Toronto – appunti dalla metropoli canadese

Agosto – Dicembre 2001 Il mio non è stato un semplice viaggio. Non una semplice vacanza ma un soggiorno prolungato in una delle metropoli che definirei senza dubbio essere tra le più affascinanti e vivibili del Nord America: Toronto the Good. Così veniva infatti definita Toronto dalle popolazioni indigene in tempi passati. Adagiata sul lago...
toronto - appunti dalla metropoli canadese
Viaggiatori: da solo
Agosto – Dicembre 2001 Il mio non è stato un semplice viaggio. Non una semplice vacanza ma un soggiorno prolungato in una delle metropoli che definirei senza dubbio essere tra le più affascinanti e vivibili del Nord America: Toronto the Good. Così veniva infatti definita Toronto dalle popolazioni indigene in tempi passati.

Adagiata sul lago Ontario, a poche centinaia di chilometri dagli Stati Uniti, quello che più colpisce di Toronto è la sua unica multietnicità. Si dice che T.O. Sia la città al mondo dove si parlano più lingue. La mia esperienza è durata cinque mesi, da agosto a tutto dicembre. Sono andato per un’esperienza di studio / lavoro che, inutile sottolinearlo, mi ha lasciato un ricordo che serberò nel mio cuore per tutta la vita. In questo momento Toronto sta attraversando un periodo difficile dovuto ai problemi che il recente virus della SARS sta provocando. Quello che più mi dispiacerebbe è che la città venga tagliata fuori dagli itinerari turistici. Non lo merita proprio. Alcune testimonianze di amici che vivono là non lasciano trasparire tutto l’allarmismo che i media invece trasmettono. Malgrado ciò i turisti sono drasticamente diminuiti. Questo provocherà molti danni all’economia dell’Ontario. Per cui il mio vuole anche essere un incentivo ad un viaggio nell’Ontario, magari già per le prossime vacanze.

Partenza: il 13 agosto 2001 da Malpensa per la volta di Toronto. Volo diretto Alitalia. Il mio viaggio inizia con una brutta disavventura: i bagagli sono andati dispersi. Dopo un paio d’ore passate in aeroporto per fare le denuncie del caso, senza valigie, esco. Ad aspettarmi all’aeroporto c’era Jim, il proprietario della casa dove avrei alloggiato per i prossimi mesi. A casa c’era Mary Jane, la moglie di Jim e Toby, il loro vecchio cane lupo. Mary Jane è stata un po’ la mia mamma canadese. Una donna di 200 Kg, con enormi difficoltà di movimento ma con una vitalità sorprendente, una gioia di vivere e una comunicativa uniche. Mi è rimasta nel cuore. E’ stata lei ad introdurmi nella cultura canadese con i suoi infiniti racconti di vita.

La casa si trova a Scarborough proprio sopra le Bluffs, scogliere a picco sul lago Ontario. Sì perchè Toronto è anche questo. Natura e amplissimi parchi e zone verdi. Scarborough colpisce per la sua vastità. Una miriade di ville e villette ben ordinate, ognuna con giardino privato, tipico americano e numerosi centri commerciali.

Anche la mia casa ha un giardinetto con una piscina, purtroppo non utilizzabile e non capisco perchè.

Nella famiglia oltre a me vivono altri due ragazzi stranieri che erano lì per il mio stesso motivo. Vicente dal Messico e Yukari dal Giappone. Ho una cameretta al primo piano tutta per me. Al piano terreno c’è un salotto a nostra disposizione con televisione e videoregistratore. Abbiamo libero accesso alla cucina…E al frigorifero.

