Sudafrica, Namibia, Botswana e cascate Vittoria

8.500 chilometri in 15 giorni: una follia, ma ne valeva la pena
Scritto da: Sergio&Marta
sudafrica, namibia, botswana e cascate vittoria
Partenza il: 24/06/2015
Ritorno il: 10/07/2015
Viaggiatori: 2
Spesa: 2000 €
Sergio, 54 anni, e Marta, 50 anni, sono i protagonisti di questo viaggio, organizzato a sorpresa da Sergio per i 50 anni di Marta. Sergio ha scritto il diario di viaggio.

È doveroso fare una premessa; questo viaggio necessita di un periodo compreso tra 3 e 4 settimane, io ho dovuto incastrarlo fra i 50 anni di Marta (22 Giugno) e i 18 anni di nostro figlio Michele (11 Luglio), quindi il viaggio si è svolto dal 24 Giugno al 10 Luglio, in soli 16 giorni. Avevo in mente alcuni luoghi imperdibili, Cape Town, il deserto namibiano di Sossusvlei, il parco Ethosa, l’Okawango e le Cascate Vittoria, e su quello ho costruito il percorso. Il viaggio si è svolto con la nostra solita filosofia, che ovviamente non necessariamente coincide con quella di altri “turisti per caso”; chi avesse intenzione di svolgere un viaggio simile deve modificarlo in base alle proprie esigenze, chiunque voglia informazioni in proposito può contattarmi alla mia e-mail sergio.pan_2006@libero.it.

Sicuramente sono necessari un paio di giorni in più per Cape Town, un giorno in più per Sossusvlei e un giorno in più per Swakopmund, per il resto, se ve la sentite di fare tanti chilometri, potrebbe andar bene anche il nostro itinerario.

Il volo è stato prenotato on line ai primi di Febbraio 2015, ho scelto KLM Firenze – Amsterdam e Amsterdam – Johannesburg all’andata e Air France Johannesburg – Parigi e Parigi – Firenze al ritorno, costo complessivo 1017 € compreso bagaglio pari a 23 kg a testa. Sempre nello stesso periodo ho prenotato la macchina, prenotata on line con rentalcars.com, una utilitaria con copertura assicurativa completa.

Gli alberghi sono stati prenotati on line per tutto il periodo con booking.com dove erano presenti strutture ricettive adeguate e seguendo i consigli delle guide Lonely Planet per le località dove non c’erano strutture ricettive adeguate.

I costi complessivi del viaggio sono riportati al termine del diario. Visitiamo Sudafrica, Namibia, Botswana e Zimbabwe, quest’ultimo limitatamente alle Cascate Vittoria. In Italia non siamo riusciti a procurarci la valuta per i 4 Stati da visitare, valuta non trattata dalle nostre banche. Lo Zimbabwe usa i dollari americani, gli altri Stati usano la propria valuta. In Namibia accettano anche la valuta del Sudafrica. I cambi, all’atto del viaggio, erano favorevoli per chi, come noi, usa l’Euro, il rand sudafricano valeva intorno a 13,60 per 1 €, così come il dollaro namibiano, che è equivalente al rand, la pula del Botswana valeva intorno a 11,10 per 1 €. La benzina ha un costo di circa 13,7 Rand al litro in Sudafrica, pari a circa 1 € al litro, un costo di circa 11,50 dollari in Namibia, pari a circa 0,85 € al litro, e un costo di circa 8 pula al litro in Botswana, pari a circa 0,7 € al litro. Per poter guidare in queste località è necessaria la patente internazionale, io l’ho richiesta tramite l’ACI ma potete richiederla anche direttamente alla Motorizzazione Civile. La patente internazionale ha validità 1 anno. Altamente consigliata l’assicurazione sanitaria, noi l’abbiamo fatta con Europeassitance, con sconto 20% per i soci di Altroconsumo, spendendo 118 €.

Mercoledì 24 Giugno 2015

Sveglia alle 4.00, partiamo alle 6.30 con il volo KLM Firenze – Amsterdam. Arriviamo all’aeroporto alle 5.10, ci accompagna Elisa, una delle nostre figlie. Pioviggina, durante la notte un temporale con raffiche di vento pazzesche ci ha tenuto svegli per un po’. Il check-in è lento come sempre in Italia, anche se l’avevamo fatto on-line. Questi astuti hanno pensato bene di mettere 3 voli della stessa compagnia alla stessa ora, senza mettere il numero adeguato di personale addetto. Il volo per Amsterdam è tranquillo, passiamo sulle Alpi pulite e piene di neve. Ad Amsterdam la solita coltre di nubi ci accoglie, ma non piove, è già un miracolo! Partiamo alle 10.25 per Johannesburg, l’aereo è un 10 posti per 44 file, pieno di gente, quasi tutti bianchi, molti con passaporto sudafricano. Il viaggio è lungo ma accettabile, leggiamo la nostra guida Lonely Planet del Sudafrica, dormicchiamo, io guardo un paio di film. Arriviamo in perfetto orario, alle 21.10 ora locale, c’è un’ora di fuso con l’Italia ma, siccome noi abbiamo l’ora legale e, in questo periodo il Sudafrica no, non c’è differenza d’orario con il nostro Paese. Il visto d’ingresso, gratuito per gli italiani, è molto rapido, così come il recupero delle valigie, che avviene in pochi minuti. Cambiamo 300 € in valuta locale, il rand, all’ingresso dell’aeroporto, attenzione, le commissioni sono dell’8%, con un costo di 25 €! Otteniamo 3705 rand per 300 €, quindi un cambio a 12,35 rand per ogni € con un cambio effettivo a 13,6 rand per ogni €, quindi consiglio vivamente di effettuare prelievi direttamente con la carta di credito, visto che i costi delle commissioni sono decisamente più bassi. Andiamo a cercare gli adattatori per la corrente, che in Italia non abbiamo trovato, ma il negozio di materiale elettrico è chiuso. Andiamo quindi a prendere la nostra auto presso la compagnia Bidvest. Al desk ci dicono che non hanno fatto l’assicurazione per Namibia e Botswana, anche se erano intercorse diverse e-mail con rentalcars e con la stessa bidvest per essere certi che avrebbero predisposto questo servizio. Vista l’ora è impossibile farla adesso, perché gli uffici assicurativi sono chiusi, me la spediranno domani per e-mail. La nostra auto è una Chevrolet Spark che ha fatto solo 28.955 km, praticamente nuova. Ha però il bagagliaio piccolo, c’entra solo una valigia, ci toccherà tenerne a vista una e questo non è bello! Ci avviamo con la guida a destra e il cambio a sinistra, è la prima volta per me, una volta tanto che mi avrebbe fatto comodo il cambio automatico non c’è! Avviamo il nostro navigatore, sul quale abbiamo provveduto a caricare le mappe dell’Africa Meridionale in Italia. Purtroppo, dopo 15 minuti che viaggiamo, il navigatore non si è ancora avviato, per fortuna conosciamo all’incirca la direzione del nostro albergo e, quando finalmente decide di partire, siamo sulla strada giusta! Alle 22.50 arriviamo in albergo, il Wincester Lodge, molto bello, con un soggiorno ampio e una bella finestra vetrata che dà sulle colline circostanti. Usiamo per la prima volta nella nostra vita la wi-fi al cellulare con Whatsapp per comunicare con i ragazzi in Italia, abbiamo comprato un telefono tecnologico, fino ad oggi avevamo vissuto nella barbarie con un cellulare primordiale, di quelli da meno di 30 €! Doccia e a nanna, domani ci aspetta un bel viaggio!

