Istria a misura di bicicletta: Pasqua a Parenzo e dintorni su due ruote

Ecco com’è stato girovagare in Istria per quattro giorni attorno a Parenzo, visitando Grisignana, Orsera, il canale di Leme e percorrendo un tratto del corridoio della mitica Parenzana
Scritto da: cappellaccio
istria a misura di bicicletta: pasqua a parenzo e dintorni su due ruote
Partenza il: 25/03/2016
Ritorno il: 28/03/2016
Viaggiatori: 2
Spesa: 500 €
L’Adriatico accerchia la penisola istriana e le sue ondate, soprattutto quando è in burrasca, ne erodono il litorale, mentre il monte Maggiore (Učka) la protegge dagli assalti dei venti freddi, come la Bora, che una leggenda ritrae nelle spoglie di una strega rintanata in fondo a una caverna del Carso che d’inverno uscirebbe per sfogare la sua collera sibilando con violenza.

La maggior parte di questa regione è compresa nella Repubblica di Croazia, una porzione più piccola appartiene alla Slovenia e una minuscola all’Italia. L’Istria nel corso dei secoli è stata risparmiata dalle grandi distruzioni: i cambi di civiltà si sono succeduti senza devastazioni macroscopiche, così i principali monumenti si sono preservati; insomma, la storia ha disseminato le proprie tracce sul territorio e noi andremo a scovarle pazientemente, usando la bicicletta come mezzo per spostarci a ritmo slow. L’approdo naturale per dare l’avvio a questa ricerca è Parenzo, dove si trovano varie testimonianze del Cristianesimo delle origini: i primi martiri in Istria sono il vescovo Mauro e i suoi stretti collaboratori, uccisi verso la fine del II sec., le cui figure sono state immortalate in una delle più sconvolgenti meraviglie dell’epoca bizantina: gli sfavillanti mosaici dorati che rivestono il catino absidale della Basilica Eufrasiana, al centro del quale campeggia Maria con il bambin Gesù in braccio. La cattedrale, a tre navate separate da colonne sormontate da capitelli a traforo – simili a quelli di S. Vitale di Ravenna -, forma il nocciolo di un complesso religioso eretto durante l’episcopato di Eufrasio nel VI sec., che include un atrio, un battistero ottagonale, un palazzo vescovile e una torre campanaria alta 35 metri, dalla cui vetta si gode uno straordinario panorama a volo d’angelo sul nucleo storico e sulla costa. L’entrata avviene attraverso un ingresso novecentesco, con una lunetta mosaicata che contiene l’immagine di Cristo. Poco più avanti, a destra, si incontra la biglietteria (7.30-19, prezzo 40 Kn, ma si può pagare pure in euro, anche per acquistare il ciarpame turistico del bookshop). Oltre ai raffinati mosaici della conca absidale e del ciborio sottostante, ce ne sono altri pavimentali, lacerti del tappeto musivo di fabbricati preesistenti: uno di essi raffigura l’emblema cristiano del pesce, ma generalmente prevalgono le ornamentazioni geometriche. Per quanto concerne il palazzo del vescovo, l’ambiente più suggestivo è la sala delle udienze, illuminata da enormi finestre ad arco che si affacciano sul mare.

