Viaggione in Cina

Tra l'antica capitale Xi'an e Shanghai, la metropoli sul mare, passando per la Città Proibita di Pechino (e non solo)
Scritto da: Betta12
viaggione in cina
Partenza il: 22/04/2017
Ritorno il: 03/05/2017
Viaggiatori: 2
Spesa: 2000 €
Avendo attinto preziose informazioni dai forum di questo sito, non potevamo esimerci dal dare anche noi il nostro contributo a chi si prepara a un viaggio nel “Regno di Mezzo”!

Il nostro viaggio è stato relativamente breve, ma assolutamente intenso, avendo fatto numerose tappe in soli undici giorni al netto dei voli intercontinentali. Da tempo desideravamo andare in Cina e abbiamo colto l’occasione dei ponti primaverili per partire, sapendo che questo è uno dei periodi migliori dell’anno per andare, posto che l’estate è sconsigliabile per le elevate temperature in pressoché tutta la Cina.

Innanzitutto, una breve premessa sull’organizzazione del viaggio.

Vi consiglio di prenotare in anticipo gli hotel (indispensabile per il visto) e gli spostamenti interni, posto che i cinesi sono tanti (sic!) e spesso i mezzi sono pieni. Per le prenotazioni alberghiere abbiamo utilizzato booking.com, mentre per i voli e il treno abbiamo usato la piattaforma cinese in lingua inglese ctrip.com. Dopo aver letto alcuni forum e fatto qualche esperimento, abbiamo capito che – per qualche fenomeno (forse geoblocking) – i siti delle compagnie aeree cinesi fanno lievitare i prezzi se la prenotazione viene effettuata da un IP straniero. Un consiglio per l’uso di Ctrip: registrate prima il vostro account personale, perché vi verrà più facile gestire la prenotazione. Come sicuramente sapete, è necessario richiedere un visto per qualsiasi soggiorno in Cina, anche se di breve durata. Per farlo non ci si può rivolgere all’ambasciata o ai consolati, posto che il Governo cinese ha delegato allo svolgimento delle pratiche un’agenzia terza. Dal sito www.visaforchina.com potete ottenere tutte le informazioni utili e quanto è richiesto presentare. Una sola avvertenza: quando fate le prenotazioni degli alberghi indicate anche i nomi di tutti gli ospiti delle stanze, perché per il visto è indispensabile che compaiano tutti i nomi nella prenotazione. Abitando a Roma, abbiamo presentato tutta la documentazione richiesta allo sportello e – nel giro di 4 giorni (we incluso) – i nostri visti erano pronti al costo di 120€ circa cadauno.

Finiti gli adempimenti burocratici, andiamo al racconto di questo bellissimo viaggio in terra cinese!

1° GIORNO: VOLO HAINAN DA ROMA A XI’AN

Dopo 10 ore di questo comodo volo diretto con l’ottima compagnia cinese Hainan, siamo arrivati nell’antica capitale cinese Xi’an. Abbiamo alloggiato presso l’hotel Grand Mercure del complesso di hotel Renmin square: nonostante le camere siano un po’ buie, l’albergo è in una posizione comoda, anche se non in pieno centro, e la colazione è buona. Essendo arrivati alle 4.30 am, abbiamo preso un taxi per andare in hotel… non avendone trovato nessuno agli arrivi e schivati gli immancabili abusivi, siamo andati alle partenze, dove con circa 110Y un tassista in poco meno di un’ora ci ha portato in albergo. Considerate che al momento dell’arrivo impiegherete una buona mezz’ora per superare i controlli sanitari, doganali e dei passaporti. Arrivati in hotel, non abbiamo resistito al letto e ci siamo “appisolati” per circa 6 ore: questo “pisolino” si è poi rivelato catastrofico per il recupero del jet lag. In generale, quando si va in Oriente, il consiglio è quello di resistere sino alla sera (ora locale), prima di prendere contatto con il letto! È dura, ma è indispensabile per affrontare in modo regolare le notti successive.

Alle 13.00 circa abbiamo iniziato il nostro giro di Xi’an. Imperdibili le visite alle vicine torri della campana e del tamburo, nonché al colorato e movimentato quartiere musulmano, dove una serie di venditori ambulanti vende qualsiasi tipo di street food cinese possiate immaginare! Per gli amanti della fotografia è un luogo spettacolare per immortalare volti e colori fantastici!

