This is…RAPA NUI

I due giorni nella fin troppo caotica Santiago erano volati...Vuoi perche' fummo in qualche modo impegnati nel concentrare in cosi' poco tempo le tra l' altro poche cose da vedere, vuoi perche' il pensiero di entrambi era costantemente rivolto a lei..l' isola piu' sperduta del mondo, sogno di milioni di viaggiatori, la misteriosa Rapa Nui....
Scritto da: Alessio e Micky
this is...rapa nui
Partenza il: 08/08/2009
Ritorno il: 12/08/2009
Viaggiatori: in coppia
Spesa: 2000 €
I due giorni nella fin troppo caotica Santiago erano volati…Vuoi perche’ fummo in qualche modo impegnati nel concentrare in cosi’ poco tempo le tra l’ altro poche cose da vedere, vuoi perche’ il pensiero di entrambi era costantemente rivolto a lei..L’ isola piu’ sperduta del mondo, sogno di milioni di viaggiatori, la misteriosa Rapa Nui. Quante volte, spesso ad occhi aperti, sognamo posti remoti, inaccessibili e irrangiungibili e che spesso destinati a rimanere soltanti sogni…

Le cinque ore del volo Lan erano quasi al termine, quando all’ improvviso dalle nuvole fece la sua comparsa il primo tratto di costa…

L’ aereo atterro’ ad Hanga Roa, il capoluogo, nonche’ unico centro abitato della piccola isola. Il parapiglia nel piccolissimo aeroporto era notevole, i connazionali, come al solito si fecero riconoscere, cercando di passare avanti anche mentre stavano aspettando il bagaglio, forse nell’ infondato timore di perdersi qualcosa…Mentre l’ isola era la fuori, che aspettava.

Recuperato il nostro bagaglio ci indirizzammo fuori dal piccolo hangar, questo era, e ci indirizziamo verso l’ uscita.

Cecilia era gia’ li che aspettava…Cartello in mano con il mio cognome stampato sopra, saluto cordiale, ghirlanda di fiori al collo e via, verso il suo residenciale. Fu lei a gestire la situazione, ovviamente. Ci porto’ a fare un breve tour di Hanga Roa per farci capire dove erano i luoghi che di li a breve ci sarebbero serviti nel proseguo della vacanza. Il suo residenciale, il Taniera, si trovava poco fuori dal pieno centro di Hanga Roa, ma comunque a poche centinaia di metri dai ristoranti, dai noleggi, dalla posta, dai Moai…

Si compone di tre camere, ubicate in una struttura posta all’ interno di un bellissimo giardino tropicale e, dove e’ situata anche l’ abitazione di Cecilia e delle figlie. Lo standard e’ basico, non vi aspettate tv, frigo in camera, filodiffusione, adsl e altre menate moderne perche’ non c’e’ niente di tutto cio’…Un letto e il bagno in camera, questo offre il Taniera ed e’ proprio questo il motivo per cui lo scegliemmo…Vivere l’ isola nel modo piu’ spartano possibile, solo cosi’ potevamo apprezzare maggiormente la sua bellezza selvaggia. Dopo un primo approccio con l’ isola, i cinque giorni che avremmo dovuto trascorrervi ci sembrarono un po troppi, ma in seguito ci saremmo ricreduti.Il primo impatto con i Moai avvenne dopo un paio d’ore dal nostro arrivo sull’ isola…L’ ahu Tahai si trova al termine di Te Pito O te Henua (la strada dove c’e’ la posta) un paio di centinaia di metri sulla destra.

Tre dei cinque Moai sono danneggiati, ma e’ qui che si trova l’ unico Moai dell’ isola ad avere gli occhi. Noleggiare una moto, un quad oppure una jeep e’ praticamente indispensabile, e, a prescindere da quale compagnia sceglierete, i prezzi, per i vari mezzi sono identici da locatore a locatore (hanno fatto cartello !!!). L’ isola ha un perimetro di una cinquantina di chilometri con una strada centrale, tra l’ altro e’ quella nelle condizioni migliori, di 20 km, che collega Hanga Roa alla bellisssima spiaggia di Anakena.

La sera per cena, non avevamo che l’ imbarazzo della scelta, e tranne poche, rarissime eccezioni, i ristorantini erano collocati sulla Avenida Atamu Tekena, la via principale di Hanga Roa. I prezzi qui, sono molto piu’ elevati che sul continente (el conti, come dicono loro) ma comunque accettabili per i nostri standard, la cucina e’ veramente ottima, il ceviche e’ commovente come tutti i piatti a base di pesce. Capitolo a parte per la birra, una piacevole sorpresa.

Il nuovo giorno iniziava alla 5 del mattino, decine di galli si sfidavano in gare canore e qualche cane intonava l’ imrovvisato baccanale. La colazione di Cecilia era quello che serviva per iniziare al meglio una giornata che si sarebbe rivelata ricca di emozioni. Succhi di frutta da lei preparati con i prodotti delle sue piante, marmellate da lei medesima confezionate, burro, pane tostato, caffe’, formaggio, prosciutto cotto e pane a volonta’ allietavano ogni giorno il nostro risveglio. Una giacca a vento in Agosto era provvidenziale, perche’ l’ isola, esposta com’e’ in pieno oceano pacifico e’ costantemente spazzata da venti molto forti, salvo poi togliercela al mezzo del di’ perche’ la temperatura, nonostante l’ inverno australe, era piacevole ed il sole scaldava eccome. I giorni su quest’ isola bellissima trascorsero inesorabili, un giorno lo dedicammo ad Orongo, antico centro cerimoniale, con i suoi petroglifi, muti testimoni del culto del Tangata Manu (hombre pajaro per gli attualli Pasquensi, uomo uccello per noi Italici). Il luogo e’ davvero magico, a sinistra si apre l’ immenso cratere del Ranu Kao, con la sua laguna interna coperta a tratti da vegetazione, e dall’ altra l’ oceano Pacifico con i tre motu…Motu Nui, Motu Iti ed il piccolo, lo sperone di roccia emergente Motu Kau Kau. Era qui, che si svolgeva la gara dell’ uomo uccello, i partecipanti dovevano calarsi giu’ dalla scogliera, nuotare fino al Motu Nui, prendere un uovo di sterna quindi il percorso a ritroso per ritrovarsi nuovamente in cima alla scogliera e consegnarlo al nuovo Ariki Mau che sarebbe stato uomo uccello per un intero anno. Sul sito sono presenti una cinquantina di abitazioni del periodo, sono tutte edificate in pietra piatta ed in ottime condizioni.

