Dancalia

un viaggio incredibile in un posto che più magico non si può, un'avventura nel vero senso della parola
Scritto da: canapino
dancalia
Partenza il: 26/12/2010
Ritorno il: 05/01/2011
Viaggiatori: 5
Spesa: 3000 €
Finalmente la Dancalia! Dopo tre anni ce l’abbiamo fatta!prima c’erano i problemi familiari, poi il costo proibitivo .A novembre abbiamo trovato un tour operetor a Addis Abeba e, presi tutti i contatti siamo partiti il 26 dicembre alle 0,40 – io mio figlio Lorenzo , mio marito Massimo e due nostri amici. Arrivati a Addis Abeba abbiamo trovato una guida che vive a 30 km da Firenze , praticamente compaesani, 3 autisti per i fuori strada e 2 cuochi.

Bati (si scrive così?) è la prima tappa : un mercato enorme con miriadi di persone che vendono e comprano cibo,pentole,cocci ,palme intrecciate ,dromedari e asini. Un mercato vero. Dormiamo al l’Hotel Rasha Amare ad Asayta che è l’antica capitale del sultanato. Dormiamo,si fa per dire , stiamo a guardare le stelle dalle nostre zanzariere poste a mo’ di baldacchino sui nostri letti che sono dislocati su una terrazza che si affaccia a strapiombo sul fiume Awash. Una emozione incredibile sotto una cappa di stelle.

Poi via verso il nulla! strada facendo incontriamo gli afar, popolazione gentile ma soprattutto bellissima, e la nostra guida ne assume una per accompagnarci durante il nostro viaggio. A dire la verità questo afar non era poi così bello anzi un po’ bruttino. Facciamo un mega rifornimento di benzina e via verso il lago Afrera. Arriviamo nel tardo pomeriggio quando i posti disponibili per capeggiare sono già alla fine, comunque ci sistemiamo e in questa ridicola Rimini facciamo il bagno in una delle calde pozze di acqua dolce. Bèh ,se non altro ci siamo lavati . Ci alziamo la mattina e meraviglia! sono tutti partiti, ci possiamo godere questo stupendo lago salato e ripensare all’ emozione che deve aver avuto Giulietti quando ci è arrivato. Il caldo è insopportabile. Prendiamo i permessi e via verso le pendici dell’Erta Ale.

Dopo 3/4 ore di faticoso cammino, in buona parte al buio, e quando la notte è senza luna vi assicuro che fa molto buio ,siamo arrivati sulla vetta del vulcano. Ah delusione tremenda ci hanno spostato il vulcano! E’ successo che verso i primi di dicembre, per la gioia dei vulcanologi, la grande bocca si è chiusa e se ne è aperta una più distante , PER NOI COMUNI MORTALI INACCESSIBILE. Ci mettiamo l’animo in pace e approfittiamo del panorama meraviglioso che è guardare la lava che zampilla in rivoli, nugoli di fumo e odore di zolfo. Siamo comunque felici. All’alba dobbiamo ripartire altrimenti il caldo ci ucciderà.

Partiamo per Amhed Ela e lì facciamo il campo (soffia un vento incredibilmente polveroso e per me che porto le lenti a contatto è una vera sofferenza). Questo e l’ultimo giorno dell’anno più incredibile che ho mai trascorso. Il cenone è consistito in pasta , frutta in scatola ,un panettone e una bottiglia di Ferrari che ci eravamo portati de Firenze. Al mattino, sempre all’alba, con due soldati come accompagnatori e un’altra guida del posto andiamo finalmente al tanto sognato Dallol

Il tanto sognato Dallol ( il luogo degli spiriti) in realtà è un sogno ad occhi aperti. Non riusciamo a capire se siamo scesi da un’astronave o da un mondo di magie. Migliaia di colori della tonalità del giallo ci sovrastano gli occhi, i piedi, le mani , da tutte le parti questo paesaggio stupefacente ci riempie di gioia. Tutta la fatica durata ,tutto il vento e la sabbia scompaiono di fronte a questa straordinaria meraviglia della natura. Tutto il mondo è qui.

Grandi faraglioni di pietra cristallina si alzano a occidente, il bello è doverci camminare sopra, ci ricordano i castelli di sabbia fatti da bambini al mare, con la differenza che questa è pura lava cioè tagliente in maniera incredibile. A oriente la piana del sale. I salares della Bolivia al contrario! Fa un caldo infernale, la piana è piena d’acqua, il sole acceca, ma i rombi di sale sono identici. In fondo l’Assa Ale un faraglione di roccia rossastra in mezzo a questo nulla.

Vediamo gli afar e i tigrini che tagliano il sale a lastre, riquadrano, impilano, legano e poi caricano i dromedari per andare ,attraverso la gola del fiume Saba al mercato di Makalle per venderlo.

L’ultima tappa ad AssaBole ,un villaggio di otto capanne dove dormiamo e dove vengo colpita da una forte diarrea. Che vergogna! Vergogna sì! La mattina ci svegliamo e sotto di noi su una sorta di spiaggia ci sono centinaia di dromedari, asino e cammellieri pronti per un viaggio di 5 giorni, 2500mt di dislivello e 150km all’andata e altrettanti al ritorno.

Li seguiamo per un giorno, esattamente 30km, con noi ci sono un mulo e un dromedario che ci porteranno i viveri e anche noi se qualcuno cascasse. Speriamo di no ,non è il massimo salire in groppa ai dromedari, specialmente se non hanno neppure la sella .Abbiamo guadato il fiume diverse volte, abbiamo visto preparare la “borgutta” una specie di pane e poi attraverso il sentiero che si snoda nella stretta gola siamo arrivati a Malabiday . Qui i nostri amici Barbara e Massimo sono andati a comprare penne, quaderni e ciabatte per i bambini del villaggio.

Facciamo tappa in un alberguccio di Makalle, ma quanto è stato bello farsi una doccia dopo 9 giorni di lavaggi con mezzo litro di acqua, quando andava bene ,altrimenti salviette.

Non abbiamo fatto molti viaggi , abbiamo ancora tanto mondo da vedere, non ritorniamo mai nello stesso posto, ma questa volta pensiamo di tornale sull’ Erta Ale e tutte le altre tappe

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