10 giorni tra colori e musica

Ho voluto raccontare un’esperienza di viaggio che per me ha rappresentato la realizzazione di un desiderio che durava da tanto tempo. Finalmente quest’anno, grazie alla complicità e alla collaborazione delle mie preziosissime compagne di viaggio, Isabella, Francesca e Barbara, il sogno si è avverato e mi sono regalata 10 giorni speciali...
Scritto da: Mari_b
10 giorni tra colori e musica
Partenza il: 16/05/2008
Ritorno il: 25/05/2008
Viaggiatori: fino a 6
Spesa: 1000 €
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Ho voluto raccontare un’esperienza di viaggio che per me ha rappresentato la realizzazione di un desiderio che durava da tanto tempo. Finalmente quest’anno, grazie alla complicità e alla collaborazione delle mie preziosissime compagne di viaggio, Isabella, Francesca e Barbara, il sogno si è avverato e mi sono regalata 10 giorni speciali itineranti per la isla grande. Abbiamo noleggiato un’auto tramite agenzia dall’Italia e, dato i pochi giorni a disposizione, abbiamo studiato un itinerario che toccasse le principali tappe della parte occidentale dell’isola. Per quanto riguarda i pernottamenti la scelta è ricaduta sulle case particular, esperienza che consiglio in modo spassionato a chiunque si appresti a intraprendere un viaggio in questo paese. Per lo più si tratta di case semplici, con pochi fronzoli, ma l’umanità e il calore delle famiglie che vi ospiteranno supera di gran lunga qualunque servizio offerto da alberghi/all inclusive. 16/05/2008 Dopo settimane di mail, telefonate, preparativi e prenotazioni, partiamo da Venezia alle 12.20 di un venerdì, volo Iberia, scalo a Madrid, arrivo all’Havana ore 21 locali (le 3 del mattino in Italia, ci sono 6 ore di fuso tra l’Italia e Cuba).

Superati i controlli di rito e ritirati i bagagli ci avviamo all’uscita dell’aeroporto dove ci aspetta il servizio taxi prenotato dall’Italia, servizio facoltativo messo a disposizione dal sito casecuba.Com al prezzo di 25 CUC.

Come in una scena da film il nostro taxista ci aspetta con un grande cartello in mano con scritto il nome di Francesca. All’ufficio cambi dell’aeroporto cambiamo i primi euro in CUC (pesos convertibili) una delle 2 monete in circolazione a Cuba. Si tratta della moneta destinata ai turisti, fonte di continui tentativi di raggiri, dato che vale quasi 24 volte la moneta nazionale (1 CUC=1,39 euro). In realtà, memore dei consigli di alcuni TPC, tento di procurarmi anche una piccola quantità di moneta locale, i pesos cubani, ma questa intenzione si manifesta irrealizzabile: l’addetta dell’ufficio in pratica si rifiuta di cambiarmi pesos cubani adducendo la scusa che non ne ha e che se voglio cambiare in pesos nazionali devo fare un’altra fila dalla collega che le è accanto. A questo punto rinuncio e ci avviamo alla macchina che ci conduce alla nostra prima casa: ovviamente è diversa da quella che abbiamo prenotato, ma a questa evenienza eravamo preparate, è una pratica abbastanza frequente per i cubani non mantenere le prenotazioni, d’altra parte non viene richiesto nessun acconto.

La casa si trova in calle San Ignazio, a 200 metri da Plaza Vieja; siamo in zona Havana Vieja, praticamente in centro. Comunque, anche con la scarsa illuminazione notturna, la via ha un aspetto decisamente decadente, e quando il nostro taxista ci scarica davanti alla porta di casa rimaniamo un po’ perplesse. Ma la casa all’interno è accogliente e le camere, anche se spartane, sono pulite; inoltre ciascuna ha il suo bagno, ventilatore e condizionatore, aspetto da non sottovalutare nella scelta di dove andare a dormire. Il prezzo sarà ovviamente lo stesso concordato per la casa che non abbiamo più, 30 CUC per camera per notte. Per la colazione spenderemo altri 4 CUC a testa.

Chiarito questo aspetto, dopo più di 11 ore di viaggio (all’Havana sono le 23, ma i nostri orologi puntano ancora all’ora italiana e ci ricordano che sarebbero le 5 del mattino) non ci rimane molto altro da fare se non andare direttamente a nanna.

17/05/2008 Il nostro primo giorno a Cuba comincia alle 8.30 locali, ma tra la colazione e qualche domanda a Norma e Pedro, i padroni di casa, usciamo di casa poco prima delle 10. L’impatto con l’Havana è subito piuttosto forte. Fa molto caldo e l’umidità è altissima, si attacca subito alla pelle, così come ci investono immediatamente gli odori della strada, i rumori e i suoni che escono dalle case. Il tratto di strada che ci separa dal centro storico è un susseguirsi di sensazioni contrastanti: non posso dire che mi ha sorpreso, ero preparata a questo ed è un po’ quello che mi aspettavo, tuttavia il senso di decadenza che respiriamo in questi primi minuti all’Havana è netto. Ci circondano case delle quali si intuisce l’appartenenza ad un passato coloniale glorioso, ma delle quali ormai rimangono poco più che ruderi. Sarà per questo che la gente vive praticamente sull’uscio di casa, sul terrazzo o sul balcone. Alcuni bambini stanno facendo colazione seduti a terra, altri giocano in strada schivando i passanti e noi schiviamo i buchi e le pozzanghere che sono rimaste a ricordo di un acquazzone di chissà quando. Ma questa sensazione di disagio dura solo pochi minuti, il tempo di ambientarsi, poi queste immagini cominciano a diventare subito… “familiari”. Incredibilmente le scene di vita domestica che scorgiamo appartengono a gente perfettamente a suo agio in tutto questo, abituata o rassegnata a vivere in luoghi che somigliano solo lontanamente a case.

Quando sbuchiamo in Plaza Vieja, da dove cominceremo la nostra visita dell’Havana Vieja, ci lasciamo stupire dai palazzi ristrutturati ad arte che le fanno da cornice, stavolta testimoni perfetti di un passato splendore, e in stridente contrasto con la sensazione di decadenza che abbiamo lasciato appena dietro l’angolo. Intanto la musica esce dai locali e dai caffè e accompagna le persone che animano la piazza. Ma l’Havana è appunto questo, una continua contraddizione, è la prima cosa che impariamo. Cerchiamo di attingere un po’ informazioni dalle nostre guide, poi, però decidiamo di farci guidare dall’istinto percorrendo le vie e le piazze del centro. Ci godiamo la passeggiata riempiendoci lo sguardo di quello che troviamo per strada…Anonimi caffè, ingressi di palazzi che portano a rigogliosi giardini interni, negozi che sembrano uscire dalle pagine di un libro. Così sostiamo un po’ in plaza San Francisco de Asiis, visitiamo Casa della Obra Pia, l’Hotel Ambos Mundos: in quest’ultimo è possibile vedere la camera di Hemingway. Più degna di nota è, però la magnifica vista che si gode dalla terrazza all’ultimo piano, dotata di bar dove è possibile sorseggiare un imperdibile mojito. E poi ancora la bellissima Plaza de Armas con le sue innumerevoli bancarelle di libri usati che circondano il giardino di palme e dalla quale è possibile sentire la brezza che arriva dal Malencon. Arriviamo fino a Plaza della Catedral, la piazza che forse mi è rimasta più impressa: la facciata barocca della cattedrale, il colonnato della casa del Lombillo e del Palacio del Marques, i tavolini del ristorante El Patio, le bounganville che si arrampicano sulle pareti…Non mi stupirei di veder comparire da un momento all’altro Zorro sul suo fido destriero, qui sarebbe perfettamente collocato! Appena si abbandonano le vie principali, però, i palazzi coloniali dalle facciate colorate lasciano di nuovo il passo a quelli in restauro e a quelli completamente lasciati cadere a pezzi. I palazzi dell’Havana Vieja soggetti a restauro sono moltissimi, fanno parte di un progetto monumentale cominciato nell’82 e i cui introiti, derivanti in prima battuta dal turismo, serviranno in parte a finanziare progetti sociali per questa città e per gli abitanti di questa zona che vivono ancora in condizioni di indigenza.

