10 giorni a Cuba, fai da te
Finalmente dopo lunga attesa (abbiamo preso i biglietti Roma-Madrid-Havana a fine ottobre approfittando di una buona offerta sul sito Govolo.it) si parte… volo Cagliari-Fiumicino (Alitalia-AirOne) delle 15,25, prima destinazione Roma, dove passare la notte in attesa del volo Roma-Madrid-Havana della mattina successiva, con la compagnia Air Europa… per evitare spiacevoli inconvenienti con le coincidenze abbiamo prenotato un hotel a Fiumicino che fa servizio navetta da e per l’aeroporto, piuttosto che partire la mattina col primo volo da Cagliari alle 6,30… non si sa mai che per qualsiasi motivo un ritardo ci pregiudichi la vacanza…
Per quanto riguarda il soggiorno a Cuba abbiamo prenotato solo le prime due notti all’Havana in una casa particular in Centro Havana (tramite il sito casecuba.com), e prenotato il bus Viazul (dal sito ufficiale viazul.com) per andare a Vinales il 16… il resto lo facciamo direttamente sul posto per non avere vincoli, se un posto non ci piace almeno possiamo andarcene senza dover disdire eventuali prenotazioni, e viceversa… ah, abbiamo anche prenotato un taxi che al nostro arrivo all’Havana ci porterà dall’aeroporto alla casa (sempre tramite il sito casecuba.com).
14 febbraio
Alle 7,30 siamo in aeroporto, il check-in ha appena aperto, presentiamo biglietto, passaporti e visto turistico per Cuba, e in pochi minuti abbiamo le nostre carte di imbarco. Il volo parte quasi puntuale, e dopo un breve scalo a Madrid si riparte, con un’ora circa di ritardo (che recupereremo durante il volo, che sarà liscio come l’olio) anche se 10 ore in aereo sono pesanti… L’atterraggio all’Avana è infatti puntualissimo, alle 19.40 ora locale. Le solite lunghe procedure all’immigrazione cubana… fila di oltre 40 minuti al controllo passaporti, ci fanno una fotografia con una specie di webcam, e non è ancora finita… dobbiamo anche compilare un modulo sanitario per dichiarare che non siamo infetti dall’influenza AH1N1 e che non siamo stati malati nell’ultimo periodo, che una solerte signora ci aiuta a compilare, chiedendoci poi con assoluta non chalance se abbiamo da regalarle una moneta da un euro… se da ogni passeggero a cui lo ha chiesto lo ha avuto si è fatta certamente la giornata!!! Eh si, siamo arrivati a Cuba!!! Ritiriamo i bagagli, per fortuna sono arrivate entrambe le valigie!!! Con i voli con scalo non si sa mai… Finalmente all’area arrivi, dove dovrebbe esserci il tassista che ci aspetta. Dovrebbe, infatti… lo cerchiamo in lungo e largo, ma non si trova, chiediamo a tutte le agenzie dell’aeroporto, cerchiamo di contattarlo al telefono, andiamo da un banco informazioni all’altro… il tassista non c’è… ci rassegniamo, cambiamo un pò di CUC alla Cadeca e cerchiamo un taxi che ci porti in centro. Arriviamo finalmente alla casa particular in calle Consulado, a due passi dal Malecon e dal Paseo del Prado… ma ancora non è finita… la signora Graciela presso la quale avevamo prenotato sta male, ha l’ernia al disco, e altri vari acciacchi di varia natura… ci offre gentilmente un caffè e ci spiega che non è in grado di accoglierci come si deve, quindi ci ha trovato una casa nei pressi e fa venire il padrone di casa a prenderci… per fortuna è lì a un tiro di schioppo, in calle Industria. La signora Olga ci da le chiavi della casa, ci sistemiamo in camera (piccola, con un bagno abbastanza ampio e molto pulita) e nonostante la stanchezza ci facciamo un giro per il Paseo del Prado arrivando fino al Capitolio… poi stremati ce ne andiamo a dormire, avremo tempo per vedere l’Havana… ormai è passata la mezzanotte (che per noi sono le 6 di mattina, quindi è quasi come aver passato la notte in bianco)…
15 febbraio
