Grand Tour della Cina

Grand Tour della Cina: un viaggio di nozze un po’ speciale… Da tanti anni avevamo deciso che la Cina sarebbe stato il viaggio della ns. Luna di miele! Il nostro è stato un lungo e impegnativo tour di circa 10.000 km., che in 18 giorni ha attraversato questo immenso paese (9.600.000 kmq e 1miliardo e 300milioni di abitanti!) e, attraverso...
Scritto da: BEATRICE1973
grand tour della cina
Partenza il: 22/09/2002
Ritorno il: 09/10/2002
Viaggiatori: in gruppo
Grand Tour della Cina: un viaggio di nozze un po’ speciale… Da tanti anni avevamo deciso che la Cina sarebbe stato il viaggio della ns. Luna di miele! Il nostro è stato un lungo e impegnativo tour di circa 10.000 km., che in 18 giorni ha attraversato questo immenso paese (9.600.000 kmq e 1miliardo e 300milioni di abitanti!) e, attraverso un itinerario classico, ha percorso tutte le tappe della grande tradizione cinese. Abbiamo scelto di arrivare in un periodo particolare per la Cina: il 1° ottobre si celebra la proclamazione della Repubblica e il paese è in festa per un’intera settimana: il clima è ovunque festoso e coinvolgente, con luci, fiori e gente ovunque. Un vero spettacolo! Questo resoconto spera di essere interessante per chi sta per partire o è solo incuriosito da quello che un tempo era l’Impero del Figlio del Cielo. Affrontare un viaggio in Cina significa sgombrare la mente di pregiudizi e stereotipi. La Cina di oggi ha metropoli enormi e modernissime, con trasporti veloci e puntualissimi; i risciò sono quasi scomparsi e le biciclette affiancate da un numero sempre crescente di auto europee e moto. La moda europea è sbarcata a far dimenticare le divise e i Mc Donalds sono ovunque (60 nella sola Pechino). Non esiste criminalità e si può tranquillamente girare la sera senza pericolo di scippi o altro in tutte le città, anche le più enormi. L’antico non ha troppo valore e non esiste ristrutturazione, ma solo ricostruzione, nel senso che le vecchie case vengono buttate giù senza complimenti e al loro posto sorgono nuovi grattacieli. Insomma, se volete vedere ancora qualche casa di inizio secolo…Sbrigatevi a partire! Che senso ha allora partire per un paese che solo di recente sta riscoprendo il passato che ha cercato di cancellare e distruggere? Difficile rispondere… noi abbiamo cercato la magia del passato e anche se con difficoltà, l’abbiamo trovata! Ma prima di partire, vi consigliamo alcune letture, che vi aiuteranno a comprendere meglio la realtà cinese di ieri e di oggi: “Cigni selvatici” di Chang Jung, “Il mondo di Susy Wong” di Richard Mason, “Foglie cadute” di Adeline Yen Mah, “Sorgo rosso” di Mo Yan, “Madame Wu” di Ling Yu Tang, “Shanghai Baby” di Zhow Weihui, “La porta proibita” e “Un indovino mi disse” di Tiziano Terzani. Vi invitiamo anche a consultare alcuni interessanti siti, come: http://www.Tuttocina.It/Cina-tour/start.Htm, http://www.Discoverhongkong.Com In appendice troverete inoltre 15 consigli pratici per affrontare bene un viaggio in Cina! Ma passiamo senza indugi alla cronaca del nostro viaggio! Buona lettura!!! 1°/2° giorno: Hong Kong Finalmente! Dopo tutti i preparativi degli scorsi mesi e una certa ansia accumulata in vista delle nozze, finalmente siamo sull’aereo che ci porterà in Cina! E’ una tranquilla domenica di settembre, primo giorno d’autunno. Siamo partiti poche ore dopo la celebrazione del nostro matrimonio e finalmente possiamo rilassarci a bordo di un aereo della Cathai Pacific, col quale, dopo circa 13 ore, giungiamo nella modernissima Hong Kong! Il servizio a bordo è ottimo e le hostess sono gentili: servono bollenti salviette di cotone per pulirsi le mani, cosa che ci capiterà spesso anche nei ristoranti.

Per il pasto e la colazione abbiamo la possibilità di scegliere tra due possibilità e il cibo è buono. Unico neo: un solo film in italiano (e al ritorno nemmeno uno!), perciò portatevi un buon libro! Poi finalmente arriviamo nel moderno aeroporto di Chek Lap Kok, sull’isola di Lantau. Quando siete nella zona del controllo dei passaporti guardatevi in giro e prendete gli opuscoli con la cartina della città e altre utili brochure! La città occupa 1.100 kmq e include 260 isole, anche se i distretti principali sono solo tre: la penisola di Kowloon, l’isola di Hong Kong vera e propria e i Nuovi Territori; è umida e inquinata, con un cielo spesso grigiastro, ma ugualmente mi tornano alla mente atmosfere esotiche e un po’ retro’, ripensando a film come “La contessa di Hong Kong” e “Il mondo di Suzie Wong”. Il contrasto con la metropoli di oggi è stridente: una skyline da fare invidia a Manhattan, modernissimi grattacielo, traffico caotico e smog! Ma ecco inaspettatamente animatissimi mercatini cinesi che vendono uccelli, locuste e tartarughe ad uso medicinale ci ricordano che siamo in Oriente, nel piccolo arcipelago concesso in affitto agli Inglesi nel secolo scorso, e che da allora ha goduto di una invidiabile libertà politica, culturale ed economica, diventando un gigante finanziario ed un modello di autogoverno.

Dall’estate del ’97 Hong Kong è stata definitivamente resa alla Cina, che ha comunque deciso di mantenere per cinquant’anni inalterato lo status economico dell’ex colonia; i lavori di ammodernamento, con cantieri funzionanti giorno e notte, la vita frenetica e spensierata, i centri commerciali, le mille luci della vita notturna non si sono per nulla arrestati: Hong Kong resta sempre la metropoli più affascinante, vivace ed elegante dell’Estremo Oriente.

E’ mattina, le 7 circa e siamo stanchi, ma resistiamo alla tentazione di fare un pisolino per uscire ad ammirare le bellezze della città. Il tour prevede una giornata libera ed io e il mio neo-marito scappiamo in libertà. Il nostro Hotel si trova a Kowloon, proprio di fronte all’isola di Hong Kong e dalla vetrata della nostra camera al 20° piano godiamo di una meravigliosa vista sulla baia. In questa città ci si muove in taxi (la guida è a sinistra, n.D.R.) e traghetto, mezzi veloci ed economici. Saliamo sul traghetto della Star Ferry indica chiaramente la destinazione “Central District”, la zona degli affari della metropoli: il tragitto dura solo 7 minuti e si paga quando si scende a terra. Da qui, con una passeggiata di 40 minuti, arriviamo al Tempio di Mn Mo, che sorge sulla celebre degli antiquari: Hollywood Road. Poi, con un autobus attraversiamo parte della città e arriviamo nel Parco di Hong Kong, verde e curatissimo, il luogo è scelto dagli sposi per le foto di rito. E questa settimana di festa nazionale, con tutti i giorni considerati propizi dai superstiziosi cinesi, sarà ovunque segnata dai matrimoni! In Cina ci si sposa (ovviamente con rito civile e senza anelli) da 10 anni con abiti occidentali e velo bianco. La festa di matrimonio può avvenire anche dopo molto tempo dalla celebrazione delle nozze, quando gli sposi possono permettersi il costoso banchetto e gli abiti (la sposa ne cambia anche 5 durante la festa!)! All’interno del Parco c’è il delizioso e gratuito Museo del tè, il Flagstaff House Museum of Tea Ware, che illustra la storia di questa celebre bevanda e una splendida raccolta di teiere. Ci dirigiamo quindi con un taxi ad un bel parco dei divertimenti collocato tra due montagne: l’Ocean Park, (visitate il sito http://www.Oceanpark.Com.Hk/eng/main/index.Html) dove si possono ammirare due panda giganti, fenicotteri, pesci rari, squali, mante, tucani. Vi consigliamo di pranzare all’inizio, in un piccolo Mc Donalds, per poi proseguire con calma la visita. Serviranno 3 ore circa per vedere buona parte del parco e divertirsi su qualche attrazione, come le belle Montagne Russe, piccole, ma con ben 3 giri della morte di seguito! La sera risolviamo il problema cena, visto che Hong Kong è una delle città più care dell’Asia, cenando in un piccolo ristorantino frequentato solo da locali: il Cafè de Star in Chatam Road South, una parallela della più celebre via dello shopping, Nathan Road. Tutto è scritto in cinese e ordiniamo grazie alle fotografie che sul menù identificano i piatti. Di solito in questi locali sono serviti piatti unici con riso, spezzatino di carne e verdure cotte. Il tè è sempre gratis e servito senza zucchero: ricordatevi di portarvi delle bustine nel bagaglio a mano! Il mattino successivo cominciano le visite di gruppo: la baia di Aberdeen, dove saliamo su un barcone e andiamo a vedere le poche case/imbarcazioni rimaste del villaggio dei pescatori, fino a pochi anni fa grande e variopinto. Per arrivarci si passa in barca davanti ad uno dei più celebri ristoranti della città: il Jumbo, una enorme e coloratissima nave-ristorante (vedi il sito http://www.Jumbo.Com.Hk/). Raggiungiamo quindi la baia di Repulse Bay, con la sabbia fine e il tempio colorato. La spiaggia è quasi deserta, perché i Cinesi non si abbronzano: qua va di moda la pelle eburnea e nei giorni di sole le persone si riparano dai raggi con delicati ombrellini! La pelle lattea è insomma un must e io mi sento decisamente a mio agio, visto l’incarnato pallido che sfoggio! Dopo una sosta in una fabbrica di perle di mare, raggiungiamo poi il celebre Victoria Peak (396 mt.), da cui si gode la vista di una delle più belle baie del mondo. Saliteci con l’ottocentesco tram e lo spettacolo sarà ancora più divertente! In cima troverete un self service e un piccolo centro commerciale! Nel pomeriggio, nuovamente con del tempo a disposizione, scegliamo di muoverci in metrò: è comodo e velocissimo e soprattutto bilingue! Tutti i caratteri sono in cinese e inglese e una voce bilingue annuncia ai passeggeri le fermate: i biglietti si fanno nelle macchinette che si trovano appena scesi: sono semplici da usare e danno il resto; per una corsa si spende dai 7 ai 10 dollari di Hong Kong. Decidiamo di visitare il caratteristico mercatino dei fiori (Flower Market) con i bei negozi di fiori disposti lungo un’intera via e le chiassose bancarelle del mercato degli uccelli (Yuen Po Street Bird Garden): prendete il metrò a Nathan Road e scendete alla fermata di metrò Prince Edward.

