TuttaCuba di o quasi

Partiamo, mia moglie ed io, da Bologna per L'Avana via Parigi. La sensazione è che per Air France i turisti individuali siano un po' di serie B rispetto ai Tour Operator. 1° giorno. Arriviamo che è sera e raggiungiamo con un taxi turistico ufficiale (17$) l'albergo che abbiamo prenotato con e-mail e che era quello di Habana Vieja più...
Scritto da: GiorgioB
tuttacuba di o quasi
Partenza il: 01/11/1999
Ritorno il: 20/11/1999
Viaggiatori: in coppia
Spesa: 3500 €
Partiamo, mia moglie ed io, da Bologna per L’Avana via Parigi. La sensazione è che per Air France i turisti individuali siano un po’ di serie B rispetto ai Tour Operator. 1° giorno. Arriviamo che è sera e raggiungiamo con un taxi turistico ufficiale (17$) l’albergo che abbiamo prenotato con e-mail e che era quello di Habana Vieja più economico trovato su Internet. Hotel Lido, 35 dollari per una stanza doppia. E’ assolutamente fatiscente, ma ci adattiamo.

2° giorno.

Visitiamo Habana Vieja, il centro storico di L’Avana. A parte il piccolo quartiere centrale attorno alla cattedrale, ben restaurato ad uso turistico, tutto il resto casca veramente a pezzi. Gli edifici sono letteralmente mangiati dalla corrosione, dall’umidità, dal salmastro e dalle muffe. Sotto il cielo grigio e in questa canicola afosa che ci avvolge, non vediamo l’ora di scappare via da questa città. Oltretutto, l’impatto con i suoi abitanti non è certo dei migliori, perchè per chiunque incontriamo e con chiunque parliamo, noi siamo visti solo come ricchi turisti a cui cercare di spillare almeno un dollaro. Il problema, ci dicono, è che qui, a parte la merce razionata e garantita per tutti, tutto si compra solo in dollari e i dollari li si riesce ad avere solo trafficando in qualche modo coi turisti.

3° giorno. Con molta fatica riusciamo a trovare un auto a noleggio e considerando che a novembre siamo in bassissima stagione, il nostro consiglio è che sia meglio noleggiarle in anticipo dall’Italia. Auto giapponese e seminuova, non i caratteristici scassoni americani anni cinquanta per cui va famosa Cuba. 50 $ al giorno per due settimane. Percorriamo l’autopista per Pinar del Rio fino a Soroa, un centinaio di km ad ovest di L’Avana. Si tratta di una vera e propria autostrada, nemmeno tanto scassata e con traffico inesistente. Però sopra ci cammina di tutto, mandrie di vacche con cow-boy a cavallo compresi. Ogni tanto c’è un distributore di benzina e posto di ristoro, però sempre da una parte sola dell’autopista. Niente paura, si attraversa lo sterrato che separa le due carreggiate e si fanno tranquillamente tutte le inversioni di marcia che si vuole. In ogni prossimità di paese o altra strada, capannelli di decine di persone che fanno l’autostop in attesa che un qualche mezzo pubblico prima o poi passi e ne carichi qualcuno. Cuba è un paese dove tutti hanno sempre bisogno di andare da qualche parte e non ci sono mezzi nè pubblici nè privati per poterlo fare.

Pernottiamo all’Hotel Villa Soroa, un complesso di cabanas (bungalow) immerso nella verde pace di un bosco fra basse colline. 38 $ a notte con prima colazione.

4° giorno.

Ci alziamo di buon mattino e andiamo alla cascata Salto de Soroa, al giardino botanico e all’orchidario. Tutt’attorno è un piccolo paradiso di rigogliosa natura tropicale che ci riconcilia con Cuba dopo il pessimo impatto con L’Avana. Poi proseguiamo per Pinar del Rio, dove torniamo ad incontrare il peggio di quest’isola. All’uscita dalla autopista, un nugolo di ragazzini ci insegue in bicicletta per proporci di tutto, dai paladar (ristorantini privati) alle case particular (affittacamere) ai sigari, al parcheggio sicuro per l’auto. Corriamo il rischio di metterne un paio sotto le ruote della macchina e ce ne andiamo immediatamente proseguendo per Vinales. Lì, troviamo una cabana al Rancho Vicente, che è anche un centro termale dove in serata ci facciamo fare un massaggio cubano. L’ambiente naturale in cui è inserito il villaggio è splendido, ma come già a Soroa dentro la stanza c’è un forte odore di muffa. 40 $ la cabana e 15 $ a testa il massaggio di un’ora. Vinales è il centro di una valle dove si ergono i mogotes, colline calcaree che sembrano tanti panettoni, molti dei quali ospitano delle grotte, o cuevas. Così visitiamo la Cueva del Indio e quella di Vinales. Nella prima, facciamo anche un breve giro in barca nel fiume che vi scorre all’interno. Quanto al Murales della Preistoria, è invece una pacchianeria che non vale il dollaro che costa per vederlo da vicino.

