Hasta viajes siempre! Cuba itinerante

Alla ricerca della genuinità
Scritto da: Costanza Russo
hasta viajes siempre! cuba itinerante
Partenza il: 15/12/2016
Ritorno il: 31/12/2016
Viaggiatori: 2
Spesa: 3000 €
CUBA – Dicembre 2016

Prima di addentrarmi nei dettagli del nostro viaggio vorrei soffermarmi su alcune nozioni raccolte durante le innumerevoli chiacchierate con i locali.

Cuba vanta circa 12 milioni di abitanti dei quali un numero considerevole sono poliziotti e militari. Lo stato provvede a fornire gratuitamente l’istruzione (obbligatoria sino ai 16 anni) e la sanità (ha uno dei più bassi tassi di mortalità infantile al mondo ed una aspettativa di vita di circa 78 anni) ma insegnanti e medici sono quelli che guadagnano meno rispetto a coloro che lavorano nel turismo con uno stipendio medio di 30 – 50 CUC al mese.

Lo stato dà lavoro a tutti, chi non lo fa rischia il carcere. Tutti hanno un tetto sotto il quale dormire ma solo dal 2011 le case possono essere vendute (prima era ammessa esclusivamente la permuta).

Prima della rivoluzione del 1958 la disparità sociale era impressionante. L’80% della popolazione dormiva per strada e il 20% era ricchissima. Con la vittoria di Fidel Castro contro il dittatore Fulgentio Batista, i ricchi sono fuggiti in Florida dove hanno formato una comunità di un milione di abitanti e il resto della popolazione è stata messa agli stessi livelli con la garanzia di un tetto e cibo per il sostentamento.

La penitenza da pagare è stato l’embargo con il divieto da parte dell’America e colonie associate di esportare ogni genere di beni (comprese le medicine) a Cuba. Con il fratello di Fidel, Raul Castro le redini dell’embargo si sono un po’ allentate a favore del turismo e adesso si possono trovare voli diretti anche dagli US e Canada, fattore che ha incrementato di molto il turismo nord americano. Le riforme sono volte a decentralizzare il potere, snellire la burocrazia e aumentare la libertà nel settore privato.

Gli americani pare siano tornati ad essere molto attivi nel mercato immobiliare con acquisti di case e palazzi per farne case da affittare, ristoranti e alberghi. Il tutto però in società con lo Stato o compagnie cubane che ne detengono minimo il 51%.

Sono stati introdotti beni elettronici, DVD e cellulari e stanno continuando i lavori per diffondere la connessione wifi su tutta l’isola, anche se al momento é molto cara e mal funzionante. Al momento, ci si può connettere solo nelle piazze principali delle città oppure negli hotel (o appena fuori) avvalendosi di una carta telefonica Etecsa acquistabile presso gli alberghi o i negozi di telefonia (generalmente presi d’assalto). La carta costa in media 2 Cuc all’ora e occorre ricordarsi, se si ha finito di utilizzare Internet, di disconnettersi non solo dal wifi ma anche dalla pagina . A noi non lo avevano detto e abbiamo consumato tutti i 15cuc per 5 ore utilizzando la carta solo 20 minuti!

Il Natale non è molto sentito, infatti è difficile scorgere addobbi nelle case, lungo le strade o nei negozi. Qui si festeggia la vigilia in famiglia mentre il giorno di Natale porta fortuna fare tre volte il giro dell’albero in Plaza de la Revolution all’Havana.

Dal 24 dic al 01 gennaio non lavora nessuno tranne chi ha a che fare con il turismo.

L’istruzione é una cosa a cui lo Stato tiene molto. Dai 6 anni ai 16 la scuola é obbligatoria e solo i più meritevoli potranno fare l’Università sempre a spese del governo.

Terminata la scuola i ragazzi devono fare due anni di servizio militare e poi possono iniziare a lavorare.

Il prezzo di una scatola di sigari può arrivare a 500€. I cubani che lavorano nel tabacco ricevono una scatola all’anno in regalo per il valore di 100 cuc che poi rivendono a metà prezzo. Le marche più famose sono Coiba, Montecristo e Romeo e Giulietta.

La parola droga è bandita dal loro vocabolario. Chi viene trovato a farne uso rischia 5 anni, chi la spaccia 15.

L’alcol é invece liberalizzato. Non si incontrano persone ubriacate tranne qualche uomo anziano. Chi si volesse disintossicare può avvantaggiarsi di strutture statali gratuite che in 26 giorni permettono di liberarsi dalla dipendenza.

Prima di partire

Assicurarsi di avere visto e assicurazione sanitaria perché sono obbligatori.

Entrambi si possono richiedere online su Cuba Latin Travel, costa qualche euro in più rispetto a ottenerli direttamente in ambasciata (Milano o Roma) ma in due giorni arrivano a casa.

Comprare gli adattatori per la corrente, quelli con le due lamelle piatte verticali. A Cuba troverete quasi esclusivamente i 110v. Lasciate a casa phon o altri apparecchi che funzionano a 220v. Telefonini, e-reader, macchine fotografiche e pc si ricaricano più lentamente ma senza problemi.

