Il gioiello “riscoperto” del Veneto: sui Colli Euganei c’è un castello da 350 sale, ed è uno dei più grandi d’Italia
Nel cuore del Veneto, tra le dolci colline dei Colli Euganei, si erge maestoso un edificio che non solo è tra i più grandi d’Italia (con 350 sale), ma soprattutto fra i più affascinanti. Sta nel comune di Battaglia Terme e questo enorme monumento non è solo un castello, o meglio, non ha mai voluto limitarsi ad essere un castello: a tutti gli effetti, anche per come è conosciuto, è una reggia con dentro secoli di arte e cultura. Nato a partire dal XVI , il Castello del Catajo è testimone di tanta cultura, legato principalmente alle peripezie di una famiglia di nome Obizzi e poi alla nobiltà europea. In mezzo ad un contesto naturale davvero suggestivo il Castello del Catajo domina il paesaggio circostante ma lo arricchisce con la presenza regale, facendo di Battaglia Terme (dov’è il castello) un’ottima meta da considerare se si passa in Veneto.
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Come arrivare al Castello del Catajo, dove si trova, biglietti e che orari di apertura ha
Il Castello del Catajo sta a Battaglia Terme, a pochi minuti da Abano e Montegrotto, altre località termali dei Colli Euganei. Lo si raggiunge facilmente da Padova e Venezia, ma ad ogni modo, per arrivare al Castello del Catajo in auto basta ricordare che il castello sta sulla Strada Statale Adriatica 16 (Strada Battaglia) ad 1 km dall’uscita di Terme Euganee sull’A13 (Padova-Bologna). Da lì, si va verso Battaglia Terme. In treno c’è la stazione ferroviaria di Battaglia Terme, e da lì il castello sta a 15 minuti a piedi sulla Passeggiata degli Obizzi. Eventualmente se si va alla stazione delle Terme Euganee ci sono 5 minuti di taxi. Come ultima alternativa c’è la bici perché il Castello del Catajo sta sull’anello ciclabile E2 dei Colli Euganei, percorso sui 60 km.
Per indicazioni dinamiche tocca qui su Maps.
A livello di orari del Castello del Catajo è aperto da agosto a settembre dal martedì al venerdì e la domenica, dalle 15 alle 19. In questi casi la visita è autonoma con una audioguida, mentre il venerdì c’è una visita guidata alle 15.30 su prenotazione, che dura un’ora e un quarto. La domenica ha solo visite guidate su prenotazione, dalle 10. Non adattissimo ai visitatori con disabilità motorie, tra scale e assenza di ascensori.
Riguardo i biglietti invece, il prezzo è di 13€ per gli adulti e 5€ per i bambini da 6 a 12 anni per le visite guidate. Per le visite in autonomia con l’audioguida invece è previsto un biglietto di 10€ per gli adulti e 4€ per i bambini da 6 a 12 anni.
Che storia ha il Castello del Catajo? Dai Nobili Obizzi agli Imperatori d’Austria
Castello del Catajo
Il Castello del Catajo deve la sua origine alla famiglia Obizzi, una dinastia borgognona che è arrivata nel Bel Paese seguendo l’imperatore Arrigo II nell’anno mille (e sette), stabilendosi prima a Lucca e poi nella repubblica di Venezia. Passano vari secoli e fu Pio Enea I Obizzi, nel 1570, a far costruire l’edificio da quel che era nato semplicemente come una casa di villeggiatura, la Casa di Beatrice di Beatrice Pio Da Correggio, una donna letterata che accoglieva un salotto letterario. Quella era il nucleo, che venne ampliato per creare il Castel Vecchio, creato in a malapena tre anni.
Ciò che nacque era un meraviglioso ibrido tra castello militare e villa principesca, fatto per accogliere ospiti da tutta Europa, più per una questione di rappresentanza che pura strategia militare. Attribuito in pare all’architetto Andrea da Valle, nel tempo al Castel Vecchio sono state fatte aggiunte di vario tipo, che oggi come oggi sono un must da vedere: il Cortile dei Giganti, uno dei primi teatri coperti del Veneto, con la scalinata esterna; una galleria museale che raccolse una collezione d’arte nel diciottesimo secolo, ma anche altre cose, principalmente con la fine degli Obizzi nel 1803 e col passaggio ai duchi di Modena e Reggio. Si creò quindi il Castel Nuovo, fatto per ospitare Ferdinando I d’Austria.
