Lungo la Via della Seta, mercanti e fedeli si sono fermati in questo paese per centinaia di anni

Ivano Carpentieri, 02 Mag 2023
lungo la via della seta, mercanti e fedeli si sono fermati in questo paese per centinaia di anni

Terre lontane, città dalla storia antichissima e palazzi dove si è fatta la storia. La Via della Seta in Uzbekistan è un viaggio alla scoperta della cultura di questo angolo di Asia. Una delle vie commerciali più antiche del mondo, un tracciato lungo oltre 8.000 km che tocca mare e terra, scambi tra due degli imperi più potenti del mondo antico e migliaia di città che hanno fatto la loro fortuna grazie ai commerci.

Stiamo parlando della leggendaria Via della Seta, che per secoli è stata la rotta che le merci, la seta in particolare, percorrevano per unire l’impero cinese e l’impero romano. Attiva dal 206 a.C. fino ad oggi con la Nuova Via della Seta, questa antica rotta commerciale aveva anche diramazioni per Corea e Giappone. È nel 1877 che per la prima volta viene chiamata Via della Seta dal geografo tedesco Ferdinand von Richthofen. La destinazione finale della seta era Roma, mentre le altre merci viaggiavano in entrambe le direzioni.

La Via della Seta in Uzbekistan

Il ramo settentrionale della Via della Seta attraversava da ovest a est l’attuale Uzbekistan e ciò ha fatto la fortuna di città passate alla storia, come Khiva, Bukhara, Shahrisabz, Samarcanda e Tashkent.

Moltissimi sono i tour operator che propongono itinerari lungo la Via della Seta uzbeka, ma anche gli amanti dei viaggi fai da te possono avventurarsi alla scoperta di queste magiche terre.
Il tracciato, da occidente verso oriente, si sviluppava per oltre 1.100 km e per percorrerli in automobile, oggi, ci vogliono circa 17 ore. Indicativamente, da Khiva a Bukhara sono  430 km e si percorrono con circa 6 ore e mezzo, da Bukhara a Shahrisabz i km sono 260 e ci si impiegano 4 ore e mezzo, Shahrisabz e Samarcanda sono separate da 90 km che si percorrono in poco più di 2 ore, mentre da Samarcanda per raggiungere Tashkent, l’ultima tappa della Via della Seta in Uzbekistan, bisogna percorre 310 km, distanza che si copre in circa 5 ore.

Khiva

khiva

La prima tappa del nostro viaggio lungo la Via della Seta in Uzbekistan è Khiva, la storica capitale della Corasmia, una delle più antiche regioni dell’Asia Centrale.
Secondo la leggenda, la città di Khiva è stata fondata da Sem, uno dei figli di Noè. Per secoli Khiva è stata famosa sia per essere una delle tappe della Via della Seta, sia per il mercato degli schiavi, che è stato a lungo uno dei maggiori di tutta l’area. Dal 1924 è parte dell’Uzbekistan.

Il primo sito uzbeko ad essere iscritto nel 1990 nella lista dei beni patrimonio dell’umanità UNESCO, è stato l’Itchan Kala di Khiva, ossia una parte della città vecchia protetta da spettacolari mura merlate. All’interno delle mura dell’Itchan Kala ci sono oltre 50 monumenti e più di 250 abitazioni tipiche, tutti costruiti tra il XVIII e il XIX secolo.
Le mura, altre oltre 10 metri, invece furono costruite in mattoni sul finire del X secolo e lungo il tracciato si aprono quattro porte.

Il Mausoleo Sayid Alauddin è il monumento più antico di Khiva. Risale al 1303 ed è interamente in mattoni. Al suo interno si conserva la preziosa Tomba di Sayid Alauddin, ricoperta in maioliche colorate nei toni del blu, del turchese e del bianco.

Il Complesso Islam Khodja è stato edificato nel 1908 e rispecchia in pieno gli stilemi dell’arte del tempo. Si articola in una serie di edifici, tra cui la Madrasa Islam Khodja, che sotto le sue cupole turchesi ospita il Museo delle arti applicate e il minareto, alto ben 45 metri.

Il Palazzo Tosh-hovli è l’emblema del palazzo di corte di Khiva. Tutto è organizzato intorno all’ampio cortile loggiato e famose sono le sue maioliche decorate: fiori, spirali e motivi geometrici blu e bianchi rendono queste maioliche tra le più belle di Khiva.

Kuhna Ark
era il palazzo reale di Khiva e ciò si riflette nell’opulenza delle decorazioni. Fanno parte del palazzo un harem, la moschea d’estate, la prigione e la spettacolare sala del trono, che ha il soffitto interamente ricoperto di maioliche gialle, rosse, blu e verdi.

Il Minareto Kalta Minor, edificato nel 1852 di fianco alla Madrasa Mohammed Amin Khan, è unico nel suo genere. Doveva essere il più alto dell’Islam (oltre 80 metri), ma i lavori si interruppero e la sua altezza oggi è di 29 metri. E’ completamente rivestito di lucenti maioliche turchesi, tanto che è conosciuto anche con il nome di minareto verde.

Bukhara

bukhara

Tra le più antiche città della zona, Bukhara fu distrutta da Gengis Khan e in seguito ricostruita da Tamerlano. Grazie alla sua posizione, divenne uno dei centri più ricchi lungo la Via della Seta, tanto da ospitare per oltre tre anni Marco Polo e suo figlio Niccolò. Nel 1993 Bukhara è entrata tra i beni patrimonio dell’umanità dell’Unesco e gli edifici storici ancora oggi visibili, sono la viva testimonianza del glorioso passato della città.