Il primo impatto con le abitudini culinarie Canadesi è avvenuto la mattina dopo l’arrivo. Era domenica e l’abitudine è quella del brunch. Abituato a caffè latte e croissant trovarsi a mangiare uova con bacon; french toast; cereali con latte, banane e miele non è stato facile. Ma ci ho fatto l’abitudine. In fondo non era poi così male. Ora ho capito perché il frigorifero era pieno di uova! Vicente è un ragazzo di poche parole ma con lui l’intesa è immediata. Quello stesso pomeriggio mi porta (per fortuna che c’era lui altrimenti mi sarei perso) in Danforth Avenue, il quartiere greco della città dove in quei giorni si stava svolgendo una sagra. E’ una grande fiera con bancarelle di ogni tipo e cibo rigorosamente greco. Immancabile un souvlaki. Squisito. La comunità greca di Toronto è considerata in assoluto la più popolosa al mondo e Toronto è la seconda città greca dopo Atene. Quello che colpisce del quartiere greco è la sua vivacità tipica dei popoli mediterranei. Il lunedì seguente comincia il mio impegno quotidiano di studio / lavoro che mi terrà occupato 5 giorni alla settimana dalle 9:00 alle 16:30. La scuola è in Yonge St. Vicino alla metropolitana di Summerhill mentre il posto di lavoro (fantastico!) è all’Hard Rock Cafè dello Sky Dome. Sono nell’ufficio marketing e vendite e lavoro con tre regazze simpaticissime (a differenza di quanto comunemente si pensa dei Canadesi che sono considerati chiusi e freddi). A rispetto della multietnicità di T.O., nessuna di loro è real Canadian. Ruby è di origine cinese; Shari ungaro/polacca e Shamila indiana. Un bel mix vero? A scuola conosco molti ragazzi e con alcuni di loro faccio subito amicizia tant’è che dopo una settimana organizziamo un’escursione alle Cascate del Niagara. Ci andiamo in giornata con i bus del Casino di Niagara Falls. Paghiamo solo 5$!! Le cascate sono mozzafiato. Il giro sotto le cascate con il battello è d’obbligo come quello ‘Behind the Falls’ – Dietro le cascate – che ti porta ad essere proprio dietro il muro d’acqua della cascata canadese. Bellissimo. Da rifare.

Rimanere per così tanto tempo in un posto ti permette di assaporare poco a poco le bellezze del luogo. Ad essere sincero, il primo impatto con la città non mi ha entusiasmato un granchè. Chissà come mai la immaginavo una città diversa, più sullo stile di New York, congestionata dal traffico e oppressa dai grattacieli. Toronto non è così. E’ una metropoli che vanta un’area metropolitana estesissima con un numero di parchi e aree verdi senza uguali proprio dentro la città. Al di fuori di Downtown, dove non mancano grattacieli mozzafiato, il resto ricorda in Greenwich Village di NYC. E in più ha delle magnifiche isole, visitabili solo d’estate perchè d’inverno il vento freddo che sale dall’Ontario è fortissimo tale da renderle impraticabili. Considerate che la temperatura d’inverno scende anche a meno 30°C con una massima di meno 10°C. Provare per credere. Ecco perchè Toronto anche da questo punto di vista vanta un primato: quello di essere tra le metropoli al mondo con la più vasta superficie di camminamenti sotterranei. In realtà sono dei veri centri commerciali spalmati per tutto il centro. Si può tranquillamente raggiungere la CN Tower (il simbolo di Toronto) direttamente dall’Eaton Center (uno dei centri commerciali cittadini più grandi del mondo).