Continuiamo la nostra passeggiata a ruota libera e ci imbattiamo in un’infinità di istantanee anni ’50 viste su tanti giornali e che invece sono reali: dalla Bodeguita de Medio, uno dei bar che deve la sua fama alla frequentazione di personaggi quali Hemingway, ai “coche” americani che sono ovunque, il tempo sembra essersi fermato a 60 fa! Colori, musica, degrado, povertà, attesa…Queste è quello che la nostra prima mattinata in città ci ha lasciato. Inoltre, nonostante i procacciatori onnipresenti, l’Havana è una città assolutamente sicura e tranquilla da visitare.

Pranziamo in plaza Vieja, alla Taberna della Muralla, ovviamente accompagnate dalla musica di cui a Cuba non si può fare a meno. Il pranzo non è granché, per non parlare del nostro esperimento con la birra…Ma il posto merita una sosta rigenerante.

Dopo pranzo ci dedichiamo alla visita del museo del Ron, dove ci viene illustrata la storia e i metodi per la fabbricazione di questo prezioso “liquido” ricavato dalla fermentazione della canna da zucchero. Se decidete di visitarlo potrete vedere anche gli antichi strumenti utilizzati per la sua fabbricazione. La visita si conclude ovviamente con assaggio nella sala degustazioni e visita all’Havana Club, locale annesso al museo dove non si disdegna un secondo assaggio in un contesto molto …’cubano’.

Prosciugate dal caldo e dalla stanchezza decidiamo di ripiegare verso casa per una doccia ristoratrice e preparatoria per la serata, ci sono ancora tante cose da vedere! Alle 7 di sera siamo nuovamente pronte per l’Havana by night. Ci dirigiamo a piedi verso il Capitolio, di fronte al quale c’è un brulichio di coloratissimi taxi, coco-taxi, bici-taxi…E tanta gente! Dal Capitolio parte il famoso Paseo Martì, il viale conosciuto come il Prado dove gli abitanti dell’Havana amano passeggiare. E’ un viale imponente con un largo corridoio centrale lastricato in pietra, fiancheggiato da alberi, che divide i 2 lati della strada. Il viale ci conduce dritte verso il Malencon, altra istituzione, che la mattina abbiamo solo intravisto! Si tratta del lungo mare dell’Havana, lungo 8 Km dove ci si trova a fare il bagno, a passeggiare a chiacchierare…La brezza serale che sale dal mare ci rinfranca e ci ridona un po’ delle forze che l’afa ci ha tolto per tutto il corso della giornata. Ma la passeggiata dura pochi minuti perché il tempo stringe e ci vogliamo dirigere al Parco Historico del Morro y Cabana per assistere alla cerimonia del Canonazo. Si tratta di una rievocazione storica che si ripete ogni sera alle 21. Per arrivarci bisogna per forza prendere un taxi, si deve passare sotto il tunnel che attraversa la baia dell’Avana. Il prezzo del taxi va sempre contrattato prima di salire, ma non è sempre facile spuntarla; stavolta concordiamo un prezzo onesto, ma a volte, anche per necessità, dopo le prime resistenze di rito cediamo e paghiamo senz’altro più del dovuto. Se però vi avvalete di taxi ‘ufficiali’, dotati di tassametro, potrete almeno determinare il giusto prezzo da corrispondere.

Arriviamo al castello del Morro alle 20.30 ( ingresso dopo le 18 costa 6 CUC, prima 4 CUC) quindi abbiamo il tempo per fare un giro e visitare le stanze del museo che ospita la collezione di armi.

La vista della baia dell’Havana illuminata dalle luci della notte è emozionante, come lo è l’assoluta oscurità in cui avviene la cerimonia; c’è solo la luce delle fiaccole a proiettare sui bastioni le ombre dei soldati che prendono parte alla rievocazione e alla fine… il colpo di cannone squarcia il silenzio della sera.

Terminata la cerimonia ci fermiamo all’interno delle mura del Morro per mangiare un boccone, scelta che si rivelerà penalizzante poi nel trovare un taxi, dato che all’uscita ne troviamo solo 2, nessuno dei quali ovviamente è un vero taxi. Ad ogni modo ci facciamo accompagnare alla Casa della Musica, locale che all’Havana pare essere un “must”.

Per entrare facciamo più di mezz’ora di anticamera in attesa: siamo in anticipo, lo spettacolo comincia alle 23.30 e sono le 23.10. Sugli orari di apertura i cubani sono molto fiscali. In fila ci sono più turisti che locali, comprensibile visto il costo del prezzo di ingresso (15 CUC), tuttavia quando entriamo fortunatamente non ci troviamo circondate solo da stranieri, ma ci sono anche molti cubani pronti a scendere in pista. Anche la Casa della Musica si presenta come un locale uscito da un film, con i tavolini che circondano il palco e la pista da ballo: ci si può tranquillamente godere lo spettacolo sorseggiando un drink o gettarsi nella mischia per provare i primi passi di salsa. E gli inviti a ballare non vi mancheranno, statene certi, d’altra parte è difficile resistere al ritmo della musica, anche se si è ballerini principianti. Usciamo che sono quasi le 2 per sfuggire a un paio di turisti molto molesti (altro che jineteros cubani!) e anche stavolta trovare un taxi ad un prezzo dignitoso non è un’impresa facile data la scarsa offerta: ma è impossibile puntare i piedi data l’ora e la distanza da casa. Va sottolineato però che, una volta terminata la corsa, il nostro accompagnatore aspetta di vederci varcare la porta di casa prima di lasciarci e ripartire…Un vero gentiluomo! Al termine della nostra prima giornata a Cuba crolliamo esauste, è stata una giornata piena e domani ci aspettano altrettante cose da vedere.

