Central Usa on the di rail road

un viaggio tra deserti, montagne e geyser... un percorso su strada e ferrovia
Scritto da: matteoberte
central usa on the di rail road
Partenza il: 30/09/2011
Ritorno il: 14/10/2011
Viaggiatori: 2
Spesa: 2000 €
Gli Stati Uniti hanno un fascino innato, inutile nascondercelo. Ognuno di noi, guardando un film di Leone, leggendo un fumetto, ascoltando un brano di Morricone ha almeno per qualche minuto sognato di entrare con la fantasia, come in un sogno in ciò guardava, leggeva o ascoltava. Quando i sogni diventano realtà… appaiono ancor più grandi di quanto non ci si aspettava: grandi come gli Stati Uniti! La “Central Area” degli Stati Uniti “mi mancava”; in altri viaggi mi son spostato tra Est e West, da Nord a South in questo continente: dallo stato di Washington a Washington, la capitale; dalle coste della California agli alligatori delle Everglades in Florida; dalla pioggia incessante dell’Oregon al deserto dell’Arizona, passando nel magnifico Utah. Le Rocky Mountains erano un obiettivo, un sogno che coltivavo da anni: da quando mio padre mi faceva fantasticare sul suo plastico ferroviario in 1:160 muovendo queste immense macchine sbuffanti, quando i colori arancio e nero della Rio Grande riempivano le mie fantasie di bambino per viaggi nelle terre d’America. Ecco a ottobre l’occasione: la possibilità per me e mio fratello di affrontare oltre 11 ore di volo, dalla comoda Verona a Denver, per trascorrere 14 giorni in questi territori. Un’attenta pianificazione, le dovute prenotazioni ed eccoci (nuovamente) sui territori dove cow boy e indiani si sono affrontati riempiendo le fantasie di generazioni: eccoci in Colorado, a Denver!

Pianificare un viaggio negli Stati Uniti è semplice e agevolato dai moderni strumenti che tutti abbiamo: internet, un computer, una carta di credito e un po’ di capacità organizzativa. Ecco dunque programmati 5.484km da percorrere nei 14 giorni, impegnativi inutile negarlo ma estremamente piacevoli e rilassanti: Denver nell’immediato offre qualcosa che potrebbe rassomigliare alle nostre Alpi, solo molto, ma molto più in grande: le Rocky Mountains, il Golden Gate Canyon e tanti piccoli paesi che riportano ai tempi della corsa all’oro. Ci spostiamo a Nord con un chiaro obiettivo: Yellowstone. In questo fantastico parco le sensazioni di meraviglia e stupore si mescolano con la paura, con la coscienza di camminare all’interno della caldera di un vulcano attivo, con i mille geyser lì a ricordarcelo. Ma Yellowstone per me e mio fratello è un obiettivo già bramato e mai raggiunto: in un precedente viaggio, con un incredibile anticipo di inverno un cartello “Closed for season” ci aveva fermato e moralmente atterriti a West Yellowstone. Questa volta cambiamo tattica: “attacchiamo” da South il parco, passando attraverso il maestoso Grand Teton National Park, dove le vette già innevate e le nuvole minacciose ci ricordano che qui è la natura che comanda. Entriamo a Yellowstone e subito ci dirigiamo all’Old Faithfull: qui con una precisione tipica delle alpi del vecchio continente ogni 40/42 minuti il geyser lancia i suoi vapori verso i turisti (pochi in questa stagione) che armati di treppiedi e fotocamera non aspettano altro. Ma l’Old Faithfull è solo uno dei mille affascinanti geyser che coi loro vapori riempiono di zolfo l’aria che qui si respira, tra i geyser basin e il canyon di Yellowstone con le sue cascate. Con Yellowstone ci siamo spostati molto a nord, alla stessa latitudine di quello che per chi ha rudimenti di speleologia come me rappresenta una tappa obbligata: la Jewel Cave e la Wind Cave, grotte differenti per struttura e morfologia ma entrambe con conformazioni uniche al mondo (per quanto sappiamo, come spesso si dice: “conosciamo più della superficie di Marte che del sottosuolo della Terra”). Le grotte che ci lasciamo alle spalle sono in South Dakota, dove la vera attrazione nazionale è il Mount Rushmore, ma dove vi sono anche le fantastiche prospettive delle Badlands: terre selvagge, cattive come dice il nome, dove gli indiani hanno messo più volte in difficoltà i pionieri ai tempi del Far West Proseguiamo verso South ed eccoci nuovamente ad percorrere il perimetro north di Denver, attraversare le Rocky mountains per cittadine dal nome epico: Frisco, Gunnison con il suo spettacolare Black Canyon, Silverton e ancora fino a Durango, verso il deserto dell’Arizona, del New Mexico e dello Utah. Diversi chilometri percorsi con un pensiero ricorrente: Durango, Silverton, questi nomi ci portano alla mente modelli in 1:160 e diverse ore di VHS che da bambini ci hanno accompagnato per diverse serate sui divani di casa, fantasticando e sognando. Eccoci a Durango, capolinea della Durango & Silverton Narrow Gauge Railroad. La ferrovia, la vera ferrovia dei pionieri del Far West, dalle Rocky Mountains alle piane desertiche: 52 miglia, circa 75km di binari che dal 5 agosto 1881, dopo solo 2 anni dalla fondazione della società, ha visto generazioni di ferrovieri, lavoratori ed ora turisti percorrere le sue gole, i suoi ponti avanti e indietro senza sosta, col sole e con la neve che quando arriva lo fa seriamente. La ferrovia deve la sua fondazione e costruzione alle miniere di argento ed oro presenti sulle San Juan Mountains a north di Silverton, ma con l’esaurirsi delle miniere e l’arrivo di mezzi da trasporto su ruota subito si capì che la vera vocazione non poteva essere che turistica.