Ci svegliamo prestissimo, l’assorbimento del fuso non è semplice. Una doccia rigenerante, desajuno preparato dalla padrona di casa, alla quale regaliamo un piccolo vassoio di dolci sardi che avevamo portato, e via, a piedi per le strade dell’Havana vecchia… mi accorgo che ho dimenticato a casa il numero di telefono del signor Ignacio (referente locale del sito Casecuba.com) che avrei dovuto contattare per il disguido del taxi della sera prima, quindi rientriamo a casa a recuperare il numero… e, coincidenza, sulla porta troviamo proprio il senor Ignacio, che è venuto per scusarsi e restituirci i 25 CUC della corsa non fatta… gli dico di tenerli per il taxi che ci avrebbe riaccompagnato all’aeroporto dieci giorni più tardi… il senor Ignacio è un pacioso signore di mezza età, che ci spiega un paio di cosette su cosa fare e non fare a Cuba (non cambiare soldi per strada, non comprare sigari o rum per strada, attenzione a non lasciare oggetti incustoditi e via dicendo), ci consiglia un eventuale tragitto (che poi è più o meno quello preventivato da noi, con alcune differenze), ma gli dico che per me è la terza volta a Cuba, e quindi sappiamo come muoverci. Ci lascia il suo numero di telefono cellulare e ci dice che se abbiamo bisogno di avere una casa in una qualsiasi altra città basta mandargli un sms e la prenoterà lui per noi. Quindi gli diciamo che l’indomani andremo a Vinales e si impegna a trovarci lui una buona sistemazione (per questo servizio non ci ha chiesto niente, evidentemente ha le commissioni dalle case in cui ci manda). Ci salutiamo e riprendiamo la via… il Paseo del Prado pullula di bambini che fanno ginnastica, gente che va e che viene, quell’odore di gasolina che avevo quasi dimenticato… le auto d’epoca che non si capisce come facciano a camminare ancora… arriviamo al Parque Central, dove una cinquantina di persone in piedi attorno alle panchine discutono animatamente di “beisbol” e vari altri temi… da lì ci immettiamo nella Calle Obispo passando davanti alla “cuna del daiquiri”, il restaurante Floridita famoso per via di Ernest Hemingway, ma passiamo oltre… la calle è affollatissima, con i suoi chioschi che vendono panini, pizzette, gelati, i ristorantini e i gruppi musicali, le librerie, le gallerie d’arte… c’è anche un piccolo mercatino con bancarelle che vendono artigianato e non solo… alla cadeca cambiamo un po’ di CUC (in una delle cadeca di Obispo ci sono anche degli sportelli automatici aperti fino a tardi e si può prelevare anche con Carta di Credito o Postepay, anche se conviene sempre cambiare contante per via delle commissioni, ma in caso di emergenza possono rivelarsi utili). Cambiamo anche qualche euro in Moneda Nacional, per assaggiare i panini, le pizzette e i gelati che i chioschi vendono in MN e non in CUC… Arriviamo alla Plaza des Armas dove stazionano i venditori di libri usati, la maggior parte dei quali trattano temi riguardanti la Revolucion… da li ci dirigiamo verso la chiesa di San Francisco de Asis… entriamo… c’è in cantante che fa delle prove di canto… saliamo fin quasi in cima al campanile da dove si gode una vista molto suggestiva della città… poi torniamo verso la Plaza de la Catedral, che troviamo aperta (nelle mie precedenti due volte a Cuba non l’avevo mai trovata aperta) ed entriamo, è davvero molto bella… un passaggio davanti all’altro ristorante reso famoso da Hemingway, La Bodeguita del Medio… non entriamo ad assaggiare il Mojito (lo fanno migliore in altri bar), ma faccio a Paola la classica foto di rito!
Proseguiamo la giornata passeggiando per le strade e i vicoli, pieni di ogni tipo di umanità, di odori… andiamo oltre il Capitolio, una capatina al piccolo Barrio Chino, tutti posti che ho già visto e mai avrei pensato di rivedere se non fosse che a Paola è balenata l’idea di questa vacanza a Cuba. Dopo diverse ore di camminata rientriamo verso la casa, un piccolo descanso, una doccia e usciamo per cena. Ci concediamo, prima di cenare, un mojito nel patio dell’Hotel Inglaterra e poi andiamo in un ristorantino in Calle Obispo. Ci arriva un sms da Ignacio, che ci conferma la prenotazione di una casa a Vinales. Domani dobbiamo partire presto, quindi la giornata si conclude qui.