Se l’eredità bizantina di Parenzo è rintracciabile nell’architettura e nella decorazione della Basilica Eufrasiana quella romana è invece riconoscibile nei resti dei templi di Nettuno e Marte e nel suo un impianto urbanistico, costituito da un reticolo di vie che si intersecano in modo ortogonale. Infatti ancor oggi due arterie principali si incrociano perpendicolarmente: sono il decumano maximo e il cardo maximo Lungo il Decumano (Dekumanska), lastricato in pietra, ci si imbatte in svariati edifici di pregio tra cui il barocco palazzo Sinčić; in piazza Marafor, l’antico Foro, si vedono una casa gotica e una romanica, molto pittoresca, con un particolare balcone di legno scuro. Per terminare la visita si passeggia sul lungomare obala Maršala Tita, fiancheggiato da una teoria di bar e ristoranti, da cui lo sguardo si sofferma sull’isola di San Nicola, sfregiata dalla presenza di un ecomostro, l’hotel Valamar Isabella, temporaneamente vuoto e in letargo. Il mio lettore mp3 mentale attacca con Il mare d’inverno, poiché adesso c’è un cielo grigio imbottito di nuvole scure che si disgregano e si ricompongono velocemente correndo sullo sfondo di altre più chiare. Lemme lemme giungo a un porticciolo -dove sono ormeggiati piccoli yacht, motoscafi, barche a vela e taxi acquatici-, da cui raggiungo il sentiero pedonale che corre a filo della sponda, alle cui spalle si estende un parco con essenze di tipo mediterraneo, ed è proprio qui che si trova il mio albergo, il Flores.

Grožnjan e la Parenzana

Il secondo giorno comincia per davvero la nostra scampagnata primaverile in Istria. Con un servizio di transfer io e il mio legittimo ci rechiamo a Grisignana, un villaggio isolato, aggrappato al cocuzzolo di una collina, i cui bastioni regalano panorami calmi e riposanti sui campi circostanti e sulla valle del fiume Quieto (Mirna in croato). Ci addentriamo con le nostre duepedali in un dedalo di vicoli selciati, quasi in religioso silenzio, per non sciupare l’incanto di questo posto senza età. Ci sono vecchi edifici che ospitano botteghe di artigiani e artisti, e una piazza in pendenza, intima e raccolta, con una loggia rinascimentale adornata da vasi di fiori e il fondaco, un immobile che alloggiò il tribunale e una prigione a partire dal 1597, al cui piano superiore era ubicato un magazzino dove veniva accumulato il grano. Oggi tutto l’insieme costituisce la galleria comunale Fonticus. Ancora pochi metri e siamo al cospetto della parrocchiale di S. Vito, Modesto e Crescenzia, una sobria costruzione settecentesca di fronte alla quale si accede al cortile del cosiddetto castello, dal 1359 sede dei podestà di Venezia, che non sembra aver sfidato con successo il trascorrere dei secoli. Infine attraversiamo la porta cittadina, inserita nella cinta muraria e abbellita con gli stemmi dei governanti veneti del XV e XVI sec. ed ecco che i nostri polpacci avvertono che il momento di darsi da fare è arrivato, anche se in realtà all’inizio ci attende una veleggiata in discesa per una mulattiera di ghiaia e terra battuta, rallegrata da curve generose, lungo la quale il nostro cavallo d’alluminio parte a briglia sciolta e quindi è meglio azionare gradualmente i freni. Di tanto in tanto volgiamo lo sguardo in alto per ammirare Grožnjan che rimpicciolisce sempre più e che ora è solo un grappolo di case scure in cima a una dolce altura bombata. Alla fine della discesa una strada bianca pianeggiante ricavata in mezzo a prati e boschetti ci conduce sul ciglio del fiume, nei pressi di Ponte Porton, una località che ha legato le proprie fortune a quelle del suo porto fluviale, dato che per molto tempo il Quieto è stato un corso d’acqua navigabile da questo punto fino alla foce e dunque una fondamentale via di comunicazione, di cui si serviva la Serenissima per trasportare carichi di legname provenienti dal bosco di Montona e destinati all’Arsenale di Venezia.