Oggi il percorso turistico dura circa 3 ore e percorre 45 miglia del percorso originale con vista su montagne da 12.000 piedi, cascate e paesaggi spettacolari. Attratti dalla stazioni entriamo alla ricerca di qualche scatto fotografico che ripercorra quelli stampati nella nostra memoria. Oltre i binari con carrozze in attesa, una “roundhouse” fumante, sbuffante ci invita ad entrare e con stupore incontriamo il Durango & Silverton Narrow Gauge Railroad musem. Gli occhi ci si illuminano mentre ci trasformiamo in macchinisti del 1881 e sogniamo queste macchine sbuffanti al lavoro. La presenza non limitata ai soli mezzi su rotaia ma estesa ad autovetture, arredi e accessori rende il museo ancor più realistico e coinvolgente per il visitatore. Lo stupore e le espressioni dei nostri volti hanno sicuramente colpito Dennis Bartlett, un ferroviere in pensione che ci viene incontro con il classico e costante sorriso che sempre e ovunque abbiamo colto in questo viaggio. Poche parole “da dove venite?”, “davvero dall’Italia? che paese fantastico!”, qualche informazioni sulla vita di Dennis, sulle sue conoscenze ed esperienze vissute in Italia durante il servizio militare e “would you like to see the Roundhouse? Is not allowed but with me you can do” (volete vedere la “roundhouse”? sarebbe proibito ma con me potete). Entrare nella roundhouse di Durango è entrare in un sogno, viverlo come mai si sarebbe immaginato, vivere le atmosfere degli ultimi anni del 1800 dove due macchine in manutenzione, una con la caldaia smontata per pulizia ed una con solo i carrelli in posizione, sono il preludio alle ulteriori due macchine che tra poco giungeranno a Durango da Silverton, a conclusione dei loro viaggi turistici giornalieri, pronte per il meritato riposo sotto i tetti della roundhouse. La Durango & Silverton Narrow Gauge Railroad ha in equipaggiamento 3 tipologie di macchine a vapore: La serie 470 o K28, la serie 480 o K36 e la serie 490 o K37. Le macchine della serie 470 furono prodotte dalla Schenectady Locomotive Works, divisione della American Locomotive Company (Alco) nel 1923. Delle originarie 10 oggi solamente 3 rimangono in attività, le rimanenti 7 furono requisite dallo US Army nel 1942 per utilizzarle in Alaska durante la Seconda Guerra Mondiale sulla White Pass & Yukon Route. La 473 e la 478 sono tutt’ora in attività mentre la 476 è esposta nel museo. Prodotte dalla Baldwin Locomotive Works nel 1925 in 10 pezzi furono le macchine della serie 480. Derivate dalla struttura e tecnica delle macchine Mikado, le K36 furono utilizzate principalmente per servizio merci e devono la loro fama alla portata di 36.000 lbf (160.136 kN), da cui la sigla “36”. Attualmente la ferrovia ne ha in servizio 4: la 480, 481, 482 e 486 utilizzate per i treni turistici con convogli fino a 12 carrozze. Le serie 490 prodotte dalla Baldwin Locomotive Works nel 1902 come C-41 a rodiggio 2-8-0, originariamente non erano a scartamento ridotto ma solo nel 1928/1930, 10 delle originarie 30 furono ricostruite alle officine Rio Grande’s Burnham di Denver come 2-8-2 Narrow Gauge. Solamente la #497 fu destinata a Durango per l’impiego commerciale sulla ferrovia fino al 1991 dopo esser stata ricostruita nel 1984.