Andiamo poi al coloratissimo tempio di Sik Sik Yuen Tai Sin (fermata di metrò Wong Tai Sim), che riunisce ben tre religioni: taoismo, confucianesimo e buddhismo. Luogo senza turisti, che al tempio preferiscono lo shopping, possiamo ammirare i fedeli che, devoti portano in omaggio alle divinità incenso e frutti. Un’esperienza infine che vi consigliamo di fare è concedervi un bel tè alle 17 in una delle tante golose pasticcerie che incontrerete o, se non badate a spese, all’Hotel Peninsula, il più lussuoso della città! 3°/4° giorno: Guilin Voliamo nel pomeriggio verso Guilin, “la città delle schegge di giada”, città che deve la sua fama alle bellezze naturali, che colpirono pittori e poeti cinesi di ogni tempo. E’ celebre per le colline che, a causa della secolare erosione dei venti, hanno assunto le forme più irreali e fantastiche, creando uno spettacolo naturale unico al mondo: qui è racchiuso il segreto della pittura cinese, che ha preso spunto da questi scenari di fiaba per realizzare opere di suggestione impareggiabile. Il delicato profumo degli alberi di cassia (fioriscono proprio in autunno), che vi crescono numerosi, ci dà il benvenuto e la città, piccola (nemmeno 700.000 abitanti) e verde, con le due Pagode, quella del Sole è dorata e quella della Luna argentata e i suoi due laghetti romantici, ci piace subito. In città visitiamo la piccola Caverna della Perla Restituita, che si trova ai piedi della Collina di Fubo, una collinetta sulla quale si sale per ammirare il paesaggio (i ripidi scalini sono 321!).

Per la prima volta vediamo un’immagine cinese del Buddha che mostra il viso deturpato dal fanatismo delle Guardie Rosse durante la Rivoluzione Culturale degli anni ’60.

Dopo la sosta in una fabbrica di perle di fiume, proseguiamo per la Grotta delle Canne da Flauto, 300 mt. Di grotte molto interessanti, anche se eccessivamente illuminate e modificate dall’intervento umano.

Ma lo spettacolo più affascinante di questa zona è la gita in barca lungo il fiume Lijiang, per ammirare la lucentezza del fiume, con le sue grotte, le piante di bambù, i cormorani e le mandrie di bufali ad abbeverarsi. Insomma sembra proprio di entrare in un classico dipinto a china! Sulla barca, che placida scorre sul fiume, potrete assaggiare le castagne d’acqua e sorseggiare il liquore al serpente, nel senso che l’animalino è conservato morto e sotto spirito all’interno della bottiglia! Se vi piace acquistatela subito, perché non la troverete in nessun’ altra località! L’imbarco è a Zhujiang, a circa un’ora di pullman dalla città e lo sbarco, dopo 4 ore di crociera circa, è a Yangshuo, tipico villaggio agricolo: un dedalo di vicoletti e stradine dove si affacciano antiche case in legno e simpatici locali e negozietti. Ad accogliervi troverete anche un pescatore con i suoi 2 cormorani, che per pochi Yuen si farà fotografare! Sappiate che Guilin è celebre anche per i massaggi ai piedi: provatene uno in hotel o in un localino lungo la strada! 5°/6° giorno: Kunming Nuova partenza in aereo alla scoperta di Kunming, “la città dell’eterna primavera” , capoluogo dello Yunnan, la regione delle minoranze etniche cinesi: Yi, Bai, Lisu, Nasi, Dai. In realtà questa sarà la città più fredda che visitiamo, anche perché sorge su un altopiano a 2.000 mt. Di altitudine, attorno all’immenso, splendido lago Dian. Splendidi scenari naturali si offrono al viaggiatore dalle colline dell’Ovest, che cadono a strapiombo sul lago e sulle quali sorgono monasteri, grotte scolpite e antichi padiglioni. La storia di questa città risale al 1° secolo a.C., ma molti suoi templi attualmente visibili risalgono all’epoca di Marco Polo, che li poté ammirare. La città gode normalmente di un clima mite, grazie ai monti settentrionali che la riparano dai venti freddi e quindi ha una bellissima vegetazione in mezzo alla quale si possono scorgere vecchie casette di legno o di terra. Della città visitiamo solo il Tempio d’Oro, immerso in un bel parco verde.

Se avete tempo, cosa che noi non abbiamo avuto, vicino alla città, in mezzo ad un natura rigogliosa, è nascosto il Tempio di Bambù, con 500 statue di terracotta, abbastanza recenti (fine XIX° sec.), autentici esemplari di arte realista, quasi istantanee di svariati tipi e condizioni umane.

La sera la guida locale ci ha proposto uno spettacolo di danza delle minoranze etniche: in realtà di tipico e popolare non c’era molto, ma era ben ballato e piuttosto economico! L’attrazione principale della regione, e vero motivo per cui siamo venuti fin qua, è però Shilin, la magica Foresta di Pietre (a 120 Km. Dalla città), uno miracoli sorprendente della Natura: un immenso labirinto di picchi, speroni, antri di roccia azzurra che si specchiano su piccoli laghetti creando scenari di suggestione infinita. Circa 200 milioni di anni fa al suo posto vi era un grande mare che scomparve lentamente a causa dei movimenti della crosta terrestre lasciando depositi calcarei a forma di picchi isolati che sono collegati fra loro da un labirinto di sentieri. Oggi ai piedi di questa “strana” foresta vi è un lago in cui si specchiano i picchi e le rocce. Un’escursione facile a piedi di 90 minuti assolutamente da non perdere!

7°/8° giorno Xi’an Capoluogo della provincia dello Shaanxi, una delle più antiche regioni abitate della Cina, Xi’an, che significa “pace protetta” è la città della storia: capitale dell’Impero per più di mille anni di 11 dinastie (fino al X sec), fu il centro propulsore dell’arte e della cultura cinesi durante il periodo d’oro delle dinastie Song e Tang (tra VII° e X° sec.), quando arrivò ad avere un milione di abitanti, costituendo probabilmente il centro più popoloso del mondo. Punto d’incrocio per gli scambi culturali con paesi stranieri, da qui partiva la famosa Via della seta (6.400 Km.), che si dirigeva verso est raggiungendo la costa orientale del Mediterraneo, passando attraverso l’Asia Centrale e Occidentale. Oggi la città ospita oltre 3 milioni di abitanti, è bruttina e caotica, ma è una delle più considerevoli città dal punto di vista industriale e culturale. ! Fra le molte vestigia della gloria passata, merita una nota la splendida cinta muraria, costruita sotto i Ming nel 1378. Ci si può salire e passeggiare! Interessante il Museo Storico, che raccoglie una collezione impareggiabile di oggetti d’arte risalenti alle dinastie Han, Tang e Song. All’inizio della dinastia Tang (600-900 d.C.), appartengono la più famosa stele funeraria di una vastissima collezione esistente a Xi’an, chiamata Beilin, “Foresta di stele”: iniziata nel 1090, ora contiene più di 2.300 tavole di pietra , tra cui la cosiddetta Tavola Nestoriana bilingue (siriano e cinese) scoperta nel 1627, che racconta importanti avvenimenti storici.

