Aggrappato alla collina e accarezzato dal mare, il borgo del 43° parallelo ti farà scoprire le Marche come non le hai mai viste

Dalla geografia alla buona tavola, raggiungiamo la bella Grottammare e ci lasciamo incantare da un borgo decisamente di...vino
Stefano Maria Meconi, 01 Gen 2025
aggrappato alla collina e accarezzato dal mare, il borgo del 43° parallelo ti farà scoprire le marche come non le hai mai viste
Il mondo dei cartografi e degli appassionati di atlante si divide in tanti piccoli spicchi, quelli creati dall’intersezione di linee puramente ideali: meridiani e paralleli. Alcuni di questi sono così famosi che non potete non averli sentiti almeno una volta nella vita, dall’Equatore (il parallelo che “taglia” a metà la sfera terrestre in larghezza) al Meridiano di Greenwich, un sobborgo londinese nel quale si segna convenzionalmente l’ora Zero. Alla sua destra, le ore crescono progressivamente, a sinistra decrescono. Che siano un ritrovato ideale per aiutare la navigazione, o solo il sollazzo dei nerd più appassionati di latitudine e longitudine, questi tracciati invisibili hanno in realtà funzioni importanti nella vita quotidiana, e in alcuni casi sono anche utili a realizzare degli interessanti itinerari turistici che, con un pizzico di fortuna, toccano anche le più belle località d’Italia. È il caso del 43° parallelo, linea di demarcazione che attraversa Toscana e Marche e, convenzionalmente, segna una importante distinzione tra il clima continentale della Pianura Padana e quello mediterraneo di tutto il Centro-Sud Italia. La più famosa località del Bel Paese toccata da questo “segno geografico” è certamente Grottammare, un borgo marittimo delle Marche che affaccia su un tratto particolarmente piacevole e turisticamente sviluppato del Mar Adriatico.

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Grottammare, la terrazza panoramica dell’Adriatico

grottammare

Con l’espressione Riviera delle Palme si indica una parte delle Marche adriatiche che comprende, in particolare modo, Grottammare e la contigua città rivierasca di San Benedetto del Tronto. A osservarle dall’alto, percorrere la breve distanza in automobile o treno, pare accorgersi che non v’è soluzione di continuità tra le due realtà, e in fondo è proprio così.

La conurbazione, una sorta di “affaccio marittimo” della non lontana Ascoli Piceno (che dà il nome a Porto d’Ascoli, frazione sanbenedettese), si presenta al visitatore come una lunga e armonica schiera abitata a pochi metri dal mare. Spiagge perfettamente organizzate per la bella stagione, bagnate da un mare limpido che vale l’annuale riconoscimento della Bandiera Blu e che rivaleggia, come capacità attrattiva, con le grandi mete balneari dell’Abruzzo e dell’Emilia-Romagna, le due regioni prossime.

A Grottammare si respira un’aria di serena tranquillità, quasi un’epifora del turismo lento. I ritmi frenetici della città lasciano spazio all’elegia della rilassatezza, come potrete accorgervi passeggiando lungo l’elegante e ben tenuto lungomare, sul quale trionfano le decine di palme che appunto danno il nome a tutto il territorio circostante.

Non è però solo la costa a fare di questa meta dell’ascolano un luogo irrinunciabile del turismo, nella bella stagione e non solo. Poco più su, risalendo i crinali delle propaggini collinari, vi attende un ben conservato borghetto medievale, la cui origine pare risalire al periodo immediatamente successivo al tracollo dell’Impero. Qui la suggestione del panorama è ancora maggiore, spinto com’è all’estremo dello sguardo umano dalla molteplicità delle soluzioni possibili. Ve ne accorgerete affacciandovi dalla loggia in pietra che arricchisce Piazza Peretti, una sorta di museo a cielo aperto con i suoi edifici in pietra, come la Chiesa di San Giovanni Battista.

Una città del mare e del vino

Il vino, si sa, predilige terreni non troppo alti e protetti da un clima quanto più possibile mite. Il 43° parallelo, insomma, è il posto giusto per la coltivazione dei preziosi acini bianchi e rossi che danno vita al vino marchigiano. Certo, Grottammare affaccia direttamente sul mare, ma già nel suo entroterra ritroviamo qualche poggio che via via sale, dando eterogeneità al paesaggio e spazio alle sapienti mani dei vignaioli di sperimentare e portare nelle botti risultati ragguardevoli.

Non è un caso che da queste parti si ritrovino vini decisamente interessanti dal punto di vista organolettico, come ad esempio il Falerio dei Colli Ascolani o il Rosso Piceno. Un bianco e un rosso, perfetta sintesi di chi vuole abbinare un brodetto alla sanbenedettese oppure concedersi, conditi da un sugo generoso di carne, dei maccheroncini di Campofilone. Non è un segreto: quella marchigiana, e ascolana in particolare, è una cucina ricca e saporita, che non disdegna ma anzi richiede un abbinamento con dei vini di qualità.



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