Navigando nel Mediterraneo orientale

Partendo da Ancona visitiamo Medjugorje, le Bocche di Cattaro, Spalato, le isole greche di Corfù e Cefalonia e la regale Trieste
Scritto da: Enrico 9
navigando nel mediterraneo orientale
Partenza il: 02/06/2013
Ritorno il: 09/06/2013
Viaggiatori: 2
Spesa: 1000 €
Decidiamo per un viaggio mordi e fuggi navigando nei Balcani, ogni giorno un porto, partendo da Ancona. La meta successiva è il santuario di Madjugorje, quindi vedremo due interessanti isole greche (Corfù e Cefalonia) per poi giungere a Cattaro e ammirarne il fiordo e da lì a Spalato col magnifico Palazzo di Diocleziano, quindi la bella e regale Trieste, una delle città più belle d’Italia.

ANCONA

Disposta ad anfiteatro sui colli che circondano il porto, meriterebbe un paio di giorni; passiamo una notte al City hotel, tre stelle di modesta qualità ma in ottima posizione centrale, presto ci rechiamo in piazza Verdi dove c’è una sfilata d’auto d’epoca e cani di razza, quindi in piazza Roma da dove col bus di piccole dimensioni (n°11) saliamo al Duomo di San Ciriaco, stile romanico con decorazioni bizantine: qui sorgeva l’acropoli di Ancona, è quindi in altura, che è sinonimo di bel panorama sul capoluogo e soprattutto sul golfo: è la prima visita da fare. Scendendo a piedi attraversiamo piazza Santa Maria (12° secolo) e piazza del Plebiscito o piazza del Papa Clemente XII (di cui ammiriamo la statua), una delle 4 piazze centrali della città, dalla strana forma molto allungata con rampe e scalinate: qui si trovano il municipio con torre e la chiesa di San Domenico: molto gradevole con bar e ristoranti. Passiamo l’arco di Traiano e la mole Vanvitelliana, costruzione di forma ottagonale posta su di un’isola artificiale vicino la terraferma. Ci ritroviamo in Corso Garibaldi, pedonale, vivace con tante possibilità di cenare o fare shopping, apprezzabili gli eleganti negozi di abbigliamento: a prima vista Ancona non sembra una città cara. Presso corso Garibaldi la famosa piazzetta delle 13 cannelle (fontana del Calamo) epoca medievale , 13 fontanelle di origine greca ornate con maschere di bronzo. A pranzo solo uno snack, quindi per cena in trattoria assaggiamo calamari alla marinara e stoccafisso all’anconetana: 26 euro totali con bibita ed un bicchiere di Verdicchio.

MEDJUGORJe

La mattina seguente ci imbarchiamo con destinazione Dubrovnik dove si sente ancora l’influenza veneziana, fortunatamente i turchi che succedettero ai veneziani ebbero rispetto per palazzi e costruzioni della Serenissima. Simbolo della città le famose mura lunghe 2 chilometri dalle quali si gode di bella vista, neanche il tempo di vedere alcune delle sue 15 torri e la bella piazza della Loggia vicino a palazzo Sponza, che il nostro bus prende la strada per Medjugorje: è la curiosità, siamo sinceri, più che la fede, che ci ha invogliato per questa destinazione. La strada costiera croata è molto panoramica, transitiamo per un caratteristico paesaggio mediterraneo, discreta ma bassa la vegetazione, isolette in quantità industriale, credo molte siano disabitate, poche le spiagge, molte le piccole scogliere. È zona soprattutto per chi vuole andare in barca, e ne vediamo tante dall’alto, ormeggiate, il bel tempo questa estate tarda ad arrivare anche qui.

