti i due giorni e ci dirigiamo subito alla scoperta di quella che molti giudicano la più bella città degli Stati Uniti e anche la più “europea”. In verità facciamo solo un giretto per le vie del centro, poi stanchi torniamo in ostello per una doccia e riusciamo per la cena che consumiamo in uno dei tanti ristoranti italiani (siciliano) della Little Italy. Quindi ritorniamo in ostello, facciamo conoscenza con la coppia di irlandesi che dorme con noi, leggiamo un po’ le guide nei comodi divani della hall dell’albergo e sfiniti come al solito ci catapultiamo a dormire.

10 Settembre (San Francisco).Sveglia alle 7:30. Fuori con grande nostro piacere scopriamo il sole ma quando usciamo dobbiamo comunque indossare una felpa a maniche lunghe. Facciamo una colazione europea (Cappuccino e brioche) in bar sotto un grattacielo del Finacial district del quale quasi non si vede la cima dopo di chè andiamo a zonzo fra Down Town,Union Square, Chiantown.. Ammiriamo Lombard street immortalata in tanti film..Con le vie tortuose e le fioriere e alla fine finiamo in Fisherman’s Warf.,dove per qualche decina di dollari ci imbarchiamo per un giro turistico nella baia di San Francisco. Dalla barca uscendo dal porticciolo si possono notare decine e decine di foche che prendono un po’ di sole nelle chiatte appositamente posizionate per loro nel porto, da dove sembrano guardarti e salutarti con strani suoni. I flash dei fotografi si sprecano. La nostra barca si dirige subito verso il Golden Bridge. Ci passiamo sotto, è un emozione incredibile.. Mille volte l’ho visto in tv questo “mostro” rosso ed ora sono lì sotto. L’autoparlante scandisce la storia del ponte ma solo in inglese. Comprediamo poco. Dopodichè la barca torna indietro e costeggiamo l’isola di Alcatraz. Il vento soffia gelido, il mio pile mi copre il giusto, anche se il sole sopra di noi resiste alle nuvole in agguato. I ricordi tornano a Clint Eastwood e a tanti altri film. Scendiamo e finiamo il pomeriggio fra lo shopping e il riposo sulle panchine di Union Square ad ascoltare qualche musicista di strada. Rientramo in ostello, doccia e riusciamo per la cena. Consigliati da una delle nostre infallibili guide (Lonely Planet e Routard) battezziamo un posto, Il Tommi’s Joynt Restaurant (http://www.Tommysjoynt.Com/), poco lontano dal nostro hostello, tipico americano, dove con pochi dollari mangiamo carne di Buffalo (sic!!) e altre prelibatezze del luogo. La gente del locale, intorno a noi, fa un chiasso incredibile per una partita di Football Americano che danno in Tv. Rientriamo in hostello e dopo un paio di letture nei divani andiamo in stanza. Io faccio conoscenza con i miei compagni, 2 giapponesi..Immancabili, uno slovacco ed una ragazza irlandese. Appena apro la porta mi accolgono con un “Buonasera” (in italiano) prima ancora che aprissi bocca, avevano letto il cartellino sul borsone. Mi rendo conto che noi italiani siamo ben visti all’estero ciò mi rende molto felice, facciamo un po’ di chiacchere. Collasso sul letto. Maurizio è in un altra stanza.

