Canada 3

Premessa Scrivo questo racconto quando sono passati alcuni mesi dal viaggio in Canada e molte delle emozioni sono già evaporate. Scrivo per condividere alcune informazioni che potrebbero essere utili a chi sta organizzando la sua vacanza in Canada. Sono un viaggiatore medio. Nove anni di vacanze di due/tre settimane, in macchina per l’Europa:...
Scritto da: fperego1965
canada 3
Partenza il: 30/07/2006
Ritorno il: 19/08/2006
Viaggiatori: fino a 6
Premessa Scrivo questo racconto quando sono passati alcuni mesi dal viaggio in Canada e molte delle emozioni sono già evaporate. Scrivo per condividere alcune informazioni che potrebbero essere utili a chi sta organizzando la sua vacanza in Canada. Sono un viaggiatore medio. Nove anni di vacanze di due/tre settimane, in macchina per l’Europa: Tromso (Norvegia), Lisbona, Istanbul gli estremi toccati. Un paio di fai da te in Messico/Guatemala e India. Poi un bimbo, toccata e fuga ai Caraibi, qualche altra smacchinata in Europa. Ora che ha 5 anni e mezzo il Canada. Quanto descritto per capire il mio stile di viaggio.

Itinerario L’idea del Canada è di mia moglie Sonia, risale al 2005, ma matura nel 2006. Prendiamo i biglietti per Toronto a fine marzo, poi inizia la parte più difficile. Ontario? Quebec? British Columbia? Alberta? 19 notti sul territorio canadese sembrano molte, ma per una area vasta quasi 10 milioni di km quadrati, anche se il 90% dei 33 milioni di abitanti vive lungo i 6500 km del confine meridionale con gli USA, la pianificazione deve essere accurata. Ho incontrato, sul mio percorso, turisti delusi dal Canada, perchè hanno speso diverse ore in macchina con la sensazione di non aver visto nulla.

La mia bibliografia include le solite guide turistiche, con la Lonely Planet in cima, i racconti su Internet, gli itinerari di agenzie turistiche (spunti da HotelPlan – Cso Italia – Milano) e quelli di Argonauti e Avventure nel Mondo. Un errore è stato quello di non aver chiacchierato con un testimone diretto, che ha visitato la costa Ovest, per ricevere consigli mirati.

Alla fine la decisione. Ovest! Cerchiamo natura e spazio, in contrasto con la realtà quotidiana. Tagliate quindi le città dell’est, la penisola di Gaspè e la Nuova Scotia, la nostra vacanza avrà quattro momenti salienti: Cascate di Niagara, Montagne Rocciose, Isola di Vancouver e Vancouver. Prenotiamo voli interni, alcuni pernottamenti, le auto a noleggio. Prima della partenza abbiamo, oltre al Milano-Toronto, il Toronto-Calgary, il ritorno Vancouver-Toronto sempre con AirCanada; Noleggio AVIS per raggiungere Niagara da Toronto; Noleggio AVIS per 14 giorni da Calgary a Vancouver. Pernottamenti a Niagara, Banff, Jasper, Victoria, Vancouver. Da Jasper a Victoria più di 1000 Km da costruire strada facendo e 5 giorni di tempo. Una rinuncia dolorosa l’Inside Passage. L’Insade Passage è da prenotare con largo anticipo, è piuttosto costoso, è però una attraversata affiscinante che costeggia l’Isola di Vancouver, adatta quindi per avvistamenti di “wildlife”. Dura più di 15 ore, è questo il motivo principale della rinuncia, ci sembrano troppe per Alessio.

Budget Su internet, all’inizio, mi faccio una idea decisamente sbagliata del budget che mi servirà per questa vacanza. Il dollaro USA è relativamente basso nell’estate 2006 (1€=1.25USD), ma il dollaro canadese è robusto (1€=1.4CAN) rispetto al recente passato, tant’è che il Canada è relativamente costoso pure per gli Statunitensi. Insomma il Canada non è per tut te le tasche. Un Milano-Toronto e ritorno costa non meno di 900€ a persona, a questo si devono aggiungere i 5500/6000€ che complessivamente abbiamo speso in 3 per i 20 giorni canadesi.