Da non perdere la visita alla Grande Moschea, che sorge su un’area di 12.000 metri quadrati e ha una sala delle preghiere di 1.300mq. La costruzione avvenne nel 742 sotto la dinastia Tang ed è l’unica moschea in tutto l’Oriente che non abbia stile arabo. Da vedere anche la “Pagoda della Grande Anatra Selvatica, costruita nel 652 su richiesta del monaco Xuan Zang, per conservare i libri sacri del uddismo portati dall’India dopo un viaggio durato 17 anni; qui il monaco soggiornò dedicandosi alla traduzione dei sutra dal sanscrito in cinese. La pagoda ha 7 piani ed è alta 64 mt: nell’interno vi è una lunga scala (245 scalini) in legno che porta ai diversi piani. Se vi resta del tempo, andate ad ammirare la Pagoda della Piccola Anatra Selvatica: unico segno rimasto del Tempio Jianfu, costruita nel 707-709. L’attuale pagoda ha 13 piani ed è alta 43.3 m. Resta solo il tempo per visitare una fabbrica di giada e gustare un pranzo tutto a base di ravioli, la specialità del posto! Poi a nanna, perché l’indomani ci aspetta una delle visite più importanti del viaggio, nonché uno degli scopi per cui sono venuta in Cina:l’ Esercito di terracotta! Il celebre Esercito fu scoperto nel 1974, mentre dei contadini stavano scavando un pozzo. I successivi scavi scoprirono gli 8.000 tra guerrieri e cavalli che costituivano il corpo di guardia di terracotta dell’imperatore Qin Shihuangdi (III sec. A.C.). Solamente una parte di questa “ottava meraviglia del mondo” è stata portata alla luce e definitivamente restaurata e si può così ammirare la molteplicità delle espressioni visive, il realismo, la cura posta nel riprodurre gli indumenti dei singoli soldati. Nell’organizzazione militare quest’armata di terracotta corrisponde a quella dell’esercito dell’epoca dei Qin e degli Han: davanti la fanteria con qualche carro da guerra, seguita dalla cavalleria, a cui spettavano le operazioni d’attacco a sorpresa, d’attacco laterale e d’accerchiamento. Reperti di valore eccezionale tra quelli fino ad oggi rinvenuti relativi al periodo Han, questi cavalli e guerrieri rappresentano il più valido apporto allo studio di questa cultura. Essi forniscono elementi sulla formazione di un’armata schierata, le divise militari e le bardature dei cavalli. Fortunatamente possiamo scattare foto e filmare questa bellezza! Il sito, diviso in tre enormi padiglioni coperti e un museo, è fotografabile. I soldati sono a diversi metri dai visitatori, ma lo spettacolo è comunque emozionante! Cercate di visitare anche il sito, solo di recente aperto con il Piccolo Esercito di terracotta: il nostro gruppo era stanco e ha preferito evitare l’escursione (il sito è fuori città, isolato nella campagna a metà strada tra la città e l’aeroporto! Che rabbia!!! La mia invidia sin d’ora a chi avrà invece la fortuna (e l’intelligenza) di volere andare a vederlo!!! Ci accomiatiamo da Xi’an con una deliziosa cena con spettacolo di danze Tang.

9/10/11°giorno PECHINO (Beijing) Con i suoi 11 milioni di abitanti, la capitale è la seconda città della Cina. Poche città al mondo possono vantare una storia tanto ricca e affascinante quanto Pechino. Disegnata a tavolino 600 anni fa secondo i dettami della geomanzia cinese, la città fu abbellita oltre ogni immaginazione di palazzi, templi, monasteri, giardini dal fascino fiabesco. La capitale, enorme e caotica, ma decisamente bella e verde, ha il suo cuore pulsante nella Piazza Tian’anmen, la “Piazza della Porta della Pace Celeste”, che con i suoi 40 ettari di estensione è la piazza più grande del mondo (800 mt di lunghezza e 500 mt di larghezza).

La Piazza, che fino al 1911, cioè fino alla caduta dell’Impero, non esisteva, è il luogo delle più grandi manifestazioni collettive della recente storia della Cina: qui il 1° ottobre 1949 il Presidente Mao Zedong proclamò la fondazione della Repubblica Popolare Cinese; per l’Occidente è soprattutto il luogo in cui nella primavera 1989 avvenne la violentissima repressione delle manifestazioni studentesche. Per noi tutti stato un momento di grande emozione passeggiare proprio qui…

Da vedere sull’immensa piazza: la Porta Tian’anmen di mattoni, dalla quale si eccede al grande complesso del Palazzo Imperiale, il Monumento agli Eroi del Popolo, costruito a ricordo degli eroi morti per la patria, si eleva a forma di obelisco, nel centro della Piazza Tian’anmen; il Palazzo dell’Assemblea Nazionale del Popolo; il Palazzo dei Musei, che raccoglie il Museo della Storia e il Museo della Rivoluzione; infine il Mausoleo di Mao che raccoglie i resti imbalsamati di Mao.

Percorriamo parte della Chang’anjie, “Via della Lunga Pace”, che è la via principale di Pechino ed è lunga ben 44 km. La via attraversa la città da est a ovest e separa la Piazza Tian’anmen dal Palazzo Imperiale, al quale giungiamo emozionatissimi.

Il Palazzo Imperiale è noto col nome di Città Proibita, così chiamata quando l’accesso era vietato al popolo, e di Città Purpurea, dal nome che i cinesi davano alla Stella Polare, “Mirto Purpureo” era chiamato anche l’imperatore, figlio del Cielo e punto di riferimento del popolo cinese.

Costituisce il massimo esempio di architettura classica cinese. E’ tale e quale la ideò e costruì, dal 1407 al 1420, Yongle, il terzo imperatore della dinastia Ming. Ha 9.999 sale e si estende su un’area di circa 5 kmq. Situata nell’antica città tartara, nel cuore dell’attuale città, la Città proibita è protetta da mura alte una dozzina di metri con quattro torri dai tetti con tegole gialle (il giallo era il colore riservato all’imperatore) agli angoli. Circondato da un fossato, quest’insieme di palazzi ben conservato servì come residenza a 24 imperatori. Il luogo è enorme, ma è impossibile entrare nei padiglioni: si guarda da fuori, oltre il cordone che li cinge. La Città Proibita possiede 4 porte di accesso, una su ogni lato: quella a sud, detta Wumen, “Porta di Mezzogiorno”, è la porta più grande del Palazzo. Qui l’imperatore presenziava alle cerimonie militari e proclamava il nuovo calendario. Alla fine di ogni battaglia le armate sfilavano davanti a questa porta in presenza dell’imperatore a cui offrivano i loro prigionieri che egli poteva sia condannare che graziare. Varcata Wumen, si entra in un ampio cortile attraverso 5 ponti di marmo. Al centro 3 porte immettono nel più grande cortile del Palazzo, fiancheggiato a est e a ovest da due ali di costruzioni a un piano, in cui un tempo si trovavano i depositi imperiali. Al centro del cortile, su una terrazza, si trovano le tre grandi sale. L’imperatore accedeva a questa terrazza, seduto su una portantina, da una rampa formata da una grande lastra di marmo bianco su cui è scolpito il drago, la fenice, la perla e le nubi ordinate. I portatori salivano sulla terrazza per mezzo delle 2 scale di marmo porte ai lati della rampa stessa.