Dopo aver visitato la grande Moschea (un mix tra Islam e Cina, il cui risultato è molto interessante), ci siamo diretti con la metro (è facile acquistare i biglietti dalle automatic machine, perché consentono di farlo in inglese) al Tempio dell’Oca Gigante, dove – a dispetto dell’orario di chiusura segnalato sulla lonely planet (h19) – già alle 16.45 non consentivano più l’acquisto dei biglietti, per cui ci siamo dovuti tristemente accontentare di ammirare dall’esterno quest’enorme pagoda, alta almeno 40 metri!

Mentre ammiravamo la pagoda dall’esterno, è successo un buffo episodio: un cinese ci ha ripreso con il suo cellulare, guardandoci con stupore! Questi sono quei momenti in cui comprendi, da un lato, la follia del genere umano e, dall’altro lato, la relatività della diversità che solo i viaggi ti consentono di capire davvero! Un po’amareggiati dalla puntualità anticipata della tizia della biglietteria (poi scopriremo che rappresenta una pratica diffusa chiudere in anticipo), con un taxi ci siamo diretti alla porta sud delle bellissime mura che circondano la città vecchia. Sulle mura abbiamo noleggiato le bici e abbiamo fatto una rasserenante e suggestiva passeggiata per qualche km, che consiglio caldamente a tutti.

Scesi dalle mura, dove stava per iniziare una maratona notturna, ci siamo diretti ad uno dei ristoranti consigliati dalla guida in zona (“le tre sorelle”). Nonostante la LP decantasse la prelibatezza dei dumplings del posto, devo dire che poi ne abbiamo mangiati di qualità assolutamente superiore. Tentati dalla curiosità della scoperta gastronomica, una caratteristica ricorrente di tutte le nostre cene è ordinare troppi piatti!

2° GIORNO

Con un bus in partenza dalla stazione, in un’ora e con pochi spiccioli (15Y circa), ci siamo diretti alla scoperta del favoloso Esercito di terracotta. È davvero impressionante pensare che nel 200 a.c. l’imperatore Qin (lo stesso che iniziò la costruzione dei muri di confine al nord della Cina) abbia voluto accompagnare solennemente il proprio passaggio all’aldilà con uno stuolo di almeno 8000 soldati a grandezza più che naturale! Considerate per la visita circa 3 ore. Rientrati a Xi’an e recuperati i bagagli, ci siamo diretti verso l’aeroporto, dove – con il consueto e scientifico ritardo dei voli domestici cinesi – abbiamo preso un volo per Guilin. Arrivati a Guilin ed essendo le 22 passate, ci siamo catapultati alla prima agenzia turistica presente in aeroporto per organizzare il tour dell’indomani sul fiume Li, meta imprescindibile della visita (costo circa 400Y). Con 100Y e in circa 50 minuti, un incerto tassista abusivo – procurato dalla furba operatrice dell’agenzia – ci ha portato al Ron Inn hotel: un grazioso alberghetto centrale sulle sponde di uno dei laghi che attraversano Guilin.

3° GIORNO

Alle 7.30 saliamo sul bus dell’agenzia, giunto direttamente in hotel. Dopo aver raccolto tutti gli altri turisti nei vari alberghi, siamo stati condotti in circa un’ora al molo da cui partono i battelli turistici, ovvero quanto di più abominevole per il nostro stile di viaggio: orde di gruppi di turisti per lo più cinesi che – in ordinate truppe guidate da un omino munito di bandierina – vengono fatte accomodare su barconi, dove ci verrà servito un pasto in vaschetta di plastica. Per noi che non parliamo cinese, l’aggravante è data dal fatto che tutta la descrizione dei luoghi è effettuata in cinese, mentre la parte in inglese è evidentemente estremamente sintetica rispetto a quanto descritto in cinese! A ciò va aggiunto che la nostra guida ha cercato disperatamente di convincerci a prender parte alla visita di un villaggio cinese evidentemente finto, una volta approdati, sostenendo un costo extra. Al di là di questo, i luoghi meravigliosi attraversati dalla schiera di barconi per turisti ci hanno fatto dimenticare il contesto del barcone turistico. Il fiume Li è costeggiato su ambedue le rive da una serie di montagnuole verdi dalle pendenze dolci e dalle forme variabili, a cui i cinesi han dato i nomi più immaginifici. La crociera impiega circa 3 ore per arrivare a Yangshuo. All’approdo si viene assediati da orde di venditori ambulanti di paccottiglia varia che cercano di fare affari con le centinaia di turisti che sbarcano praticamente in contemporanea. Nel giro di 20 minuti tutti i gruppi si dileguano, perché fatti confluire verso le varie mete turistiche già definite, e la cittadina si rivela un delizioso borgo sulle sponde del fiume. Arrivati a Yangshuo, abbiamo anche appreso che da lì era anche possibile fare il giro del fiume sulle zattere di bambù, che forse sarebbe stato più suggestivo del nostro. A farcelo scoprire è stata una simpatica vecchina che, per promuovere i propri servizi, aveva fatto compilare su un taccuino delle recensioni nella propria lingua ai vari turisti a cui aveva già venduto un servizio: un’antesignana di Trip advisor! Dopo una gradevole passeggiata per il paesino, ormai attrezzatissimo turisticamente, ci siamo avventurati verso la stazione degli autobus. In quell’occasione e in altre successive abbiamo capito come le distanze in Cina siano sempre notevoli, nonostante le descrizioni delle cartine locali, per lo più non in scala. Pertanto, consiglio di andare in taxi alla stazione degli autobus! Fatti salire velocemente su un bus per Guilin, in un’ora e mezza circa siamo arrivati a destinazione. Dopo una breve sosta in hotel, siamo andati a scoprire le principali attrazioni del centro, come le pagode del sole e della luna e la zona pedonale, concludendo con un’ottima cena a base di noodles da Rice and Noodles. In serata abbiamo anche prenotato la gita per l’indomani alle risaie terrazzate di Long Ji: la prenotazione è stata il risultato di una surreale trattativa con una cinesina che non sapeva una parola di inglese, ma che – con un’app straordinaria – traduceva simultaneamente i messaggi vocali!

