Il basilico di Sant’Emidio, la (profumata) tradizione del 5 agosto ad Ascoli Piceno

Ogni anno, il 5 agosto, un’intera città profuma di basilico per via di una lunghissima tradizione che mescola religiosità e tavola. Si potrebbe pensare che sia un’abitudine ligure, vista l’importanza di quest’erba aromatica nella cucina regionale, e invece siamo ad Ascoli Piceno, la città delle olive ascolane, dell’anisetta e di Sant’Emidio, uno dei martiri della tradizione protocristiana e santo patrono della città. Ma cosa lega il santo al basilico, che non è nemmeno tra gli ingredienti della cucina marchigiana?
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Il culto di Sant’Emidio, il martire patrono di Ascoli Piceno
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La cattedrale di Sant’Emidio ad Ascoli Piceno
Emidio nacque nel 273 in Germania, a Treviri, in una nobile famiglia pagana: grazie alla predicazione dei santi Nazario e Celso, si convertì al cristianesimo ed entrò in conflitto con la famiglia. Decise pertanto di partire e, giunto a Milano, fu consacrato sacerdote: un periodo particolarmente fecondo, perché con la sua predicazione riuscì a convertire molte persone. Nello spaccato storico delle persecuzioni di Diocleziano, Emidio fuggì a Roma trovando rifugio; durante questo periodo gli vennero attribuite guarigioni miracolose. Fu così che Papa Marcellino (296-304), colpito dalle doti e dalla fama del sacerdote, lo ordinò vescovo di Ascoli con l’incarico di diffondere il cristianesimo in quella zona che risultava quasi completamente pagana. Questa difficile missione ebbe inizio subito, perché durante il suo cammino verso il Piceno, Emidio evangelizzò anche i centri di di Pitino, L’Aquila e Teramo.
Il prefetto di Ascoli, Polimio, intimò subito a Emidio di non predicare, ma questo avvertimento fu ignorato. Emidio si dedicò alla guarigione dei malati, grazie a questo e alla sua parola, egli riuscì a convertire molte persone, tra cui la figlia di Polimio stesso che, nel tentativo di arginare l’opera del vescovo, lo aveva invitato a sacrificare agli dei e gli aveva anche promesso in sposa la figlia.
Si narra che Emidio fece sgorgare l’acqua battendo la roccia nella zona di Solestà, uno dei luoghi simbolo della città di Ascoli: con quest’acqua battezzò moltissime persone. Anche la ragazza ricevette il battesimo e il prefetto ordinò l’arresto di Emidio che venne condannato alla pena capitale: l’anno della decapitazione è stato individuato nel 309 d.C. La fanciulla, dal nome Polisia, fuggì sul monte Ascensione, appena sopra Ascoli e la leggenda narra che scomparve in un crepaccio: il nome del piccolo paese di Polesio ricorda proprio la giovane ragazza.
Il basilico di Sant’Emidio
La leggenda narra che quando Emidio fu ucciso dai soldati, raccolse la tua testa e camminò oltre le mura: arrivato su un colle, morì. Il sangue sgorgato fece nascere una pianta di basilico che non appassì: proprio in questo luogo, il sepolcro del Santo, sorge il tempio di Sant’Emidio alle Grotte, eretto nel 1717 a seguito di un violento terremoto che colpì le Marche, ma risparmiando la città di Ascoli. Luogo del martirio è invece Sant’Emidio Rosso, nel cuore del Sestiere di Porta Solestà: questo piccolo tempio ricorda la decapitazione del Santo. La festa del Santo Patrono è il 5 agosto e Piazza Arringo si riempie di piante di basilico che vengono benedette, una distesa verde fino alle porte del Duomo, gremito di gente che si reca a rendere omaggio a Sant’Emidio e porta a casa una piantina per devozione.
La bontà del basilico e il suo ruolo nella cucina tipica italiana
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Il basilico è l’ingrediente base del pesto, una delle salse più conosciute della cucina italiana
Una delle piante aromatiche più amate della cucina italiana è sicuramente il basilico, ingrediente estivo che non manca mai sulle nostre tavole, grazie alla sue doti di freschezza che accompagnano moltissime preparazioni, sia calde e sia fredde. Questa pianta è piuttosto semplice da gestire e sicuramente non resistiamo alla tentazione di comprarne una da portare a casa, per avere le foglie sempre disponibili durante i mesi più caldi. È originario dell’India ed è ampiamente diffuso nelle cucine orientali e in quella mediterranea: dal greco basilikon, pianta maestosa, il termine basileus sta ad indicare proprio ‘’re’’. L’associazione di questo termine con il basilico non è chiara, tuttavia sembra che le foglie venissero impiegate nelle profumazioni destinate ai reali. Il basilico è anche un importante simbolo nella religione Hindu, riconosciuta come pianta sacra nella tradizione religiosa.
Basilico Genovese DOP, una delle eccellenze italiane
Il basilico arriva in Italia, e in particolare in Liguria, grazie ai Romani. Le sue proprietà curative erano assai note: nel tempo la zona di produzione si è allargata dall’area genovese a tutta la fascia marittima della regione. La coltura del basilico è il simbolo di questa terra e porta con sé tutto il pregio di un territorio che affaccia sul mare. L’impiego in cucina è successivo rispetto all’utilizzo del basilico come pianta officinale: vengono utilizzate sia le foglie fresche che secche. Nella regione delle due Riviere, oggi il basilico è sinonimo di pesto. Questa preparazione, che rimanda immediatamente alla Liguria, ha conquistato il mondo: gli ingredienti comprendono, oltre al basilico, olio EVO, aglio, sale, pinoli, grana e pecorino; la lavorazione tradizionale è con il mortaio. L’utilizzo del pesto spazia dal condimento per la pasta, all’abbinamento con la frittata, buonissimo con il pesce, ma è ottimo anche come accompagnamento alle verdure di stagione come peperoni, melanzane, zucchine e pomodori. Con le trofie al pesto, il primo piatto tipico della Liguria, possiamo abbinare un Riviera Ligure di Ponente DOC Pigato, un vino bianco fruttato, secco, sapido e di corpo.