5° giorno.

Grazie ad una autostoppista che abbiamo caricato per la strada e che ci fa entrare a Pinar del Rio per una via secondaria, riusciamo a schivare gli acchiappaturisti e a farci un giro della città che è la patria del sigaro cubano. Non è diroccata come Habana Vieja, ma è parecchio malmessa ugualmente. Dopo un po’ ci stufiamo di essere continuamente abbordati da gente che cerca di venderci sigari al mercato nero o di farci mangiare o dormire in un posto di loro fiducia e ce ne andiamo senza rimpianti. L’intenzione è di arrivare a Maria La Gorda, l’estrema punta occidentale di Cuba, ancora a 150 km da Pinar. L’autopista è finita e così impieghiamo tre ore per arrivarci sul fare del tramonto. Qui non esiste nessun paese, ma solo un villaggio turistico molto ma molto spartano frequentato per lo più da turisti subacquei, perchè pare che questi siano i più bei fondali di Cuba. Il posto è molto bello, il villaggio piuttosto squallido e caro: 100 $ a testa per due notti, due colazioni, due cene ed un pranzo. 6° giorno.

Al mattino vediamo il nostro primo cielo azzurro da quando siamo arrivati a Cuba e per tutto il giorno ci dedichiamo alla spiaggia, al mare ed allo snorkeling, che però non è proprio entusiasmante. Poi nel tardo pomeriggio arriva anche il nostro primo temporale cubano, giusto per pareggiare il conto col sole della mattina. E al tramonto cala l’orda degli “hè-hè”, micidiali moscerini vampiri molto peggio delle zanzare.

7° giorno.

Da Maria La Gorda alla città centro-meridionale di Cienfuegos, 530 km di strade di ogni tipo con qualsiasi genere di contrattempo lungo il percorso. Qui alloggiamo per la prima volta in una casa particular alla quale ci lasciamo condurre dal solito ragazzino. 15 $ la notte, ma prima ne avevamo viste altre quattro una peggio dell’altra che costavano uguale. Quanto a Cienfuegos, ci pare un miracolo. L’intero centro città appare restaurato e rinnovato, con le sue case di vari colori pastello, i parchi, le piazze, il lungo viale centrale del Prado, quasi nessuno straniero. Qui non sembra un luogo turistico e quello che è stato fatto non è per i turisti come ad Habana Vieja, ma per la gente che ci abita.

Ceniamo in un piccolo paladar, aragosta e gamberoni per 8 dollari a testa. Poi mentre andiamo a passeggio confusi nella notte fra i cubani, si scatena un temporale dell’accidente.

8° giorno.

Passiamo la mattinata a zonzo per Cienguegos e in una piazza c’è un saggio di danza dei bambini delle scuole locali. Ce ne sono a centinaia e sono bellissimi, con tutte le possibili sfumature di colore della pelle che vanno dal rosa pallido al nero mogano : Cuba vero grande crogiuolo di razze e chi è così idiota da essere razzista dovrebbe venire qui a vedere almeno che razza di bellezze (uomini e donne) saltano fuori invece da questo straordinario mescolamento di geni. Dopo andiamo al Palacio del Valle, che è qualche km fuori dal centro, e poi all’Hotel Pasacaballo, all’imbocco della grande baia di Cienfuegos e dalla cui terrazza si può ammirare la stessa. Solo che ancora ricomincia a piovere a dirotto. Più tardi, visto che non piove più, sostiamo al grande giardino botanico, il cui ingresso è gratuito per i Cubani e a pagamento per gli stranieri. Quindi ci spostiamo verso la città di Trinidad, decidendo di pernottare qualche km prima alla Finca Maria Dolores, una specie di villaggio agrituristico statale immerso in uno splendido ambiente naturale. La cabana costa solo 27 $, ma ha le pareti e il soffitto pieni di muffa e dentro c’è una gran puzza, ma decidiamo di resistere per una notte, perchè è già buio e ha ripreso a piovere. Quanto alle reclamizzate specialità campestri del locale ristorante, sono un’altra delusione sia per qualità che per quantità, ma almeno costano in proporzione, 5 $ per cenare.