Giovedì 25 Giugno 2015: Giornata interamente dedicata al trasferimento a Cradock, percorriamo 809 km per avvicinarci alla costiera sud, che visiteremo nei prossimi giorni, da Port Elizabeth fino al confine con la Namibia. Dopo colazione ci rechiamo ad un supermercato indicatoci dall’albergo, dove compriamo gli adattatori e qualcosa per il pranzo, oltre a frutta e acqua minerale. Lungo l’itinerario per Cradock il paesaggio è tutto molto simile, grandi distese di colture di cereali e allevamenti di bovini, un territorio molto curato che non dà nessuna sensazione di trovarci in Africa, sembra quasi di essere in Europa! La strada è ottima, anche se spesso ci sono interruzioni per lavori di ampliamento in corso. Comunque, pur fermandoci spesso, alle 18.30 siamo a Cradock; dopo aver preso alloggio all’Albert House B&B andiamo a cena al Buffallo Dan’s, rinomato per le sue bistecche alla griglia, con meno di 10 € a testa mangiamo un’ottima bistecca e un agnello alla griglia con patatine fritte e un’ottima birra sudafricana. A letto presto, domani si riparte!

Venerdì 26 Giugno 2015: Sveglia alle 7.00, colazione alle 7.30; quando raccontiamo l’itinerario che vogliamo svolgere al proprietario dell’albergo, un simpaticissimo signore anziano originario del Sudafrica, ci prende per pazzi! Ci consiglia comunque di visitare il Mountain Zebra National Park, perché consente una magnifica visuale della regione del Karoo. Seguiamo il suo consiglio, alle 8.30 siamo già all’interno del parco; in questo bellissimo territorio percorribile in macchina vive uno degli animali a più alto rischio di estinzione al mondo, la zebra dal muso rosso, ne esistono solo 350 esemplari al mondo. Riusciamo a vederne diversi gruppi, alcuni anche da molto vicino; il parco è ricco di animali, kudu, orici, springbok, gnu e tante altre specie, veramente molto bello. Usciamo dal parco che sono già le 12.00 e ci avviamo verso Port Elizabeth, che decidiamo di saltare, visto che siamo già in ritardo. Percorriamo la Garden Route, una strada bellissima, immersa nel verde, con scenari che cambiano in continuazione. A Knysna ci fermiamo a fare la spesa per la cena, poi procediamo per il nostro appartamento ma la strada che ho impostato sul navigatore è sbagliata. Iniziamo quindi la ricerca dell’alloggio, ormai è già tardi ed è tutto più difficile. Telefoniamo al proprietario che ci spiega come arrivare, dopo un po’ di ricerche arriviamo a destinazione. Il nostro alloggio per stanotte è il Lentelus Guesthouse, un posto molto bello, immerso nel verde, ceniamo rapidamente e andiamo a letto.

Sabato 27 Giugno 2015: Sveglia presto, ci avviamo per Outdshoorn, il posto più importante al mondo per l’allevamento dello struzzo. Lo scenario durante il viaggio è bellissimo, montagne verdi e pascoli pieni di mucche, sembra di essere in Trentino! Outdshoorn non dice molto, ma intorno gli allevamenti di struzzi sono davvero tanti e gli animali sono veramente belli. Continuiamo nella nostra tappa di avvicinamento a Città del Capo, lungo il bellissimo itinerario ci fermiamo ad Hermanus, il posto più importante al mondo per l’avvistamento da terra delle balene. Armati di macchina fotografica e di binocolo ci appostiamo sullo sperone di roccia che domina la baia e ne vediamo più di una, un vero colpo di fortuna! Avvistiamo anche i delfini, che sguazzano fuori dall’acqua, riusciamo a fare anche alcune foto! Poi proseguiamo per Città del Capo, lungo l’itinerario incontriamo due township veramente pazzesche, enormi e fatte di baracche di lamiera tutte attaccate l’una all’altra, uno spettacolo veramente impressionante. Le township sono le baraccopoli dove ancora vivono larga parte degli abitanti di colore del Sudafrica, ne avevamo viste già diverse altre, ma erano molto più decorose, fatte in muratura e tutte con un pannello solare sul tetto per l’acqua calda. Queste invece sono veramente tristi, anche se all’esterno hanno tutte le scuole e i servizi, speriamo che migliorino presto le condizioni di vita di questi disperati. Arriviamo a Città del Capo che è già buio, il nostro appartamento, il Designer Studio è a Camps Bay, un quartiere residenziale molto chic della città. L’appartamento è bellissimo e attrezzato di tutto punto! Usciamo per fare la spesa in un supermercato fornitissimo di generi di tutti i tipi. Ceniamo in casa, ci organizziamo per il giorno successivo e andiamo a letto.

Domenica 28 Giugno 2015: Giornata interamente dedicata alla visita a Città del Capo. Il tempo è incerto, decidiamo di andare a prendere informazioni per una visita a Robben Island, l’isola dove Nelson Mandela è stato in carcere per 18 anni insieme ad altre centinaia di derelitti. Il traghetto parte alle 9.00, 11.00 e 13.00 ma la visita dura 4 ore in tutto, per noi un po’ troppo. Decidiamo di lasciar perdere e proseguiamo per Boulders, dove osserviamo una nutrita colonia di pinguini del Sudafrica che vivono di fatto a ridosso della città, una cosa molto particolare. Proseguiamo poi per Capo di Buona Speranza, un posto fantastico, la punta sud del continente africano dove ci attendono un mare in burrasca e un vento fortissimo. Dopo aver osservato una colonia di struzzi allo stato brado e una specie di antilope che vive libera nel parco, saliamo al vecchio faro, dal quale osserviamo un panorama mozzafiato. Visto che il tempo sta migliorando decidiamo di tentare di salire sulla Table Mountain di Città del Capo. Torniamo quindi in città, dove arriviamo intorno alle 15.00 e, con la solita nostra fortuna, la montagna è libera dalle nubi, evento raro in inverno e spesso anche in estate! Prendiamo la funivia e saliamo su questa tavola impressionante, una delle 7 meraviglie naturali del mondo, dalla quale si osserva un panorama entusiasmante! Torniamo giù e andiamo un po’ in giro per shopping, essendo domenica non troviamo un granchè! Facciamo un po’ di spesa e torniamo a casa, il proprietario dell’appartamento, gentilissimo, mi consente di accedere al suo computer per stampare l’assicurazione per Namibia e Botswana che Bidvest rentalcars mi ha inviato per posta elettronica. Ceniamo a casa, poi ci prepariamo per domani e a letto!