18/05/2008 Oggi ci dedichiamo all’Havana Centrale, un po’ meno affascinante della parte vecchia, ma ci sono diverse cose da non perdere. La prima tappa della mattina è il Museo della Revolution, da visitare più per ciò che ancora rappresenta il regime cubano che per il valore di ciò che vi è conservato. Il palazzo che lo ospita in passato fu la sede presidenziale, l’imponente scalinata e l’opulenza di alcune sale ne sono testimonianza. Il museo consiste in una collezione di fotografie ed oggetti riguardanti la rivoluzione cubana, dall’eroe nazionale Josè Martì all’attuale Leader Maximo, al Che Guevara, al meno conosciuto ma altrettanto determinante nella storia rivoluzionaria cubana, Camilo Cienfuegos. Inoltre qui potrete vedere il Granma, l’imbarcazione con la quale Fidel fece il suo ingresso a Cuba nel 1956 per cambiarne radicalmente la storia, e altri cimeli utilizzati sempre da Castro durante la rivoluzione. In ogni caso ci vogliono quasi 3 ore per visitarlo; l’Havana ospita molti musei interessanti, ma nel programmare le visite tenete conto che in media ci va mezza giornata per ognuno. Nei nostri 2 giorni all’Havana questa è l’unico museo che abbiamo scelto di visitare. Quando usciamo è già ora di pranzo per cui ci dedichiamo alla ricerca di un posto dove mangiare qualcosa prima di proseguire. Scegliamo una delle paladares indicate dalla guida, “Bellamar”, nei dintorni del Capitolio. Siamo le uniche clienti e alla fine dell’abbondante pranzo (riso, fagioli, pollo e banane fritte per 13 CUC, compresivi di birra, acqua, dolce e caffè) possiamo anche noi lasciare la nostra firma sulle pareti piene di graffiti, stile Bodeguita de Medio. Una volta pranzato, ci dirigiamo verso il Capitolio per poterne visitare l’interno. Dopo aver affrontato la scalinata che porta fino in cima, scopriamo che fino alle 15.00 non si può entrare per cui, dato che manca più di mezz’ora…Dobbiamo ridiscendere! Nell’attesa cerchiamo un po’ di ombra nel vicino Parque della Fraternidad; in realtà poi rinunciamo alla visita del Capitolio e prendiamo un taxi per Plaza della Revolucion, nel quartiere Vedado…Scelta che rimpiangeremo, perché a noi questa famosissima piazza non è piaciuta per niente. Inoltre ci si deve andare per forza in taxi o bici-taxi ecc, e nei dintorni non c’è nient’altro raggiungibile a piedi. Secondo me non vale la corsa…Ma essendo un simbolo di questo paese, in quanto teatro dei momenti più importanti della storia di Cuba, non me la sento di dire che è una tappa da saltare a piè pari. Chi ci va, però deve aspettarsi di vedere un enorme quadrilatero di cemento dove il sole sembra picchiare ancora di più, con un lato in cui troneggia l’enorme statua di Josè Martì con il relativo memoriale e sul lato opposto l’altrettanto enorme murale del Che con il celeberrimo slogan “Hasta la Victoria Sempre”. Dopo una rapida perlustrazione ci dirigiamo verso qualcosa di più allettante…Un gelato alla famosa gelateria Coppella (altro taxi). Quando arriviamo capiamo perché si dice che questo posto sia un’istituzione per i cubani: c’è una fila lunghissima e stanno in fila per ore. All’interno ci sono diverse sale, ognuna con il proprio menù! I turisti in genere vengono deviati verso il bar che si trova dietro Coppelia, ma se insistete potete farcela ad entrare! Noi ci dirigiamo subito al bar sul retro, sarà meno poetico e caratteristico, ma ci da’ l’opportunità di sederci e gustarci un ottimo gelato rigenerante! Dopo questa pausa rinfrescante ci incamminiamo verso il Malencon con l’intento di passare al famoso Hotel Nacional. Il quartiere che attraversiamo è decisamente la parte più moderna della città vista sinora, sembra quasi una città diversa. Al Vedano si possono trovare diversi Hotel teatri di avvenimenti celebri, ciascuno con storie diverse da raccontare, la nostra scelta stavolta è ricaduta sull’hotel Nacional. Anche se ci sentiamo un po’ “provate” dalla giornata turistica, ci facciamo coraggio ed attraversiamo ugualmente l’elegante hall di questo bellissimo palazzo neoclassico, dove soggiornarono numerosi personaggi illustri ricordati da targhe poste nei corridoi. Ci dirigiamo all’interno del delizioso e curatissimo giardino da cui si gode una meravigliosa vista sull’oceano…E dato che abbiamo fatto l’ora dell’aperitivo …Che c’è di meglio che sorseggiare un drink in un elegante albergo con vista sull’oceano all’ora del tramonto? C’è da dire che questo momento di relax alla fine della giornata stronca definitivamente le nostre energie, perciò l’intento di ripetere la passeggiata della sera prima lungo il Malencon cede il passo alla pigrizia e prendiamo l’ennesimo taxi della giornata per tornare a casa per una doccia. Per la nostra ultima notte in questa città scegliamo di cenare in Plaza della Catedral, la piazza che mi è piaciuta di più, al ristorante El Patio dove c’è sempre un’orchestrina che suona e i prezzi non sono sicuramente proibitivi! L’ambientazione del Patio non lascia niente al caso, è una “location” molto romantica e piacevole…L’illuminazione, i tavolini esterni, la facciata imponente della cattedrale …E poi si sta alzando un venticello che promette pioggia e che ci regala un po’ di frescura mentre mangiamo! Dopo una cena così in stile non potevamo non dirigerci alla vicina Bodeguita de Medio per un mojito. Anche qui non mancano i musicisti che allietano gli avventori con struggenti canzoni d’amore…È tutto così tremendamente e magnificamente …Cubano! Continuiamo la nostra passeggiata dirigendoci per calle Obispo verso “El Floridita” altro locale simbolo della città. Quando ci arriviamo, però passiamo oltre, chissà perché non ci invoglia ad entrare, ci fermiamo più volentieri ad ascoltare la musica che esce da un locale all’aperto poco più in la, dove le note della salsa accompagnano un numerosissimo pubblico.

Il vento comincia a farsi più forte per cui capiamo che deve essere in arrivo uno dei famosi acquazzoni estivi, e questo ci convince a tornare di corsa sui nostri passi, giusto in tempo per arrivare in Plaza Vieja e ripararci sotto i portici prima che si scateni il diluvio. Questa attesa cui siamo costrette ha un che di magico…Ci sono diverse persone che si sono rifugiate qui sotto, è bello starsene qui per un po’, sotto il porticato, a vedere la pioggia che cade incessante sull’Havana. L’acqua scende a secchiate quasi volesse lavare quello che c’è di sporco e fatiscente in questa città. Inoltre, neanche a dirlo, nel locale adiacente al nostro rifugio si suona e si balla. Facciamo conoscenza con una signora del posto, è di Santiago, ma vive all’Havana da diversi anni, è uscita a prendere un po’ di fresco con la nipotina in braccio che sta cercando di addormentare. Ci racconta della sua casa, della sua vita, di come è orgogliosa di lavorare e di affrontare la vita con ciò che guadagna, senza dover chiedere niente a nessuno. E poi con il solito calore di questa gente, ci regala grandi sorrisi, e non si dilunga a parlare dei suoi problemi, ma chiede di noi, delle nostre vacanze, della nostra impressione dell’Havana. Le diciamo di come ci abbia colpito, nel bene e nel male, lei annuisce e ci conferma tuttavia che l’Havana è una città assolutamente tranquilla e sicura da girare. In effetti siamo state in ogni tipo di strade e viuzze secondarie in questi 2 giorni e non abbiamo mai temuto assolutamente niente. L’unica cosa che temiamo adesso è affrontare quei 200 metri che ci porteranno alla nostra casa, la strada sarà sicuramente allagata dopo tutta quest’acqua! Quando la pioggia finisce ci dirigiamo per l’ultima volta in calle san Ignazio, verso casa. Domani si parte e si comincia una nuova avventura.

19/05/2008 Ci svegliamo presto in quanto l’accordo con l’agenzia presso cui abbiamo prenotato la macchina è che ce la porteranno direttamente sotto casa per le 9.

In realtà trascorrono 2 ore prima che l’auto arrivi, durante le quali telefoniamo più volte all’agenzia: pare che l’autista sia andato all’indirizzo sbagliato, nonostante avessimo telefonato il giorno prima per avvertirli del cambio di casa.

Passiamo quindi parte della mattinata ad aspettare l’auto in compagnia di Pedro che guarda la tv sulle immancabili sedie a dondolo (ogni famiglia cubana ne possiede ALMENO una). Finalmente l’auto arriva, è una SEAT CORDOBA praticamente nuova, dal bagagliaio molto spazioso per fortuna dato che dovrà tenere 4 bagagli. Non facciamo in tempo a rallegrarci che scopriamo che in realtà non possiamo ancora partire, dobbiamo recarci all’ufficio dell’agenzia per firmare tutti i documenti…Non capiamo l’utilità del servizio a questo punto, ma è inutile discutere o arrabbiarsi, con la filosofia del “siamo in vacanza” ci lasciamo accompagnare all’ufficio della cubacar e ci godiamo l’ultimo giretto in macchina lungo il Malencon.

Sbrigate le formalità finalmente alle 11.30 possiamo partire, direzione Vinales. Da subito appare evidente che quello che ho letto sulle indicazioni stradali cubane corrisponde totalmente al vero, in pratica non esistono. Comunque riusciamo ad uscire dall’Havana in tempi relativamente brevi e prendiamo l’autopista direzione Pinar del Rio. Cartine stradali alla mano, il miglior metodo per prendere la strada giusta è chiedere, chiedere e chiedere ancora, loro saranno felici di aiutarvi e voi vi risparmierete chilometri di nulla! Fuori dall’Havana ci si presenta uno dei tanti diversi paesaggi che potrete ammirare a Cuba: la terra rossa, il verde delle piantagioni di canna da zucchero e delle palme, l’azzurro del cielo, e i carretti trainati da cavalli che percorrono l’autostrada nazionale! Ai lati dell’autopista, all’ombra dei cavalcavia ci sono decine di persone che aspettano pazientemente qualcuno che dia loro un passaggio. In un primo momento pensiamo che il fatto di essere già in 4 in auto ci darà la scusa giusta per rifiutare cordialmente di adattarci a questa usanza cubana…Illuse! Neanche un’ora dopo, infatti, al primo punto di ristoro facciamo salire la nostra prima autostoppista.

