Cuba la revolucionaria

Tanti consigli per un viaggio nell’isola caraibica… anche se Cuba merita una visita, Cuba non si può spiegare, Cuba bisogna viverla!
Scritto da: simmy_78
cuba la revolucionaria
Partenza il: 01/08/2013
Ritorno il: 27/08/2013
Viaggiatori: 3
Spesa: 3000 €
Questo è il diario dettagliato del nostro viaggio effettuato dal 1 al 27 agosto 2013.

Abbiamo girato tutta l’isola partendo da L’Avana, compiendo un giro antiorario da ovest verso est, per poi ritornare a L’Avana.

Le tappe dell’itinerario sono state: L’Avana, Viñales, Cayo Jutías, Playa Larga, Baia dei Porci, Cienfuegos, El Nicho, Topes de Collantes, Trinidad, Manaca Isnaga, Camaguey, Bayamo, Comandancia de la Plata, Sierra Maestra, Santiago de Cuba, Baracoa, Guardalavaca, Gibara, Playa S.Lucia, Cayo Coco, Cayo Guillermo, Playa Pilar, Cayo Santa Maria, Santa Clara, L’Avana. Abbiamo volutamente escludere dall’itinerario la zona di Varadero, troppo turistica.

Di seguito è riportato il dettaglio giornaliero del nostro viaggio, utile a chi vorrebbe compiere un giro simile al nostro a Cuba, a chi ci è già stato e vorrebbe riviverne le emozioni ed a chi è solo curioso di sapere cosa abbiamo fatto in questi intensi 27 giorni lontani dall’Italia.

Il testo è lungo e potrebbe essere noioso per chi non è interessato alle informazioni dettagliate, io vi ho avvisati. Per gli altri potrebbe invece essere molto interessante perché ricco di spunti e consigli di viaggio.

VOLO: Milano Linate – L’Avana, con scalo a Parigi, tramite Air France. Voli tranquilli, aerei confortevoli e spaziosi. La compagnia si è rivelata molto organizzata già dal check-in online e dalla possibile opzione di preferenza dei posti a sedere già da parecchie settimane prima della partenza. Air France: voto 9.

MONETA: 1 cuc (pesos cubani convertibili)=1 $ Usa=24 pesos cubani (moneta locale)=0,7 Euro

Si paga praticamente tutto in cuc tranne alcune bancarelle di prodotti locali che accettano i pesos cubani.

Abbiamo portato gli Euro da casa e li abbiamo cambiati in cuc di volta in volta nelle Cadecas (case di cambio) delle varie città. Abbiamo deciso di non prelevare dai bancomat per non pagare le eccessive commissioni ad ogni prelievo e per il timore che non funzionassero. La carta di credito non l’abbiamo mai utilizzata dato che è pochissimo accettata ed in caso di utilizzo viene applicata una commissione del 12%.

Le Cadecas applicano cambi abbastanza favorevoli ma spesso differenti, quindi verificavamo ogni volta se il cambio era conveniente. Una volta ci è capitato che la cassiera ha sbagliato a consegnarci il denaro, ovviamente a suo favore, quindi attenzione… Contate bene i soldi prima di uscire dall’ufficio davanti al cassiere.

Spesso e volentieri (specialmente nei musei) ai cubani è riservato un prezzo in moneta locale, mentre per i turisti il prezzo è sempre in cuc, quindi circa 20 volte tanto.

VISTO: obbligatorio il visto (o tarjeta d’ingresso) al costo di 22 Euro da farsi emettere presso il Consolato di Milano. Viene verificato il possesso all’aeroporto italiano e timbrato all’arrivo a Cuba. (Se si vuole anche il timbro sul passaporto bisogna chiederlo, altrimenti non lo fanno). Disponibile anche in alcune agenzie di viaggi ma i prezzi lievitano anche fino a 30 Euro.

Per uscire da Cuba si pagano in aeroporto altri 22 cuc come tassa doganale.

Attenzione a non perdere il visto che deve sempre viaggiare insieme al passaporto fino all’uscita dall’isola.

TELEFONO e INTERNET: le telefonate con cellulare da Cuba all’Italia sono impossibili a causa sei costi elevatissimi ed anche gli sms non convengono per lo stesso motivo. Alternative sono l’acquisto di una scheda telefonica da 5 cuc per chiamare casa oppure di una scheda per internet da 6 cuc per 1 ora per collegarsi nei punti Etecsa/Telepunto e scrivere mail. Abbiamo scelto quest’ultima opzione. I punti Etecsa/Telepunto si trovano in tutte le città principali. Abbiamo poi trovato anche tessere da 2,5 cuc per mezz’ora.

Il wifi a Cuba non esiste, o meglio, è possibile connettersi solo negli hotel 5 stelle e la tariffa è molto alta: 8/10 cuc all’ora.

Per le chiamate interne, per confermare di volta in volta le prenotazioni alle varie case, nessun proprietario ha creato problemi e ci hanno concesso la telefonata gratuitamente.

MEZZI DI TRASPORTO: Siamo partiti dall’Italia con l’intenzione di girare l’isola con i bus locali Viazul e con i taxi particular, dopo una lunga trattativa non andata a buon fine con un choffeur consigliatoci da Armando, il proprietario della casa particolar di L’Avana, che dopo due mesi di mail per studiare il nostro itinerario è arrivato alla conclusione che era impossibile da effettuare. Gli manderemo questo diario dove potrà constatare che aveva completamente torto.

Da casa abbiamo contattato Cubacar, la maggiore compagnia di noleggio auto cubana, per avere un preventivo per un’auto per 20 giorni, ma il costo era eccessivo. Avviamo quindi deciso di attendere l’arrivo nella capitale per contrattare direttamente il prezzo con le agenzie. La scelta si è rivelata quella esatta dato che siamo riusciti ad avere un’auto per 75 cuc al giorno, assicurazione e kilometraggio illimitato compresi. Il corrispettivo in Euro è circa 1200 Euro, un costo comunque elevato se confrontato con i precedenti viaggi, eppure, valutando i pro e i contro, abbiamo deciso che questa sarebbe stata la scelta migliore e così si è rivelata.

Le chiavi della Kia Picanto bianca con 4000 km erano nelle nostre mani ed avremmo passato con lei i 21 giorni in giro per l’Isla Grande.

Alla riconsegna dell’auto, Dario, il noleggiatore di Cubacar non è stato di parola ed invece di farci pagare 75 cuc per il giorno aggiuntivo ce ne ha chiesti 95. Non è stato tanto per i 20 cuc in più ma per la disonestà… Comunque sia con l’auto non abbiamo avuto nessun problema, nonostante i molti sterrati e le buche prese.

Per quanto riguarda L’Avana abbiamo utilizzato i taxi collectivos, vecchie auto anni ’50 a 10 pesos cubani a tratta a testa, dal Vedado al Capitolio/L’Avana vieja e poi girato a piedi.

Il taxi da e per l’aeroporto di L’Avana costa 25 cuc se si prenota tramite la casa particolar, tuttavia, lo si trova anche a 20 cuc se si contratta personalmente col taxista: così abbiamo fatto per il ritorno.

BENZINA: due tipi di benzina: la regular a 1,20 cuc e la expecial a 1,40 cuc. L’auto va benissimo anche con la regular, eppure i benzinai spingono sempre per fare la expecial e molti, anzi, la maggior parte (specialmente nella zona orientale dell’isola), si rifiutano di fare la regular. Probabilmente da direttive dall’alto.

STRADE: Le autostrade sono poche: solo da l’Avana a Pinar del Rio e, in parte, fino a Trinidad. E un tratto intorno a Guantanamo. Poi carretera central, che è simile alle nostre strade provinciali, ma con tratti abbastanza dissestati e alcuni pieni di buche. Non si possono superare i 90 km/h, a causa della strada in condizioni mediocri, della gente sempre al fianco della strada che chiede passaggi, dei carretti e degli animali: mucche, buoi, capre, cavalli e cani.

Per calcolare le distanze non si può solo tener conto dei km, ma anche della condizione stradale pessima. In generale, rispetto all’Italia, si dovrebbe aggiungere almeno un buon 50% in più di tempo. Ad esempio: per fare 250 km si calcolino almeno 4 ore.

Altro problema: sull’atlante stradale, acquistato sull’isola per 7 cuc, vengono segnate strade “rosse” che quindi dovrebbero essere asfaltate, ed invece poi si trovano sorprese di pezzi sterrati da percorrere a 30 all’ora. Questi inconvenienti rallentano di parecchio la guida facendo perdere un sacco di tempo. Meglio allungare il precorso, ma scegliere sempre strade asfaltate. In caso di dubbio chiedere sempre ai locali, anche più volte, dato che le informazioni non sono mai chiare e precise.

Nella zona Est dell’isola le condizioni stradali peggiorano parecchio. Il tratto da Baracoa a Moa è tutto sterrato e con parecchi tratti pieni di grosse buche da percorrere a 20 all’ora. Quindi state in guardia.

La “Farola”: strada per raggiungere Baracoa è in buone condizioni, nonostante i numerosi tornanti. Percorribile in circa un’ora e mezza.

CLIMA: il clima ad agosto a Cuba è caldo-umido con punte anche di 35/40 gradi. Spesso e volentieri, specialmente sulla costa caraibica a Sud, abbiamo assistito a forti temporali pomeridiani. Assenti le giornate completamente nuvolose.

L’acqua del mare è molto calda, a volte fintroppo. La costa Sud, l’Avana e Santiago sono molto più afose e umide che le altre zone.

ORARIO: il fuso orario ad agosto è -6 ore rispetto all’Italia.

ALLOGGI

Abbiamo dormito nelle case particular contattate via mail dall’Italia prima di partire e confermate di volta in volta telefonicamente prima di arrivare. E’ anche possibile non prenotare dato che ci sono innumerevoli case in tutte le città, tuttavia noi abbiamo deciso di farlo per evitare perdite di tempo nella ricerca e scegliere le case con il miglior rapporto qualità prezzo leggendo le recensioni su tripadvisor. Sempre meglio però telefonare un paio di giorni prima per confermare la prenotazione e l’orario di arrivo.

Abbiamo alloggiato in diversi tipi di case: dalla casa coloniale, alla villetta stile anni ’50, alla casa superkitch, ma tutte molto pulite e con proprietari sempre gentili. I prezzi variano dai 25 ai 30 cuc per una doppia, ad eccezione di L’Avana dove si arriva anche a 35 cuc. Ci sono anche case da 20 cuc ma noi le abbiamo evitate. Le colazioni non sono mai comprese e variano dai 4 ai 5 cuc. E’ possibile cenare nella casa particolar per 10 cuc (carne o filetti di pesce) o 15 cuc (aragosta). Le bevande non sono comprese e variano da 1 (acqua) a 1,50 cuc (birra).

– L’Avana: La Colonial 1861. Bella casa coloniale nel Vedado. 35 cuc. Armando è molto gentile e preciso nelle informazioni riguardo la città. Colazione abbondante, 5 cuc. Stanze molto pulite. Condizionatore un po’ rumoroso. Acqua filtrata disponibile. Voto: 9

– Viñales: Casa Arcoiris. Casa particular gestita da Lidia, una signora gentilissima che ci ha preparato squisite ed abbondanti cene e colazioni. 30 cuc. Camera tripla con bagno, pulita. Tramite lei abbiamo prenotato la gita a cavallo nella valle per 5 cuc all’ora. Voto: 9

– Playa Larga: Mayito. 25 cuc. In ristrutturazione. Camere spaziose e pulite. Mayito e la moglie sono molto gentili. C’è la cucina con un cuoco che cucina cene e colazioni buone e abbondanti. Condizionatori moderni e non rumorosi. Voto: 8

– Cienfuegos: Casa Pineiro. Villetta anno ’50 in zona Punta Gorda. Proprietario gentile. Buona ed abbondante colazione. Stanze kitch ma pulite. Voto: 7

– Trinidad: El Rintintin. 30 cuc. In centro, dietro la cattedrale. Lorenzo e Maryela sono molto gentili e preparano deliziose ed abbondanti cene e colazioni servite sulla terrazza dalla quale si gode di un panorama fantastico sulla città. Stanze e bagni molto puliti. Unica pecca: la stanza che da sulla strada è molto rumorosa la notte. Voto: 9

– Camaguey: Delfin y Elena. 25 cuc. Poco fuori dal centro storico. Casa particolar non troppo pulita e disordinata. Bagno pulito. Colazione e cena scarse e al limite dell’igiene. Non la consigliamo. Abbiamo prenotato 2 stanze ma la proprietaria ci ha comunicato solo all’arrivo che aveva solo una stanza, quindi Sabrina è andata nella casa particolar a fianco. Voto: 5

– Santo Domingo: Villa Santo Domingo. Non abbiamo prenotato da casa. Sopravvalutato dalle guide. Camera tripla con colazione: 60 cuc. Caro. Bungalow in cemento circondato dalla vegetazione. Mancanza d’acqua, anche dal wc. Odore di fogna in bagno e in camera. Voto: 5