Lunedì 29 Giugno 2015: Tempo incerto, iniziamo la mattina in un grande magazzino dove compriamo alcuni regali per i nostri ragazzi. Poi andiamo alla ricerca di due centri commerciali che vendono prodotti di artigianato; il primo sembra che non ci sia più, per trovare il secondo impieghiamo un bel po’! L’artigianato che vendono è di alto livello, decidiamo di lasciar perdere. Torniamo a casa a riprendere le valigie e partiamo alla volta di Lambert’s Bay, nostra prossima tappa, dove dormiremo prima di partire alla volta della Namibia. Percorriamo la strada costiera, a ragion veduta denominata Wild Coast; è la costiera occidentale del Sudafrica, un territorio ancora selvaggio e poco sfruttato dal turismo, con pochi villaggi di pescatori e un litorale brullo e spoglio, bellissimo, con un complesso di dune ancora integro veramente stupendo. Arriviamo a Lambert’s Bay che è ancora giorno, andiamo prima a cercare due ristoranti segnalati dalla guida Lonely Planet che, ovviamente, sono chiusi, visto che siamo in inverno! Andiamo quindi al nostro albergo, il Sir Lambert Guesthouse, una struttura molto carina. La proprietaria ci consiglia di andare a cena da Isabella’s; seguiamo il suo consiglio, prima ci rechiamo ad un supermercato dove compriamo alcune cose per il pranzo di domani. Isabella’s è veramente un’ottima scelta, con meno di 20 € in due mangiamo un’ottima frittura di calamari e un malva pudding veramente ottimo, con due birre, servizio cordiale ed efficiente. Alle 21.30 siamo a letto!

Martedì 30 Giugno 2015: Partiamo intorno alle 8.50, dopo aver fatto colazione. Andiamo sulla spiaggia a prendere la sabbia per una nostra collega; in tutti i viaggi provvediamo a raccogliere sabbie di spiagge e deserti, che lei colleziona in piccoli vasetti. Entriamo poi in un negozietto di souvenir ma non troviamo niente di particolare. Ci avviamo quindi in direzione Namibia, percorriamo la N7, strada molto bella, come tutte quelle percorse in Sudafrica. Ogni 4 – 5 km ci sono piazzole attrezzate con tavolini e tettoie, lavoranti lungo la strada raccolgono rifiuti, non c’è una carta in giro! Raggiungiamo il confine con la Namibia alle 15.20, per la parte sudafricana tutto facile, a parte che ci dimentichiamo un paio di timbri e dobbiamo tornare indietro un paio di volte! Nella parte namibiana invece dobbiamo pagare l’ingresso dell’auto, 242 dollari namibiani (ND), ma possiamo pagare solo in rand o in ND, e non abbiamo né gli uni né gli altri. Non lo sapevamo e quindi non ci siamo conservati valuta sudafricana, voi fatelo! Ci autorizzano ad andare a cercare un bancomat, che è a 5 km di distanza. Le carte di credito prepagate in Namibia non funzionano, tenetelo in considerazione se ne avete una! Cambio 250 € in banca quindi torno indietro, saldo il debito e finalmente si può ripartire, in tutto ci abbiamo schiacciato più di un’ora! La Namibia è un’ora indietro rispetto al Sudafrica, questo ci consente di recuperare il tempo perso in dogana e di arrivare a Grünau, meta odierna, che ancora c’è un pallido tramonto, sono le 17.30. Facciamo benzina e raggiungiamo la nostra sistemazione odierna, la White House Guest Farm, una vecchia fattoria di 15.000 ettari che oggi sopravvive grazie soprattutto a questo affollato albergo. I proprietari, sudafricani di antiche origini tedesche, vivono in un villino a 2 km dalla struttura ricettiva e l’albergo è, di fatto, autogestito dai clienti. C’è una cucina in comune con due frigo pieni di bevande self service. Il proprietario serve la cena, che porta da casa sua, e insieme anche la colazione per il mattino seguente, in una cesta di plastica, una cosa davvero buffa! Il cielo è incredibile, anche con la luna piena è pieno di stelle, non c’è una luce nel raggio di chilometri, sensazioni che non vivevo da decine di anni e che avevo vissuto ultimamente solo nei nostri soggiorni nel deserto.

Mercoledì 01 Luglio 2015: Sveglia presto, siamo andati a letto così presto che alle 6.00 non abbiamo più sonno! Ci alziamo e facciamo la nostra colazione … sempre al self service! Prendiamo le uova lesse e i formaggini per il pranzo e alle 7.00 siamo già in viaggio. Ci fermiamo a pagare e la proprietaria ci mostra una serie di oggetti in quarzo rosa molto belli, ne compriamo alcuni e partiamo. Ci dirigiamo verso il Fish River Canyon, il secondo canyon più grande del mondo, stupendo e ben attrezzato, poi partiamo alla volta di Sossusvlei. Le strade in Namibia sono tutte sterrate, eccettuate quelle contrassegnate con la lettera B, quindi, pur essendo piste molto ben battute, non si può certo andare oltre 90 km/h. Il tragitto è lunghissimo, in uno scenario brullo quasi surreale; arriviamo all’ingresso di Sesriem alle 16.45 ma il guardiano ci dice che chiuderanno alle 17.00 e quindi non possiamo entrare, bella fregatura! Provo a spiegargli che abbiamo viaggiato tutto il giorno e che ci basta vedere un pezzetto del deserto, non tutto, ma è irremovibile. Peccato perché c’era ancora almeno un’ora di luce, ci avviamo a malincuore a percorrere i 150 km che ci ancora ci separano dal nostro albergo, il Capricorn Rest Camp, dove arriviamo alle 19.00. Ad attenderci c’è il proprietario, un tedesco sulla quarantina che ormai non ci aspettava più. Ci serve la cena e poi ci indica il nostro alloggio, un bungalow isolato con un tetto in lamiera che scricchiola come se fosse abitato da decine di ospiti! C’è un passerotto che ha fatto il nido subito fuori, un geco di guardia e chissà quanti altri abitanti!