In una grande insenatura ci fanno notare un’enorme coltivazione di cozze e ostriche, ci dicono che sono di ottima qualità, ma qui si vive soprattutto di turismo. Dalla Croazia si entra in Bosnia Erzegovina. per percorrere pochi chilometri di costa per poi rientrare in Croazia che finalmente abbandoniamo per addentrarci definitivamente in territorio bosniaco, brullo, a tratti selvaggio, poche abitazioni e discreta povertà, industrie quasi assenti. Ci dicono che vi è un aeroporto a Mostar dove atterrano molti aerei che portano turisti diretti alla vicina Medjugorje. E, finalmente, dopo 3 ore dalla partenza da Dubrovnik, causa anche lentezze burocratiche alle frontiere, giungiamo in questa cittadina famosa da alcuni anni per il suo santuario. Tutto nacque nel 1981, quando 5 ragazzi notarono l’apparizione di una bellissima signora che poi rividero: si presentò come la Regina della pace, divenne così la Madonna di Medjugorje. Tre di questi ragazzi, ora adulti, rivedono periodicamente la Madonna. Certo, occorre avere molta fede per credere e quella non s’inventa. Da allora, un modesto agglomerato di case divenne una meta ricercata, fu costruita una moderna chiesa, nacquero vari alberghi e la zona si riempì di negozi: forse questo è il vero miracolo. A mezzogiorno assistiamo alla Messa celebrata dietro la chiesa di San Giacomo alla presenza di molte centinaia di fedeli provenienti da tutto il mondo, molti sono gli italiani. Poi tutti a comprare i soliti ricordi (si può pagare in Euro) con l’immagine della vergine e dei fazzolettini con i quali, mettendosi in fila, si può sfregare le gambe di un grande Cristo, soprattutto in una posizione dove pare trasudi: lascio a chi legge ogni pensiero. Anche nel piazzale della chiesa di San Giacomo, a doppio campanile, vi è la statua della Madonna in marmo di Carrara opera di artista italiano e tanti fiori intorno.

La giornata è primaverile, ma quando ci avviamo verso la collina delle apparizioni (si può giungere in bus o auto dove il sentiero parte) si scatena un tremendo temporale, a qualcuno, forse inavvertitamente, sfugge la frase “mamma mia, ma viene un’acqua della Madonna”: tacciato! Dopo una preghiera recitata in bus, quando la pioggia diminuisce, c’incamminiamo per il sentiero con tanti grossi sassi incastonati nel terreno di colore rosso che rendono la camminata molto scivolosa, soprattutto la discesa: l’ambiente è comunque mistico, ci facciamo forse contagiare? Passiamo alcuni punti dove sono avvenute diverse apparizioni, alcuni si fermano a pregare. La salita dura circa 20 minuti, ognuno prova diverse sensazioni. Non ho notato segni particolari come luci o nuvole a forma di angelo, ma la sera, riguardando le foto, forse una goccia d’acqua entrata nella macchina fotografica creando umidità ha disegnato uno strano cuore sull’immagine della vergine: non mi esprimo. Ritorniamo a Dubrovnik, giusto in tempo per cenare ed andare presto a dormire, domani, via mare giungeremo a Corfù, la prima delle 2 isole greche che visiteremo.

CORFù

È la più settentrionale delle isole ioniche, ed è il nome che i veneziani diedero a Kerkira. Di Corfù per la prima volta parlò Omero quando nell’“Odissea” raccontò che Ulisse vi arrivò quasi morente dopo il naufragio della sua nave e su quella spiaggia fu trovato dalla bella Nausicaa. Grande centro di produzione di olio ha circa 60.000 abitanti, purtroppo molti suoi bei palazzi furono distrutti da bombardamenti durante la seconda guerra mondiale. L’Achillion invece è lì, in tutta la sua bellezza, dimora da favola fatta costruire dall’imperatrice Elisabetta d’Austria e circondata da stupendi giardini che degradano al mare. Abbiamo deciso di non visitare spiagge in particolare (ci dicono molto bella quella di Paleokatastritsa, la Capri di Corfù, dove Nausicaa trovò Ulisse), mentre per quanto riguarda il centro storico il nostro tour parte dal Forte nuovo (costruito dai veneziani), massiccio esternamente ma dal quale, pagando 3 euro, si gode del panorama più bello possibile sulla città. Mentre girovaghiamo per le caratteristiche e vivaci stradine affollate di negozi e gente, godiamo della vista di enormi bouganville ed odorosi alberi di Jacaranda, cromaticamente perfetto l’abbinamento delle due piante fuxia e viola. Il passeggio è forse la cosa più bella da fare a Corfù, non tralasciando nel frattempo di fotografare la cattedrale di Santo Spiridone prendendo una candela ed accenderla all’esterno, il comune, il palazzo Liston, la vecchia reggia a nord dell’Esplanade e la fortezza vecchia che dalla collinetta domina la piazza ed il mare, collegato a terra da un ponte: scattiamo numerose foto. Terminiamo sedendoci ad un tavolino nella grande piazza Esplanade (la spianata) ed assaggiamo un Meze greco (piccola selezione di antipasti) in 2. Avendo già visitato varie isole greche non siamo particolarmente attratti dallo shopping, appagando quasi esclusivamente la vista, anche se nelle vetrine e nelle strade fanno bella mostra liquori vari prodotti in loco, olio, saponi e spezie, oggettistica in legno d’ulivo ed altro ancora. La sera a cena assaggiamo souvlaki in pita (rotolo, tipo piada, farcito con carne e verdura e la mussaka (melanzane e carne trita).