A proposito del Cortile dei Giganti, come detto, era un teatro coperto. Fu usato spesso per rappresentazioni teatrali anche acquatiche perché la parte bassa si poteva allagare. E se vi siete chiesti cosa significa Catajo, la Cà del Tajo, ossia casa e taglio, per indicare un canale scavato. In sintesi, Catajo vuol dire la Casa sul Canale, in riferimento allo scavo del Canale di Battaglia.
Affreschi e modifiche, recenti e non, per un castello sempre nuovo
Castello del Catajo
Tra le parti più belle del Castello del Catajo ci sono gli affreschi fatti da Giovanni Battista Zelotti, collaboratore di Paolo Veronese. Nel 1571 fece decorare le sale interne col compito di narrare attraverso 40 quadri le gesta della famiglia. Questo si traduce in un ciclo pittorico di autocelebrazione tra i più importanti del Rinascimento italiano, ed anche uno dei primi; le pitture erano previste solo sui muri esterni, ma quelle ormai sono già scomparse.
Il castello è stato ampliato nel ‘600 da Pio Enea II che aggiunse il Cortile dei Giganti e un piccolo teatro a sedici palchi. Venne ingrandito di nuovo nel ‘700 da Tommaso Obizzi che fece aggiungere una grande galleria a mo’ di museo. Dopo la Grande Guerra fu assegnato come riparazione dei danni di guerra all’Italia, che lo vendette nel ’29 ad una famiglia che lo trasformò in un’azienda agricola di tabacco. Il castello aprì al pubblico nel ’94, trent’anni fa.
Negli ultimi anni ha subito un bel restauro iniziato nel 2016 sotto il nuovo proprietario Sergio Cervellin, che ha riportato la bellezza originaria degli affreschi del Cortile dei Giganti, che ormai erano sepolti sotto strati di interventi successivi. Per la cronaca, Sergio Cervellin compra all’asta il castello nel 2015, ed è l’imprenditore padovano che negli anni ’90 brevettò il mocio Vileda.
Com’è il Castello del Catajo? Il fantasma di Lucrezia Obizzi
Castello del Catajo – Luca Lorenzelli / Shutterstock.com
Le visite al Castello del Catajo sono viaggi tra spazio e tempo attraverso le 350 sale maestose e i cortili. Dal Cortile dei Giganti con la fontana dell’Elefante si sale attraverso le scale esterne, create per essere fatte a cavallo, fino al piano nobile dove ci stanno gli affreschi di Zelotti. C’è l’albero genealogico, ma si passa anche alle crociate perché gli Obizzi vi parteciparono. Tra i must da vedere, oltre al Giardino delle Delizie (per magnolie e sequoie secolari), la Grande Terrazza e la Terrazza Ducale per le viste che si perdono sui Colli Euganei, c’è decisamente da vedere la cappella neogotica tutta di legno, fatta per la visita degli imperatori d’Austria nel 1838, e la famosa pietra insanguinata.
La pietra insanguinata ricorda l’assassinio di Lucrezia Obizzi, alimentando le leggende di apparizioni spettrali tutt’oggi attorno al castello. Si narra che il fantasma di Lucrezia Obizzi, moglie di Pio Enea II Obizzi, vaga ancora tra le stanze e i corridoi del castello. La storia di Lucrezia è tra le più cruente della cronaca nera del XVII secolo, perché nel 1654 la nobildonna venne assassinata brutalmente in camera sua, dopo aver respinto un giovane spasimante: Diego Zunica, un conte. Da lì si dice che non abbia mai lasciato il castello, e molte persone tutt’oggi affermano di sentire la sua presenza: la pietra insanguinata che sta nel castello è un memento. Il fantasma di Lucrezia dovrebbe apparire nei giorni di nebbia e nelle notti di luna piena, facendo echeggiare i suoi lamenti: una figura eterea, vestita di bianco, che semplicemente cerca giustizia e pace.
Per saperne di più sui biglietti o sul castello in generale, qui c’è il sito ufficiale del Castello del Catajo. Qui c’è la fotogallery: potrebbe interessarvi in caso voleste fare dei ricevimenti o dei matrimoni.