Alla “Sala dell’Armonia Suprema” si accede salendo tre scale di marmo di cui quella centrale era riservata all’imperatore. Lo spiazzo antistante questa sala è ornato da 18 brucia profumi in bronzo nei quali si bruciava legno di sandalo; ognuno rappresenta una delle 18 province della Cina antica. Un’edicola in pietra contenente una misura per il grano a ovest e a est una meridiana simboleggiano la giustizia e la rettitudine imperiali. Un drago-tartaruga, animale mitologico, incarna la longevità e l’immortalità. Quattro giade di rame dorato ricoperte da 18 kg d’oro si trovano da una parte e dall’altra del padiglione: esse servivano da riserva e deposito d’acqua in previsione di incendi e assedi, dato che l’insieme della città è costruito quasi interamente di legno massiccio. Durante l’inverno alcuni eunuchi erano incaricati di accendere dei fuochi sotto le giare per evitare che l’acqua si trasformasse in ghiaccio. Il Palazzo della Suprema Armonia è sorretto da 24 colonne in legno massiccio di lauro-canfora, alte 28 mt.: 6 colonne centrali dorate e decorate con il motivo del drago, simbolo dell’Imperatore, e 18 pilastri laterali coperti di lacca rossa. I mattoni lisci che sono serviti alla pavimentazione di questo palazzo sono stati anch’essi importati dal sud della Cina: venivano bagnati dopo la cottura in un liquido oleoso che li rendeva brillanti e lisci. Questa sala, terminata nel 1669, è stata completamente restaurata a più riprese. L’insieme di questa costruzione è ad incastro: nessun chiodo entra nella sua edificazione. Al centro del soffitto, un magnifico drago dorato sporge al di sopra del palco in legno di palissandro e del trono dorato dove prendeva posto l’imperatore. E’ proprio su questo trono che l’imperatore regolava gli affari di Stato. Al tempo delle grandi cerimonie (festa di primavera, celebrata secondo il calendario lunare; solstizio d’inverno, anniversario dell’incoronazione dell’imperatore, nomina dei generali, promulgazione delle nuove leggi o proclamazione di decreti importanti…) una quantità impressionante di legno di sandalo e di pino si consumava nei brucia profumi; orchestre riempivano il palazzo di suoni, suonando su campane d’oro e su carillon di lastre di giada. Funzionari e dignitari venivano allora a prostrarsi davanti al palazzo dove sedeva l’imperatore, ma nessuna donna poteva assistere a questa cerimonia. Sul suo trono, immerso in un fumo irreale, il “Figlio del Cielo”, intermediario tra Dio e gli uomini, poteva assaporare a piacere l'”Armonia Suprema”; da qui il nome di questo padiglione. La “Sala dell’Armonia Perfetta”: è una sala meno importante e più intima della precedente. Il trono eretto al centro è circondato da 2 bracieri e da 4 brucia profumi dorati. Questa sala era innanzitutto un luogo di riposo e di riflessione. L’imperatore vi metteva a punto il protocollo delle cerimonie che dove presiedere, prima di recarsi in gran pompa alla Sala dell’Armonia Suprema. E’ qui che egli stendeva i messaggi che venivano letti nel Tempio degli Antenati ed è qui che venivano esaminate una volta all’anno le sementi dei raccolti. Qui accettava anche le felicitazioni dei suoi ministri e le lettere credenziali degli ambasciatori stranieri. Gli imperatori bambini ricevevano qui l’educazione relativa alle loro funzioni. Due portantine sono situate ai fianchi del trono: praticamente l’imperatore non camminava mai al di fuori delle stanze o dei giardini imperiali. Tutti i personaggi importanti si spostavano in portantina; quella di un mandarino di distretto veniva portata da 4 uomini; da 8 uomini quella di un mandarino di provincia. Un ministro o un ufficiale superiore aveva diritto a 16 portatori, l’imperatrice a 32 e l’imperatore a 48! Nella “Sala dell’Armonia protetta” si celebrava la festa delle lanterne, il 15° giorno della prima luna. In quest’occasione, l’imperatore offriva sontuosi banchetti alla nobiltà delle minoranze nazionali e ai suoi ministri. Questo padiglione delimita la parte ufficiale del Palazzo. Un’imponente lastra di marmo di 200 tonnellate e di 170 cm di spessore, ornata da 9 draghi, conosciuta come il tappeto di marmo, conduce alla parte nord di questo palazzo. Attraversando la “Porta della Purezza Celeste” si arriva alle tre sale private dell’imperatore. Le differenze di stile tra la prima parte della Città Proibita, maestosa e grandiosa, e la seconda più intima e di dimensioni più umane, permettono di immaginare i contrasti che separavano gli affari pubblici e la vita privata dell’imperatore. La vita pubblica si svolgeva nel fasto e nella grandezza; la vita familiare, in appartamenti, giardini e corridoi più intimi, trascorreva più semplicemente. Da qui si giunge al Giardino Imperiale, costruito in epoca Ming. Uscendo dalla “Porta della Tranquillità Terrestre” La parte nord-ovest del Palazzo Imperiale è una successione di corti e padiglioni. Qui vivevano le concubine, le favorite e gli eunuchi. Se ufficialmente un imperatore poteva avere 3 mogli, 6 favorite e 72 concubine, alcuni di essi possedevano fino a 3.000 concubine. Il giorno successivo percorriamo la Via Sacra e poi visitiamo il Tempio del Cielo, dove l’imperatore andava a sacrificare 2 volte all’anno: al solstizio d’estate e a quello d’inverno. I sudditi dovevano rimanere in casa senza poter guardare la processione dell’imperatore e senza mai poter accedere al Tempio. Cinto da un alto muro di cinta, il complesso è costituito da 3 edifici: l’“Altare circolare” (1530); il tempio della “Celeste volta imperiale” (1530), mirabile costruzione splendida per il piedistallo di marmo, i legni e le ceramiche policrome, il tetto di tegole blu a forma di cono terminante con una sfera dorata; il “Tempio della preghiera per i buoni raccolti” (1420), considerato il più significativo esempio dell’architettura religiosa cinese: ha 3 belle terrazze di marmo bianco e in alto un edificio circolare con un triplice tetto conico di tegole blu sormontato da una sfera dorata. Al centro, si trovano dei troni su cui venivano poste, quando l’imperatore veniva a pregare per ottenere buoni raccolti, le tavolette con i nomi scolpiti degli antenati dell’imperatore in carica. Il tempio fu colpito da un fulmine nel 1889 che lo bruciò completamente. Venne ricostruito esattamente quale era. A sinistra e a destra del cortile del tempio si trovano 2 costruzioni rettangolari, dai tetti blu. Una volta contenevano gli arredi e gli strumenti per la celebrazione religiosa, oggi sono in parte museo e in parte negozio di antiquariato. Nel pomeriggio ci spostiamo ad una ventina di km dalla città, dove si trova il “Palazzo d’Estate” , così denominato poiché la Corte veniva a trascorrervi il periodo estivo. Fu in seguito alla distruzione, compiuta dalle truppe anglo-francesi, dell’antica residenza imperiale, nel 1860, che l’imperatrice Cixi (1888) iniziò le opere di ricostruzione. Fu lei a dare a questo luogo l’attuale nome di Yiheyuan, “Giardino dove si coltiva l’armonia”. Oggi è uno dei parchi più frequentati dagli abitanti della capitale. Potrete vedere il “Giardino della Virtù e dell’Armonia”; al centro del quale si trova un teatro, dove si dice che ogni anno, nel giorno dell’arrivo dell’imperatrice madre Cixi e del suo compleanno, venissero rappresentate delle opere che talvolta duravano diversi giorni. Costeggiando il lago verso nord si arriva alla Leshou Tang, “Sala della Gioia e della Longevità”. Questo edificio era la costruzione principale dell’intero complesso residenziale. Cixi risiedeva qui dal 1° aprile al 10 ottobre secondo il calendario lunare.

Lungo la riva meridionale del lago, ai piedi della Collina della Longevità, vi è una galleria in legno, il “Lungo Corridoio”, lunga 728 mt., coperta e decorata da circa 14.000 pitture che rappresentano paesaggi di Hangzhou, scene mitologiche, episodi storici e avvenimenti immortalati nella letteratura cinese. Nessuna pittura è ripetuta. Fu inizialmente costruita durante il regno di Qianlong nel 1750, ma come le altre strutture, tuttavia, fu distrutta nel 1860; venne fatta ricostruire da Cixi. La galleria serviva come protezione contro la pioggia e il sole ed è la più lunga passeggiata coperta nei giardini cinesi. I Pechinesi dicono che è così lunga che a un’estremità si possono dire le prime parole d’amore, e fissare la data delle nozze arrivati all’altra estremità. Il tetto è sostenuto da 273 paia di colonne unite da travi.

La galleria si interrompe a metà per dare accesso alla Collina della Longevità, che domina il parco e sul quale sorgono diverse costruzioni, tra cui il “Palazzo delle Nuvole Ordinate”, dove l’imperatrice Cixi festeggiava i suoi compleanni, e la “Pagoda della Fragranza Buddista”, alta 46 m, coronata da quattro tetti e dalla quale si gode una splendida vista sull’intero complesso, Quasi al termine della galleria, nelle acque del lago, si trova il famoso battello di pietra fatto costruire dall’imperatrice Cixi quasi per giustificare, non senza un velo di ironia, che i soldi da lei adoperati per ricostruire lo Yiheyuan erano invece stati stanziati per la costruzione di una moderna flotta cinese, qualcosa come 5 milioni di once di argento.

La sera assistiamo alla suggestiva rappresentazione dell’Opera di Pechino (ricordate il film “Addio mia concubina”?), antica arte teatrale che unisce canto, danza, poesia, acrobazia e arti marziali, con splendidi costumi e elaborate maschere.

