Patagonia, avventura e sfiga..

Patagonia ottobre 2003 Ho imparato molte cose da questo viaggio, una su tutte è che si deve avere pazienza, molta pazienza. E' inutile arrabbiarsi o avere fretta perchè tanto la strada da fare è quella e i tempi sono lunghi, interminabili e l'unica cosa che si può fare per ammazzare il tempo è guardare i paesaggi e vedere come mutano ed...
Scritto da: ometepe
patagonia, avventura e sfiga..
Partenza il: 10/10/2003
Ritorno il: 28/10/2003
Viaggiatori: da solo
Spesa: 1000 €
Patagonia ottobre 2003 Ho imparato molte cose da questo viaggio, una su tutte è che si deve avere pazienza, molta pazienza. E’ inutile arrabbiarsi o avere fretta perchè tanto la strada da fare è quella e i tempi sono lunghi, interminabili e l’unica cosa che si può fare per ammazzare il tempo è guardare i paesaggi e vedere come mutano ed aspettare di arrivare a destinazione.

Si può essere ricchi e avere una Porsche o dire all’autista di andare più veloce per potere arrivare prima, ma questo non ha senso perchè le strade sono quasi tutte di sassi e se si incontra un gregge di pecore che cammina o una tormenta di neve, ci si deve adattare e non c’è niente da fare e questo, secondo una mia riflessione, ti fa capire che, in fondo, siamo tutti uguali e che quì più di ogni altro luogo al mondo capisci quanto sia la natura a comandare e che si può solo aspettare.

La Patagonia è un luogo affascinante dove è la natura ovviamente a fare da padrone, il tempo è molto instabile perlomeno nel periodo del mio viaggio è stato così e devo dire che questo ha caratterizzato ancora di più la mia visita in questa terra desolata. Dopo essere stato due giorni a Santiago del Chile il mio viaggio verso la Patagonia è iniziato con un volo di circa 5 ore verso Punta Arenas che si trova nell’estermità più meridionale dell’America del Sud proprio nello Stretto di Magellano, facendo uno scalo tecnico a Puerto Montt.

Avevo scelto la Patagonia cilena perchè ero di ritorno dall’Isola di Pasqua e per terminare il mio viaggio ho voluto scegliere questa parte del sud della durata di circa 5 giorni, pochi a dir la verità, ma era tutto quello cho potevo permettermi.

Secondo la gente del posto, la Patagonia cilena si differenzia da quella del lato argentino principalmente per un motivo: in Argentina tutti i ghiacciai i parchi nazionali e i laghi sono facilmente accessibili dai turisti ed i pullman dei vari tour operator ti scaricano direttamente sul luogo d’interesse e a te non rimane che fotografare e visitare il luogo; diversa è invece la storia dal lato cileno perchè, i vari punti di osservazione e i numerosi ghiacciai sono letteralmente sperduti e difficili da raggiungere e si passa per strade desolate e impervie tra le montagne e vi assicuro che la notte è davvero spaventoso (più avanti capirete perchè…), e molti luoghi d’interesse si incontrano solamente navigando per ore tra i fiordi della zona più a sud del Chile che da sul Pacifico.

L’itinerario che avevo scelto per questa zona era: Punta Arenas – Puerto Natales – Torres del Paine – Perito Moreno (Argentina) e Glaciar Serrano e Balmaceda.

Consiglio a chiunque voglia andare in Chile di comprare il Visit Chile Pass con Lanchile che al costo di 250 US$ che non è alro che un carnet di biglietti aerei già pagati per coprire la tratta da Santiago, nodo principale di voli sia nazionali che non. Il Chile infatti è una nazione molto stretta ma molto lunga e per chi come me non ha la possibilità di viaggiare in pullman per via del poco tempo a disposizione, il volo è la via più breve ed è a mio avviso bellissimo se si viaggia al lato finestrino perchè sorvolare le Ande e vedere dei crateri di vulcani innevati che svettano sopra le nuvole nella regione di Magallanes è qualcosa di formidabile.

Punta Arenas è una città bellissima, assomiglia molto ai paesi scandinavi, ed è molto accogliente con un bel centro cittadino ed un punto di osservazione da dove si ha una veduta notevole sullo Stretto di Magellano e quando il cielo è limpido si riesce a vedere la Tierra del Fuego. La maggior parte delle case sono colorate e la gente che ho incontrato è molto gentile ma quì il castillano è difficilissimo, parlano talmente veloci che pensavo che mi prendessero in giro tutti quanti… In questa regione il costo della vita è bassissimo per noi europei e vi giuro che si spende pochissimo, un esempio al ristorante: antipasto, zuppa calda, carne alla griglia cilena che neanche vi dico com’è, patate ,caffè e mezzo vino rosso, 5 Euro, cioè una scemata.

