Quattro giorni a Copenhagen

Alla scoperta della più grande capitale dei paesi nordici
Scritto da: gip60
quattro giorni a copenhagen
Partenza il: 16/08/2012
Ritorno il: 20/08/2012
Viaggiatori: 2
Spesa: 1000 €

16.08.2012

Dopo aver trascorso quattro giorni ad Amsterdam, dal 12 al 16 agosto, abbiamo pubblicato il resoconto del viaggio nella sezione dedicata all’Olanda, io e mia moglie, Maria Giovanna, ci siamo spostati a Copenhagen servendoci della Norwegian air. Decolliamo da Shipol alle ore 18.40 e atterriamo all’aeroporto della capitale danese alle 20.00. Per trasferirci in città utilizziamo l’apposito treno che al costo di Kr. 36 a persona in poco più di 15 minuti ci deposita alla stazione centrale. Il nostro albergo è a meno di 100 metri dalla stazione stessa. Abbiamo scelto, ahi noi, l’Omena Hotel in Colbjørnsensgade. Mai scelta fu più infelice.

Premetto: qualche dubbio mi era sorto leggendo le contrastanti opinioni espresse su questo hotel, ma il costo decisamente concorrenziale rispetto ad altri hotel con analoghi servizi, apparentemente giustificato dalla particolare organizzazione (hotel totalmente automatizzato, senza reception né personale) mi aveva convinto. Secondo quanto vantato dall’albergo avrei dovuto soggiornare in una camera adatta ad ospitare quattro persone, fornita di tavolo, sedie, frigo, forno a microonde, servizi privati. Ci è stata data invece una camera talmente piccola da essere occupata per la metà dal letto matrimoniale, se avessimo dovuto aprire i due letti aggiuntivi non vi sarebbe stato spazio per muoversi; di tavolo neanche l’ombra, solo due sedie presenti, il letto matrimoniale inchiodato al muro proprio sotto le finestre con i tubi dell’acqua a vista, un incongruente, ed inutile, mega schermo Lcd era posto sulla parete. Il bagno, stranamente abbastanza ampio, si presentava alquanto sporco per cui abbiamo dovuto provvedere immediatamente ad acquistare dei prodotti di pulizia per ovviare all’inconveniente, una vasca da bagno con insopportabile tendina al posto del piatto doccia completava il quadro. La cosa più insopportabile era però che la camera si trovava al piano terra con le finestre (al cui immediato ridosso si trovava il letto) che davano direttamente sulla strada ad altezza d’uomo: risultato per quattro giorni siamo dovuti rimanere con le tende tirate e le finestre chiuse alla fioca luce dell’unica lampadina presente nella stanza; se a ciò aggiungete che lungo la strada sono presenti due night club, e che all’angolo stazionano permanentemente alcune lucciole, vi sarete fatti un quadro generale complessivo anche del rumore che, specialmente il sabato, fino alle prime luci dell’alba ci ha torturato. Abbiamo cercato, contattando attraverso un telefono dedicato qualcuno che potesse cambiarci la stanza dandocene una ai piani alti, ma ci è stato risposto che non era possibile.

Guardando la pianta di evacuazione antincendio incollata alla porta ho potuto notare, tra l’altro, che altre stanze, sullo stesso piano, erano probabilmente in condizioni peggiori della nostra, che per lo meno aveva la finestra in bagno. Esisteranno certamente in hotel, ai piani alti, delle camere più ampie, e se l’addetto alle pulizie ha svolto bene il suo lavoro la vostra permanenza potrebbe essere migliore di quella che abbiamo trascorso noi, personalmente posso tranquillamente affermare che questo è stato il peggior hotel in cui abbia mai pernottato.

Ciò posto riprendo a descrivere la nostra permanenza a Copenhagen: come detto siamo giunti piuttosto tardi in città, abbiamo dovuto cercare in fretta un supermercato per acquistare i prodotti di pulizia ed abbiamo quindi perso parecchio tempo, siamo anche stanchi e decidiamo quindi di cenare in un locale, vicino all’albergo, dove servono piatti mediorientali, il Kebabish in Helgolandsgade, il cibo, parecchio speziato, non è male ma faccio il madornale errore di assaggiare un condimento a base di peperoncino, risultato mi sono bruciato le papille gustative per almeno 24 ore; per riprendermi dopo cena ci accomodiamo in un vicino pub in Vesterbrogade dove gustiamo un’ottima guinnes.

