La santa, il pozzo e la polenta: il borgo più ‘divertente’ delle Marche è il testimone di tante e curiosissime storie

Adriano Bocci, 25 Ott 2024
la santa, il pozzo e la polenta: il borgo più 'divertente' delle marche è il testimone di tante e curiosissime storie
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Nascosto tra le verdi colline delle Marche, a 18 km dal mare Adriatico, sorge un borghetto di matti di nome Corinaldo, provincia di Ancona, un luogo che affascina per una mistura non troppo omogenea di storia, spiritualità, leggerezza e polenta. Considerato uno dei borghi medievali meglio conservati d’Italia Corinaldo è dove tanti vicoletti nascondono troppe storielle. Un borgo di matti, o meglio, il paese dei matti, noto per l’ironia e lo spirito giocoso. Gli abitanti di Corinaldo (4.927 abitanti) non sono folli ma si sono guadagnati il soprannome per la loro arguzia, il saper affrontare la vita con ingegno e tanto humor (non all’inglese). Un borgo marchigiano che fa parte dei Borghi più belli d’Italia testimone di storie, belle e brutte, che vanno da spirito a resilienza, e che sanno di polenta, pecorelle e di vino verdeggievole (e buono). Ha il suo fascino, anche e soprattutto per i buongustai.

Che storia ha Corinaldo? Dai Guelfi alla resistenza popolare

mura difensive medievali di corinaldo
Mura difensive medievali di Corinaldo
C’è una ricca storia di eventi risalenti al Medioevo, l’epoca in cui si sono stabilite le basi dell’identità culturale e architettonica di Corinaldo. Come borgo si radica nel fenomeno del primo incastellamento, con la costruzione di mura difensive che ne segnano tutt’oggi l’urbanistica già da inizio secondo millennio. Ha avuto ruolo importante nelle lotte tra guelfi e ghibellini, poiché Corinaldo sta strategicamente in mezzo tra i fiumi Cesano Misa, punto focale per le contese territoriali nelle MarcheOriginariamente Corinaldo era di fazione guelfa ma ovviamente subisce influenze ghibelline nel XIV secolo quando Nicolò Boscareto, nobile -e- sostenitore dell’Impero, acquisì il controllo del borgo fino al 1360 quando Galeotto I Malatesta, comandante delle truppe del Papa, per riconquistare la città… la rase al suolo. Olè.

La storia di Corinaldo è ovviamente una storia di rinascita, poiché nel 1367, solo sette anni dopo, il borgo venne completamente ricostruito. Papa Urbano V autorizzò la creazione di una nuova cinta muraria che a oggi è uno degli esempi meglio conservati di architettura difensiva medievale d’Italia. Le mura di Corinaldo con torri e porte fortificate sono nate e cresciute per resistere agli assalti, e l’hanno fatto egregiamente. E infatti tra gli episodi più importanti di Corinaldo c’è un lungo assedio del 1517 quando Francesco Maria I Della Rovere, duca di Urbino probabilmente amareggiato dal suo lungo nome, tenta di conquistare il borgo. Il duca s’è ritirato dopo 23 giorni (non facciamo battute), e il gesto di resilienza viene premiato da Papa Leone X che eleva Corinaldo al rango di città.
Nei secoli successivi, tra il XVII e il XVIII, Corinaldo ha avuto un bel periodo di crescita culturale ed economica: le famiglie nobili creano eleganti palazzi e chiese monumentali, segno di benessere, e artisti come Claudio Ridolfi (noto pittore veneto) si trasferirono a Corinaldo per dare il contributo alle chiese locali.

Tra Santi e follie. Leggende di Corinaldo

corinaldo, pozzo della polenta
Corinaldo, Pozzo della Polenta
Miti e leggende vivono e rivivono a Corinaldo, non si limitano a sopravvivere, affatto. Nominiamo in primis Santa Maria Goretti, la Santa di Corinaldo, con cui lega in modo profondo poiché nacque nel borgo nel 1890 ed ebbe una storia di purezza e perdono che finì con un martirio a 11 anni di vita. Nel 1950 la giovane santa venne canonizzata, diventando una delle figure più venerate della Chiesa cattolica; a Corinaldo c’è un santuario a lei dedicato che attira pellegrini da ogni dove. E questo fa da anima spirituale del borgo, che unisce bene sacro e profano, come fa la polenta. Ma a tal proposito.. al centro di Corinaldo sulla scenografica scalinata di Via Piaggia, a metà di quei 109 gradini leggerissimi da fare, c’è il famoso Pozzo della Polenta.

Questo è il fulcro della storia più famosa di qui, leggenda di un contadino che in una giornata calda si ferma a riposare su quei gradini con un sacco di farina di mais. Distrattamente lascia cadere il sacco intero nel pozzo, e lui al seguito, al che susseguirono risate e prese in giro. Urla, grida e altri metodologie per dire che chiese aiuto, cosa che ricevette, ma col sacco di farina di mais rotto e aperto nel pozzo… ci fecero la polenta. E infatti come evento divenne simbolo di abbondanza per tutto Corinaldo e ogni anno si fa una rievocazione storica, la Contesa del Pozzo della Polenta, che celebra l’episodio festeggiando con una marea di polenta. Semplicità, genuinità, sorrisi, polenta, questo è Corinaldo, Paese dei Matti.

 
 
 
 
 
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Non possiamo non nominare la casa di Scuretto, in cui un certo ciabattino di nome Gaetano (detto Scuretto) amava l’arte dionisiaca. Aveva un figlio emigrato in America che ogni tanto gli mandava dei soldi per creare una casa, che andavano però a finire nel Verdicchio ed altre tipicità delle osterie del paese. Col tempo il figlio si insospettisce del perché i lavori ci mettevano così tanto, chiedendo una fotografia: Scuretto costruisce la facciata, ci piazza il numero civico e si fa fotografare affacciato alla finestra. La casa rimane così, senza praticamente nient’altro, e sta a metà di Via Piaggia. Sì, il figlio smise di mandare soldi, fine dei giochi per il padre.