4° GIORNO

Alle 8.00 am arriva il consueto pick-up in hotel, ma stavolta siamo gli ultimi del giro, per cui si parte direttamente per la destinazione. Se il giorno precedente eravamo amareggiati dalle sintetiche traduzioni delle descrizioni dei luoghi, in questa gita non una singola parola in inglese verrà dedicata alla spiegazione! Infatti, la nostra accompagnatrice ha un inglese stentato, che sarà anche causa di un qui pro quo al momento del rientro a Guilin. Dopo circa 3 ore di bus (con cambio bus incluso) arriviamo alle famose risaie. Con circa mezz’ora di viaggio in cabinovia, giungiamo alla sommità più elevata, da dove è possibile ammirare questa meravigliosa opera di ingegneria rurale. Nel periodo in cui siamo andati noi (fine aprile) il paesaggio era tutto verde, mentre il momento più spettacolare è sicuramente quando le risaie sono completamente piene d’acqua e regalano immagini bellissime per gli amanti della fotografia. Ciò nonostante, vedere queste terrazze verdi è stata sicuramente un’esperienza che ha meritato un lungo tragitto in bus. Le risaie sono coltivate da una minoranza etnica che ha colto l’opportunità turistica, offrendo agli avventori souvenir di ogni genere, cibo e alle signore anche la possibilità di scattare qualche selfie con l’abito locale. Il nostro tour prevedeva anche la possibilità (da noi non colta per le ragioni di cui sopra) di conoscere le ragazze dai lunghi capelli della minoranza etnica.

Dopo altre tre ore di viaggio rientriamo a Guilin, dove – a dispetto di quanto concordato (almeno così credevamo) con la nostra guida – veniamo scaricati – alla fermata dei bus per l’aeroporto, anziché in hotel, il che ci avrebbe consentito di fare un giretto supplementare per la città. Arrivati alla fermata, non potevamo prendere un taxi per fare comunque un giretto, perché appesantiti dai bagagli, e pertanto con 20Y a testa e un’ora di viaggio arriviamo con estremo anticipo in aeroporto. Alle ore di anticipo si aggiunge la consueta oretta di ritardo standard del nostro volo per Pechino che, originariamente programmato per le 21.40, parte alle 23. Arriviamo a Pechino, quindi, alle 2 am e con 150Y e un’ora circa di viaggio un taxi ci porta al centralissimo The Emperor Quianmen hotel. L’albergo è ubicato in una zona di hutong “modernizzati” e piena di ristoranti e negozi turistici.