Mettete nel bagaglio a mano un paio di cambi. Se vi perdono lo zaino o la valigia non é così facile trovare negozi di biancheria intima, calzature o abbigliamento. Ricordate che qui tante cose non possono importarle quindi o non si trovano o scarseggiano. Fatevi una scorta di sapone, creme e repellenti perché sono cose rare.

Valuta

A Cuba esistono due monete: i CUC (la valuta per il turisti) e i CUP, i pesos locali utilizzati dai cubani. 1 CUC equivale più o meno ad 1€ mentre ci vogliono circa 25 CUP per avere un CUC.

Se si ha la fortuna di trovare qualche banca disposta a dare pesos, si può provare a cenare nei ristoranti dei cubani, dove con 3,50€ ci si sfama con il classico piatto di riso, fagioli, patata americana e carne. Il cambio si può effettuare anche presso la cadeca che normalmente è aperta dalle 08.30 alle 16.00. All’Havana potete rischiare di fare più di un’ora di coda!

Trasporti

Vorrei sfatare un mito: Cuba non é affatto economica! Se si sceglie di girarla, bisogna fare i conti con le cifre altissime che ti chiedono per un noleggio auto (90€-120€ al giorno con assicurazione, benzina esclusa) o l’auto con conducente (100€ al gg esclusa benzina, per un minimo di 5 gg, conveniente se ogni giorno si cambia destinazione) o i taxi collettivi (più economici se si condividono con almeno altre 7 persone). L’alternativa meno costosa sono i bus Viazul da prenotare con agenzia o online qualche giorno prima. Noi non siamo mai riusciti a prenderli perché in alta stagione (siamo sotto Natale) i posti vanno a ruba. Se volete spendere ancora meno e non siete stretti con i tempi, ci sono i bus locali, poco affidabili e di solito usati solo dai cubani. Tenete presente che sia Viazul che i bus locali (Omnibus nationales o Metrobus) vi lasceranno in punti che potrebbero essere molto lontani dal vostro alloggio.

Vorrei ricordare che qui le macchine moderne praticamente non esistono. L’odore di benzina e di smog sarà una costante del vostro viaggio.

Tutti i taxi o autisti con conducente guidano auto anni’50 che, sebbene molto caratteristiche, non sono per niente affidabili, quindi mettete in conto che resterete almeno una volta in panne o comunque fermi per almeno mezz’ora nel caso incontriate qualche altro taxi ai margini della strada. C’è molta solidarietà tra tassisti e non è raro vedere qualche macchina con il cofano aperto e almeno cinque persone che guardano il motore.

Se dovessi suggerire il modo migliore per viaggiare, sarebbe sicuramente con i taxi collettivi. Si prenotano il giorno precedente tramite le case particular, anche per le lunghe distanze (oltre sei ore), si divide la spesa con gli altri viaggiatori e si ha modo di conoscere persone da tutto il mondo con cui condividere esperienze e suggerimenti.

Casas particular

Trovare le Casas particular è estremamente semplice e in periodi di bassa stagione si può partire senza prenotazione per poi scegliere l’alloggio migliore in loco. Le casas particular sono stanze con bagno che vengono affittate dai cubani che vivono di solito nella stessa abitazione. Sono molto spartane e spesso arredate in maniera essenziale o con pochi elementi terribilmente kitsch. Per quel poco tempo che ci si passa e il basso prezzo (25/30 CUC la camera + 5 Cuc per la colazione) valgono sicuramente la pena. Bisogna inoltre considerare che le alternative sono i resort che si trovano nelle località di mare e sono costosissimi o gli hotel, rari, sicuramente non economici e dagli standard molto bassi.

Per chi viaggia in bassa stagione è consigliato scegliere la casa in loco o chiedere alla casa particular che lasciate se vi può prenotare una stanza nella città dove state andando.

Altri servizi che svolgono sono quelli di lavanderia, prenotazione di escursioni, taxi collettivi o auto con conducente. La cena è la classica cubana: pesce o carne con riso, fagioli e banana fritta. Si può chiedere anche l’aragosta o gamberoni. Il prezzo è sui 12 CUC.

Per le colazioni chiedono 5€.

Considerando che gli alloggi a Cuba non sono prenotabili con booking, la via più semplice e comunque economica è quella di farsi aiutare da qualche agenzia. Io mi sono trovata discretamente bene (anche se il massimo sarebbe poter scegliere in loco o avere qualche segnalazione da chi c’è già stato) con: casasdecuba.it che offre una scelta di casas particular con tanto di descrizione e foto.

I resort conviene invece prenotarli direttamente online.

In alternativa si può utilizzare Airbnb ma occorre farlo dall’Italia in quanto qui sembra non funzionare.

I prezzi variano dai 25 ai 30 CUC.

C’è da tener conto che non essendoci wifi, se non nelle piazze e negli hotel, molte case, se contattate direttamente raramente rispondono in tempi rapidi, quindi occorre portar pazienza ed attendere (a volte invano…).