La Durango & Silverton Narrow Gauge Railroad ha oggi in servizio 7 macchine a vapore: 3 classe K-27 da 127ton e 4 classe K-36 da 143ton dotate di tender con carbone e acqua. Completano la dotazione di macchine della Durango & Silverton Narrow Gauge Railroad, alcune macchine introdotte nel 1960 ad alimentazione diesel: si tratta di Center Cab con differenti portate, dai 50ton ai 98ton, oggi in uso principalmente come mezzi di supporto nelle officine o carri soccorso. All’interno del museo due diorami ma soprattutto un plastico 1:87 dell’intero percorso della ferrovia, non possono lasciare indifferente il fermodellista così come due ragazzi cresciuti con una vena ferroviaria in casa. La Durango & Silverton Narrow Gauge Railroad è molto orientata verso il turismo delle famiglie e offre una serie di treni speciali tutto l’anno: Il Polar Express basato sull’omonimo film, il treno Thomas Train per bambini con eroi dei cartoon attuali tanto quanto il Charlie Brown train qualche giorno prima di Halloween. Per gli appassionati di treni storici, imperdibile è la Railfest che si svolge ogni anno la 3° settimana di Agosto con offerte di tutti i tipi: treni speciali, accessori, souvenir e sessioni dedicate per fotografi. Per gli stessi fotografi si organizzano sessioni dedicate all’esterno della roundhouse, con tutte e 7 le macchine accese e coi motori a regime, sia di giorno che all’imbrunire. Anche sulle 45 miglia del percorso i fotografi hanno la possibilità di seguire sessioni dedicate per cogliere scatti mozzafiato. Salutiamo Durango, la capitale del Wild Wild West nel 19° secolo, mentre ci avviamo verso i deserti del Far West, verso gli spazi immensi della Monument Valley con le sue terre rosse e i pueblo di Mesa Verde dove rafforziamo il pensiero di quanto fossero geniali i nativi d’America creando queste abitazioni. Stiamo risalendo verso Denver e già la nostalgia di questi posti si avvicina, il viaggio consuma gli ultimi giorni ma felici per quanto visto sin ora ci prepariamo per qualcosa che nemmeno immaginiamo: il Great Sand Dunes National Park. Una distesa di sabbia desertica dove non ci si aspetta possa essere: alle pendici della catena delle Rocky Mountains innevate! Risalendo sempre più sovente troviamo nei motel dove abbiamo alloggiato delle brochure della Royal Gorge Railroad di Canon City; decidiamo quindi di andare a vedere di cosa si tratta. Sulla strada verso Canon City attraversiamo Del Norte, Hooper e…Mosca, incrociando anche trasporti speciali di elicotteri Black Hawk. Tra le case di queste cittadine scorgiamo dei treni, intravediamo siano della Denver & Rio Grande: paiono dei treni turistici, con carrozze “dome” panoramiche che non escludono un futuro viaggio per scoprirne l’origine e la funzione. Arrivati a Canon City troviamo facilmente la stazione da cui parte la Royal Gorge Railroad. Raccolte le necessarie informazioni, acquistati i biglietti eccoci pronti sulla nostra carrozza per questo “viaggio” di circa 40 minuti. Un percorso piacevole con scorci panoramici non indifferenti offerti dalla vicinanza dell’Arkansas River e della vista del Royal Gorge Bridge: tra il 1929 e il 2003 con i suoi 291 metri dal fiume è stato il ponte più alto del mondo! Il giorno successivo ci avviamo verso Denver dove l’indomani concluderemo questi 14 giorni di Stati Uniti.

La Central Area degli Stati Uniti era un obiettivo, l’ultimo obiettivo per i miei viaggi in questo continente, ma dopo aver visto cosa ancora c’è da visitare, l’aggettivo di “ultimo” devo toglierlo!

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durango & silverstone railroad museum

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great sand dunes

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durango & silverstone railroad

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mammoth hot falls, yellowstone

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grand teton

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geyser valley, yellowstone



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