Sembra di stare in Andalusia, ma questo borgo bianco è la meraviglia che troverai in un’altra zona amatissima della Spagna
A primo impatto il nome di questo borgo ti dirà poco, forse addirittura nulla. Eppure si tratta di uno dei luoghi più visitati della Spagna, così tanto che si è iniziato di recente a parlare di misure per combattere gli effetti dell’overtourism. Del resto, stiamo parlando di un paesino di appena 1000 abitanti, dove ogni anno arrivano però fino a 800mila turisti, in pratica 800 volte tanti quanti sono i residenti abituali. Ma cos’è che rende Binibeca Vell un luogo così straordinariamente apprezzato dai turisti? È il classico, ma in questo caso perfettamente ben riuscito, mix di architetture d’autore e di una natura meravigliosa. Che andiamo a scoprire insieme, cercando stavolta di non arrecare fastidio a nessuno!
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Il Van der Rohe catalano
Il grande successo di visitatori si deve in particolare a una singola persona, un architetto catalano che, discostandosi dallo stile neoclassico del suo periodo, decise di sperimentare quel funzionalismo che avrebbe fatto il successo di quest’angolo spagnolo. Francisco Juan Barba Corsini, nato a Tarragona nel 1916, fu un importante protagonista del funzionalismo catalano, uno dei “rivoluzionari dell’architettura” che fece parte, dopo la guerra, del cosiddetto Grupo R e che si specializzò, almeno nelle sue prime fasi, per l’ampio utilizzo dei mattoni.
Rispetto ai nomi in voga in quel periodo, Barba Corsini raccolse le ispirazioni dei padri dell’architettura del Novecento, come Tange, Aalto e Van der Rohe, trasformando così i suoi progetti da belli (e basta) a belli e funzionali. Ma come applicare questo concetto su un intero paese? È questa l’idea che sta alla base di Binibeca Vell, un progetto urbanistico nato negli anni ’60 del Novecento e che, per certi versi, ricorda Mykonos o alcune località della Costa Smeralda in Sardegna.
Il complesso, infatti, si compone di una serie di case dalle forme squadrate, con archi a sesto acuto e porticati protetti, interamente circondate dal verde e che creano uno spazio unitario che si espande in largo, delegando ai comignoli e al campanile dell’unica chiesa lo slancio verso l’alto. Affacciata sul mare, Binibeca è allo stesso tempo un porto e un’attrazione turistica, con le sue abitazioni interamente dipinte di bianco e con tetti a spiovente, balconi e dettagli rigorosamente in legno.
Le ragioni del successo (non voluto) di Binibeca Vell
Nata come frazione del comune di San Luis, a una decina di chilometri da Mahón, la città-capitale dell’isola di Menorca (siamo nelle Isole Baleari, in pieno Mediterraneo spagnolo), Binibeca Vell si è guadagnata negli anni una importante fama turistica, per la bellezza delle sue abitazioni candide, che le sono valse il soprannome di Mykonos delle Baleari. Più che a Mykonos, però, questo paesello con circa 200 abitazioni, e altrettanti locali e ristoranti diffusi lungo tutto il perimetro, somiglia a uno dei pueblos blancos dell’Andalusia, ma anche ai paesi bianchi della nostrana Valle d’Itria, in Puglia, come Cisternino, Locorotondo e Ostuni.
Silencio, por favor è uno dei cartelli che si trova sempre più spesso sui muri delle case di Binibeca, presa d’assalto in estate dai turisti che, spesso, non rispettano la proprietà privata e le regole di buon senso. Bellissima sì, ma “la Vell” è una piccola comunità di persone, che hanno difficoltà a ritrovarsi turisti sconosciuti dentro casa. Ecco perché Óscar Monge, presidente dell’associazione che raduna i 195 proprietari di case, ha deciso di calcare la mano. Dapprima ha emanato un regolamento che limita l’accesso al borgo dalle 11.00 alle 20.00, e adesso vuole proporre un referendum per agosto 2024 con cui, di fatto, chiudere la località ai turisti.
Una decisione forse troppo impattante, per una località che con il turismo ha avuto guadagni significativi, ma anche un invito alla riflessione sulle conseguenze del turismo di massa in un’epoca, quella attuale, di profonda riflessione. E su questo tema, ne aveva parlato anche il nostro Patrizio Roversi nel suo editoriale Turisti per caso, non turisti a casaccio!