Cuba: l’isola della revoluciòn

Dall'Avana a Cienfuegos, Trinidad, Santa Clara con soggiorno mare a Varadero
Scritto da: ashante
cuba: l'isola della revoluciòn
Partenza il: 29/03/2019
Ritorno il: 12/04/2019
Viaggiatori: 3
Spesa: 2000 €
Cuba, l’isola grande del Mar dei Caraibi, un sogno tenuto nel cassetto per molto tempo che si è dischiuso quando all’inizio dell’anno veniamo a conoscenza che la ditta dove lavora nostro figlio gli autorizza due settimane di ferie; prendiamo così “la palla al balzo” per goderci un periodo di vacanza tutti e tre insieme in un paese di mare, sole e tanta allegria. Casualmente, leggendo delle recensioni, trovo i riferimenti di Deynis, una ragazza cubana che vive in Italia, la quale oltre a darmi tante informazioni utili mi aiuta nella ricerca delle case particular e a strutturare l’itinerario. Acquistiamo online, direttamente alla compagnia Iberia, i biglietti con tratta Bologna – Madrid, Madrid – L’Avana e viceversa, mentre con l’Agenzia “Viaggi Sicuri” stipuliamo l’assicurazione sanitaria e annullamento volo. Per quanto riguarda il visto di entrata tramite il sito internet Cubapoint prenotiamo i tre visti al costo di Euro 30 a persona compresa la spedizione a domicilio. Circa il profilo sanitario, Cuba non richiede nessuna vaccinazione obbligatoria; ci tuteliamo mettendo in valigia spray repellente per le zanzare.

Il nostro viaggio inizia il 29 Marzo e dopo quattordici ore di volo atterriamo all’Avana, aeroporto Josè Martì alle ore 21,40 (ora locale – 6 ore rispetto all’Italia) dello stesso giorno. Ritirati i bagagli e scambiato 100 Euro in CUC allo sportello CADECA, ci dirigiamo all’uscita, dove ad attenderci, vi è Gerardo, fratello di una nostra amica cubana che vive vicino a noi. L’aria è calda e impregnata di un forte odore di gas di scarico. Per strada c’è pochissimo traffico e dopo circa trenta minuti arriviamo al quartiere Vedado a Casa Viel, la nostra casa particular per quattro notti. Ci accoglie Carmen, sorella di Deynis, che prontamente mostra la nostra camera dandoci l’appuntamento per l’indomani mattina a colazione. Dopo una doccia, andiamo a letto, stanchi, ma allo stesso tempo felici ed eccitati all’idea che ogni giorno sarà tutto da scoprire.