Ah già, a proposito: chi sono i matti di Corinaldo? Il termine si usa affettuosamente per descrivere il loro ingegno e la loro arguzia, capaci di affrontare la vita con ironia. Tant’è che racconti locali e aneddoti bizzarri ce ne sono a bizzeffe, basta chiedere nel borgo; la fama di “matti” viene dalla loro tendenza all’autoironia e le tradizioni strane, tipo il Passaporto da Matto, documento che si ottiene superando una piccola prova nella Festa dei Folli. Tra gli eventi principali di tale festa c’è la Crazy Run che è quella più rappresentativa: una corsa non competitiva attorno alle mura in cui i non-maratoneti vengono spruzzati con polvere colorata. Che puntualmente finiranno affamati.

Cosa mangiare e cosa comprare a Corinaldo

 
 
 
 
 
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A parlar di polenta c’è da nominare la tradizione culinaria di Corinaldo, che probabilmente può fare da souvenir. Un viaggetto nei sapori genuini marchigiani con sapori semplici di altissima qualità. Tra i piatti tipici più apprezzati ci sono i passatelli in brodo o asciutti, i Vincisgrassi (una variante delle lasagne ma col sugo di rigaglie di pollo) e la carne in porchetta, cotte col finocchietto selvatico. Coniglio in porchetta, oca al forno (a Ferragosto) e tanti dolci e tanti vini. Corinaldo è famoso per i dolci, o meglio, per i dolci a base di mosto, come le ciambelle col mosto, gli sciughi (polenta dolce con la frutta secca, bella rustica) e dei biscottoni chiamati pecorelle di Corinaldo che sono ripieni di mosto ristretto, pangrattato, noci, buccia d’arancia e cannella. Si fanno in occasione della Befana.

A parlar di mosto c’è da nominare per forza di cose che la zona di Corinaldo è parte integrante delle terre del Verdicchio, la cui capitale è Cupramontana, ma Corinaldo se la gioca molto bene. Se non lo conosci, il Verdicchio è uno dei vini bianchi più famosi e premiati d’Italia, e sempre tra i vini tipici ci sono (ovviamente) il Verdicchio dei Castelli di Jesi DOC e Verdicchio Riserva DOCG, il Rosso Piceno e Esino DOC (rossi) ma pure la Visciolata, un vino (rosso) aromatizzato a base di visciole (amarene, praticamente), tipicamente marchigiano. Qui si va anche di olio evo di varietà Frantoio, Leccino e Raggia. L’olio locale è leggermente piccante col retrogusto di mandorla fresca, ottimo olio di qualità.

Cosa vedere a Corinaldo?

 
 
 
 
 
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Cuore di Corinaldo è il suo perimetro, o meglio, quello del centro: ci sono 912 metri di cinta muraria medievale stupenda, tra le migliori a livello di conservazione in Italia. Le mura del XIV secolo coi tipici merli a coda di rondine circondano il borgo tra torri, bastioni, piombatoi, feritoie e porte imponenti come la Porta Nova e quella di Porta San Giovanni. Ci sono panorami splendidi sulle colline marchigiane verdeggievoli dove ci sono state battaglie e assedi. Da vedere sicuramente c’è il Pozzo della Polenta  che sta a metà della scalinata di Via Piaggia, nominata prima, con 109 gradini e la casa di Scuretto. Come anticipato prima, c’è da vedere pure il Santuario di Santa Maria Goretti, dedicato alla santa nata nel borgo nel 1890. A pochi passi dal santuario c’è la casa natale di Santa Maria Goretti con quella vecchia atmosfera contadina di fine Ottocento che offre uno spaccato di vita quotidiana. Non si può non nominare il Teatro Carlo Goldoni, risalente al XIX secolo, piccolo teatro all’italiana che ospita spettacoli teatrali, eventi e concerti che coinvolgono tutta la comunità, ed è molto decorato.

Per chi ama l’arte c’è la Civica Raccolta d’Arte “Claudio Ridolfi” che è una tappa obbligata. Come museo ospita una collezione di opere d’arte sacra fatte principalmente da Claudio Ridolfi, pittore veneto che visse a lungo a Corinaldo. Altra visita imperdibile è la Sala del Costume e delle Tradizioni Popolari dove si possono vedere tanti costumi d’epoca, strumenti antichi e testimonianze della vita quotidiana del borgo, per un altro spaccato ma su folklore e tradizioni locali di Corinaldo.

Come arrivare a Corinaldo (aiutino con maps)


Corinaldo (provincia di Ancona) è raggiungibile con vari mezzi di trasporto, a breve distanza (18 km) dalla costa dell’Adriatico. Il modo più comodo è con l’auto: se stai sull’autostrada A14 puoi uscire al casello di Senigallia o di Marotta/Mondolfo. Da Senigallia continui sulla SP Corinaldese per 18 km con tando di paesaggio collinare stupendo. Ci si arriva anche con i mezzi ma la stazione utile è quella di Senigallia collegata coi bus. L’aeroporto più vicino è quello di Ancona-Falconara a 40 km di distanza. Se vai in macchina il consiglio è quello di parcheggiare nelle aree a ridosso delle mura per poi andare a piedi ed esplorare il centro storico. Certo, se vuoi un centro storico enorme, c’è sempre quest’altro borgo qui che è a un’ora da Roma.

 


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