5° GIORNO

La prima imprescindibile tappa di una visita a Pechino è ovviamene la Città Proibita, che ora – chissà per quale ragione – i cinesi chiamano il museo del palazzo. Attraversata l’immensa Piazza Tiananmen costeggiata dai palazzi governativi e con al centro di mausoleo di Mao Zedong, giungiamo alla porta del Cielo immancabilmente decorata dallo storico ritratto di Mao. Forse perché era un giorno infrasettimanale, non abbiamo fatto molta fila per comprare i biglietti, ma per i più impazienti considerate che è possibile comprare i biglietti anticipatamente on line. Per la visita ci siamo anche muniti di audioguida con gps incorporato! La città proibita è la più estesa dimora reale che io abbia mai visitato. Il fatto che l’ultimo restauro importante sia relativamente recente (XIX sec.) e che sia stata sempre immune alle rivolte civili e agli attacchi stranieri ha fatto sì che gli odierni visitatori non debbano cedere troppo il passo alla fantasia per immaginare la vita di corte. Per la visita abbiamo impiegato circa 3 ore, considerato che abbiamo visitato anche alcune mostre interne, come la galleria dei tesori, la sala delle ceramiche e quella degli orologi. Dalla porta nord della città proibita, senza farci troppe domande, abbiamo preso una specie di bus turistico travestito da tram che ci ha portato al Tempio del Cielo. Qui, come per la Pagoda dell’oca gigante a Xi’an, stavamo rischiando di non poter accedere, ma con un po’ di insistenza ce l’abbiamo fatta! Il complesso del tempio del cielo si trova all’interno di un magnifico giardino dove i pechinesi usano trascorrere qualche ora di svago, dedicandosi ai balli di gruppo, ai corsi di canto, al tai-chi e alla danza. Spesso nel corso del nostro viaggio in Cina abbiamo assistito a momenti “comunitari” in cui, in un angolo di strada o di piazza, piccoli gruppetti fanno attività collettive. L’edificio principale del complesso è il tempio del buon raccolto: una struttura molto bella e particolare per la forma.

In serata abbiamo gustato la famosissima anatra alla pechinese in un ristorante segnalato dalla LP e meritevole del suggerimento (Li Qun). Cercate di arrivare affamati a tavola, perché considerano un’intera anatra per due persone più tutti i contorni con cui accompagnarla o con cui preparare da sé dei gustosi involtini. Tra l’altro, su richiesta, vengono anche serviti i resti dell’anatra passati in padella: molto saporiti, ma sfidanti per i palati più forti! L’anatra ci è piaciuta molto, ma essendo piuttosto grassa abbiamo preferito non replicare le sere seguenti.

6° GIORNO

Di buon mattino ci siamo recati al palazzo d’estate in metro. Consiglio di scaricare l’app della metro di Pechino, che consente di individuare più facilmente le fermate. La residenza imperiale estiva si sviluppa in più edifici intorno ad un bel lago. Da quello che ho capito ci sono due ingressi: quello a nord consente di evitare la faticosa gradinata del tempio buddista, a differenza di quello più vicino alla metro Xyiuan, da cui noi abbiamo fatto ingresso. Per la visita abbiamo impiegato più di due ore, includendo anche un giro su un battello, forse un po’inutile, ma carino. Dal palazzo d’estate in metro ci siamo recati al suggestivo tempio dei Lama, dove si viene avvolti dall’odore di incenso sparso dai fedeli e dai turisti curiosi. Da lì è partito il nostro giretto per gli Hutong: una forma di architettura urbana, che man mano è oggetto di ristrutturazione che, in qualche modo, cercano di rispettare l’originaria struttura. Per la cena ci siamo ancora una volta affidati alla LP e abbiamo scoperto un microristorante dove abbiamo gustato la cena più buona del viaggio, a base di involtini di verdure e di maiale, polpette di maiale, cracker cinesi e frittelle di melanzane. Tutto straordinario!

7° GIORNO

Non volendo unirci ai tour organizzati, ci siamo recati alla grande muraglia con i mezzi pubblici. Su suggerimento di un amico, abbiamo optato per visitare la Muraglia da Mitanyu anzichè dalla più battuta Badaling. Dalla stazione dei bus abbiamo preso il 916 per scendere ad una delle fermate della cittadina Huairou. La nota dolente della scelta è stato il traffico straordinario in autostrada dovuto all’esodo del weekend: abbiamo impiegato due ore e mezza a fronte della programmata ora. Giunti alla fermata del bus e non avendo trovato i minivan descritti dalla LP, abbiamo contrattato con un tassista di portarci al sito con 60Y e in mezz’ora siamo arrivati alla biglietteria. Da lì, con una navetta siamo stati trasportati al punto di partenza del sito. È possibile salire con una cabinovia, ma noi abbiamo optato per i gradini… molti gradini! E finalmente la Grande Muraglia! Un’opera allo stesso tempo inutilmente folle e incommensurabilmente stupefacente. Dopo aver percorso alcune centinaia di metri sufficienti per incamerare anche questa emozione, abbiamo deciso di scendere a valle nel modo più divertente: un lunghissimo scivolo di metallo di un km!