30/3. Seduti nella veranda di casa, in tutta tranquillità facciamo colazione poi Carmen, prima di lasciarci andare, propone alcuni suggerimenti riguardo la visita della città. Percorrendo un tratto del Malecon andiamo al vicino Hotel Riviera per salire su un bus turistico a due piani, che al costo di 10 CUC a persona (biglietto valido dalle ore 9 alle 18) compie un giro di un paio d’ore tra la periferia e il centro. Dal piano alto del bus ammiriamo: la Necropolis Cristobal Colon (il cimitero più importante di Cuba), una piccola “città dei morti” con strade e viali numerati, ospita le tombe di quasi un milione di persone qui sepolte dal 1868 e la Plaza della Revolución, divenuta simbolo della rivoluzione cubana per le grandi adunanze politiche che vi si tenevano negli anni ’60. Via via che il bus prosegue arriviamo alla città vecchia ed essendo ormai l’ora di pranzo decidiamo di scendere per mangiare qualcosa da Dos Pelotas, ristorante frequentato da cubani. Siamo nel cuore pulsante della città; musica, coloratissime auto d’epoca, individui che cercano di vendere sigari cubani di pessima qualità, bar affollati di persone che sorseggiano drink, tutto ciò crea un’atmosfera gioiosa e festaiola che inevitabilmente cattura facendoci stare bene e in perfetta sintonia col posto. Fa caldo quando ci dirigiamo lungo il Paseo de Martì conosciuto come Prado e arriviamo al Parque Central di fronte all’Inglaterra (hotel di lusso) dove la statua del poeta Josè Martì vi campeggia al centro. Dopo alcuni metri, imponente, si erge il Capitolio Nacional, una delle meraviglie architettoniche di Cuba, simile al Campidoglio di Washington, fu la sede del parlamento cubano fino al 1959 mentre oggi ospita l’Accademia Cubana delle Scienze e la Biblioteca Nazionale della Scienza e Tecnologia. A pochi metri si trova il Parque de la Fraternidad in cui al centro un grande albero di ceiba domina il parco. L’architettura coloniale e le tinte pastello con a tratti colori vivaci fanno sì che la macchina fotografica insieme allo smartphone si contendano gli scatti. Continuando la passeggiata arriviamo al Ristorante El Floridita, una delle mete preferite del leggendario scrittore Hemingway; per curiosità entriamo e inevitabilmente ci troviamo gomito a gomito con una moltitudine di turisti impegnati ad ascoltare musica live e sorseggiare Daiquiri. All’ufficio ETECSA compriamo una carta NAUTA che al costo di 1 CUC permette di collegarsi alla rete wi-fi per un’ora. A Cuba, le case particular, i ristoranti, i bar sono quasi tutti sprovvisti di connessione internet, perciò per utilizzare il wi-fi bisogna recarsi nei parchi pubblici, in grandi piazze o talvolta nelle vicinanze degli hotel; non ci si può sbagliare, quando in un parco si vedono tante persone con il cellulare, significa che lì vi è la possibilità di connettersi. Dal Floridita, proseguiamo in Calle Obispo, una via pedonale stretta, con ristoranti, gallerie d’arte, negozi e bar con musica; lungo questa fantasmagorica via tutti e tre respiriamo la vera atmosfera habanera. Passo dopo passo e siamo nella Plaza de la Catedral, una delle piazze più ricche di arte e storia del centro; dominata da due campanili di altezza diversa e una straordinaria facciata barocca, è il luogo che meglio rappresenta lo stile architettonico dell’epoca spagnola. L’atmosfera è “magica” e mentre mi incanto a guardarla ho l’impressione di essere catapultata in un telefilm di Zorro. Essendo nelle vicinanze, non poteva mancare una visitina alla Bodeguita del Medio, la taverna-ristorante più famosa di Cuba storicamente frequentata da personaggi famosi del passato (Salvador Allende, Fidel Castro, Pablo Neruda, Ernest Hemingway,…) che tramite foto o firme alle pareti hanno lasciato il segno del loro passaggio in questo locale. Purtroppo, schiere di turisti posti davanti all’entrata, rendono difficile scattare delle foto e l’idea di bere un mojito in questo putiferio non ci attira per niente. È ormai sera quando risaliamo sul bus turistico fino in prossimità di Casa Viel; questa nostra prima giornata non ha mancato di entusiasmarci…. domani il sole sorgerà ancora e noi saremo di nuovo pronti a scendere in campo.

31/3. Usciamo da casa e con un taxi ci facciamo portare in centro nei pressi del Capitolio; è Domenica, il sole risplende e c’è ancora poca gente in giro. Con il morale al massimo procediamo verso Plaza de Armas, un’incantevole piazza del 1792 al cui centro, incorniciato da altissime palme reali, si trova la statua in marmo di Carlos Manuel Céspedes, colui che avviò Cuba all’indipendenza. E’ il luogo ideale per sedersi un attimo all’ombra e lasciarsi cullare da una leggera e gradevole brezza. Da lì, raggiungiamo il Castillo de la Real Fuerza, la più antica fortezza coloniale esistente nelle Americhe. Si respira un’aria di festa e tra musica, giocolieri e acrobati si è fatto giusto giusto il momento di fermarsi in un bar a mangiare pollo alla griglia accompagnato da una birra fresca (Cristal, birra nazionale). Dopo pranzo ci incamminiamo fino ad arrivare alla Plaza di San Francisco de Asis, un’altra bella piazza in stile ispano – andaluso ad appena un isolato dal porto con una bella fontana arricchita da statue di leoni in marmo bianco. Da qui in breve tempo si giunge alla Plaza Vieja, una grandissima piazza, dove in passato erano Eseguite le sentenze capitali, i processi, i combattimenti dei tori e dove si celebravano le varie festività popolari. Una scultura di bronzo adorna un angolo della piazza, rappresenta un enorme gallo cavalcato da una donna nuda e calva che indossa solo un paio di scarpe e impugna una gigantesca forchetta. Il caldo si fa sentire quando arriviamo sul molo al Terminal Traghetti (all’altezza dell’Hotel Armadores) e saliti sul ferry boat, al costo di 1 CUC a persona, in circa 30 minuti arriviamo a Casablanca dall’altra parte del porto rispetto all’Avana vecchia. Appena scesi, percorrendo una scala, giungiamo all’imponente Estatua del Cristo in marmo bianco; una magnifica vista sulla città si apre ai nostri occhi, tanto da indurre me e Davide a cimentarci in alcuni selfie. Passiamo davanti al Parque Historico Militar Morro, dove si trova una caserma che fu il quartiere generale del comandante Che Guevara, poi al Castillo del Morro, costruito su un erto promontorio al fine di proteggere l’ingresso al porto, infine la Fortaleza de San Carlos fatta erigere per impedire al nemico di raggiungere il lungo crinale che domina L’Avana. Riprendiamo il traghetto e arrivati in prossimità della Plaza de la Catedral sediamo a un bar per ordinare tre mojito. E’ quasi sera quando ci portiamo sul Malecòn (la passeggiata lungomare di otto chilometri) per prendere un taxi e rientrare. Ceniamo nelle vicinanze della casa particular (ristorante La Catedral), poi seduti in veranda, non possiamo fare a meno di ripensare alla splendida giornata vissuta nella più totale spensieratezza.

