A Cuba… con un bimbo di 5 anni!

In giro per la parte occidentale di Cuba con puntatina finale al sole di Varadero
Scritto da: GianlucaDeLeo
a cuba... con un bimbo di 5 anni!
Partenza il: 25/01/2020
Ritorno il: 04/02/2020
Viaggiatori: 3
Spesa: 2000 €
Era da un po’ che mi frullava per la testa l’idea di andare con moglie e figlioletto a Cuba, per cui, proprio al termine delle vacanze estive, anche forse per alleviare il peso del ritorno alla vita di tutti i giorni, ho iniziato a lavorarci sopra con lo scopo di costruire un mini tour che coniugasse scoperta di questa nazione e qualche giorno di relax al mare. Alla fine ne è venuto fuori un itinerario che ha messo insieme la scoperta delle principali località della parte occidentale dell’isola e un po’ di vita da spiaggia in quel di Varadero.

Io ho pensato a prenotare i voli diretti Alitalia e le case particular all’Havana e a Trinidad (su Airbnb), il resto del viaggio me lo sono fatto organizzare da Cuba Travelnet, un’agenzia di viaggi di proprietà italiana che opera direttamente a Cuba. Dato che, per la scarsa segnaletica, è sconsigliato girare Cuba con mezzi propri, tramite questa agenzia, ho prenotato soprattutto i transfer tra le varie città (quasi sempre con taxi ad uso esclusivo). Il periodo prescelto è quello di fine gennaio-inizio febbraio che, pur corrispondendo al loro inverno, rappresenta un finestra temporale ideale per andarsene a zonzo per l’isola in quanto le giornate sono calde ma non afose attestandosi le massime attorno ai 30 gradi.

In via preliminare faccio qualche considerazione su Cuba come destinazione baby friendly. Diciamo che pur essendo un paese facile da girare (ovviamente sta a voi scegliere tappe non eccessivamente lunghe) e pur essendo i cubani particolarmente accoglienti e affettuosi con i bambini, bisogna pur sempre considerare che si tratta di un paese povero ed, in più, ad economia socialista. Questo significa che chiaramente al bambino occorre chiedere qualche sacrificio in termini di assortimento di cibi oppure di disponibilità di certi prodotti. Quello che consiglio, ad esempio, è di portare dietro una piccola scorta di prodotti a cui vostro figlio è abituato in Italia (siano questi cereali, fette biscottate, merendine e così via) perché di certo a Cuba sarà impossibile reperirli neanche nelle varianti locali (di supermercati durante questa vacanza non è che ne abbia visti tanti e quei pochi comunque sono spesso ad uso esclusivo dei cubani che pagano con il loro peso). Altra cosa che abbiamo potuto fare poco con nostro figlio è gratificare i suoi sforzi da viaggiatore in erba concedendogli momenti tutti suoi di svago come andare in aree attrezzate, parchi giochi e così via. All’Havana qualcosa c’è; nei centri minori cercate voi di tenere alto l’interesse dei bambini mettendo in calendario delle visite a posti che per loro potrebbero essere interessanti (abbiamo fatto qualcosa di simile con il Giardino Botanico di Cienfuegos). Insomma Cuba coi bimbi è sicuramente fattibile perché non ci sono rischi di nessun tipo dal punto di vista della sicurezza e dell’igiene (a parte le solite norme igieniche che valgono per qualsiasi altro posto) ma richiede comunque un’organizzazione a monte un po’ più accurata del solito.

25/01

Dunque si parte di sabato, alle 14:30, con un volo diretto che nel giro di 12 ore ci porta nella capitale cubana. Lì ci attende un transfer privato verso la casa particular che si trova nel quartiere Centro Habana. L’alloggio si trova proprio al confine tra la zona più turistica (quella a ridosso del Parque Central) e la parte più popolare (e povera) del quartiere. Sono solo le 22, ma noi, tra fuso orario e lungo volo, siamo stanchi morti per cui, dopo aver appreso le istruzioni di casa dalla nostra host, ci buttiamo a letto.

