È il ‘piccolo Giappone’ affacciato sull’Adriatico: nella città del Carnevale c’è un quartiere decisamente insolito (e coloratissimo)

Adriano Bocci, 24 Gen 2025
È il 'piccolo giappone' affacciato sull'adriatico: nella città del carnevale c'è un quartiere decisamente insolito (e coloratissimo)
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Immaginatevi di voler visitare il Giappone: ad attendervi c’è un viaggio in aereo di almeno 10 ore, con costi peraltro neanche così accessibili, e tutta la difficoltà di una barriera linguistica che per molti potrebbe essere a conti fatti insuperabile. Ma se vi dicessimo che c’è un angolo di Giappone in Italia? E no, non stiamo parlando del solito parco con qualche albero di ciliegio dove aspettare l’hanami tra febbraio e pranzo, ma di qualcosa di decisamente diverso. Il quartiere di questa città, affacciata sulla costa del Mar Adriatico nelle Marche, è un luogo di ritrovo per i pescatori in cui si respira storia, fatica e profumo di pesce fresco. Ma anche un ponte ideale tra l’Italia e il Sol Levante, che vale la pena scoprire insieme.

El Gugul, indipendenza e tradizione

Nella zona portuale di Fano, città delle Marche di 60mila abitanti celebre per uno dei carnevale più antichi d’Italia, una cosa è sempre stata chiara: rispetto al resto della città, questa piccola realtà è orgogliosa e indipendente. Verso la fine del ‘700, infatti, buona parte dei pescatori decisero di andare ad abitare alle due rive del porto creando un quartiere con alcuni scorci che sembrano ricordare le città portuali del Giappone.

Ci riferiamo ad un quartiere chiamato El Gugul, che profuma di pesce fresco e di indipendenza, con le sue tradizioni e i suoi abitanti, purtulòt. Praticamente sulle ultime file delle casette del porto, sopra e sottovento, conosciuto a livello locale per il lavoro faticoso e per la testardaggine dei purtulòt.

La maggior parte delle abitazioni qui sono ex capanne trasformate e sono molto caratteristiche perché, oltre ai colori, hanno proprio dei Gugul sulle recinzioni. I gugul (dialetto per i cogolli) sono le reti da pesca a imbuto che si usano per catturare le anguille, in cui una anguilla entra da un lato e non esce più. È una forma di pesca che si fa alla foce dei fiumi. Risulta comoda, stendendo queste reti sul torrente, rendendole semplicemente lo strumento ideale nel posto ideale.

Ogni fanese del Gugul che aveva una barca conseguentemente aveva una vela: in base alla vela il purtulòt veniva identificato da tutti gli altri e soprattutto dalle mogli quando tornavano a terra. Difatti su diverse casette del quartiere dei pescatori c’è un’immagine che raffigura, stilizzata, i colori ed i motivi della vela di famiglia. O anche le conchiglie sui muri, testimoni dei viaggi.

Sapore di fatica

La pesca è la linfa vitale del porto e di Fano tutta, e ciò si riversa sugli abitanti e sul turismo come un mare mosso. I purtulòt stavano fuori per un paio di settimane, prima di tornare a casa. Gli anziani pensavano a portare il pesce al mercato e a venderlo, le donne cucivano reti e vele e gli uomini andavano andavano a pescare.

Oltre ad essere riconosciuti per le proprie vele, i marinai erano più che altro conosciuti con i loro soprannomi, anziché i loro nomi. Sul serio. Era difficile capire chi fosse chi senza usare i soprannomi, anche perché El Gugul (giustamente) comunicava spesso con gli altri porti. Ciò che personalmente definirei paradiso, per uno si fa chiamare Snake quando va da Starbuck’s. Ahem.

Oggi come oggi i tempi sono cambiati, le tecnologie anche e i tempi di lavoro pure. Le barche non hanno più bisogno di star fuori per due settimane, ma anzi, bastano 4 giorni. L’agognata settimana corta che tutti vorremmo. Fra i cambiamenti più recenti, da qualche mese hanno inaugurato la nuova pavimentazione del Gugul, con tanto di festicciola e benedizione dei presenti. El Gugul è semplicemente tradizione, e va preservata.

Sapore di mare

bombolini alla fanese, lumache di mare al sugo

Mangiavano (e mangiano) quel che pescano, cosa più che naturale. In barca si facevano tanto pesce alla griglia, e ogni buona forchetta sa bene quanto possono esser buoni i calamari grigliati. Fano a livello culinario è conosciuta per i bombolini alla Fanese, un antipasto caldo con le lumachine di mare, i bombolini, conditi col pomodoro, finocchietto selvatico, prezzemolo, vino, peperoncino, aglio ed altre cose. Sono conosciuti anche per il brodetto alla fanese o la frittata di alici.

Molto caratteristici sono poi i trabocchi che si trovano sulle coste del Mar Adriatico. Sono quelli usati per pescare con un metodo di pesca che si può definire passiva. Alternativa sicura per pescare i banchi di pesce senza doversi prostrare alle intemperie del mare aperto, i trabocchi di Fano (rispetto ai soliti) si chiamano quader, proprio perché sono di forma quadrata.

trabocco a fano, casetta sopra un portico per pescare in modo passivoUn quader, il tradizionale trabocco delle spiagge di Fano

Una pesca passiva, certo, ma che è passiva giusto oggi con l’invenzione dei motori, perché ai tempi era comunque faticosa. Ora come ora si usano da maggio fino a settembre, quando c’è movimento di pesci, per rendimenti comunque non altissimi, o meglio di necessità. Questa, infatti, è l’idea che viene sfruttata dai ristoranti sui trabocchi che offrono sempre pesce freschissimo.



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