Dopo un timido tentativo di rifiuto ci arrendiamo al suo sorriso e alla preghiera che leggiamo nei suoi occhi. Trascorreremo in sua compagnia gran parte dei nostri prossimi 2 giorni di viaggio. Lei si chiama Laura e mentre procediamo verso Vinales ci racconta un po’ della sua vita e della sua famiglia. Laura, laureata in ingegneria e agronoma in una piantagione di tabacco, sta rientrando a Pinar del Rio, dove abita e lavora, dopo aver trascorso 2 giorni all’Havana per lavoro: dato che è il suo giorno libero decide di proseguire con noi il suo viaggio oltre Pinar del Rio e di accompagnarci fino a Vinales. Le abbiamo detto che vorremmo dedicare il nostro pomeriggio a fare una passeggiata a cavallo nella valle di Vinales, e quale miglior scusa per lei di farci da cicerone? E allora via, con l’aiuto delle sue indicazioni arriviamo a Vinales intorno alle 14.30, pronte per questa ennesima avventura. Prima però ci rechiamo dalla signora Teresa, all’indirizzo della prossima casa dove dovremmo soggiornare, per confermarle il nostro arrivo e sincerarci che le stanze siano ancora libere. Dobbiamo però rincuorare più volte Laura che ci chiede di non dire alla signora che le abbiamo dato un passaggio, ma di raccontarle che è una nostra amica dell’Havana che ci sta accompagnando, per evitarsi guai. Non dimenticate, infatti, che, nonostante le recenti concessioni, per i locali vige ancora il divieto di “importunare” i turisti, per cui le denunce sono sempre in agguato e si rischia l’arresto per molto poco. La signora Teresa ci dice che ci dovrà sistemare in 2 case separate in quanto uno dei suoi ospiti ha prolungato la vacanza e ha solo 1 stanza libera. Anche se per noi non è un grosso problema prendiamo tempo dicendo che dobbiamo pensarci…Cosa che sembra gettare nello sconforto Teresa, la quale appare veramente dispiaciuta di non poterci ospitare tutte insieme nella stessa casa. Alla fine si farà in 4 per trovarci una sistemazione come da nostra richiesta originale, riuscendo a sistemarci da un pittoresco signore poco distante. Risolto l’affair pernottamento torniamo a pensare alla nostra vacanza e Laura ci accompagna da Pepe, un signore di mezza età, dolcissimo, suo amico. Lui e il nipote ci sellano i 5 cavalli che hanno a disposizione, e sinceratosi della nostra precedente esperienza con questi quadrupedi (…Sostanzialmente nulla) ci fa montare in groppa ai nostri destrieri e via al galoppo (…O quasi!). La vallata di Vinales sembra uscita da un quadro, siamo in mezzo al nulla, immerse nella natura che i cubani qui hanno domato e trasformato in piantagioni di caffè, tabacco e canna da zucchero. Nella nostra passeggiata incontriamo qualche sporadico contadino che ci guarda con curiosità, ma tutti ci sorridono e salutano con la cordialità che li contraddistingue. Arriviamo alla cueva del Malmerito dove dal nulla spuntano un signore anziano e un bambino con delle lanterne: ci chiedono una mancia per accompagnare con la luce la nostra visita nella cueva, completamente avvolta dall’oscurità e impossibile da visitare senza di loro. Noi però abbiamo lasciato i portafogli alla base…Ma ancora una volta questa gente ci da’ una lezione di dignità, l’anziano contadino ci dice che non importa, fa niente se non abbiamo degli spiccioli per loro, ci accompagnano lo stesso! La cueva è veramente un buco nero, senza i nostri 3 accompagnatori e le loro torce non potremmo ammirare le stalattiti e le stalagmiti che si sono formate in migliaia di anni, o l’acqua che filtra dalle pareti di roccia rendendo scivoloso il pavimento, o ancora la pozza di acqua trasparente dove è possibile nuotare e fare il bagno…Però solo Barbara tra tutte noi osa buttarsi nella semioscurità e nel silenzio ovattato di questo luogo, dove l’eco delle nostre voci e dell’acqua è l’unico rumore che ci accompagna. Dopo la cueva risaliamo a cavallo, pagando il nostro lanterniere e il suo giovane aiutante solo con un grazie e ricevendo in cambio uno dei soliti commoventi sorrisi. Torniamo verso casa godendoci questi ultimi momenti della nostra passeggiata di 2 ore e mezza. A casa di Pepe ci diamo una rinfrescata e ci sediamo sotto il portico a goderci insieme a lui, il nipote e Laura le luci del tramonto sul panorama che ci circonda. Si parla di loro, del lavoro, della scuola, della vita…Insomma di grandi argomenti! Ovviamente Pepe ci offre i prodotti del suo lavoro, sigari e fagioli, ma Laura ci sconsiglia di comprare i suoi sigari, dice che non sono di buona qualità. Probabilmente il suo intento sarà quello di venderceli lei stessa, ma seppur consce di questo seguiamo il suo consiglio anche perché nessuna di noi se ne intende di sigari e nessuna di noi fuma! Lasciamo Pepe e la sua famiglia, sono le 7 passate e siamo decisamente provate da questa esperienza. Salutiamo anche Laura con la quale abbiamo concordato una visita l’indomani alla piantagione di tabacco in cui lavora a Pinar del Rio. Ci dirigiamo verso la nostra casa e una meritatissima doccia. La madre del nostro eccentrico padrone di casa ci prepara un’ottima e abbondante cena a base di riso, fagioli, pollo, banane fritte e frutta…Il meglio che ci possono offrire. Poi viene il momento di rilassarci un po’ sulle sedie a dondolo del portico; pigramente guardiamo i nostri vicini di casa, sbirciamo dentro le finestre spalancate delle case di fronte, mentre ci dividiamo il nostro primo sigaro. Prima di crollare a letto optiamo per una breve passeggiata per il centro di Vinales, che è un paesino molto grazioso, un insieme di casette molto carine dove è molto facile trovare una sistemazione. Inoltre sulla via centrale si trovano un ufficio turistico, una banca, un negozio di vestiti…Insomma un piccolo centro turistico in tutta regola. Quando siamo sul punto di rientrare veniamo attirate dalla musica che esce da un locale dall’aspetto anonimo che riporta l’onnipresente scritta “Centro Cultural”…All’interno c’è un gruppo che suona e la gente se ne sta seduta ai tavoli esterni o balla instancabilmente all’interno del locale. Ci dirigiamo al banco decise a fermarci solo per il bicchiere della staffa…Ma ben presto 3 di noi finiscono tra le braccia di scatenati ballerini e si lasciano trascinare dalla musica. Io, dopo aver rifiutato “con garbo” l’improbabile ballerino che mi invita a ballare, mi diverto ad osservare l’esibizione delle mie compagne di viaggio, che non se la cavano affatto male, sorseggiando il mio Cuba Libre fino a che è veramente ora di trascinarci a casa! E’ stata una serata davvero divertente, ed è un peccato fermarsi a Vinales solo una notte, ma capiamo che a Cuba qualunque posto è buono per divertirsi e ballare. Anche queste minuscole località offrono innumerevoli occasioni per uscire e passare qualche ora in compagnia ogni sera. Qui la noia non sanno nemmeno cos’è.

20/06/2008 Oggi ci svegliamo presto, il programma della giornata è fittissimo! Dobbiamo arrivare fino a Playa Larga, a più di 400 km di distanza, dopo aver fatto almeno 3 tappe! A colazione ci aspetta una sorpresa…Oltre al solito burro, pane, miele, frutta in abbondanza, succo e uova … c’è perfino il cacao in polvere! L’inizio di giornata quindi è promettente.

Lasciata Vinales ci dirigiamo verso la Cueva dell’Indio (ingresso 5 CUC), una delle tappe più gettonate nei dintorni di Vinales. Quando arriviamo è ancora presto, non c’è nessuno, perciò possiamo godere di una visita “esclusiva”, la guida è tutta per noi. C’è solo il rumore dei nostri passi nel silenzio della grotta, facciamo una gita in barca all’interno dei canali sotterranei e ammiriamo le strane forme che stalattiti e stalagmiti plasmate dall’acqua e dal tempo hanno assunto…Illuminata artificialmente, è molto diversa dalla cueva che abbiamo visitato il giorno precedente, questa è senz’altro più turistica, ma a noi è piaciuta comunque tanto, forse perché l’abbiamo visitata al riparo dalle orde di turisti.

Anche il paesaggio che circonda la grotta esternamente merita la gita. Ancora una volta abbiamo l’occasione di ammirare gli alberi che hanno contribuito a colorare questa nostra vacanza e che abbiamo immortalato in decine di foto: i framboyan, una specie di acacia che, in piena fioritura, appaiono come nuvole di colore arancio …Una delle cose più belle che ho visto.