Il vino è buonissimo, non sono un grande intenditore, ma uscivo il più delle volte alquanto alticcio dai ristoranti perchè esistono dei vini buonissimi e assaggia questo, assaggia quel’altro e fortuna che il freddo del vento ti faceva passare subito la bomba appena uscivi dai locali… A P.Arenas grazie alla Lonely Planet ho trovato un’agenzia che mi avrebbe fatto fare un tour di tutto quello che volevo vedere ma partendo da Puerto Natales e così ho preso un pullman di linea che mi avrebbe portato fino a li per poi vedere tutto quello che mi ero prefissato.

Al mio ritorno poi ho scritto una nota di critica a Lonely Planet Italia visto il trattamento ricevuto dall’Agenzia di P.Arenas consigliando loro di togliere il nome della PALI AIKE TRAVEL dalle loro guide per il trattamento di poca professionalità che ho ricevuto; dopo capirete perchè.

Puerto Natales si trova a circa 300 km da P.Arenas ed il viaggio in pullman è qualcosa di unico: il paesaggio è talmente strano che non saprei descriverlo perchè era praticamente sempre uguale e sempre diverso nella sua monotonia. La strada dritta a perdita d’occhio e ai lati della strada distese immense di campi e di verde, centinaia o forse migliaia di greggi di pecore, mucche, carretti trainati dai buoi, stalle e case fatiscenti, poi di colpo più niente, solo campi e campi per trenta o cinquanta chilometri neanche una casa oppure una macchina che passa. Una cosa mi ha molto affascinato e devo dire che sono rimasto a guardare: questo pullman che avevo preso si fermava a far salire le persone che andavano al lavoro o che andavano da una parte all’altra dei paesi e vedere le persone che salivano mi ha davvero colpito come ad esempio una mamma e una bambina che erano ferme al lato della strada su quella che doveva essere una fermata di un paesino: non posso dire che fosse un paesino perchè le case erano davvero 8 in tutto, contate! C’era una piccola insegna con scritto il nome dellla cittadina e poi tutte queste casette una vicino all’altra ai margini della strada ma vi giuro che erano 8 di numero e quello era un paesino tipico inghiottito dal vento e non c’era altro, niente, assolutamente niente! La mamma e la bambina erano davanti a me e mi sono domandato per tutto il viaggio che tipo di vita avevano in quel paese di 8 case distante 40 o 50 km dalla cittadina piu vicina e se fossero felici di stare li.

Di questo genere di paesini lungo il percorso ne avrò incontrati non so quanti e viaggiando da solo ho potuto notare che i cileni in genere sono molto gentili, ma non bisogna aspettarsi chissà che tipo di feste o di domande: per loro che non hanno niente, sapere che lì c’è un italiano, significa che sei ricco perchè per arrivare fin laggiù dall’Italia di soldi ne devi avere parecchi secondo il loro stile di vita, quindi sei considerato una brava persona perche con gli italiani sono molto rispettosi ma niente di più.

P.Natales è un paese di pescatori ed è una cittadina molto piccola e colorata ed’è la porta per tutte le escursioni nel Paine, un parco nazionale immenso che comprende vette altissime, ghiacciai, laghi ,fiumi e baite sperdute distante circa 120 km di strada sterrata da P.Natales dove ho passato la prima notte su un Residenciales molto pulito e carino spendendo circa 8 euro a notte con colazione. La zona del porto è un luogo molto caratteristico pieno di barche coloratissime e il panorama è unico per via delle cime delle montagne altissime ed innevate e danno come l’impressione di essere veramente piccoli ed insignificanti di fronte a queste cime, e poi c’è da dire anche una cosa: avete presente nei documentari quando mandano le immagini delle nuvole in movimento? Bene, lì è uguale, il vento è fortissimo e le nuvole scorrono sopra la testa ad una velocità incredibile variando in pochi minuti il clima da soleggiato a buio per il temporale poi di nuovo splendente. Il giorno dell’escursione al Paine (come del resto tutti i miei giorni in Patagonia che sfiga) pioveva e la mia escursione è venuta a prendermi la mattina alle 7 in Residenciales e siamo partiti con questo pullmino americano tipo Chevrolet per il Paine e dopo mezz’ora di strada sterrata, buchiamo, o meglio disintegriamo una gomma! Niente di strano e dopo un pò si riparte e abbiamo attraversato delle vallate e distese immense di praterie con le varie estancias disseminate in mezzo alle pianure, colonie di Nandù e Guanachi che attraversavano le strade per tutto il tragitto. E’ un luogo molto affascinante questo ma è anche desolato nella maniera più totale, se si rimane senza benzina o con un guasto la prima macchina può passare dopo ore e la velocità è sempre la stessa.