CEFALONIA

Paese di Argostoli, ore 9 siamo in taxi diretti alla spiaggia di Makris Yiallo, ritorneranno a prelevarci dopo 3 ore per riportarci al porto. Il freddo e le piogge di questa primavera inoltrata ha allungato i tempi di preparazione delle spiagge, comunque ci godiamo un discreto sole, sabbia dorata, aria fresca ma acqua per noi ancora troppo fredda. Non occorre neppure l’ombrellone, passeggiamo e ci concediamo un discreto relax; la spiaggia, bella, è praticamente divisa in 3 parti, l’ultima delle quali è una striscia che termina con rocce. La spiaggia più famosa, Mirthos avrebbe richiesto maggior tempo di cui noi non disponevamo. Rientrando abbiamo meno di un’ora per visitare Argostoli, giusto il tempo per vedere la piazza di Vallianu con la statua dedicata all’armatore omonimo, la chiesa di Santo Spiridone, quindi imbocchiamo Lithostrotou, via pedonale dello shopping, 300/400 metri di negozi coi soliti souvenir ed abbigliamento, nei pressi della quale anche la piccola ma deliziosa cattedrale; sul lungomare molte barche attraccate ed alcune vecchie e caratteristiche barche di pescatori che vendono pesce fresco: in definitiva Argostoli non presenta monumenti di pregio ma risulta accettabile e pulita e come Corfù non a buon mercato nonostante la difficile situazione economica. Delle belle chiese veneziane e dei campanili non rimane nulla in quanto questa città fù distrutta dal terremoto nel 1953. Comunque Cefalonia ci porta anche un triste ricordo, l’eccidio della divisione Acqui da parte dei tedeschi dopo l’armistizio del 1943 (visitabile il monumento). Quel gruppo di soldati rimase baluardo a difesa dell’isola e dei suoi abitanti che in cambio davano loro il cibo. In toni romanzati questo evento viene ricordato nel film Mediterraneo di G.Salvatores.