Lasciata la cueva ci dirigiamo verso Pinar del Rio dove alle 10.30 ci aspetta Laura, per accompagnarci a visitare la piantagione di tabacco dove lavora. La incontriamo nel luogo convenuto e ci dirigiamo in sua compagnia alla piantagione “Robaina”, che si trova un po’ fuori da Pinar del Rio. La visita costa 2 CUC, ci spiegano tutto il processo produttivo del tabacco, ci fanno vedere le piantine in serra (maggio non è il mese in cui si può vedere il tabacco in giro, viene seminato a settembre e raccolto in gennaio/febbraio). Ci mostrano un banchetto, in cui collezionano gelosamente decine di riviste ormai scolorite, di tutti i paesi, in cui è immortalato il patron Robaina, unico titolare di una marca di sigari ancora in vita (ci dicono abbia più di 90 anni). Alla fine della visita accompagniamo Laura a casa sua, dove facciamo il nostro acquisto di sigari. So che tutti sconsigliano di acquistare sigari dai privati, tanto più che nessuna di noi può vantare una grande conoscenza sull’argomento, però ormai abbiamo un po’ adottato questa ragazza e visto dove vive (il suo stipendio è di 18 CUC al mese), decidiamo di aiutarla e di chiudere un occhio sul fatto che cerci di “arrotondare” puntando i turisti. Le compriamo una scatola di Robaina da 25 sigari a 60 CUC, e nel prezzo è “compreso” un corso accelerato su come distinguere i sigari ‘buoni’ da quelli falsi. Poco importa comunque, a noi serve solo un souvenir da portare a casa. Alla fine della vacanza scopriremo ì che il prezzo pagato per questi sigari in fondo è un buon prezzo. E la nostra autostoppista ci fa anche il favore di comprarci al mercato un sacco di frutta (caschi di banane e valanghe di dolcissimi manghi) per 2 Cuc, quando se ci fossimo presentate noi ad acquistarli probabilmente ci avrebbero dato 1/5 di quello che hanno dato a lei. Questa frutta sarà poi la base dei nostri pranzi nei giorni a venire. Dopo i baci e gli abbracci di rito lasciamo Pinar, direzione Soroa, dove non vediamo l’ora di tuffarci nelle acque dell’omonima cascata.

Arriviamo a Soroa che sono quasi le 14.30, il caldo è soffocante, ma decidiamo di farci ugualmente del male visitando il rinomato Orchideario subito, per poterci poi dedicare al nostro bagno rinfrescante a cui stiamo pensando da tutto il giorno…La visita all’orchideario costa 3 CUC comprensivo di guida, che accetta non proprio entusiasticamente di accompagnarci in questo mini tour sotto il sol leone del pomeriggio. La visita è più che altro un’occasione di vedere un bellissimo giardino tropicale, con un’infinità di piante dove ovviamente le orchidee rappresentano la parte più varia e colorata, ce ne sono 700 specie diverse. Tuttavia, data la calura non ci soffermiamo molto a lungo e prendiamo presto la via della cascata. Peccato che ci aspettano 2 amare sorprese: 1. Il bagagliaio dell’auto ha deciso di non chiudersi più; 2. Ci avvertono che a causa della inusuale scarsità di pioggia la cascata è priva di acqua. Tutte le nostre speranze di rinfrescarsi si sgretolano miseramente, e a questo si aggiunge la consapevolezza di dover affrontare i restanti km fino a Playa Larga con il bagagliaio praticamente aperto e tutte le nostre valigie dentro…Oy, mi madre! Dopo un attimo di sconforto non ci resta che affrontare con ironia la mala suerte e rimetterci in marcia. Sull’autopista maciniamo il più velocemente possibile i chilometri che ci separano dalla penisola di Zapata, nostra meta nella provincia di Matanzas. Dopo un paio d’ore di autopista, prendiamo l’uscita per Playa Larga. Rientriamo già in zona Baia dei Porci, e, infatti, la strada che percorriamo è disseminata di monumenti ai caduti e di frasi inneggianti al trionfo cubano e alla disfatta dei traditori. Qui il 17 aprile del 1961 sbarcò un gruppo di esuli cubani appoggiati dagli Stati Uniti, ma il loro tentativo di invasione fallì subito, dopo i primi passi sul territorio cubano. Arriviamo a destinazione piuttosto tardi, sono le 19.30, per cui decidiamo di chiedere immediatamente aiuto per trovare la casa che abbiamo prenotato e che dovrebbe trovarsi direttamente sulla spiaggia. Chiediamo indicazioni a 2 guardie che praticamente impongono al primo passante di abbandonare la sua bicicletta e qualunque altra cosa stesse facendo per salire nella nostra auto ed accompagnarci. Arrivate all’indirizzo prenotato ancora una volta rimaniamo un attimo perplesse dall’aspetto esteriore dell’abitazione, ma la diffidenza passa subito quando, sentito il rumore dell’auto, esce dal portone una signora dall’aria preoccupata che ci chiede se siamo le 4 ragazze italiane che stava aspettando. Anche quaggiù qualcuno si preoccupa per noi, è un po’ come essere a casa in fondo! Conosciamo i padroni di casa, Fidel, un prorompente signore panciuto che ci da un caloroso benvenuto, e la moglie, la signora che ci ha accolto. La casa è accogliente ed è esattamente come appariva dalle foto sul sito, si affaccia direttamente sulla spiaggia e sul mare! E’ la nostra prima spiaggia di Cuba e siamo arrivate in tempo per assistere alle ultime luci del tramonto… Ceniamo subito, sarà stata la giornata densa di avventure sarà la stanchezza ma siamo affamate e abbiamo voglia di rilassarci in riva al mare. Quando raccontiamo a Fidel dei nostri guai con l’auto lui si adopera in 1000 modi per trovare una soluzione: prima fa un “sopraluogo” per valutare il danno, poi comincia a telefonare all’amico dell’amico dell’amico che guarda caso è il titolare dell’agenzia della Cubacar di Playa Giron. Buone notizie, domani mattina ci manderanno un meccanico direttamente a casa di Fidel…Non ci resta che goderci il dopocena dondolandoci in terrazza, lasciarci accarezzare dalla brezza marina, ammirare la luna piena che si riflette sul mare e ascoltare il silenzio della sera rotto solo ed esclusivamente dal rumore delle onde. Qui siamo lontano da tutti e da tutto e pure ci sentiamo un po’ a casa! 21/05 Dopo colazione (una delle migliori, la moglie di Fidel è un’ottima cuoca e ci delizia anche con le marmellate fatte in casa) come concordato arriva il meccanico che nonostante si dedichi per un’ora alla serratura del nostro bagagliaio alla fine si arrende: qualunque cosa abbia fatto il risultato è che ora il bagagliaio si è chiuso e non si apre più. No panic, si passa al piano B: devono cambiarci l’auto. Ovviamente i tempi qui sono dilatati per fare qualunque cosa quindi…Aspettiamo.

C’è da dire che visto dove ci troviamo, passare la mattinata in spiaggia a rilassarci un po’ non è che proprio ci dispiace, anzi! Alle 12 finalmente arriva il titolare della Cubacar con le carte per il cambio dell’auto, sbrighiamo le formalità, prendiamo diligentemente nota di tutti i graffi della carrozzeria e dopo un pranzo frugale a base di frutta ci mettiamo in marcia. Destinazione Boca de Guamà per vedere il Criaderos de Cocodrillos, uno dei 2 allevamenti di coccodrilli presenti sull’isola. Passiamo un’ora a osservare coccodrilli di tutte le età, la nostra guida ci spiega pazientemente tutto quello che si può velocemente apprendere su questi enormi rettili destinati per metà a riacquistare la libertà nelle paludi della penisola e per metà…A finire in pentola. Ovviamente la visita è corredata di momenti fockloristici quali le foto di rito con il coccodrillo in braccio, attorno al collo…Insomma potremmo sembrare coraggiose se non fosse che la bestiolina in questione ha solo 2 anni e ha una fune ben fissata intorno alla sua piccola ma già minacciosa boccuccia! Lasciati i coccodrilli ci dirigiamo verso la Cueva dos Pezes, un famoso cenote profondo 70 metri noto per la possibilità di fare snorkelling in mezzo a decine di pesci. In realtà la Cueva si rivela una delusione, l’acqua è torbida, certo il bagno ci serve per rinfrescarci ma di pesci neanche l’ombra! Lasciamo quindi subito la cueva e ci dirigiamo dall’altra parte della strada dove ci aspetta invece il mare di Cuba, dalle 1000 tonalità che vanno dall’azzurro, al turchese più vivido al blu profondo. Qui sì che ha senso fare il bagno armate di maschera e pinne per ammirare il fondale e, finalmente, per vedere i pesci! Dopo il bagno e una breve sosta per riposare un po’ all’ombra, continuiamo il nostro giro dirigendoci verso Punta Perdiz, altra meta molto suggerita dalle guide: in effetti, anche questo scorcio di mare è splendido, vale la pena farci ancora un tuffo e godersi i colori del tramonto. Un’altra giornata sta volgendo al termine. Torniamo a casa, dove ci aspetta la cena a base di aragosta (che non ci farà proprio impazzire) accompagnata da un ottimo vino bianco cileno che il nostro padrone di casa ci presenta a sorpresa. Il vino è una rarità nelle case cubane, fino ad oggi ci hanno offerto birra, mojito, rum, ma solo Fidel sembra passarsela abbastanza bene da possedere questo prezioso succo d’uva persino per metterlo a disposizione dei suoi ospiti. Visto che ci troviamo in mezzo al nulla dopo cena non ci resta molto da fare se non dedicarci ancora una volta al sano ozio sulla terrazza di casa. D’altra parte le prossime 2 notti le trascorreremo a Trinidad, dove contiamo di rifarci della vita notturna che qui abbiamo sacrificato a favore del completo relax.