17.08.2012

Nelle immediate vicinanza dell’albergo, lungo il tragitto per andare in stazione, acquisto in una panetteria croissant e dolcetti e nel 7/Eleven proprio di fronte, latte ed acqua. Fatta la colazione ci rechiamo all’Ufficio turistico, non molto distante dall’albergo vicino al Municipio ed allo stronget (che per intenderci è una rete di 5 strade pedonali che rappresentano la via dello shopping di Copenhagen), recuperate alcune preziose informazioni, ci dirigiamo verso la chiesa di San Pietro, vicino alla quale, davanti la facoltà di teologia dell’università, in Frue Plads, ci hanno detto essere in corso proprio in quei giorni un mercatino nel quale alcuni artigiani, ma sarebbe meglio chiamarli artisti, espongono e vendono i loro manufatti nell’arte della ceramica, del tessile e del cristallo. Restiamo veramente incantati dalla bellezza della merce esposta, il gusto per il design dei danesi è proverbiale, ma non mi sarei mai aspettato una tale ricercatezza ed una tale attenzione nei particolari in oggetti di uso comune quali tazzine e piatti, vasi o bicchieri, sia di ceramica che di cristallo, alcuni capi di abbigliamento sono delle vere opere d’arte. Naturalmente i prezzi sono allineati all’elevata qualità della merce esposta; fortunatamente in un angolo del mercato scopriamo un piccolo stand di ceramiche artigianali nel tradizionale colore blu e ci lasciamo tentare da alcune mattonelline decorate che hanno un prezzo più abbordabile.

Ci dirigiamo quindi al Museo Nazionale di storia danese, in Frederiksholms, il cui ingresso è gratuito, ammiriamo la sezione dalla preistoria sino ai vichinghi, all’interno scheletri di animali preistorici, asce e lance di pietra, reperti dell’era del bronzo, alcuni resti fossili di scheletri umani e, subito prima della sezione dedicata ai vichinghi (asce, scudi, elmi e quant’altro abbiamo imparato a riconoscere dai film), lo scheletro, perfettamente conservato e composto in una teca di vetro, di una… sirena (!?) con tanto di teschio, braccia, cassa toracica, bacino, colonna vertebrale allungata e pinna caudale mummificata! Il Museo è molto bello e ricco e ci trascorriamo parecchio tempo, quando usciamo abbiamo già superato l’ora di pranzo per cui ci affrettiamo a recarci al Riz Raz in Kompagnistræde 20, un locale a buffet totalmente vegetariano, dove a prezzo fisso, puoi serviti tutto quello che vuoi, al prezzo, bevande a parte, di circa €. 10,00 a persona, scartate le lasagne e gli spaghetti al pesto (francamente ritengo che mangiare la pasta fuori dall’Italia equivalga ad un suicidio gastronomico), facciamo incetta di varie insalate di patate diversamente condite, verdure varie, polpette di soia (buone, non le avevo mai mangiate), insalate di rape, spinaci e rucola, carote etc, per frutta dell’ottima anguria. Il locale, oltre che di alcune sale all’interno ed alcuni tavolini lungo la via pedonale, dispone anche di un piacevolissimo cortile interno dove infatti ci accomodiamo.

Per muoverci in città abbiamo deciso di acquistare un biglietto cumulativo da 10 corse (ciascuna per la durata massima di un’ora) per l’autobus che va obliterato secondo l’uso. Saliamo quindi su un autobus alla ricerca del simbolo per eccellenza di Copenhagen, la sirenetta. Forse non siamo stati sufficientemente chiari con l’autista del bus, o lui non aveva capito nulla, fatto si è che ci lascia ad una fermata dalla quale percorriamo almeno un chilometro per giungere alla nostra destinazione. Stranamente davanti la famosa statua c’è pochissima gente e ne approfittiamo per scattare qualche foto proprio ai piedi dello scoglio che sorregge l’opera; proseguiamo quindi verso il Kastellet passando davanti alla monumentale fontana raffigurante la dea Gefion, alla guida di un aratro trainato da quattro tori, con il quale, secondo la leggenda, avrebbe arato talmente in profondità il terreno da staccarlo dalla vicina Svezia creando la Danimarca.

Riprendiamo il bus e ci rechiamo a Cristiana, la famosa comunità indipendente che vive secondo regole proprie. Ognuno è ovviamente libero di esprimere i propri giudizi, personalmente non mi è dispiaciuta l’atmosfera che si respirava, anche se forse avrei più di qualche perplessità a vivere stabilmente lì. Vista l’ora tarda, decidiamo di consumare qualcosa al volo per saziare i morsi della fame e di tornare subito in albergo.