1/4. Oggi è prevista la gita di un’intera giornata a Viñales, questa escursione, al costo di 150 CUC, era già stata concordata dall’Italia. Lazzaro, il nostro autista, aspetta davanti a casa e insieme a Carmen alle ore 8 partiamo. Il Parque Nacional de Viñales è una fertile pianura formata da alcune valli separate fra loro da singolari colline a forma di “panettoni” i cosiddetti mogotes, dichiarata dall’UNESCO Patrimonio dell’Umanità è una delle più belle aree naturali di Cuba. Seduti su una vecchia Cadillac percorriamo un’autopista tra verdi colline e piantagioni di tabacco e dopo circa tre ore arriviamo al mirador (punto panoramico). Scendiamo eccitati dall’auto e… wow! La valle di Viñales si apre davanti a noi in tutta la sua bellezza. Dopo aver fotografato questa perfetta veduta da cartolina, come ogni turista che si rispetti, decidiamo di provare l’ebbrezza della passeggiata a cavallo; il nostro stalliere, Giancarlo, ci aiuta a salire e a regolare le staffe poi, seguendoci a piedi, si parte per una passeggiata di un’ora tra fattorie, piante di tabacco e caffè. Nessuno di noi era mai salito su un cavallo prima d’ora e tra risate e schiamazzi ci godiamo appieno questa esperienza in uno scenario fantastico tra pace e tranquillità. A pranzo ci fermiamo in un paladar fuori dal villaggio con una bellissima vista sulle colline e seduti nel patio ci deliziamo con cucina cubana al ritmo di musica latino-americana. Subito dopo facciamo una breve sosta in una fattoria dove si coltiva il tabacco, qui un contadino spiega tutto il procedimento dalla raccolta delle foglie alla loro essiccazione nelle casas de tabaco (capanne di legno con il tetto che tocca quasi il suolo) fino alla produzione dei sigari. Proseguiamo poi fino alla Cueva del Indio, una piccola grotta scoperta nel 1920 in cui vivevano degli indigeni e che ospita un fiume sotterraneo; dal piccolo molo, con una barca, facciamo un breve tragitto ammirando stalattiti e stalagmiti di varie forme e dimensioni. L’ultima tappa è dedicata al Mural de la Prehistoria, un’enorme parete rocciosa disegnata nel 1961 da Gonzales Morillo. L’enorme serpente, i dinosauri, i mostri marini e gli indios che vi sono raffigurati simboleggiano la teoria dell’evoluzione. Rientrati in città scendiamo nel centro storico per una breve passeggiata e per cenare da Los Nardos, un noto ristorante proprio di fronte al Capitolio. La giornata di oggi a Viñales ci è davvero piaciuta nonostante il numero di turisti che vi transitano, si respira un’aria genuina fatta di sorrisi e di semplicità. E’ l’ultima sera all’Avana, perciò non possiamo mancare di rivolgere un piccolo pensiero a questa città, la più grande dei Caraibi: inquinata, allegra, esuberante, con le sue case fatiscenti, la sua musica e i suoi colori è riuscita a trasmetterci gioia e buonumore in ogni momento.