– Bayamo: Casa Arturo y Esmeralda. 20 cuc. Casa particular molto economica a due quadre dal centro di Bayamo. Pulitissima. Arturo e Esmeralda gentilissimi. Davide, appena arrivati, ha avuto problemi di dissenteria e loro hanno provveduto ad offrirgli due pastiglie. Cena curata, buona ed abbondante. Colazione: la più buona di tutta Cuba! Croccantini di pane, panini, burro, marmellata, caffè, latte, uova, succo di frutta, miele, formaggio. Arturo ci ha regalato la copia del Granma del 13 agosto, compleanno di Fidel, e un’altra copia dove c’era un bell’articolo su Fidel. Se passate da Bayamo (passate!!) fermatevi qui! Voto: 10

– Santiago de Cuba: Maruchi. Casa coloniale vicinissima al centro storico. Un’oasi di pace nel caos della città. Camere coloniali spaziose e pulite. Cena ottima con zuppa di fagioli, super aragosta, riso, pane caldo, verdure e creme caramel il primo giorno. Il secondo crema di besciamella con formaggio, pescado, gameretti, verdure e gelato. Colazione da re con tutto il possibile e pane caldo. Voto 10

– Baracoa: Casa Walter. 25 cuc. Prenotato via mail alla Terrazza. Arrivati a Baracoa la proprietaria ci ha detto che non aveva posto nonostante la nostra conferma telefonica. Ci ha mandati da un suo amico, Walter. La casa era comunque pulita, la cena abbondante ed il proprietario molto gentile. Infatti ci ha prenotato la camera di Guardalavaca dato che era l’unico luogo dove non avevamo la prenotazione. Voto: 7

– Guardalavaca: Nancy Brisa De L’Oceano. 25 cuc. “Condominio” a 400 mt dal mare dietro l’Hotel Atlantico. Appartamento dove Nancy affitta una delle sue due stanze. La sua vicina di pianerottolo affitta un’altra stanza abusivamente. Camera vecchia ma pulita. Bagno condiviso con Nancy ma pulito. Buona colazione. Nancy ci ha consigliato un paladar per cena. Voto 6

– Gibara: Hastal Vitral. Casa coloniale con proprietaria di famiglia anticastrista. Stanza antiche. Particolari ma sporche. Bagno molto sporco e non tenuto. Voto: 5

– Moron: Maite Vaolr Morales. 25 cuc. Bella casa con parecchie stanza e ristorante. Non lontano dal centro. Maite e la sua amica sono gentilissime. Le camere sono molto pulite e spaziosissime. Lenzuola intatte. Bagno pulito. Il primo giorno, dato che non ci siamo fermati come da programma a Nuevitas, ci hanno dato una doppia con due letti matrimoniali che abbiamo condiviso in tre. Il secondo giorno io e Davide siamo andati nella suite. Praticamente un appartamento. Due letti matrimoniali e un grande e nuovo bagno. Tutto molto pulito. Cena e colazione più che ottimi, i migliori di Cuba. Se vi fermate a Moron non potete non fermarvi qui! Voto: 10+

– Remedios: La Estancia. 25 cuc. Casa coloniale nel centro storico di Remedios. Il proprietario, Noly, è molto gentile. Le camere sono pulite e molto spaziose. Una delle due camere aveva il condizionatore con sbocco in bagno, quindi emanava parecchio caldo. Il secondo giorno non sono passati per il cambio delle salviette e nemmeno a svuotare i cestini. Il cuba libre (3 cuc) è buono nonostante si senta che non usino la Coca Cola. Le cene e le colazioni sono ottime. Il secondo giorno abbiamo preso l’eccezionale menu della casa a 15 cuc con una aragosta, un dentice, vari granchi e dei gamberetti. Voto: 9

– L’Avana: La Colonial 1715. 30 cuc. Una casa coloniale ben ristrutturata nel cuore de l’Avana Vieja, a metà strada tra il Capitolio e calle Obispo. Il proprietario e la moglie sono gentilissimi. Appena arrivati pioveva a dirotto e ci hanno offerto i loro ombrelli per girare nella calle. Le camere sono spaziose e molto, molto pulite. Le colazioni molto abbondanti. Il proprietario, Roberto, ogni mattina è andato a comprarci i dolcetti freschi. L’ultimo pomeriggio inoltre, incontrandoci in giro per l’Avana ci ha dato un passaggio in macchina fino a Plaza della Revolucion, troppo gentile! Dalla terrazza della casa si può vedere il Capitolio. “Mi casa es tu casa”. Voto: 10

CIBO: Abbiamo spesso cenato nelle case particular, come specificato sopra. Le porzioni sono molto abbondanti e sempre accompagnate da almeno 2 tipi di verdure (banane fritte, patate dolci o fritte, cetrioli, pomodori, avocado, insalata…) , 2 tipi di frutta (mango, guayaba, papaya, banane, ananas ed altri frutti tropicali a noi sconosciuti), riso con fagioli neri, a volte pane. E’ capitato di cenare in città: il prezzo è più o meno lo stesso, tuttavia vengono servite meno verdure e spesso manca la frutta.

Anche le colazioni nelle case particolar sono sempre state super abbondanti: 2 o 3 tipi di frutta, pane, burro/margarina, miele, succo di frutta, caffèlatte, uova, prosciutto e, a volte, yougurt. Praticamente, dopo queste colazioni, si può evitare il pranzo.

Si possono trovare dei piccoli supermercati dove abbiamo comprato biscotti o cracker per veloci spuntini oppure in giro per le città si trovano venditori di pizzette a 1 cuc.

Nota dolente è l’acqua, dato che non è possibile bere quella del rubinetto ed in giro per la città i prezzi sono al rialzo: dai 0,70 cuc ai 1,50 cuc a bottiglia. Nei supermercati o nelle stazioni di servizio si riescono a trovare i bottiglioni da 5 litri a 1,90 cuc, molto convenienti.

Molto buoni ed economici i cocktails. Mojito, cuba libre, daiquiri, pina colada dai 2,5 ai 3,5 cuc. Le quantità sono spesso la metà delle nostre, ma il prezzo è meno di un terzo che da noi: circa 2 euro a bicchiere.

Una bottiglia di rum, Havana Club, la si può trovare a 5 cuc: circa 3,5 Euro. Considerando che da noi costa quasi 10 Euro….

SALUTE: portare da casa una crema per le punture di insetti (pulci, zanzare, meduse), tachipirina, antidolorifico e medicinale per intossicazioni alimentari causate da acqua e cibi contaminati. Le farmacie locali forniscono ai turisti senza ricetta solo medicinali naturali. Nelle maggiori città ci sono cliniche e farmacie internazionali, ma probabilmente i costi per visite e medicinali (scarsi) sono elevati.

Non dimenticare i tappi per le orecchie che possono sempre essere utili.

Abbiamo stipulato un’assicurazione (obbligatoria per passare la dogana, anche se nessuno ha poi verificato) sul sito viaggi sicuri.com al prezzo di circa 70 Euro a testa. Non utilizzata.

REGALI: i cubani più poveri chiedono saponette e biro. Portatene da casa, saranno felici dei piccoli regali, per noi insignificanti, per loro importanti.

SPIAGGE

Portare dall’Italia maschera e boccaglio dato che sull’isola sono difficili da trovare. Spesso sulle spiagge c’è la possibilità di noleggiarli.

– Cayo Jutías: a circa 1 ora e mezza da Viñales. 5 cuc a testa per entrare nel cayo ed inoltre 1 cuc per il parcheggio. Acqua caldissima e cristallina. Spiaggia bianca di circa 2 km con mangrovie. Presenza di molti cubani. Poca ombra disponibile. Voto: 10

– Caleta Buena: 10 minuti dopo Punta Perdiz. A pagamento. 12 cuc (molto cara) a testa per entrare dalla mattina, 3 cuc se si arriva dopo le 15 (conviene). Lettini e ombrelloni di paglia per ripararsi dal sole. Scalette che permettono di scendere in acqua dagli scogli. Acqua limpidissima, molti pesci colorati. Voto: 10

– Cueva de los pesces: 10 minuti prima di Punta Perdiz. Pozza d’acqua dolce molto limpida ma con fondo scuro. Molti pesci. Gratis. Non siamo entrati.

– Punta Perdiz: ci siamo fermati in una spiaggia poco prima (300 mt) di quella di Punta Perdiz. Acqua cristallina, spiaggia bianca, qualche scoglio basso. Molti pesci, qualche corallo. Poca ombra. Pochissima gente. Voto:10

– Playa Ancon: a 12 km da Trinidad. Meno bello e con troppi turisti il tratto a sinistra, dopo l’Hotel Ancon, 2 cuc per il parcheggio. Migliore il tratto a destra, vicino al Ristorante Caribe. Parcheggio gratis. Pochi turisti. Alcune piante per ripararsi dal sole. Spiaggia più scura, sassi sulla riva. Rifiuti in giro. Acqua molto limpida e molti pesci colorati. Ricci. Qualche corallo e meduse al largo. Voto: 9

– Playa Maguana: a circa 20 km di sterrato da Baracoa. Il mare è molto bello, limpido e pulito. Peccato per la troppa sporcizia sulla spiaggia. La spiaggia è divisa in due da un piccolo promontorio. La parte a sinistra è più lunga e meno sporca. Noi abbiamo trovato il mare mosso quindi non era al massimo delle condizioni. Presenza di maiali, galline e galletti dietro la spiaggia che gironzolano. Voto: 7

– Playa los Cocos: a 7 km da Santa Lucia. Bellissima spiaggia con le palme. Acqua limpida. Qualche scoglio a riva. Poca gente. Voto: 9

– Cayo Sabinal: non raggiungibile a causa della strada impraticabile. Voto: n.p.

– Playa Pilar: alla fine di Cayo Guillermo. Un paradiso. La spiaggia migliore che noi abbiamo mai visto. Acqua cristallina, spiaggia bianchissima. Un’isoletta, Cayo Media Luna, all’orizzonte; un baretto sulla spiaggia nemmeno tanto caro e poca gente. Nessun cubano. 2 cuc ad auto per entrare nel cayo e 2 cuc per uscire. Controllo dei passaporti all’ingresso, vietato ai cubani. Voto: 10+

– Playa Perla Blanca: alla fine di Cayo Santa Maria. Purtroppo da un anno e ancora per due anni è chiusa dato che stanno costruendo degli alberghi nei paraggi. Nonostante i cartelli dicessero che la strada fosse chiusa, noi siamo entrati ugualmente e siamo riusciti, scavalcando le macerie a raggiungere la spiaggia. Incontaminata. Acque più che cristalline. Sabbia bianchissima. Un paradiso. Ovviamente non c’era nessuno (solo due nudisti in giro) e tutta la spiaggia, circa 1 km era solo per noi. Si trovano molte bellissime conchiglie, noi abbiamo riempito la valigia! Il giorno successivo siamo tornati ma non è andata ugualmente bene. Un capomastro ci ha raggiunto e ci ha detto di lasciare la spiaggia dato che lui era responsabile in caso fosse successo qualcosa. Tra due anni sarà ancora accessibile, a quali condizioni non si sa, dato che lì spunteranno tre grandi alberghi lì intorno. Voto: 10

– Playa Salina: non lontano dall’aeroporto di Cayo Santa Maria. Acqua limpidissima e moltissimi pesci tropicali. Spiaggia un po’ sporca verso il tardo pomeriggio. Qualche piccola “aguamala” (medusa) in giro. 2 cuc ad auto per entrare nel cayo e 2 cuc per uscire. Parcheggio vicino al ristorante: 1 cuc. Controllo dei passaporti all’ingresso, vietato alle auto private dei cubani. Voto: 9

DA NON PERDERE

  1. L’incontaminata Playa Pilar a Cayo Guillermo
  2. Il museo del Che a Santa Clara
  3. Plaza de la Revolucion a L’Avana
  4. Il panorama dalla torre del museo municipal a Trinidad
  5. La suite e le cene di Maite a Moron
  6. I libri usati a pochi peso cubani della libreria del centro storico di Bayamo
  7. La vegetazione tropicale alla fine della Farola prima di raggiungere Baracoa
  8. La nebbia nella valle di Vinales all’alba dal mirador Las Jazmines
  9. La zuppa di besciamella di Maruchi a Santiago de Cuba
  10. Le scuole, le biblioteche e gli ospedali cubani disseminati ovunque
  11. Il sorriso e le colazioni di Arturo, proprietario della casa particular di Bayamo
  12. Cayo Jutías e la spiaggia di mangrovie
  13. L’escursione alla Comandancia de la Plata sulla Sierra Maestra
  14. Il panorama dalla terrazza dell’Hotel Inglaterra
  15. I taxi anni ‘50 da 10 pesos cubani a L’Avana
  16. Il rum a prezzi stracciati
  17. Entrare gratis nella spiaggia di un villaggio all inclusive 5 stelle a Playa Turchesa a Guardalavaca
  18. Il Museo del Movimento 26 luglio alla ex caserma Moncada di Santiago de Cuba
  19. Le conchiglie di Playa Perla Blanca
  20. Un acquazzone tropicale sul Topes de Collantes
  21. I granchi che picchiettano sulla porta a Playa Larga
  22. La super cena (aragosta, granchi e dentice) da 15 cuc di Noly a Remedios
  23. L’iguana del Castillo del Morro a Santiago de Cuba
  24. La colazione sulla terrazza di El Rintintin a Trinidad
  25. Il visto o “tarjeta turistica”
  26. Le contrattazioni sui prezzi
  27. La spiaggia di palme di Playa Los Cocos a 7 km da Playa Santa Lucia
  28. Le colazioni e le cene abbondantissime delle case particolar
  29. Il succo di mango fresco