Nel pullmino, della comitiva ero l’unico italiano, c’erano cileni argentini e spagnoli e la guida parlava in cileno velocissimo e qualche buon passaggio di spiegazioni me lo sono perso però il posto era magnifico. Queste cime altissime di granito erano immerse dalla nebbia che scendeva a velocità d’occhio in pianura, i laghi azzurri sembravano piscine da quanto l’acqua era cristallina e se non fosse stato per il freddo impossibile potevano sembrare spiagge caraibiche dalla trasparenza dell’acqua, ruscelli che formavano piccole cascate e pontili di legno che permettevano il passagio delle jeep una alla volta, questo è il parco. Per gli amanti del trekking esistono svariate possibilità di pernottamento nei vari rifugi e ci sono degli itinerari a piedi che percorrono il parco della durata di due o tre giorni oltrepassando cascate altissime e pareti da scalare, credo che quello sia un paradiso da vedere, peccato che io avevo pochi soldi e poco tempo e mi sono dovuto limitare al giro per i turisti.

Il tempo era praticamente precipitato, fuori del pullmino diluviava e stavamo andando ad un luogo magnifico, il Lago Grey: questo è un lago grigio appunto per il colore che prende dai suoi iceberg alla deriva che si staccavano dal ghiacciaio e devo dire che io non avevo mai visto niente di simile, straordinario. Tutti i passeggeri non volevano scendere ed incamminarsi ma io sono sceso e con berretto di lana, piumino e guanti mi sono avventurato da solo in mezzo alla tormenta di vento neve e acqua e anche se non sapevo che cosa avrei visto perchè per arrivarci si doveva percorrere un sentiero in mezzo ai boschi, appena ho intravisto il blu del ghiaccio sono rimasto senza parole. Non riuscivo a tenere gli occhi aperti da quanto la bufera era forte, i ghiacci davanti a me prendevano un colore carico di ultravioletti tra il viola e il blu ed era l’unico colore diverso dalla neve e il grigio di tutto il resto, oltre che la mia faccia che era di un colore indecifrabile forse verde? Boh non lo sò e non me ne sono curato fino alla sera al ritorno, però lo spettacolo era unico. Si cammina sulla riva di questo lago che è immenso ed io sono arrivato senza accorgermene dall’altra sponda circa un km e sono salito su un sentiero che tra gli alberi mi ha portato ad una altezza tale da poter scattare qualche fotografia decente e sono rimasto li, a guardare e pensare: pensi a tutto in quei momenti, a quanto è bello e a quanto è diverso da tutto quello che finora hai visto, a che cosa ci fai da solo in mezzo alla bufera seduto sulla roccia a sentire lamentarsi le montagne e capire che è un esperienza bellissima per se stessi e perchè sei fortunato ad essere li e a lasciare andare lo sguardo più lontano che può e a capire che vedendo tante cose insieme non ci caspisci più niente e sei piccolissimo di fronte alla forza della natura, come se accettassi che la più forte è lei e quindi potresti solo stare a guardare, unico bellissimo e fuori dal comune.

Dopo un’ora e mezza buona guardo in lontananza e mi accorgo che mi stavano cercando perchè l’escursione ripartiva ed ero così lontano che vedevo la guida col giubbotto fluorescente che mi cercava ma era cosi piccolo che li mi sono reso conto quanto avevo camminato senza accorgermene e di corsa ho attraversato di nuovo il letto del lago e sono ripartito. Erano tutti innervositi dentro il pullmino visto che eravamo in ritardo e io che ero diventato un pezzo di legno dal freddo mi sono messo a sedere e mi sono addormentato sul sedile posteriore, non me ne poteva fregà de meno di loro che dicevano che era tardi e così via tanto parlavano comunque velocissimi e io non volevo sentire nessuno, era stato troppo bello.