2/4. Fatta colazione, dopo aver salutato Carmen, alle ore 8 partiamo con un taxi collettivo per Cienfuegos (265 Km). Dopo tre ore e trenta minuti arriviamo in pieno centro davanti alla casa particolar Las Hermanas che ci ospiterà per due notti e gestita da Alberto un ragazzo italiano. Per farci stare più comodi, allo stesso costo, ci propone due camere e dopo aver ascoltato i suoi consigli riguardo alle cose da vedere, consumiamo un pranzo veloce in un localino sul mare. Cienfuegos è una città adagiata sulla baia omonima ed è uno dei principali porti di Cuba soprattutto attivo nel commercio di zucchero, caffè e tabacco. Se da un lato la sua posizione contribuisce a creare un’atmosfera piacevole, lo stesso non si può dire delle numerose industrie che si trovano lungo la baia. Terminato il pranzo gironzoliamo tra le bancarelle che espongono oggetti dell’artigianato locale poi passeggiando sulla Calle 37, detta comunemente Prado, raggiungiamo il quartiere aristocratico di Punta Gorda una lingua di terra che si protrae nel mare. Subito notiamo il Palacio de Ville, un edificio in stile moresco con torrette, merlature e archi dentellati in cui al suo interno si trova un ristorante di buon livello e un bar sulla terrazza. Propongo di fermarci a bere qualcosa ma, saliti sul terrazzo, ci accorgiamo che alcune palme coprono la visuale impedendo di vedere il tramonto ormai prossimo. Non è il locale che fa per noi, perciò, usciti in fretta e furia, andiamo alla ricerca di qualcosa che soddisfi le nostre attese. La scelta ricade sul Club Cienfuegos, un elegante bar-ristorante sul mare; finalmente quello che cerchiamo, io e Davide ordiniamo Piña Colada mentre Stefano un Daiquiri. Il momento è magico…. noi tre insieme catturati da un tramonto caraibico mozzafiato. Rientriamo in struttura con un mototaxi, poi per cena andiamo da Las Mamparas, un grazioso ristorante fuori dalle vie principali dove a prezzi economici mangiamo una buona paella mista. La serata è calda quando rientriamo per andare a dormire, domani è prevista un’escursione nei dintorni di Cienfuegos.

3/4. Ci svegliamo carichi di aspettative, questa mattina con un autista amico di Alberto andiamo a El Nicho (al costo di 60 CUC). Dopo un’ora e trenta minuti di strada a tratti ripida e tortuosa, fiancheggiata da una lussureggiante vegetazione, arriviamo in questo straordinario luogo nel Parco Naturale Topes de Collantes. Giunti al parcheggio, il nostro autista indica l’entrata dandoci appuntamento per l’ora di pranzo. Al costo di 10 CUC a persona, entriamo in quest’oasi e seguiamo un sentiero in parte con scalini di circa 2 chilometri in una splendida cornice tropicale ricca di fiori e uccelli variopinti. Entusiasti risaliamo un torrente che forma bellissime cascate e numerose piscine naturali d’acqua cristallina dove poter fare il bagno. Con la sensazione di essere nell’Eden, arriviamo al punto più alto, lì un bellissimo e inaspettato panorama sulla Sierra dell’Escambray appare ai nostri occhi. Arrivati in prossimità della pozza più grande ci sediamo un attimo per ammirare in tutta tranquillità la bellezza del posto; Stefano e Davide non esitano a proporre una nuotata ma appena sfiorata l’acqua con un piede si ritirano in buon ordine lasciando spazio ai più temerari. Per ben due volte facciamo il giro del sentiero, poi seppure a malincuore, alle ore 13 siamo nuovamente al parcheggio secondo gli accordi. Per pranzo, su consiglio dell’autista, andiamo al paladar Los Indios a pochi chilometri da El Nicho dove il piatto forte è la trota di lago. Seduti a tavola mangiando un’ottima trota fritta, in questo tipico locale cubano fra piante di banano e galline che razzolano, vorrei che il tempo si fermasse: lontani dai ritmi della vita quotidiana, lontani dalla tecnologia…..noi a ridere, scherzare, in perfetta sintonia nella semplicità delle cose. A metà pomeriggio, rientrati a Cienfuegos, impieghiamo il tempo rimasto per visitare il Parque Josè Martì, una piazza lastricata con edifici del XIX secolo e una statua in marmo dell’omonimo filosofo e rivoluzionario. Su un lato del parco si trova l’Arco de Triunfo dedicato all’indipendenza cubana, mentre sull’altro lato vi è la Catedral de la Purìsima Concepciòn del 1869. Passiamo davanti al Teatro Thomàs Terry inaugurato nel 1895 con la rappresentazione dell’Aida, poi facciamo un’ultima passeggiata sull’Avenida 54 comunemente detta El Bulevard, dove acquistiamo alla Casa del Habano un sigaro come ricordo da portare a casa. Accaldati ci dirigiamo nuovamente da Las Mamparas per ristorarci con tre cocktail poi, tra una chiacchiera e l’altra, viene l’ora di tornare alla casa particular. E’ la famiglia di Alberto a preparare il pasto: aragosta, gamberi e contorni vari sono i piatti che accompagnano la nostra ultima cena a Cienfuegos. Oggi la visita a El Nicho è stata un’esperienza fantastica, un po’ fuori dagli itinerari turistici, ci ha regalato scenari meravigliosi ma soprattutto la sensazione di benessere che solo la potenza della natura riesce a trasmettere.