16 febbraio
Alle 7,35, stranamente in anticipo di 10 minuti, il taxi che ci porterà al terminal della Viazul è già sotto casa. La stazione della Viazul è un viavai di gente, la maggior parte turisti, alcuni tassisti abusivi che si offrono di portarti dove devi andare al “mismo precio de Viazul”. Nei bagni della sala d’attesa gli autisti dei pullman si fanno la barba prima di partire… puntuali alle 9 partiamo alla volta di Vinales. Durante il tragitto facciamo una deviazione e ci inoltriamo nel complesso di “Las Terrazas”, una sorta di villaggetto dove c’è un laghetto balneabile in mezzo a un piccolo bosco. Il tempo è inclemente, piove e quindi rifugiamo nella caffetteria, ma non avremmo comunque avuto il tempo di fare un tuffo nel lago, la sosta è di soli 10 minuti. Ripartiamo. All’interno del bus la temperatura è quasi glaciale, l’aria condizionata è sparata al massimo, due supercafone ragazze romane si rivolgono in malo modo (della serie li mortacci tua) all’autista che quasi quasi manco le degna di uno sguardo… e fa bene, direi, visto il modo… scopriremo alcuni giorni dopo perché sui bus gli autisti tengono l’aria così forte. Il motivo è che nei bus Viazul (made in China) non c’è una bocchetta che spari aria sul lunotto dall’interno per evitare che si appanni, quindi l’unico modo per evitarlo è tenere l’aria al massimo. Piccola sosta a Pinar del Rio, dove alcuni scendono e altri salgono. Arriviamo a Vinales intorno alle 12,30, e troviamo un signore che ci aspetta con un cartello con i nostri nomi… Giovanni e Paola, scritto “alla cubana ”Yobani y Paula”! Pensiamo sia il proprietario della casa, ma scopriremo più avanti che così non è. Comunque sia ci conduce alla casa che Ignacio ci ha riservato. Una deliziosa casetta celeste, con un piccolo patio e due sedie a dondolo (a Vinales quasi tutte le case hanno i dondoli sul patio), come avevo già visto su tanti siti di case particular che ho visitato in preparazione al viaggio. Ci accoglie la moglie del signore, Betty, una deliziosa e gentile signora che ha due figlie, una di circa 11-12 anni e una birba di 3 anni! Sandrita. La stanza è più grande rispetto a quella della casa all’Havana e in più abbiamo pure un piccolo “salottino” con due sedie di plastica! Vinales è molto piccola, quindi come letto sulle guide non è che ci sia ampia scelta di ristoranti. Per cui seguiamo il consiglio di cenare nella casa in cui siamo ospiti. Ci accordiamo quindi con la signora. Il signore ci chiede se l’indomani vogliamo fare una passeggiata a cavallo, ma noi gli chiediamo se è possibile farla subito. Ci da l’ok e quindi andiamo nella piazza centrale a mangiare un panino prima dell’escursione. Alle 14 il chico coi cavalli è a casa. Gli chiedo il prezzo, 5 CUC all’ora per una escursione di 4 ore… accettiamo e partiamo. Siamo completamente digiuni di equitazione, il ragazzo ci spiega come fare: tirate la briglia a destra e il cavallo va a destra, tirate le briglie a sinistra e il cavallo va a sinistra, tirate entrambe le briglie e il cavallo si ferma. Sembra facile. In effetti i cavalli sono abbastanza mansueti, adatti anche per chi non ci è mai salito sopra. Ci addentriamo nella campagna, per circa un’ora e mezza, fino ad arrivare a una grotta: la Cueva del Silencio. Lì un signore armato di pila ci conduce all’interno, per circa 300 metri (ma il signore ci dice che la grotta prosegue nel sottosuolo per diversi chilometri)… ci sono bellissime stalattiti e stalagmiti, e un laghetto dove volendo si può anche fare il bagno, ma non siamo attrezzati e quindi rinunciamo. Rimontiamo a cavallo, e ci dirigiamo a visitare un campo di tabacco e la costruzione dove lo stesso viene messo a essiccare. Il contadino ci illustra le varie fasi della coltivazione, della selezione delle foglie, etc… poi ci fa vedere dove le foglie vengono messe a essiccare, ora è tutto vuoto in quanto non è stagione di raccolto. Poi ci fa vedere come fare un sigaro, e lo fumiamo seduta stante. Gli compriamo una piccola quantità di sigari, ce li fumeremo al rientro a casa per non dimenticarci i sapori cubani! A questo punto ci aspetta un’altra oretta di passeggiata a cavallo per rientrare a Vinales. Arriviamo con le chiappe un po’ indolenzite, ma ne è valsa la pena. Andiamo alla agenzia Infotur per prenotare il taxi per l’indomani per andare a Cajo Jutias, al costo di 17 pesos a persona, almuerzo incluso. E ora ci aspetta l’aragosta per la cena! Betty ci prepara 3 enormi aragoste a la plancha da mangiare in due (faticheremo un po’ per finirle), con il solito contorno di riso e fagioli, e una buona Bucanero! Dopo cena ci ritiriamo subito in camera, la stanchezza vince!