22/05/2008 Giovedì mattina ci accomiatiamo dal nostro esuberante padrone di casa, il cubano più “occidentale” che abbiamo incontrato durante le nostre vacanze e ci dirigiamo verso “Caleta Buena”, prima tappa giornaliera. Si trova solo 8 km oltre Playa Giron ed è uno spettacolo, vale la pena fermarsi per un paio d’ore di mare. Troverete una struttura turistica affacciata su questa splendida baia che prende il nome da essa, peccato che le 2 guardie che la presidiano ci dicono essere chiusa a causa della mancanza di corrente. Dato che per noi l’unico sacrificio è rinunciare al servizio bar ci fanno entrare e usare sdraio e ombrelloni per tutta la mattinata, al prezzo di 1 peso a testa. Forse è stato il pesos meglio speso dato che possiamo farci 3 ore di sole e mare in una cornice stupenda praticamente da sole…Spettacolare.

Quando ci decidiamo a levare le tende (molto a malincuore!) è ormai l’una, ma anche se lasciare questo paradiso è dura, la strada da percorrere è ancora tanta e vogliamo fermarci per un rapido giro anche a Cienfuegos. Tutte le guide e i racconti di chi ci è stato parlano di questa cittadina come di una tappa da non perdere. E, in effetti, Cienfuegos è molto carina, curata, le case sono per la maggior parte ristrutturate ad arte e con i loro colori pastello creano un effetto ottico molto piacevole. Il centro è racchiuso praticamente in un’unica via centrale ed è ciò che assomiglia di più ad una località turistica occidentale rispetto a quanto visto sinora: si alternano, infatti, negozi e locali di ogni tipo. Nei pressi del Parque Josè Martì visitiamo il teatro Tomàs Terry, uno dei palazzi più famosi di Cienfuegos. Consiglio spassionatamente di visitare questo teatro se siete da queste parti. Entrarci è come fare un salto indietro nel tempo: l’architettura è di fine dell’800, i sedili sono in legno, così come le pareti e le porte che racchiudono i singoli palchi che si affacciano dalla galleria. Le veneziane che ne circondano il perimetro lasciano filtrare magicamente il sole del tardo pomeriggio…Fa un effetto molto suggestivo.

Appena fuori del teatro vi potrete imbattere nell’unico arco di Trionfo cubano, assolutamente terribile. Prima di rimetterci in viaggio ci dirigiamo verso il Paseo del Prado alla ricerca di qualcosa da mettere sotto i denti; siamo praticamente a stomaco vuoto dalla mattina, fatta eccezione per gli ultimi 2 manghi che ci siamo mangiate a pranzo, residui ancora della spesa di frutta fatta a Pinar del Rio! Secondo la guida anche a Cienfuegos dovrebbe trovarsi la gelateria Coppellia, nome che abbiamo capito essere un’istituzione da queste parti! Dopo quella dell’Avana quella che troviamo qui è microscopica, la fila praticamente è inesistente, ma poco importa perché tanto la saltiamo a piè pari: la signora che ci ha accompagnato fin qui complotta con la cameriera e ci fanno passare davanti a tutti, mettendoci non poco in imbarazzo!! Comunque l’imbarazzo dura poco perché abbiamo proprio bisogno di un po’ reintegrare un po’ di zuccheri e la maxi porzione di gelato che ci presentano ne ha a sufficienza.

Prima di lasciare Cienfuegos percorriamo in auto il suo Malencon che, sebbene molto più “modesto” in termini di lunghezza rispetto a quello dell’Avana, è un alternarsi di splendide ville coloniali; molte hanno il simbolo che identifica le case particular, per cui se decidete di pernottare da queste parti fateci un salto, potreste trovare delle sistemazioni davvero carine! Quando riprendiamo la via per Trinidad sono ormai le 17.30.

Come il solito le indicazioni lasciano molto a desiderare per non dire che sono inesistenti, per cui dopo qualche giro a vuoto prendiamo a bordo il nostro secondo autostoppista che come decine di altri suoi connazionali sta tentando di tornare a casa dopo una giornata di viaggio/lavoro! Caricare autostoppisti da queste parti è una pratica molto diffusa proprio considerate le difficoltà che questo paese ha nei trasporti e può essere un buon metodo per avere una guida stradale “personale”. Così, dopo Laura, conosciamo anche Elvis, personaggio controverso della nostra vacanza, che riesce a conquistarsi subito la nostra simpatia! E’ un pescatore di Cansilda, porticciolo a 2 km da Trinidad, punto nevralgico della pesca di aragoste. Come aveva già fatto Laura, durante il viaggio ci racconta del suo lavoro e della sua famiglia, ci evita una multa avvertendoci per tempo di un posto di blocco, ci da’ consigli su come muoversi a Cuba. Ovviamente prova anche a proporci la casa di una sua amica, ma noi abbiamo già prenotato dall’Italia anche il soggiorno a Trinidad e rifiutiamo. Quando arriviamo in città lasciamo Elvis che non smette di ringraziarci del passaggio e ci invita a cena da lui la sera dopo per assaggiare la “vera aragosta” di Cuba.

Sono le 8 e Victoria e Maria, le nostre prossime padrone di casa, ci stanno aspettando preoccupate per il ritardo. La casa di queste 2 signore è meravigliosa, forse la più bella di quelle dove abbiamo dormito sinora; ha un cortile su un patio interno sul quale si affacciano la cucina e la sala da pranzo, le 2 camere sono enormi ciascuna con 1 bagno, una in tinta rosa e un’azzurra…Sembrano 2 bomboniere! Come il solito alla fine della giornata siamo affamate e grazie al cielo la cucina delle nostre 2 ospiti è all’altezza del resto della casa. Oggi optiamo per maiale (cerdo), in fettine e in fricassea. Il tutto accompagnato dai soliti frioles, riso, patate e frutta. Dopo cena ci prepariamo per la notte di Trinidad e andiamo subito alla ricerca della Casa della Musica, il posto più famoso della città dove trovare ovviamente tanta musica. Arriviamo in prossimità della cattedrale: la scalinata che la affianca cattedrale è gremita di gente, c’è un gruppo che suona, la gente balla. I tavolini del bar sono tutti occupati, così la gente si sorseggia il proprio moijto accomodandosi sugli scalini da dove ci si può godere lo spettacolo della piazza in festa. Non ci vuole molto a lasciarsi andare e a farsi coinvolgere nelle danze e così facciamo…Fino a che scopriamo dai nostri cavalieri che quella dove abbiamo ballato fino ad un minuto prima è solo una sorta di “entrée” alla Casa della Musica che in realtà si trova pochi metri più in alto, in cima alla scalinata. E così saliamo anche gli scalini che ci mancano e concludiamo la nostra serata in questo locale, ballando fino a tardi. Il calore è opprimente, ma quando vedi ballare questa gente non puoi tirarti indietro, ti butti nella mischia e ti lasci andare al ritmo della musica…Fino a quando le gambe ci reggono.

23/05 Nonostante la notte brava ci svegliamo presto, il programma di oggi prevede la visita di Trinidad in mattinata per poi goderci qualche ora di mare nella vicina Playa Ancon.