11 Settembre (Ritorno a sud). Colazione e ritiriamo l’auto dal parcheggio, in un oretta usciamo da San Francisco e improvvisamente a qualche decina di km dalla città il cielo si apre sopra di noi, esce un sole caldo, la temperatura si alza all’improvviso di una decina di gradi. Le strade ritornano lunghe, le colline fra l’arancione, il giallo e il rosso. Abbiamo il cruise control in auto che salva le nostre gambe (ci alterniamo alla guida) da cancrena sicura. Facciamo tanti km e ci fermiamo in un mega centro commerciale in mezzo al nulla del deserto per il pranzo. Ne approfittiamo per un altro po’ di shopping e ripartiamo. Non era nostra intenzione arrivare a Las Vegas in giornata, ma alla fine ci rendiamo conto che la cosa è fattibile e allora ci diamo sotto e alle 20 circa, dopo più di 900 (!!) km arriviamo nella città del divertimento che è già buio. Non abbiamo voglia di sbatterci alla ricerca di un hotel, siamo distrutti dal viaggio. Seguiamo la nostra guida e troviamo l’ostello che questa ci segnala, della catena Usa hostels ). C’è posto. Sfiniti scarichiamo i bagagli in stanza (doppia con bagno in camera, pulizia che lascia un po’ a desiderare).C’è un party in piscina..Si..Un hostello con la piscina e l’idromassaggio!! Scendiamo e ai bordi della piscina mangiamo hamburger e beviamo birra che sono gratis per tutti; non male. Gli ospiti sono per lo più comitive di ragazzi americani che chiacchierano in pantaloncini e t-shirt e sgolano birra da delle taniche sopra dei tavolini. Noi usciamo, prendiamo la macchina ed imbocchiamo il poco distante “Strip”; le luci ci abbagliano, notiamo il parco giochi in cima allo Stratosphere hotel a decine di metri dal suolo. Lo strip è un susseguirsi di hotels e Casinò, rimaniamo affascinati. Parcheggiamo al New York New York. È incredibile come il parcheggio è si gratis(prima e unica volta in tutta la nostra permanenza)..Ma l’unico modo x uscire da questo è prendere l’ascensore e questo ha si 30 pulsanti, ma ne funziona solo uno, quello che ti porta al casinò e per uscire devi attraversarlo tutto, fra roulette e slot machine, e alla fine che fai? non giochi 10 dollari ?..Parcheggio pagato.. Sti americani; facciamo un giro per lo Strip, tutto è incredibilmente grande, luminoso, vediamo i giochi d’acqua al Caesar Palace che si muovono al ritmo della musica, l’hotel di Ocean eleven, passiamo il Venetian, il Paris Paris, il Montecarlo e tanti altri, siamo inebriati. Trascorriamo un paio di ore e poi, vinti dalla stanchezza rientriamo in Hostello; il party è finito; sprofondiamo nei lettoni King Size.

12 Settembre (Las Vegas). Ci alziamo con calma (intorno alle 9) per la prima volta e decidiamo di goderci un po’ Las Vegas. Colazione imperiale al buffet del Golden Nugget hotel and Casinò (http://www.Goldennugget.Com/) e giro per lo Strip. Il caldo è quasi afoso ma è normale pensiamo, siamo in mezzo al deserto del Nevada. Compriamo qualcosina e perdiamo qualche dollaro alle slot machine. Decidiamo di cambiare albergo perché pensiamo…Proviamo a goderci uno degli hotel di lusso, è lunedì e i prezzi dovrebbero essere buoni (salgono nei week end quando arrivano da tutti gli states); ma non è così quello migliore è il Montecarlo che vuole comunque 99 USD + tax. Rinunciamo. Siamo sfortunati. Troviamo comunque alloggio all’Howard Johnson ) ,è di una catena Usa (una delle tante), ha la piscina ed è sullo strip, un po’ defilato, ma piacevole; prezzo 49 USD + tax. Passiamo il pomeriggio in piscina fino alle 19, quindi doccia e cena al buffet del Montecarlo hotel, intorno ai 18 USD, veramente succulento, c’è di tutto e di più.. Puoi mangiare tutto quello che vuoi. Serata nei casino, andiamo alla ricerca di uno che non abbia puntate esorbitanti alle roulette..Nei casino dei grandi alberghi le puntate minime sono o 10 se non addirittura 20 USD, ne troviamo uno da 1 o 2 USD a puntata, così duriamo di più. Usciamo dopo due ore, io con un attivo di 45 USD e Maurizio sotto di 25 e ci siamo passati la serata. Andiamo in branda intorno a midnight. 13 Settembre (Grand Canyon).Ci alziamo presto, con la sveglia però; colazione al Golden Nugget, dove il parcheggio è gratis se consumi al buffet; alla mattina il casinò (che devi immancabilmente attraversarlo per andare al buffet) è già pieno, alcuni (molte donne) hanno addirittura una chiave, tipo ricaricabile, che infilano dentro la Slot e vanno avanti su e giù con la manovella per ore. Mangiamo e con la macchina imbocchiamo per il Grand Canyon, passiamo, dopo alcune decine di km da Las Vegas, da una grande diga, Hoover Dam ) la più grande degli Stati uniti, che disseta Las Vegas. Nel grande lago artificiale formato dalla diga, si fa anche turismo, come gite in barca, immersioni e sci d’acqua. Il paesaggio è mozzafiato; la diga, alta 220 metri contrasta nettamente i profili irregolari delle rocce delle montagne circostanti. La strada passa proprio sopra la diga, cioè la diga fà anche da strada ed infatti c’è un posto di blocco della polizia da ambo i lati, in entrata ovviamente per prevenire eventuali attentati terroristici. Stanno costruendo una strada che by-passerà la diga, sventrando una montagna con un tunnel. Dopo la diga proseguiamo veloci ed entriamo nel Nevada, lo stato di Willy il Coyote e dei Cactus. I paesaggi si rivelano subito fra i più belli che fino a quel momento avevamo visto e avremmo veduto. Praterie che si alternano a deserti e a montagne rossastre dai profili intagliati dal vento. Intorno alle 16 entriamo nel Grand Canyon Natural Park (http://www.Nps.Gov/grca/), paghiamo i rangers e ci dirigiamo subito nel punto dove possiamo ammirare il canyon. Il sole sta abbassandosi all’orizzonte e quando ci affacciamo dai balconi panoramici che si affacciano sul Canyon rimaniamo senza parole capaci di descrivere il paesaggio che si apre davanti ai nostri occhi. Ecco pensiamo, questo, da solo vale sicuramente le migliaia di Km fatti, i soldi spesi, le ore di volo, insomma tutto quello necessario per venire negli States. Il Canyon è formato dal fiume Colorado che nel corso dei secoli ha eroso le rocce scavando fino a 1600 metri dal suolo e diversi km in larghezza, nel nostro punto 16 km. Noi siamo nel lato ovest dove il suolo è alto intorno ai 2000 metri, mentre l’altra sponda, a est, è alta 200 metri in più. Il fiume dal punto panoramico non si vede, è troppo incuneato nella roccia. Il sole sta tramontando, la roccia assume colori indescrivibili, che non avevo mai visto, che mutano con i minuti, man mano che il sole scende all’orizzonte; siamo senza fiato. Le fotografie si sprecano. Ma oramai è tardi, sta arrivando il buio e noi non abbiamo ancora un posto dove dormire, usciamo dal parco e subito fuori ci sono una serie di alberghi; facciamo un giro chiedendo i prezzi, che però sono tutti medio-alti non essendoci tanta concorrenza nella zona; andiamo nel più economico, il red feather lodge (http://www.Redfeatherlodge.Com/) dove dormiamo con 99 USD + tax la doppia. Cena in un ottimo ristorante-pizzeria dall’altra parte della strada rispetto all’hotel e a nanna presto..Visto al stanchezza.

