Viaggio di nozze nella isla grande

Sono passati quasi 2 anni da questo viaggio, ma le emozioni che affiorano ogni volta che ci penso sono talmente forti da spingermi a raccontarvi ugualmente tutto quanto. Già da queste prime righe capirete che non appartengo alla cerchia di persone che non hanno apprezzato l’isla grande, ma anzi sono una sua grandissima fan. Il nostro è un...
Scritto da: silviasantini
viaggio di nozze nella isla grande
Partenza il: 24/04/2006
Ritorno il: 14/05/2006
Viaggiatori: in coppia
Spesa: 2000 €
Sono passati quasi 2 anni da questo viaggio, ma le emozioni che affiorano ogni volta che ci penso sono talmente forti da spingermi a raccontarvi ugualmente tutto quanto. Già da queste prime righe capirete che non appartengo alla cerchia di persone che non hanno apprezzato l’isla grande, ma anzi sono una sua grandissima fan. Il nostro è un viaggio di nozze piuttosto atipico: abbiamo prenotato solo l’aereo, le prime notti all’Havana, e 5 notti in un resort, il resto sarà all’avventura. Partiamo il 24 Aprile, voliamo con l’Iberia facendo scalo a Madrid, e purtroppo non posso dir bene di questa compagnia (aereo vecchiotto e con i dispositivi per guardare i film non funzionanti, in questo modo mezza giornata in volo è lunga!). L’impatto con l’Havana è forte: siamo arrivati alle 22 e subito mentre con il taxi raggiungevamo l’Hotel Raquel – in centro – abbiamo assistito ad un arresto. Inoltre, le strade periferiche sono degradate, l’aria è irrespirabile per lo smog, insomma non è una bellissima accoglienza. Niente di che, è vero, ma ammetto che per un attimo mi è venuto il dubbio se avessimo scelto la giusta meta per quello che di solito nella vita è considerato “il viaggio”. Vengo però immediatamente smentita la mattina dopo: ci tuffiamo nelle vie del centro città e resto completamente affascinata dal luogo. In ogni angolo c’è qualcosa da scoprire, si sente una magia che è difficile da spiegare. Purtroppo, la strada è piena di scocciatori che tentano di spillarti dollari con ogni mezzo (spesso anche non troppo lecito), bisogna rispondere fermamente ed avere tanta pazienza perché non mollano. Camminiamo per le principali piazze della città, dalla piazza Vecchia, dove dei bambini fanno educazione fisica!, alla Plaza de Armas, incantevole, alla Plaza de la Catedral. Visitiamo il Capitolio e il Museo de la Revolution – entrambi interessanti – e ci perdiamo per le strade e i vicoletti. Camminando, veniamo attirati da un gruppo che sta suonando salsa: ci avviciniamo ed entriamo in quello che sembra un vecchio edificio abbandonato e invece scopriamo essere una “casa de cultura” dove gruppi più o meno famosi si ritrovano a provare. Assistiamo alle prove dei Buena Vista Social Club, una vera fortuna e un vero godimento per le nostre orecchie, bramose di un po’ di musica suonata bene. I 4 giorni all’Havana scorrono così, tra un giro ai mercatini e un mohito alla Bodeguita. Passiamo anche una giornata a Playa dell’Este, dove il mare già ci sembra bellissimo, ma solo perché ancora non abbiamo visto il resto! Partiamo alla volta di Santa Clara: che delizia di paese! Dormiamo in una casa particular, dove per 18 dollari a notte ci danno un graziosa camera con bagno e una colazione buonissima. Qui finalmente si respira l’aria della Cuba che ti aspetti: i ragazzi vestiti con le divise della scuola che si ritrovano in piazza al pomeriggio, gli anziani che ballano alla sera al suono della banda del paese, i bambini che si lasciano portare in giro su un carretto tirato da una capra come se fosse una giostra… Altro colpo di fortuna: nei giorni che passiamo lì c’è il festival della danza, con suoni e colori abbaglianti e ballerini bravissimi e musicisti eccezionali. Visitiamo il mausoleo del Che, dinnanzi al quale ci emozioniamo; il treno blindato, con cui i guerriglieri entrarono in Santa Clara ponendo fine alla dittatura di Batista, e il paese di Remedios. Da lì, ci tuffiamo nelle acque di Cayo las Brujas e Cayo Santa Maria, dove ancora non ci sono grandi masse di turisti e ci si può godere la natura. Durante questa gita, veniamo accompagnati da un taxista “ufficiale” (normalmente ci affidiamo ai cubani che ci portano sulle loro macchine anni ’50, spendendo molto meno e divertendoci molto di più) perché solo loro possono portare i turisti sui vari cayos: infatti, l’accesso a questi ultimi è vietato ai cubani che non vi lavorano. Quando arriviamo alla spiaggia di Cayo Santa Maria, e ci si accorge che siamo quasi soli, il nostro autista si tira su i pantaloni e si bagna nel mare: sembra un gesto qualunque ma quanto vale se si pensa che lì per lui era vietato? Quel mare è roba loro! E’ una cosa assurda.