DA EVITARE

  1. I taxi, cocotaxi, bicitaxi insistenti
  2. I “jineteros”
  3. Le buche
  4. Il mercato agropecuniario di Camaguey
  5. La Bodeguita del Medio e il Floridita a L’Avana
  6. Varadero
  7. Il ghiaccio nei cocktails
  8. Le stanze senza condizionatore
  9. I condizionatori rumorosi
  10. I turisti coi braccialetti colorati al memoriale del Che
  11. I vecchi europei con le ragazzine cubane
  12. L’acqua del rubinetto
  13. Rimanere senza bottiglia d’acqua a l’Avana ad agosto con oltre 40°C
  14. I cubani che stanno per ore con le bottiglie di rum in acqua e lasciano vetri in spiaggia
  15. I cubani chiassosi al parco El Nicho di domenica
  16. I troppi cubani che ti prendono in giro ad ogni occasione
  17. La casa particular Delfin y Elena a Camaguey (tranne il pappagallo che canta la Chucharacha)
  18. I pestilenziali gas di scarico degli automezzi cubani
  19. Le “aguamalas”
  20. La stanza rumorosa che da’ sulla strada di El Rintintin di Trinidad
  21. I venditori di formaggio e aglio sull’autostrada verso L’Avana
  22. Le zanzare ed i granchi in strada, di sera, a Playa Larga
  23. I carretti in mezzo alla strada
  24. I cani che attraversano la strada
  25. Gli overbooking delle case particular
  26. La lentezza delle cassiere dei negozi di alimentari
  27. I venditori di sigari fasulli per strada
  28. La musica melodica cubana

AVETE GIA’ PERSO:

  1. La deserta ed incontaminata Playa Perla Blanca a Cayo Santa Maria chiusa dal 2013 a causa della costruzione di 3 mega resort. (Noi, per fortuna, siamo riusciti a godercela ancora intatta, probabilmente l’ultimo giorno possibile)

STATE PER PERDERE:

  1. L’autenticità dell’isola, se non vi sbrigate e venire visitarla!

BUDGET: il costo complessivo della vacanza si aggira sui 2500 Euro a testa per 26 giorni. Volo, di circa 1000 Euro, e noleggio auto per 21 giorni, compresi.

INFO: simmy_78@hotmail.com

DIARIO DI VIAGGIO – 1 agosto: L‘AVANA

Partiamo da casa alle 6.40 e raggiungiamo l’aeroporto di Linate prima delle 8. Dato che abbiamo già effettuato il check-in online, imbarchiamo i bagagli e facciamo solo controllare le carte d’imbarco e la “tarjeta turística” (obbligatoria e che si può acquistare presso il Consolato cubano di Milano per 22 Euro. Nelle agenzie di viaggio che la vendono il prezzo lievita anche di 15 Euro). Facciamo colazione e il nostro volo AIR FRANCE decolla puntuale alle 10 alla volta di Parigi. Ci offrono uno snack. Dopo un’ora e mezza atterriamo e alle 14 decolliamo di nuovo per L’Avana. L’aereo non è male: piuttosto spazioso. Ci offrono un pasto completo e una colazione. Inoltre, ci si può servire autonomamente dal carrello delle bevande. Ogni sedile ha uno schermo con giochi, film, ecc. Insomma, non si ha molto tempo per annoiarsi.

Dopo circa 9 ore arriviamo all’Avana, accolti da uno spettacolare arcobaleno. Il colore che predomina dall’alto è il verde intenso. Al controllo doganale ci scattano una foto identificativa e ci timbrano solo la “tarjeta turística”, così chiediamo di farci timbrare anche il passaporto, giusto per avere il ricordo di questo ennesimo viaggio.

Ritiriamo i bagagli e troviamo ad aspettarci l’autista contattato dalla prima casa particular in cui alloggeremo “Lo Colonial 1861” (25 cuc).

Quello che da subito colpisce è la totale assenza di manifesti pubblicitari, il verde delle numeroso piantagioni e i pochi negozi presenti.

Passiamo da Plaza de la Revolución ed è già una grande emozione. Immensa e con le facce stilizzate del Che e di Cienfuegos su due alti palazzi e sull’altro lato la statua di José Martí. La piazza è percorsa da uno stradone centrale e l’autista ci ricorda che qui, ogni primo maggio, si riversano migliaia di persone festanti. Un po’ ci spiace essere qui ad agosto.

“La Colonial 1861” è accogliente. Il proprietario, Armando, è un seguace di Fidel e dei principi della rivoluzione. Lo si capisce subito da come è arredata la casa e dai suoi vestiti; è anche molto gentile e ospitale, ci dà molte informazioni sull’Avana. Nella casa vi è un lungo patio con tavoli e piante tropicali, c’è anche un pozzo. Il patio dà accesso alle camere, ampie, pulite, dai soffitti molto alti e dove il legno la fa da padrone. Nelle camere c’è sia il condizionatore che la ventola. L’acqua calda c’è fino alle 23, poi viene spento lo scaldabagno, perché rumoroso.

Seppur stanchi ci concediamo un breve giro nei dintorni della casa, sul Malecón (lungomare); siamo in un quartiere che si chiama Vedado e dove predominano palazzoni e case più o meno fatiscenti. Ci imbattiamo in due musicisti che, con chitarra alla mano, intonano romantiche melodie per una coppia seduta sul muretto del lungomare. C’è qualche venditore ambulante, di rose, ad esempio, ma non si avvicinano a noi. Non vi sono in giro molte auto, per lo più si tratta di grosse auto americane anni ’50 dai colori pastello, oppure delle Lada, provenienti dall’Ex Unione Sovietica.

Fusi dal fuso (6 ore indietro rispetto all’Italia), decidiamo di concederci una bella dormita.

2 agosto – L’AVANA

Dopo un’abbondante colazione composta da frutta tropicale, caffelatte, succo di vera frutta, uova, pomodori, pane, marmellata condensata di guayaba, ci dirigiamo a piedi alla Cadeca (Casa de cambio); si tratta di sportelli all’aperto. Ci sono molte persone in coda, ma non dobbiamo attendere parecchio. Il cambio euro – cuc è a 1,28/1,30 a seconda dei giorni. La commissione applicata equivale al 12% dell’importo da cambiare. Come ci è stato consigliato da Armando (proprietario della casa particular) decidiamo di cambiare i soldi non solo in CUC (pesos convertibles), ma qualcuno (pochi a dire il vero) anche in CUP (pesos cubanos o moneda nacional); questi ultimi ci serviranno quantomeno per pagare i taxi per il centro città. I CUC corrispondono ai dollari americani ed è la forma di pagamento usata comunemente dai turisti. 1 CUC corrisponde a 24 CUP. In pochi negozi è possibile per i turisti pagare in CUP. Gli ingressi ai musei sono in CUP per i nazionali e in CUC per i turisti, con una notevole differenza di prezzo.

Ci rechiamo ad un’agenzia di noleggio auto Cubacar (quasi l’unica esistente), per un’auto economica ci chiedono 90 cuc al giorno. Il prezzo ci sembra eccessivo, così decidiamo di pensarci un po’ su. Prendiamo un taxi cosiddetto “colectivo” perché può trasportare 5 passeggeri alla volta, si tratta delle grosse auto americane anni ’50. I taxi gialli sono per i turisti e sono molto più cari. Il colectivo ci porta al Capitolio per 10 pesos cubanos a testa, una sciocchezza.

Purtroppo il Capitolio è in fase di restauro e quindi chiuso alle visite, così come il Teatro. Dalla terrazza dell’hotel Inglaterra, che si trova lì vicino, e su cui si può salire gratuitamente, è possibile godere di una bella vista su questa zona della città.

Visitiamo poi il Museo de la Revolución, in cui si trovano testimonianze, foto e documenti relativi, chiaramente, alla rivoluzione cubana. Qui è anche possibile vedere il Granma, la barca utilizzata dai rivoluzionari per raggiungere Cuba dal Messico e dare il via alla fase decisiva della guerriglia. L’ingresso al museo è di 6 cuc e 2 per l’eventuale utilizzo della macchina fotografica.

Continuiamo poi il nostro giro nell’Avana vecchia, con i suoi conventi, musei e piazze.

Ci accorgiamo della curiosità dei cubani nei nostri confronti, sempre molto attenti a tutto ciò che facciamo. Alcuni, i cosiddetti “Jineteros”, attaccano bottone chiedendoci da dove veniamo e dopo pochi preamboli, cercano di convincerci a seguirli nel ristorante o nel locale tal dei tali. Meglio non dar loro troppa confidenza. Ma attenzione, se non risponderete alle loro domande si offenderanno facilmente e penseranno che siate francesi (non li amano particolarmente, come dargli torto! :P).

Troviamo un ufficio del turismo e decidiamo così di entrare e chiedere per il noleggio di un’auto. Ci viene consigliato di rivolgerci ai principali alberghi. Andiamo nel più vicino e qui, solo quando scoprono che abbiamo bisogno dell’auto per 20 giorni ci aprono le porte dell’ufficio, dopo una breve contrattazione, ci dicono che il prezzo minimo è di 75 cuc al giorno (una bella differenza con i 90 richiestici dall’altra agenzia). Ci diamo del tempo per rifletterci e ci dirigiamo in un altro albergo per capire se possiamo tirare ancora di più il prezzo. Un ragazzo che lavora per Cubacar ci segue e capisce l’antifona, ci dice che un’agenzia può darci la macchina per 70 cuc, poi però tergiversa e così lasciamo perdere. All’agenzia dell’hotel Sevilla ci dicono che siccome siamo in alta stagione e le richieste sono parecchie, bisogna chiedere la disponibilità il giorno prima, senza garanzie che l’auto sia disponibile. Torniamo all’hotel “Parque Central” per noleggiarla a 75 cuc. Mentre prima ci avevano detto che la macchina sarebbe stata disponibile dal 4, ora ci dicono che se la vogliamo, la dobbiamo prendere il 3. Non avendo alternative la confermiamo, lasciando 100 cuc di caparra (si deve pagare tutto in contanti). Non ci rilasciano nessuna ricevuta, l’unica garanzia è che l’ufficio si trova in uno degli alberghi più chic della città.

In serata, prendiamo un taxi per la “Fortaleza”, ci si può arrivare anche con una barca usata dai locali che costa un cuc (un peso per i cubani), ma dato che è già tardi, il porto è piuttosto distante dal punto in cui ci troviamo e che bisogna anche camminare a piedi per un po’ una volta arrivati sull’altra sponda, optiamo per il taxi (3 cuc). Una volta lì però decidiamo di non entrare, poiché il costo del biglietto ci sembra eccessivo, 8 cuc, non ci va di spendere quei soldi per assistere allo spettacolo turistico dello sparo del cannone (alle 21); ci sono molto cubani che entrano (loro pagano 8 cup). Raggiungiamo così il faro, non molto distante e ci godiamo il tramonto sullo skyline dell’Avana.

Tornare in taxi al Vedado ci costa 5 cuc (qui è d’obbligo contrattare!). Ceniamo in un ristorante consigliatoci da Armando che si chiama “Café TV”, ci dice che è frequentato da quelli che lavorano per la tele cubana; il locale è modesto, ma i prezzi sono contenuti e il cibo è discretamente buono e abbondante. Per 21 cuc totali mangiamo riso con fagioli (il famoso “Moros y cristianos”), banane fritte e un piatto da condividere con aragosta, gamberi fritti, carne di pollo e maiale, per concludere gelato con pezzetti d’ananas.

Prendiamo l’ennesimo taxi della giornata, siamo su di uno stradone che si chiama “Línea” e chiediamo di essere portati al numero 10, (qui le vie sono indicate con numeri). Dopo essere scesi, aver pagato, girato inutilmente alla ricerca della casa e chiesto ad un gentile agente di polizia, ci accorgiamo di essere stati portati al numero 10 di Miramar e non del Vedado, quindi in un altro quartiere della città. Così ci tocca sgambettare un bel po’ per riuscire a tornare a casa prima delle 23 (quando viene abbassata la pressione dell’acqua), per non perderci l’opportunità di una doccia, dopo una giornata di caldo umido e asfissiante! Ce la facciamo al pelo!

3 agosto – L’AVANA

Dopo colazione, andiamo di nuovo alla Cadeca per cambiare altri soldi per il noleggio dell’auto. In taxi andiamo a visitare i giardini dell’hotel Nacional, la terrazza è purtroppo chiusa per restauro. Ci perdiamo poi tra i vicoli dell’Avana centro. Ci sentiamo particolarmente osservati, non essendoci altri turisti, questa sembra essere la parte più vera della città, con le sue case in stile art decò, molte dai colori pastello, diverse delle quali fatiscenti. Per strada c’è tanta gente, intenta a tirare a campare: chi aggiusta l’auto, chi vende qualcosa, chi schiaccia lattine con una pietra, chi sta semplicemente seduto fuori dalla porta di casa (c’è da dire che questa è l’epoca delle vacanze estive anche per i cubani).