Il giorno successivo era la volta dell’escursione a Perito Moreno in Argentina, l’escursione che più volevo fare su tutte perchè sapevo che era meraviglioso ed unico, ma che purtroppo mi è andata tutta storta e mi ha rovinato la vacanza in Patagonia per colpa di una incompetente agenzia. La mattina sveglia alle 5 colazione e mi sono messo ad aspettare quelli del tour per P.Moreno ma nessuno mi è venuto a prendere e sono passati con un ora di ritardo; io quindi sono stato fatto partire con un gruppo successivo al mio perchè la mia agenzia non aveva confermato il mio nome sulla lista delle persone che sarebbero dovute andare a Perito quindi sono arrivato alla frontiera con l’Argentina e da li ho chiamato la mia agenzia a P.Arenas. L’ho incenerita sia in italiano che in inglese, e le ho detto che al ritorno le avrei dato una testata perchè il mio desiderio era quello di andare a P.Moreno ed avevo anche pagato per quello. Da quì è iniziata una serie di fatti che mi hanno rovinato tutta la vacanza e sono stato fatto salire su un bus con altre persone e che a dire dell’agenzia mi avrebbe portato a Perito Moreno, li avrei raggiunto il mio gruppo e poi sarei tornato con loro. La strada era interminabile lunghissima e in mezzo ai monti che piu isolata di così non poteva esistere ma in compenso era fantastica, e ad accrescere tutto questo la sensazione che sarebbe andato tutto storto mi dava un senso di nervosismo totale. Da Cerro Castillo la dogana cilena sull’Argentina, a El Calafate la città di montagna che si trova sotto il Perito Moreno è distante circa 290 km e, a differenza delle strade cilene, qui sul serio non passava nessuno su queste strade sterrate. Arrivato a El Calafate, paesino bellissimo, sono stato imbarcato su un altro pullmino per raggiungere il mio tour al Perito M. E a sentire ciò che diceva la guida, mi stavano aspettando ed io mi sono fidato ma invece il pullman era già ripartito ed io ero… SOLO IN ARGENTINA SUL PERITO MORENO!!! Li per li non me n’è fregato niente e dopo 7 ore con 3 pullman sono sceso sotto la pioggia a vedere questo fottuto ghiacciaio: non è bello, è qualcosa di più. La passerella cammina frontalmente a questa barriera di ghiaccio alta piu o meno 20-30 metri e scende in pendenza lungo le pareti dalle quali è possibile, mano a mano che si scende rendersi conto di quanto sia colossale questo ghiacciaio. Si vive poi un’esperienza acustica, nel senso che ogni tanto si stacca qualche lastrone di ghiaccio che rovina nel lago adiacente e che poi una volta riemerso inizia a galleggiare e ad andare alla deriva; è come il rumore di un tuono, un boato fortissimo che precede il distaccamento del ghiaccio che si frantuma. La superficie del ghiacciaio è grande per estensione quanto l’intera città di Buenos Aires, potete quindi immaginare che volume di ghiaccio sia. Questo distaccamento delle pareti è causato dalla forte pressione che il ghiaccio esercita sulle pareti più esterne di questo muro che scendendo dalle montagne spinge e muove questa immensa diga fino a farle rompere nei punti più estremi. Ho letto che questo fenomeno era molto più imponente di adesso perchè la porzione di ghiaccio che si rompeva era immensa e che il boato si sentiva a km di distanza ed era uno spettacolo in cui molte televisioni andavano ad appostarsi per assistere; oggi invece a causa dell’effetto serra questo fenomeno si è molto ridotto ma ci si aspetta comunque che tra qualche anno una frattura di un bella porzione di ghiaccio riprovocherà questo spettacolo del tutto naturale.

Io ad un certo punto mi sono guardato ed avevo macchina fotografica, telecamera in mano e mi sono detto: senti ma basta foto io adesso mi siedo e ascolto ed infatti così ho fatto, tanto ero da solo non c’era nessun tour che mi avrebbe riportato e ho contemplato questo ghiacciaio sotto quella stramaledetta pioggia.

