Sembra lava, ma è un fiume dalle acque completamente rosse: il Rio Tinto è la coloratissima sorpresa dell’Andalusia

L’Andalusia è, si sa, una terra stupenda. Non solo da un punto di vista artistico e architettonico (la lunga dominazione araba ha segnato profondamente il carattere culturale della regione, a tutto tondo), ma anche sotto il profilo naturalistico la regione è considerabile di altissimo valore. Deserti da altro mondo, montagne rocciose, cascate mozzafiato, grotte sotterranee, ma anche lunghe spiagge sabbiose e piscine naturali, questa torrida regione è davvero ricchissima in tutti i suoi aspetti. Oggi vi raccontiamo la storia di un fiume andaluso che in pochi conoscono, e che per la verità, viene spesso trascurato dalle rotte del turismo di massa. Partiamo!
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Il Rio Tinto: sembra un fiume di lava, ma è solo un’illusione
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Il Rio Tinto è un fiume costiero della provincia di Huelva, in Andalusia, e si estende per circa 100km. Il fiume è conosciuto per il colore rossastro delle sue acque, da cui deriva il suo nome. La colorazione ha origine dall’alterazione dei minerali contenenti solfuri di metalli pesanti presenti nei giacimenti lungo il corso del fiume e alla sua sorgente. Per capire questo fenomeno, bisogna prima conoscere cosa accade in profondità: a circa 600 metri sotto la superficie si trova una falda acquifera che, nel corso dei millenni, ha generato depositi idrotermali. I fluidi circolanti, caricandosi di metalli, hanno trovato sfogo nelle fratture della crosta terrestre, dove si sono accumulati e mineralizzati circa 300 milioni di anni fa.
Le miniere di metalli della zona furono scoperte circa 5.000 anni fa e sfruttate ininterrottamente da numerose civiltà: dai Tartessi agli Iberi, dai Fenici ai Greci, dai Romani ai Visigoti, dagli Arabi fino ai giorni nostri. Dal 1873 la loro gestione passò alla Rio Tinto Company Ltd., che ne fece un colosso dell’estrazione mineraria. Da questi giacimenti si ricavavano rame, ferro, manganese, argento e oro. L’attività iniziò a diminuire negli anni ’80 e cessò del tutto nel 2001.
Il fiume oggi: meta perfetta per escursionisti appassionati
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Oggi i luoghi dell’estrazione si possono visitare grazie a percorsi guidati che mostrano l’imponenza delle strutture. Tra queste spicca la Corta Atalaya, un tempo la più grande miniera a cielo aperto d’Europa, divenuta meta imperdibile per gli appassionati di turismo industriale. Dal 2012 è iscritta nel Catalogo Generale del Patrimonio Storico Andaluso come bene di interesse culturale, mentre il Rio Tinto stesso è stato dichiarato Paesaggio Protetto. La camminata sulle rive del fiume è suggestiva e permette di ammirare antichi mulini. Il punto di partenza consigliato è il mulino di San Juan, vicino a una diga che serviva a convogliare l’acqua necessaria al suo funzionamento. Il Rio Tinto, con le sue acque rossastre, regala scenari spettacolari. Lungo il cammino non mancano curiosità naturalistiche: le cicogne, ad esempio, che popolano stabilmente la zona. Sui tralicci lungo la strada che da Niebla porta al fiume, non è raro vedere decine di nidi che costellano il cielo.