17 febbraio
Alle 9 puntualissimo arriva il taxi. Lo condividiamo con una coppia di francesi. In circa un’ora siamo alla spiaggia di Cajo Jutias, sabbia bianca e mare cristallino. Si differenzia dalle nostre spiagge della Sardegna, da noi le palme non ci sono!!! Il tempo è inclemente, tira un forte vento di mare, piuttosto fresco. Ci inoltriamo lungo un sentiero in cerca di una baia riparata, e la troviamo dopo una mezzora di camminata. Un pò di tintarella, giusto per far rosicare i nostri amici al ritorno. All’orizzonte si materializzano delle dense nuvole scure… riesco a farmi un bel bagno, per Paola l’acqua è troppo fredda, e rimane sulla spiaggia. Quando le nuvole si fanno sempre più minacciose torniamo indietro, al chiosco dove dovremo pranzare. Ci accomodiamo e pranziamo, con l’accompagnamento di un gruppo che suona le classiche canzoni cubane, da Hasta Siempre Comandante a Guajira Guantanamera… è la colonna sonora che accompagna il pasto, in qualsiasi ristorante voi andiate c’è sempre un gruppo che allieta con la musica. Dopo il pranzo il vento rafforza, è praticamente impossibile trattenersi in spiaggia, quindi passeggiamo sulla riva, ben coperti. Lo stacco tra il mare verde-azzurro e le nuvole grigio-nere ha un effetto molto suggestivo! Rientrando a Vinales ci facciamo portare dall’autista all’hotel Les Jazmine per fare un paio di foto dalla terrazza panoramica. Poi torniamo all’Infotur per prenotare il transfer diretto a Trinidad, per il 19. Abbiamo un po’ di tempo e ne approfittiamo per gironzolare a piedi per le strade del paese, che è davvero molto caratteristico. Quasi tutti qui hanno una camera da affittare ai turisti, ed in effetti si nota rispetto ad altre parti di Cuba, un certo benessere, se così vogliamo definirlo, tra la gente. I soldi dei turisti contribuisco in un certo qual modo al benessere di questa comunità che vive molto di turismo. Cena a base di maiale, un pò di relax nelle sedie a dondolo sul patio, nel frattempo chiediamo al marito di Betty di procurarci due mountain bike per l’indomani, faremo una pedalata nei dintorni. Decidiamo di andare a trascorrere un po’ di tempo al Polo Montanez, forse l’unico locale danzereccio presente in paese, esclusi gli hotel fuori città… si paga un peso per l’ingresso, ci accomodiamo in un tavolino e ordiniamo da bere. In men che non si dica arriva un signore di mezza età, ubriaco fradicio, che invita Paola a ballare… che rifiuta, allora invita me… e rifiuto pure io. Se ne va… dopo un po’ torna alla carica… ma rinuncia subito e fa lo stesso con tutte le persone sedute ai tavoli fino a che non viene portato via di forza da due robusti buttafuori! Evidentemente qualcuna non ha gradito le insistenti avances… a questo punto mi si presenta una tipica scena cubana di abbordaggio (all’Havana la chiamano “mecanica”) che vede come protagonista il turista maschio… vado in bagno, ovviamente da solo e mentre torno verso il tavolo una chica (con annesso chulo) mi dice qualcosa che non sento, la guardo e tiro dritto. Torno a sedermi e i due si sistemano nel tavolo dietro il nostro… vedendomi già accompagnato si rassegnano e puntano le loro attenzioni verso un altro tavolo dove siedono quattro ragazzi, poi cosa succederà dopo nessuno lo sa… finiamo i nostri cocktail e torniamo a casa.
18 febbraio
Ci svegliamo presto, come sempre, ancora non ci siamo del tutto adattati al nuovo fuso orario. Mentre facciamo colazione arrivano le biciclette! Verso le 10 ci incamminiamo sulla strada che porta fuori dal paese, senza una meta precisa, con l’intento di inoltrarci nelle stradine secondarie… ne imbocchiamo una e dopo un pò ci si para davanti uno spettacolo raccapricciante: il mural de la preistoria! Una parete rocciosa con dei dipinti dai colori sgargianti. Orde di turisti si accalcano sotto per farsi fotografare, noi le diamo una rapida occhiata da lontano e ce ne andiamo… ci ferma un ragazzo per chiederci se vogliamo andare a vedere una famiglia che vive nei pressi e che fa una sorta di acqua terapia, così mi è parso di capire, ma non ci si può arrivare con le bici quindi rifiutiamo. Proseguiamo… Paola arranca in salita, ogni tanto mi fermo per scattare qualche foto… a un certo punto, mentre ero fermo per aspettarla, spunta da un cespuglio Juan, un anziano contadino (ci dirà poi che ha 60 anni, se è vero portati molto male), che mi chiama… mi chiede se vogliamo visitare una cooperativa agricola e che ci farà da guida, ovviamente specifica che non vuole niente in cambio… è in arrivo la prima fregatura del viaggio, ma ne siamo consapevoli e oggi abbiamo l’animo buono… ci fa lasciare le bici dentro una baracca che dice essere casa sua, dentro c’è un letto di fortuna e un paio di benemerenze firmate da Fidel… poi ci porta in giro tra campi coltivati e non, illustrandoci le piante e gli animali… a questo punto inizia la commedia: ci racconta che ha un braccio infermo a causa di un colpo di machete che si è dato da solo da giovane e non può più lavorare, che è solo eccetera… iniziano le richieste… vorrebbe il mio cappello da baseball in cambio della sua paglietta semidistrutta, ma rifiuto lo scambio… poi passa direttamente al sodo. Vorrebbe che gli dessimo soldi perché ha gli stivali di gomma distrutti e i piedi gli fanno male e se li vorrebbe comprare nuovi… in effetti gli stivali che ha indosso sono piuttosto malandati, ma fanno parte della commedia, così come la baracca spacciata per casa sua… so già che saremo gli ennesimi turisti che frega, ma gli do ugualmente qualche pesos, spero almeno si sia fatto un buon bicchiere di ron alla nostra salute! Su un foglietto ci scrive pure il suo indirizzo, vorrebbe che gli mandassimo le foto che abbiamo fatto con lui. Gliele manderemo, e se gli arriveranno serviranno certamente per dire ai prossimi polli che fermerà che ha dei buoni amici in Italia! Mentre torniamo verso la strada altre persone lavorano ai bordi della strada, e sicuramente pensano “eccoli qui i polli di oggi”! Proseguiamo in bici. Da ogni stradina secondaria sbuca gente che ti vuol fare da guida impedendoci in pratica di farci una escursione “fuoripista” fai da te. Per oggi abbiamo già dato e quindi proseguiamo per la strada principale, fino a un certo punto dove la salita si fa impossibile per che non è abituato al gran premio della montagna… e a questo punto torniamo indietro. Non so quanti chilometri abbiamo fatto, forse una ventina. A Vinales ci fermiamo per strada in un baretto che fa panini e ci rilassiamo un pò. Un’altra breve pedalata, poi riportiamo le bici alla casa e andiamo al parque a vedere le bancarelle di artigianato e souvenir. Ci compriamo una bella tela per il nostro soggiorno alla galleria d’arte per 15 pesos e un paio di maracas da regalare a 2 pesos. Poi ci sediamo un pò in una panchina ad osservare i bambini che giocano nella piazza e che si mettono in posa appena vedono qualcuno armato di macchina fotografica. Un ultima passeggiata nei viottoli di Vinales, domani partiremo di mattina presto, destinazione Trinidad.