Giovedì 02 Luglio 2015: anche se il proprietario del Capricorn Rest Camp ce lo ha vivamente sconsigliato, prendiamo la strada per Swakopmund, con l’idea di percorrere l’itinerario che ci eravamo prefissi. Percorriamo la C14, strada sterrata, per oltre 300 km, in uno scenario che cambia continuamente e colori sempre diversi, dal giallo, al rosso, al nero. Superiamo due passi rocciosi molto scenografici, poi, prima di arrivare a Valwys Bay incontriamo la Duna 7, una distesa di sabbia desertica che fa da cordone prima dell’arrivo al mare. Entriamo in Swakopmund intorno all’ora di pranzo, cittadina molto vivace e piena di negozi e alberghi. Entriamo in un supermercato e compriamo il pranzo e brioches e succhi di frutta per 4 colazioni, visto che per domani e per altre 3 sistemazioni la colazione non è inclusa. Mangiamo su una panchina sul lungomare, così come in Sudafrica, anche in Namibia ci sono dei giardini con una bellissima erba verde su cui si può sedere con una vista spettacolare sul mare. Mentre mangiamo arriva un giovane che ci chiede come ci chiamiamo e da dove veniamo; dopo qualche minuto si presenta con due gingilli in legno con i nostri nomi incisi sopra e mi chiede 600 ND per comprarli. Lo saluto cordialmente, neanche tanto, e gli dico che, la prossima volta, prima mi dice il prezzo e poi incide i nomi; alla fine ci accordiamo per 100 ND, circa 8 €! Leggo solo la sera in albergo che questa è un’innocua truffa tipica della Namibia, infatti ne incontro tanti altri che mi chiedono il nome, io gli mostro l’oggetto della truffa! Percorriamo in macchina il lungomare e ci imbattiamo in un mercatino etnico; qui, dopo lunghe trattative, compriamo un uovo di struzzo, un batik con disegni di animali, un rinoceronte in legno e tre braccialetti al prezzo complessivo di 520 ND, 40 €! I braccialetti li compriamo da delle ragazze della tribù himba herero, un popolo nativo della Namibia; hanno delle strane acconciature e vestiti buffi e sono tutte a seno nudo! Ripartiamo alla volta di Cape Cross, dove risiede la più grande colonia al mondo di otarie che vivono sulla terra ferma, 100.000 esemplari! Questa colonia consuma una quantità di pesce superiore a tutto il pescato in Sudafrica e Namibia messo insieme! Arriviamo intorno alle 16.00, la strada che conduce alla riserva è ottima; il tratto che da Swakopmund va al parco è la Skeleton Coast, un paesaggio surreale e inospitale avvolto da una coltre di nebbia per fortuna non troppo bassa. La visita alle otarie è organizzata perfettamente, c’è un camminamento in legno che consente l’osservazione della colonia in tutto il suo splendore … e anche tutto il suo odore non proprio gradevole! Riprendiamo poi il nostro lungo viaggio che ci porterà al nostro prossimo alloggio ad Outjio, il Sasa Safari Camp, che dista ancora circa 400 km, di cui oltre 100 di strada sterrata! Lungo il percorso, effettuato in “notturna”, animali da tutte le parti, kudu, springbok, mucche! Arriviamo intorno alle 21.30 a Outiwarongo, dove ci fermiamo a mangiare un panino e a fare benzina. Le stazioni di servizio sono i principali centri di aggregazione del Paese da quando fa buio, sono aperte 24 ore su 24 così come gli shop a loro associati, che vendono di tutto! Il servizio è peraltro veramente efficiente. Ripartiamo per gli ultimi 70 km, siamo un po’ cotti; arrivati all’ultimo chilometro, in un silenzio e in un buio totali illuminati solo da una fantastica luna piena, dobbiamo aprire 3 cancelli per arrivare al nostro campo! Il proprietario sta ovviamente dormendo, visto che sono quasi le 23.00!! Ci consegna comunque il nostro bungalow, bellissimo, tutto in pietra e con all’interno un bel calduccio! La wifi funziona perfettamente, quindi possiamo comunicare con i nostri figli e con gli amici. Le strutture ricettive della Namibia sono veramente ad impatto ambientale prossimo allo zero, ogni bungalow è dotato di pannello solare per l’acqua calda, impianto fotovoltaico che ricarica un gruppo elettrogeno per avere la luce 24 ore su 24, pozzi che alimentano di acqua tutte le strutture, veramente un lavoro ben fatto! I bungalow sono perfettamente integrati con l’ambiente, si vede la mano dei tedeschi!

Venerdì 03 Luglio 2015: Ci svegliamo senza sveglia alle 7.00; il silenzio che ci circonda ormai da quando siamo entrati in Namibia ci consente di dormire così profondamente che 6 – 7 ore di sonno sono anche troppe, pur essendo stanchi morti la sera. Facciamo colazione in camera, il servizio che abbiamo scelto non include breakfast. Poi partiamo alla volta della Andersson Gate per entrare nell’Etosha Park; prima però ci fermiamo in città ad Outjio per prelevare al bancomat e per comprare il pranzo in un grande supermercato. I servizi bancari in Sudafrica e Namibia sono estremamente sicuri, i bancomat sono quasi esclusivamente all’interno dei supermercati e vigilati da forze di sicurezza. Arriviamo al gate per il parco intorno alle 10.00, girovaghiamo all’interno un po’ senza meta ma senza mappa non è semplice; torniamo allora indietro e compriamo una mappa, tutto molto meglio. Gli avvistamenti sono continui, sia intorno alle pozze che nel pan. L’Etosha è un posto incredibile, una grande distesa salina desertica che sembra un mare e che solo per qualche giorno all’anno le piogge trasformano in una bassa palude. Intorno una prateria immensa con qualche albero, uno dei tanti paesaggi surreali della Namibia. Incontriamo animali in continuazione, centinaia di springbok, ma anche orici, kudu, gnu, zebre, poi incontriamo anche uno sciacallo. Mancano i grandi erbivori e i grandi carnivori, ma non disperiamo; percorriamo la lunga strada, circa 130 km, che dalla Andersson Gate conduce alla Von Lindequist Gate, la porta di uscita. Verso le 15.00, intorno ad una pozza, avvistiamo le prime due giraffe e un facocero. Da qui in poi è un crescendo, elefanti, iene, giraffe in quantità e due rinoceronti bianchi bellissimi. Mancano solo i grandi felini ma per vedere quelli ci vogliono guide esperte o tanta fortuna. Ci accontentiamo di quanto abbiamo visto, veramente tanti animali e migliaia di uccelli di tutti i colori. Alle 17.15 usciamo dal parco, ci fanno pulire le scarpe con uno straccio bagnato di disinfettante e ci spruzzano le ruote con altrettanto disinfettante. Alle 18.15 siamo a Tsumeb, tappa odierna del nostro viaggio; alloggiamo al North Travel Namibia Guest House, una struttura di livello medio ma dotata di ottimi servizi. Il custode ci suggerisce di andare a mangiare al Makalali Hotel, a poche centinaia di metri dal nostro albergo. Dopo una sana doccia per toglierci di dosso un po’ di polvere andiamo al ristorante suggeritoci, scelta azzeccata, con meno di 10 € a testa mangiamo divinamente. Anche stasera a letto presto, domani ci aspettano nuove avventure!