L’HAVANA: 15-17 dicembre 2016

La prima cosa che si nota entrando all’Havana è il caos che vi regna. Carretti con cavalli, macchine d’epoca di tutti i colori, bici taxi, fognature rotte, palazzi fatiscenti, montagne di immondizie, le urla dei venditori ambulanti, gli stereo a tutto volume, gli schiamazzi dei bambini, il vociare delle massaie sugli usci. I palazzi cadono così a pezzi che istintivamente si evita di passare rasente ai muri, guardando in maniera sospetta cornicioni e balconi pericolanti, così come gli occhi si spostano automaticamente verso il basso per evitare di finire in crateri o tombini scoperti. La polvere si alza ad ogni passaggio di camion e i tubi di scappamento lasciano liberamente uscire fumi neri e maleodoranti. L’odore nauseabondo delle esalazioni di cibo in putrefazione, in prossimità dei mercati di frutta e verdura sembra quello dell’Africa. Ad ogni metro c’è qualcuno che ti blocca proponendoti taxi o escursioni, schede telefoniche o cibo. A primo impatto può sembrare un incubo, ma superato il trauma si capisce che tutto ciò contribuisce ad arricchirne il fascino e la peculiarità.

Da girare rigorosamente a piedi è L’Havana Vieja. Il dedalo di vie a scacchiera ricorda il gioco del domino del quale i cubani vanno pazzi. Avventurandosi a caso si rischia di perdersi ma i cubani sono abituati a dispensare informazioni, quindi non siate timidi perché anche smarrirsi può avere il suo perché.

Il primo giorno, prendiamo dimora della nostra camera senza finestre in una via sgretolata, frequentata solo da cubani. Se non ci avessero assicurato della mancanza di criminalità nella capitale, avremmo sicuramente recitato dieci Ave Maria prima di uscire di casa e venti Padre Nostro una volta rientrati. Veniamo abbordati di fronte al Gran Teatro dagli spacciatori di tour turistici con macchine d’epoca. Le auto sono così belle che non si può fare i tirchi per risparmiare 35cuc e privarsi di un’ora e mezza di vita da divi, con i vento tra i capelli e lo smog nelle narici.

Il giro ci dà un’infarinatura della città e la guida italiana, Salvatore, un ragazzo calabrese che dopo aver vissuto in Messico é approdato cinque anni fa a Cuba, ci racconta storia e aneddoti di questa città contraddittoria, dove nella China Town non c’è un cinese nemmeno dipinto. Sfrecciamo per le vie tranquille del Vedado, superiamo il cimitero di Cristoforo Colombo con i suoi 5 km di circonferenza, ci fermiamo al parco dedicato a John Lennon e nella Plaza de la Revolution; ci scaricano per il classico giro nel negozio della fabbrica del tabacco “Corona”, rispetto al quale apprezziamo maggiormente il chiosco El Dorado, appena al di là della strada, che vende dissetante succo di canna da zucchero a pochi pesos.

Trascorriamo il pomeriggio nel L’Havana Vieja, mescolandoci alle frotte di turisti, visitando Plaza Vieja, quella di San Francesco d’Assisi e de Armas. La mia preferita é Plaza de la Catedral, raffinata e ristrutturata di recente. Da Plaza de Armas con le sue bancarelle di libri, manifesti politici e dischi vintage, prendiamo via Obispo, stretta e pedonale, perennemente affollata e con una vasta scelta di bar e ristoranti. Un’anziana signora di colore con uno sgargiante vestito fuxia ci avvicina per barattare una moneta con il volto del Che, con 1 CUC.

Se dovete recarvi alla Cadeca, consiglio di evitare quella di via Obispo (lunghe cose) e di recarvi a quella vicino a Plaza De San Francisco. Nelle vicinanze, sul lungomare, c’è anche un mercato che vende souvenir, cappelli, magliette, dipinti, tutti uguali ma se dovete fare dei regali è il posto più adatto. Accanto, vi potrete dissetare alla fabbrica della birra.

Percorriamo il Paseo de Marti che ricorda le Ramblas di Barcellona, un’ampia passeggiata pedonale con palazzi coloniali più o meno fatiscenti e che sfocia sul Malecon, il lungomare, famoso come ritrovo di coppiette.

Ceniamo al famoso Buona Vista Social Club con la speranza di fruttare bene il prezzo del biglietto acquistato la mattina (60 CUC p/p), ma il cibo ė pessimo e anche lo spettacolo si rivela deludente, quasi da villaggio turistico. Della vecchia banda sono rimasti solo in due e la musica é migliore in tanti altri posti.

Il giorno successivo lo dedichiamo alla visita guidata del Gran Teatro. Maestoso, luminoso, con un doppio scalone di marmo di Carrara restaurato di recente. Il salone delle Feste è un’esplosione di balconi e balaustre che si affacciano sul Parque Central. Ė tuttora in utilizzo per opera, balletti e concerti.