26/1

Naturalmente ci svegliamo alle prime luci dell’alba e quindi abbiamo tutto il tempo (anche troppo) per prepararci con calma alla nostra escursione giornaliera. Dovendo rimanere solo per un giorno nella capitale, avevo optato per un tour di 4 ore in auto d’epoca per scoprire il meglio dell’Havana. Devo dire che sono partito molto scettico su questo tipo di tour ma, a posteriori, addirittura mi sento di consigliarlo soprattutto per chi non dovesse avere tantissimo tempo a disposizione. Infatti durante questo giro in una magnifica Buick anni ’50 abbiamo avuto l’onore di conoscere il mitico Nilo, un sessantenne cubano con la passione per l’Italia (i suoi due unici figli vivono entrambi nel Belpaese) che ci ha condotto per mano negli angoli più belli della città spiegando nei minimi dettagli qualsiasi cosa avesse un significato storico o simbolico. Parte essenziale del tour, in realtà, si svolge a piedi per le vie della magnifica Habana Vieja, che infatti è tutta pedonalizzata. Così, in compagnia di Nilo, vediamo una dietro l’altra le quattro piazze principali (Plaza de la Catedral, Plaza de Armas, Plaza Vieja e Plaza Francisco de Asis) oltre a scoprire una miriade di posticini nascosti di vero incanto che da soli, ovviamente, non avremmo mai potuto apprezzare. Stabilisco una vera e propria empatia con la nostra guida, per cui la prima parte della giornata finisce da Buenaventura, paladar cubano lontano dai circuiti turistici, dove ho modo di mangiare una magnifica aragosta al rum, bere un paio di Mojito nella sua ricetta originale e fumare sigari Holguin intinti nel miele accompagnati da rum Havana Club invecchiato dieci anni. Ovviamente anche mia moglie e mio figlio sono serviti e riveriti dal gentilissimo staff del ristorante. Dopo essere passati per il Malecon e il Vedado, il giro si conclude con la visita alla Plaza de la Revolucion dove ci sono tutti i palazzi del potere del governo cubano tra cui spiccano quelli con le famose effigie giganti di Che Guevara e Camilo Cienfuegos. Sono ormai le 15:30 (siamo ben al di là delle quattro ore previste di tour), e chiediamo a Nilo la cortesia di non riaccompagnarci direttamente a casa ma di portarci in un piccolo parco giochi che avevamo adocchiato lungo il percorso, anche per premiare nostro figlio che tanto aveva camminato durante la mattinata senza creare nessun tipo di intoppo. Passiamo un po’ di tempo tra gente del posto che ci guarda come se fossimo piovuti da un altro pianeta (ed in effetti da molti punti di vista è così) dopodiché, quando anche nostro figlio è esausto, ci facciamo accompagnare a casa da uno sfrecciante Coco Taxi tra i vicoli dissestati di Habana Centro. Ritornati in stanza, inizio a pianificare qualcosa da fare per la sera, ma non appena ci stendiamo a letto, ci prende la classica “botta” di sonno e ci risvegliamo direttamente verso le 4 del mattino successivo.

27/01

Anche questa mattina abbiamo tutto il tempo per preparare i bagagli per il lungo transfer per Trinidad. Il nostro autista si presenta con puntualità svizzera (ma tutti i tassisti cubani sono precisissimi) e insieme percorriamo le 5 ore di strada in cui abbiamo modo di apprezzare vari villaggi ed la lussureggiante vegetazione dominata dai palmeti e dalle piantagioni di canna da zucchero. Giunti a Trinidad, ci sembra di essere stati catapultati in un altro mondo; cavalli che camminano liberi per strada, auto scassate che si fermano sulla “carreggiata” noncuranti di essere da ostacolo per il traffico, strade traboccanti di svariata umanità, macellerie improvvisate dove la merce viene direttamente esposta sui davanzali delle finestre di casa…se non fossimo ai Caraibi, direi che sembrerebbe di essere capitati in uno dei primi film di Kusturica! Comunque, travolti da questo magnifico caos, dopo esserci sistemati nella nostro spartana ma confortevole stanza, visti il caldo e il bel tempo, decidiamo di sfruttare la mezza giornata che ci resta per andarci a rilassare a Playa Ancon, una bella spiaggia che si trova a circa dieci chilometri da Trinidad. Ci facciamo chiamare un taxi e sempre per rimanere in tema Kusturica, si presenta un soggetto che poteva starci benissimo in quei film: mulatto, enorme, pelato, occhialoni Ray Ban di ordinanza, alla guida di una scassarola anni 60 azzurra, che lungo il percorso per Playa Ancon ha dato passaggi a chiunque facesse l’autostop. Il tipo con soli 10 Cuc ci viene anche a riprendere con la solita puntualità. Noi, nel frattempo, facciamo il primo bagno del 2020 e ci godiamo il tramonto. Chiudiamo la serata concedendoci una cena presso la casa particular; la proposta culinaria non ci entusiasma e a dire il vero non è neanche particolarmente economica (40 Cuc in tre che non è esattamente un regalo per gli standard del luogo), però in qualche modo avevamo già messo in conto di provare, almeno per una volta, questo tipo di cena.