Sabato 04 Luglio 2015: Alle 7.00 siamo già a fare colazione, abbiamo dormito bene e quindi siamo già attivi alle 6.00! Provo a pagare con la carta di credito, ma non funziona. Qui in albergo i ragazzi sono tutti giovani e di colore, meno male! Ovviamente hanno il ritmo dell’Africa, passo lento, ma va bene così! Partiamo alle 7.45 in direzione Rundu – Divundu; la strada è ottima, percorriamo prima la C42 per Grootfontein per 56 km e poi la B8 per Katima Mulilo per altri 450 km circa. Dopo circa 100 km di B8 incontriamo il blocco di ingresso alla zona sotto controllo sanitario. La fascia denominata Caprivi Strip è stata interessata per lungo tempo dall’afta epizootica, un’epidemia che ha colpito gli animali domestici di questa zona provocando gravi danni alla già povera popolazione di questi luoghi. Le organizzazioni sanitarie di questo Paese hanno creato un cordone sanitario per isolare la zona ed impedire il diffondersi dell’epidemia. Chi transita deve immergere le scarpe in un disinfettante, anche la macchina transita in una zona con disinfettante, è vietato portare al seguito frutta e verdura. Da qui lo scenario cambia completamente, si entra davvero in Africa, capanne di canne in piccoli accampamenti ovunque, bambini che vanno a prendere l’acqua con le taniche, niente energia elettrica. Ci fermiamo a Rundu a prendere qualcosa da mangiare ma il supermercato non ha niente a che vedere con quelli incontrati fino ad ora, poche cose e poco invitanti. Decidiamo di comprare solo frutta e acqua e di mangiare le nostre provviste. Poco più avanti ci fermiamo in una piazzola ma arrivano subito due bambini, uno dei quali con un braccio deforme, e ci chiedono di tutto. Sono vestiti di stracci e sporchi da morire; gli diamo qualche caramella e andiamo via. Decidiamo di andare direttamente al nostro campo, dove arriviamo intorno alle 13.40; in realtà il campo adotta l’orario del Sudafrica, quindi per loro sono le 14.40. Gli ultimi quattro chilometri per arrivare al nostro campo sono di strada sterrata sabbiosa dove, davanti a noi, due coppie con le moto cadono ripetutamente. Il nostro alloggio è lo Ngepi Camp dove ho prenotato una tree house, una casa sull’albero, sul fiume Okawango. La struttura è eccezionale, bagno e doccia esterni, tutto aperto e vista sul fiume spettacolare. Avevo chiesto alla reception se le chiavi erano nella serratura, la ragazza si era fatta una risata, pensavo non avesse capito la domanda. Invece aveva capito benissimo, non ci sono porte, solo una tenda di canne! Rumori da tutte le parti, la sensazione è di essere circondati da animali, in realtà non abbiamo visto un granchè. Il letto è ovviamente coperto da zanzariera, questa è una zona dove ancora c’è la malaria, in questo periodo siamo nella stagione secca e quindi i rischi sono minimi. Noi non abbiamo fatto la profilassi antimalarica, su questo argomento i medici hanno posizioni contrastanti. Per alcuni la profilassi non copre al 100% e provoca problemi alla salute quindi, visti i rischi bassi in questo periodo, meglio non fare niente. Per altri invece è bene farla. Non voglio entrare in merito al fatto se ci siano convenienze economiche dietro queste scelte, noi quando siamo stati in Kenya abbiamo fatto la stessa scelta e abbiamo comprato, direttamente in Kenya, un kit di pasticche antimalariche. Qui non ci sono in vendita farmaci di questo tipo e quindi non abbiamo potuto comprarli. Comunque, oggi che scrivo, è già passato più di un mese dal nostro rientro e non abbiamo sintomi, quindi anche per stavolta non abbiamo avuto problemi! Mangiamo qualcosa al volo e alle 15.30 siamo pronti per il nostro tour in mokoro sul fiume. Il mokoro è una barca tradizionale per la pesca, di solito è in legno, allo Ngepi sono in resina, per non sfruttare le risorse naturali. Siamo all’interno della Mahango Game Park, un’area protetta dove è vietata la caccia e dove la pesca è controllata. Il fiume è stupendo, un vasto specchio d’acqua che accoglie centinaia di specie di uccelli, pesci e soprattutto coccodrilli ed ippopotami! Il primo incontro ravvicinato con un coccodrillo è quasi inquietante, gli siamo talmente vicini che a un certo punto inizia a soffiarci, Marta si spaventa non poco! Proseguiamo poi lungo il fiume e passiamo non distanti da una famiglia di ippopotami che dorme crogiolandosi al sole su una bella spiaggia, sono enormi e bellissimi! D’un tratto un coccodrillo sulla riva che stiamo costeggiando fa uno schizzo nell’erba, che paura! Ci fermiamo su una spiaggetta dove il nostro skipper, un giovane ragazzo del posto, raccoglie dello sterco di ippopotamo e ci racconta una simpatica storiella della simbiosi fra coccodrillo e ippopotamo; un tempo coccodrilli ed ippopotami si ignoravano ma un giorno nel fiume cominciò a scarseggiare il pesce. Allora l’ippopotamo disse al coccodrillo:” Fai come me, diventa vegetariano!”. Il coccodrillo disse che era impossibile che un animale così grosso mangiasse solo erba. L’ippopotamo mostrò al coccodrillo quello che mangiava e fece anche notare che le sue feci erano l’alimento principale dei pesci del fiume. Da allora il coccodrillo decise di vivere sempre accanto all’ippopotamo perché, dove vive l’ippopotamo, il fiume è ricco di pesce. Questa storiella è scientificamente provata, l’ippopotamo è una grande fonte di vita per i fiumi, così come il coccodrillo che, a differenza di quanto si pensi, mangia poco e fornisce, con le sue uova e con i piccoli appena nati, grande fonte di alimento per tutta la popolazione terrestre e fluviale, in un ciclo naturale perfetto. Il nostro skipper ci dice anche che, purtroppo, l’ippopotamo è l’animale che provoca il maggior numero di morti tra gli esseri umani in questa zona perché, per difendere il suo territorio, spesso attacca chiunque trovi sul suo sentiero. Nel percorso di rientro osserviamo anche un maestoso gruppo di elefanti che mangiano sulla costa dell’Angola, veramente belli. Il fiume funge infatti da confine fra la Namibia e l’Angola. Rientriamo alla nostra tree house contenti di quanto abbiamo osservato; alle 19.30 ci viene servita la cena su una terrazza sul fiume, mentre mangiamo un gruppo di ippopotami sguazza proprio sotto la nostra struttura, fantastico, una giornata davvero incredibile!