Milano-Toronto-Niagara Domenica 30 Luglio il terminal di Malpensa è più denso della stazione del treno di Varanasi. Ma gli occidentali, io compreso, non hanno il dono della pazienza, il delirio è palpabile. Il nostro volo Alitalia accumula un paio d’ore di ritardo in partenza, come nella miglior tradizione della compagnia di bandiera nazionale. Fortunatamente non abbiamo pianificato la connessione diretta verso l’Ovest del Canada all’andata, avremmo rischiato, vista la complessità dello scalo di Toronto e il ritardo nella consegna bagagli. La PT Cruiser color panna si ingoia nel suo bagagliaio le nostre due valige e in due ore siamo a Niagara.

Niagara Domenica pomeriggio calda e umida a Niagara, non immaginavo che il clima fosse così simile a quello di Milano. Siamo stanchi, ma non il piccolo Alessio super eccitato dalle attrazioni della via principale di Niagara. Ho sentito che Niagara viene definita la Las Vegas per le famiglie. Confermo. E’ una specie di Luna Park. Sale giochi, ruote panoramiche, giganteschi supereroi, provocano una forte adrenalina ai piccoli ospiti. Le cascate sono imponenti. Il rombo inizia a sentirsi da lontano. O meglio lontano dai fragori della via principale. Si possono osservare da qualunque angolazione. Dono della capacità NordAmericana di spettacolarizzare e commercializzare ogni piccolo elemento naturale o storico, figuriamoci le Falls. Noi le vediamo da lontano illuminate, il giorno dopo da vicino dalla strada, da sotto, con il battello Maid of the Mist, dall’alto con brunch dalla Skylon Tower. Passeggiando nel Queen Victoria Park incontriamo i primi scoiattolini del nostro viaggio. Ne vedremo tantissimi. Questi della costa est hanno il pelo rossiccio. Chiudiamo la giornata i piscina. L’estate canadese del 2006 è torrida ed estremamente secca. Dopo due notti a Niagara, sveglia all’alba, riprendiamo l’auto usata solo per il trasferimento e raggiungiamo l’aeroporto. Un confortevole volo AirCanada ci sta aspettando, destinazione Calgary.

Banff-Jasper Calgary avendo ospitato le Olimpiadi invernali me la sarei aspettata vicino alle montagne. In realtà dall’aereo il panorama è piattissimo. Come in tutta l’immensa Alberta, a parte l’impressionante spina dorsale delle montagne rocciose, al confine con lo stato della British Columbia. Proprio le montagne sono il nostro obiettivo. Dopo aver noleggiato una Chevrolet Impala rossa si parte verso Banff.

Beh la partenza non è così fluida. Il noleggio è di tipo one-way, con restituzione in una città diversa e uno stato diverso (Vancouver – British Columbia) da quello di partenza. Quindi per l’impiegato dell’AVIS rifilarci una vettura targata BC è una priorità, preparatevi a negoziare! Due ore di macchina circa ci portano a Banff, il paesaggio inizia a farsi interessante. A Banff vivono 5000 anime all’interno del Banff National Park. L’accesso è regolamentato da un pedaggio giornaliero. Questa area di 6600 Km quadrati, che è adiacente ad una altra area di 10800 Km quadrati il Jasper National Park. Banff dista circa 280 Km da Jasper, parte del percorso è l’Hwy 93, Icefields Parkway, che inizia da Lake Louise e si snoda per 230Km. Banff, Lake Louise e Jasper sono le uniche cittadine all’interno dei due parchi nazionali. Un acronimo divertente che ho imparato su Banff è Be Aware Nothing For Free. Perchè Banff avendo la fortuna di essere a sole due ore dall’aeroporto internazionale di Calgary, è sicuramente più frequentata ed è più pretenziosa rispetto a Jasper. Una leggera pioggia ci accoglie a Banff, dopo alcuni giorni di caldo inatteso e temperature oltre i 30 gradi.. Quando ci siamo noi, il clima si normalizza sotto i 15 gradi, al mattino è più fresco. Per i locali è un sollievo, non abituati a temperature così elevate, per noi una piccola delusione.