28/01

L’indomani ci svegliamo un po’ più tardi richiamati dalle urla e dalle voci di un nugolo di bambini. Usciti in strada, ci troviamo nel bel mezzo di una festa delle scolaresche di Trinidad che si esibiscono in simpatiche parate. La giornata parte decisamente bene e ci da il giusto entusiasmo per visitare il centro storico, patrimonio mondiale dell’Unesco. Questo riconoscimento è assolutamente meritato, sia per le strade acciottolate, sia per le case coloniali magnificamente tenute, sia per il viaggio indietro nel tempo che regala ai suoi visitatori. Ci perdiamo nella miriade di botteghe e gallerie d’arte, dopodiché decidiamo di visitare il Museo della Lotta al Banditismo (costo 1 Cuc) che non è un museo particolarmente memorabile, ma da la possibilità di salire sulla torre campanaria, da cui è possibile avere una vista panoramica su Trinidad e il paesaggio circostante. Appena scendiamo dalla torre, attratti dalla musica, entriamo nella Taberna La Canchanchara che prende il nome dal omonimo cocktail autoctono a base di rum, miele, acqua e limone servito in piccole coppe di terracotta. Una roba talmente deliziosa che si rischia di passare lì tutta la giornata, anche perché visto che nel frattempo si suona e si balla l’atmosfera e il mood sono di quelli giusti. In realtà, poco dopo, ci viene fame e mangiamo al ristorante giusto di fronte a La Taberna dove ordiniamo un piatto di pasta al burro per mio figlio e bistecche di maiale per me e mia moglie (quelle di manzo sono merce rarissima a Cuba).

Decidiamo di tornare a casa per far riposare il bimbo, e poi, verso le 17, ci dirigiamo nella vicina piazza Parque Central per connetterci al Wi-Fi. A questo proposito, e per chi non lo sapesse, confermo che a Cuba ci sono gli hot-spot Wi-Fi pubblici e quelli degli hotel, ma che occorre sempre procurarsi delle schede con username e password per connettersi. Il costo della connessione è di 1 Cuc a ora. Comunque, una volta connessi, ci arrivano dall’Italia una marea di messaggi whatsapp alquanto allarmati e preoccupati per un devastante terremoto con annesso allarme tsunami al largo delle Isole Cayman, pare avvertito fino ad Havana e Miami. La cosa bella è che noi, come tutti gli altri abitanti e turisti presenti a Trinidad, non abbiamo avvertito proprio un bel nulla. Meglio così.

Comunque, dopo aver tranquillizzato amici e parenti in Italia, ci prepariamo per andare a cena. A Trinidad da questo punto di vista c’è solo l’imbarazzo della scelta considerato l’enorme afflusso turistico. Alla fine scegliamo il Cubita Restaurant dove assaggio un’enorme e succulenta Langosta di Varadero a poco più di 20 Cuc. Anche la paella alla verdure e il pollo fritto che si spartiscono mia moglie e mio figlio non sono malaccio e il conto alla fine si attesta un po’ al di sopra dei 50 cuc. Per la prima volta avevamo in programma un’escursione serale a La Casa della Musica di Plaza Mayor, il luogo dove si può assistere allo spettacolo nello spettacolo dei cubani che si scatenano al ritmo della salsa e del reggaeton. Ma purtroppo mio figlio si addormenta sulla scalinata che si staglia ai piedi del locale e quindi siamo costretti a portarlo a braccia fino a casa, dove, alla fine, crolliamo anche noi.