Dovevo tornare assolutamente in Chile entro la notte perchè il giorno dopo avrei dovuto lasciare il residenciales dove avevo il mio zaino i biglietti aerei e tutto il resto, avevo una nave che la mattina successiva mi avrebbe portato in altri posti ed il pomeriggio il pullman che mi avrebbe riportato a Punta Arenas, quindi assolutamente dovevo tornare in Chile a Puerto Natales ma ero a più di 5 ore di viaggio; ho chiamato su una locanda la mia agenzia e le ho sbroccato pesantemente e le ho detto che nessuno mi aveva aspettato e che io dovevo assolutamente tornare in Chile e avrei preso un taxi e che non avrei dato neanche un centesimo, ma la signora diceva che era tutto a posto che non dovevo preoccuparmi perche tutto si sarebbe risolto. Sti cazzi. Ho fatto l’autostop per tornare a El Calafate e due escursionisti mi hanno dato un passaggio su una Land Rover sul cassone posteriore e via fino al paese dove mi aspettava su un’altra agenzia affiliata, un signore che dicendomi che era tutto a posto, mi invitava a dormire a spese loro in un hotel e che la mattina successiva sarei tornato in Chile. Io però non potevo perchè il mio zaino era a P.Natales e la mattina l’avrebbero messo fuori della porta e quindi mi sono così incazzato che sono andato a chiamare un taxi, ma non è finita: erano le 8 di sera iniziava a nevicare e nessun tassista voleva fare tanta strada perchè poi visto che la frontiera dell’Argentina a mezzanotte chiudeva perchè quello è un valico tremendo, c’era il rischio di rimanere per strada. Alla fine un signore si è offerto e siamo partiti. Il tempo era incredibile, alle 9 e mezza di sera ancora c’era la luce in cielo, ma una luce strana, pioveva e nevicava, strada ghiacciata per 300 km e la macchina sbandava dal vento incredibile e anche se il tassista era un pilota perchè era abituato a quelle strade io avevo paura di non arrivare in tempo alla frontiera per mezzanotte.

Sembra che stia raccontando un film, ma è davvero successo questo. In mezzo alla tormenta eravamo solo noi in macchina su quelle strade, e lì non mi è rimasto altro da fare che aspettare e aspettare e basta. Per mia fortuna siamo arrivati alla frontiera verso mezzanotte meno un quarto, e da li c’erano quelli del tour cileno ad aspettarmi con i soldi del taxi. Quella sera tornato in ostello ero esaurito completo dopo tutte quelle ore di pullman taxi autostop senza mangiare e incazzato nero e sfinito ed anche se Perito Moreno era stato magnifico l’entusiasmo l’avevo lasciato sul taxi al ritorno, quindi capitolo chiuso. Questo succede perchè le agenzie che effettuano i tour sono quelle sul posto e se uno come me acquista dei pacchetti, vi vengono consegnati dei voucher da consegnare alle persone che la mattina vengono a prendervi e vi portano a fare le escursioni, ma nel mio caso non potevo lamentarmi con loro in quanto la vera responsabile era quella cornuta della Pali Aike di Punta Arenas.

Il giorno dopo ho preso una nave per la risalita dei fiordi per andare a vedere il ghiacciaio Serrano e il Balmaceda; la navigazione è stupenda anche se ha perennemente diluviuato e quindi il bel cielo l’ho visto solamente al ritorno, però è stato comunque fantastico: il Serrano è un ghiacciaio altissimo che termina su un laghetto ma che non ha niente a che vedere col Perito Moreno. Qui infatti il ghiaccio scende praticamente fino alla riva del lago ed è di un bianco-azzurro accecante, davvero bellissimo. Qui con il gruppo abbiamo bevuto il Pisco on the Rock ovvero il Pisco con il ghiaccio del Ghiacciaio su dei bicchierini, un pò una pagliacciata ma caratteristico. Ero finito, esausto e amareggiato e non vedevo l’ora di tornare a Punta Arenas per trattare male quella dell’agenzia e finita la navigazione ho ripreso il Pullman di linea per Punta Arenas ed altre ore di viaggio mi hanno portato a destinazione. Sono arrivato verso le 10.30 di sera e alla stazione degli autobus ho preso un Taxi e mi sono fatto portare in un ostello per dormire l’ultima notte in Patagonia perchè il giorno seguente sarei tornato a Santiago e poi due giorni dopo in Italia. L’ostello era da 4 euro a notte!!! Preciso, bagno in comune e camerata da 4 letti e una stufetta che è rimasta accesa tutta la notte che se avesse dato di matto sarei rimasto scemo dal monossido di carbonio ma era un freddo impossibile e non me ne fregava niente. Non ho mai sentito il vento fischiare così, sembrava un lamento.

La mattina dopo sono tornato alla Pali Aike e credo di aver avuto le vene che mi si intrecciavano sulla faccia dai nervi e per quanto volessi trattare come una scarpa quell’operatrice, mi sono contenuto e sono stato educato e da buon terrone mi sono fatto ridare i soldi di un giorno, promettendole comunque che avrei scritto a Lonely Planet. Ho scritto alla Lonely Planet e mi hanno pure mandato via posta un mazzo di carte della Lonely…

Questo è quello che mi è capitato in Patagonia tornato dall’Isola di Pasqua, un bagaglio di esperienza e avventura incredibile che ovviamente non mi dimenticherò mai ma che comunque mi sento di consigliare a chiunque di visitare questa regione meravigliosa del mondo, magari con un molti giorni in più di me e certamente una buona agenzia!!! Ciao a tutti



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