4/4. Salutato Alberto, sempre con un taxi collettivo, partiamo per Trinidad (80 Km.). Poco prima di arrivare assistiamo a una scena alquanto singolare: migliaia di grossi granchi, risaliti dal mare, invadono la strada con l’intento di attraversarla per andare a depositare le uova, rimanendo così schiacciati dal passaggio delle auto e formando per chilometri e chilometri un tappeto di crostacei spappolati. Arriviamo alla casa particular Miky y Yoandy prenotata per due notti e gestita da Michela un’italiana che vive da alcuni anni a Trinidad. Il posto è molto carino, posizionato a pochi passi dal centro, in stile coloniale con un bel patio dove cenare e fare colazione. Appoggiati i bagagli, andiamo subito alla scoperta di questa splendida cittadina tra le più visitate a Cuba. Costruita grazie alle enormi fortune accumulate con la coltivazione della canna da zucchero è un insediamento coloniale perfettamente conservato dove si respira un’atmosfera tranquilla: palazzi affrescati, case dai colori accesi e strade acciottolate su cui arrancano cavalli che trainano carretti. Dopo aver attraversato un mercato all’aperto di artigianato locale e lavori all’uncinetto, giungiamo in Plaza Mayor, la piazza principale situata nel cuore del centro storico dove su un lato si trova la Iglesia Parroquial de la Santisima Trinidad eretta nel 1892, con al suo interno il Cristo della Vera Croce del 1713. Ci dirigiamo poi al Museo Històrico Municipal poco distante da Plaza Mayor, questo museo è ospitato all’interno di un palazzo con un bellissimo cortile appartenuto a un latifondista tedesco di nome Kanter che avvelenando un vecchio mercante di schiavi e sposandone la vedova divenne proprietario di vaste piantagioni di canna da zucchero. Le ricchezze di Kanter, così disonestamente acquisite, sono esposte nelle varie sale. Il costo del biglietto comprende anche la salita alla torre dalla quale si ammira una magnifica vista a 360 gradi su Trinidad. Si è fatta l’ora di pranzo e su consiglio di Michela andiamo da San Josè, un paladar con menù vario dove io e Davide ordiniamo una squisita paella ai frutti di mare. Nelle restanti ore del pomeriggio, in assoluta libertà, passeggiamo fra le viuzze in quest’atmosfera remota tra allegria, musica, visi sorridenti fino a giungere alla Bodeguita del Medio dove alcuni trovadores accompagnati dalle chitarre intonano canti melodiosi. E’ piuttosto caldo perciò cogliamo l’occasione per entrare e rinfrescarci con tre bibite ascoltando musica locale dal vivo. Prima di andar via, anche noi come tanti altri turisti, lasciamo le nostre firme in un piccolo spazio sul muro come testimonianza del nostro passaggio. Rientriamo per una doccia, poi Davide, colto da nostalgia per la cucina italiana, propone per cena il ristorante-pizzeria Adita Cafè. Quest’idea coraggiosa si rivela indovinata perché mangiamo tre pizze margherite discrete e incredibilmente cotte in forno a legna. Usciti, ci dirigiamo fino a Plaza Mayor gremita di gente che seduta ai tavolini e sulle scale della piazza assapora la notte, la luna, le stelle, senza fretta senza tempo, in una cornice di serenità.