Rientrati a Pechino, ci siamo immediatamente diretti ad un’altra tappa fondamentale del turista occidentale: il Pearl Market! Borse firmate e orologi fake ma di ottima fattura, tecnologia e ovviamente perle e pietre dure sono l’oggetto delle contrattazioni tra venditori e turisti! Con una divertente trattativa siamo riusciti ad aggiudicarci due collier di perle, bracciali e orecchini ad un prezzo impensabile in Italia. Contrattate, contrattate, contrattate. I venditori sparano cifre altissime, ma vi consiglio di controproporre un decimo per poi lentamente risalire fino a definire un “last price”! Per chi fosse interessato agli accessori “fake” chiedete subito la qualità migliore e negoziate solo su quelli. Sfiniti dalla lunga giornata, abbiamo cenato in uno dei ristoranti turistici vicino l’hotel, che – nonostante i rudi modi della cameriera – ci ha offerto un ottimo pasto a base di noodles.

8° GIORNO

Con un certo anticipo rispetto all’orario di partenza, ci rechiamo alla stazione ferroviaria Sud di Pechino per prendere il treno veloce per Shanghai. Per mia colposa stanchezza, quando feci la prenotazione dei biglietti tramite Ctrip inserì una cifra in più nel numero di passaporto del mio fidanzato: questo errore non mi è stato perdonato dalle valchirie dell’affollato ticket office, che ci hanno costretto a comprare un altro biglietto, tra l’altro in prima classe, senza neanche rimborsarci quello già acquistato! A differenza degli aerei, i treni veloci cinesi sono puntualissimi. In poco meno di 5 ore, viaggiando a 300 km costanti, siamo arrivati da Pechino a Shanghai… in due carrozze separate!

Shanghai: quanta gente! La metropoli “sul mare” è la città più popolosa della Cina con i suoi 24 milioni di abitanti, ma forse il giorno in cui siamo arrivati noi (il 30 aprile, ovvero la vigilia della partecipatissima Festa dei lavoratori) ce n’era quanto meno un terzo in più! Smaltita una fila di 20 minuti per acquistare i biglietti della metro, in poco meno di mezz’ora giungiamo al nostro hotel a People’s square (Radisson blu New world). L’albergo è un grattacielo di 47 piani sormontato da una semisfera al cui interno c’é il rooftop bar! Nell’attesa della preparazione della nostra stanza, decidiamo di immergerci immediatamente nel caos di Nanjing road. Non avevo mai vista tanta gente quanta in quel pomeriggio a Shanghai: due file di un centinaio tra poliziotti e militari facevano confluire i pedoni sui due marciapiedi in modo da indirizzare i sensi di marcia! Nonostante la calca straordinaria, Shanghai si presenta come una metropoli ultramoderna dal carattere prettamente occidentale. Arrivati faticosamente alla promenade del Bund, davanti a noi si staglia lo skyline di Pudong, dove spiccano la Pearl TV tower, il grattacielo “apribottiglie” e l’ultimo arrivato lo… tower, alto appena… metri!

La passeggiata sulla sponda del fiume consente anche di vedere gli edifici storici costruiti nei primi anni del XX secolo e che rappresentano la traccia evidente del passato occidentale di Shanghai. Decidiamo di seminare la folla, andando a cena nel quartiere della Concessione francese ed effettivamente l’intuizione risulta vincente: poca gente, ma anche tanti ristoranti occidentali! Andiamo a caccia dell’unico ristorante cinese segnalato dalla LP, ma – a quanto pare – si è trasformato in un moderno ristorante occidentale i cui principali piatti

9° GIORNO

Di buon mattino ci siamo recati al museo nazionale cinese: una bella struttura a più piani, che consente in poco meno di due ore di fare un viaggio nella storia e nell’arte cinese. Subito dopo, ci siamo recati al fake market, dove abbiamo proseguito gli acquisti lasciati in sospeso da Pechino, anche se – a dire il vero – abbiamo avuto l’impressione che i prezzi e la qualità fossero migliori nella Capitale. In serata, ci siamo diretti a Pudong per godere della vista mozzafiato del Bund dal grattacielo a forma di “apribottiglia”: il biglietto è un po’ caro, ma la vista è davvero incantevole!

10° GIORNO

Ultimo giorno! Avendo il volo programmato per la serata, decidiamo di visitare il suggestivo villaggio di Zhujiajiao, dove giungiamo con un comodissimo bus di linea. Il paese, attraversato dai rivoli di un fiume e caratterizzato da deliziosi ponticelli, è davvero carino e ha meritato sicuramente la visita. E così, con le immagini di una Cina che cerca di non travolgere totalmente la propria antica dimensione, lasciamo questo bellissimo Paese, con la promessa di ritornare per vedere quanto ancora (e tanto) ci resta!



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