Dicevo delle Toronto Islands. Distese sul lago Ontario, sono comodamente raggiungibili dall’Harbourfront da un servizio continuo di traghetti. La traversata dura venti minuti. Il tempo giusto per godersi lo splendido skyline della città con in primo piano la CN Tower (533 m di altezza, la torre più alta al mondo) e lo Sky Dome, lo stadio di football coperto (Pensate! Riesce a contenere fino a otto Boeing 747!). Sulle isole l’attività principale è lo sport in genere. Prevalentemente pattinaggio a rotelle e ciclismo. Con i miei compagni d’avventura noleggio un risciò a quattro e con questo ci giriamo tutte le isole. Una fatica!! Ma ne è valsa la pena. Lo spettacolo ha appagato lo sforzo. Devo dire che Toronto dalle isole è davvero spettacolare!! Un’altra zona che vale la pena vivere se vi trovate a Toronto d’estate è quella delle spiagge: ‘The Beaches’. L’estremità occidentale della città vanta bellissime spiagge di sabbia fine sul lago Ontario. Ciò che fa apprezzare questo animatissimo quartiere non sono in realtà tanto le spiagge (di fatto usate per abbronzarsi e non per fare il bagno vista la temperatura quasi polare delle acque del lago) quanto piuttosto per i numerosi pub, locali e cinema presenti e per le decine di chilometri di piste ciclabili che permettono di percorrere le rive dell’Ontario dalle Bluffs (a ovest) fino all’Ontario Places e oltre (a est). Qui si incontrano intere famiglie che praticano sport. Curiosi i tricicli che i genitori sui pattini usano per portare in giro a mo’ di passeggino, mentre pattinano, i propri figli. Se avete un po’ di tempo fermatevi su una panchina a guardare la gente che passa. Vi scorrerà davanti agli occhi il mondo intero.

Downtown è altrettanto spettacolare. L’intersezione tra Yonge & Bloor Street è considerato il cuore della città. In realtà non esiste un vero e proprio centro. La vita a sud di Bloor sembra non fermarsi mai. Yonge Street è la via più lunga del mondo. Percorre per 18Km la città da nord a sud. Lungo questa arteria si trovano alcune delle attrattive più significative della città prima fra tutte la zona dell’Eaton Center. Mai visto un centro commerciale così vasto. Comprende al suo interno oltre 300 negozi, due stazioni della metropolitana, centri fitness, centri commerciali, parcheggi, una food court sorprendentemente variegata; e altro ancora. La gente qui si riversa a frotte soprattutto d’inverno e nelle giornate di pioggia per ripararsi dal freddo gelido. Il centro commerciale cambia generalmente aspetto due volte l’anno. L’estate è addobbato, sulle altissime volte, con riproduzioni di stormi di uccelli in volo che danno un senso di leggerezza, di primavera. D’inverno le rondini vengono sostituite dalle renne. Quando c’ero io avevano creato un enorme slitta dove Babbo Natale veniva trainato da sei renne. Il tutto appeso ad un’altezza di oltre 30 metri. Anche l’albero di Natale era stupendo. Quasi ogni giorno andavo a trastullarmi. Vi consiglio di non lasciarvi prendere la mano dallo shopping altrimenti non ne uscirete vivi. Le tentazioni sono troppe. Una cosa però non dovete lasciarvela sfuggire: il negozio ROOTS, il negozio di abbigliamento a marchio canadese, uno dei pochi marchi sopravvissuti. La città è anche rinomata per la sua immensa attività culturale. L’Università di Toronto sorge vicino a Chinatown. Ho visitato alcuni dei suoi campus. Da fare invidia ad Harvard e Cambridge. Il Teather District, il distretto dei teatri, è il terzo al mondo dopo New York e Londra per numero di rappresentazioni teatrali. Se ne avete tempo approfittatene per vederne almeno una. Io ho visto due musical: ‘Mamma Mia’ e ‘The Lion King’. Entrambi bellissimi.

Le diverse etnie che popolano Toronto hanno ognuna il suo caratteristico quartiere. Chinatown è senza dubbio quello più popoloso e vivace. Il centro è in Spadina Avenue dove pullulano negozi di alimentari e di verdura. Curioso passeggiare per le sue vie osservando le varietà di verdure che le bancarelle riforniscono. Alcune non le avevo mai viste prima. I mercati si animano principalmente la mattina e nei week end dove spesso camminare diventa una vera impresa vista la enorme massa di cinesi che qua si rifornisce.