5/4. Oggi vogliamo dedicare la giornata al sole e al mare, perciò alle ore 9 un taxi, prenotato da Michela il giorno prima, ci viene a prendere e al costo di 8 CUC andiamo a Playa Ancòn. Questa spiaggia nel Mar dei Caraibi, situata 12 km a sud di Trinidad, è un delizioso nastro di sabbia bianca lambito da placide acque azzurre. Arrivati dopo circa venti minuti, concordiamo con l’autista l’orario di ritorno, dopodiché prima che il luogo si affolli occupiamo uno dei tanti ombrelloni liberi fatti in paglia distribuiti lungo la riva. Trascorriamo la mattinata su questa spiaggia, incorniciata da palme, in totale relax; pranziamo in un piccolo ristorante sulla sabbia mangiando pollo arrosto e bevendo qualcosa di fresco vista la calura della giornata. Passiamo un altro paio d’ore in spiaggia poi velocemente vengono le sedici ora in cui il taxi ci aspetta per fare ritorno a Trinidad. Fatta una doccia, torniamo in centro per vedere la Iglesia de Santa Ana, dove lo scheletro di questa chiesa abbandonata continua a reggersi in piedi conferendole al buio un aspetto spettrale. Essendo l’ultimo giorno a Trinidad, non poteva mancare la sosta alla Taberna la Chanchanchera per assaggiare l’omonimo cocktail preparato con rum, lime, miele, acqua e ghiaccio; seduti all’ombra nel patio del locale, ci coccoliamo con questa bevanda servita in tazze di coccio ascoltando musica caraibica. Prima di rientrare, ripassiamo ancora una volta da Plaza Mayor dove assistiamo a un tramonto rosso fuoco tra le alte palme da cocco; intorno i colori si accendono, la musica intona le proprie note, la piazza si anima e la città cambia abito esibendo il suo aspetto più seduttivo. Ceniamo nella casa particular, ed è proprio Michela a cucinare un ottimo maialino accompagnato da riso, verdure miste e frittelle di banana. Con questa sensazione di genuina ospitalità andiamo a dormire: domattina, come da copione, il gallo ci darà la sveglia.

6/4. Ci svegliamo alle 5,30 e dopo aver fatto colazione e salutato Michela, andiamo con un taxi alla stazione degli autobus Viazul. Avendo già fatto la prenotazione dall’Italia non ci resta che ritirare i biglietti in ufficio e caricate le valigie, alle ore 7,30 partiamo per Santa Clara. Dopo circa tre ore arriviamo a destinazione e appena scesi siamo assaliti da una moltitudine di taxisti che insistentemente si propongono per aggiudicarsi la corsa; concordiamo con l’autista meno invadente e saliti sulla sua mototaxi in breve tempo arriviamo alla casa particular Hostal Amalia. Santa Clara, posizionata nel centro di Cuba, vanta l’università più prestigiosa del paese dopo quella dell’Avana ed è capoluogo della provincia di Villa Clara. Appoggiati i bagagli, a piedi, andiamo subito a vedere il Monumento a la Toma del Tren Blindado. Il 29 dicembre 1958 il “Comandante” insieme con un gruppo di diciotto giovanissimi rivoluzionari provocò il deragliamento di un treno blindato usando una ruspa e qualche molotov. Lo scontro segnò inesorabilmente il destino della dittatura di Batista aprendo la strada al cinquantennio di Fidel Castro. In un vagone, alcune foto rievocano i fatti mentre la famosa ruspa è montata su un plinto posto all’entrata del monumento. Poco più avanti, di fronte alla Officina de la Provincia, una statua a grandezza d’uomo mostra il “Che” con un bambino in braccio che simboleggia la nuova generazione. Dopo aver consultato TripAdvisor, pranziamo al paladar Sabor y Arte, un locale frequentato principalmente da cubani dove a prezzo contenuto mangiamo filetto di pesce. Il caldo si fa sentire e noi incuranti di ciò ci dirigiamo a piedi dalla parte opposta della città per visitare il Conjunto Escultòrio Comandante Ernesto Che Guevara. Dopo circa quaranta minuti di cammino arriviamo a un vasto piazzale su cui vigila la statua bronzea raffigurante “El Che” eretta nel 1987 per il ventesimo anniversario della sua uccisione in Bolivia. Il vicino museo raccoglie foto, informazioni e cimeli legati alla sua vita e alla rivoluzione. Dal retro della statua si accede al Mausoleo contenente le spoglie del rivoluzionario comunista e di ventinove suoi compagni combattenti uccisi nel 1967 durante il fallito tentativo di provocare la rivoluzione armata in Bolivia; davanti all’ossario del “Che” brilla una fiamma perenne accesa da Fidel Castro nel 1997. Torniamo in centro su un carretto trainato da un cavallo, un mezzo molto comune che nei pressi del monumento, numerosi, sostano in attesa di turisti. Per una pausa “idratante” Davide propone il Cafè-Museo Revoluciòn; in questo piccolo locale con all’interno fotografie e vestigia del passato che raccontano la rivoluzione, ordiniamo tre Piña Colada in un’ atmosfera suggestiva e idealista. Successivamente ci dirigiamo alla Fabrica de Tabacos, ma essendo chiusa, rivolgiamo l’attenzione a un negozio vicino che vende alcolici dove compriamo bottiglie di rum e liquore al cocco. Rientriamo alla casa particolar passando dal Parque Vidal, una piazza delimitata da edifici coloniali, un vero teatro all’aperto; è Sabato sera e casualmente assistiamo a uno spettacolo tenuto da un’orchestra in costume che suona musica cubana. Ceniamo alla Casa del Gobernador, un ristorante economico ed elegante su due piani all’interno di un palazzo storico, ordinando tre portate di Ropa vieja (carne di manzo in umido sminuzzata o tirata con verdure). Finisce così la nostra unica giornata a Santa Clara, questa città ricca di storia e conosciuta in tutto il mondo per il mito del Comandante Che Guevara. Varadero arriviamo!