Dopo un tratto piuttosto rettilineo, a Levade svoltiamo a destra per varcare un ponte sul Mirna e imboccare la Parenzana, girando attorno a Montona in senso orario. Ed ecco che nell’osservare i cippi chilometrici riportanti la sigla TPC abbiamo un’intuizione: questo che stiamo percorrendo è l’itinerario ciclopedonale per eccellenza dei turisti per caso! La Parenzana, a dire il vero, era originariamente una strada ferrata che collegava Trieste e Parenzo, la cui lunghezza complessiva era di 123 km e TPC stava per Trieste-Parenzo-Canfanaro. La ferrovia, concepita per allargare gli orizzonti commerciali dell’Istria nordoccidentale, ebbe una genesi difficile giacché si scatenò un’accesa disputa riguardo ai luoghi per cui doveva passare e ai dettagli di progettazione, pertanto solo agli albori del Novecento ne venne approvato il progetto esecutivo. La linea a scartamento ridotto fu completata nel 1902, tuttavia già nel periodo in cui cominciò a funzionare la gente ironizzava sulla lentezza del servizio: il profilo montuoso della tratta e l’impiego di automotrici poco efficienti costringevano a velocità ridotte (le punte massime raggiunte erano di 25/30 km e il treno impiegava 6 ore abbondanti per coprire la distanza tra Trieste e Parenzo). I convogli trasportavano contemporaneamente sia carri merci che vetture viaggiatori e queste ultime erano dotate di spartane panche di legno e non prevedevano la prima classe, ma solo la seconda e la terza. Nel 1924 la Parenzana entrò a far parte della rete ferroviaria italiana, dopodiché nel 1935 venne soppressa per motivi di tipo economico e nel 1939 i materiali furono messi all’asta e poi rimossi. Qua in Croazia ardite opere di infrastruttura come ponti, viadotti e gallerie si conservano e sono state integrate nel percorso detto “strada della salute e dell’amicizia”, tabellato con cartelli verticali raffiguranti il logo di una locomotiva. In effetti dopo aver rasentato il paese di Motovun, un agglomerato di case medioevali appollaiato su un rilievo boschivo, abitato prevalentemente da italiani fino agli anni Quaranta del secolo scorso quando la popolazione fu costretta al rimpatrio, ci introduciamo in un tunnel e ci sembra di percepire ancora l’eco fantasma dello sferragliare del treno sulle rotaie.

Ora ci aspetta un ultimo sforzo: una salita moderata fino a Visinada, dove abbandoniamo la linea ferroviaria dismessa e riprendiamo la strada carrabile passando per i paesini di Lašići, Baškoti e Markovac. Da Višnjan ormai ci vuole un nonnulla a tornare in hotel perché schizziamo veloci e spericolati giù per la discesa che ci riporta a Parenzo.

Vrsar e il canale di Leme

Il terzo giorno la nostra sbiciclata è sì un susseguirsi di dispettosi saliscendi, ma è anche una di quelle con la brezza che soffia tra i capelli e il mare che ti viene incontro o si allontana in una sorta di gioco a rimpiattino. Ci dirigiamo verso sud lambendo le baie e spiagge del celebre Lungomare di Parenzo, una passeggiata che collega “la città del mosaico” con la vicina Funtana bordeggiando due lagune, blu e verde, dove sorgono enormi complessi alberghieri in contrasto stridente con l’esuberante vegetazione costiera. Superati i resort turistici di Plava e Zelena Laguna costeggiamo invitanti insenature che ci offrono l’occasione per una piacevole sosta contemplativa: seduti su una panchina ammiriamo la verde gobba di un isolotto mentre ci infiliamo in bocca un “mangime” speciale reclamizzato col nome di Super Frutti, che dovrebbe trasformarci in ciclisti pronti e scattanti come ghepardi. Infatti qualche energia supplementare ci serve dopo Funtana perché la topografia si fa più mossa, inoltre il traffico diventa sgradevole fino al punto in cui inizia una corsia ciclabile sicura sul margine della strada Istarska. In questa zona si trova il parco delle sculture dedicato a Dušan Džamonja, un grande artista croato del dopoguerra, che però non desta più di tanto la nostra curiosità.