Little Italy ha il suo centro storico in College Street West dove però non è rimasto praticamente più nulla di italiano se non alcuni ristoranti e pub. College St. È ormai un’attrattiva turistica più che il quartiere italiano di Toronto. Non ve la consiglio. Gli italiani si sono spostati più a nord, in St. Claire Ave.. E’ qui che si respira l’aria del Bel Paese. Mi è capitato di aggirarmi per Corso Italia – così si chiama la via principale del quartiere – e di sentire le persone parlare italiano (e non si trattava di turisti). In Corso Italia il turismo difficilmente arriva, si ferma in College Street. Arrivarci non è agevole. Bisogna prendere il tram dalla stazione della metro di St. Claire West. Il tragitto dura circa venti minuti. Lungo il percorso, sul tram, si sentono i vecchi emigranti italiani che discutono di calcio, di politica italiana. Ciò mi ha colpito ed emozionato. Le viuzze che intersecano Corso Italia sono piene di bandiere italiane e i cinema e le radio trasmettono la vera musica italiana degli anni d’oro. Gigi D’Alessio è un idolo anche a Toronto. Un mega concerto era infatti previsto all’Hummingbird Center.

Little India è, come facilmente si intuisce il quartiere indiano. L’odore di spezie che si diffonde per le strade non è solo una leggenda. La cosa che più mi ha colpito sono state le vetrine dei negozi di Sari. Manichini abbigliati con vestiti coloratissimi e ricercatissimi. Di fianco a Little India c’è il rione coreano e più a nord il vecchio quartiere di Cabbagetown, uno dei più belli. A Cabbagetown (città dei cavoli perché qua una volta c’erano coltivazioni di cavoli) vivono gli irlandesi. Le case sono in stile Vittoriano d’America. La zona è purtroppo anche piena di povertà che contrasta tristemente con la ricchezza e a volte il fasto di alcune delle ville più belle della città.

Un altro quartiere esclusivo è Rosedale (metro Rosedale) dove vive la classe borghese di Toronto. Il numero di ville non si conta nemmeno. La ricchezza è addirittura ostentata. Le rette qui raggiungono dei livelli stratosferici.

E poi ancora da vedere Yorkville, la via Montenapoleone di Toronto; l’Harbourfront lungo il lago alla fine di Yonge Street; le Bluffs, le altissime scogliere bianche a strapiombo sul lago Ontario; l’intersezione tra Eglinton & Young Street.

Assistito dal mio ormai inseparabile roomate Vicente decido di andare al Black Creek Pioneer Village che è la riproduzione di un antico villaggio di pionieri. Nella visita del sito si può assistere a dimostrazioni su come si svolgeva la vita nell’ottocento tra i pionieri che per primi si trovavano ad esplorare le aree della periferia nord della città. Se ne avete il tempo la gita merita. Tenete conto che però arrivarci è tutt’altro che semplice. Dalla stazione della metropolitana di Finch (il capolinea della linea gialla verso est, bisogna prendere un bus che, dopo mezz’ora vi lascia poco distanti.

Un altro posto che vi consiglio è la Mc Michael Collection, collezione d’arte canadese situata nel villaggio di Kleinbourg a nord della città. Qui sono rappresentate, in una cornice idilliaca (era inverno e c’era la neve quando ci sono stato) in mezzo ad una pineta, le opere dei maggiori pittori canadesi chiamati collettivamente il Gruppo dei Sette. Sono anche esposte opere di artisti inuit (gli indiani di Canada). Gli indiani, mi raccontava Mary Jane, sono presenti ovunque in città. “Sono ormai perfettamente integrati, sono come noi” diceva. Mantengono alcune tradizioni (per fortuna!!!) come quella del Pow-Wow. E’ un festival chiamato aborigeno che ogni autunno si tiene alle Sky Dome. E’ una grande festa inuit con danze, canti e riti propiziatori tradizionali indiani. E’ un’occasione unica per conoscere e vedere da vicino gli inuit. E poi cosa c’è di meglio che calpestare il campo di football dello Sky Dome. Ho vissuto l’11 settembre 2001 a Toronto. Pensate che solo una settimana prima ero andato a New York City in gita e, maledettamente, ho deciso di non salire sulle Twin Towers perchè ci ero già stato l’anno prima. Ritenevo, non ne valesse più la pena! Toronto subito dopo gli attacchi è praticamente stata evacuata. Si temeva un attacco alla CN Tower o agli edifici della borsa. Per le strade c’era l’inferno. La linea gialla della metropolitana era stata chiusa per cui la gente si è riversata per le strade. I mezzi di superficie erano diventati impraticabili. Lo shock ha paralizzato tutto. Ci ho messo più di due ore per tornarmene a casa. Jim e Mary Jane erano incollati davanti alla CNN per aggiornarsi sugli sviluppi. Non parlavano. Erano nel panico più assoluto. E anch’io con loro. La tensione si avvertiva tra la gente e per un mese non si parlava altro che degli attentati delle torri gemelle. Non è stato un bel momento e certamente non lo dimenticherò (e chi se lo dimenticherà mai?).