7/4. Alle 6,30 facciamo colazione sul terrazzo panoramico di Hostal Amalia; in lontananza qualche gallo dà il buon giorno a questa città ancora addormentata. Con lo stesso autista di ieri mattina andiamo in autostazione e dopo aver fatto il check in con quasi un’ora di ritardo partiamo. Dal finestrino osservo il paesaggio rurale movimentato da bassi rilievi, le distese di palme e le piantagioni di canna da zucchero. Dopo tre ore e mezza circa arriviamo a Varadero e con un taxi in cinque minuti siamo alla casa particular Villa Marta Margarita, una graziosa villetta vicino al mare. Varadero è la più grande località balneare dei Caraibi, un istmo di terra lungo una ventina di chilometri che si protrae nel Golfo del Messico. Preso possesso della camera, su consiglio della proprietaria, pranziamo a Casa de Miel, poi indossati i costumi finalmente andiamo a vedere questa spiaggia tanto decantata. Wow! Un mare adagiato su una lunga striscia ininterrotta di sabbia bianca, con tonalità che vanno dal turchese all’azzurro fino al blu scuro. E’ in questa meravigliosa cornice che passiamo le restanti ore del pomeriggio; alla sera per cena, con una camminata di oltre un chilometro, si va da Nonna Tina, un ristorante italiano superaffollato che con tre pizze ci offre un’alternativa alla cucina cubana. Andiamo a dormire accompagnati dal sibilo del vento e dopo sorella luna, speriamo che domattina fratello sole ci voglia onorare della sua presenza.

8/4. La giornata è grigia e il vento continua a soffiare, un po’ amareggiati ci vestiamo e scendiamo a far colazione; dopo un’oretta, uno squarcio azzurro compare all’orizzonte e il sole fa capolino fra le nuvole. Incoraggiati, decidiamo di prendere il Varadero Beach Tour, un comodo bus turistico scoperto a due piani che al costo di 5 CUC a persona (validità giornaliera) effettua 45 fermate collegando tutti i resort e i centri commerciali della penisola. Passiamo davanti alla Reserva Ecològica Varahicacos (il simbolico polmone verde di Varadero), il Varadero Golf Club, un campo molto bello e ben tenuto situato vicino al mare e a tanti hotel di lusso disseminati un po’ ovunque. All’ora di pranzo scendiamo per andare a mangiare qualcosa nei pressi del centro commerciale, in seguito, approfittando della presenza del sole, andiamo in spiaggia; il vento fastidioso e il cielo che comincia ad annuvolarsi ci inducono ad andare via per continuare il pomeriggio tra negozi e bancarelle di souvenir e artigianato. Risaliti sul bus turistico, terminiamo il giro per poi scendere nei pressi di Villa Marta Margarita. Mentre ci prepariamo per andare a cena, una forte pioggia comincia a cadere; per non bagnarci, essendo sprovvisti di ombrello, siamo costretti a scegliere un ristorante molto vicino: La Vaca Rosada. Mangiamo paella un po’ infreddoliti nel terrazzo coperto e … bontà divina! Speriamo non sia così domani.

