100% sars free

Siamo un gruppo di quattro amici (veramente tre) che reduci del viaggio in California nel Giugno 2002, già sul volo del ritorno abbiamo programmato la meta del viaggio per l’estate 2003: Thailandia. La Thailandia dalla fantastica natura, del mare, dall’ottima cucina, dalla millenaria cultura e dai mille colori della sua tipica architettura....
Scritto da: Stephane Simonaro
100% sars free
Partenza il: 12/06/2003
Ritorno il: 29/09/2003
Viaggiatori: in coppia
Siamo un gruppo di quattro amici (veramente tre) che reduci del viaggio in California nel Giugno 2002, già sul volo del ritorno abbiamo programmato la meta del viaggio per l’estate 2003: Thailandia.

La Thailandia dalla fantastica natura, del mare, dall’ottima cucina, dalla millenaria cultura e dai mille colori della sua tipica architettura. In gennaio ci cominciamo a muovere per i primi preventivi e la nostra prima meta risulta essere la sede di Roma della compagnia aerea nazionale Thai Airlines. Qui ci suggeriscono di andare ad un’agenzia vicina specializzata in viaggi in Oriente, in particolare la Thailandia. Cosa di meglio per noi? Insomma usciamo dall’agenzia con un bel pacchetto viaggio di A/R per la Thailandia e dintorni della durata di 18 giorni. Poi scoppia la guerra, poi scoppia la SARS e poi ci manca poco che mi scoppia la testa per tutto gli ottusi che mi dicono che andare in Thailandia è pericoloso per l’una e per l’altra. La Thailandia secondo l’OMS in tutto il periodo dell’epidemia SARS ha avuto una casistica sovrapponibile a quella dell’Italia… perché diamine dovrei rinunciare alla mia vacanza tanto agoniata in Thailandia?! Insomma… il 12 giungo due reduci dei quattro si imbarcano sul boeing 747 della Thai in direzione di Bangkok (BKK). Il volo dura 11 ore che passando discretamente tra due pasti, un film, quattro passi e due chiacchiere. Arriviamo alle 7.00 locali ma la nostra prima meta è ancora lontana. Alle 10.00 abbiamo la coincidenza con il volo della BKK Airlines alla volta dell’isola di Samui, un’ora e mezza di volo verso sud sul versante orientale della Thailandia. Giunta l’ora ( questa volta meno velocemente!…), l’Atr 42 da sgargianti colori ci aspetta sulla pista; imbarco, volo e finalmente… Il paradiso. L’isola di Samui sfoggia dall’alto un colore verde intenso dovuto alla ricchissima vegetazione tropicale ( in Thailandia è la prima località per produzione di cocco) che contrasta con il bianco azzurro delle coste sabbiose ed il mare cristallino. L’aeroporto di per sé è un gioiello di architettura ad impatto ambientale 0 se non fosse per la pista di atterraggio, costituito da boongalows con il tetto di paglia, immerso nel verde di palme da cocco, con fontane e laghetti artificiale con dentro immensi pesci rossi. Qui vediamo il primo Buddha e l’incontro è decisamente emozionante… la statua dorata trasmette un senso di religiosità e pace interiore; ma forse sono soltanto molto stanco! La nostra guida ci aspettava; sbrighiamo le formalità di frontiera e ci dirigiamo verso il resort con sede nella spiaggia di Chaweng. Il mio primo pensiero é il mare malgrado la stanchezza del viaggio ed il fuso si facciano sentire; apro la valigia infilo un costume e mi precipito in spiaggia. Classica scena da tropico con sole, spiaggia bianca, mare tipo piscina, palme e… tanti venditori ambulanti! I quali mi accolgono come un parente che viene da lontano e si aspettava da molto tempo. Venditori comunque discreti e non troppo insistenti come si riveleranno nel corso della mia permanenza. Il tuffo in acqua quasi non dà soddisfazione per la mancanza di escursione termica tra l’aria ed il mare… ma confesso: era un vero godimento. Tornati in albergo, sfatte le valigie, fatta la doccia ed un sonno ristoratore di 2 ore, quando fuori è già notte ( sono le 18.45!) ci attrezziamo per uscire. Prima meta una delle svariate ATM machines per prelevare contante. Seconda meta: ristorante. Rigorosamente di pesce. Durante i 5 giorni di Samui ho mangiato tanto di quel pesce quanto non ne ho mangiato l’ultimo anno ( se non per quantità sicuramente per qualità! ). In quell’isola ho visto i cefalopodi ed i crostacei più grandi della mia vita. Un gambero arrivava a pesare 250 gr. Noi li sceglievamo crudi al banco, ce li cucinavano su richiesta e ce li portavano al tavolo. Il tutto ovviamente arrivava a costare al massimo quando esageravamo 20 € a testa: esagerare significa un’aragosta, quattro dei suddetti gamberoni, un calamaro alla griglia ed un pesce non meglio identificato ma con la carne tipo la cernia, porzione di riso fritto, insalata e bibite; a testa! Il dopocena doveva essere dedicato al nightlife locale… ma evidentemente l’allarme SARS ha ottenuto il suo effetto: turisti occidentali pochi, pochissimi. Immensi locali, pubs e gelaterie registravano il tutto “vuoto”. Le uniche presenze erano quelle di ragazze locali che cercavano il turista ricco ed opulento che le facessero fare la vita ricca ed opulenta almeno per il tempo della loro permanenza sull’isola. In cambio ovviamente si sa di cosa. Noi che eravamo due ragazzi soli ci sentivamo quasi “importunati” da queste ragazze tanto da non poter entrare nei locali che comunque erano vuoti.