Orsera è un borgo rincantucciato sulla sommità di una collina, con un labirinto di viuzze e tre romantici belvedere dai quali lo sguardo corre indisturbato dall’una all’altra delle 18 isole che si sparpagliano scompostamente di fronte alla costa. Continuando oltre Orsera seguendo la ciclovia Istria Bike 171 giungiamo a Kapetanova stancija e da qui una strada inghiaiata ci conduce al piccolo aeroporto di Crljenka. Dopo l’attraversamento di un’area tappezzata di vigneti e uliveti, penetriamo nella secolare foresta Kontija, di roverella e carpini, che copre una superficie di 52 Ha. Mentre percorriamo l’ecovia Vrsar-Lim ci rendiamo conto che il mare non è dietro di noi come credevamo, ma si è insinuato in un solco profondo che sta alla nostra destra: si tratta del canale di Leme, un santuario della natura tutelato dal 1980, che è la parte sommersa di una valle carsica, ideale per l’allevamento delle ostriche e dei molluschi, che misura circa 12 km di lunghezza e 600 m di larghezza e fu scelto come scenario di alcuni kolossal sui leggendari guerrieri della Scandinavia medievale. Effettivamente il pubblico cinematografico degli anni Cinquanta conobbe il fiordo di Lim grazie al film di successo The Vikings, dal momento che varie riprese furono realizzate qui. In seguito, anche per girare la pellicola italiana Erik il vichingo nel 1965 il luogo fu invaso da troupe, macchine da presa e divi come Giuliano Gemma.

Tutto ad un tratto dinnanzi a noi spunta l’indicazione “grotta dei pirati” e sono presa dallo smanioso desiderio di sapere com’è. Ci buttiamo a kamikaze giù per una brevissima discesa che ci porta a una spianata rocciosa sull’orlo del golfo di Lim, che mi impressiona col suo fascino selvaggio. Tramite una ripida scaletta ci caliamo nelle fauci dell’antro che si pensa fosse un covo dei corsari, un rifugio sicuro dove si ritiravano tra una scorribanda e l’altra. Per un corto periodo la caverna fu pure un eremo in cui visse San Romualdo, il quale poi andò ad occupare una spelonca più appartata, sempre sul canale di Leme, dove trascorse tre anni della sua esistenza in preghiera, aiutato da un pastore per il suo sostentamento.

Quando termina il bosco arriviamo a Kloštar e proseguiamo verso nord per Gradina, Bralići e Delići. Gli ultimi paesini per cui transitiamo prima di tornare a Poreč sono Fuškulin e Mugeba.

Tar, Loron, Červar-Porat

Quello del lunedì di Pasqua è un circuito ad anello che ci consente di frugare nel passato romano del Parentino e di avere un assaggio di Istria rurale e genuina. Ricordate l’esaltante discesa che concludeva la seconda giornata? Be’, ora è il momento di affrontarla in salita. Al principio siamo ostaggi del traffico di Poreč, ma dopo non molto l’intensità automobilistica diminuisce. Passiamo per il borgo di Bačva, dove ci colpisce la chiesa di San Giacomo, la più antica del paese, visto che risale al Duecento. Continuiamo in direzione di Visignano e fino a questo punto il percorso, come già detto, è un clone di quello finale del secondo giorno. Poi attraversiamo un ondulato territorio in cui regna sovrana la pace della campagna istriana tra Labinci e Tar (Torre), famoso per l’ottima qualità del suo olio d’oliva. Da qui comincia una discesa da capogiro che precipita dritta nella baia di Santa Marina. L’incantevole panorama che ci accoglie è lo stesso che i membri di una ristretta élite romana ammiravano dalla loro villa di Loron, di cui si vedono i resti a ridosso delle insenature di Baia Lunga e Santa Marina. Quelli di Loron erano i miliardari dell’Adriatico romano, amici di Augusto che investirono in Istria per produrre olio ed esportarlo in anfore manufatturate sul posto, in una delle fabbriche più gigantesche che si conoscano. Oltre all’olio e ai prodotti agricoli quali cereali e vino, le domus marittime sfruttavano le risorse del mare come pesci, molluschi e murici per la porpora, infatti nelle vicinanze, a Kupanja, è stato scoperto un vivaio di dimensioni ciclopiche in cui guizzava il pesce probabilmente destinato alla preparazione del garum, una salsa liquida dal sapore pungente, ottenuta lasciando macerare le interiora del pesce, che i romani usavano come condimento.