Ci rechiamo quindi al Museo de la Revolution imperdibile quanto sopravvalutato. Allestito nel sontuoso palazzo presidenziale del generale Batista, ex dittatore di Cuba, il museo è carente dal punto di vista della narrazione, non segue un filo logico e, se non si conosce perfettamente la storia della rivoluzione, ci si perde nei dettagli delle centinaia di fotografie e reperti. Purtroppo non ci sono guide nemmeno a pagamento. Consigliata invece la limonata fresca al bar del museo. La migliore che abbia mai assaggiato!

Pranziamo in una deliziosa piazzetta di fronte alla Iglesia del Santo Angel Custodio.

Ci addentriamo nuovamente nella labirintica zona vecchia e veniamo avvicinati da una ragazza minuta con un neonato in braccio. Non ci chiede soldi ma di comprarle del latte per il piccolo. Impietositi, la seguiamo. Ci accompagna in un negozietto e si ordina 15 litri di latte e due chili di tonno con una disinvoltura tale da lasciarci scioccati e indurci a pagare senza proferir parola il salato conto di 40 CUC. Sembra impossibile che le persone possano approfittarsene così, eppure a Cuba succede spesso e volentieri, quindi attenzione!

Visto che il ristorante Chanchullero consigliato da Savatore è preso d’assalto, ripieghiamo sull’Hanoi, sempre in Plaza del Christo. Ottima scelta, cibo fresco e saporito a 12,95 CUC p/p.

LAS TERRAZAS: 18-19 dicembre 2016

A circa 74 km dall’Avana si trova questa località amena spersa in una vallata e costellata da vegetazione lussureggiante. La prima cosa che si nota scendendo da una tortuosa strada collinare è il suo laghetto artificiale nel quale si specchia una palafitta che funge da ristorante e una serie di bungalow e palazzine a due piani dove spiccano i colori del bianco, del rosso e dell’azzurro. Queste sono le abitazioni dei circa 1.000 abitanti che in questo sperduto paesino lavorano nel turismo, fanno i guardaboschi o insegnano nelle scuole. Las TERRAZAS è nata come progetto eco sostenibile per rimboscare le zone precedentemente dedite alla coltivazione del tabacco. Negli anni settanta sono stati impiantati milioni di alberi di specie differenti per creare una biodiversità unica nella zona. Il turismo è prevalentemente dedito all’escursionismo e al birdwatching; a parte questo non restano molte altre cose da fare nell’unica stradina principale che ospita un caffè, un ristorante vegetariano (Eco Restaurante El Romero, ottimo!), una cadeca per il cambio di valuta e la baracca sul laghetto che offre piatti molto basici di pescado e gamberones (Casa de Botes). Noi alloggiamo all’hotel Moka, costoso ma molto confortevole, incastonato su una collina che predomina il villaggio. La camera si affaccia su un bellissimo panorama e alla vista si mescolano le palme dagli alti fusti (palma reale) i fiori di mariposa, l’acqua paludosa del laghetto, le tegole rosse dei bungalow e i cavalli che pascolano beatamente negli abbondanti spazi verdi ai margini delle stradine del paese. La sveglia cacofonica dell’Avana fatta di clacson impazziti e bambini urlanti viene sostituita dal canto dei numerosi galli, il cinguettio degli uccellini, lo scalpiccio degli zoccoli dei cavalli che trainano carretti.

Avendo perso praticamente un giorno per arrivare dall’Avana a Las Terrazas a causa della scalcagnata Lada con conducente (anzi due!) che ci ha lasciato in panne due volte, e dopo esserci accorti che l’autista si era confuso e ci stava portando a Vinales, ci organizziamo per il trekking del giorno dopo da prenotare obbligatoriamente con la guida. Il percorso El Contento è una piacevole camminata di 7 km. in mezzo alla giungla. Facciamo conoscenza con gli altri turisti ( un inglese, una new zelandese, un olandese e due brasiliani che vivono a Parigi) e dopo circa due ore raggiungiamo una specie di fattoria dove un cubano nero come la pece, con un sorriso di un bianco ottico abbagliante, ci serve dell’acqua di cocco e un ottimo caffè in tazzine di porcellana che cozzano talmente tanto con il resto del contesto da non poter non essere notate. Superiamo le rovine di una vecchia piantagione di caffè e dopo un’altra ora e mezza arriviamo alle piscine naturali del Banos de San Juan, piuttosto affollate e abbastanza banali. Dicono che la bellezza sta nel viaggio e non nella meta e anche in questo caso mi ritrovo perfettamente concorde.

Il giorno successivo, la scalcagnata Lada riappare con i nostri autisti, soprannominati Gianni e Pinotto, che hanno il compito di accompagnarci a Vinales.

Il percorso dura circa un’ora e mezza e sull’autostrada se ne vedono di tutti i colori. Carretti trainati da cavalli in contromano, gente che fa l’autostop sventolando banconote, cani che giocano tra le carreggiate, buche alle quali le nostre macchine non sarebbero sopravvissute. Le loro sembra che abbiano assunto degli anticorpi miracolosi per superare ogni dissesto…

VINALES: 20 dicembre 2016

Arriviamo a Vinales verso l’ora di pranzo. L’unica via principale dove si concentrano bar e ristorantini è molto trafficata ma ben presto ci rendiamo conto che il mezzo più comunemente usato dai locali è il cavallo.