Vorremmo poi visitare la “Fábrica de Tabaco” ma all’hotel “Saratoga” ci dicono che è chiusa per restauro almeno fino al 20, poi potrebbe riaprire ma la cosa non è sicura (?!?). Ci riproveremo al rientro all’Avana, prima della ripartenza per l’Italia.

Altro giro nell’Avana vecchia e poi ritiro dell’auto, nessuno scherzo, ci danno una Kia Picanto, bianca, ci dicono che ha percorso solo 4.000 km. Paghiamo 1500 cuc per 20 giorni (ci dicono che se la volessimo tenere un giorno in più pagheremmo altri 75 cuc), più 40 cuc per il pieno (dovremo riconsegnarla con il serbatoio vuoto), più 150 cuc di deposito per eventuali danni che, in caso contrario, ci verranno restituiti (l’assicurazione non copre l’eventuale furto delle gomme).

Ci godiamo un bel tramonto sul Malecón e poi torniamo a “casa” per pagare e chiamare la casa particular di Viñales per confermare la prenotazione dei giorni successivi. Dato che abbiamo l’auto, per la cena decidiamo di cercare un ristorante consigliato dalla guida, ma qui è davvero un’impresa trovare i posti. La segnaletica stradale è praticamente inesistente e con la scarsa illuminazione è difficile vedere i numeri delle strade. Ci arrendiamo e scegliamo di fermarci in un altro ristorante, sempre consigliato dalla guida e più facilmente raggiungibile. Spendiamo 17 cuc a testa, mangiamo bene e in abbondanza, proviamo el bistec uruguayo: carne speziata avvolta in un’impanatura fatta con prosciutto e formaggio. Mentre ceniamo tre musicisti si mettono a suonare davanti a noi, ci sentiamo in evidente imbarazzo.

4 agosto – VINALES E CAYO JUTIAS

Partiamo alle 7 alla volta di Viñales, percorriamo l’autostrada che ha da 4 a 6 corsie. Ci sono diverse buche che non permettono grandi accellerate. Spesso si incontrano persone sulla strada che fanno l’autostop. Non ci sono in giro molte macchine, ma per lo più carretti trascinati dai cavalli o, in alcuni casi, da buoi.

Qui il paesaggio si fa molto più verdeggiante, con palme, piante di tabacco, banani…

Il paese è pieno zeppo di casas particulares, la nostra è “Arcoiris”, veniamo accolti da una famiglia a capo della quale sembrano stare due donne, madre e figlia. Si dimostrano da subito molto gentili, alla nostra richiesta non si rifiutano di prepararci la colazione, e che colazione! La camera costa 30 cuc ed è pulita, con condizionatore, nella doccia c’è l’acqua calda.

Dopo esserci accordati con la signora per l’escursione nella valle del giorno successivo, partiamo alla volta della prima spiaggia: Cayo Jutías, grande, dalla sabbia chiara, immersa nella natura e contornata dalle mangrovie, affollata, anche perché oggi è domenica. L’acqua è di un azzurro turchese e più blu verso il largo. Con una maschera è possibile vedere qualche pesce tropicale. Seppure in diversi punti soffi una leggere brezza il caldo e l’umidità sono soffocanti. Ci si può però riparare all’ombra di qualche pianta. Siamo in pratica gli unici stranieri e ci sentiamo molto osservati. Ci sono in mare dei ragazzi alticci con una bottiglia di rum che cercano di richiamare la nostra attenzione in tutti i modi possibili, noi non gli diamo corda. Ad un certo punto ci accorgiamo che c’è una specie di tenda fatta con dei bastoni e una coperta, decidiamo, visto che non c’è sotto nessuno, di approfittare dell’ombra, ma ci accorgiamo che è di una famiglia che è nel mare, ci fanno stare lì senza problemi.

I cayos sono collegati alla terra con dei terrapieni e per accedervi abbiamo dovuto pagare 5 cuc a testa. Non solo, anche per il parcheggio dell’auto abbiamo pagato, 1 cuc. I cubani sono più scaltri e alcuni di loro parcheggiano direttamente sulla spiaggia.

Ritorniamo poi a Viñales, i km di distanza saranno circa una sessantina ma ci vuole un po’ di tempo per percorrerli dato che la strada del terrapieno è piuttosto sconnessa, con diverse buche. Viñales è un paesino piccolo e molto turistico, tant’è vero che quasi tutte le abitazioni, dai colori pastello, fungono da “casas particulares”. Ceniamo nella casa particular e anche questa volta ci stupiamo dell’abbondanza del pasto, aragosta, l’immancabile riso con fagioli “moros y cristianos”, verdure tra cui pomodori, cetrioli, cornetti e la yucca, simile alla patata e molto buona, formaggio con marmellata, pane e frutta, insomma una cena da re! (15 cuc a testa)

5 agosto – VALLE DI VINALES

Facciamo colazione alle 8 e poco dopo le 9 la guida ci viene a prendere a casa per portarci a fare un’escursione a cavallo nella valle di Viñales. I cavalli “Cuba Libre, Mojito y Caramelo” sono molto docili e conoscono già il percorso. Percorriamo un sentiero circondati dalle diverse coltivazioni: riso, caffè, tabacco, yucca, banani, mango e chi più ne ha più ne metta, un vero paradiso tropicale! Vi sono anche le immancabili palme e i “mogotes”, si tratta di conformazioni rocciose piuttosto grandi e tondeggianti ricoperte di vegetazione e di epoca preistorica. La prima tappa del percorso è in piccola azienda agricola in cui vengono coltivati i prodotti locali e allevati maiali e conigli. Da qui si può godere della vista della valle. Ci offrono un cocktail, ma gentilmente rifiutiamo (2/3 cuc). Poi ci fermiamo in un’altra finca in cui si coltiva caffè e tabacco. Ci spiegano qual è il processo di lavorazione, beviamo un cocktail preparato con succo di cocco e rum bianco (ottimo!) (3 cuc) e acquistiamo gli havanos (sigari cubani) (30 cuc 12 sigari). Visitiamo poi la “Cueva de las golondrinas”, “Grotta delle rondini”), non è niente di che. Dopo 4 ore di escursione paghiamo e salutiamo la guida (5 cuc a testa per ogni ora).

Nel pomeriggio andiamo a Mirador dell’hotel Jazmín da cui si ha una vista spettacolare sulla valle, poi facciamo un giro in auto per goderci un po’ la bellezza e la tranquillità del luogo. In serata facciamo un breve bagno nella piscinetta sul tetto della casa particular e ceniamo ancora lì, questa volta con carne di maiale e filetto di pesce (12 cuc), meno buoni dell’aragosta. Facciamo un giro in paese e poi giochiamo a domino facendoci spiegare la regole da un ragazzino che vive nella casa “Arcoiris”. Facciamo una partita anche con lui. Acquistiamo la mappa stradale di Cuba per 7 cuc.

[Utilizzare Internet si sta rivelando quasi una missione impossibile, le “casas particulares” o non ce l’hanno o lo utilizzano solo i proprietari avendone una disponibilità limitata. Ci sono, nella città un po’ più grandi dei centri chiamati “Etecsa” che è il gestore telefonico nazionale, in cui si può telefonare, comprare schede telefoniche o connettersi a Intenet, ma, ad esempio quello di Viñales era chiuso per restauro. In giro ci sono pochi telefoni pubblici.]

6 agosto – PLAYA LARGA E CALETA BUENA

Svegli alle 6.30 e partenza per Playa Larga, non senza prima aver bevuto l’ultimo caffè offertoci dalle signore della casa e senza ovviamente averle salutate. Ci accorgiamo della foschia nella valle è così facciamo una tappa di nuovo al mirador dell’hotel Jazmín per scattare qualche foto.

Per raggiungere Playa Larga dobbiamo prendere l’autostrada tornando all’Avana, non ci sono strade alternative percorribili.

Arriviamo a casa di Mayito verso le 12.30, per la strada ci fermiamo a prendere un sandwich criollo e un gelato per pochi cuc.

La casa è pulita e le camere carine ed accoglienti, ci avrebbe dovuto dare le camere la piano superiore che però sono di nuova costruzione e non del tutto finite purtroppo! Così invece di pagare i 30 cuc pattuiti ne spendiamo 25 (a camera).

Ci avviamo verso il “Criadero de los cocodrilos” che dista solo pochi kilometri, ce ne sono due, entrambi turistici, scegliamo quello che ci viene consigliato da Mayito e possiamo così toccare un piccolo coccodrillo, ne vediamo poi di diverse taglie spiaggiati in riva a un piccolo lago, un custode del parco li nutre per farli saltare, poi vuole la mancia. Nel prezzo d’ingresso (5 cuc a testa) è compresa anche una bevanda in lattina.

Poi andiamo a Caleta Buena sperando che ci facciano entrare per pochi cuc. Se ci si reca qui di mattina fanno pagare 12 cuc per ingresso in spiaggia e pranzo. Noi ce la caviamo con 3 cuc a testa, anche se provano a farcene pagare 7,5 per bevanda, piscina e sdraio, noi ci accontentiamo di entrare nella caletta a guardare i pesci tropicali, l’acqua è trasparente, peccato che il tempo non sia dei migliori, è nuvoloso.

Tornando a casa vediamo un sacco di granchi che ci attraversano la strada, sembra di essere in un videogioco e dover schivarli, alcuni sono molto grandi. Arriviamo per le 19 a casa e ceniamo con polpa di granchio e altre prelibatezze, qui hanno anche un cuoco! (10 cuc a testa)

7 agosto – CUEVA DE LOS PECES, PUNTA PERDIZ, MUSEO DE GIRÓN, CIENFUEGOS

Dopo la solita colazione pantagruelica (5 cuc a testa) andiamo alla Cueva de los Peces, una profonda pozza di acqua trasparente ma dal fondo scuro, ci ispira molto di più il mare dalle acque cristalline, dato che oggi c’è anche il sole. Potremmo fermarci nella piccola spiaggia di fronte all’ingresso delle Cueva ma preferiamo proseguire per Punta Perdiz. Prima di raggiungerla ci accorgiamo della presenza di un’altra spiaggia completamente deserta, così ci fermiamo potendo così godere della vista di pesci tropicali e altre meraviglie sottomarine. Ci fermiamo qui fino alle 12 circa, poi ci dirigiamo al museo di Girón, in cui si documenta la controffensiva all’attacco controrivoluzionario organizzato dalla CIA, avvenuta nella Bahia de los Cochinos (Baia dei Porci).

Passando da strade secondarie e piccoli paesini di contadini siamo arrivati in circa un’ora e mezza a Cienfuegos, cittadina anonima situata in una grande baia. Il paese non si rivela essere particolarmente interessante, l’unica attrattiva è la piazza principale in cui si trova la cattedrale, il palazzo del governo e il teatro.

La casa particular in cui alloggiamo si trova nel quartiere di Punta Gorda, si tratta di una villetta americana anni ’50 ristrutturata, arredata in un orripilante stile kitch. Il proprietario, Jorge, ci fa parcheggiare l’auto nel suo giardino e ci mostra le due camere prenotate: una al pian terreno e l’altra al primo piano. L’abuelita è molto tenera e ci mostra due simpatici ranocchi. Nella doccia c’è la resistenza per la fornitura di acqua calda e lo sciacquone di uno dei due bagni non funziona.

Ceniamo da Dino’s Pizza, nel centro di Cienfuegos. Il posto è molto economico e la pizza non è male. Facciamo appena in tempo a rientrare a casa che arriva un forte temporale.

In tutte le stanze in cui abbiamo dormito fino ad ora c’era l’aria condizionata, più o meno rumorosa, qui è indispensabile, dato il caldo soffocante.

8 agosto – JARDÍN BOTÁNICO, PARQUE DE “EL NICHO”, TOPE DE COLLANTES, TRINIDAD

Dopo aver fatto colazione alle 8, partiamo alla volta del giardino botanico dove per 2 cuc a testa possiamo ammirare diversi esemplari di piante, tra cui un palmeto, piccoli boschi di bambù, l’albero elefante (per il tronco che assomiglia appunto alla zampa di un elefante) e molto altro. Peccato non siano specificati i nomi delle diverse varietà di piante e alberi e peccato anche che il giardino non sia particolarmente fiorito in questa stagione dell’anno.