Ci fermiamo per un picnic accanto al sito archeologico, su una spiaggia di ciottoli che digrada verso le limpide acque del Mediterraneo. Di nuovo pimpanti dopo aver ingerito una buona dose di calorie ci lasciamo guidare dai cartelli Istria bike 121 fino a Porto Cervera, un brandello di territorio sacrificato alle leggi della speculazione. Anche il tratto di costa che ci rimane da percorrere per far ritorno a Parenzo è intensamente edificato. Poco prima di raggiungere il traguardo mi si spezza il filo del cambio, per fortuna ormai a vacanza finita. Quando arriviamo in città una muraglia di nubi troneggia su Parenzo e il mio lettore mp3 mentale riattacca con Il mare d’inverno.

Notizie e consigli

Documenti Per l’ingresso in Croazia è sufficiente esibire la carta d’identità.

Moneta La moneta della Repubblica di Croazia è la kuna e 7,5 kune equivalgono a circa 1 euro. Comunque dappertutto ci hanno permesso di pagare in euro o con la carta di credito.

Come arrivare in auto Con l’autostrada A4 fino a Trieste, poi direzione Rabuiese. Per continuare sull’autostrada slovena al confine è necessario dotarsi di vignetta (costo 15 euro per una settimana). Dalla frontiera croata si procede fino a immettersi in autostrada, poi si seguono le indicazioni per Novigrad e infine si continua per Parenzo. Nel periodo pasquale i tempi di percorrenza sono stati esattamente quelli indicati dal navigatore.

Noleggio biciclette e percorsi: www.funactive.info/it/ – Indirizzo: Via Stazione, 3, Dobbiaco BZ – Tel. :0474 771210. A noi hanno fornito il servizio di transfer da Parenzo a Grisignana, le tracce GPS dei percorsi e le corrispondenti mappe. Il primo percorso è di circa 60 km, il circuito del secondo giorno è di 40 km abbondanti e l’anello del terzo giorno è di 35 km. Per informazioni sugli itinerari tabellati Istria bike il sito è http://www.istria-bike.com/it/percorsi

Dove pernottare e cenare

A Parenzo presso l’hotel quattro stelle Flores (ex Hostin) Indirizzo: Ul. Rade Končara, 52440, Poreč, Croazia Tel.:+385 1 4592 261

Per saperne di più sui luoghi

www.youtube.com/watch?feature=player_detailpage&v=rINtXkVEtoM brevissimo video in inglese su Parenzo

www.zupaporec.com/basilica-eufrasiana.html Testo integrale, in italiano, del libro Eufrazijeva Bazilika in vendita a poco più di 5 euro presso la biglietteria-bookshop della Basilica Eufrasiana di Parenzo, i cui autori sono Srgije Jelenić e Gianluca Benedetti.

www.istria-culture.com/it/loggia-cittadina-i161 audioguida di Grožnjan/Grisignana

www.youtube.com/watch?v=zHeMhq26D8c video solo musica su Grožnjan/Grisignana

www.youtube.com/watch?v=3EroNzzI4TQ documentario sulla grotta di S. Romualdo e il canale di Leme

www.istria-culture.com/it/loron-lorun-i99 audioguida Lorun/Loron

www.youtube.com/watch?v=XSHKAKSC4L4 reportage sul sito archeologico di Lorun/Loron

www.youtube.com/watch?v=njDvy8lHRfs documentario sul sito archeologico di Lorun/Loron

www.youtube.com/watch?v=IuPXJEYH4iQ documentario sulla ferrovia Parenzana

www.youtube.com/watch?v=eHqDHGUSvWw Parenzana (Itinerari istriani news)

www.youtube.com/watch?v=xgXjJ4GrgwE (Parenzana e Montona)

www.youtube.com/watch?feature=player_detailpage&v=eYxRw5OOrKc Video sulla grotta di Baredine, vicino a Parenzo.

www.youtube.com/watch?v=7jsHedVFpMs Parco delle Sculture Dušan Džamonja nei pressi di Orsera.

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