Il tramonto da qui e’ qualcosa di inerarrabile…

La visita al Ranu Raraku e’ un altro must che nessuno dovrebbe perdersi…

La “fabbrica” dei Moai si trova sulla costa meridionale dell’ isola, nelle immediate vicinanze del’ ahu piu’ grande e sicuramente piu’ bello, Tongariki.

Centinaia di Moai, moltissimi gia’ ultimati, sono stati abbandonati qui’, su entrambi i versanti della montagna. E’ uno spettacolo unico…Tutte quelle teste che sembrano guardare chissa che cosa, un punto indefinito all’ orizzonte. Probabilmente il versante che guarda l’ oceano e’ piu’ bello, ma anche l’ altro, dove c’e’ la laguna, merita sicuramente di essere visto, e poi, il panorama da lassu’, e’ spettacolare. E il mistero dei capelli o dei cappelli delle statue? Cosa erano quegli oggetti rossi che ponevano sulla testa dei Moai gli antichi abitanti dell’ isola di Pasqua ? Visitammo la fabbrica dei cappelli, Puna Pau, senza avere risposta. Alcuni abitanti erano convinti si trattasse di acconciature in quanto gli uomini erano soliti raccogliere i capelli in code che raccoglievano sulla testa, altri dicono si trattasse di copricapo che effettivamente usavano in quel periodo, insomma, non e’ ancora chiaro di cosa si tratti. Proseguimmo per Puna Pau, fino ad arrivare all’ ahu Akivi. E’ un bellisimo ahu sormontato da sette Moai molto ben conservati, e in parte recentemente restaurati. Sono gli unici Moai dell’ isola che guardano il mare, in quante si crede rappresentino i sette esploratori inviati da Hotu Matua per verificare se l’ isola fosse consona alle loro esigenze. La strada, piuttosto malridotta, ci condusse poi ad Ana Te Pora, una caverna, visitabile, con due uscite, nelle immediate vicinanza dell’ oceano. Le strade periferiche versano perlopiu’ in uno stato pietoso, mancano di asfalto e grosse buche si intervallano di tanto in tanto, la strada per Anakena, come ho gia’ detto, pero’, e’ perfetta.

La spiaggia e’ molto, ma molto bella, un ahu con i suoi maestosi Moai e’ posto immediatamente dietro la stessa ed incornicia il tutto in un fotogramma da cartolina. In loco sono presenti alcune baracche per “immolare” il turista, il termine migliore da usare sarebbe un altro, ma a volte questi racconti li leggono anche i bambini.

Beh, il turista qui e’ visto come un grosso pollo da spennare, una negoziante ci confido’, fregandosi le mani mentre lo diceva, che a febbraio, quando arrivano le navi e sbarcano i crocieristi, che i prezzi raddoppiano e gli affari vanno molto meglio, ad agosto, bassa stagione per loro, era davvero magra. Le zone impervie a Rapa Nui sono numerose, nel Poike, ad esempio vi potrete avventurare soltanto a piedi o a cavallo in quanto le strade sono inesistenti, cosi ‘ come nel nord dell’ isola. Un’ alba a Tongariki, se siete fortunati e le nuvole non copriranno l’ orizzonte, e’ un’ altra esperienza da ricordare…Ci alzammo con i galli (alle 5 !) e via con la jeep nel buio della notte al bellissimo ahu…Lo spettacolo ricompenso’ abbondantemente la levataccia.

Il terzo giorno avevamo visto praticamente tutto, allora ci dedicammo a rivisitare cio’ che ci era piaciuto maggiormente…Quindi ripartimmo il giro da capo e ci beammo nuovamente del sito di Orongo nella solitudine piu’ completa del tramonto, il vulcano Raru Raraku, Tongariki, l’ ahu Akivi…

I luoghi di interesse sono obbiettivamente limitati, ma, e’ sempre un piacere rivedere qualcosa che ti ha sbalordito oppure entusiasmato. Per telefonare abbiamo sempre usato un internet point situato in Te Pito o Te Henua, ed i prezzi erano veramente ottimi. La scelta dei souvenirs e’ piuttosto limitata, oltre all’ onnipresente Moai in varie fogge e dimensioni, e possibile acquistare opere intagliate, ma sopratutto collane, bracciali ed orecchini, ma e’ indiscutibile che gli artigiani puntino quasi esclusivamente sulla vendita di un Moai. Il 12 Agosto verso le 11 Cecilia ci riaccompagno’ all’ aeroporto, gli auguri ed il commiato furono sinceri perche’ lei e’ veramente una bella persona, ci imbarcammo sul nostro volo e mentre le coste si allontanavano sempre’ piu’, salutammo a malincuore quel luogo meraviglioso che aveva saputo darci cosi’ tante stupende emozioni.

Grazie di tutto, Rapa Nui.

Alessio & Micky



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