KOTOR

Cominciamo il rientro ritornando verso nord: il Montenegro ha un territorio montagnoso e selvaggio ed è situato tra la Bosnia E. e l’Albania. Per raggiungere Kotor (Cattaro) dal mare occorre percorrere interamente uno stupendo fiordo, simile a quelli norvegesi, ed è circondata da un’imponente cinta muraria lunga circa 5 chilometri. Il cielo è strano, indeciso, ci chiediamo se spunterà il sole o pioverà, strano contrasto di grigi con le rocce alte e biancastre che incombono sul fiordo, sembra che là in fondo finisca il mondo. Raggiungiamo questa località verso le 12, da lontano si nota questa “muraglia cinese” in miniatura; appena sbarcati ed dopo aver fotografato la parte bassa delle mura esterne entriamo da Porta del mare in Piazza d’Armi dove tra negozi e bar svetta la torre dell’orologio costruita come buona parte della cittadina in pietra molto chiara, quindi a destra cerchiamo la cattedrale dedicata a San Trifone (1166), di cui conserva le spoglie, interno interessante ed originale con antiche colonne tra le navate: entrata 2 euro. Dalla parte opposta troviamo le chiese di San Nicola e di San Luca, molto graziose e facciamo i primi piccoli acquisti di souvenir, si paga anche in euro. Cerchiamo la graziosa chiesa di Santa Maria del fiume e a poca distanza, passando sotto un arco, parte un sentiero di sassi piuttosto ripido affiancato da 1200 scalini che porta alla fortezza di San Giovanni salendo sul monte Lovcen per circa un’ora, costo del biglietto 3 euro. La salita è piuttosto faticosa soprattutto se si considera che splende un bel sole, ombra poca. Noi camminiamo per circa 30 minuti, oltrepassiamo il bastione San Rocco e la lunetta San Giuseppe, fino a raggiungere, prima di scendere, la piccola e deliziosa chiesetta della Madonna della salute (1700). Salendo tra una bella vegetazione,rocce e tratti di antiche mura, stupendi scorci panoramici sulla città e sul mare fino ad intravvedere buona parte del fiordo: si fatica ma ne vale la pena. Continuiamo a passeggiare tra le piccole stradine della città vecchia, ci ricorda Assisi in piccolo, se si cammina per più di un’ora ci si ritrova a passare negli stessi luoghi. Attraccano varie navi da crociera, inutile dire che vivono di turismo ed i prezzi non sono tanto bassi. Abbiamo infine goduto di un bel tramonto che arrossava il cielo dietro le colline ed in seguito siamo stati accompagnati nella navigazione dalle luci dei vari paesi di questo lungo e bel fiordo. Le bocche di Cattaro meritano sicuramente di essere viste, anche in auto e Kotor è una piccola perla del mediterraneo dichiarata dall’Unesco patrimonio dell’umanità, con struttura urbanistica medievale con ricordi gotici e romani: siamo contenti della scelta.

Dopo una notte cullati dalle onde del mare arriviamo a Spalato (Split per i croati) cuore della Croazia centrale. Anche qui, come negli altri luoghi frequentati, basta la carta d’identità peraltro mai richiestaci. Posta su un promontorio si sviluppa intorno al suo centro storico. Oggi è davvero una giornata climaticamente perfetta e concentriamo la nostra visita proprio nel centro storico, dove l’imperatore Diocleziano fece costruire nel 300 d.C. un palazzo ove ritirarsi in vecchiaia (patrimonio Unesco). Bello il lungomare adiacente alla cinta muraria, con tante grosse palme e colorati oleandri, ci dirigiamo all’entrata est (porta d’argento) attraversando un lungo mercato di ogni genere di souvenir, noi compreremo tanti sacchettini ricamati con all’interno lavanda, da regalare, ogni pezzo euro 1,30 (9 kune) al cambio per 1 euro danno 7,5 corone; a fianco anche il mercato alimentare con belle verdure e frutta appena portate dai contadini. Entrati, dopo pochi metri ci troviamo nel “peristilio” molto ben conservato, a sinistra la cattedrale di San Doimo con bellissimo campanile su cui si può salire, a destra il tempio di Giove e girando intorno è un susseguirsi di colonnati. In fila per entrare nel vestibolo e salone delle udienze. Accediamo alle cantine, conservate perfettamente, visitando le quali si riscoprono usi e costumi dell’epoca. La piazzetta del peristilio è un luogo magico in cui il tempo sembra essersi fermato, se non fosse per i bar nelle vicinanze e per un paio di finti centurioni oltre che per gli innumerevoli turisti: meglio arrivare presto! La pavimentazione originale con grandi lastroni bianchi, così come chiare sono le costruzioni. Da vedere passeggiando anche Palazzo Papalic e vari palazzi di origine bizantino-veneziana. Bello da girare il palazzo romano di Diocleziano, ed anche se l’area è di moderate dimensioni sono davvero innumerevoli gli angoli da fotografare. In pochi minuti raggiungiamo la porta Aurea (la principale posta a nord) al di fuori della quale c’è la statua di Gregorio di Nin, enorme ed austera, a cui tutti toccano un piede ormai liso. Bella e caratteristica anche l’adiacente piazzetta con palazzi veneziani con orologio. Strano che alcuni negozi o gelaterie non accettino l’euro, davvero una mancanza imperdonabile non degna del luogo: perderanno tante vendite. Con 15 euro si mangia un buon piatto di pesce. A proposito di pesce, a pochi metri dal palazzo di Diocleziano vi è un grande mercato del pesce, molto interessante. Il centro storico di Spalato, cioè il palazzo di Diocleziano è davvero un gioiello, un museo a cielo aperto ed anche quì quanto c’è di “nostro”! Prima di ripartire vediamo oltre una barriera di scogli bianchi tantissime barche a vela, sicuramente partecipanti ad una regata. Domani si rientra in Italia, visiteremo la bella Trieste, città un po’ fuori dal circuito del turismo italiano, ma con tanti sloveni e austriaci che attraversano il confine per visitare questa città mittel europea di grande impatto dove è gradevole fare acquisti.