Ci fermiamo qui per circa un’ora e poi andiamo al parco El Nicho, dove è possibile fare il bagno nelle pozze d’acqua presenti e ammirare la bella cascata, se non fosse per l’orda di cubani rumorosi che disturbano la tranquillità del luogo. Il sentiero circolare che conduce alle pozze e alla cascata non è molto lungo, senza fermarsi si potrebbe percorrere in circa 15 minuti, trascorriamo anche qui circa un’ora e poi imbocchiamo una strada che ci indicano conduca a Trinidad, ci ritroviamo a percorrere un continuo sali-scendi di una strada piuttosto disconnessa e a tratti sterrata, ci accorgiamo di stare attraversando il Tope de Collantes. Ad un certo punto veniamo sorpresi da una leggera pioggia tropicale che in questo paesaggio così verdeggiante ci sta a pennello, subito però la pioggia lascia il posto a un bel temporale. Percorriamo così, nel bel mezzo del nulla, forse una quarantina di km e chiedendo indicazioni alle poche anime incontrate lungo il percorso e dopo circa due ore arriviamo nella particolarissima e bella Trinidad.

Capiamo subito il motivo per il quale sia stata dichiarata Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco: si tratta di un susseguirsi di case coloniali, in perfetto stile cubano, dai colori pastello; in quelle del centro storico le stanze che si affacciano direttamente sulla strada sono state trasformate in negozi di souvenir o negozietti di vario genere. Molte fungono poi da “casas particulares” o da “paladares”. Veniamo accolti nella casa di Mariela e Lorenzo, meglio nota come “El Rintintín”, con un ottimo succo di mango; poi la ragazza che lavora qui ci mostra le stanze, semplici, pulite e funzionali, con condizionatore vecchio e quindi piuttosto rumoroso. Inoltre ci fa salire sulla bella terrazza (occhio alle scale che non rispettano le più elementari norme di sicurezza) da cui si gode di un bel panorama sulla cittadina e dove, se non piove, vengono servite cena e colazione. Mariela è una gran chiacchierona, molto simpatica e gentile.

Facciamo un primo giro in città e ne ammiriamo le architetture. Nel mercatino acquistiamo dei souvenir per pochi cuc (qui vige la legge della contrattazione sfrenata! Dateci dentro!). Ci dirigiamo poi al centro Etecsa, dove per 6 cuc acquistiamo una tessera della durata di un’ora, con cui poter accedere ad Internet in tutti i centri sparsi per Cuba. Ceniamo in un paladar che si trova giusto di fianco alla casa in cui alloggiamo. Con 12 cuc a testa mangiamo pesce (dentice) o bistecca di maiale, con il solito riso, verdure, banana, sorseggiando un piccolo mojito. Siamo soddisfatti della cena ma decidiamo che la sera successiva ceneremo a casa, per lo stesso prezzo scommettiamo che ci daranno più cose?

9 agosto – PLAYA ANCÓN, TRINIDAD, VALLE DE LOS INGENIOS

Colazione in terrazza alle 8 e poi via verso Playa Ancón, non esattamente, a dire il vero… la spiaggia di fronte all’hotel è amplia, ma molto affollata e l’acqua ci sembra migliore percorrendo la strada alla sua destra. Ci fermiamo in una spiaggetta totalmente libera, di fianco ad un’altra in cui è possibile noleggiare la sdraio e l’ombrellone. Sul fondale è possibile ammirare i pesci tropicali e i numerosi ricci, attenzione a dove mettere i piedi!

Verso le 14 ritorniamo in città, la spiaggia dista solo 12 km. Dopo una breve sosta a casa, Mariela ci offre una bananita muy rica, facciamo un altro giro per la città e andiamo a visitare il museo della città (1 cuc a testa), dal cui campanile è possibile godere della vista dall’alto su Trinidad. Inoltre vi sono foto e altri cimeli relativi alla lotta rivoluzionaria del Che, Fidel, Camilo e gli altri.

All’uscita veniamo sorpresi da un forte temporale, i nuvoloni neri non fanno certo presagire nulla di buono, ci ripariamo, con altra gente, sia turisti che gente del posto, sotto un porticato, dato il forte vento, aprono un portone e ci fanno riparare al suo interno.

Conosciamo un anziano cubano molto ben informato che conosce Como, Lecco e persino la Grigna! Non è mai uscito da Cuba, dice di essere un viaggiatore virtuale e un poeta della carriola, dato che si mette sulla sua carriola e scrive poesie in rima su diverse zone del globo. Torniamo a casa per lavarci e ci riposarci un po’ prima di cena. Dopo la cena con tre gigantesche aragoste e tutti gli annessi e connessi (15 cuc ciascuno), andiamo a berci un paio di cocktails alla “Casa della Musica” (2,5 cuc l’uno, bicchiere medio-piccolo), si rivelano essere molto buoni; vi sono delle scalinate con dei tavolini e sedie in ferro battuto, musica latina dal vivo e la possibilità si scatenarsi al ritmo di salsa e altri balli tipici.

10 agosto – PLAYA ANCÓN, TRINIDAD

Dopo la colazione, che chiediamo un po’ prima, visti i ritmi molto rilassati di qui, ci dirigiamo di nuovo verso Playa Ancón; questa volta però ci fermiamo alla sinistra della spiaggia dell’hotel, il mare è cristallino anche qui, ma il fondale è migliore dalla parte in cui ci eravamo fermati ieri. Paghiamo 2 cuc per il parcheggio e il parcheggiatore ci avverte, in modo un po’ insistente di prestare attenzione alle nostre cose e di non lasciarle mai incustodite, perché ci potrebbero essere in giro dei ladri (sospettiamo che lo faccia per convincerci a noleggiare sdraio e ombrellone nella spiaggia dell’albergo). Nel pomeriggio visitiamo un altro museo di Trinidad (2 cuc a testa): vi sono cimeli di arredamenti antichi e reperti della lotta rivoluzionaria, niente di eccezionale, ma la cosa interessante è la possibilità di godere della vista della città dall’alto della torre.

Ci dirigiamo poi al Valle de los Ingenios che si trova a pochi km da qui. Paghiamo 0,50 cuc per il parcheggio dell’auto e per 1 cuc a testa saliamo sull’alta torre per godere dell’ottima vista su tutta la valle che è di un verde lussureggiante. Da quassù, durante l’epoca del colonialismo, il “fattore” controllava il lavoro degli schiavi neri nelle diverse piantagioni.

Ceniamo di nuovo alla casa particular, questa volta Lorenzo ci cucina del buon pesce impanato (12 cuc a testa), e poi di nuovo verso la “Casa delle Musica”.

11 agosto – PLAYA ANCÓN, CAMAGÜEY

Colazione e di nuovo Playa Ancón. (Costo casa Trinidad: 30 cuc a stanza per notte). Nel pomeriggio, verso la una, partiamo alla volta di Camagüey. Durante il tragitto ci fermiamo a prendere un piccolo spuntino in una piccola stazione di servizio (pizza 1 cuc, gelato al biscotto 1 cuc, bottiglione d’acqua da 5 l 1,9 cuc) arriviamo verso le 18 e, come indicatoci della padrona della casa particular “Delfín y Elena”, ci dirigiamo all’hotel Plaza dove ci aspetta, per paura di quelli che avrebbero cercato di sviarci e portarci da altre parti in cambio di una percentuale, i cosiddetti “jineteros”; in effetti qualcuno ce n’è, come ne abbiamo già incontrati in altre città, ma ormai siamo abituati e non farci troppo caso. La casa e la stanza sono grandi e pulite, l’aria condizionata non è rumorosa, non avendo a disposizione due stanze, ma soltanto una, l’altra l’ha prenotata lei per noi, in una casa vicina, anche questa grande, pulita e confortevole. L’unica pecca, se così la vogliamo definire, è la doccia con resistenza, ma fornita di acqua calda. Costo a stanza per notte: 25 cuc. Facciamo un rapido giro della città e ceniamo per 8 cuc a testa con pesce impanato e contorni vari, buono ma diciamo niente di eccezionale rispetto agli standard.

12 agosto – CAMAGÜEY

Facciamo colazione alle 8.30 pagando 4 cuc a testa: niente di eccezionale, la frutta è un po’ troppo matura e la zuccheriera è piena di formiche morte.

Durante la giornata visitiamo la città di Camagüey con le sue numerose piazze e chiese; come ad esempio la Plaza del Carmen con statue in ferro battuto di donne che chiacchierano sedute o di un uomo che legge il giornale seduto su di una panchina, tutte a grandezza naturale e dell’artista …. Jiménez che ha il laboratorio proprio nella piazza. Il simbolo della città sono le grandi anfore in terracotta che si trovano sparse un po’ per tutta la città. Mangiamo del pane fresco pagandolo 3 pesos cubani la pagnotta e del gelato pagandolo pochi cuc. La temperatura è molto alta e c’è una forte umidità, dopo poco tempo ci si sente già tutti appiccicosi.

La città è bella, simile a Trinidad, ma più grande, meno curata, più vissuta e molto meno turistica. Qui a Cuba non è semplice trovare un supermercato e quando c’è (in realtà si tratta di piccoli negozi) vi si trovano pochi prodotti, sono pochi quelli ben forniti, anche l’acqua in bottiglia non è sempre facile da trovare, qui, quando li troviamo acquistiamo bottiglioni da 5 litri per 1,9 cuc.

Ceniamo da Dino’s Pizza, non male la pizza anche se era più buona quella di Cienfuegos. Spendiamo solo 17,9 cuc totali. Prima di cena però, seduti su una panchina di una delle piazze principali, se non la principale, Agromonte, conosciamo un cubano laureato che sta studiando italiano e così ne approfitta per fare un po’ di pratica raccontandoci qualcosa di Cuba e facendosi raccontare qualcosa dell’Italia; non sembra particolarmente entusiasta della situazione cubana, dice che, mentre quelli che governano sono dei privilegiati, il popolo non è sempre libero, ad esempio non possono viaggiare, cioè, potrebbero farlo ma per prima cosa non se lo possono permettere e qualora potessero dovrebbero avere qualcuno che li invita; altrimenti la richiesta all’Ambasciata prevede un iter molto complicato, non si devono avere condanne o debiti con la banca. Inoltre, non possono parlare con i turisti, o meglio, non possono importunarli. In merito all’embargo non si sbottona più di tanto, ma ci fa intendere che i problemi andrebbero risolti dall’interno. Ci dice che il denaro qui non ha valore e che manca il progresso. Ci parla delle votazioni, raccontandoci che qui c’è un solo partito e che agli alti livelli votano solo i politici per alzata di mano e poi c’è un’assemblea eletta dal popolo con persone appartenenti a diverse classi sociali. Ci racconta che l’istruzione e la sanità sono gratuite, che qui c’è molta solidarietà tra le persone e che Cuba offre medici o docenti specializzati ad altri paesi dell’Africa o dell’America Latina. Tuttavia, dopo l’università, per ripagare parte delle spese scolastiche, per qualche anno, si percepisce uno stipendio ridotto. Ci fa capire insomma che starebbe cercando un aggancio per andarsene e alla fine della serata, quando lo salutiamo, resta un po’ l’amarezza di non poter fare niente per aiutarlo.

Qui a Camagüey, ma anche nel resto dell’isola e soprattutto nelle grandi città, noi ragazze “europee” siamo state spesso prese di mira dagli uomini con complimenti (“piropos”), occhiate languide e spesso molto insistenti, baci schioccanti regalati all’aria… provocando un sentimento misto fra compiacimento e fastidio.

E’ anche capitato che si fossero accorti del nostro essere italiani e il non rispondere ai loro continui richiami “Italia? Italia?”, provocasse un loro sonoro invito ad andare a fare in culo.

13 agosto – SAN BARTOLOMÉ MASÓ, SANTO DOMINGO

Partenza alle 7.30 alla volta di Bayamo e poi San Bartolomé Masó, dopo circa 4 ore di strada scorrevole anche se con pavimentazione un po’ accidentata, arriviamo alla prima tappa del percorso e chiediamo all’ufficio turistico Infotour delle dritte in merito all’escursione alla Camandancia della Plata, sulla Sierra Maestra, da effettuare il giorno successivo e sugli alloggi presenti a San Bartolomé. In realtà da casa avevamo prenotato due notti a Bayamo, non sapendo che avremmo noleggiato l’auto, invece ora decidiamo di dormire a San Bartolomé per avvicinarci al luogo da cui parte l’escursione (Villa Santo Domingo), il giorno prima abbiamo chiamato, dalla casa particular di Camagüey, quella di Bayamo per modificare la prenotazione. Dopo una pizza e un panino mangiati in una stazione di servizio, proseguiamo per San Bartolomé e scopriamo, con dispiacere, che il posto in cui avremmo voluto alloggiare è tutto occupato, si trattava di “Motel Balcón de la Sierra”, proviamo anche al campeggio con bungalow “La Sierrita”, ma anche qui nulla da fare (l’ultimo pezzo di strada prima di raggiungere il campeggio è sterrata con diverse buche e sassi anche di grosse dimensioni, ma la nostra Picanto non teme nulla!). Decidiamo così di andare direttamente a Santo Domingo, anche se sappiamo che qui gli alloggi sono più cari, dopo altri 20 km circa di strada asfaltata con diverse buche e in alcuni punti abbastanza in pendenza arriviamo e troviamo alloggio al piccolo villaggio di bungalow in cemento “Villa Santo Domingo”, una tripla con colazione costa 20 cuc a testa (colazione compresa), pensavamo peggio. Arriviamo intorno alle 15 accolti da un bel acquazzone, il paesaggio bucolico invita a rilassarsi e a non avere fretta. Ci accorgiamo che l’acqua della doccia non esce e dopo poco nemmeno quella del water… un problema non da poco, alla reception ci assicurano che prima o poi tornerà… sì la mattina successiva, a letto senza doccia e stringendo… i pugni! Ceniamo in un paladar vicino all’albergo “Orquidea”, il pesce e la carne di maiale sono buoni e anche il resto, ottimo il succo di mango che ci danno come aperitivo e anche l’arroz con leche per dessert, spendiamo 31 cuc totali. Ci propongono l’acquisto di sigari, miele e noccioline tostate, di queste ultime decidiamo di acquistarne un po’ per pochi cuc.