29/01

Con la solita puntualità, il driver si presenta alle 9:30 fuori il nostro alloggio di Trinidad pronto a coprire le due ore di percorso che ci separano da Santa Clara che, con buona pace dell’Havana, è considerata la città più rivoluzionaria di Cuba. Soggiorniamo nel magnifico Hotel Central in stile coloniale che sorge proprio al centro della piazza principale. La città è sicuramente la meno turistica tra quelle visitate ma comunque un po’ di cose da vedere ci sono. Innanzitutto, ad un paio di chilometri dal centro, sorge il Mausoleo del Che, che, oltre al monumento che domina il piazzale antistante, offre anche la visita ad un piccolo museo a lui dedicato e l’accesso alla tomba vera e propria. Una sepoltura molto semplice e suggestiva in cui la sua piccola nicchia ha semplicemente una posizione centrale rispetto a quelle degli altri martiri della rivoluzione ivi sepolti. L’entrata è ad offerta libera.

Proseguiamo nel percorso dedicato al mito della rivoluzione, facendoci portare dal taxi alla Statua di Che Guevara col Nino, presso cui ci fermiamo giusto qualche minuto per fare delle belle foto. Torniamo al centro, passeggiamo sul boulevard di Santa Clara, che altro non è che una piccola strada dello shopping pedonalizzata, e poi cerchiamo la locale fabbrica del tabacco, segnalata come una delle migliori fabbriche di sigari di tutta Cuba. Purtroppo non è più orario per fare visite guidate, e tutto quello che riusciamo ad ottenere dal guardiano, è la possibilità di spiare da una finestra il lavoro paziente di un operaio che ad uno ad uno, foglia dopo foglia, arrotolamento dopo arrotolamento, produce sigari come se non ci fosse un domani. Alla fine del giro visitiamo, proprio di fianco al nostro hotel, l’antico teatro La Caridad, accompagnati da una gentilissima e simpaticissima signora (ingresso 1 Cuc).

Tornati in albergo, ceniamo presso il ristorante interno (niente di che ma molto economico) ed infine concludiamo la serata nel dehors dell’hotel gustando, questa volta, una versione locale della sangria veramente da urlo.

30/01

Ci attende un’escursione a Cienfuegos, altra città patrimonio mondiale dell’Unesco, distante poco più di un’ora d’auto da Santa Clara. Il nostro autista ci aspetta alle nove fuori dall’hotel e ci accompagnerà per tutta la giornata fino al ritorno a Santa Clara previsto per le 17. A Cienfuegos visitiamo nell’ordine la piazza principale (Parque José Marti), il palazzo Ferrer, magnifico con la sua torre azzurra come il cielo, l’affollatissimo boulevard e la Cattedrale. Ci spostiamo poi in taxi verso Punta Gorda, dove si erge, dominante, il bellissimo Palazzo del Valle. Ci intratteniamo un po’ nel piccolo parco con panchine vista mare ed andiamo a pranzare nel miglior ristorante della zona secondo Tripadvisor: Camilla’s Restaurant. Pietanze di qualità e abbondanti, bella location direttamente sul mare e prezzo tutto sommato giusto.

Dopo il lauto pasto, chiediamo al nostro autista di portarci al Giardino Botanico di Cienfuegos, che sorge in realtà a circa 15 km dalla città. La visita per nostro figlio è assolutamente entusiasmante, anche grazie ad una simpaticissima guida che rende la visita molto più coinvolgente sia con le sue indicazioni sia con le sue innumerevoli gag.

Ritorniamo stanchi ma molti soddisfatti a Santa Clara dove ci godiamo le ultime ore di soggiorno nel nostro hotel.