Alle 10 siamo già per le vie della città. Il sole è già a picco e passeggiare per il centro ci costa non poca fatica, non facciamo altro che cercare riparo dal caldo e dal sole. Tanto che facciamo quasi subito una lunga tappa in un negozio di artigianato tessile per l’acquisto di alcuni souvenir. Trinidad è famosa per i lavori di tessitura e, in effetti, qui troviamo i regali pi belli e interessanti di tutta la vacanza: tovaglie, borse, centrini, vestiti, camicie…C’è di tutto e tutto bellissimo. Se venite in viaggio da queste parti ricordatevi che Trinidad è un ottimo posto per l’acquisto di bellissimi pensieri da portare a casa e che sono senz’altro più originali e anche più a buon mercato dei soliti sigari e rum. Terminati gli acquisti ci trasciniamo letteralmente da un palazzo all’altro cercando la frescura delle antiche mura. Entriamo nella cattedrale al cui esterno ieri ci siamo tanto divertite; è uno dei pochi edifici dedicati al culto della religione cattolica che visitiamo. Il cattolicesimo a Cuba è solo una delle tante confessioni religiose presenti che, senza tanto clamore, convivono pacificamente da secoli. Dopo la cattedrale visitiamo il Museo Romantico, che ospita una collezione di porcellane e mobili provenienti da tutto il mondo ma vale la visita solo per la bellezza delle stanze e del palazzo in sé. I vari custodi si prodigheranno in spiegazioni e cercheranno di accompagnarvi nella visita, ovviamente sono alla caccia di mance, cercano di arrotondare i loro magri stipendi affidandosi ai turisti.

A mezzogiorno e mezzo il sole è insopportabile perciò entriamo al Museo Historico Municipal e saliamo sulla Torre da cui si gode una vista della città meravigliosa: non perdetevela, è un panorama che vale assolutamente la fatica di salire qualche piano di scale. Sembra un quadro, gli scorci sono esattamente come te li immagini …È una delle viste che più mi ha emozionato in questo viaggio e che mi sono rimaste più impresse.

Dato che la mattinata ormai volge al termine decidiamo di tornare a casa per un pranzo veloce a base di frutta e poi…Vamos alla Playa! Arriviamo a Playa Ancon un po’ amareggiate dall’arresto da parte della polizia di 2 ragazzi che stavano chiacchierando con noi alla ricerca semplicemente di un passaggio in spiaggia. A Cuba stanno lentamente cambiando le cose, ma la libertà personale è ancora molto lontano dall’essere pienamente riconosciuta.

Comunque…La spiaggia dove passiamo il pomeriggio è la prima spiaggia dall’aspetto tipicamente “caraibico”, con la sabbia fine e bianca che prende il posto della costa rocciosa vista finora. Il mare invece ha le solite mille tonalità turchesi, che ormai ci sono familiari. L’ingresso in questo piccolo angolo di paradiso ci costa il solito CUC a testa. Un bagnetto rinfrescante è proprio quello che ci vuole dopo tanto caldo inoltre sulla spiaggia sono allestiti dei gazebo di foglie per ripararsi dal sole, indispensabile per non “grigliarsi”, e ideali per oziare all’ombra a pochi passi dall’acqua cristallina. Dopo qualche ora di dovuto riposo, risaliamo in auto per fare ancora un giretto sulla costa e incredibilmente ci imbattiamo in Elvis: è in sella ad una vecchia motocicletta e sta andando a consegnare del pesce a Trinidad insieme al fratello. Ci fermiamo con lui pochi minuti, giusto il tempo di farci indicare la strada per una baia lì vicino dove fare l’ultimo bagno e di rinnovare l’appuntamento per la cena. Raggiungiamo la spiaggia percorrendo una strada bianca che da sole non avremmo mai individuato. Anche qui c’è la solita struttura turistica praticamente disabitata, come il solito di turisti se ne vedono pochi, c’è solo una famigliola cubana che si gode come noi l’ultimo bagno alla luce del tramonto. Rientriamo a casa per una doccia veloce prima di cena: si è fatto tardi e siamo affamate, sinceramente non vediamo l’ora di mangiare l’aragosta tanto decantata. Ma quando arriviamo all’appuntamento inizia la prima delle molte sorprese della serata: dobbiamo prendere la nostra auto per spostarci a casa di Elvis. Nel complesso la serata a Cansilda ci lascia un po’ di amaro in bocca (eccezione fatta per la cena, assolutamente favolosa), ci rendiamo conto di aver peccato un po’ di ingenuità dando fiducia ad una persona che non la meritava. Così quando, dopo numerosi intoppi, riusciamo a rientrare a Trinidad, siamo piuttosto arrabbiate con noi stesse. Solo un po’ di musica può tirarci su, parcheggiamo l’auto e ci dirigiamo subito verso Plaza Major alla ricerca della movida cubana. In effetti un mojito e quattro salti aiutano a far sparire il broncio e a ricordarci che siamo in vacanza e vogliamo divertirci. E così a fine serata si va alla Cueva, una discoteca ricavata all’interno di una grotta, dove praticamente si scende sotto terra per ballare! E’ un posto bellissimo, molto suggestivo e, ovviamente, pieno di gente che si scatena in pista al suono del reggaeton. Ci dispiace lasciare questa città, sarebbe stato bello trascorrere ancora qualche piacevole serata qui, alla scoperta magari di qualche altro posto dove ballare…E poi ci siamo tristemente consapevoli che con la partenza da Trinidad si avvicina inesorabilmente la fine della nostra bella vacanza. Così, stavolta con un po’ di tristezza, rientriamo a casa, è tempo di rifare nuovamente le valigie.

24/05 E’ arrivato il penultimo giorno di vacanza, stasera approderemo a Varadero meta gettonatissima da migliaia di turisti. Dato che è sabato e i nostri bagagli sono pronti ci concediamo mezz’ora di sonno in più. Purtroppo però quando andiamo a prendere la nostra auto troviamo la gomma quasi sgonfia, la sera prima abbiamo “accidentalmente” bucato, e, come volevasi dimostrare, la riparazione di fortuna che ci è stata improvvisata in seguito all’incidente si rivela poco efficace. Prima di affrontare i chilometri di strada che ci porteranno a Varadero sarà il caso di fare una sosta tecnica. Salutiamo Victoria e Maria e ci dirigiamo verso un centro di assistenza Cubacar dove provvedono “alla meno peggio” a gonfiarci la ruota assicurandoci che reggerà…Ottimismo e incoscienza cubana tutto insieme! Ci mettiamo in marcia (quasi a mezzogiorno) optando per la strada che tutti ci hanno indicato come la più corta (1.30 h) anche se più difficile in quanto strada di montagna. Così, per andare a Santa Clara, anziché puntare Santi Spirictus, che sulla carta richiederebbe 3.30 di strada, passiamo per Topes de Collantes. Si rivelerà un viaggio apocalittico, la strada è MOLTO peggio di come ce l’hanno descritta e in alcuni punti è talmente dissestata che dobbiamo procedere a passo d’uomo. Alla fine ci mettiamo comunque 3 ore per arrivare nella città del Che, per cui limitiamo la visita di Santa Clara al Mausoleo. Entriamo un po’ titubanti in questo edificio, circondato da un aureo quasi di religiosità. Qui in una cripta sono conservati i resti di Ernesto Che Guevara e dei 17 compagni trucidati insieme a lui in Bolivia. Un addetto al museo ci segue e ci “tiene d’occhio” per assicurarsi che la nostra visita si svolga con il dovuto silenzio e rispetto. Oltre alla cripta il museo ospita una raccolta di foto e innumerevoli oggetti appartenenti all’eroe nazionale. La sensazione è che si cerchi disperatamente di tenere i cubani ancora attaccati a un ideale, all’idea della rivoluzione come possibilità di uscire dalla disperazione quotidiana. E’ per questo che, nonostante la vita di questo dottore argentino sia stata senza dubbio un esempio di coraggio, di idealismo, di amore per Cuba, nessuna di noi alla fine apprezza particolarmente lo sfruttamento quasi maniacale dei frammenti della sua vita. Tutto quello che ci circonda forse serve più a distrarre l’attenzione dei cubani e del resto del mondo dai 1000 problemi interni piuttosto che a dimostrare che il mito della rivoluzione è ancora vivo. Così dopo il museo preferiamo non proseguire la visita di Santa Clara con l’altra tappa obbligata, ovvero il treno blindato che Guevara fece deragliare durante le prime fasi della rivoluzione castrista. Dato che sono le 4 ci mettiamo in marcia direttamente verso Varadero, c’è ancora molta strada da fare, ci aspettano ancora quasi 200 km. Dato le condizioni delle strade, oggi sperimentate più che mai, vogliamo assolutamente arrivare prima che faccia buio.