Il nostro ultimo giorno a Pechino è dedicato alla visita delle Tombe dei Ming. Prima però percorriamo la Via Sacra, con 24 statue di animali in pietra. Quasi tutti i sovrani cinesi si fecero costruire, vicino alle loro capitali, dei mausolei in cui essere sepolti. L’imperatore Yongle, terzo della dinastia Ming, fece costruire la sua tomba in questa valle. I suoi successori seguirono il suo esempio. Su 16 imperatori, di cui si compone la dinastia Ming (1368-1644), 13 riposano qui con le loro mogli. I monti Tianshoushan, che si elevano a nord in emiciclo, difendono dai venti la vallata il cui accesso era proibito a qualsiasi persona. I vari mausolei, sparpagliati nella valle, non sono in successione cronologica. Ogni imperatore sceglieva infatti il luogo che più gli piaceva. I locali o palazzi sotterranei dove sono stati seppelliti gli imperatori non sono stati ancora ubicati, poiché i vari mausolei sono stati eretti in luoghi che non corrispondono alle rispettive tombe.

Una sola tomba è stata scoperta nel 1958: quella dell’imperatore Wanli, che regnò dal 1573 al 1620 alimentare una fiamma permanente. Si perviene infine in una sala ampia e più alta delle precedenti; al centro, la bara dell’imperatore e ai due lati quelle delle imperatrici (sono semplici ricostruzioni). Ai due lati della sala centrale ci sono due locali. Si presume che vi avrebbero preso posto le due imperatrici se fossero morte dopo l’imperatore in modo da non riaprire la sala in cui era deposto l’imperatore. Ma poiché morirono prima di Wanli furono inumate con lui senza usufruire di queste due sale. Vi è chi sostiene che le enormi casse funebri non poterono passare dalle piccole porte laterali e perciò furono costretti a deporle nella grande sala con l’imperatore.

L’imperatore Yongle, terzo imperatore Ming, regnò dal 1403 al 1424. Il suo mausoleo è il più grande di tutti. Attraverso un arco a tre aperture si giunge in un primo cortile, poi in un secondo in fondo al quale c’è la Ling’endian, “Sala dei Grandi Favori”. E’ un padiglione che poggia su tre terrazze in marmo bianco, ciascuna delle quali è circondata da balaustre. Ad ogni terrazza si arriva tramite 3 gradinate. Il duplice tetto di tegole gialle è sorretto da 32 colonne di legno. Al centro vi è un altare in legno sul quale veniva deposta la tavoletta dell’ultimo imperatore defunto.

Nel pomeriggio partiamo invece per la Grande Muraglia. Siamo davvero emozionati! E’ da quando ero bambina e in Tv si trasmetteva lo sceneggiato “Marco Polo” che sognavo di vedere uno dei monumenti più celebri del mondo, secondo alcuni l’unica costruzione dell’uomo visibile dallo spazio! E’ la Grande Muraglia, il cui nome cinese, Wanli Changcheng, significa “il lungo muro di 10.000 li”, dal nome del “li”, unità di misura cinese equivalente a 500 mt. In realtà la somma dei tratti di muraglia è più lunga, arrivando a 5.760 km. Il tratto generalmente visitato dai turisti è quello del Passo di Badaling, restaurato in tempi relativamente recenti, a cui si accede su strada asfaltata o con ferrovia. Fu costruita sotto Qin Shihuangdi (l’unificatore della Cina) a partire dal 2 a.C., ma la costruzione dei primi elementi risale addirittura all’epoca dei Regni Combattenti (VII-VI sec. A.C.). All’edificazione presero parte 300.000 uomini per 10 anni. Ha un’altezza media di 7-8mt., una larghezza di 6,5mt. Alla base e 5,5mt. Alla sommità; una torre ogni 200/300mt., un parapetto semplice verso sud e merlato verso nord, un percorso ripido, spesso interrotto da scarpate e da scale irregolari, protetto da un lastricato di grossi blocchi di pietra. Secondo una spiegazione quasi universalmente accettata, la Grande Muraglia fu innalzata per contenere i barbari delle steppe mongoliche. Ma probabilmente quest’enorme serpente architettonico fu inizialmente concepito e realizzato per proteggere la coltivazione dei campi dalle incursioni delle genti nomadi delle steppe. Svolse anche una funzione civilizzatrice, in quanto esigeva lo stanziamento di decine di migliaia di operai e di militari ai confini delle regioni tradizionali; provocava il contatto di popolazioni molto diverse e ne catalizzava l’attenzione e l’interesse. Infine fu anche importante via di comunicazione scorrevole perché lastricata, sicura e sempre protetta dai soldati. La salita è ripida, ma non particolarmente faticosa. E’ uno di quei paesaggi che ti restano per sempre nel cuore…

Torniamo infine in città e ci congediamo dalla capitale con una cena banchetto all’anatra laccata.

Attenzione! Il pennuto è ben diverso dai nostri: è magrissimo e cotto per ore al fumo; il cuoco lo taglia a fettine sottili, ed è la pelle croccante la vera golosità. Viene servito in involtini di crepes, con una strana salsa scura e porri a gogò. E’ terribile, ma spero che a voi piaccia! 13° giorno: Nanchino (Nanjing) Sorta a 400 km dal delta del Fiume Azzurro, Nanchino, il cui nome significa “Capitale del Sud” , è il capoluogo della provincia dello Jiangsu, il “Paese dell’acqua”, così chiamato per la ricca presenza di laghi, fiumi e canali. Nanchino è una delle più antiche e conosciute città della Cina, essendo stata per ben dodici secoli capitale, anche se furono i primi imperatori Ming (XV° sec.) a renderla magnifica. Un vero boom economico si ebbe a partire dal trattato di Nanjing (1842), firmato con l’Inghilterra, che la rese porto aperto. Famosa per il suo “broccato a nubi”, per le sete, i velluti, le ceramiche, la carta e la china, centro industriale e agricolo (produzione di cereali, ortaggi, frutta e tè), oggi Nanchino è una metropoli con lunghi viali alberati, parchi e molte testimonianze della gloria passata, fra cui una splendida cinta muraria. Il nostro tour le dedica solo un giorno e ci permette di vedere poche cose.

Vanto della città e dell’intera nazione è il Ponte sul fiume Yangzi, terminato nel 1968, dopo nove anni di intensi lavori: costruito in acciaio su due piani, consente il collegamento fra le rive opposte del fiume. Su quello inferiore, di 6.772mt. , vi passa la ferrovia. Quello superiore, di 4.589mt., è per il traffico automobilistico.. All’estremità del ponte s’elevano 4 torri, alte più di 70mt. , con statue che raffigurano l’operaio, il contadino e il soldato. E’ possibile salire con un ascensore per averne una visione (piuttosto deludente) dall’alto. La città non riesce a colpirci e resterà la tappa meno interessante del viaggio, nonostante l’interessantissimo Museo della Provincia del Jiangsu, che conserva documenti, sculture, decorazioni tombali davvero pregevoli. L’”uomo di giada” costituisce indubbiamente uno dei più rari pezzi del museo: è il corpo di un funzionario ritrovato in perfetto stato di conservazione nel 1970 a Suzhou. Riproducendo la forma del corpo umano, questo vestito è composto da 2.000 rettangoli di giada, cuciti tra di loro ai quattro angoli con dei fili d’argento che raggiungono un peso di 800 grammi. Questo abito di giada era riservato esclusivamente agli imperatori Han ed ai nobili di alto rango. La gerarchia esigeva che venisse cucito con fili d’oro, d’argento o di bronzo, seguendo il rango del defunto: l’oro per il re ed i più alti dignitari, l’argento per i ministri ed il bronzo per gli artistocratici.

Ci rechiamo quindi a passeggiare sulla Via Sacra, quasi identica, seppur più antica e meno affascinante, della sua omonima a Pechino: anche qui ci sono statue di animali e (novità) funzionari civili e militari. Il più importante monumento della città è però il Mausoleo di Sun Yatsen, primo Presidente provvisorio della Repubblica, eletto la prima volta proprio a Nanjing (1912). Fu costruito nel 1929 e si trova alla periferia della città, coprendo un’area verde di 80.000 mq. Fatevi coraggio: per raggiungerlo bisogna salire una lunga scalinata di 392 gradini… 14° giorno: Suzhou Suzhou è nota come la “Venezia d’Oriente”, per via del grande fascino che le sue vecchie case e i suoi canali solcati da migliaia di pittoreschi ponticelli di pietra esercitano su chi la visita, tanto da meritare la coniazione di un detto popolare: “In cielo c’è il Paradiso, sulla terra vi sono Suzhou e Hangzhou”.