19 febbraio
Notte agitata… anche se non siamo in Messico, Montezuma si manifesta intensamente… passo una notte travagliata, praticamente dormo in bagno… con un po’ di preoccupazione andiamo a prendere il bus, ci aspettano 7 ore di trasferimento, e fortuna che Montezuma si è sfogato di notte e durante il viaggio mi lascia tranquillo… per la gioia di Paola che era un po’ preoccupata. Arriviamo a Trinidad intorno alle 16. Dovrebbe aspettarci sul posto qualcuno, ma non lo troviamo… arriverà un po’ in ritardo, era andata al terminal Viazul anziché al Parque Central dove è arrivato il nostro bus. Un bici taxi ci porta a casa. La padrona di casa, signora Olga, è una persona squisita. Ci rilassiamo un pò, una passeggiata per il centro, e passiamo all’Infotur per vedere il catalogo delle escursioni da fare (ci sono diverse opzioni interessanti) io non ho granchè voglia di mangiare, lo stomaco è parecchio agitato… Paola prende un panino in un baretto e alle 19 ci ritiriamo, il viaggio mi ha finito di devastare… cose che capitano. Meno male che è capitato in un giorno che era già deciso sacrificare al trasferimento in bus e inoltre stava pure piovendo per gran parte della giornata!!!
20 febbraio
La notte passa tranquilla, per fortuna il malessere sta passando… facciamo un giro a Trinidad, tra le sue viuzze acciottolate, e le sue case coloniali così fatiscenti eppure così fascinose… andiamo alla cadeca a cambiare un po’ di CUC. Al Parque Central c’è una manifestazione sportiva di bambini, tipo i nostri vecchi “Giochi della Gioventù”, col solito palco dove un signore tesse le lodi dell’educazione fisica nella corretta crescita dei giovani rivoluzionari. Poi andiamo all’Infotur a prenotare un’escursione per il giorno successivo… abbiamo deciso per Santa Clara, per visitare il Mausoleo del Che e il Tren Blindado. A Santa Clara praticamente si fece la storia di Cuba, crediamo sia affascinante vedere quei posti (che abbiamo visto da poco nel film con Benicio del Toro). Solo che per l’indomani la gita prevede, oltre a Santa Clara, il pacchetto con Cienfuegos (che ci interessa tanto quanto). Allora optiamo per una escursione di montagna: Topes de Collantes, e Sendero Caburnì, una zona di montagna a un’ora da Trinidad, a 800 metri d’altitudine. Le foto illustrative sono molto accattivanti. Santa Clara la lasciamo alla prossima volta a Cuba, se ci sarà… Vista la bella giornata decidiamo di andare a prendere costume e asciugamano e prendere il bus che porta a Playa Ancon. Solo che il bus oggi non fa servizio. Contrattiamo con un tassista, il prezzo per il tragitto è 8 CUC e ci dice che se troviamo altre due persone possiamo fare taxi collettivo sempre per 8 CUC. Troviamo due turisti (credo nord europei dalle fattezze di poche parole) diretti anche loro alla Playa e dividiamo il taxi con loro. La spiaggia è molto bella, sabbia bianchissima e mare azzurro. Si fatica a stare sotto il sole, ma non me la sento di fare il bagno, l’acqua è un po’ fredda e ho paura che possa rinvigorire Montezuma… mi rifugio quindi sotto una palma, in relax. Paola si gode il sole. Dopo un paio d’ore torniamo al piazzale dei taxi, e ci uniamo a 2 francesi e uno spagnolo per il solito taxi collettivo e rientriamo a Trinidad. Ci rinfreschiamo e andiamo a fare due passi per vedere un’altra parte di Trinidad. Anche qui abbiamo optato per la cena nella casa dove alloggiamo, la signora Olga è un’ottima cuoca. Peccato non poterne approfittare appieno, sono un pò inappetente in questi giorni. La signora Olga rimane male al fatto che praticamente non mangio quasi nulla, crede non mi piaccia la sua cucina, allora le spiego che sono ancora con lo stomaco in disordine e lei, molto carinamente, mi prepara una camomilla! Dopo cena decidiamo di andare alla Casa della Musica, a berci un cocktail (anzi, per l’esattezza un refresco de limon, di rum non ho molta voglia…) e ad ascoltare della musica dal vivo. Un nugolo di arzilli ballerini locali coinvolgono le turiste più coraggiose nei passi di salsa. Poco prima della mezzanotte rientriamo a casa.
