Ponte dell’Immacolata nei dintorni di Firenze… su due ruote

Saliscendi sulle colline del Chianti Classico: un itinerario circolare che tocca la Certosa di Galluzzo, Tavarnelle, Badia a Passignano, Montefioralle, Greve e Impruneta
Scritto da: cappellaccio
ponte dell’immacolata nei dintorni di firenze... su due ruote
Partenza il: 06/12/2014
Ritorno il: 08/12/2014
Viaggiatori: 1
Spesa: 500 €
Ponte dell’Immacolata nei dintorni di Firenze per gli appassionati di due ruote.

Saliscendi sulle colline del Chianti Classico: un itinerario circolare che tocca la Certosa di Galluzzo, Tavarnelle, Badia a Passignano, Montefioralle, Greve e Impruneta.

Siamo in dicembre, l’estate è ormai solo un vago ricordo e l’inverno è alle porte. Approfitto del ponte dell’Immacolata per gustarmi le colline del Chianti all’asciutto, in un clima ancora relativamente mite, prima che l’aria diventi gelida e inizi il periodo più uggioso dell’anno. Da cicloturista non troppo ambiziosa e poco tenace quale sono, mi cimento in una due giorni Firenze-Tavarnelle Val di Pesa-Firenze che prevede un chilometraggio inferiore ai 50 km al dì, salite con un’inclinazione media mai superiore al 6% e pochi chilometri di fuoristrada privi di passaggi tecnici. L’itinerario, particolarmente interessante dal punto di vista paesaggistico, si sviluppa in un pacato ambiente collinare coltivato a olivi e viti, ed è ideale per chi preferisce le frequenti variazioni di pendenza.

Uscire dalla città di Dante Alighieri in bicicletta è piuttosto semplice pernottando nella zona del giardino dei Boboli; la pedalata comincia infatti alla periferia di Firenze, subito oltre Porta Romana, con una salita innocua che conduce alla villa di Poggio Imperiale, patrimonio dell’Umanità Unesco e dal 1865 sede dell’Istituto Statale della SS. Annunziata (in origine un prestigioso collegio destinato alle fanciulle della nobiltà). Si percorre un viale fiancheggiato da cipressi, lecci e olmi, costruito nel Seicento per volontà di Maria Maddalena d’Austria, vedova di Cosimo II de’ Medici e sorella dell’Imperatore Ferdinando II d’Asburgo e proprio all’altezza dell’antica residenza fatta ampliare dalla granduchessa si vira a destra in direzione San Felice a Ema. In breve si giunge alla chiesa di San Felice, che sfoggia una facciata romanica, con una lunetta in marmo bianco e verde. Dopo un’ulteriore svolta a destra si entra in un lungo rettilineo e si seguono sempre le indicazioni per la Certosa finché, oltrepassato l’abitato di Galluzzo, si riconosce da lontano il profilo del complesso conventuale, che si raggiunge dalla via Volterrana con una corta deviazione a sinistra. Gli edifici sacri, cinti da mura, si ergono isolati sulla vetta di un colle conico. Ammirando la Certosa dal basso si nota, dapprima, il campanile che sovrasta le celle dei religiosi; queste erano il rifugio da essi scelto per vivere completamente staccati dal mondo, cercando nella silenziosa preghiera l’incontro con Dio. La prima fabbrica certosina fu fondata qui nel XIV secolo da Niccolò Acciaioli e consacrata a San Lorenzo, tuttavia le costruzioni furono più volte rimaneggiate nel corso del tempo. A seguito delle soppressioni napoleoniche i monaci persero il possesso del convento, che fu successivamente danneggiato dal sisma del 1895. Nel secolo scorso ci furono vari interventi di manutenzione da parte dello Stato e della Sopraintendenza di Firenze e a partire dagli anni ’50 il monastero è gestito dai Cistercensi, che all’interno hanno uno spaccio con vendita di articoli sacri, libri e souvenir.