L’altra occupazione delle serate quindi era lo “struscio” lungo la strada principale dove centinai di negozietti vendevano dai souvenirs alle più perfette imitazioni di orologi, t-shirt e borse di note marche internazionali, a prezzi veramente irrisori.

La permanenza nell’isola è stata di 5 soli giorni ma tanto è bastato per far scattare l’amore… no non con una ragazza locale! Con il posto. La vita è veramente felice ( almeno per il turista ) ed il costo di questa è decisamente basso. La parte ludica e rilassante si è accompagnata in due occasioni alla parte culturale: un pomeriggio siamo andati a visitare il Big Buddha, una gigantesca statua dorata del Buddha posta in vetta ad una collina sede di un tempio. Ho fatto una preghiera al Buddha accendendo una candela gialla, accendendo tre bastoncini di incenso e apponendo sulla statua di Buddha una sottilissima foglia di oro zecchino; il materiale mi e stato dato ( con le indicazioni per l’uso!) da un monaco buddista messo lì apposta per raccogliere offerte dei turisti.

Una mattina invece ci siamo inoltrati nella foresta al centro dell’isola per vedere le cascate di Namuang: scenari naturali bellissimi. La voglia di riposarci e rilassarci l’ha comunque fatta da padrona: a parte queste due gite, le giornate sono velocemente passate tra bagni, sieste sotto il sole ( con la dovuta protezione malgrado la mia pelle olivastra!), sedute di vero massaggio thailandese, cene e passeggiate. Un nota particolare va alla cena fatta al SITCA ossia la Samui Institute Thai Culinary Arts dove una scuola di cucina Thailandaese ha aperto un mini ristornate dove degustare la vera ed ottima cucina thai. Io le ho assegnato 4 gamberi rossi e 5 forchette michelin!!!! www.Sitca.Net Il giorno 18 con molto rammarico si abbandona l’isola per tuffarci nella bolgia di BKK. Bangkok, la Città degli Angeli, la città dal vero nome improponibile per noi occidentali che è composto da una quarantina di parole, la città dal traffico con la T maiuscola ( prometto che non mi lamenterò più degli ingorghi della mia Roma ), la città dei tuk tuk ( i tradizionali taxi su apetto a gas ) e dei mototaxi , la città dei contrasti economici ( come un po’ tutte quelle d’Oriente ), dagli odori nauseanti, dal caldo soffocante, la città dei doverosi tours de force perché la si possa visitare nei momenti migliori ( ahimè l’alba )… insomma dal paradiso all’inferno. Non perché questa sia una brutta città ma il contrasto isola si Samui/BKK è un po’ quello che c’è tra inferno e paradiso, se ci si mette poi che la sveglia per le gite era sempre alle 6 am, si capisce perché. Il nostro albergo era un meraviglioso e lussuoso palazzo di 26 piani, a soli 3 km dal World Trade Centre ( un megaipergigante centro commerciale di 8 piani per 1 ettaro a piano! )… per arrivarci bastavano 40 min di taxi a qualsiasi ora lo si prendesse! Le visite hanno riguardato le principali mete classiche quali: Palazzo Reale con annessi Templi Reali ed il suggestivo Buddha di Smeraldo Il Buddha Sdraiato Il Buddha d’Oro ( 5500 Kg di ORO 24 carati!!!!!) Il Wat Pho Ayutthaya Il Palazzo Reale Estivo ( Bang Pa-In Palace ) Mercato notturno di Pat-Pong Mercato Galleggiante Tutto molto bello ed istruttivo. Inutili le descrizioni ( mi rendo conto a vederle che sono inutili anche le foto!) . Le emozioni, le sensazioni per questa o quella cosa sono talmente soggettive per intensità e varietà che non sarei in grado di trasmetterle; anche perché molte si vivono per quell’attimo e soltanto sul posto. Posso solo dire di aver appieno soddisfatto la mia voglia di contatto spirituale con i luoghi del Buddismo ( religione che tra l’altro conosco per grandi linee ), ammirare dal vivo la colorita e caratteristica architettura dei templi e palazzi reali e la conoscenza per grandi linee degli usi e costumi del luogo.