TRIESTE

Alle 9 siamo in cammino per salire sul colle di San Giusto, il centro della Trieste medievale, prima che faccia troppo caldo. In 20 minuti, per via della Cattedrale, dopo aver attraversato l’arco romano di Riccardo giungiamo alla basilica di San Giusto con enorme rosone (1300); dentro, il suono di un organo e mosaici, all’esterno reperti archeologici del museo. Nei pressi anche la piccola chiesa di San Michele e più avanti il parco della Rimembranza con un imponente monumento ai caduti di epoca fascista. Attraversiamo un piazzale con i resti di un colonnato che porta al castello. Da qui e da altre posizioni, si gode di un bel panorama sulla città e sul golfo: visita da non perdere. Scendiamo in Piazza dell’Unità d’Italia, sicuramente una delle più belle piazze d’Italia e forse la più grande che si affaccia sul mare. Bellissimi i palazzi come il municipio del 1800 con torre ed orologio e la prefettura, la colonna con la statua di Carlo VI d’Asburgo e la grande fontana dei 4 continenti (manca l’Australia sconosciuta): regale! Mentre ci avviciniamo alla vicina piazza della borsa ci regaliamo un gelato a 2 gusti, buonissimo al costo di euro 2,20 in una gelateria con tavoli esterni inconfondibile per la quantità di gusti a disposizione. Questa piazza, salotto della città, ha al centro la colonna eretta per l’imperatore Leopoldo d’Austria, intorno bellissimi palazzi liberty e tanti negozi per lo shopping oltre a bar e caffetterie. Alle 13 in piazza dell’Unità non rinunciamo allo spritz (prosecco e acqua con Aperol) dello storico caffè degli Specchi, e poiché intendiamo restare in città fino a sera ci rechiamo come consigliatoci da “Pepi”, antico buffet, con poca scelta ma ottima carne affumicata di origine centro europea, dove mangiamo carrè di maiale affumicato, crauti, patate schiacciate con pancetta e birra: totale 26 euro. Ora occorre continuare a camminare per smaltire. Non lontano, sul mare, facciamo una foto con la statua del bersagliere il cui corpo militare liberò Trieste: è d’obbligo! Ci avviamo al Canal Grande, vediamo la chiesa di Sant’Antonio e la statua di James Joyce, scrittore irlandese, che sembra lì a salutare i passanti. Adiacente a belle costruzione il tempio serbo-ortodosso di San Spiridone, neo bizantino con cupola e mosaici. Proseguendo incontriamo i resti di un teatro romano, scoperto quasi per caso negli anni 30. Ovviamente, per mancanza di tempo non ritorniamo al Castello di Miramare peraltro già visitato e che è un’altra meta obbligatoria. Ribadiamo che Trieste è davvero bella, regale, con un importante porto, ma con resti della civiltà romana. La nostra settimana termina col rientro ad Ancona; certo non abbiamo potuto apprezzare ogni angolo delle nostre mete, ma a volte merita anche un mordi e fuggi, per poter in poco tempo assaggiare delizie paesaggistiche tutto sommato non troppo lontano da casa.

Nella mente rimangono scolpiti bellissimi paesaggi e importanti monumenti storici, approfondiremo leggendo altri diari in Turisti per caso. Alla prossima, amici.

Foto del viaggio oltre che in questo sito, sul nostro blog http://poneloya25.weebly.com e video slide su http://youtu.be/z13vHpJDBsg

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Corfù

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Ancona

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Cattaro



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