Terminata la visita alla Certosa si torna alla tortuosa SP4, dove il traffico è abbastanza sostenuto e si prosegue in salita, una curva via l’altra, fino quasi alla frazione di Chiesanuova, poco prima della quale si gira a destra per La Romola. Qui il flusso delle auto è meno intenso e l’aria è balsamica per via dell’odore dolce degli alberi del bosco, che pervade piacevolmente le narici.

Una discesa, in questo momento dell’anno letteralmente da brivido, porta a Cerbaia. Poi, pressoché all’altezza dell’agglomerato di case di Montagnana, si imbocca, a sinistra, la SP81 (via Romita), una direttrice a scarsissimo traffico, che si percorre per circa 13 km, fino all’incrocio con la Cassia. Lungo questa carrabile si incontrano il minuscolo e privato borgo di Brugnano e la chiesa di Santa Cristina in Salivolpe, in stato di abbandono ma che domina ancora imponente il poggio sul quale fu innalzata. Accanto al Tempio spicca uno striscione bianco con la scritta Salviamo Santa Cristina: è lo slogan del Comitato per la Tutela del Territorio di Santa Cristina, che desidera che si intervenga con attività di protezione e restauro per prevenire gli inevitabili crolli ed evitare che gli interni della chiesa imputridiscano nell’incuria.

Dunque, per arrivare a Tavarnelle, si procede con prudenza per un ridottissimo tratto della Cassia, che si abbandona svoltando subito a destra in Strada del Cerro, una bella sterrrata che permette di giungere, in capo a un chilometro, alla Strada della Pieve, una viuzza ghiaiata e irta che porta alla romanica Pieve di San Pietro in Bossolo, risalente all’XI secolo, con una facciata preceduta da un portico su colonne. La canonica ospita un Museo di Arte Sacra, la cui opera più famosa è un’icona che raffigura la Madonna col Bambino attribuita a Meliore.

Oggi il centro di Tavarnelle è affollato da sciami di appassionati di corse automobilistiche, accorsi per assistere al passaggio delle macchine del Rally della Fettunta. Dribblo la gente, i numerosi stand e chioschi enogastronomici dislocati nella piazza del paese per spingermi in via Roma, dove è situato il mio albergo, nel quale mi rinfranco con un fumante bagno caldo.

Il mattino dell’8 dicembre resetto il contachilometri e parto da Tavarnelle allo spuntar del sole. Sotto la luce radente dell’alba brilla il verde intenso dell’erba bagnata di rugiada e risplende il giallo del fogliame che appassisce sugli alberi. Solitari casali si stagliano, come sentinelle immobili, sulla linea ondulata delle colline. Ritorno in Strada della Pieve, però stamane, al crocevia con Strada del Cerro continuo dritta per Strada Commenda, una mulattiera che si srotola in mezzo ai campi. In seguito, una ripida discesa mi fa venire la pelle d’oca, sia per la pungente brezza autunnale che penetra attraverso i vestiti, sia per quanto il sentiero è sconnesso e infangato. Alla fine dello sterrato sottopasso una superstrada, vicino alla quale si trova un porto aerostatico, dove i piloti della locale scuola di volo stanno gonfiando una mongolfiera per farla volare. Pochi minuti ed ecco che il pallone rosso fuoco si stacca da terra e si libra, sospinto dal vento, nel cielo azzurro.

Incappo nuovamente nella Cassia, che lascio senza indugi per infilare, a destra, la SP94 in direzione Sambuca. Dopo un paio di chilometri in piano piego a mano mancina verso Badia a Passignano e qui inizia una faticosa salita, ma il disagio è ampiamente ripagato da un panorama che manda in sollucchero. Nell’ultimo tratto la strada è un budello delimitato da antichi muretti in pietra; poi, all’improvviso l’abbazia, con le sue alte torri, emerge appariscente, suggestiva e poderosa, abbracciata dai cipressi, contro un cielo limpidissimo, di un azzurro irreale, provocandomi uno stato di stupore totale.