14 agosto – SIERRA MAESTRA “COMANDANCIA DE LA PLATA”, BAYAMO

Dopo aver fatto colazione alle 7, partiamo alla volta della Comandancia de la Plata, sulla Sierra Maestra, poco dopo le 8. Il biglietto costa 33 cuc a testa e comprende il passaggio in jeep fino all’Alto del Naranjo (strada che arriva ad avere una pendenza del 45%, dato che c’è un dislivello di 700 m in pochi kilometri), la merenda composta da panino con prosciutto o formaggio, bottiglietta di acqua e lattina di bibita e l’accesso al sito. Per poter scattare delle fotografie all’interno della Comandancia è necessario sborsare altri 5 cuc a testa e appena incontriamo la guida questa ci avverte che lui non prende nemmeno un centesimo di quello che abbiamo pagato che va tutto alla Stato e che, alla fine del tour, potremo decidere di dare un’offerta (anche se alla fine della visita ci dice quello che gli viene dato di solito, noi siamo un gruppo di 8 persone e normalmente lui riceve 15/20 cuc a gruppo, quindi noi diamo 2 cuc a testa). Tutto questo per dire che si tratta di un’escursione nel complesso piuttosto cara. La passeggiata nel sentiero inizia alle 8.30 e dura in tutto circa 4 ore. Ci sono pezzi pianeggianti e alcuni sali-scendi ma senza grosse difficoltà, l’unico problema potrebbe essere rappresentato dalla pioggia che rende in terreno piuttosto fangoso e scivoloso. Si consigliano dunque scarpe comode e magari anche un buon anti-zanzare. La vegetazione tropicale è fitta e affascinante, la guida ci dà informazioni sulla flora e anche sulla fauna. Quando raggiungiamo la capanna del contadino che aiutò i guerriglieri durante la lotta ci riposiamo e la guida ci racconta la storia della rivoluzione di Fidel, il Che, Cienfuegos e gli altri, contro il dittatore Batista. Proseguiamo per scoprire il luoghi in cui i guerriglieri sostavano, delle cucine ad esempio o la casa di Fidel qui sulla Sierra Maestra che contiene un frigorifero con il foro di una pallottola su di un lato. Nella Comandancia vi è un modello della Sierra con segnalati i diversi luoghi strategici e delle foto d’epoca, ci sono anche una macchina per cucire che usavano per le divise, due macchina da scrivere, una cinepresa e altri interessanti cimeli. Queste istallazioni sono in legno con il tetto in paglia e dato che sono state più volte colpite dagli uragani sono state ricostruite ma riproducendo il modello originale. La guida ci mostra anche uno spiazzo senza vegetazione e ci racconta che qui gli alberi sono stati abbattuti per far atterrare l’elicottero di Fidel l’ultima volta che è tornato sul posto. Finito il giro ritorniamo indietro dallo stesso percorso. La guida corre abbastanza, all’inizio perché teme che possa mettersi a piovere, e aspetta i ritardatari sostando solo in alcuni punti, a volte va talmente di corsa che comincia a spiegare le cose ancor prima che tutti siano sul posto. Per fortuna il tempo ci viene incontro ed essendo nuvoloso la temperatura è gradevole, con il sole e soprattutto con l’umidità, avremmo fatto molta più fatica, fortunatamente non si mette nemmeno a piovere.

Dopo l’escursione ritorniamo in taxi-jeep a Villa Santo Domingo e ci dirigiamo al museo del Che a Las Mercedes, per arrivarci torniamo a San Bartolomé Masó e poi deviamo appunto per Las Mercedes, chiediamo indicazioni per trovare il museo dato che non c’è nessun tipo di segnalazione, ricordiamo solo che usciti dal paese bisogna percorrere ancora un bel po’ di strada fino a raggiungere un ponte, subito dopo si deve svoltare a sinistra in una strada sterrata e dopo 500 m circa c’è una casetta azzurra, sull’altro lato della strada c’è una stella bianca in cemento, non c’è nessuna indicazione nemmeno sulla casa. L’ingresso è gratuito, si tratta di 3 o 4 piccole stanze dove si possono vedere il basco del Che e altri oggetti “rivoluzionari” (non si possono scattare fotografie).

Percorrendo poi la strada verso Bayamo troviamo per caso la “tanqueta” (piccolo carro armato) dell’esercito americano colpita e abbattuta dal Che.

Verso le 17 arriviamo a Bayamo nella casa particular di Arturo y Esmeralda, con stanze pulite e confortevoli (20 cuc la doppia) e riusciamo finalmente a farci una bella doccia, alle 20 ceniamo in casa (8/10 cuc a seconda di quello che si mangia), tutto buono e abbondante, ma molto speziato, come ad esempio la zuppa di ceci. Ottimo il gelato finale.

15 agosto – BAYAMO, SANTIAGO DE CUBA

Dopo la buonissima e abbondante colazione (4 cuc a testa), facciamo un giro nella tranquilla e molto carina città di Bayamo (la consigliamo caldamente).

Bayamo ha due belle piazze principali, la gente è molto cordiale, non ci sono jineteros e si possono fare ottimi affari: abbiamo comprato dei libri sulla rivoluzione cubana, e non solo, pagandoli in pesos cubani e quindi spendendo una vera sciocchezza. Questa è la città in cui è nato l’inno cubano che si chiamo appunto la bayamense.

Nonostante Cuba sia un paese tutto sommato povero, in tutte le città non manca mai una biblioteca ben fornita e ci sono anche molte scuole e ospedali. Qui, come sui muri di quasi tutte le città e i paesi, vi sono proclami sull’importanza dell’educazione, del mangiare sano, del fare sport e naturalmente sulla rivoluzione e i suoi protagonisti.

Lasciato a malincuore Bayamo e congedati dai gentilissimi Arturo ed Esmeralda, ci dirigiamo a Santiago de Cuba. Dopo circa 2 ore raggiungiamo la casa particular di Maruchi Berbes (30 cuc la doppia/tripla). Si tratta di una dimora coloniale con patio interno addobbato con numerose e belle piante tropicali e, sul lato, stanze spaziose e pulite. Maruchi ci offre un ottimo e fresco succo di Guayaba.

In seguito lasciamo la macchina sulla strada, ma in custodia a un signore che chiede 2 cuc al giorno. Facciamo un primo giro della città, carina ma caotica. Nelle vie più strette il forte odore dei gas di scarico delle numerose auto e moto è quasi insopportabile. Ci connettiamo a Internet in uno dei due punti Etecsa presenti nella città, dobbiamo però attendere un po’ prima che un computer si renda disponibile.

Ceniamo da Maruchi con aragosta, pesce, zuppa di fagioli e il solito ben di Dio (8/10 cuc a testa).

[Qui a Cuba è tutto rallentato, la fretta non sanno nemmeno che cosa significhi. Se siete di quelli che si spazientiscono di fronte ad una lunga fila alla cassa del supermercato non scegliete di venire in vacanza qui, potreste attendere una buona mezz’ora pur avendo davanti a voi una sola persona che acquista la metà della metà della metà di quello che vi aspettereste da così lunga attesa: hay que tener paciencia y esperar.]

16 agosto – SANTIAGO DE CUBA

Colazione buona ed abbondante da Maruchi e visita al museo 26 luglio all ex Caserma Moncada dove Fidel e gli altri attaccarono l’esercito di Batista, appunto il 26 luglio: lo dimostrano i colpi di proiettile ancora evidenti sul muro all’ingresso dell’edificio che Batista aveva fatto stuccare. Fidel ha fatto invece togliere gli stucchi perché fossero evidenti le prove di quanto accaduto. Il museo è abbastanza grande e vi sono le foto, i documenti e gli oggetti relativi a quell’evento, agli arresti e alle torture successive. Il costo è di 2 cuc a testa più 5 cuc per l’eventuale utilizzo della macchina fotografica.

Dopo la visita ci dirigiamo a Plaza de la Revolución Antonio Maceo, in cui si può ammirare una statua molto grande di quest’ultimo a cavallo e, su di un palazzo, la riproduzione del volto del rivoluzionario Juan Almeida, con la scritta “Aqui no se rinde nadie”. La piazza è molto grande anche se non raggiunge il livello di quella dell’Avana.

Dopodiché ci dirigiamo in centro per la visita del Museo del Ron (2 cuc a testa con assaggio compreso). Museo modesto con macchinari piuttosto antiquati e qualche cartello esplicativo.

Successivamente, mentre Davide visita il Museo Histórico, io e Simo andiamo a casa a riposare: oggi la temperatura è di 40 gradi tondi tondi e l’umidità è, come sempre, altissima.

Nel pomeriggio visitiamo il “Castillo del Morro” che si trova a circa 8 km dal centro. Il parcheggiatore ci chiede prima 2 cuc che a noi sembrano eccessivi in previsione di doverci fermare per poco tempo, così facciamo per andarcene e allora dice che ne basta uno. Atteggiamento che consideriamo abbastanza scorretto, ma da queste parti cercare di approfittarsene dei turisti è, per qualcuno, all’ordine del giorno.

Alla biglietteria del castello poi dovremmo pagare 4 cuc a testa (5 cuc se si decide di utilizzare la macchina fotografica, in caso contrario bisognerebbe lasciarla all’ingresso), la bigliettaia però non ha i resto di 20 cuc; dietro di noi c’è un gruppo di tedeschi e lei, nell’incertezza della situazione, si fa dare solo 6 cuc (2 a testa) ,ci dice di entrare senza rilasciarci nessun biglietto e non ci fa nemmeno lasciare lì la macchina fotografica; crediamo proprio che quei soldi se li sia intascati lei…

Il Castello non è niente di che, vi sono delle sale con dei pannelli che ne raccontano la storia, una sala con le armi utilizzate dai pirati e qualche altra sala con altri reperti. Dall’esterno il panorama non è granché, si vede la lunga spiaggia, per niente attraente e un piccolo isolotto.

Qui vive un’iguana che, in un primo momento, ci fa prendere un bello spavento, poi si fa osservare e osserva a sua volta incuriosita, finché l’orda di turisti non la fa rintanare.

Rientriamo e alle 20, ceniamo con zuppa di besciamella e formaggio, (sfiziosa!) pesce e tutto il solito ben di dio (8 cuc a testa). In casa di Maruchi ci sono anche una tartaruga, due gatti che durante la cena elemosinano cibo miagolando come dannati, un cane pidocchioso, un acquario con pesci tropicali e un pappagallo: insomma, una vera foresta tropicale!

17 agosto – GUANTANAMO, BARACOA

Colazione ore 7 e partenza per Baracoa, passando per Guantanamo, dove, non a caso, veniamo fermati due volte dalla polizia ai posti di controllo. Ci lasciano però subito andare senza nemmeno guardare i documenti appena intuiscono che siamo turisti Italiani. Dopo Guantanamo il paesaggio comincia a farsi più secco e arido. Raggiungiamo la Farola, strada tutta tornanti e in salita di 55 km con paesaggio nuovamente verdeggiante che si fa sempre più meraviglioso quanto più ci avviciniamo alla città di Baracoa. All’ingresso sembra di essere in un giardino tropicale; in giro c’è molta gente dai tratti indio a piedi, in bici, con carretto trainato dai cavalli… Ci sembra di aver fatto un salto indietro nel tempo di molti anni.

Il centro di Baracoa, invece, si rivela essere piuttosto anonimo. La signora presso la quale avevamo prenotato dice di non avere posto a casa sua e ci manda da un signore suo amico, Walter (ogni tanto fanno così, prendono più prenotazioni del dovuto e poi ti spediscono da conoscenti e amici). Le camere sono pulite e piuttosto spaziose. Ci offre un ottimo succo d’arancia.

Ci dirigiamo poi alla spiaggia di Maguana a circa 20 km dalla città. Il manto stradale è pessimo, pieno di buche e, in diversi tratti, sterrato. Impieghiamo quasi un’ora per raggiungerla. Ne restiamo piuttosto delusi: nonostante l’amenità del luogo, la spiaggia è una caletta circondata da palme e altre piante tropicali, c’è molta sporcizia, oltre alle alghe trascinate dal mare, che oggi è molto mosso e ci sono anche parecchi rifiuti. Vi sono galline e maiali che pascolano liberamente alla ricerca di cibo.

Ad un certo punto avvistiamo un signore probabilmente europeo di una certa età con una ragazzina cubana (una “chica”) che potrebbe essere sua nipote, percorrono la spiaggia e poi scompaiono dietro le palme. No comment.