A Toronto dovete lasciarvi tentare dalle novità. E’ d’obbligo sperimentate tutto; sopratutto le diverse cucine. Da quella cinese a quella messicana. Dalla greca a quella ungherese. La scelta che vi si prospetterà è sorprendente. La città si fa apprezzare in ogni stagione. Toronto è affascinante tanto d’estate quanto d’inverno. Personalmente l’ho preferita d’inverno. E’ in questa stagione che credo tiri fuori la sua vera anima. La gente non si ferma di fronte al freddo. Armata di indumenti protettivi che si trovano solo qua, popola le numerose piste da ghiaccio. Anch’io ho voluto sperimentare la pista che ogni anno viene allestita davanti alla City Hall in pieno centro a due passi dall’Eaton Center. Vedendo i Canadesi pattinare – soprattutto i bambini – ho capito perché l’hockey è lo sport nazionale. Bambini di poco più di tre anni che sfrecciavano sulla pista senza un minimo d’esitazione. E pensare che io mi reggevo a malapena in piedi! L’atmosfera romantica della City Hall con le luminarie natalizie è una delle cose che ancora ricordo con più nostalgia.

D’autunno non dovete senz’altro perdervi l’Algonquin Park – a circa duecento chilometri a nord. E’ uno dei parchi naturali più estesi del Canada ed è facilmente raggiungibile in due ore di autobus. Con un gruppo di quindici amici abbiamo organizzato una giornata al parco per ammirare i colori dell’autunno. E’ verso la fine di settembre che le foglie hanno già cambiato colore assumendo delle tonalità molto belle – dal giallo al rosso –. Sul sito internet www.Toronto.Com potrete informarvi sul loro stato di colorazione per sapere qual è il momento migliore per andarci. Dicevo. Con un gruppo di amici abbiamo organizzato e prenotato uno scuola bus (original!) con autista. Un anziano signore simpatico, un personaggio al limite del grottesco che per poco non ci portava fuori strada. Il pulmino già non era dei più comodi essendo privo di ammortizzatori. Ad ogni minima buca vedevi qualcuno che picchiava una testata sul soffitto. Risate a non finire! Dopo un po’ di tempo che eravamo in viaggio cominciavamo a capire che forse c’era qualcosa che non andava nel tragitto fino a quel momento percorso. Era come se ci stessimo dirigendo una meta non ben precisata. Nonostante l’autista non l’abbia mai ammesso, abbiamo sbagliato strada tardando non di poco il nostro ingresso nel parco. Per fortuna per le due del pomeriggio eravamo nei pressi del laghetto dove avevamo prenotato le canoe. Volevamo provare anche questa esperienza ‘real canedian’. Era la mia prima volta. L’inizio è stato traumatico. Entrambe i miei compagni di canoa erano alle prime armi e nessuno sapeva realmente come fare per avanzare. Malgrado la buona volontà dell’istruttore che da terra ci gridava come remare, la nostra canoa non ne voleva sapere di muoversi. L’unico movimento che faceva era di tipo circolatorio su se stessa. Dopo un paio di giri e un milione di risate finalmente prendiamo il largo. Una pace. Soli in mezzo alla natura. L’unico rumore era quello dell’acqua causato dal pagajare. Nessuno dei tre sentiva il bisogno di parlare. C’era già la natura che parlava per noi.