Il monastero è custode di storia, leggenda, bellezze architettoniche e artistiche, che ci vengono illustrate da un vallombrosano di origini indiane, che inaspettatamente apre il portone del convento a me e a un gruppetto di persone intenzionate a visitarlo. L’interno della chiesa abbaziale di San Michele Arcangelo è avvolto nella penombra, nella quale si intravvedono gli affreschi della volta realizzati dal Passignano, si osservano alcune statue, un enorme leggìo e gli stalli lignei del coro. Accompagnati dal giovane monaco, che indossa un berretto con visiera portato a rovescio, come un rapper, penetriamo nella grande sala delle cucine, in cui sono conservati gli utensili usati un tempo per preparare i pasti; esploriamo il refettorio, perennemente in restauro; usciamo nel chiostro quattrocentesco, ornato al centro da un pozzo e infine sbuchiamo nel giardino, dove tra siepi ordinate, piante e fiori zampilla una fontana.

Di nuovo in sella, riparto alla volta di Montefioralle, attenta a non scapicollarmi e a risparmiare energie, perché le salite non sono finite. In effetti, un tratto che presenta una discreta pendenza, con fondo alternativamente asfaltato e in terra battuta, mi costringe a fermarmi spesso per tirare il fiato, anche se mi porta a diretto contatto con affascinanti campagne ammantate di viti, dalle foglie ormai giallo-rossastre. Ci sono due bivi in successione, il primo a destra, verso Panzano e il secondo a sinistra verso Greve. Poi, finalmente, arriva il momento di azionare i freni, dato che si scende in picchiata verso Montefioralle, piccolissimo borgo fortificato acciambellato dentro il suo guscio di mura, con stretti vicoli selciati dall’andamento avvolgente. Con la bici mi addentro nelle viuzze anguste del tessuto urbano medioevale, ma non c’è molto da vedere; quindi con un’ulteriore planata verso il fondovalle arrivo alla porticata piazza Matteotti di Greve in Chianti, ornata da alcuni caffè eleganti e sulla quale si affacciano il municipio in stile neorinascimentale e la chiesa di S. Croce. Lo spazio triangolare della piazza è invaso da un mercato e immerso nel mormorio della folla, che girovaga fra le bancarelle e che beve ai bar.

L’ultima tappa del mio viaggiare attivo è Impruneta, dove giungo nel primo pomeriggio, dopo aver macinato circa 10 km di SS222 Chiantigiana e 4 km di SP69. La piazza Vittorio Emanuele si offre bellissima, con la sua basilica dedicata a Santa Maria, la sua pista per pattinare sul ghiaccio e il suo mercatino dell’antiquariato.

Adesso faccio rotta verso Firenze percorrendo 4 km di SP70, passando per Cascine del Riccio e il sobborgo Cinque Vie. Attorno alle tre e mezza costeggio l’Arno, con gli occhi arrossati per l’aria sferzante che mi ha colpito il viso in discesa. Nei pressi di Ponte Vecchio mi ritrovo davanti un’invalicabile barriera di turisti. Per fortuna un’auto mi fa da apripista, creando un varco nella moltitudine, così approdo a Santa Maria Novella giusto in tempo per acchiappare un treno per Prato. Sono piuttosto fiera di me stessa, in fondo, il percorso non è stato proprio una roba da rammolliti e inoltre, a passo lento, sono riuscita a scoprire piccoli tesori al di fuori dei circuiti più tradizionali, dove una natura dolce e generosa fa da sfondo a capolavori d’arte e architettura.

Come arrivare: con Trenitalia, stazione di Santa Maria Novella.