14 Settembre (Grand Canyon e ritorno a Las Vegas). Avevamo sognato di fare rafting dentro il Canyon, sul fiume Colorado; andiamo al Visitator Center e alla simpatica ragazza addetta chiediamo se possiamo prenotare,lei dice”sicuro”..Per quando? per oggi pomeriggio..Diciamo…Hahahha..Ci ride in faccia, se volete vi prenoto per il l’estate del 2007; è siì..C’è una lista d’attesa infinita, vengono da tutti gli States per fare questa bella escursione; però lei, molto carinamente, chiama un posto distante 30/40 Km da lì, dove sono pronti per farci fare Rafting x la mattina dopo su un altro bel fiume; rinunciamo, abbiamo altri programmi. Studiamo come alternativa tutti i percorsi di trekking che scendono in fondo al Canyon, devono essere sicuramente molto belli, però ci vogliono diverse ore x scendere giù, per non parlare poi della risalita.. E della fatica che dobbiamo investire; risultato: andiamo in aeroporto a vedere se c’è un aereo che ci possa far vedere il Canyon dall’alto. E così dopo un oretta ci imbarchiamo su un aereoplanino dell Grand Canyon Airlines (http://www.Grandcanyonairlines.Com/) che per un centinaio di USD ci fa svolazzare un’oretta per tutto il Canyon. Il Tour è semplicemente sbalorditivo; riusciamo a vedere finalmente il fiume Colorado che assume a tratti un colore verde intenso e a tratti marrone (erode costantemente le rocce). Sorvoliamo entrambe lo sponde del Canyon, che si trovano ad altezze differenti e ammiriamo il tortuoso percorso creato dal fiume nel corso dei millenni, nonché le numerose colorazioni che assume la roccia circostante che cambiano a secondo del livello altitudine, che contraddistingue differenti periodi della geleologia del fiume. Lo spettacolo è indescrivibile. Seguiamo per un po’ il lungo snodarsi del fiume, mentre da delle cuffiette ascoltiamo in italiano (sti americani pensano proprio a tutto) la storia e le caratteristiche del Canyon. Il volo è molto tranquillo anche se io accuserò un po’ di mal d’aria fors’anche per la colazione abbondante consumata in albergo. Scendiamo soddisfatti dall’escursione. Facciamo un altro giretto per il parco e ripartiamo per Las Vegas. Nel tragitto incrociamo più volte la famosa Route 66, che termina la sua corsa di fronte all’oceano Pacifico di Santa Monica. Arriviamo a Las Vegas nel tardo pomeriggio. Troviamo alloggio all’Americas Best Value Inn (http://www.Abvilasvegas.Com/), in Tropicana Avenue, a 2 passi dallo Strip. Scarichiamo i bagagli nella classica camera con due letti King size e ci fiodiamo in piscina. Dopo un bagno ristoratore ci addormentiamo una mezz’oretta sui lettini; al risveglio ci immergiamo nella piccola piscina idromassaggio accanto a quella grande che avevamo inizialmente snobbato..E avevamo fatto male!!L’acqua è caldissima, un brodino. Ormai è buio e noi rimaniamo a mollo un bel po’, mentre gli aerei passano a fiotte sopra di noi scaricando migliaia di turisti nel vicino aeroporto e gli elicotteri iniziano ad alzarsi per il tours serali sopra la città. Le luci del Mgm Grand e del Mandalay bay, vicini a noi illuminano la zona. Dopo una bella doccia, ceniamo di nuovo al buffet del Montecarlo e terminiamo la serata in giro x i casino.