Domenica 05 Luglio 2015: Anche se avevamo intenzione di alzarci con calma, ci svegliamo presto, fra luce e schiamazzi vari è difficile dormire a lungo. L’organizzazione per la colazione non è delle più veloci, partiamo intorno alle 10.00 ora del Sudafrica. Anche per oggi non ci facciamo mancare niente, appena usciti dallo Ngepi Camp sbaglio strada e mi insabbio! Per fortuna una coppia sudafricana con una jeep passa dopo un minuto e con una corda ci tira fuori! Ci fermiamo ad un supermercato a Divundu per comprare qualcosa per il pranzo e per fare benzina. Lo scenario è alquanto inquietante, all’interno scaffali quasi vuoti, gente che si aggira all’interno non comprando quasi niente, un gruppo elettrogeno a motore posto all’esterno che fornisce energia alle casse e ai frigoriferi, luci spente, speriamo sia solo saltata la corrente e non sia la norma! Ci avviamo sulla strada B8 per Katima Mulilo percorrendo la Caprivi Strip, una lingua di terra compresa fra l’Angola e il Botswana che conduce nei pressi del fiume Zambesi, vicino alle cascate Vittoria. Siamo all’interno del Bwabwata National Park, la segnaletica è esplicita, 80 km/h per presenza elefanti! E infatti ne vediamo diversi ai bordi della strada intenti a mangiare. Percorriamo così 360 km, in uno scenario sempre uguale, piccoli villaggi di capanne e neanche un paese! Arriviamo alla frontiera di Ngoma alle 16.00 ora Sudafrica – Botswana. Il passaggio in frontiera è abbastanza tranquillo, impieghiamo circa 30 minuti; all’ingresso in Botswana dobbiamo pagare la tassa di ingresso per il veicolo, sono 160 Pula (PB), che non abbiamo! Ovviamente il collegamento per la carta di credito non funziona! Paghiamo in dollari americani, per un importo di 17 $, e proseguiamo. La strada che conduce a Kasane è ottima anche se sulla nostra mappa era data per sterrata! Arriviamo in paese che è ancora giorno, troviamo subito una banca dove preleviamo un po’ di valuta locale; la carta di credito prepagata in Botswana funziona! Accanto alla banca ci sono anche un grande supermercato e una pompa di benzina. Dopo pochi metri arriviamo al nostro albergo, il Chobe River Cottages, una bella struttura con appartamenti perfettamente attrezzati. Facciamo la spesa e mangiamo in casa, la wi-fi funziona solo vicino alla reception, comunichiamo con casa e poi ci prepariamo per il giorno successivo, la ragazza della reception ci ha fissato per domattina un trasferimento alle Victoria Falls.

Lunedì 06 Luglio 2015: Alle 8.00 è già pronto il nostro driver che, con un mega van 12 posti e solo noi a bordo, ci condurrà alle Cascate Vittoria. Come giustamente dice la nostra guida Lonely Planet:”insieme alle piramidi e al Serengeti, le Cascate Vittoria primeggiano fra le grandi meraviglie dell’Africa … trattandosi di uno degli spettacoli naturali più grandiosi dell’intero pianeta”. Il percorso da Kasane a Victoria Falls in Zimbabwe è lungo circa 80 km, 10 km in Botswana e 70 km in Zimbabwe. Se siete fortunati, e noi lo siamo stati, e non trovate tanto traffico in frontiera, il percorso dura circa 90 minuti; infatti, alle 9.30, siamo all’ingresso del Parco di Victoria Falls. Siamo venuti con un driver del Botswana perché il nostro car rental fornisce copertura assicurativa solo per Sudafrica, Namibia e Botswana e non per lo Zimbabwe, quindi non potevamo usare il nostro mezzo per andare a Victoria Falls. Verificate le condizioni che pratica il vostro car rental, è possibile che possiate venirci direttamente con la vostra macchina. Devo dire comunque che, pur costandoci 900 PB, circa 80 €, il viaggio con un autista locale è molto più semplice, più facile vedere i posti migliori, attraversare la frontiera, un servizio veramente efficiente. Il tour operator scelto dal nostro albergo è Janala Tours, potete provare a contattarlo direttamente per farvi inviare qualche prezzo. Le ricerche che avevo fatto via internet erano state abbastanza inconcludenti, con prezzi esorbitanti; il prezzo concordato con il nostro albergo era il più ragionevole, ma non avevo trovato Janala Tours nelle mie ricerche! L’ingresso in Zimbabwe prevede un visto del costo di 30 $ americani a testa, l’ingresso al parco costa ulteriori 30 $ americani a testa, quindi in due abbiamo speso 120 $ americani, non poco, ma ne vale sicuramente la pena. Abbiamo scelto il lato Zimbabwe per due motivi, primo perché il fronte acqua è decisamente più lungo e più spettacolare di quello lato Zambia, e secondo perché in Zambia ci sono ancora casi di febbre gialla e quindi, a volte, alcuni Paesi creano problemi sull’accesso a chi proviene dallo Zambia senza vaccinazioni. Le cascate sono uno spettacolo impressionante, un mondo a sé, un qualcosa che non è facilmente descrivibile a parole, deve essere necessariamente goduto con gli occhi, anche le foto non rendono giustizia a questo spettacolo della natura, una cosa di una maestosità veramente unica. Il primo tratto è abbastanza asciutto, il secondo è assolutamente super bagnato, indispensabili poncho o K-way e pantaloni impermeabili, anche un ombrello non guasta! Quest’anno in Botswana è stranamente piovuto abbastanza, quindi, anche se siamo già ad un passo dalla stagione secca, le cascate hanno una portata d’acqua impressionante, che crea un pulviscolo che per lunghi tratti rende quasi invisibili i salti d’acqua. Restiamo all’interno del parco fino alle 12.30, poi ci avviamo al ponte che collega Zimbabwe e Zambia passando sul fiume Zambesi. Per andare fino alla metà del ponte è necessario farsi autorizzare alla dogana dello Zimbabwe, senza costi aggiuntivi. Anche dal ponte lo spettacolo è notevole, persone che fanno bungee – yumping e altre attività adrenaliniche. Alle 13.00 ci rincontriamo con il nostro driver che ci conduce a vedere “The Big Tree”, un baobab gigantesco che ha oltre 1.000 anni! Ci porta poi al mercato dell’artigianato, dove decine di ragazzi vendono la loro bellissima merce. Compriamo alcuni regali a prezzi decisamente ragionevoli, poi ci fermiamo all’ufficio postale a comprare i francobolli, che compro in ogni Paese che visito per la mia collezione, e quindi rientriamo in albergo. Alle 15.30 siamo già di ritorno, ho intenzione di far riparare le borchie delle gomme dell’auto, che sono state deformate da tutti i colpi che hanno preso in Namibia, e voglio far lavare l’auto, che è veramente inguardabile. In un paio d’ore sistemiamo il tutto, spendendo complessivamente 450 PB, circa 40 €! Mentre aspettiamo di riprendere la nostra macchina vediamo un facocero che si aggira per le strade, agguanta un pollo, lo sbatte un paio di volte per terra e con calma se lo pappa, cose mai viste! Abbiamo il tempo di vedere anche il tramonto sul fiume Chobe, il nostro albergo ha creato un camminamento che conduce direttamente al fiume, molto carino. Facciamo un po’ di spesa e ceniamo nel nostro appartamento, il viaggio è stato molto impegnativo e cominciamo ad essere un po’ cotti!