Dove dormire: (prezzi elevati, strutture ricettive a 4 stelle)

a Firenze Hotel Villa Carlotta -Via Michele di Lando, 3 – tel. 055 2336134 (villa in collina, a quaranta minuti di cammino dalla stazione di S. Maria Novella e mezz’ora a piedi da Piazzale Michelangelo- che si raggiunge in pochi minuti in autobus, n. 12 all’andata, n. 13 al ritorno. Fermata Michele di Lando).

a Tavarnelle: Hotel Borgo di Cortefreda Via Roma, 191 tel. 055 8073333

(a prezzi più contenuti) a Firenze: Classic Hotel (tre stelle) Viale Macchiavelli, 25, tel. 055 229351 www.classichotel.it

a Tavarnelle Ostello del Chianti, Via Roma 137, www.ostellodelchianti.it Tel 0558050265

Cosa vedere

Villa del Poggio Imperiale, Firenze https://www.youtube.com/watch?v=W4KoN18I3pk

Certosa di Firenze, chiusa il lunedì, tel. 055 204 9226 https://www.youtube.com/watch?v=oIMoHxUM1pU

– Tavarnelle Val di Pesa email pro-loco info@tavarnellechiantidavivere.it

– Pieve di San Pietro in Bossolo chianti-valdarno.ivirgilius.com/s/56/

– Museo di Arte Sacra chianti-valdarno.ivirgilius.com/s/55/

– Montefioralle e Greve in Chianti http://www.youtube.com/watch?v=BLcw1eVrqV4

Con chi: Viaggiare in bici, Borgo la Noce 9, 50123 Firenze tel 055.218059 www.viaggiareinbici.com noleggia MTB e organizza viaggi individuali, autoguidati, in bicicletta, alla scoperta delle campagne intorno a Firenze, tutti i giorni da marzo a dicembre.

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Pieve di San Pietro in Bòssolo a Tavarnelle in Val di Pesa. (Ponte dell’Immacolata nel...

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Fontana all’interno del giardino del complesso monastico di Badia a Passignano. (Ponte...

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Passeggiando nei giardini del complesso monastico di Badia a Passignano. (Ponte...

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Campanile e cupoletta della chiesa di San Michele Arcangelo di Badia a Passignano visti...

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Chiostro del complesso conventuale di Badia a Passignano. (Ponte dell’Immacolata nel...

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Interno della chiesa monastica di San Michele Arcangelo a Badia a Passignano. (Ponte...

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Edifici neogotici all’interno del complesso monastico di Badia a Passignano. (Ponte...

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Chiesa di San Biagio a Badia a Passignano (Ponte dell’Immacolata nel Chianti Fiorentino)

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Una delle belle strade sterrate che si percorrono nei pressi di Tavarnelle in Val di Pesa...

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Badia a Passignano, circondata dai cipressi. (Ponte dell’Immacolata nel Chianti...

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Veduta panoramica di Badia a Passignano

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Piscina dell’Hotel Borgo di Cortefreda di Tavarnelle in Val di Pesa (Ponte...

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Piazza Matteotti di Greve in Chianti. (Ponte dell’Immacolata nel Chianti Fiorentino)

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Borgo di Brugnano, a circa 2 km da San Pancrazio sulla SP81 (Ponte dell’Immacolata nel...

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Pedalando sulle colline del Chianti Classico, lungo la SP81, via Romita. (Ponte...

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Una delle tante edicole votive che segnano gli incroci sulle strade del Chianti. (Ponte...

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Santa Cristina in Salivolpe sulla SP81, via Romita (Ponte dell’Immacolata nel Chianti...

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Facciata della chiesa di San Felice a Ema (Ponte dell’Immacolata nel Chianti Fiorentino)

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In bici davanti alla Certosa di Firenze (Ponte dell’Immacolata nel Chianti Fiorentino)

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Veduta della Certosa di Galluzzo in cui si distinguno il Palazzo Acciaioli, il campanile...

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Mercatino dell’antiquariato sulla piazza Vittorio Emanuele di Impruneta, con il...

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Uno dei vicoli di Montefioralle (Ponte dell’Immacolata nel Chianti Fiorentino)



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