18.08.2012

Oggi abbiamo deciso di visitare alcuni castelli che si trovano nei dintorni di Copenhagen, a cominciare da Kronborg, per intenderci il castello in cui il Bardo per antonomasia, pare tale Guglielmo Scuotilancia da Messina, altrimenti noto come William Shakespeare, ha ambientato l’Amleto.

Per la giornata odierna decidiamo di fare la Copenhagen card valevole per un giorno (24 ore per la precisione) che ci dà diritto a viaggiare gratis sul treno, l’ingresso ai castelli, e nel pomeriggio ci consentirà di fare il giro in battello e di entrare al Tivoli, perché a conti fatti risulta più vantaggioso.

Prendiamo quindi il treno per la cittadina di Helsingør e ci rechiamo subito al Castello, non senza guardare con un po’ di sgomento, sono le 9.30, alcuni stand in allestimento che vengono preparati per una sagra a base di aringhe affumicate. Il castello è una vera fortezza, senza fronzoli o abbellimenti, chiaramente destinato ad una pura funzione militare, la difesa dello stretto che separa la Danimarca dal vicinissimo regno di Svezia, e, scopriremo da una delle tante presentazioni multimediali all’interno delle tante sale per lo più spoglie, per imporre salate tasse e pedaggi alle navi che transitavano. Interessante anche la visita ai sotterranei, fiocamente illuminati da alcune lampade a petrolio, a cui guardia è posta una statua del dio Odino, pronto a risvegliarsi e difendere il castello e l’intera Danimarca in caso di attacco. La visita ci porta via alcune ore, per cui ritorniamo verso la stazione ferroviaria passando per le vie cittadine; Helsingør ci appare veramente graziosa. Prendiamo quindi il treno per Hillerød dove abbiamo intenzione di visitare l’altro castello in programma Frederiksborg.

All’uscita della stazione un improvvido cartello che segnala l’ufficio turistico ci fa fare un giro incredibile, alla fine giungiamo in una piazza in discesa sulle rive di un laghetto e scorgiamo dall’altra parte il castello di Frederiksborg, un gruppo di simpatici marinai sta tenendo un concerto di canzoni tipicamente marinare, alcune delle quali supponiamo anche piene di doppi sensi ed allusioni tenuto conto che i danesi presenti ridono a più riprese, lasciata la piazza ed il concerto, percorriamo la stradella che costeggia il lago e giungiamo infine alla costruzione. Questo castello si presenta immediatamente come assolutamente diverso da quello di Kronborg, statue, elementi decorativi, ampie finestre, logge, testimoniano dell’uso di “rappresentanza”, in questo caso del re “Christian IV”, per il quale è stato costruito.

Le sale, numerosissime, sono riccamente arredate, i soffitti istoriati ed affrescati, ritratti di nobili e regnanti in ogni dove ricoprono le pareti, enormi lampadari pendono dai soffitti. Anche qui la visita ci porta via alcune ore, per cui riprendiamo il treno e torniamo a Copenhagen.

Giunti in città ci prenotiamo per il giro in battello con guida in lingua italiana compreso nella Copenhagen card. La gita è piacevolissima, la guida, una ragazza italiana di Roma, preparata e affabile, vediamo scorci della città che altrimenti avremmo ignorato, e ci vengono fornite notizie ed indicazioni utilissime per il prosieguo della visita in città. L’imbarco per l’escursione si trova proprio sotto la piazza Højbro Plads dedicata al vescovo Absalon fondatore di Copenhagen. Nel corso della gita siamo passati, ovviamente, accanto alla sirenetta, la folla che si assiepava intorno alla statua aveva dell’incredibile e ci siamo resi conto di quanto fossimo stati fortunati, la sera prima, a non trovare praticamente nessuno.

Sbarcati nuovamente in Højbro Plads, ci concediamo un’altra passeggiata lungo lo Stronget e ascoltiamo un pezzo di concerto nella piazza del municipio (è in corso il gay pride); decidiamo quindi di cenare al Cafè Hollywood, non molto distante in Bryggersgade 2. Il cafè Hollywood, è un altro locale a buffet, che per 89 Kr. a persona prevede nel menù anche pietanze a base di carne e di pesce. Personalmente mi rimpinzo oltre il lecito, prima di salmone affumicato, ed a seguire di costolette di maiale, annaffiate da abbondante birra (ovviamente le bevande sono escluse dal prezzo fisso, una birra media Kr. 50).