Le vie periferiche alla principale sono costellate da file di casette colorate, tinteggiate di fresco, tutte con il proprio terrazzino di legno in entrata e un minuscolo giardinetto.

La casa particolar dove abbiamo prenotato è dei genitori di Mirita e quando arriviamo ci accolgono ben tre generazioni. Il primo impatto con la nostra camera munita di bagno è piuttosto deludente. La stanza è piccola e con i due letti alla francese non c’è posto per le valigie. Tutto è molto spartano ma ci garantiscono acqua calda e condizionatore (che non useremo mai perché la sera la temperatura cala). Sarà la disponibilità di Mirita e l’autenticità dei suoi parenti che ci faranno adattare in un batter d’occhio. l cocktail di benvenuto con succo di mango, la colazione ricca e varia, i Mojito di Mirita e la sua disponibilità a soddisfare ogni nostra richiesta, ci fanno sentire quasi a casa.

Non volendo perdere la giornata, chiediamo a Mirita se ci può organizzare un’escursione a cavallo. Nel giro di mezz’ora due ragazzi in motorino ci accompagnano da Moro e Luciero, i nostri simpatici cavalli che sembrano telecomandati. Pancho è la nostra guida e ci racconta che prima di cambiare mestiere faceva il cuoco e lavorava 20 ore al giorno! Non pensavo che anche a Cuba si lavorasse… Dal numero dei cubani che si notano ad ogni ora bighellonare per le strade, sembrerebbe che per loro il lavoro sia un optional!

Ciò che vediamo, annusiamo e sentiamo in queste 5 ore è di una genuinità e fascino spiazzanti. Il contrasto tra il rosso della terra e il verde smeraldo delle piantagioni di tabacco, gli alti fusti della canna da zucchero che convivono con palme e alberi di mango, le fattorie come quelle di una volta, con i galli e il loro reame, i maialini rincorsi dai cani, la chioccia con i pulcini, i buoi che tirano l’aratro, uomini con grandi cappelli di paglia che seminano, e poi i campi di caffè, di yucca e fagioli che riusciamo a riconoscere solo dopo numerosi sbagli. Nessuna macchina in tutto il tragitto, solo lo scalpiccio dei cavalli, il cigolio dei carretti, le urla delle guide che come veri cowboy incitano le loro creature a muovere il passo più velocemente con un “cabajo!”.

Pancho ci porta in un secatores de tabacco, in una Cueva e in una fattoria dove ci spiegano la lavorazione del caffè. Tutto troppo turistico per i nostri gusti e improntato per spillarti soldi, ma la vista di certi paesaggi è impagabile.

Concludiamo il tour con tre Mojiti al Mirador dove nuvole capricciose coprono il tramonto. Torniamo a Vinales che è già buio. Cena da 1920, ristorante senza troppe pretese, con porzioni piccoline ma gustose.

CAYO JUTIAS: 21 dicembre 2016

Partiamo da Vinales con il taxi colectivo alle 09.00 (15€ cad), direzione Cayo Jutias quindi… mare! Trascorriamo le due ore di viaggio chiacchierando con due veronesi (concittadini! Piccolo il mondo!), padre e figlio, scambiandoci racconti di viaggio e consigli fotografici. Purtroppo il tempo è brutto e si aprirà un po’ solo verso le 15.00, un’ora prima del nostro rientro. Con i raggi del sole si possono apprezzare i colori della sabbia bianca, dell’acqua turchese, delle mangrovie che si tuffano nell’acqua. I taxi degli anni 50, lungo la spiaggia e sotto la fitta vegetazione che lambisce il litorale, sembrano macchie colorate su una tavolozza di colori pastello. All’arrivo c’è un bar ristorante con musica dal vivo e una piccola zona attrezzata con ombrelloni di paglia e lettini di plastica.

Cena da El Olivo, tutto ottimo! Consigliata la parillada di pescado y meriscos (filetto di pesce, gamberetti e aragosta): 40€ in due con vino e cocktail.

Trascorriamo il resto della serata nella discoteca all’aperto situata affianco alla chiesa principale (la piazza é gremita di gente con telefonini in mano, chissà perché…). Un gruppo suona salsa e la pista si riempie di turiste che ballano con cubani scatenati.