21 febbraio
L’appuntamento per la partenza a Topes de Collantes è alle 8,45. Ci caricano su un vecchio camion militare sovietico adattato a mezzo di trasporto turistico.Con noi ci sono anche due coppie, una svedese e una svizzera. Il camion è piuttosto scomodo ma molto suggestivo. Tempo 60 minuti arriviamo ad un grosso e orrendo albergo dove carichiamo a bordo la guida. Yasmani, un ragazzo di circa 25 anni che ci parla di cucina macrobiotica che ha imparato da un italiano, dev’essere un cubano fricchettone! Ci illustra il processo di tostatura del caffè, tutto rigorosamente artigianale. Alla Casa del Caffè ci offrono un espresso, l’unico caffè del viaggio, e devo dire che non era malaccio.Poi arriviamo al Sendero Caburnì, un sentiero in mezzo alla foresta che ci porterà a un laghetto con le cascate. Il cartello dice che il percorso si fa in 45 minuti, ma Yasmani dice che nemmeno di corsa in 45 minuti ci si riesce. In effetti camminiamo per quasi un’ora e mezza… l’andata è in discesa, ci preoccupiamo un po’ per il ritorno, ma ora godiamoci il panorama… arrivati al laghetto con le cascate abbiamo circa un’ora e mezza di relax, ci siamo portati costume e asciugamano per fare il bagno nel laghetto. L’acqua è pulita, ma gelida. Yasmani dice che è a 18 gradi, secondo me qualcuno di meno. Mi faccio coraggio e mi butto… Paola tocca l’acqua e rinuncia. Rimango a mollo qualche minuto, poi il freddo prende il sopravvento… farà bene alla circolazione, ma mi sto ibernando! Riprendiamo la via del ritorno… che faticaccia… il ritorno si fa tutto in salita, abbiamo bisogno di un paio di soste per riprendere il fiato… appena arrivati su ci dissetiamo avidamente per la gioia del signore che gestisce il chiosco bar… Rientriamo a Trinidad, è il momento di rigovernare le valigie, domattina si torna all’Havana… usciamo per le vie di Trinidad dopo il tramonto e al Parque Central veniamo “abbordati” da un ubriaco con una smisurata passione per la Sicilia… ci racconta di un suo amico siciliano… poi mi nomina un certo “Michael Coglione”… lì per lì resto basito e non capisco bene se mi stia insultando… poi mi nomina Lucky Luciano, allora lì capisco che il Michael di prima era Corleone… ci siamo fatti delle sonore risate poi ripensandoci… l’ubriaco era in compagnia della zia e di un amico, erano molto simpatici. Ci hanno invitato a seguirli in un bar, ma per noi era ora di cena e abbiamo declinato l’invito. Ci godiamo l’ultima passeggiata nella fantastica Trinidad, domani si parte all’alba e dopo cena non abbiamo molta voglia di uscire! Al momento di pagare la padrona di casa ci scrive un carinissimo biglietto di ringraziamento!
22 febbraio
Alle 6,15 la signora Olga ci prepara la colazione. Dobbiamo essere alle 6,50 al terminal Viazul. Il bus parte puntuale, passiamo la mattina in bus. Fuori piove a dirotto. Da questo punto di vista siamo stati fortunati. Ha piovuto solo durante gli spostamenti in bus. Arriviamo all’Havana alle 12,30, in anticipo rispetto all’orario previsto. Al Terminal Viazul i tassisti fanno “cartello”, vogliono 8 CUC per andare a Centro Havana… per andare me ne avevano chiesto 5… contrattando scendiamo a 7, ma tanto sanno che o vai con loro o niente, per cui rinunciamo e andiamo per 7… Non siamo nella stessa casa dei primi giorni… praticamente siamo nel palazzo di fronte a quella che sarebbe dovuta essere la nostra prima casa, in Calle Consulado. La nuova casa pullula di gente! Ci abitano due coppie, due nonne e vari altri personaggi di cui non capiamo i ruoli… una simpaticissima famiglia allargata! Uno dei padroni di casa, Enrique, ci propone la cena, e ci dice che la sera ha una tavolata di 11 persone, svizzeri, che però cenano alle 7, per noi è un pò presto, quindi ci preparerà un tavolo per le 8. Intanto ha smesso di piovere quindi usciamo a girovagare per i vicoli dell’Havana, prima del tramonto. Ci inoltriamo dietro l’Hotel Inglaterra, fino a una piazza che costeggia l’Avenida de Italia (conosciuta anche come Galiano), a pochi passi dalla Casa della Musica. Ci passiamo davanti con l’idea di tornarcila sera stessa oppure il giorno dopo. Fanno due serate: il “matinee” dalle 17 alle 21, poi dalle 23 alle 3 di mattina. Dall’Avenida de Italia sbuchiamo sul Malecon, attraversiamo la strada di corsa, le auto sfrecciano… ci facciamo una lunga passeggiata per vedere il tramonto sul lungomare… ci sono persone che pescano, anziani signori in vena di romanticismo, giovani coppie locali e non… Ceniamo a casa, poi usciamo a prendere una boccata d’aria e a sederci nei tavolini di un bar a bere qualcosa e ascoltare un po’ di musica… per stasera bocciamo l’ipotesi Casa della Musica e rincasiamo presto…
23 febbraio
Oggi abbiamo intenzione di girare la città con l’Havana Bus Tour. Sono 3 linee di bus turistici:
La T1 che ha pullman scoperti che fanno un giro dal Parque Central alla Plaza de la Revolucion.