Il giorno 22 è il giorno dell’addio alla Thailandia ( ma sono sempre più convinto che sia un arrivederci ) con destinazione Bali.

Ora Bali è sempre stata conosciuta come la meta dei viaggi di nozze per il suo meraviglioso mare e clima. Ma Bali è anche sempre stata la meta dei giovani australiani che popolano la città di Kuta per praticare il surf, come noi popoliamo Rimini per andare per discoteche. Il nostro obbiettivo era quello di tuffarci nella mischia di Kuta e goderci la parte “godereccia” della vacanza… il nostro obbiettivo era e non è stato per il semplice motivo che Kuta e Bali sono stati abbandonati dagli Australiani: il terribile attentato terroristico dell’ottobre scorso dove sono morti bruciati 202 ragazzi ha segnato un punto di drastica e forse irreversibile rottura tra gli australiani e l’isola. Ecco un esempio dove la politica del terrorismo colpisce a segno. Come se non bastasse ci si è messa anche la SARS… risultato: Bali sta vivendo una drammatica e preoccupante crisi economica come non si era mai vista prima. Se Samui mi era sembrata carente di turisti occidentali, Bali era completamente deserta. Il giorno del nostro arrivo mi è preso uno sconforto tale che volevo ripartire l’indomani per tornare in Thailandia. Per rendere l’idea, i ristoranti in prossimità del nostro resort a Nusa Dua praticavano sconti del 50-60% pur di accaparrarsi un cliente. La nostra guida, un locale ribattezzato Diego ( abbiamo scoperto poi che lo ha fatto realmente aggiungere al suo nome balinese ) era a nostra completa disposizione 24h visto che noi eravamo gli unici italiani assegnatigli. Con lui abbiamo scoperto l’isola, la vita gli usi ed complicati costumi locali, la religione induista, la profonda religiosità ed il rispetto di questa gente, e devo dire che in fondo ho fatto bene a rimanere lì. Ma posso affermare con certezza che ci ritornerei solo dopo aver rivisto molti altri posti. Anche qui tra interminabili giornate di mare ( non c’era molto da fare… qualsiasi escursione costava malgrado la crisi tra i 60 e gli 85 $ e sinceramente dopo averne fatte due è stato più che sufficiente ), templi, cene in locali tipici con annessa danza e musica folkloristica, sono passati sei giorni. Il 28 alle 17 locali siamo partiti per BKK dove dopo 4 ore ci aspettava la coincidenza per Roma. Anche il viaggio di ritorno è passato abbastanza velocemente ( ho dormito per 4 ore e questo per me è un vero record! ). In finale posso ritenermi pienamente soddisfatto dalla vacanza e non posso fare altro che suggerire a tutti di andare in Thailandia, il paese del sorriso.

Sawasdee



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