Mentre siamo per strada ci imbattiamo nel nostro secondo acquazzone tropicale, e per un po’ temiamo che l’ultima giornata di vacanza sarà rovinata dalla pioggia…Ma la preoccupazione sparisce velocemente, le nuvole nel giro di un’ora sono solo un ricordo. A Varadero pernotteremo in un villaggio turistico, Los Delfines. Questa era l’unica sistemazione non prenotata dall’Italia, abbiamo recuperato qualche indirizzo dalla guida ed è bastata una telefonata da Trinidad per trovare 2 stanze libere, All Inclusive al prezzo di 100 CUC per camera: per la media di Varadero non è eccessivo, qui è tutto carissimo. In effetti, l’impatto iniziale non è molto positivo, uno perché ci fanno attendere quasi un’ora prima di prestarci attenzione per fare il check-in, solo quando ci alziamo per andarcene si danno da fare per sistemarci. Poi ci mettono al polso un tristissimo braccialetto da “All Inclusive” che saremmo obbligate ad indossare durante la nostra permanenza qui per poter avere accesso ai servizi della struttura…Insomma, siamo a Varadero da poco più di un’ora e ci sentiamo già in gabbia! Le camere sono comunque abbastanza accoglienti, anche se ci sistemano al terzo piano e …Non c’è l’ascensore (trascinarci zaini e valigie su e giù per le scale è stata un’esperienza). Il ristorante a buffet invece è ben lontano dalla ‘genuina’ cucina delle famiglie che ci hanno ospitato e anche l’atmosfera è così …Turistica…Una sensazione di tristezza e nostalgia si impadronisce di noi, ci mancano le nostre chiacchierate con gli amici cubani, quell’aria familiare che si respira nelle case particular, i posti dove noi eravamo le “intruse”…Qui siamo circondate solo da turisti italiani, potremmo essere ovunque, di Cuba c’è ben poco. Ci chiediamo come si fa a resistere per una settimana in queste strutture così…Asettiche, dove manca completamente il contatto con la Cuba autentica. Chiediamo informazioni al barista del villaggio su quali sono i locali di Varadero dove possiamo rifugiarci per toglierci questa nostalgia di dosso. Così, con il nostro braccialetto distintivo al polso, ci dirigiamo verso un locale che si trova direttamente sulla spiaggia, peccato che c’è una festa di compleanno di qualche bimbo in corso e il locale è invaso da famiglie e bambini cubani. Nonostante gli inviti ad unirci alla festa non manchino, l’ambiente è un po’ troppo …”giovane” per cui proseguiamo verso la seconda tappa, la Casa della Musica di Varadero. Quello che vediamo di Varadero durante la nostra passeggiata notturna continua a non piacerci: è indubbiamente uno dei posti più orientati al turista che abbiamo visto in questo paese, qui tutto ruota intorno a grandi alberghi, villaggi, negozi, locali…Ma sembra così artificiale. Alla fine non saprei dire se questa sensazione fosse dovuta effettivamente a Varadero in sé o semplicemente al fatto che era la nostra ultima sera in terra Cubana. Tentiamo di sconfiggere questa nostalgia dell’ultima ora entrando alla Casa della Musica. Invece non facciamo che peggiorare la situazione in quanto, oltre al fatto che siamo circondate solo da turisti, attendiamo per più di un’ora l’inizio del concerto di un’artista locale; dopo qualche canzone decidiamo che stare sedute al tavolino del bar ad assistere a questo spettacolo non fa per noi, volevamo dedicarci ancora a salsa e reggaeton ma la serata sembra aver preso un’altra piega…Ragion per cui, con tanta tristezza ci accomiatiamo dall’ultima delle nostre serate cubane e ce ne andiamo a dormire, domani si torna a casa! 25/05/2008 Al risveglio Varadero si presenta decisamente meglio rispetto al giorno prima. Questa località in fondo è il sogno di tanti turisti perché incarna perfettamente l’immaginario della spiaggia caraibica: sabbia bianchissima, quasi talco, e acqua trasparente. Il mare di un azzurro così intenso l’abbiamo visto solo qui, però rimane quel retrogusto di artificiale che sembra pervadere tutto.

Comunque ci godiamo la nostra mezza giornata da villeggianti all inclusive, prendendo l’ultimo sole e, ovviamente, facendo un ultimo tuffo in questo mare davvero irrinunciabile! Le ore però passano in fretta, così, dopo un mesto pranzo e con un occhio sempre verso quello che stiamo per lasciare alle nostre spalle, poco dopo le 14 lasciamo le nostre stanze pronte a dirigerci all’Avana. Peccato che le sorprese non sono finite: quando andiamo a prendere la nostra auto la gomma è completamente a terra… evviva! Cerchiamo di non perderci d’animo, in fondo ci siamo mosse con largo anticipo proprio a scanso di inconvenienti. Il nostro volo è alle 22.50, dobbiamo essere in città per le 19 per riconsegnare l’auto e farci riaccompagnare all’aeroporto. Chiediamo l’aiuto della receptionist dell’albergo per cercare un volontario che ci aiuti a cambiare la ruota: purtroppo, dobbiamo ammetterlo, in questo frangente esce il nostro limite da “sesso debole”, non riusciamo a cavarcela da sole per questo problemino meccanico. Un turista milanese si prodiga in 1000 consigli e istruzioni su come si cambia una gomma, ci osserva mentre ci affaccendiamo intorno alla ruota, ma si guarda bene dal prendere il crick in mano. Comunque, alla fine un volontario arriva e, sotto il sole delle 15 ci aiuta a effettuare il cambio. Tuttavia, dato che la strada è ancora lunga e il destino con le nostre auto non è stato magnanimo finora, decidiamo di approfittare di un “Ponchero” del posto per farci aggiustare definitivamente la gomma bucata. Questo gommista è veramente un professionista, in meno di mezz’ora fa un lavoro di fino riparando i 3 buchi che abbiamo collezionato, il tutto al prezzo di 3 pesos: altro che la riparazione di fortuna che abbiamo pagato 5 volte tanto 2 sere prima! Alla fine riusciamo a metterci in marcia verso l’Havana. Diversamente dal solito, nessuna di noi ha molta voglia di chiacchierare durante il viaggio, la stanchezza e la nostalgia per i giorni andati hanno il sopravvento. Mentre percorriamo l’autopista ognuna di noi va con il pensiero ai colori, alle facce, alle persone, agli odori, ai paesaggi, alla musica…Insomma al paese che abbiamo conosciuto in questi 10 giorni e che sarà difficile dimenticare.

Anche quando arriviamo all’Havana ci ri-assale la tristezza: mentre ripercorriamo la strada per raggiungere l’autonoleggio è impossibile non pensare alla notte di una settimana prima, quando per la prima volta abbiamo respirato questa afosa e inebriante aria cubana.

Alla fine il commiato da Cuba ce lo gustiamo lì dove l’abbiamo incontrata per la prima volta, percorrendo lentamente il suo magnifico lungomare, il Malencon…Hasta luego Cuba, speriamo che il nostro sia solo un arrivederci e che, qualunque sia la svolta politico/economica che inevitabilmente la riguarderà, non contamini le bellezze di questo paese e la genuinità, il sorriso e la gioia di vivere della sua gente.

Indirizzi Purtroppo per la casa di Vinales non ho conservato nessun riferimento, mentre per le altre sistemazioni ecco gli indirizzi, dal sito www.Casecuba.Com: Havana: Norma y Pedro -calle San Ignazio, n. 354 Playa Larga: Fidel Silvestre Fuentes – Barrio Caleton, Playa Larga, Cienaga de Zapata, Matanzas – Teléfono: (45) 987359 Trinidad: Victoria y Maria de los Angeles Echerri Zayas- Calle Piro Guinar No.210 e/ Maceo y Gustavo Izquierdo –Trinidad -Teléfono: (41) 993426. Spese: Volo Iberia Venezia- Madrid –Havana 801 € Visto d’Entrata 25 CUC Tassa d’uscita (direttamente all’aeroporto) 25 CUC 36 € Pernottamenti case 100 CUC 71 € Varadero (albergo all inclusive) 50 CUC 36 € Noleggio auto 133 € Assicurazione on-line (Viaggisicuri.Com) 53 € Benzina, vitto e…Tutto il resto 300 € Per comunicare con l’Italia ho sempre fatto ricorso a SMS, costo 1 euro l’uno.



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