Ceniamo alle 20, discretamente buona e abbondante come sempre (10 cuc a testa).

Ci rendiamo conto, leggendo la guida e guardando le foto precedentemente scaricate da Internet che la spiaggia non è solo la caletta che abbiamo visto oggi, ma che probabilmente continua oltre le rocce. Noi siamo stati deviati da un tipo che ci ha voluto fare arrivare vicino alla sua spiaggia che ha reso quasi “privata”, cercando poi di convincerci a cenare in spiaggia, prendere un “jugo” o acquistare oggetti in legno, sfidandoci ad aprire una scatoletta “magica”, dicendo che se ci fossimo riusciti ce l’avrebbe regalata. Ma con noi: niente da fare! Gli è andata male!

L’auto la parcheggiamo nel garage di un gentile signore che vive di fronte a Walter (2 cuc) di nome Miguel.

18 agosto – BARACOA, MOA, GUARDALAVACA

Colazione ore 7 (4 cuc), buona e abbondante. Per la prima volta ci danno la cioccolata calda, ottima e tipoca della zona. Qui a Baracoa c’è una fabbrica di cioccolato, inaugurata da Che Guevara, che però non si può visitare.

Dopo aver ripercorso il tratto di strada che dalla Farola entra in Baracoa per scattare delle foto, ci dirigiamo di nuovo a Playa Maguana e scopriamo che effettivamente, seguendo l’indicazione “Villa Maguana”, ma svoltando poi a sinistra, si arriva ad una spiaggia più lunga e decisamente più pulita. Purtroppo il tempo non gioca a nostro favore, è nuvoloso e il mare è ancora mosso, così decidiamo di dirigerci direttamente a Guardalavaca sperando in un tempo migliore.

La strada fino a Moa è disastrosa: sterrata piena di sassi o buche e in alcuni tratti fangosa. Impieghiamo 4 ore e mezza per raggiungere Moa, città industriale dove la fitta vegetazione lascia il posto a terra arida rossastra. Si vedono in lontananza ciminiere fumanti; insomma nulla a che vedere con il resto dell’isola. La strada, superata Moa, si fa più percorribile. Senza arrivare fino ad Holguín, prendiamo una deviazione che taglia a destra. Un tipo che ha una macchina come la nostra ci fa segno di fermarci e ci dice di essere cubano e autista degli autobus della Viazul, ci chiede dove siamo diretti e ci spiega come fare ad arrivarci.

Anche questa strada è a tratti sterrata e con buche. Dopo altre 3 ore circa arriviamo finalmente a Guardalavaca. Abbiamo percorso la strada con relativa calma, tuttavia 7 ore si devono calcolare tutte.

Alloggiamo in un appartamento prenotatoci da Walter della casa particular di Baracoa (non avevamo trovato niente in rete). Abbiamo due stanze pulite in due appartamenti adiacenti (25 euro a stanza). La spiaggia di Guardalavaca è grande e bella, ma piena di turisti, la maggior parte cubani.

Ceniamo in un’altra casa particular adibita a ristorante e consigliataci da Nancy, la proprietaria della casa in cui alloggiamo, mangiamo bene: pollo, riso con fagioli, banane fritte, birra… spendendo 21 cuc totali. L’auto la lasciamo in un parcheggio sulla strada. Chiediamo a Nancy di poter telefonare alla casa particular di Gibara per confermare la prenotazione, lei chiama e ci dice che è occupato e che riproverà più tardi, quando rincasiamo ci dice che le hanno detto che non c’era posto e gli hanno dato l’indirizzo di un’altra casa particular libera. Non sappiamo se crederci o se ci sta mandando da qualcuno di sua conoscenza. Scopriamo però che la casa ha delle ottime recensioni nelle guide, così decidiamo di fidarci.

19 agosto – GUARDALAVACA, PLAYA TURQUESA, GIBARA

Colazione da Nancy alle 8 e visita alla spiaggia di Guardalavaca, ampia e dalle acque limpide, anche se oggi poco fruibili per via del forte vento che solleva parecchia sabbia. Il villaggio retrostante è a basso impatto ambientale: le casette sono basse e con della vegetazione davanti, tra cui bellissime palme da cocco.

Decidiamo poi di spostarci a Playa Turquesa a pochi km dalla prima. Vi si accede esclusivamente passando dal bel villaggio cinque stelle. Entriamo senza nessun problema, anzi ci indicano come raggiungere la spiaggia che è molto ampia. Il mare è turchese e costeggiato da piante di mangrovie. Oggi è un po’ mosso. Vi sono anche delle piante sulla sabbia che permettono di stare all’ombra. Non ci sono molti turisti, forse perché è lunedì.

Verso le 18 partiamo per Gibara. Pensavamo di impiegare meno tempo per raggiungerla e invece la strada in parte sterrata ci fa impiegare circa 2 ore. La casa Hostal Vitral di Nancy è grandissima, con un ampio patio e stanze molto ampie, la pulizia però non è eccezionale e in una delle due stanze manca il condizionatore (25 cuc l’una). Dopo aver parcheggiato l’auto per 1 cuc, andiamo a cenare in un ristorante consigliatoci dalla signora, mangiamo del buon pesce con i soliti annessi e connessi e spendiamo circa 30 cuc totali.

20 agosto – PLAYA LOS COCOS, MORÓN

Colazione alle 5.30 per 3 cuc a testa, buona ma senza frutta. Partenza per Playa Los Cocos a circa 4 ore di distanza, con strada asfaltata, ma con parecchie buche, tranne gli ultimi 7 km di sterrato.

Spiaggia ampia e con palme che garantiscono zone d’ombra, mare abbastanza calmo e dalle acque cristalline, non si vedono però pesci sul fondale. Verso l’una ripartiamo alla volta di Cayo Sabynal, ma raggiungerlo si rivela un’impresa impossibile. Dopo un bel tratto di strada vediamo un cartello che indica di girare a sinistra, la strada però è stretta e sterrata e ad un certo punto incontriamo delle pozze d’acqua profonde che non permettono di proseguire oltre. Cerchiamo una strada alternativa lunga la costa, indicata nella mappa stradale, la percorriamo, ma anche questa finisce in una strada simile alla precedente, così desistiamo e decidiamo di proseguire per Morón, anticipando così la tappa del giorno successivo.

Arriviamo alle 18 alla casa particular di Maite e Idolka (due super-donne) e troviamo posto. La casa è molto grande, bellissima e ben tenuta, la camera è ampia con piano bar, frigo, lavandino e aria condizionata. Ceniamo qui, tutto delizioso, il pesce è favoloso (soliti 30 cuc circa totali).

21 agosto – CAYO GUILLERMO, PLAYA PILAR

Colazione ore 8, ottima, ci sono anche i biscotti (5 cuc a testa). Paghiamo 30 cuc per la tripla e 25 cuc l’una per singola e doppia. Partenza poi per Cayo Coco e Guillermo. Playa Pilar, alla fine di Cayo Guillermo è una favola: sabbia di borotalco e acqua cristallina, leggermente mossa. Ci vuole 1 ora e venti per raggiungerla, si pagano 2 cuc per accedere al terrapieno (e anche per uscire) e bisogna mostrare i passaporti originali (i cubani non possono accedervi ed in effetti non ce ne sono). Andiamo anche a vedere Playa Flamencos e Playa las Dunas, ma non reggono per niente il confronto, così decidiamo di tornare a Playa Pilar e passare lì il resto del pomeriggio. Bviamo il succo di cocco direttamente dal frutto per 2 cuc. Cena squisita da “Maite la Qbana”: così si chiama il ristorante della nostra casa particular che è stato ricavato dal garage. Beviamo due pina colada buonissime per 2,5 cuc l’una.

22 agosto – REMEDIOS, CAYO SANTA MARÍA, PLAYA PERLA BLANCA

Colazione ore 8. Passiamo da Etecsa per connetterci con il resto del mondo, poi partiamo alla volta di Remedios, cittadina carina. Alloggiamo all’hostal La Estancia, casa coloniale dalle camere immense e pulite, grande patio affollato di piante tropicali con piscina, animali vari, stanze arredate in stile coloniale molto curato, in un salone della casa c’è un bel pianoforte a coda. Subito dopo ripartiamo alla volta di Cayo Santa Maria. Per accedervi paghiamo i soliti 2 cuc, al ritorno non c’è nessuno allo sportello e non paghiamo. Vogliamo raggiungere la Playa Perla Blanca che sappiamo essere bellissima. Chiedendo informazioni ci dicono che non vi si può eccedere poiché stanno costruendo alberghi, e difatti c’è divieto di accesso. Dato però che vediamo un autobus turistico entrare, lo seguiamo. Poi questo torna indietro, invece noi continuammo imperterriti; visto che gli operai non ci dicono niente e chiedendo riusciamo a trovare un accesso per la spiaggia, parcheggiamo l’auto e percorriamo un breve sentiero, poi superiamo delle rocce e arriviamo ad una spiaggia bianca e lunga, praticamente deserta: un sogno! Meglio che nuotare in una piscina. Impieghiamo circa un’ora d’auto per raggiungerla.

Ceniamo poi nella casa particular con del buon pesce (10 cuc a testa). Festeggiamo il mio compleanno sorseggiano un buon Cuba Libre.

23 agosto – CAYO SANTA MARÍA, PLAYA LAS SALINAS, PLAYA PERLA BLANCA

Colazione ore 8 (solito ben di dio) e poi ancora Cayo Santa Maria. Questa volta ci fermiamo alla Playa Las Salinas: bella anche questa, lunga con sabbia di borotalco e mare cristallino, con poche palme a fare da contorno.

Spingendosi un po’ al largo, ma non troppo, con la maschera, si possono vedere alcuni coralli, molti pesci e nuotare in mezzo ai pesciolini tropicali, un vero spettacolo! In questa spiaggia sorprende la massiccia presenza di cubani, arrivati con diversi autobus locali (“guaguas”). Credevamo che non potessero accedere ai Cayos e invece è così solo per alcune spiagge. Molti di loro, anche qui, entrano in mare semivestiti con bottiglia di rum al seguito e rimangono in acqua per diverse ore, non perdendo l’occasione per riderci dietro, chissà poi per cosa.

Nel pomeriggio decidiamo di tornare nella stupenda Playa Perla Blanca. Dato che nel piazzale in cui avevamo parcheggiato il giorno prima c’è un operaio che sta spostando macerie con una draga, gli chiediamo se e dove possiamo lasciare la macchina. Ce la fa lasciare praticamente dove vogliamo, sembra che non gli interessi molto la cosa, chiediamo anche conferma ad altre persone che sono lì e ci dicono che va bene dove l’abbiamo lasciata, ma senza parlare, solo facendo un cenno con il capo. La cosa ci puzza un po’ ma proseguiamo. La spiaggia è completamente deserta. Dopo poco arriva un tizio che ci dice che lì non si può stare per ragioni di sicurezza, non si arrabbia ma dice che ce ne dobbiamo andare e ci consiglia un’altra spiaggia vicina. Infatti proseguendo sulla strada del divieto si arriva a Playa Las Gaviotas. Il problema è che qui si devono pagare 4 cuc a testa e per dover rimanere solo 2 ore ci paiono eccessivi così ritorniamo a Las Salinas e concludiamo lì la nostra vacanza di mare.

Acquistiamo del gelato pagandolo 5 pesos cubani (moneta nazionale). Leggendo il cartello dove c’era scritto 5 $ temevamo che ci facessero pagare 5 cuc (naturalmente non l’avremmo comprato) e invece no.

Il terrapieno che hanno costruito qui è praticamente una lunga lingua di terra, con una strada asfaltata fiancheggiata da poca vegetazione. In alcuni punti , in cui si sono formate delle lagune, è possibile vedere qualche fenicottero (flamenco). Questa volta paghiamo 2 cuc anche per uscire dal Cayo.

Torniamo a Remedios e facciamo un giro in piazza, dove si trovano due chiese. In una è possibile ammirare, dietro l’altare, decorazioni dorate.

