Valtellina, sapori e tradizioni della valle olimpica che ospiterà i giochi di Milano Cortina 2026

Siamo in provincia di Sondrio, in una zona ben nota a chi ama la montagna: i paesaggi mozzafiato dei panorami alpini, con i ghiacciai e le vette imponenti, sono meta di escursionisti che trovano un grande assortimento di aree a diverse quote. La bellezza di questi luoghi è dovuta alla varietà di ambienti, che va dai boschi, ai vigneti, agli alpeggi, alle vette: ci sono più di 300 km di piste per chi ama sciare, con località molto frequentate come Livigno e Bormio, che nei prossimi mesi si preparano a un appuntamento unico nella loro storia: ospitare le gare delle olimpiadi invernali Milano Cortina 2026. Eppure, la Valtellina non è sono un concentrato di grande bellezza paesaggistica e di luoghi ideali per gli sport invernali. C’è molto di più da vivere: si possono trovare posti incantati come antichi castelli e torri. Si possono percorrere itinerari religiosi, visitare palazzi storici e borghi e partire da Tirano per l’esperienza del trenino rosso del Bernina. E infine, in questo piccolo angolo di paradiso, possiamo goderci le specialità dell’enogastronomia locale, ricca di strepitosi prodotti che hanno conquistato il mercato nazionale ed estero. Quali sono? Scopriamoli insieme!
Indice dei contenuti
I prodotti tipici della Valtellina
La specialità gastronomica più conosciuta della Valtellina è la bresaola, ottenuta da carni di manzo salate e stagionate, la cui tradizione centenaria si è tramandata in ambito familiare: nell’800 la produzione incrementa e favorisce l’esportazione del prodotto in Svizzera. Nel 1998 arriva il marchio IGP, che fa della bresaola uno dei salumi più apprezzati per la sua morbidezza, il gusto sapido e gli aromi che sprigiona. Le malghe sono i pascoli in quota, ma con questo termine si intendono anche le costruzioni adibite alla custodia degli animali e dimora di chi se ne prende cura; le escursioni in questi posti della Valtellina ci portano alla scoperta del formaggio.
I formaggi della tradizione
![]()
Il Bitto è sicuramente il più noto tra i formaggi della zona, una DOP la cui peculiarità è nel gusto deciso e nel sapore inimitabile, dovuti al latte ottenuto dall’alpeggio estivo. L’aggiunta di latte caprino conferisce maggiore aromaticità e il lento affinamento rende il gusto intenso: è un formaggio a pasta semidura, con una leggera occhiatura, dalla crosta sottile e compatta. L’altra DOP è il Valtellina Casera, che, al contrario del Bitto, veniva prodotto in inverno: il latte destinato a questo formaggio era quello parzialmente scremato perchè utilizzato in prima battuta per la lavorazione del burro.
Entrambi i prodotti sono ottimi, sia come formaggi da tavola e sia in abbinamento ad altre specialità tipiche come i Pizzòccheri, varietà di pasta alimentare a base di grano saraceno, una coltura che in queste zone risale al 1600. Simili alle tagliatelle, si presentano con un colore grigiastro: questa specialità ha ottenuto il marchio IGP e il condimento tradizionale è a base di burro, con aggiunta dei formaggi citati, verze e patate. Originaria della Valtellina è la Polenta Taragna, ottenuta dalla miscelazione di farina di grano saraceno e di granturco: il nome deriva dal “tarai” o “tarel”, termine con cui si indica il bastone di legno che serve a mescolarla all’interno del paiolo di rame; la cottura avveniva direttamente sul fuoco a legna.
I terrazzamenti: storia di un’architettura simbolo dell’armonia tra uomo e natura
![]()
La viticoltura in Valtellina risale all’epoca preromana. Si parla di viticoltura eroica perchè i vigneti sono fazzoletti frammentati e aggrappati alle montagne, in una condizione di estrema difficoltà per i vignaioli, che con grande caparbietà hanno voluto coltivare questa pianta. I terrazzamenti che contengono le terre adibite alla vite disegnano la storia del vino valtellinese: la manutenzione è frutto di grande sacrificio e passione anche oggi, quando l’innovazione non può quasi nulla in un ambiente così difficile. La tutela di questa tradizione è passata di generazione in generazione: anche oggi incontra nei giovani innamorati vignaioli, la voglia di conservare questo paesaggio così come è stato creato, nella missione di produrre un gran vino, grazie anche al microclima della Valtellina. L’uva matura tardi e la vendemmia è una delle ultime nel nostro paese, termina infatti la prima settimana di novembre con rigorosa raccolta a mano e trasporto delle uve a spalla.
Nebbiolo o chiavennasca dà vita al Valtellina Superiore DOCG (denominazione del 1998): un vino che vuole un periodo minimo di affinamento di ventiquattro mesi, dei quali almeno dodici in botti di legno. Ha un colore rosso rubino tendente al granato, complesso, con un caratteristico profumo di frutta rossa e confettura, tannico; si abbina perfettamente con le eccellenze gastronomiche citate, nonché con la carne rossa stufata o arrostita e la selvaggina. L’altra DOCG è lo Sforzato o Sfursat di Valtellina, sempre Nebbiolo, ma con appassimento dei grappoli di tre mesi. Il risultato è un vino di struttura, ottenuto grazie alla concentrazione degli zuccheri e delle altre sostanze contenute nell’uva, intenso e ampio al naso, con elevato tenore alcolico e morbidezza, perfetto in abbinamento con una polenta con selvaggina.
Dove il tempo rallenta
![]()
Nata nel 1875 a Bormio, Braulio è una realtà storica della Valtellina: un amaro prodotto con erbe, radici e bacche che provengono dal territorio, e testimoniano la ricchezza di un brand che è indissolubilmente legata al gioiello della valle. Casa Braulio, la nuova iterazione di questa azienda centenaria, è uno spazio dedicato nel centro città a Via Roma dove poter scoprire le cantine sottoposte a un recente restyling, ma rimaste fedeli alla tradizione. Qui è possibile assaggiare il tipico amaro, ma anche scoprire i processi produttivi che si basano su tempi lunghi, un richiamo ideale al voler “riprendersi il proprio tempo” e dedicarlo ai piaceri della vita. Le visite a Casa Braulio, gratuite, sono prenotabili facilmente tramite il sito amarobraulio.com.