Da Banff e Jasper si può partire con delle escursioni giornaliere a raggiera. Le destinazioni sono solitamente laghi e cascate facilmente raggiungibili. Ci sono sentieri escursionistici anche per i più esigenti, mentre le agenzie locali organizzano tour di avvistamento orsi e rafting. Per il rafting consiglierei Jasper. Noi andiamo su obiettivi di poca fantasia, quelli più facili. Da Banff andiamo a Lake Louise, Moraine Lake e camminiamo per il Johnston Canyon. Il giorno successivo iniziamo con la Gondola e una maestosa vista dal monte Sulphur Mountain a quasi 2300mt di altezza, poi andiamo al lago Minnewanka, Two Jack Lake, Johnson Lake, piccolo museo Canada Place e terminiamo la giornata nello sfarzoso Fairmont Hotel. Da Jasper andiamo alle Sunwapta, Athabasca Falls, rimiriamo il fiume Athabasca attraversato dai rafter, poi i laghetti di Annette e Edith. Il giorno dopo Fifth e Sixth bridge, poi il Maligne Lake, il Fairmont Park Lodge e ci appisoliamo davanti al riflesso della Pyramid Mountain sul lago omonimo. Difficile riportare le sensazioni provate ma eccone alcune.

I suoni ovattati del Lake Louise e il suo ghiacciaio che sembra toccare l’acqua. L’incredibile turchese del Moraine Lake. La pace di Two Jack Lake. Il fragore delle Athabasca. Le profonde gole di Sixth bridge e Sunwapta. Un albero dalle radici nodosissime sulle rive del lago Annette. I magnifici Resort che sarebbero il luogo ideale dove passare una vacanza in Canada. Il ritmo sempre lento, con una splendida natura come sfondo. Poi gli avvistamenti. Pochi purtroppo. Non sono semplici. Però divertenti gli scoiattoli che cercano il cibo a Moraine Lake. I primi wapiti ai bordi della Hwy 1A. Big Horn sheet vicino a Two Jack Lake. Un branco di non-ho-capito-cosa ai vicino all’ Athabasca River. Le delusioni? Minnewanka e Maligne Lake, celebrati, soprattutto il secondo, e da me non compresi.

Ho tralasciato il tragitto da Banff a Jasper, tra panorami intensi, rimedio subito. Le previsioni del tempo non promettono nulla di buono. E’ stato forse peggio. Abbiamo dovuto percorrere rapidamente il bel sentiero che portava al Peyto Lake, che non abbiamo completamente gustato, nascosto come era da nuvole che minacciavano acqua, mentre un vento sferzante ci colpiva. Abbiamo appena intravisto le cime delle montagne dalla strada, fra una nevicata e l’altra. Soprattutto abbiamo fatto una gita sui ghiacciai, nei pressi del Columbia Icefield Center, sotto una fitta nevicata. Per la verità John ci aveva sconsigliato di prendere quegli imponenti mostri meccanici (Snocoach), che sfidano i ghiacci e le pendenze. Ma l’attrazione per lo Snocoach è stata fatale … Quello che mi ha divertito di più è il racconto dei driver di questi Snocoach, grandi presentatori e autentici show-man, come nella migliore tradizione Nord Americana.

Già John. John è Gianni Bianchi di Milano. Passati i 60 anni, da 30 in Canada, da 7/8 anni gestisce un redditizio B&B a Banff dove abbiamo passato 3 notti. La sua storia per quanto condivisa superficialmente è affascinante. Poco più che trentenne lascia Milano e la IBM degli anni 70’, per amore delle montagne, per migliorare la qualità della sua vita. Insomma un emigrante di lusso. Ha centrato i suoi obiettivi, anzi forse qualcosa di più, gli faccio i miei complimenti. Banff e Jasper sono due paesini gradevoli e vivaci, che lasciamo con dispiacere. Forse Banff è più carino, attraversato dal Bow River, ma Jasper su di noi ha esercitato più fascino.

Forse perchè ci siamo arrivati dopo una giornata faticosa ed il sole iniziava a farsi largo, dandoci la possibilità di vedere i colori fantastici del tramonto. Forse perchè c’è una stazione del treno pittoresca con totem nelle vicinanze, che fa ricordare i pionieri del West. Forse perchè di sera una piazzetta erbosa ospitava rappresentazioni all’aperto. Chissà sono solo impressioni.