Molto ammirata da Marco Polo, l’attrazione principale di Suzhou risiede nelle fantastiche “ville-giardino”, che fanno dimenticare la reale dimensione della città con i suoi 2.000.000 di abitanti! In questa città dal clima mite i Mandarini, funzionari dell’Impero, delle dinastie Ming e Qing edificarono sontuose residenze immerse nella natura per passarvi i periodi di riposo; piccoli laghi, isolette, padiglioni dai tetti prodigiosamente modellati, ponticelli, rocce dalle forme fantasiose: in queste ville l’esperienza artistica cinese, che ha come suo fine la perfetta armonia fra l’uomo e la natura, raggiunge la perfezione. Un altro particolare che la avvicina, se non a Venezia, alle isole vicine ad essa, è la tradizione del ricamo, naturalmente qui, su seta, dato che quasi tutte le famiglie, almeno fino a poco tempo fa, allevavano i bachi da seta e quindi producevano questo tessuto. Vi porteranno sicuramente a vedere la lavorazione della seta, perché è qui che si trova la seta più bella della Cina! Io avevo già assistito alla lavorazione in passato, ma qualcuno del gruppo, al suo primo approccio, è rimasto turbato dal fatto che i bachi, nel loro prezioso bozzolo, vengono gettati a morire nell’acqua bollente. Comunque, se superate i sensi di colpa, comprate qui i foulard, le camice e persino le imbottite per il letto: sono le più splendide che vedrete! La vera attrazione della città sono però i giardini. I più belli di Suzhou e ovviamente i più visitati sono: – il Giardino del maestro delle reti” è il più piccolo dei giardini della città e risale al XII secolo; gli arredi che vedrete risalgono invece al sec. Xix. Noi lo abbiamo visitato di giorno e di sera, in occasione di letture di brani di poesia, teatro, danza e concerti di antichi strumenti. Ne potrete così ammirare la vera grazia…; – il “Giardino dell’Amministratore Umile”, è indubbiamente il più bello e suggestivo e risale al XVI secolo. Si sviluppa su ben 5 ettari di terreno ed è costellato di laghetti, ponticelli e padiglioni, bonsai e rocce. Una vera chicca, non vi deluderà! – il “Giardino dell’Armonia”, che noi non visitiamo, perché chiuso. Sigh… – il “Giardino Liu” è a 7 km dalla città e ha una magnifica esposizione di bonsai; porta alla Collina della Tigre, una collinetta di 30 mt. Che conduca ad una bella pagoda inclinata. Un’antica leggenda racconta che in questo luogo, 3 gg. Dopo la morte del re He Lu (sec. V), apparve una magnifica tigre bianca e da qui il nome del sito. Noi siamo stati particolarmente fortunati e, sempre a causa delle celebrazioni dell’1 ottobre, abbiamo assistito proprio qui a danze in costume ed esibizione di artisti circensi! Da vedere a Suzhou c’è anche il Gran Canale Imperiale, lungo ben 1.794 Km. E costruito tra il 581 e il 618 d.C., durante la dinastia Sui. Venne soprattutto utilizzato per il trasporto commerciale. Un tempo univa Pechino ad Hangzhou e come la Grande Muraglia è simbolo della civiltà cinese. Oggi è navigabile il tratto che permette di ammirare le città di Suzhou, Wuxi, Changzhou, Zhenjiang e Yangzhou, con un percorso definito “viaggio nel paese magico”.

15°/16 giorno Shanghai Lasciata la deliziosa Suzhou partiamo per la mitica Shanghai, “la città verso il mare”, la città più grande, moderna, elegante e raffinata della Cina, nonchè centro industriale, commerciale (industria siderurgica e tessile, cantieri navali che sono i più grandi della Cina, fabbriche automobilistiche) e culturale (Istituti superiori e Università).

Nel 1840 non era che un piccolo borgo di pescatori quando, a seguito della Guerra dell’Oppio, fu data in concessione agli Europei ed agli Americani. Da allora Shanghai crebbe in modo tumultuoso: banche, grandi magazzini, alberghi, parchi, grandi arterie commerciali, chiese e palazzi ne fecero una città straordinariamente elegante. Gli Occidentali portarono con sé le loro abitudini e il loro stile di vita, fino ad allora totalmente sconosciuti ai Cinesi; in breve la città si guadagnò l’appellativo di “Parigi d’Oriente” e non c’era lusso o piacere, per quanto proibito, che non fosse possibile trovarvi. Anche oggi, a cinquant’anni dalla rivoluzione, nelle vie del centro e sul Bund, il celebre lungofiume, a Shanghai sopravvive un fascino di altri tempi e, nello stesso tempo, strade sopraelevate, ponti avveniristici e grattacieli di vetro ne fanno una delle città più grandi (oltre 14 milioni di abitanti) e moderne del mondo.

L’importante viale Zhongshan, una volta noto con il nome di “Bund”, é fiancheggiato da enormi palazzi, un tempo sedi di banche e di compagnie commerciali straniere, testimonianza del periodo delle Concessioni ed ora sedi di uffici e delle corporazioni. E’ però la via Nanjing la più affollata della città, con i suoi negozi, i ristoranti, i cinema, e luoghi importanti: il Parco del Popolo, la Biblioteca Municipale, il Museo delle Scienze naturali e il Circo di Shanghai.

Per molti turisti Shanghai è deludente, perché ormai troppo moderna. In effetti solo a stento sopravvivono case degli anni ’30 e poche sono rimaste le case coloniali costruite secondo la moda occidentale. Eppure, anche se della Shanghai di un tempo quasi nulla è rimasto, questa città, con l’allegria contagiosa dei suoi abitanti, la vecchia città con le viuzze intricate animate da negozietti di ogni genere e bancarelle di cibo cotto per strada, ci conquista! Dopo esserci aggirati con curiosità tra le viuzze del centro e la breve passeggiata sul piccolo lago al centro della vecchia città, che ospita una celebre Casa da Tè, ci rechiamo a visitare il “Giardino del mandarino Yu”, dal nome di un dignitario che qui stabilì la propria residenza del XVI sec. Occupa due ettari e regali deliziosi paesaggi di rocce, fiori, cespugli e padiglioni. Quindi ci muoviamo verso il tempio più importante della città: il “Tempio del Buddha di giada”. Le due statue di giada (che non sono fotografabili!) risalgono al 1882 e il tempio è recente (fu ricostruito nel 1918). Noi lo visitiamo in un giorno di festa: la gente brucia all’aperto bastoncini di incenso e porta fiori. Un gruppo di monaci prega devotamente: non dimentichiamo che Mao aveva proibito ogni forma di religione e costretto i monaci a sposarsi! Da poco più di 20 anni i monaci sono tornati ai loro templi e i fedeli, specialmente gli anziani, alle loro celebrazioni di culto! Una menzione va infine al bellissimo Museo di Shanghai, per la sua incredibile collezione di bronzi (la più bella della Cina, con opere che vanno dal XVII sec. A.C.), terracotte e porcellane e statue.E’ disposto su 4 piani e raccoglie padiglioni dedicati alla calligrafia, alle monete, all’arte dei sigilli, alla giada, alle minoranze etniche (qui ci sono magnifici abiti e maschere lignee).

L’ ultima sera ci regala uno spettacolo indimenticabile: il Circo acrobatico! Ovvero come trasformare semplici oggetti (piatti, bicchieri, ciotoline di ceramica, cappelli…) in pura magia! Un’ora e mezza che trascorrerete a bocca aperta: non perdetelo per nessun motivo! 17° giorno Hangzhou Hangzhou, l’ultima tappa del nostro lungo viaggio, è una grande città (1.680.000 abitanti) rinomata per le sue bellezze naturali, per i pittoreschi scenari, per i giardini che la circondano, per le sue sete, per i suoi canali, i suoi ponti e il clima mite. E’ il capoluogo della provincia del Zhejiang, la più piccola provincia cinese, chiamata nel VI° secolo la “Terra del pesce e del riso”. Fu però a partire dal periodo delle Cinque Dinastie (906-960) che il Zhejiang si avviò verso il suo massimo splendore, quando divenne capitale della dinastia Song. Con la conquista mongola nel 1279 l’intera Cina cadde per la prima volta sotto il dominio straniero, ma il Zhejiang continuò a prosperare: fiorirono la sericoltura, la produzione delle porcellane (celebre la fornace di Longquan) e il commercio costiero. Marco Polo la visitò alla fine del XIII sec. E la descrisse come la più nobile e bella città del mondo: “Non c’è al mondo città uguale, che vi offra tali delizie, così che uno si crede in Paradiso”.