La settimana successiva abbiamo prenotato un resort a Cayo Guillermo: la scelta è caduta sul Sol Melia, ed è stata azzeccatissima. La camera e le zone comuni sono molto curate e offrono ottimi servizi, il mare è da cartolina, basso per diversi metri dalla riva con sabbia dal bianco accecante, l’animazione è simpatica senza essere stressante e fanno degli spettacoli serali davvero carini. In pratica la settimana vola. Se scegliete questo resort, un giorno uscite e fatevi portare da un taxi a Playa Pilar, sulla punta dell’isolotto. Non si può credere ai propri occhi quando si vede che mare c’è!! Di colpo torniamo alla realtà: ci rituffiamo nella vita vera cubana attraversando per il largo l’isola, con destinazione Trinidad. Lungo il tragitto ci divertiamo a guardare i più disparati mezzi di trasporto che viaggiano nell’ “autopista”: carri, muli, biciclette… Facciamo una sosta per osservare il panorama, dopo che l’autista ha decantato la sua bellezza per tutto il viaggio: peccato che sia tutto “bruciato” dal caldo! Arriviamo a Trinidad, in una casa particular davvero graziosa, dove possiamo utilizzare una terrazzina vista tramonto da brividi. In mezzo alla casa cresce un albero di mango, il cui tronco “divide” le stanze e la cui chioma si apre sulla terrazza, offrendoci i suoi frutti dolci. Peccato che una sera, durante la cena, ne sia caduto uno quasi in testa a mio marito, che risate! La città è deliziosa, tutta a ciottoli e inaccessibile alle macchine nella parte vecchia, dove alla sera si ascolta la musica e si balla la salsa in mezzo ai cubani, sulla scalinata della “casa della musica”. Anche la parte moderna è piacevole: ci fermiamo a mangiare una pizza per strada, comprata direttamente dalla porta di una casa per pochi spiccioli… anche questa è Cuba e va vissuta così! Facciamo qualche escursione, visitando Playa Ancon – che non ci entusiasma affatto – e la città di Cienfuegos. Quest’ultima ci troviamo “costretti” a visitarla: non c’è un bancomat in tutta Trinidad e dintorni, però alla fine è stata un’esperienza positiva. Infatti, è una bella cittadina dove si respira proprio la vita del popolo e ci sono pochissimi turisti. Finiamo la vacanza con qualche giorno a Varadero: altra zona off-limits per i cubani, a parte un bel mare e qualche locale non c’è granchè. O meglio, se si è visto altro nell’isola, non sarà certo Varadero ad entusiasmare, è troppo turistica: è un susseguirsi di hotel e resort, dove persino il parco cittadino sembra finto da quanto è preciso e curato. Cuba c’è rimasta dentro, con i suoni, i colori, gli odori, i sorrisi dei bambini e le movenze delle donne, il caldo afoso, i tramonti su Trinidad, le passeggiate in riva al mare con la bassa marea e il sole che va giù dietro le palme, i vecchi europei che sfruttano le ragazzine, gli scocciatori per le strade all’Havana, le vecchiette vestite di bianco con i fiori in testa, i sigari fumati dopo cena, i passi accennati di salsa, le aragoste che costano come se fossero cotolette, la pizza mangiata per terra, la birra Cristal, i palandares dove non sai cosa mangi ma è tutto buonissimo, la gente insistente che ti offre un posto per dormire o mangiare e ti ospita come se tu fossi un re, le strade deserte senza nemmeno un albero o una città per chilometri e chilometri, e le lacrime sull’aereo del ritorno…



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