Ceniamo alle 20 con il menù “Mixta de Marisco” che costa 15 cuc, ne prendiamo però 2 invece di 3 e crediamo che la scelta sia stata azzeccata considerando la quantità di cibo che ci hanno portato: due aragoste, due pesci interi, due grosse chele di granchio, mango e banane, insalata, riso, un’ottima zuppa di pesce. Questa volta decidiamo di lasciare l’auto in strada, come hanno fatto la notte precedente due turisti austrici che alloggiavano nella nostra stessa casa, e non nel parcheggio custodito statale per 2 cuc. Purtroppo, probabilmente nella notte, ci rubano la scritta dell’auto “Picanto”. Cubani dispettosi…

24 agosto – SANTA CLARA, L’AVANA

Colazione ore 7.30 e partenza per Santa Clara, dove arriviamo dopo circa un’ora di strada (50 km). Qui visitiamo il “Tren Blindado” (1 cuc per entrare e 1 per scattare foto), si tratta di 4 vagoni del treno fatto deragliare dal Che nel ’58. Il treno era carico di armi dell’esercito di Batista, i soldati furono costretti ad arrendersi, il Che conquistò così la città di Santa Clara, a metà strada tra Cienfuegos e L’Avana, e questo evento fu decisivo per la successiva vittoria dei rivoluzionari. Si può anche vedere il piccolo bulldozer usato per divellere le rotaie. All’interno di uno dei vagoni è custodito un piccolo museo con foto e oggetti del Che e degli altri guerrilleros. C’è un negozio di souvenir sul lato opposto della strada, chiediamo il prezzo di una bandiera cubana e ci chiedono 20 cuc, poi scendono a 15 ma noi scappiamo a gambe levate, è davvero un’esagerazione! Si tratta in effetti di un negozio acchiappa-turisti che vende magliette, borse, cappelli con l’immagine del Che. Poi fotografiamo la statua del Che con in braccio un bambino che si trova di fronte alla sede del partito comunista. Ci dirigiamo verso Plaza de la Revolución, dove c’è un complesso monumentale interamente dedicato al Che: una seconda statua su di un piedistallo di pietra con la scritta “Hasta la victoria siempre”, grosse lastre di roccia con incise immagini della battaglia di Santa Clara, con frasi celebri del Che e con una lettera che scrisse a Fidel.

Qui veniamo assaliti da una tristezza sconfinata, nel vedere frotte di turisti provenienti dai vicini villaggi turistici (con il loro bel braccialettino colorato) che probabilmente non han capito nulla di quello che il Che dovrebbe rappresentare. Ci si rende ancora di più conto di quanto la sua immagine sia ormai commercializzata e sfruttata. Ci sono anche due odiosi italiani, accompagnati da due “jineteras” che potrebbero essere le loro nipoti e che scattano foto in posizioni da far accaponare la pelle.

Depositando zaini e borse (qui è severamente vietato scattare foto) si può visitare il museo da noi considerato il più bello fra tutti quelli visti fino ad ora (ingresso gratuito). Vi sono bellissime foto del Che e compagni, anche di quando era bambino, una sua pagella e diversi oggetti a lui appartenuti. Nella stanza di fianco c’è il memoriale: vi sono incise sulla pietra il ritratto del Che, nel centro, e quelle dei suoi compagni di fianco con tutti i nomi. Vi è una luce tenue e, ai lati, sono stati ricreati due piccoli giardini tropicali. Qui vi dovrebbero essere le spoglie del Che, morto in Bolivia e di otto suoi compagni.

Verso le 13.30 ripartiamo per ritornare all’Avana, sono 270 km di “autopista” che percorriamo in circa 3 ore e mezza. Sulla strada incontriamo, ai lati della carreggiata, dove le auto sfrecciano piuttosto velocemente, delle persone che, incuranti del pericolo, espongono e vendono, nel caso in cui riescano a sopravvivere, per lo più formaggio e cipolle.

Appena arrivati molliamo i bagagli nella casa particular “La colonial 1615” nell’Avana vieja e dopo un bel rifornimento di rum da portare in Italia, andiamo a riconsegnare l’auto.

Abbiamo tenuto l’auto un giorno in più, 21 giorni invece di 20. Noi avremmo voluto noleggiarla a partire dal 4 di agosto ma ce l’avevano solo dal 3, così, per non modificare il programma di viaggio, siamo stati quasi obbligati a tenerla un giorno in più. Il tipo dell’agenzia ci aveva detto che per un’eventuale giorno in più avremmo versato poi la stessa cifra giornaliera versata per il noleggio, vale a dire 75 cuc e invece, piccola irritante sorpresa, ci dice che il giorno extra costa 95 cuc. Ci arrabbiamo un po’ ma glieli diamo, non abbiamo scelta. Ci restituisce la differenza del deposito che gli avevamo lasciato (150 cuc) e solo dopo va a controllare l’auto. Lo fa in modo piuttosto superficiale, non apre nemmeno le portiere e non ci dice niente della scritta sottratta. Non si capisce se abbia fatto finta di niente o se davvero non se sia accorto. Sta di fatto che comuqnue non gli avremmo dato un centesimo di più.

Nella bella casa particular di Lorenzo e Zoraida non fanno cene ma soltanto colazioni, dato che devono assistere il padre di lei che è stato operato di cuore; così ci affidiamo alla guida e ci dirigiamo verso la “Casa de la Parranda”, dove si mangia bene anche se i camerieri sono un po’ strafottenti e nel conto manca il dettaglio del costo dei singoli piatti e a noi i conti non tornano. Chiediamo delucidazioni e scopriamo che il mojito costa più di quello che pensavamo, perché portato nel bicchiere più grande e poi si deve aggiungere il 10% per il servizio (mancia o propina che dir si voglia), ma segnalarlo no, eh? Insomma le solite fregature per turisti boccaloni.

25 agosto – L’AVANA

Colazione ore 8, ottima con il solito ben di dio ma anche con briochine e dolcetti acquistati freschi freschi da Lorenzo. Qui sono tutti molto gentili e sorridenti, un po’ ripetitivi, ci dicono in continuazione “mi casa es tu casa” e la abuelita non smette di usare vezzeggiativi quali “mi amor” o “mi vida”, tipici da queste parti. La pulizia è eccellente, le camere sono colorate e piuttosto spaziose con aria condizionata poco rumorosa. La casa è una tipica dimora coloniale con patio e saloni molto curati nell’arredamento ed ha anche una terrazza da cui si vede il Capitolio. Una delle due stanze ha il bagno privato, ma esterno alla camera, l’altra invece ha il bagno in camera.

Giro all’Avana vecchia, ma prima, non essendoci disponibilità di utilizzo di internet al centro Etecsa, ed avendo necessità di connetterci, andiamo a farci spennare per bene all’hotel “Parque Central”. Le connessioni in questi alberghi di lusso sono tutti carissime: per un’ora di internet lentissimo, usando i loro pc, spendiamo ben 10 cuc: un vero furto! Peccato non avere con noi il portatile, la connessione wi-fi sarebbe stata molto più veloce. Riposino pomeridiano in camera e poi altro giro: saliamo sulla balconata del palazzo Bacardi, ormai in disuso, pagando 1 cuc a testa alla guardia. Da qui si ha una bella vista su tutta la città.

Poi saliamo di nuovo sulla terrazza dell’hotel Ingleterra (salita gratuita) e prendiamo un daiquiri per 3 cuc.

Per la cena, questa volta, onde evitare brutte sorprese, chiediamo a Lorenzo. Ci consiglia due ristoranti che ci erano già stati consigliati dal dueño della casa di Remedios: uno si chiama “Los Nardos” di fronte al Capitolio l’altro è il “Jardín de Oriente” da non confondere con il “Café de Oriente” molto più caro. Decidiamo di cenare al “Jardín de Oriente”: i piatti sono discreti e non troppo abbondanti. Il costo davvero basso permette di raddoppiare le ordinazioni (un secondo con contorno 3-4 cuc, un mojito o cuba libre 1,65 cuc).

26 agosto – L’AVANA, RIENTRO

Colazione ore 8, ottima e abbondante, con dolcetti vari belli pesantucci (4 cuc a testa). Ultimo giro e visita alla fabbrica di tabacco Partagas. Ci dirigiamo all’hotel Saratoga, come consigliatoci dalla Routard, per acquistare i biglietti che si possono acquistare solo negli alberghi. Dato che c’è parecchia gente in coda, andiamo all’hotel Inglaterra. La tizia dell’agenzia ci dice che il costo è di 10 cuc a testa e le visite ci sono dalle 9 alle 11 e dalle 12 alle 13. Ci prepara le ricevuta e soltanto dopo scopriamo che la fabbrica non è quella dell’Avana vecchia, ma si trova in Avana centro: avrebbe almeno potuto dircelo prima! Quella dell’Avana vecchia è in restauro. Decidiamo di andare a piedi e arriviamo dopo circa un’ora, seppur camminando lentamente e fermandoci a vedere una cattedrale che si trova di strada. Dato che sono già quasi le 11 pensiamo di dover attendere fino alle 12 e invece dopo 10 minuti inizia la visita guidata privata che dura circa 30 minuti. La guida che parla un italiano comprensibile ci spiega come funziona il lavoro qui: ci sono più di 200 lavoratori, lavorano per 8 ore al giorno con una pausa per il pranzo, devono fare un certo numero di sigari, mediamente 145 al giorno, vengono pagati in base al numero di sigari che riescono a fare. I sigari vengono prodotti, etichettati e inscatolati tutti a mano. Durante il lavoro, e per renderlo meno pesante, dei “lettori” leggono il giornale o dei romanzi ai lavoratori. All’interno della fabbrica c’è anche una scuola e gli allievi che ne fanno domanda e che vengono scelti (devono avere tra i 18 e i 35 anni) devono frequentarla per 9 mesi prima di poter essere promossi a lavoratori; ci dice che solo il 10% degli iscritti ce la fa, ci sono persone che frequentano la scuola solo per imparare a fare sigari e poterli poi rifare a casa. Ci conferma che la paga mensile di un lavoratore si aggira intorno ai 20/30 cuc mensili: vengono pagati in parte in cuc e in parte in moneta nazionale. Per produrre i sigari vengono usate diverse foglie di tabacco, con gli scarti si fanno le sigarette. I sigari migliori sono i Cohiba, quelli di peggior qualità i Guantanamera. I lavoratori hanno diritto a 5 sigari al giorno. Molti di loro, invece di fumarli li rivendono per arrotondare lo stipendio. Ci dice che lui, con il suo stipendio, vive bene per una settimana, il resto del tempo i soldi gli bastano per nutrirsi, ma non riesce a concedersi degli svaghi.

Chiediamo dove possiamo acquistare sigari di qualità e ci sconsiglia la cooperativa. Infatti per la strada siamo stati spesso fermati da persone che ci hanno caldamente invitato a visitare la cooperativa, dicendoci che lì si possono trovare sigari originali a prezzi ribassati rispetto a quelli del negozio; c’è da dire che sono illegali: a volte si tratta di merce rubata o peggio ancora di sigari prodotti con foglie di banano e non di tabacco, quindi di scarsa qualità a cui vengono applicate false etichette. Più persone ci consigliano di non fidarci. Inoltre, la guida ci dice che un suo collega vende Cohiba alla metà del prezzo del negozio, ci dice di prenderli e di andare in bagno a dargli un’occhiata prima di decidere se acquistarli o meno. Li acquistiamo per 10 cuc l’uno, sembrano fatti bene e noi li vogliamo come ricordo, potrebbero essere contraffatti ma non siamo in grado di capire, così decidiamo di fidarci.

Andiamo poi a Plaza de la Revolución con l’intenzione di salire sul belvedere del monumento a Martí, peccato che sia chiuso per restauro pure questo. Tentiamo di raggiungere la piazza a piedi, ma poi per caso vediamo il proprietario della casa particular in cui alloggiamo, Lorenzo, che passa con la sua Lada nera stile tamarro. Prima si ferma solo a salutarci. In macchina con lui ci sono anche la moglie e un tipo che lavora per loro; poi, forse preso da compassione, dato che la piazza è piuttosto distante, torna indietro e ci da un passaggio, siamo in 6 su una macchina da 5, addirittura dietro tocca sotto. Poi andiamo all’Etecsa per effettuare il check in online, piuttosto inutile, visto che poi in aeroporto dobbiamo rifarlo da capo, sorbendoci una fila di un’ora. Andiamo alla Cadeca a cambiare gli ultimi soldi, torniamo a casa e facciamo una doccia, alle 16.15 il taxi con cui abbiamo contrattato il prezzo di fronte al Capitolio (auto americana anni ’50 scassatissima) ci viene a prendere. Paghiamo 15 cuc contro i 25 chiestici da Lorenzo e i 20 richiesti da altri taxisti.

Alle 17 siamo in aeroporto. Qui conviene venire con anticipo perché i tempi sono quelli che sono, oltre alla fila per il check in dobbiamo farla anche (più rapida però) per il pagamento della tassa aeroportuale (25 cuc a biglietto).

Il volo Air France L’Avana – Parigi si svolge senza intoppi, solo con molte turbolenze. L’aereo è un po’ più vecchio rispetto a quello dell’andata, ha comunque i video davanti a ciascun sedile, ma il cibo è molto meno buono (pasta e pollo che non sanno di niente e il pane è posso).

27 agosto – RIENTRO

Arriviamo a Parigi alle 11, ora locale, dopo circa 9 ore in volo. Alle 15.30 un volo Alitalia ci riporta a casa. Arriviamo prima delle 17 con un quarto d’ora d’anticipo.

[Qui a Cuba la strada è fondamentale, a parte le molte persone sedute sull’uscio di casa, capita di vedere, fuori dalla porta, donne con bigodini, parrucchieri o barbieri improvvisati; per la strada si vende e si compra un po’ di tutto, alcuni girano con il loro carretto o in bicicletta vendendo frutta, verdure, caramelle, pane, ecc., non di rado si sente la litania “aguacate, aguacateee!” o cose del genere…]

Ma tutte queste sono soltanto parole… Cuba merita una visita, Cuba non si può spiegare, Cuba bisogna viverla!

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Cohiba

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L'Avana

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L'Avana

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3 pesos



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