15 Settembre (Death Valley). Ci alziamo presto, colazione al Golden Nugget e con la mitica Chrysler perdiamo un oretta a capire da che parte dobbiamo uscire dalla città che comunque ha più di un milione di abitanti. Imboccato la strada giusta ci dirigiamo verso la Death valley (http://www.Nps.Gov/deva/) che è un parco nazionale, distante circa 200 Km da Las Vegas. Entriamo ad est, dove aver passato Amargosa Valley, e consumato un veloce pranzo a Beatty, in un posticino messicano (http://www.Ensenadagrill.Com/), immersi in una atmosfera da film Western. Entriamo nel parco, stavolta non ci sono i Rangers quindi non paghiamo. Man mano che entriamo ci abbassiamo di quota, fino ad arrivare a – 85 metri rispetto al livello del mare! Lo spettacolo è lunare. Siamo in una vallata, che assume colori dal biancastro dei sedimenti salini, al nero dei fenomeni vulcanici, al giallo dello zolfo. Le montagne che delimitano la valle hanno forme particolari e talvolta si vedono piccoli Canyon, uno famoso è il Golden Canyon, che vi si insinuano in mezzo. La nostra auto segna + 41 C°, ma uscendo notiamo che l’aria, pur essendo caldissima, si sopporta abbastanza bene per la quasi totale assenza di umidità. Ci fermiamo a Furnace Creek (il nome dice tutto), al centro della valle, al Visitator center, dove facciamo un giro ad ammirare vari plastici della valle e a bere un po’ d’acqua fresca della fontanella. Ci fermiamo a Zabrisky point, del famoso film di Antognoni, che individuiamo a fatica. Si gode una discreta vista. Continuano quindi più avanti, dove ci fermiamo in un altro punto, dove decine di metri sopra do noi, attaccato ad uno sperone di roccia, si intravede un cartello che segna il livello del mare; incredibile, io penso l’abbia attaccato un alpinista. Da quel punto si apre una grande distesa bianca di sedimenti marini, io credo sia il punto immortalato nel film “Vacanze in America” con Jerry Calà e Cristian De Sica che sfidano gli Juventini ad un match di calcio in “terra straniera”. Facciamo alcune foto che risulteranno molto suggestive. Il paesaggio è surreale, si va dai palmeti di Furnace Creek, alle dune di sabbia, ai cactus, ai laghi di sale e alle montagne che fanno da contorno. Usciamo a sud est e riprendiamo la strada per Las Vegas. Ritorniamo all’Americas Best Value Inn, dove ripreso possesso di un’altra camera, ci fondiamo in piscina e soprattutto nell’idromassaggio. Rimaniamo lì un oretta oltre il momento in cui inizia il buio a crogiolarsi ed ad iniziare a fare i primi bilanci del viaggio. Dopo la doccia, ceniamo al Montecarlo, e facciamo le ultime puntatine al Casinò.