VINALES II PARTE: 22 dicembre 2016

Ci svegliamo che ha appena piovuto e dalle nuvole minacciose che turbano il cielo, abbiamo la sensazione che la perturbazione non sia cessata. Ci avventuriamo comunque nel nostro giro a piedi per la campagna, muniti di guida (un ragazzo di 23 anni così scheletrico che un soffio di vento potrebbe sollevarlo). Siamo nella Valle del Silencio chiamata così perché in passato era frequentata solo dai campesinos (contadini). Tuttora si può godere di quella pace, a parte qualche turista a cavallo che ogni tanto ne interrompe il silenzio. Qui il paesaggio é più montuoso rispetto al primo giorno e passeggiamo ai piedi dei mogotes, faraglioni giganti a forma di panettone rivestiti da una fittissima vegetazione. Passiamo da boschetti fangosi, attraversiamo ponticelli traballanti, affianchiamo laghi e stagni, ci inoltriamo in vasti spazi aperti dedicati a varie coltivazioni, incrociamo buoi, cavalli, asini, galli e tacchini, tutti lasciati liberi di pascolare o starnazzare. Arriviamo al Mirador e il panorama é mozzafiato. Camminiamo per 5 ore fermandoci solo per un caffè e un panino (costosissimo!), in un paio di posti dove il turista é visto solo come un potenziale acquirente di caffè, miele o rum. Purtroppo la mercificazione e il puro interesse speculativo sono atteggiamenti che spesso ritroveremo nei cubani. Quando un locale ti rivolge la parola o un sorriso é solo per venderti i suoi prodotti, le escursioni, i transfer con i taxi, le schede telefoniche, l’alloggio. Tutto ruota attorno al business e questa é l’unica cosa che toglie un po’ di magia a Cuba.

CIENFUEGOS: 23 dicembre 2016

Arriviamo a Cienfuegos dopo sei lunghe ore. Condividiamo il taxi collettivo (30 cuc p/p) con due giovani coppie di francesi che ritroveremo in centro la sera e una coppia di spagnoli che incroceremo nuovamente a Trinidad.

Cienfuegos ha lo stile della media cittadina e abituati alle casette di Vinales, ci sembra quasi una metropoli.

Prendiamo alloggio alla casa particular Don José a Punta Gorda che, rispetto agli alloggi precedenti, é una reggia. Camera nuova di zecca, grande e ben arredata, bagno e cucina. Una vasta terrazza dove fare colazione. Il prezzo é di 30 CUC.

Impieghiamo il pomeriggio passeggiando per Punta Gorda dalle case coloniali raffinate e ben tenute. Ci sembra di essere in Florida per come é tutto pulito e ordinato. Le casas particular sul lungomare sono dello stesso stile, a due piani, con tetti altissimi, colonne e patii. Fiori colorati e palme. Arriviamo alla punta dove la baia si incontra col mare. C’è un gazebo dal quale guardare il tramonto con un cocktail in mano. Conosciamo un ragazzo cubano, innamorato dell’Italia che ha imparato la nostra lingua leggendo e studiando in biblioteca. Non ci chiede soldi ma un dizionario. Lo accontentiamo con piacere regalandogli un piccolo dizionario che teniamo per le emergenze. Mai una buona azione può essere stata più apprezzata.

Visitiamo l’unico supermercato dalle parvenze occidentali che abbiamo incontrato finora. Lunghi scaffali con un unico prodotto. Pacchi tutti uguali di caffé o rum, acqua e Pringles; la varietà di cibo che c’è da noi per loro é un’utopia. Incredibilmente troviamo anche dei cornetti gelato, una vera rarità. Di solito i frighi hanno solo dei grossi barattoli di gelato al cioccolato o vaniglia di un’unica marca.

Ceniamo alla Finca del Mar raccomandata dalla nostra Rough Guide. Si rivela una grande delusione. Servizio lento, cibo mediocre e conto salato (70 CUC). Digeriamo la cena con una lunga passeggiata sul Paseo El Prado che porta nel centro vecchio della città. Nella bella piazza con giardini (Plaza de Armas) spicca la cattedrale della Purisma Concepcion e il Teatro Terry. Affianco all’entrata del teatro, con 2 CUC entriamo in un atrio con patio all’aperto dove un gruppo di ragazzi suona cover pop/rock.

Il giorno dopo, la colazione sulla terrazza con cameriera, servizio da caffè in porcellana, marmellata di guava fatta in casa e pane caldo ci regalano un piccolo lusso.

Il taxi collettivo arriva puntuale alle 08.30 per portarci a Trinidad (15 CUC p/p). Conosciamo due ragazzi belgi e l’ora di macchina ci vola.

TRINIDAD: 24-25 dicembre 2016

Cosa dire di Trinidad… Piú gironzoli nelle stradine acciottolate, più osservi i suoi abitanti chiacchierare spensierati seduti sui gradini di casa, più ti addentri nei vicoli stretti dove i mercatini rendono difficile il passaggio, più ne resti affascinato. I colori verde menta, turchese, rosa confetto e giallo ocra delle facciate e delle pareti delle case sembrano danzare al ritmo di salsa e merenghe e si scontrano con il blu intenso del cielo. Le nuvole bianche sembrano toccare la cima del campanile e le buganvillee rosa shocking accompagnano festose la discesa della scalinata della Casa della Musica gremita, nel tardo pomeriggio, da turisti con i cellulari in mano (qui c’è il wifi… quando funziona!). Ristoranti che sembrano negozi di antiquariato si alternano a gallerie d’arte e negozi vintage. Tutte le finestre rigorosamente a pianterreno, dalle tende svolazzanti o aperte alla vista di turisti curiosi, nascondono squarci di vita quotidiana. Attraverso i portoni spalancati si scorgono, in profondità, luminosi patii con sedie a dondolo, piante, tavolini di ferro battuto nascosti sotto tovaglie bianche ricamate. Là dove meno ce lo si aspetta si apre un mondo che ci lascia a bocca aperta. Soffitti di legno altissimi, lampadari di cristallo, mobili dell’800, fini ceramiche, orologi d’epoca, soprammobili di porcellana. Tutto sembra essersi fermato a prima della rivoluzione.