Da Jasper a Tofino Lasciamo Jasper in un caldo lunedì festivo. Suono il campanello del B&B che ci ha ospitato. Arriva il marito, mai visto, scalzo e spettinato. Nei convenevoli mi chiede dove sono diretto. A Tofino, rispondo. Lo sguardo del mio interlocutore è sbalordito, è come se gli avessi detto che da Merano volevo raggiungere Messina. Farò della tappe, una ad esempio è Whistler. Ma Whistler è una cittadina molto cara e la strada Hwy 99 è la “backdoor to Vancouver”, perchè non fai la Hwy 5, è più diretta ribatte.. Eppoi sulla Hwy 99 ci sono i lavori per le Olimpiadi, rallentamenti, incidenti. Da Nanaimo a Tofino la strada è tortuosa, difficile. Insomma il proprietario del B&B non mi stava infondendo ottimismo.

Il mio itinerario fino a Jasper è sempre stato molto chiaro, da Tofino lo era, il collegamento fra questi due punti della mappa mi creava difficoltà. Mi sembrava stupido macinare chilometri senza vedere nulla, ma per quanto mi sforzassi, la lettura delle guide e di altri viaggi non riusciva a stimolarmi. A Banff pensavo di avere la soluzione davanti a me, John, Gianni Bianni. Una comodo conversazione in italiano, ma soprattutto il punto di vista di un italiano. Lascia perdere l’Okanagan Valley, fa caldo e si beve vino, ma quelle cose si fanno in Italia. Salta 100 Mile House, Kamloops, sono dei “cessi”. Prendi la Hwy 16 per passare Mt Robson, la Hwy 5 verso sud, la Hwy 24 con i suoi resort e laghetti verso ovest, poi la Hwy 97 e la spettacolare Hwy 99, fino a Horseshoe Bay. Puoi usare Clearwater come base per il Wells Gray Provincial Park e l’incredibile Helmcken Falls. Al parco si può accedere anche più a Nord, dalla Hwy 5. Se invece vuoi saltare il Parco, che può essere faticoso per un bimbo, fermati a Lillooet, simpatica cittadina, poi le superbe montagne di Whistler, la corsa verso l’Oceano con le spettacolari viste delle Hwy 99. Questo il verdetto di John.

Guiderò per otto ore quasi ininterrotte, con il termometro che supera i 30 gradi ed un cielo azzurrissimo. Il paesaggio è meglio di quello che immaginavo e tiene compagnia. Rinuncio a malincuore alla deviazione sulla Hwy 24, alla quale John era affettivamente legato, per aver gestito per diversi anni un resort.

Arriviamo a Lillooet presto, poco dopo le 16, sfruttando l’ora di fuso orario guadagnata dal passaggio dall’Alberta alla British Columbia, ma stravolti, soprattutto dal caldo. La cittadina non ci sembra così simpatica, è deserta, forse per la festività. Tutto è chiuso a parte un centro informazioni, con museo cittadino annesso. Siamo riluttanti a fermarci, ma la mappa non ci da alternative. La zona è stata abitata da indiani prima e pionieri cercatori d’oro poi, per i turisti nelle “vicinanze” si organizzano battute per la ricerca dell’oro.

Il giorno successivo un cerbiatto ci attraversa la strada. In un paio d’ore siamo a Whistler. Siamo stufi di stare in macchina, quindi prendiamo una camera e giriamo a piedi tutto il giorno. Il paesino è completamente artificiale, ma gradevole. Le montagne che si vedono dalla lunghissima via pedonale sono scure e severe. Scure come il cielo, verrà a piovere. Dai pendii scendono ciclisti in mountain bike. Chissà come si scia in inverno, magari tornerò per provare …

Sveglia presto, Tofino è lontana. La Hwy 99 (backdoor to Vancouver) è un cantiere con gli striscioni di protesta degli ambientalisti. I punti di sosta per godere il panorama, sono spariti. Però le nuvole si stanno aprendo e l’oceano appare.