16 Settembre (Arrivo a San Diego). La mattina la perdiamo fra la colazione e lo shopping in uno dei due grandi Out let di Las Vegas che stanno agli estremi dello strip. I prezzi qui sono veramente i più bassi finora incontrati e infatti usciamo all’ora di pranzo pieni di sacchetti e con la carta di credito che invoca pietà. Quindi imbocchiamo la strada per San Diego che però da lì dista 500 km, ma siamo rincuorati dal pensiero che sarà l’ultimo grande spostamento perché abbiamo deciso di passare lì i nostri ultimi giorni per goderci un po’di mare e relax. Abbiamo prenotato via internet dall’ostello di San Francisco una doppia al Hostel San Diego Downtown, della catena Hostelling International, sopraccitata, sfruttando un coupon che ci regalava una notte dopo 3 pagate. Arriviamo che è quasi buio e ci accorgiamo che il centro è pieno di auto e di gente per via di una partita di Football che si disputa nello stadio sito proprio in centro. Prendiamo possesso della stanza, parcheggiamo con difficoltà per via della partita, e dopo una doccia usciamo x la cena. L’ostello è in pieno centro ed essendo venerdì troviamo una marea di gente, soprattutto ragazzi, per la strade nei molti localini del Downtown. Molti arrivano con mega limousine, affittate per l’occasione, da dove scendono a fiotti già ubriachi, evitando però di incappare nei severi controlli della Polizia. La città appare molto viva, i ragazzi fanno la fila per entrare in discoteca, documento alla mano(devi essere maggiorenne x bere alcolici, altrimenti non ti fanno entrare). Ad ogni angolo della strada c’è un musicista che allieta tutti. Apprezziamo subito San Diego più di San Francisco. Mangiamo nel quartiere italiano, incominciando ad accusare la mancanza della pasta e dopo un drink in uno dei tanti localini ci ritiriamo vinti dalla stanchezza.

17 Settembre (San Diego–La Jolla) Sveglia alle 9:30. Ci dirigiamo subito verso la spiaggia di la Jolla, forse la più famosa di tutta San Diego, che raggiungiamo a fatica dopo esserci persi un paio di volte. Arrivati, cerchiamo un posto dove fare colazione, ma il vero problema è parcheggiare, poiché, essendo sabato, il posto è molto affollato. Vinti dalla fame optiamo per parcheggiare l’auto in una di quelle zone dove, a lato dei passi carrai, i marciapiedi sono colorati di rosso. Entriamo da Starbucks, presente un po’ ovunque negli states, prendiamo i nostri cappuccini e le nostre Brioche ed usciamo, il tutto in 2 primi e 15 secondi netti, e sulla nostra auto c’è già un bel verbale per divieto di sosta, della solerte Polizia del luogo, che vediamo allontanarsi velocemente su uno di quei macchinini elettrici che usano nei campi da Golf; bene, pensiamo, questa colazione ci costerà intorno ai 40 dollari, non male per iniziare la giornata. A questo punto mangiamo con calma la nostra colazione nei tavolini del bar, mentre un anziano del luogo ci redarguisce per via del parcheggio; lo acquietiamo dicendogli che andiamo via subito. La spiaggia è molto carina, a ridosso di questa c’è il green con le palme, un po’ come a Venice Beach. E’ affollata, essendo sabato, ma è piacevole sdraiarsi a prendere il sole, anche se rispetto ai 35C° del deserto di Las Vegas ci saranno una decina di gradi di meno. Ci mettiamo poco distanti da una classica famiglia americana, padre, madre e due figlie in gita del sabato, che al seguito hanno mezza cucina e 3/4 delle compagne di classe delle figlie. Quando arriviamo il marito è già all’opera con il barbecue. Rinunciamo da subito al bagno visto la temperatura dell’acqua e le grosse onde, gioia dei numerosi surfisti. Passiamo il pomeriggio a prendere il sole, e verso le 18:30, quando ormai sulla spiaggia c’è rimasta poca gente, facciamo una bella corsa in riva al mare per quasi 45 minuti. Quindi, tornati in hostello, dopo la doccia, ci siamo godiamo una bella cenetta in un bel ristorantino del centro; quindi un drink, due passi in centro, affollato di gente e a dormire relativamente presto.

18 Settembre (San Diego –Imperial beach). Decidiamo di andare a sud e ci fermiamo sull’ultima spiaggia prima del Messico che dista circa 20 km dal centro. E’ più tranquilla rispetto a la Jolla, con l’immancabile peer (molo) di legno. Passiamo lì gran parte della giornata, con un intermezzo per un Sandwich intorno alle 2. Verso le 18 torniamo a San Diego e dopo una doccia usciamo per cena. Anche di domenica il centro è pieno di gente, a differenza per esempio di San Francisco, che abbiamo trovato decisamente meno giovanile e vivace.