La T2 che va dalla Plaza de la Revolucion alla Marina Hemingway e al prezzo di 5 CUC danno l’opportunità di salire e scendere dai bus per tutta la giornata
La linea T3 che porta alle Playas del Este è a parte, per questa si pagano 3 CUC a/r con possibilità di fermata alla Fortaleza Cabana e al Castillo del Morro.
Come prima tappa andiamo in Plaza de la Revolucion per le foto-ricordo di rito con la parete del ministero dell’industria che raffigura il Che. Nel palazzo accanto hanno fatto la stessa cosa con l’effigie di Camilo Cienfuegos, altro eroe nazionale. La Plaza de la Revolucion non offre altro, ci tratteniamo una mezzora in attesa del bus T2 per arrivare fino a Marina Hemingway attraverso il quartiere di Miramar… sappiamo che Marina Hemingway non è la località dove si trova la casa di Hemingway ma decidiamo comunque di andare a vedere, giusto per curiosità… costeggiamo il bellissimo cimitero monumentale Cristobal Colon, forse varrebbe una visita, ma andiamo oltre, passiamo attraverso Miramar, la cura delle strade, il traffico d’auto “moderne”, villette con giardini molto ben curati che stridono con la realtà decadente dei vecchi quartieri… arriviamo a Marina Hemingway… una delusione… un porticciolo con molo e una serie di residence in stile occidentale (sembra un villaggio vacanza) che nulla ha a che vedere con il contesto dell’Havana. Facciamo un paio di passi sul molo e arriva una solerte guardia che molto gentilmente ci comunica che è vietato passeggiare sul molo e fare foto. Il molo è pieno di barche a vela, yacht e quant’altro, un paradiso per diportisti… in prevalenza ho notato barche battenti bandiera canadese. Il tempo di un gelato e riprendiamo il bus per tornare indietro. Ci facciamo lasciare dall’autista al Vedado, di fronte all’hotel Riviera, per andare a vedere il mercatino dell’artigianato e comprare qualche cianfrusaglia da regalare al ritorno ad amici e parenti… ci fermiamo in un chiosco e un signore che chiede l’elemosina (al quale diamo qualche peso in moneda nacional) ci tiene una interessantissima lezione di storia, elencandoci una serie di fatti e personaggi legati alla Revolucion, passando, quando gli dico che siamo italiani, anche per Mussolini e Hitler! Torniamo al Parque Central, mangiamo un panino e prendiamo la linea T3 per andare alle Playas del Este, solo per dare un’occhiata, e andare poi al Castillo del Morro. Arriviamo davanti all’hotel Tropicoco e ci dirigiamo verso la playa… molto bella, la giornata di sole ha spinto parecchie persone verso Santa Maria… tanti turisti e anche qualche cubano, nonostante per loro sia la stagione fredda. Non essendo attrezzati per la tintarella diamo una rapida occhiata e torniamo alla fermata del bus. Scendiamo alla Fortaleza Cabana e andiamo a vedere il Castillo del Morro, dove ci sono alcune bancarelle di oggetti artigianali e tutti cercano di convincerci a comprare qualcosa. Torniamo al Parque Central e ci dirigiamo verso casa, ci riposeremo un pò prima della cena. Andiamo a cena in calle Obispo, in un grazioso ristorante con il solito gruppo musicale che non può mancare. Finiamo di cenare e ci dirigiamo verso la Casa della Musica… siamo decisi ad entrare, nonstante siamo un pò stanchi, ma non c’è quasi nessuno, sembra una serata deludente, non so se dipenda dal fatto che oggi è martedi, ma decidiamo di desistere dall’idea e risparmiarci i 10 CUC a testa dell’ingresso. Semi-delusi ci riavviamo verso il Parque Central per riprendere la via di casa…
24 febbraio