Le stradine percorse durante il giorno da macchine, camion, bus, bici taxi, biciclette, carretti, cavalli, alla sera restano esclusiva dei pedoni che gremiscono il centro, in bilico tra le pietre appuntite e i ciottoli scivolosi. Trinidad è sicuramente una meta turistica ma il suo sapore é ancora autentico e genuino e la vita dei locali si mescola con indifferenza a quella dei turisti.

Ci sono delle case particular dalla bellezza disarmante che hanno lo stesso prezzo delle altre, probabilmente già prenotate diversi mesi fa, visto che sembra non ci sia più un buco libero. Ci parlano molto bene di Hostales Martica y Jose (marticayjose@yahoo.es), una villa splendida. Noi abbiamo prenotato dall’Italia una casa a 300 mt da Plaza Major. Non è tra le più belle ma ha una corte interna dove ci si può rilassare e fare la colazione. Anche qui mancano sapone e bagnoschiuma che a Cuba costano una fortuna. Consiglio di portarsi da casa una saponetta e del gel da borsetta per le mani. Se non doveste utilizzarli, saranno comunque dei preziosi regali per qualche cubano.

La vigilia di Natale la trascorriamo nella casa particular dove la cena a base di pesce, insalata, riso con fagioli, patate fritte e americane, timballo di mais e flun ci costano 12€ a testa. Con noi, cena una famiglia italiana di Milano con tre generazioni. Ci scambiamo assaggi di rum differenti, che sommati ai cocktail e al vino ci rendono l’andatura piuttosto traballante. Per fortuna la camera è a pochi passi e non c’è rischio che ci facciano la prova del palloncino!

Il giorno di Natale lo trascorriamo nella tranquillità della natura del parco Topes de Collantes a 40 minuti da Trinidad. Sembra di essere in montagna, un sentiero in mezzo al bosco ci conduce al Salto del Caburní, una cascata di 25 mt che precipita su piscine verde smeraldo. La risalita mette alla prova anche i più sportivi con 45 minuti di sudore e affondi.

Portatevi una scorta d’acqua perché il punto di ristoro si trova solo all’inizio della discesa.

Trascorriamo il resto della giornata a zonzo per Trinidad, dove rivoli di acqua scorrono nelle pendenze delle stradine rendendo le pietre e i ciottoli scivolosi. Se per caso, vi dovesse malauguratamente capitare che vi si stacchi una suola dell’unico sandalo che avete e non avete mai individuato nella vacanza una bottega che venda scarpe, non drammatizzate. Chiedete alla casa particular e vi risolveranno il problema. A me fa scortare fino ad un portone scalcagnato e senza insegna. Apro l’uscio, il buio mi incute incertezza ma entro chiedendo permesso. Sembra un lercio magazzino, pacchi di calce sono accalcati in un angolo, non esiste pavimento, due sedie sfondate sembrano puntellare il muro e nella semi-oscurità un letto é illuminato dallo schermo acceso di una tv. Sopra il letto scorgo solo una pancia enorme. Mi devo avvicinare per capire che appartiene ad un uomo in mutande che mi accoglie con un grugnito. É il ciabattino che senza un sorriso si infila i pantaloni e mi prende dalle mani sandalo e suola. In 10 minuti il lavoro é fatto. Mi chiede 10 pesos (0,40€), gliene lascio il doppio. Gli auguro Feliz Navidad e lui risponde con un altro grugnito.

Approfittiamo dell’Happy hour pubblicizzato da un locale che spara musica a tutto volume e ci dirigiamo verso Simon Bolivar, una delle vie più belle di Trinidad con i suoi ristoranti museo. Ceniamo da Malibran a soli 15€ p/p con dell’ottimo pesce, gamberetti e aragosta. Musica dal vivo (qui è presente praticamente ovunque!) e Mojito offerti dalla casa.