9° giorno.

A Trinidad troviamo una stanza nella Casa Particular di Carlos e facciamo un ottimo affare. Lui e la moglie sono simpatici e aperti al dialogo e ci faremo delle gran chiacchierate in italo-spagnolo. Poi lei è anche un’ottima cuoca e la stanza, nella sua semplicità, è decorosa e pulita. Il tutto ci costa 15 $ a notte, 5 $ per la colazione e dagli 8 ai 10 $ a testa per la cena, a seconda di cosa vogliamo mangiare e se vogliamo cenare da loro. Quanto a Trinidad, è un po’ il salottino turistico di Cuba, patrimonio culturale dell’umanità, centro dall’impianto urbano e architettonico “coloniale” per eccellenza. Piccola e facilmente percorribile solo a piedi, rustica e gradevole, con quel tanto di restaurato e quel tanto di sgarrupato che fa sicuramente tendenza e piace. Gente in ogni caso amabile e simpatica, che avendo molti turisti sottomano non disturba chi mostra di non voler essere disturbato. Però prima ancora di visitare la cittadina ce ne andiamo subito alla poco distante Playa Ancon, perchè è ancora uscito il sole e qui bisogna approfittarne! Dopo cena, frequentando i locali della “Noche Cubana” di Trinidad, abbiamo modo di cominciare a constatare da vicino il diffuso fenomeno della Jineteria. 10° giorno. Restiamo a Trinidad, fra la città, Playa Ancon e una breve escursione alla Valle de los Ingenios.

11° giorno.

Tutto in auto, per l’interminabile viaggio che ci porta verso Santiago lungo la Carretera Central, la strada che taglia tutta Cuba in senso longitudinale. Ogni volta che capitiamo in un centro abitato, dobbiamo chiedere più volte quale sia la strada giusta da seguire, perchè non esiste alcuna segnaletica stradale che ne permetta l’attraversamento senza perdersi al suo interno. E la campagna attorno è tutto uno sterminato campo di canna da zucchero.

Dopo 500 km ci fermiano a Bayamo e pernottiamo nel primo albergo che ci capita davanti, il Villa Bayamo, con una bella vista verso la Sierra maestra. Per 32 $ ci danno un vero e proprio appartamento, dove però funziona un’unica lampadina. Alle nostre proteste, ci cambiano appartamento, perchè di lampadine nuove per sostituire quelle fulminate non ne hanno. 12° giorno.

Per fare 130 km impieghiamo più di tre ore e arriviamo a Santiago verso mezzogiorno ed è un altro trauma. La città è soffocata dall’inquinamento, dal rumore e dal traffico e non si mostra gradevole sotto nessun aspetto. Per i soliti 15 $ troviamo una casa particular piuttosto squallida, ma vicinissima al centro. Pranziamo al “Fontana di Trevi” che è un posto per cubani dove si mangiano solo pollo e pizza e siccome qui il conto lo fanno in pesos cubani anche agli stranieri, alla fine si paga meno di un dollaro a testa. Poi andiamo al Museo della Casa di Velasquez e in giro per la città. Di certo Santiago è molto più “solida” e meno fatiscente di Habana Vieja, ma ugualmente non offre nessun tratto che ci sembri piacevole. La “noche cubana santaguegna” è ancor più segnata dalla jineteria di quelle di Trinidad ed i turisti occidentali che la frequentano ci sembrano molto più squallidi e patetici.

13° giorno.