19 Settembre (San Diego). Oggi purtroppo non è una bella giornata, il cielo è plumbeo, quindi rinunciamo alla spiaggia e ci dedichiamo ad un giro per la città. Ne approfittiamo per lo shopping (tanto x cambiare), per spedire le cartoline e per pagare la multa. La sera ci diamo appuntamento con due amici miei amici italiani di lunga data, Piermarco e Massimo, che sono lì uno per studio e uno per vacanza, con i quali passiamo una bella serata a ballare in un localino del centro, fino all’1:30 di notte quando questo chiude, fors’anche perché è lunedì.

20 Settembre (Los Angeles). La giornata è ancora più brutta di quella precedente, quindi viene accantonata sia l’idea della spiaggia sia quella di visitare il San Diego zoo (aimè). Dopo aver perso un po’ di tempo a zonzo per il centro, facciamo il check-off in ostello e partiamo alla volta di Los Angeles, che dista circa 200 km. Ci fermiamo un paio di volte in qualche mega centro commerciale, anche per perdere un po’ di tempo, tanto non abbiamo niente da fare. In zona Los Angeles il traffico è a dir poco infernale, nonostante le strade arrivino a volte fino a 8 corsie x senso di marcia! Troviamo un posto in uno dei tanti alberghi in zona aeroporto e subito ci buttiamo in piscina (che è riscaldata) per un oretta. Quindi per la serata, optiamo x Santa Monica, che è lì vicino all’aeroporto e ci ha lasciato un ottimo ricordo. Facciamo un giro nella 3° Street, mangiamo un gelato, facciamo una passeggiata, andiamo in spiaggia a salutare l’oceano che rivedremo il giorno dopo solo dal finestrino del nostro aeroplano. Rientriamo in albergo e ci addormentiamo subito.

21 Settembre (Partenza). Sveglia prestissimo, alle 5:15. Consegnamo l’auto alla Dollar, dove passiamo indenni il controllo alla consegna,che temevamo molto per via di un bozzetto nel parafango fatto da Maurizio in un parcheggio di San Diego. Alla fine il contakilometri segna quasi 5000 Km, con una media di 300 al giorno. Il pulmino della Dollar ci porta al gate della Delta dove alle 8:30 prendiamo un volo per Cincinnati (Kentucki). Dopo 3/4 ore di viaggio (dobbiamo attraversare praticamente tutti gli states) atterriamo a Cincinnati. Dal finestrino vediamo un ‘america diversa da quella che avevamo visto nel nostro viaggio; i colori sono diversi, c’è molto più verde qua, le case sono diverse. Capiamo quindi che noi abbiamo visto solo un piccolo spaccato di Usa che un po’ x la storia e un po’ perché di loro sono molto grandi, sono un insieme di culture,tradizioni e nature differenti. Quanti viaggi ci vorrebbero per visitarla un po’ tutta?..Non abbiamo una risposta. Dopo un ora di attesa ci imbarchiamo su un Airbus della AirFrance. Il viaggio è comodo come all’andata.

22 Settembre (Italia). Sbarchiamo a Parigi di mattina presto. Fà ancora buio, non facciamo in tempo a mangiare un croissant fresco perché dobbiamo subito ripartire per Bologna, dove arriviamo prima di mezzogiorno.

Che dire..È stato un viaggio fantastico, che consiglio a tutti, anche se in verità alcune cose ci hanno un po’ deluso, o meglio, forse ce l’aspettavamo differenti, anche perché la nostra immaginazione è stata un po’ “pompata” dai films che abbiamo visto sin da piccoli. Per esempio le “famose” spiagge, che reputo nettamente inferiori alle nostre e alla fine anche lo Yosemite, che è si bello,ma non ha nulla di più rispetto ad una delle tante nostre vallate alpine. Mi ha invece letteralmente impressionato per la bellezza il Grand Canyon, che credo non abbia pari nel mondo. Nel complesso rifarei tutto quello che ho fatto perché questo viaggio mi a lasciato emozioni che non cancellerò mai. Spero che questo racconto possa servire a qualcuno x il suo viaggio e trasmettere anche solo un minima parte delle emozioni che abbiamo vissuto noi. Buon viaggio.

Matteo (quello che scrive) e Maurizio (che avendo tenuto un diario giornaliero ha reso possibile questo racconto)



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