Martedì 07 Luglio 2015: Ci alziamo con calma, oggi dobbiamo solo trasferirci a Francistown, sono circa 500 km di buona strada. Abbiamo deciso di saltare la visita al Chobe National Park e anche il Nata Bird Sanctuary, che si trova a Nata, lungo il nostro itinerario, perché difficili da eseguire senza fuoristrada. L’itinerario è in mezzo al bush, unica strada presente in tutto il tratto. La prima cittadina, se così si può definire, si incontra dopo 100 km, un piccolo borgo agricolo veramente misero; poi altri 200 km fino a Nata … nel nulla! Il Botswana è un posto incredibile, qui davvero è l’uomo che si è adattato alla natura, un Paese grande quanto la Francia che ospita meno di due milioni di abitanti! Il primo incontro lo facciamo con due giraffe che, a 30 metri dalla strada, degustano tranquille le loro foglie! Poi springbok, facoceri, struzzi e, infine, gli elefanti; alcuni sono a piccoli gruppi, altri da soli. L’ultimo elefante che incontriamo, a non più di 10 metri dalla macchina, dopo aver consumato per un po’ il suo pasto, si gira verso di noi e ci guarda come a dire:”avete finito di disturbarmi?” Lo salutiamo e ripartiamo. La sua tecnica per mangiare è buffa, dà un colpetto con la zampa all’erba, poi la strappa con la proboscide, la sbatte sulla proboscide per togliere la terra e poi la mangia. Alle piazzole di sosta i cartelli informano:”questa è un’area selvaggia, chi scende dall’auto lo fa a suo rischio e pericolo”. Siamo veramente in un parco all’aperto, una sensazione veramente strana, dove ti senti ancora più un puntino rispetto al solito! Arriviamo a Francistown, meta odierna, alle 16.00 circa; alloggiamo al Diggers Inn, una buona struttura dotata di tutti i comfort. Abbiamo il tempo di fare un giro in città; questa è la seconda città per ampiezza di tutto il Botswana, 100.000 abitanti, una nostra cittadina! I marciapiedi e tutto quello che riguarda il suolo pubblico sono alquanto malmessi, meglio le strutture private, qualche buon supermercato, mercatini di frutta e verdura ovunque. Per la prima volta la presenza della comunità cinese è massiccia, molti dei negozi sono di loro proprietà e vi lavorano anche molti ragazzi di colore. Ceniamo al ristorante dell’albergo, un locale di ottima qualità dove spendiamo 25 € in due; Marta mangia un piatto tipico, il Seswaa, carne tritata di agnello, accompagnata dal pap, una farina di frumento impastata con acqua, una cosa molto strana. Io preferisco una più sicura bistecca che in Botswana, così come in tutta l’Africa del sud, sono ottime e cucinate a dovere.

Mercoledì 08 Luglio 2015: Visto che ci sono avanzate 300 PB facciamo in mattinata un giretto per comprare qualcosa. Troviamo un negozio di abbigliamento che ha delle bellissime camicie, Marta ne compra una veramente molto bella. È made in Thailand, quindi chiediamo alla proprietaria perché non vende prodotti locali; ci risponde che è lei stessa in contatto con il produttore in Thailandia e che, nel rapporto qualità prezzo, i prodotti tailandesi sono assolutamente più convenienti! Infatti, leggendo sulla nostra guida, avevo visto che il PIL pro capite degli abitanti del Botswana è uno dei più alti di tutta l’Africa, ecco spiegato perché ci sono negozi di proprietà cinese e in vendita tanti prodotti di provenienza orientale. Ci avviamo poi verso la nostra nuova destinazione odierna, Thabazimbi, piccolo paese del Sudafrica, comodo per accedere domani al Parco Pilanesberg e raggiungere poi Johannesburg per prendere l’aereo per rientrare a casa. Da Francistown per Gabarone, per almeno 50 km, è in corso di realizzazione il raddoppio delle corsie; le maestranze sono tutte locali, il coordinamento è di una ditta cinese o giapponese, non siamo riusciti a capire bene la provenienza. Percorriamo circa 250 km di questa strada, la A1 Francistown – Gabarone. Arrivati a Mahalapye prendiamo per Parrs Halt, il posto di frontiera per il Sudafrica. Gli ultimi 46 km sono di strada sterrata, la nostra mappa non lo segnalava; ecco perché il nostro navigatore ci proponeva una strada alternativa! In realtà questa strada ha il grande vantaggio di portarci ad un posto di frontiera dove siamo solo noi! L’ambiente è talmente rilassato che una poliziotta del lato Botswana mi chiede se le posso dare un passaggio sino al lato sudafricano, almeno va a scambiare due chiacchiere con i suoi colleghi, visto che non sa che fare! Attraversiamo la frontiera in 10 minuti; il confine è tracciato dal fiume Limpopo, che dà il nome alla regione sudafricana che andiamo ad attraversare. Il lato sudafricano è un altro mondo, strade ottime, c’è ancora il bush ma anche tante fattorie che coltivano la terra con sistemi moderni. In questo tratto di strada animali di ogni tipo, babbuini, facoceri, antilopi, centinaia di tipi di uccelli. Arriviamo a Thabazimbi intorno alle 17.00 e ci mettiamo alla ricerca della nostra sistemazione, il Boschfontein Guest House, che troviamo dopo 8 km di strada sterrata e entrando tramite un cancello in ferro con indicazioni a dir poco scarse, meno male che è ancora giorno! La proprietaria mi consente di accedere ad internet tramite il suo computer per poter stampare la nostra carta d’imbarco, visto che la KLM – Air France consente questa operazione solo 30 ore prima del decollo, chissà perché! La connessione è lentissima ma riesco a concludere l’opera! Ceniamo in camera con quello che avevamo comprato a Francistown, sapevamo che questa sistemazione non prevedeva la cena e, vista la dislocazione, non è il caso di andare a cercare ristoranti!