9/4. Con cautela guardo fuori e… finalmente il sole; approfittando di ciò andiamo subito in spiaggia più o meno all’altezza di ieri. Tra chiacchiere, lettura, foto e bagni viene l’ora di pranzo e proprio mentre siamo seduti al paladar El Caney, il tempo si guasta e una pioggia torrenziale in poco tempo allaga la strada. Rimaniamo lì finché non smette di piovere, poi cogliamo l’occasione per andare a vedere un mercatino artigianale dove compriamo alcuni oggetti di legno e qualche calamita.Dopo aver utilizzato la connessione wi fi al telepunto Etecsa sull’Avenida Primera, ci sediamo a un piccolo bar lungo la strada per la consueta Piña Colada: con le note del bellissimo brano degli Eagles “Hotel California” sorseggiamo il nostro drink. Incredibile ma vero, verso sera riprende a piovere, perciò con nostro grande disappunto siamo costretti a cenare nuovamente a Casa de Miel, ristorante vicino alla nostra struttura. Rientrati a casa, la proprietaria con fare baldanzoso annuncia che domani il tempo sarà bello… con questo pensiero andiamo a letto, di sicuro ci aiuterà a dormire meglio.

10/4. Anche stamattina le nuvole in cielo fanno da padrone, ci alziamo e con calma facciamo colazione prima di stabilire il da farsi. Decidiamo di tornare in spiaggia in prossimità del centro commerciale: che peccato, il nostro ultimo giorno a Varadero! E’ incredibile come la mancanza del sole influenzi il paesaggio, l’umore e lo stato d’animo; ciò che prima vedevi risplendere con meravigliosi colori e ti riempiva il cuore di gioia ora sembra del tutto privo di interesse. Nonostante un po’ di vento, qualche goccia di pioggia e un mare piuttosto agitato, bene o male riusciamo a rimanere lì fino a mezzogiorno, momento in cui decidiamo di radunare le nostre cose e andare a pranzo da Nonna Tina. Con stupore costatiamo che questa idea è stata condivisa da tante altre persone perché aspettiamo in fila un’ora prima di avere un tavolo. Il resto del pomeriggio lo trascorriamo in spiaggia con una giornata che non accenna a modificarsi più di tanto, poi sul tardi passando davanti al solito bar, non può mancare una sosta per il nostro cocktail preferito. E’ l’ora di cena, non piove e cadesse il mondo stasera si va alla Bodeguita del Medio, il locale, come tutte le bodeguite, ha un’ambientazione caratteristica con dediche e foto sui muri. Con questa serata termina la magia della vacanza, una preziosa parentesi che ha permesso di divertirci ma soprattutto rilassarci, stare bene, stare in famiglia.

11/4. Mattinata calda e soleggiata, finiamo di fare le valigie poi, essendo serale il volo di ritorno, abbiamo tutto il tempo di andare in spiaggia a goderci finalmente questo prezioso sole, un bagno, qualche ultima foto… qualche ultimo sguardo a questo mare stupendo.

Pranziamo da La Vicaria sotto uno dei tanti ombrelloni in paglia presenti nel giardino, poi tornati alla casa particular, facciamo una doccia veloce nel giardino e alle ore 16 accompagnati in taxi dal figlio della proprietaria, partiamo per l’Avana (80 CUC).

Passando per Matanzas, assai diversa dalla vanitosa Varadero, in due ore e mezza arriviamo all’aeroporto. Eseguite le procedure d’imbarco, temporeggiamo guardando i negozi, consumando uno spuntino e alle 22,55 partiamo per fare rotta sull’oceano Atlantico… sulla Spagna.

Dopo uno scalo a Madrid di un paio d’ore, alle ore 18,15 del 12 Aprile atterriamo all’aeroporto Guglielmo Marconi di Bologna; siamo a casa, domani la vita riprenderà il suo ritmo ma di certo questa vacanza rimarrà indelebile nei nostri cuori.

Assolutamente originale Cuba è un paese di contrasti: economicamente povera ma culturalmente ricca, esteticamente decadente ma urbanisticamente magnifica. Ex colonia spagnola ora è una nazione cosmopolita dal carattere vivace dove lasciarsi condurre a tempo di salsa e inebriarsi davanti a un buon mojito.

Un grazie particolare a nostro figlio Davide che con la sua presenza e il suo spirito ha portato una nota di allegria a questa vacanza.

Per ulteriori informazioni potete contattarmi al seguente indirizzo mail: iotti_paola@libero.it

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