Il 31 ottobre anche in Canada si festeggia Halloween. Jim e Mary Jane per l’occasione avevano, come tradizione ogni anno, intagliato una zucca (pumpkin come lo chiamano loro) e l’avevano messa fuori dalla finestra in attesa che i bambini venissero a bussare alla porta e chiedere ‘dolcetto o scherzetto’. Jim ha coinvolto anche me nella distribuzione dei dolcetti ai bambini. Che teneri quelli più piccoli che, timidamente, accompagnati dalle mamme, si presentavano alla porta e abbassando lo sguardo, a fil di voce dicevano: “Happy Halloween to all of you!”.

Vicente e Yucari hanno lasciato il Canada un mese prima di me. In questo mese sono stato il padrone indiscusso del salotto e della televisione. In realtà mi sono mancati entrambi molto e più di tutto i nostri discorsi, a volte arrangiati, sulle abitudini dei nostri rispettivi paesi. E’ ormai già l’inizio di dicembre. Natale è alle porte e la mia famiglia rispetta la tradizione di andare nella foresta a tagliare l’albero di Natale. Mi portano con loro. Un pomeriggio ci incontriamo dopo il lavoro e ci dirigiamo verso nord. Chilometri e chilometri di strada in mezzo alla radura. Avremo fatto oltre cinquanta chilometri verso nord. Arriviamo ad una coltivazione di Abeti di Natale. Armati di stivali e scure io e Jim ci addentriamo nella foresta. Mary Jane ci aspetta nel casolare dei padroni della riserva. Possiamo scegliere il pino che vogliamo. La ricerca non è stata facile perché era già il crepuscolo, c’erano già venti centimetri di neve fresca al suolo e si stava preannunciando per un’altra nevicata. Trovato il pino, lo seghiamo e a forza di braccia lo trasportiamo in macchina. Appena in tempo di partire che inizia a nevicare. Prima di tornarcene a casa ci facciamo una cioccolata calda in un bar vicino la riserva. Il Natale l’ho trascorso in viaggio. Sono andato in tour a Ottawa, Montréal e Quèbec City con un viaggio organizzato dai cinesi. Se vi va di fare anche solo un breve tour di tre giorni nel Canada Orientale rivolgetevi ad una delle numerose agenzie viaggi di Chinatown, lungo Spadina Avenue. Queste organizzano, per davvero pochi soldi, dei tour che vi portano in alcune delle località più belle del paese. Credo di aver alloggiato nei migliori alberghi di Montrèal e Quèbec City!!.

L’ultimo giorno lo ricordo ancora con malinconia. Ero nel ‘Coffee Time’ nei pressi della City Hall dove ero stato per vedere una mostra di sculture di ghiaccio rappresentanti i personaggi della saga del ‘Signore degli Anelli’. Il tempo fuori era gelido ma una cioccolata calda ci teneva caldo lo spirito. Le ultime battute: ‘Tu cosa farai una volta rientrato?’; ‘Mi mancherete tutti moltissimo’; e gli ultimi indirizzi scambiati e la promessa di mantenerci in contatto.

A casa mi avevano fatto trovare un regalino da portare in ricordo della mia permanenza. Un CD di Jan Arden e una bottiglia di Maple Syrup, lo sciroppo d’acero canadese. Con la mia valigia stracolma di ricordi prendo il volo delle 18 dal Pearson Airport per la volta di Malpensa. Scorgo da lontano i miei genitori. Si apre la porta degli arrivi dell’aeroporto della Malpensa. Un po’ di commozione, un abbraccio e tante cose da raccontare.



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