Dopo cena, sono quasi le 23.00, decidiamo di sfruttare al meglio la Copenhagen card ed entriamo al Tivoli, famoso parco giochi della capitale, per il quale si paga un biglietto di ingresso (per noi compreso nella Copenhagen card) e poi i singoli giochi tipici di un luna park; molta gente balla al suono di un orchestra che suona musica alla Frank Sinatra; gironzoliamo per il parco, ma complice l’abbondante libagione ci guardiamo bene dal salire sulle giostre che fanno venire il mal di mare solo a guardarle; a mezzanotte uno spettacolo di luci e giochi d’acqua conclude le attività del Tivoli che di lì a poco chiude, non ci resta che tornare in albergo.

19.08.2012

Stamattina ci aspetta l’immancabile rito del cambio della guardia al palazzo reale, che debbo dire mi delude parecchio, si tratta di un semplicissimo scambio di consegne tra due plotoni schierati, nulla a che vedere né col cambio della guardia di Buckingham Palace, né con quello, già coreograficamente di tono minore, di Stoccolma. quando i due comandanti di plotone entrano nel palazzo per il passaggio di consegne ci allontaniamo verso la Frederiks Kirke. Come tutte le chiese nordiche l’interno è spoglio ed anonimo, nulla a che vedere con la magnificenza delle nostre basiliche, la particolarità è rappresentata dal fatto che questa chiesa è a pianta circolare, in effetti e solo una grande cupola. Ritorniamo sui nostri passi e ci dirigiamo verso il molo ripassando dal palazzo reale, non c’è praticamente più nessuno e quei 20 poveracci con il colbacco sono ancora schierati sotto il sole.

Giunti al molo ammiriamo le sculture di sabbia, alcune enormi, realizzate durante il recente sand festival e rimaste lì, suppongono fino a quando al pioggia non le farà crollare. Avevamo deciso di pranzare con i famosi smorrebrod, una sorta di sandwich aperto, per intenderci una fetta di pane scuro di vari cereali molto compatto sul quale i danesi mettono di tutto. Dalle informazioni che avevo assunte parrebbe che il miglior ristorante dove assaggiare questa specialità sia il locale di Ida Davidsen, che però la domenica è chiuso, facciamo un rapido giro in loco e decidiamo di farci ispirare dal Kaelder 12, in Dronningend Tvaergade 12, un locale arredato in stile marinaresco, gli avventori sono tutti danesi e questo ci fa ben sperare. In effetti non rimaniamo affatto delusi: Mariagiovanna prende un smorrebrod con un filetto di pesce impanato e fritto, annegato in una sorta di cocktail di gamberi (ma fatto con l’aragosta) e verdura di accompagnamento, io opto invece per una scelta più “classica”, si fa per dire, il mio smorrebrod è a base di roastbeef con sopra un uovo fritto e contorno di insalata. Compreso acqua e birra paghiamo in due Kr. 192.

Nel pomeriggio è nuovamente momento culturale ed entriamo al museo Ny Carlsberg Glyptotek (gratis la domenica). Solo la vista del giardino d’inverno vale la pena della visita. Ammiriamo poi una notevole esposizione di opere di impressionisti francesi dove Gauguin la fa da padrone, ma sono esposte moltissime altre opere di opere di Millet, Toulouse-Lautrec, Matisse, Cezanne, Monet etc.; per quanto si voglia fare in fretta, le visite ai musei richiedono sempre diverse ore, per cui quando usciamo, all’ora di chiusura, decidiamo di dedicarci ad un ultimo shopping di andare poi a cenare. Scegliamo di provare un altro ristorante Riz Raz, anche questo con cortile interno, stavolta in Kannikestraede 19, che oltre al solito buffet prevede anche, separatamente, piatti “a la carte”; in buona sostanza il buffet ha il medesimo costo (79 KR a Pranzo e 99 Kr a cena), ma se consumi una delle pietanze previste dal menù il tuo buffet costerà solo Kr 35. Decido di assaggiare un trancio di salmone (Kr. 130) in aggiunta al mio buffet. Mi viene servito su una pietra ollare un pezzo di salmone magnificamente cotto alla griglia di almeno 200 g. accompagnato da un burro alle erbe da spalmarci sopra con l’aggiunta di alcune gocce di limone. Quando l’ho assaggiato non ho esitato a definirlo un’esperienza mistica, ho accompagnato il tutto con 6 dl. di birra rossastra dal sapore leggermente affumicato. La cena è stata una vera delizia.

Un ultimo giro per Copenaghen e poi a letto. Domani si rientra a casa.



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