CAYO SANTA MARIA: 26-31 dicembre 2016

Salutiamo Trinidad a bordo di un taxi collettivo, una Cadillac verde smeraldo del’57 che tra caricare e scaricare passeggeri allunga il nostro viaggio ben oltre i tempi stimati. Riusciamo a raggiungere il nostro resort Starfish che é quasi buio. La strada di 50 km in mezzo al mare, che collega la terraferma con il cayo, sembra interminabile ma già possiamo identificare il colore dell’acqua che troveremo nella lunghissima spiaggia borotalco prospiciente al resort. Lo Starfish è il classico resort che si può trovare ovunque nel mondo. Ci mettono il braccialetto per l’all inclusive e già ci sentiamo quasi privati dell’autenticità che ci siamo regalati fino ad ora, ci rifilano il cocktail di benvenuto che non ha niente a che fare con la genuinità del succo fresco di guava o mango delle Casas particular, ci danno una piantina del resort che sostituisce le mappe delle città e ci lasciano liberi di individuare la palazzina con la nostra location. La camera é il triplo rispetto a quelle dove abbiamo vissuto fino ad ora ma é l’unico pregio. Puzza di muffa sul copriletto, cuscini e cassetti, le lenzuola e asciugamani sono sporchi, quando si apre la doccia il bagno si allaga. Se questo é un 5 stelle rivaluto alla grande le case particular che nella loro semplicità abbiamo trovato sempre pulite. In compenso, il cibo é buono e vario (lo chef è italiano) e i cocktail di ogni genere sono fatti senza risparmio di alcol. La spiaggia e il mare sono di una bellezza che lascia senza fiato. La sabbia bianchissima rende il colore dell’acqua di un turchese dalle varie sfumature, i nuvoloni bianchi spaccano il cielo blu e creano riflessi indaco tra la riva e l’orizzonte. I pellicani si tuffano in verticale in cerca di cibo mentre i gabbiani sembrano non avanzare arrestati dalla forza opposta del vento.

A disposizione gratuita dei clienti ci sono catamarani, canoe e pedalò. Siamo tornati nella civiltà.

Trascorriamo gli ultimi giorni in spiaggia (nuvole, vento e aria pungente purtroppo quasi sempre presenti..), spezzando la monotonia del dolce far niente, con lunghe passeggiate sul bagnasciuga o ritagliando un’ora di palestra alla sera. Litigando con connessioni ballerine o inesistenti e consumando in pochi giorni la quantità di alcol di un anno di vita regolare.

Il 31 prendiamo un taxi giallo, di quelli ufficiali, cerchiamo di contrattare sul prezzo ma non riusciamo ad andare al di sotto dei 190€. Purtroppo é l’unica possibilità che abbiamo per raggiungere nel giro di 5 ore l’aeroporto all’Havana. Renault nuova, comfort, aria condizionata, musica pop, autista vestito in maniera impeccabile. Tutto ci accompagna verso quel volo che ci riporterà alla nostra vita di agi. Rimarrà il ricordo di quella sensazione selvaggia di libertà e genuinità, vita d’altri tempi e disconnessione con la realtà che solo Cuba può regalare.

Stranezze e curiosità

Non abbiamo visto supermercati o centri commerciali. La reperibilità dei beni di necessità (es. Fazzoletti di carta) non é semplice.

La maggior parte delle auto sono d’epoca e mal messe.

Nessuna è dotata di cinture di sicurezza.

L’unico che può acquistare macchine moderne a Cuba é lo stato che le rivende a prezzi decuplicati. Di conseguenza, anche le auto a noleggio costano cifre folli.

Il casco dei motociclisti é simile a quello da fantino.

Nelle città più piccole le porte di casa sono sempre aperte e i tassisti lasciano le macchine con la chiave inserita allontanandosi senza problemi.

I bambini giocano in strada e nei parchi senza genitori che li controllino.

Gli studenti hanno una divisa di colore diverso in funzione del livello della classe.

La scuola dell’obbligo é fino ai 16 anni.

Il cavallo è ancora uno dei mezzi di trasporto più usati e quasi tutti ne possiedono almeno uno.

Esistono ancora buoi che trainano gli aratri.

Nei frigoriferi Nestlè esiste solo un tipo di gelato. Barattoloni al cioccolato o vaniglia.

Nei negozi di alimentari i pochi scaffali sono riempiti con lo stesso prodotto di un’unica marca.

Ci sono solo due tipi di birra locali: Christal e Bucanero.

In autostrada viaggiano tutti sulla corsia di sorpassano e superano a destra. Non si paga il pedaggio.

In autostrada é frequente vedere carretti con cavalli, spesso contromano.

In autostrada vendono formaggio e cipolle.

Al di fuori delle grandi città il traffico è quasi inesistente.

I distributori di benzina sono rari.

Fare l’autostop è normale e dare un passaggio é un dovere.

Sputare per terra é nella normalità.

Le cubane sono un falso mito, non ne abbiamo vista una di carina!

Le case particular costano tutte più o meno la stessa cifra (dalle catapecchie a quelle molto belle).

Le case particular fanno tutte il caffè con la Moka.

Dalla gente che c’è sugli usci o lungo le strade sembra che nessuno lavori.

La palma real, che è presente quasi ovunque, non fa cocchi ma piccoli frutti che mangiano solo i maiali.

Ovunque si vedono avvoltoi saprofagi.

Connettersi un’ora su internet costa 2€, cifra esorbitante per i cubani.

Le connessioni sono pessime e il wifi a pagamento é presente solo negli hotel o nelle piazze.

Nelle cadeche, banche e alcuni negozi di telefonia la coda si fa fuori per poi andare direttamente allo sportello.

I gelati artigianali sembrano fatti di ghiaccio zuccherato.

La banana fritta tagliata a fette sottilissime sostituisce le patatine.

Le olive sono servite in coppe con ghiaccio.

Nei ristoranti in genere c’è molta meno scelta di quando offre il menù.



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