31/01-02/02

Ci attendono, dopo tanti km e tanta polvere, 3 notti e 4 giorni di assoluto riposo e relax a Varadero in un resort all-inclusive su cui, naturalmente, non mi dilungherò eccessivamente. Mi limito a dire che, anche in questo caso, il transfer privato di tre ore è stato ottimo, che il resort Iberostar Bella Vista è di livello assoluto e che il mare e la spiaggia annessi sono bellissimi ed assolutamente ideali per riprendere le energie dopo i giorni passati on the road. A proposito del cibo del resort, visto che prima di partire avevo letto molte recensioni catastrofiche in merito, voglio solo puntualizzare che noi ci siamo trovati abbastanza bene e che in linea generale la qualità e l’assortimento delle pietanze è più che accettabile, mentre l’abbondanza e gli sprechi sono anche eccessivi considerato il contesto in cui ci si trova.

03/02

Dopo l’ennesimo pranzo a buffet presso il resort, siamo attesi dal transfer collettivo (comodissimo bus turistico su cui non abbiamo nulla da eccepire) che ci riporta a l’Havana per l’ultima notte della nostra vacanza. Questa volta, pernotteremo presso lo storico e centralissimo Hotel Inglaterra. Purtroppo alla bellezza dell’hotel non corrisponde la cortesia di buona parte del personale, che è insolitamente scontroso e antipatico. Si potrebbe dire, con una battuta, che sembrerebbe che tutti i cubani antipatici incontrati in questi dieci giorni si concentrino in quest’hotel…

Comunque, la posizione è assolutamente nel cuore della città proprio tra Habana Centro e Habana Vieja con vista sulla bella piazza Parque Central. Dopo una breve sosta in camera, scendiamo al tramonto per fare qualche foto all’adiacente Gran Teatro e al Capitolio Nacional sapientemente illuminati.

Per cena decidiamo di non badare a spese, e quindi puntiamo al rooftop bar del lussuosissimo Grand Hotel Manzana Kempinski, che sorge proprio di fronte al nostro hotel. Inutile dire che la location è strepitosa con la splendida piscina a sfioro che la fa da padrona, che l’atmosfera è internazionale e la cena è ottima. Il prezzo per gli standard di Cuba è chiaramente alto, ma dal nostro punto di vista è in linea con quello che avremmo pagato per una qualsiasi ristorante romano di livello medio-basso.

Finita la cena, ci regaliamo un giro in una magnifica Ford decapottabile del 1952 con Homero che ci scorrazza per una ventina di minuti per le strade dell’Havana by night. Concludiamo la serata con la musica del vivo e con i balli scatenati degli avventori del bar del nostro hotel mentre degusto un ottimo Daiquiri nel dehors affacciato sulla piazza.

04/02

É il giorno della partenza, ma in realtà abbiamo tutta la giornata da spendere visto che il volo decollerà in tarda serata. Dopo la colazione, ci tuffiamo di nuovo per le strade di Habana Vieja alla ricerca degli ultimi souvenir. Dopo un frugale pranzo, visitiamo il Museo de la Revolucion (costo 6.5 Cuc a persona). Visita consigliata solo a chi è interessato alle vicende storiche che hanno portato all’affermazione di Fidel & Co. nell’isola caraibica. Ci riavviciniamo all’hotel e, visto che abbiamo di nuovo fame e che mancano ancora un paio di ore al transfer, saliamo sul rooftop dell’Iberostar Parque Central dove oltre al buon cibo godiamo anche di un po’ di musica dal vivo.

Alle 19 recuperiamo i nostri bagagli in hotel e col taxi ci dirigiamo verso l’aeroporto Javier Martí pronti ad affrontare le 10 ore di volo che ci riporteranno a Roma. Non appena il volo si stacca dal suolo, già ci assale un senso di nostalgia non solo per gli splendidi posti visti, i deliziosi cocktail, le aragoste giganti o i magnifici sorrisi che ci hanno accompagnato in questa vacanza , ma anche e soprattutto per la consapevolezza che a occidente di posti così fuori dai nostri schemi non è che ce ne siano rimasti tantissimi…e che ci vorrà del tempo per rivedere qualcosa di vagamente simile.



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