L’ultimo giorno di vacanza… prepariamo le valigie e chiediamo a Maritza (la moglie di Enrique) se possiamo lasciarle lì, fino alle 18 quando arriverà il taxi a prenderci. No problem, sono davvero molto gentili (addirittura ci dicono che se vogliamo fare una doccia prima di partire possiamo farla). Stamattina andiamo al grande mercatino che si trova di fronte al porto, in un grandissimo capannone a circa 10 minuti di cammino dalla Plaza des Armas, andando verso destra. E’ enorme, e ci sono tante cosettine interessanti, quadri, ceramiche, lavori in legno di tanti tipi, un posto ottimo per scegliere i souvenir. Poi decidiamo di andare a visitare la fabbrica di sigari Partagas, appena dietro al Capitolio. Davvero interessante, si vedono tutte le fasi di lavorazione dei sigari, dalla selezione delle foglie fino all’imballaggio, ed è tutto, ma proprio tutto, fatto a mano. Per pranzo mangiamo due panini presi in un chioschetto in MN, poi facciamo un pò orario al parque central in attesa di rientrare a casa per cambiarci e partire… sigh! A questo punto ci ferma un signore, che si siede nella panchina dove siamo seduti. Comicia a parlare… dice di essere Luis Jorge Romero (campione centroamericano di boxe nel 70, mondiale all’Havana nel 74 e che ha partecipato alle Olimpiadi di Mosca nell’80 come allenatore)… ho poi cercato su Internet, ed il nome esiste solo che non ci sono foto per verificare se sia lui davvero… chiacchieriamo un pò, ci racconta che negli anni 90 è stato a Milano per un breve periodo a fare l’istruttore di boxe. Gli offriamo una birra, e lui ci da una banconota da 3 pesos (quella introvabile con l’effigie di Che Guevara, credo che i locali le facciano sparire dalla circolazione per venderle ai turisti) autografata. A questo punto mi chiede se gli scatto delle foto, se voglio scambiare la maglia con la sua (ho indosso una maglia originale del Cagliari Calcio regalatami da un giocatore e rifiuto, ovviamente…) fino ad arrivare a chiedermi se gli lascio il resto del bar… sfortunatamente per lui il conto fa cifra tonda… non desiste, mi chiede una banconota da 5 euro a suo dire per una fantomatica collezione… alla fine ci chiede delle penne, che abbiamo in un astuccio e gliene diamo un paio. Forse sperava di racimolare un pò di più, ma oltretutto eravamo pure noi a corto di pesos! Verso le 17 rientriamo alla casa, ci cambiamo, e nell’attesa chiacchieriamo con la nonna di Enrique e un’altra signora che stirava in casa… alle 18 in punto, sotto la pioggia che nel frattempo ha iniziato a scendere, arriva il taxi. Arriviamo in aeroporto e ci mettiamo in coda al check-in, con la tristezza nel cuore… la vacanza è terminata. Il viaggio di ritorno si rivela più lungo del previsto a causa di vari ritardi a Madrid e Fiumicino, arriviamo alla destinazione finale, Cagliari, esattamente 24 ore dopo!
Conclusioni:
Che dire? Un viaggio a Cuba vale sempre la pena, talmente tante sarebbero le cose da vedere. Mancavo da 7 anni e sono cambiate tante cose… girano sicuramente più soldi tra i cubani, probabilmente le rimesse degli emigrati stanno facendo in modo che si creino classi sociali (chi ha parenti all’estero, o chi vive a contatto con turismo e turisti) e riceve soldi sta molto meglio di chi non li ha…), ormai tanti habaneri hanno cellulari ultimo grido, vestono alla moda (anche se non proprio all’ultimo grido…), alcuni vanno in vacanza a Varadero… cose forse impensabili fino a pochi anni fa… anche sull’aereo, sia in andata che in ritorno, c’era una forte percentuali di cubani. Non so se siano cose che nei precedenti viaggi non avevo notato, ma la cosa mi ha colpito.
Lato economico:
Per i due biglietti aerei Roma-Madrid-Havana A/R abbiamo speso 1120 euro (acquistato in ottobre tramite GoVolo con la compagnia Air Europa).
Per i visti abbiamo speso 70 euro, tramite un’agenzia. Purtroppo per noi, che viviamo in Sardegna, abbiamo la “condanna”, ogni volta che vogliamo viaggiare, di mettere in conto anche il biglietto Cagliari-Roma (o Milano a seconda dei casi) e sono altri 260 euro… e stavolta anche un pernottamento in hotel (+ cena + navetta A/R) a Fiumicino per evitare di perdere le coincidenze della mattina presto… altri 150 euro…
Comunque, la spesa totale alla fine della giostra, tutto, ma proprio tutto compreso (pure le sigarette comprate al duty free dell’aeroporto di Madrid) è stata di poco più di 2500 euro, in due.
Se fossimo stati, per esempio, di Roma invece che di Cagliari avremo speso 2100 euro per tutto…
Se aveste bisogno di informazioni ulteriori, dei numeri di telefono delle case particular in cui siamo stati (che trovate anche sul sito casecuba.com) potete scriverci all’email joecool69.ca@gmail.com e saremo lieti di darvele!