I Cinesi hanno celebrato la città in centinaia di poesie, saggi, storie e resoconti di viaggiatori e ancora oggi è una delle mete preferite dagli sposi in luna di miele, dunque siamo alla moda! L’attrazione di Hangzhou risiede principalmente nella sua posizione sui bordi del Lago dell’Ovest, un posto che è sempre stato qualcosa di speciale tra i punti panoramici della Cina. Purtroppo il centro di Hangzhou è stato interamente ricostruito agli inizi del secolo e non presenta attrattive di rilievo, poiché gli antichi templi sono stati distrutti durante la rivolta dei Taiping. Merita invece una visita la splendida Farmacia, risalente al 1884. Vi colpirà con i suoi preziosi legni intagliati, gli arredi originali, le lanterne rosse. Potrete comprare qui, a prezzi bassissimi, il famoso balsamo di tigre e moderni cerotti contro il mal di schiena! L’attrazione principale della città è il Lago Occidentale. Secondo la leggenda, una perla creata nella Via Lattea da un drago e da una fenice cadde sulla Terra e si trasformò appunto nel Lago dell’Ovest, un involontario regalo per la gente di Hangzhou. Circondato da monti sui quali sono disseminate torri, pagode, tombe, ha un’area di 5,6kmq., una profondità media di 1,8 mt. E racchiude 4 isole, delle quali la più importante è la Gushan, “Collina della Solitudine”. Per ammirare il lago basta salire su una dei tanti barconi che lo percorrono e scendere sulle isolette per brevi passeggiate. Da vedere: il “Padiglione per Ammirare il Lago”, costruito nel 1699 come studio per l’imperatore Kangxi con una terrazza per godere lo scenario davanti a esso; nella parte sud-occidentale si può ammirare il “Padiglione d’Autunno sul Lago placido”, uno degli angoli più pittoreschi del lago.

Nella parte meridionale del lago vi è la “Piccola Isola delle Fate”, costruita nel 1607 con materiale dragato dal lago. Il lago interno è diviso da moli e ponti che lo attraversano da nord a sud e da est a ovest, dividendolo in quattro parti. Nella parte asciutta (due quinti del totale) ci sono giardini con padiglioni e chioschi. A circa 90 mt. Dalla riva meridionale ci sono tre lanterne di pietra che fuoriescono dall’acqua di 2 mt. Nelle notti d’estate, attraverso una delle 5 aperture rotonde, intercomunicanti fra di loro, si introduce una candela, creando l’impressione che ci siano quattro lune riflesse nell’acqua.

Nei dintorni del lago c’è anche la Pagoda delle Sei Armonie, un’interessante costruzione in mattoni di13 piani, alta 60 m. Costruita originalmente nel 970 con un’altezza di 150 m come faro per i battelli che navigavano sul fiume Qiantang, fu distrutta da un incendio nel 1121. La ricostruzione, in mattoni, avvenne nel 1153, e nel 1899 venne aggiunto l’edificio esterno di legno. La pagoda ha 104 campanelle di ferro, una per angolo in ogni tetto, che suonano al minimo soffiare del vento. A ovest del lago andiamo a visitare la collina Feilai Feng, un’area verde che conserva il Tempio del Ritiro Spirituale (Lingyinsi) e il Picco Venuto in Volo (Feilaifeng). Il Tempio Lingyin è uno dei monasteri più famosi della Cina. Fu fondato nel 326 dal monaco buddhista indiano Hui Li. Ha subito innumerevoli distruzioni e ricostruzioni. La sola parte del tempio sfuggita alla distruzione durante la rivolta dei Taiping nel 1861 fu una splendida sala costruita nel 1661 per ospitare le statue dei 500 discepoli del Buddha. Tragicamente, a causa di un incendio tutte le statue furono distrutte nel 1936. Durante la Rivoluzione Culturale i monaci vennero espulsi dalle Guardie Rosse e vi fecero ritorno solo nel 1972. I due templi principali sono il Tempio dei Guardiani Celesti e la Grande Sala del Buddha. Nel primo, ai quattro angoli, ci sono le quattro statue dei Guardiani, fatte nel 1932. Al centro una statua di Buddha Maitreya (del XVIII° secolo) e di Skanda (il guardiano principale del Buddha e delle dottrine buddhiste), di legno di canfora, risalente alla dinastia dei Song Meridionali. La Grande Sala del Buddha è un enorme edificio alto 33,6 mt. Con un triplo tetto. All’interno c’è una grande statua dorata di legno di confora rappresentante il Buddha e risalente al 1956, che ricalca meticolosamente l’originale di epoca Tang. Il Picco venuto in volo è una collina alta 168 mt. Il cui fianco è costellato di caverne e di nicchie scavate nelle pareti. La leggenda racconta che nel 326 il monaco Hui Li vi abbia riconosciuto uno dei picchi di un monte sacro indiano e abbia chiesto: “Quando è volato qui?”, da cui il nome della collina. Le nicchie contengono 338 statue di Buddha, Bodhisattva e altre figure buddhiste scolpite nella roccia a partire tra il X e il XIV secolo, la più importante collezione di sculture su pietra della Cina meridionale. Di maggior rilievo una statua di Buddha del XIV secolo attorniato da 16 luohan e tre caverne: la caverna Qingling, risalente all’epoca delle Cinque Dinastie, con un Buddha, Guan Yin e una notevole quantità di piccole sculture alte 20-30 cm; la caverna Longhong (Longhongdong), nella quale sono raffigurati i personaggi che hanno caratterizzato la storia dell’introduzione del buddhismo in Cina e la caverna Yuru (Yurudong), ambedue scavate in epoca Song e Yuan.

Infine compiamo una breve escursione su una delle colline a sud-ovest dei lago, dove si trova la località di Longjingsi, “Tempio del Pozzo del Drago”, dietro al quale si apre la valle di Meijiawu: qui viene prodotta una qualità di tè verde tra i più rinomati della Cina: il Longjingcha o tè del Pozzo del Drago. Se vi piace il suo gusto amaro e il profumo di fieno, compratelo qui! Così termina il nostro viaggio, alla scoperta di questo enorme e affascinante paese. Speriamo di non avervi annoiato troppo e auguriamo un buon viaggio a chi vorrà ripercorrerlo! In appendice, come promesso, 15 utili consigli per chi ha deciso di partire verso questa remota e affascinate destinazione! 1) Clima: i mesi consigliabili per compiere un viaggio in Cina sono quelli primaverili e autunnali (l’estate infatti è torrida e piovosa e l’inverno gelido). Se pensate ad un tour come il nostro, con continui trasferimenti in aereo e treno, portatevi un abbigliamento pratico e informale. Indispensabili un impermeabile o k-way, per gli improvvisi acquazzoni, scarpe comode, occhiali da sole e cappello. Portatevi qualche capo più pesante per il nord della Cina e lo Yunnan.

2) Salute: non servono vaccinazioni. Portatevi i consueti medicinali, specialmente aspirina, disinfettanti intestinali e antibiotici, nonché repellenti per le zanzare per il sud della Cina, più umido. Vi consigliamo di assumere per tutto il viaggio fermenti lattici e compresse di vitamina C , per superare incolumi il cambiamento di fuso, clima e cucina! Noi abbiamo mangiato poca frutta -solo cocomero e melone- e pochissima verdura, per lo più carote e broccoli bolliti; una curiosità: i pomodorini sono considerati frutti e talvolta vengono serviti a fine pasto! 3)Acqua: generalmente l’acqua non è potabile, nemmeno nelle camere degli alberghi a 5 stelle, dove però troverete un thermos per bollirla e, solitamente in bagno, troverete delle bottiglie di acqua potabile gratuita.

4) Elettricità: è a 220 Volt. 50Hz. Consigliamo di munirsi di adattatore universale per le prese.

5) Acquisti: la Cina è il paradiso degli acquisti e offre infatti una vastissima gamma di articoli di ogni genere. Verrete colpiti subito dalla shopping mania e comprerete di tutto e di più. Vi consigliamo pertanto di partire con un trolley vuoto: lo riempirete di certo con ogni genere di mercanzia! La prima regola è contrattare: prassi obbligatoria e divertente, da farsi a colpi di cifre segnate sulla calcolatrice! Offrite sempre la metà di quanto vi chiederanno e poi accordatevi! Oltre agli articoli che troverete in ogni parte del paese, come vasetti di porcellana, ventaglietti di legno, boccette e palle di cristallo dipinte internamente, Buddhini e bacchette di ogni genere e colore, ogni città ha il suo prodotto doc: la seta più bella e i pizzi migliori si comprano a Suzhou, il cashmire e la patchmina a Shanghai, il tè verde ad Hangzhou, le bamboline di riso e le maschere a Pechino, le perle di mare a Hong Kong e quelle di fiume a Guilin, la giada a Xian.

Se conoscete e amate il gioco cinese del Mahjong (in Italia è conosciuto quasi solo in Romagna, dove ha sede una Federazione Italiana di Mahjong) compratelo nel paesino di Yangshuo, dove sbarcherete al termine della crociera sul fiume Li: qui e solo qui lo troverete venduto in scatole deliziosamente intagliate! Gli acquisti di valore si fanno nei negozi statali e presso le numerose bancarelle situate in prossimità dei luoghi di visita. Per quanto concerne l’antiquariato, gli eventuali oggetti d’interesse devono essere acquistati presso i negozi di stato e devono essere muniti di sigillo rosso che ne attesta l’autenticità e ne autorizza l’esportazione. Particolare attenzione va dedicata agli acquisti effettuati a Hong Kong, soprattutto quelli di apparecchi fotografici o HiFi in generale; diffidare dei negozi che non hanno disponibile subito l’oggetto e devono accedere al magazzino per procurarselo, controllare sempre prima di pagare se l’apparecchio corrisponde a quanto acquistato, prediligere i negozi raccomandati dall’Ente del Turismo di Hong Kong (H.K.T.A.) facilmente riconoscibili dal logo in vetrina.