Giovedì 09 Luglio 2015: sveglia alle 7.30, non abbiamo particolare fretta. Facciamo colazione con calma, chiacchierando con la proprietaria, una ultraottantenne straordinariamente in gamba; ci racconta un po’ della sua vita, si è ritirata in questa tenuta appena andata in pensione, dopo aver lavorato a Johannesburg tutta la vita. Qui, fra agrumeti, animali e natura, vive insieme al marito, che ha sposato 61 anni fa, alla figlia, al genero e al nipote. Ci trasmette una sensazione di pace e di voglia di vivere veramente piacevole, gli anziani bianchi che abbiamo incontrato in questo Paese sono veramente straordinari, hanno sicuramente vissuto una vita intensa, magari piena di contraddizioni e di difficoltà con i nativi, ma sicuramente una vita dove hanno costruito molto, contribuendo a fare di questo Paese un luogo veramente occidentale, pieno di opportunità per il futuro. Andiamo a visitare il Parco Pilanesberg, del quale abbiamo sentito parlare in modo entusiastico in tanti diari di viaggio. Entriamo alle 10.30 e percorriamo questo bel parco, ben organizzato e immerso in un bel contesto naturalistico. Gli animali che vediamo non sono poi così tanti, ma è probabile che il nostro giudizio sia influenzato dalla miriade di avvistamenti effettuati durante tutta la nostra vacanza. Comunque vediamo elefanti, zebre, springbok, facoceri, eland, kudu, gnu, giraffe, centinaia di uccelli. Prima di uscire dal parco, all’ultima pozza, due ippopotami con un piccolo a crogiolarsi al sole. Usciamo dal parco alle 14.30 e ci avviamo verso Johannesburg, dove alle 18.50 è previsto il nostro imbarco. La viabilità è ottima, anche se il traffico è intenso, visto che attraversiamo Pretoria e Johannesburg. Arriviamo all’aeroporto alle 16.50, prima di entrare nel nostro rental car non mi fermo perfettamente ad uno stop, mi ferma un poliziotto, che io avevo preso per un addetto all’aeroporto, e mi dice che sono 500 Rand! Inizia ovviamente la solita pantomima, deve venire in centrale, firmare il verbale ecc. ecc. Gli do 40 € “senza ricevuta” e passa la paura, in due minuti proseguiamo il viaggio. Ho sempre valutato, in una vacanza, di aggiungere un 3% ai costi per imprevisti, questa volta me la sono cavata con l’1%! Non fatevi ingannare dal fatto che siamo in Africa, cose di questo genere ci sono capitate anche nelle “molto meno corrotte” Austria e Svezia, dove abbiamo sborsato “in nero” cifre ben più alte per infrazioni simili! La riconsegna del mezzo è rapidissima, anche se discutiamo un po’ per il fatto che mi addebitano il lavaggio interno dell’auto per presenza di sabbia! Ma come, obbietto, l’ho fatta lavare tre giorni fa, ho percorso 8.500 km e ve la dovevo riportare pulita? Ci facciamo due risate e ci avviamo all’imbarco. Voliamo Air France su Parigi, procedure di imbarco rapide ed efficienti, ci imbarchiamo in perfetto orario, come sempre fuori dall’Italia! Volo ottimo, anche se dormiamo poco, non abbiamo più 20 anni! Arriviamo a Parigi alle 5.15, con 5 minuti di anticipo. Alle 7.20 abbiamo il volo per Firenze, sempre con Air France. Alle 9.10, con 10 minuti di anticipo, atterriamo a Firenze, la temperatura è gradevole, 24° C con un discreto vento, siamo stati fortunati, la settimana precedente c’erano 40° C! Alle 9.30 Laura, la nostra autista, una delle nostre figlie, ci preleva e ci porta a casa!

Conclusioni: che dire, è stato un viaggio intenso, uno degli ultimi che ci siamo potuti permettere a questi ritmi vista l’età! Percorrendo così tanti chilometri abbiamo avuto l’opportunità di vedere scenari e paesaggi completamente diversi gli uni dagli altri, dalle foreste della parte sud del Sudafrica, ai deserti della Namibia, alla savana del Botswana. Ci resteranno sempre nel cuore gli spazi immensi, i cieli pieni di stelle e i silenzi incredibili, di quelli che ti consentono di percepire il battito del tuo cuore, cose che non ricordavamo da almeno 30 anni! Abbiamo visto le contraddizioni tipiche dell’Africa, qui ancora più accentuate dalla presenza costante dei bianchi, ricchezza europea e township, suv e miseria estrema, ma abbiamo anche visto Paesi vivi, che lottano per vivere in condizioni dignitose, popoli sempre sorridenti anche nella miseria. Non abbiamo trovato persona che non parlasse inglese, dal benzinaio al contadino, tutti hanno sempre cercato di darci una mano, con un sorriso ed un saluto, posti dove non abbiamo avuto nessun problema e dove la natura, con la sua immensità e potenza, è la vera padrona assoluta e incontrastata di queste terre e dove l’uomo di queste latitudini, che sa e ha capito i suoi limiti, ha cercato di integrarsi nel miglior modo possibile e di rispettare questa grande ricchezza, lasciando spazio ai veri padroni di queste terre, gli animali selvaggi!

Costi di viaggio

Volo: € 1017

Auto: € 400 (compresa assicurazione completa e copertura Namibia e Botswana)

Patente internazionale: € 72

Assicurazione sanitaria: € 118

Mappe navigatore: € 80

Benzina, autostrada e parcheggi: € 520

Alberghi: € 900

Vitto: € 420

Parchi e attrazioni: € 300

Dogane e visti: € 100

Imprevisti: € 80

Totale: € 4007



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