Via da Santiago, verso Baracoa, all’estremo lembo nord-orientale dell’isola, laddove approdò Cristoforo Colombo attraversando l’Atlantico. 1400 km ad est da Maria La Gorda, quanto è lunga tutta Cuba. Attraversiamo Guantanamo e ci pare uno dei posti più squallidi della terra. Poi una riviera brulla, desertica e popolata di cactus : con un suo particolare fascino. Dopo, l’inerpicata lungo la Farola, la strada voluta da Che Guevara, che taglia da sud a nord ripidi e selvaggi monti rigogliosi di boscaglia tropicale, e la discesa a picco nella più povera e insieme lussureggiante delle vallate cubane. A Baracoa troviamo una stanza particular per 13 $ presso una signora simpatica e gentilissima che è una cuoca almeno pari alla moglie di Carlos e che decide che anche noi gli piaciamo perchè non andiamo a cena nel suo salotto in pantaloncini da mare e canottiera come invece di solito fanno gli italiani che sono stati da lei. Benchè sia stata la prima capitale di Cuba, Baracoa è rimasta poi sempre una piccola cittadina “caribegna” di case basse e miserelle e dall’aria un po’ speciale.

Oggi poi è sabato e la notte i giovani cubani si scatenano per le strade e in alcuni ritrovi a ballare e a incontrarsi fra di loro, ma anche a scolarsi litri e litri di rhum. 14° giorno.

Fantastico, piove che è un autentico diluvio e ci dicono che è la coda di un ciclone passato sulla Giamaica. Visitiamo il piccolo museo locale e poi andiamo un po’ in giro in auto a vederci i dintorni sotto la pioggia.

15° giorno.

Partiamo da Baracoa seguendo la stretta e dissestata strada settentrionale per Moa. Non piove più, ma le campagne sono tutte allagate e i fiumi gonfi da far paura appena un pelo sotto i piccoli ponti che attraversiamo. Proprio alle porte di Moa, un torrente ha debordato sulla strada, ma riusciamo a passare guadando. Più avanti ancora, è il fiume Tanamo che è straripato. Però a quel punto esiste anche una strada alternativa a quella finita sott’acqua. Si tratta di un viaggio lentissimo e stancante e nel tardo pomeriggio facciamo tappa ad Holguin. Troviamo una stanza particular a casa di un medico lasciato dalla moglie e più tardi ceniamo splendidamente in un paladar. Mentre ci andiamo, ci troviamo nel bel mezzo di un corteo di centinaia di studenti che manifestano contro il “bloqueo” americano e a favore di Fidel Castro. Per il resto, Holguin è di certo una delle cittadine cubane più gradevoli e ben curate che abbiamo visto, non c’è nulla di turisticamente interessante da vedere, ma è piena di case particular e di turisti occidentali che ci vengono in genere da soli e tali non restano a lungo. 16° giorno.

Obiettivo Varadero : sono 730 km, ma dovremmo farcela. A Las Tunas prendiamo su l’ennesima autostoppista, che chiacchierando di come vanno le cose a Cuba si rivelerà in fondo la prima ed unica vera anti-castrista che abbiamo incontrato. Arriviamo a Varadero giusto in tempo per ammirare il tramonto sul mare contro le torri dei campi petroliferi. Poi alloggiamo al Villa La Mar, l’hotel più economico di tutta Varadero.

17° giorno.

Intera giornata balneare, fra la spiaggia di Punta Hicacos, i bagni di mare e il passeggio e lo shopping in questo posto che ha ben poco a che spartire col resto di Cuba. Francamente, non ci resterei per più di un paio di giorni, ma da passarci una giornata è proprio piacevole.

18° giorno.

Si ritorna a L’Avana e prima di riconsegnare l’auto facciamo un giro per il quartiere di Vedado, che in effetti è messo molto meglio del centro storico della città. Però il giorno che ci resta vorremmo farlo sempre ad Habana Vieja e così proviamo a cercare una casa particular. Ne visitiamo una mezza dozzina, una più da incubo dell’altra e a prezzi che pure superano i 20 $ e così alla fine optiamo per l’Hotel Caribbean, che hanno appena ristrutturato e scopriamo avere stanze nuove e gradevoli per 50 $.

Alle due del pomeriggio riconsegnamo l’auto e poi ce ne andiamo a cercare di rivalorizzare un po’ anche Habana Vieja : non molto, ma un po’ ci riusciamo.

19° giorno.

L’aereo l’abbiamo alle undici di stanotte e l’albergo ci lascia la stanza a disposizione fino alle sette di sera senza nessuna aggiunta di prezzo. Così ce ne andiamo ancora a zonzo in libertà, finendo anche con lo scoprire un po’ di quelle zone dove i turisti non ci capitano mai e tutto è dunque funzionale solo ai Cubani che ci vivono. 20° giorno.

L’Avana – Parigi – Bologna.



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