6) il bagaglio: per disposizioni cinesi tutto il bagaglio deve essere etichettato e munito di chiusura con chiave, combinazione o lucchetto. In tutti gli aeroporti sono presenti i carrelli portabagagli, sempre gratis, tranne che nella città a Guilin, dove l’utilizzo costa 1 yuen (1/4 di euro). Oltre ad un bagaglio a mano sono consentiti 20 Kg. Per persona in classe economica. Negli alberghi abbiamo sempre trovato la cassaforte! 7) formalità d’ingresso: per l’ingresso in Cina, è richiesto ai cittadini di nazionalità italiana il passaporto valido almeno 6 mesi dalla data di partenza, provvisto di visto consolare. Il visto e’ rilasciato dai Consolati Cinesi di Milano, Roma e Firenze. Per partenze di gruppo si fa un visto collettivo, che il Tour Operator provvede a richiedere. Per l’ingresso a Hong Kong e’ sufficiente il passaporto con una validità minima di un mese dalla data di partenza, non è richiesto nessun visto se, la permanenza è inferiore ai tre mesi.

8) Fotografie: in caso di bisogno le pellicole sono reperibili in tutte le città. Sulle guide si legge che è vietato filmare o fotografare zone militari e aeroporti: per il primo caso nulla da obiettare, ma in aeroporto tutti filmavano tranquillamente! Nei Templi e nei musei si può fotografare senza problemi, anche con flash: solo ad Hangzhou non abbiamo potuto fotografare il Buddha di Giada. Nessun problema all’Esercito di terracotta: da alcuni mesi si può fotografare senza problemi!!!! 9) Fuso orario: + 7 ore (6 ore durante l’ora legale).

10) Mance: diventata oramai una consuetudine se l’aspettano il personale alberghiero, facchini, camerieri, guide ed autisti. Calcolate 3 dollari americani al giorno per persona da destinare alle mance! 11) Moneta: è il Renminbi o Yuan, il cui cambio attuale è di circa ¼ di Euro (250 lire). A Honk Kong la moneta e’ il Dollaro di Honk Kong e vale circa 270 lire.

Il cambio si effettua tranquillamente negli hotel o in banca.

I maggiori alberghi, i grandi magazzini e negozi di prestigio, sono convenzionati con le principali carte di credito. Al termine del viaggio, presentando la ricevuta del cambio, si può convertire la moneta cinese rimasta.

12) Tasse aeroportuali: le tasse aeroportuali (domestiche ed internazionali), sono sempre escluse e devono essere pagate in valuta locale direttamente in aeroporto. Alla partenza dalla Cina per rientrare in Italia, si devono pagare le tasse aeroportuali ‘internazionali’ che corrispondono a 90 Yuan. Nel caso di utilizzo di voli che collegano una città cinese ad un’altra, occorre pagare le tasse aeroportuali ‘domestiche’ e sono indicativamente circa 50 Yuan, infatti, l’importo può variare da una località all’altra.

13) Tasse di soggiorno: a Pechino, e’ stata recentemente introdotta una nuova tassa di soggiorno di 6 Yuan a persona al giorno. Questa, ed altre nuove tasse che dovessero entrare in vigore dovranno essere pagate direttamente dal passeggero presso ogni singolo albergo. Le tasse, saranno registrate direttamente sul conto personale insieme ad eventuali extra.

14) Telefono: nelle grandi città è possibile telefonare sia dagli alberghi che dai telefoni pubblici, utilizzando una scheda telefonica comprabile in hotel, oppure con schede prepagate internazionali, da acquistare in Italia.

Per l’Italia fate il prefisso 0039, seguito dal prefisso italiano e dal numero telefonico desiderato. Dall’Italia il prefisso per telefonare in Cina è 0086. Nelle principali città è possibile utilizzare i GSM abilitati al “roaming internazionale”. Attenzione solo se ad Hong Kong chiamate dalla stanza: vi addebiteranno una cifra piuttosto salata per l’utilizzo del telefono! Con il servizio Italy Direct (attivo tutti i giorni, 24 ore su 24) potrete invece addebitare la telefonata al destinatario, senza dover ricorrere ad operatori di lingua straniera e senza bisogno di schede telefoniche o monetine: basta comporre il numero di accesso, che è 108390 per tutta la Cina e 800960039 per Hong Kong, e una guida vocale automatica o un operatore italiano ti metteranno in contatto con il numero desiderato.

15) La cucina: un capitolo dolente! L’impatto con la vera cucina cinese non è semplice e dopo i primi giorni di curiosità, piano piano stanca! I sapori sono molto diversi da quelli cui siamo abituati, per non parlare dell’apparecchiatura della tavola: il “coperto” prevede solo un piccolo piattino (tipo quelli da tè), una minuscola ciotolina con cucciaino di ceramica per il riso, una scodellina per il tè verde (terribilmente amaro e dal profumo di fieno), le bacchettine, un bicchiere e una forchetta. Niente altro! Tutti i piatti sono serviti contemporaneamente sulla parte centrale e ruotante del tavolo.

Un consiglio? Portarsi da casa un po’ di scorte di biscotti, crackers e fette biscottate! Inoltre rimpinzatevi allegramente al buffet della colazione, così da superare eventuali crisi a pranzo! Ma veniamo alla cucina: per i Cinesi esiste una Legge di vita chiamata TAO, “la Via”, che si manifesta attraverso l’azione di due forze contrapposte e complementari, lo Yin e lo Yang che sono i principi negativo e positivo della vita universale (il femminile ed il maschile, l’oscurità e la luce, il freddo ed il caldo, il salato ed il dolce…). Una scorretta alimentazione, secondo questa teoria, provoca l’indebolimento dello Yin e dello Yang presenti nei vari organo del corpo umano portandoli alla malattia ed alla morte. La cucina cinese, pertanto, è la fusione di scienza culinaria (le tecniche di cottura), di filosofia culinaria (la scelta degli ingredienti) e di arte culinaria (la preparazione e la presentazione). Più che di una cucina cinese si dovrebbe parlare di “cucine”: la vastità del territorio e la diversità dei climi hanno infatti contribuito nel corso dei millenni allo sviluppo di una miriade di cucine locali, molto spesso completamente differenti l’una dall’altra. Il nord della Cina, col suo clima poco favorevole (primavera-estate secche e polverose, inverno gelido) prevede il grano come alimento: piatti a base di pasta, ravioli e pane al vapore costituiscono il fulcro della dieta dei cinesi del nord. Ma non illudetevi di assaporare il gusto della pasta italiana: il grano è consumato tenero e inesorabilmente scotto! L’est della Cina (zona dove sorge la città di Shanghai) è la zona ideale per la crescita del riso, che quindi occupa un ruolo di primaria importanza nella cucina di questa regione; specialità della zona sono il vino di riso, il budino di riso, le foglie del fiore di loto, utilizzate per confezionare le pietanze che poi vengono cucinate a vapore.

La cucina della provincia del Sichuan, situata all’interno di un grande altipiano racchiuso dalle montagne della Cina centro occidentale, e’ invece contraddistinta da funghi e diverse tipi di peperoncini estremamente piccanti. Il cibo proveniente da questa regione e’ particolarmente piccante e saporito, con largo utilizzo di aglio, cipolla, arachidi, semi di sesamo e anacardi, carne di manzo.

La provincia meridionale del Canton gode di un clima estremamente mite durante tutto l’arco dell’anno. Numerose varietà di frutta e verdura crescono in grande quantità in questa regione che grazie alla vicinanza con il mare del Sud della Cina può contare anche su di una fonte estremamente ricca di pesce e di frutti di mare. La cucina cantonese e’ famosa inoltre per l’utilizzo frequente del wok per saltare le verdure. I ristoranti cinesi presenti in tutto il mondo offrono principalmente la cucina della Cina Meridionale, ossia la cucina di Canton o cantonese, la zona da cui sono emigrati il maggior numero di Cinesi. Cani, serpenti e topi sono ancora cucinati in qualche ristorante particolare, ma non vi verranno di certo serviti!



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    [url=http://viaggifrosinone.altervista.org/tour/cina/]Tour della Cina[/url] facile. Un itinerario classico attraverso i mille volti della Cina, tra passato e presente, in un mondo ricco di cultura. Pechino, Xi’an e Shanghai: si alterna un mondo ricco di storia e modernità."
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