Po-i-Kalyan
è un insieme di edifici religiosi del centro storico di Bukhara. Fanno parte del complesso di Po-i-Kalyan la Moschea e il minareto Kalyan. Il minareto Kalyan è uno dei simboli di Po-i-Kalyan ed è conosciuto anche con il macabro nome di Torre della Morte: da qui infatti venivano gettati i condannati a morte.

Una grande cupola in maioliche blu sormonta la Moschea Kalyan, un maestoso edifico costruito nel XVI secolo per rivaleggiare in fama e bellezza la moschea di Bibi-Khanym di Samarcanda.
La Moschea Kalyan ha uno stile completamente diverso dalla moschea di Samarcanda e sono ben 288 le cupole che caratterizzano le gallerie del cortile interno. La Moschea Maghoki-Attar, costruita nel IX secolo, è la più antica dell’Asia Centrale ed è sede del Museo del Tappeto.

Ma è forse l’Ark di Bukhara il monumento più famoso della città. Questa antica fortezza costruita nel V secolo ha un’estensione di oltre 4 ettari e spettacoli sono le sue possenti mura in mattoni.
Al suo interno si trovano alcuni dei musei più importanti della città, come il  Museo Archeologico, che espone oggetti legati alla storia di Bukhara, il Museo delle arti decorative con la sua preziosa collezione di gioielli del XIX e XX secolo, e il Museo delle belle arti, con una ricca collezione di dipinti di pittori russi attivi in Asia centrale prima del 1932.

Shahrisabz

shahrisabz

Il suo nome in persiano significa città verde ed è famosa per essere la città natale di Tamerlano. I numerosi edifici di epoca tumeride del centro antico della città, dal 2000 sono iscritti nella lista dei beni patrimonio dell’umanità UNESCO.

Ak Saray
, detto anche Palazzo Bianco o Palazzo estivo di Tamerlano, era uno dei massimi esempi di arte tumiride. Costruito sul finire del XIV secolo, andò in gran parte distrutto e attualmente della struttura originaria sono sopravvissute solo le due torri del portale d’ingresso, alte 44 metri (in origine dovevano superare i 65 metri di altezza) e rivestite da mosaici bianchi e blu.

Dorut Tilavat è un complesso di edifici religiosi circondato da splendidi giardini. Ospita numerosi edifici, tra cui la Moschea Kok-Gumbaz, costruita da Ulugh Beg, nipote di Tamerlano e riconoscibile per la sua grande cupola blu dall’interno riccamente decorato.

Uno dei luoghi più affascinanti di Shahrisabz è senza dubbio la Tomba di Timur. Scoperta casualmente nel 1943, questa tomba sotterranea ha al suo interno moltissime tombe ricavate da un unico, grandissimo, blocco di pietra. Su alcune di esse ci sono delle iscrizioni che fanno pensare che questa era la tomba che Tamerlano fece costruire per se e la sua famiglia, anche se alla sua morte fu sepolto a Samarcanda.

Samarcanda

samarcanda

Samarcanda, il cui solo nome evoca paesaggi e una cultura a noi lontana ma estremamente affascinante, è la penultima tappa del nostro viaggio lungo la Via della Seta uzbeka.
L’antica capitale tumeride è un mix di colori e profumi che difficilmente si dimentica.

La spettacolare piazza del Registan, con la madrasa Ulugh Beg, la madrasa Cher-Dor e la madrasa Tilya-Kori è uno dei luoghi simbolo della città. Imperdibile è la Moschea di Bibi Khanum, una delle più grandi di tutto l’Islam e oggi ridotta quasi a un rudere dal violento terremoto che colpì la zona nel 1897, mentre nel Gran Bazar ci si può immergere nella Samarcanda più autentica, quella fatta di colori, suoni e profumi. Uno dei monumenti più importanti di Samarcanda è l‘osservatorio di Uluğ Beg, costruito nel 1429 ed utilizzato dal savrano-astronomo per calcolare l’asse d’inclinazione terrestre e la durata dell’anno solare.

Il Mausoleo Gur-e Amir, detto anche il sepolcro dei Re, è il luogo in cui riposa Tamerlano. Questo immenso edificio, con la sua inconfondibile cupola blu, è stato preso come esempio per il celeberrimo Taj Mahal di Agra, in India.

Tashkent

tashkent

L’ultima tappa è l’attuale capitale dell’Uzbekistan, Tashkent. Che la città fosse uno dei centri lungo la Via della Seta lo si capisce subito dai numerosi setifici e cotonifici che sono una delle maggiori fonti di reddito di Tashkent. Le origini di Tashkent sono molto antiche e risalirebbero al V secolo. Nel 1219 fu rasa al suolo da Gengis Khan e un violentissimo terremoto nel 1966 distrusse oltre l’80 % della città.

Negli anni successivi al sisma, la città fu ricostruita seguendo gli stilemi tipici dell’architettura russa in voga all’epoca. Tra i pochi edifici storici rimasti intatti, citiamo l’ottocentesco Palazzo del Principe Romanov, oggi sede del Ministero degli Esteri e il complesso Hazrati Imam, dove sono presenti mausoleo di Hazrati Imam,  la moschea Telyashayakh, la moschea Hazroti Imam, la madrasa Barak Khan e la biblioteca – museo Moyie Mubarek, dove è conservata una delle più antiche copie esistenti del Corano.

Da vedere è il Mausoleo dello Sceicco Zaynudin. Costruito nel XVI secolo ma restaurato più volte nel corso degli anni, ospita la tomba dello Sceicco Zaynudin, che si ritiene abbia vissuto fino a 95 anni (un’enormità per le aspettative di vita dell’epoca). Sotto la grande cupola blu del Bazar Chorsu sono in vendita cibi, spezie e oggetti di uso quotidiano e visitarlo è uno dei tanti modi per rivivere le atmosfere della Via della Seta.



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