La costa è rigogliosa e sassosa, quel sasso rossastro che troveremo spesso da ora in poi. La mia guida ha il piglio deciso, voglio arrivare rapidamente alla meta e guardo distrattamente alla bella vista, che è comunque frontale. Quindi chi percorre la strada da Vancouver a Whistler, dovrà guardare negli specchietti per godere dell’insieme montagne e oceano. Arriviamo ad Horseshoe Bay prima della partenza del ferry delle 10.40, ma è già pieno, prenderemo quello delle 12.10, che c’è solo il martedì e il mercoledì. Horseshoe Bay non è bella, ma c’è l’oceano e questo può bastare e mi fa sembrare questa comunità molto più attraente di Lillooet, in fondo siamo a West Vancouver. Dal ferry vedo i grattacieli di downtown, ma non riesco a filmarli, l’appuntamento con la metropoli è posticipato di una settimana. Da Nanaimo la Hwy 19 corre veloce, fino a quando non imbocchiamo la Hwy 4 ed il nostro cammino si fa più impegnativo. Senza grosse soste arriviamo alle porte del Pacific Rim National Park Reserve verso le 6 di sera. Tofino ci aspetta per un tramonto mozzafiato.

Vancouver Island Passeremo 6 notti sull’isola, credo che non avremmo avuto problemi a trattenerci oltre. Tofino è incantevole. Io forse non ho mai amato molto la montagna, oppure il fatto di abitare vicino alle Alpi non mi ha fatto comprendere l’eccezionalità delle Montagne Rocciose. L’Oceano Pacifico l’ho incontrato più di una volta, a diverse latitudini ed ogni volta mi ha colpito parecchio. Il nostro hotel è caro, ma spartano. C’è una sala comune, con frigo a disposizione di tutti, tavoli coperti da tovagliette un pò sporchine, a cui sedersi a prendere una tazza di caffè, un computer per connettersi ad Internet. Sembra la sala di un ostello. Però ha una vetrata lunghissima e l’oceano è davanti a te, quieto e bellissimo, ci passerei le ore. Del resto non avevamo molta scelta, qualche telefonata la sera prima mi aveva fatto capire che trovare una sistemazione a Tofino poteva essere complicato, ho prenotato l’unico hotel che aveva posto due notti di fila. Percorriamo i pochi metri che ci separano dal dock in legno. La mia videocamera registra i suoni emessi dai gabbiani e le luci del tramonto, con il cielo che ha tutti i gradi di colore dal giallo, passando poi per tutti i toni di rosso, fino al blu scuro nella parte opposta a dove il sole sta scomparendo. Il mare è tranquillo, la costa sassosa e si fatica a capire se davanti a noi abbiamo degli isolotti o la continuazione di una costa parecchio frastagliata. Iniziamo a raccogliere informazioni per un whale o bear watching, l’entusiamo di chi l’ha già fatto è contagioso, racconta di una esperienza indimenticabile. L’avvistamento delle balene è in mare aperto, per gli orsi è sufficiente costeggiare. Con la bassa marea gli orsi vanno a cercare cibo vicino ai sassi lasciati scoperti dal mare. Scegliamo gli orsi, il venerdì mattina. Mentre abbiamo tutto il govedì per esplorare la long beach unit. Si possono scegliere un certo numero di trail (percorsi) per accedere alle lunghe strisce sabbiose, Schooner, Long, Florence Beach oppure per ammirare la biodiversità del parco, soprattutto in termini di flora. Il mattino è nebbioso, ma la delusione viene superata da uno splendido pomeriggio con immancabile tramonto. Al Wickaninnish Center scopro come Tokyo sia ‘solo’ 7600 km davanti a me.

Sveglia all’alba e prima delle 8 del mattino siamo pronti ad imbaccuccarci per la nostra gita sullo Zodiac, una specie di gommone. L’aria è umida e penetrante, ci sono circa dieci gradi ma ne percepisco meno, una nebbiolina avvolge il paesaggio. Dei nostri compagni di viaggio, una decina circa, ricordo una coppia di newyorkesi, un giovane londinese e John la nostra guida, fotografo di professione e stamane anche guidatore di Zodiac. Iniziano gli avvistamenti, prima piccoli animali che pescano insetti, mi ricordano Pumba del re Leone. Poi loro gli orsi. John spegne il motore dello Zodiac e lo lascia andare alla deriva. Ci avviciniamo lentamente alla costa, in silenzio. E gli orsi sono lì ad un paio di metri da noi. Lavorano con la zampa anteriore, alzano i sassi, giocano con i granchi, facendoli roteare a zampe in su e poi li sgranocchiano come se fossero patatine, noi sentiamo il ‘crunch’ come in una pubblicità. Di orsi ne avvistiamo diversi. In posti diversi. A coppie, da soli, grossi, poco più che cuccioli. Alessio dopo un pò è stanco. Vorrebbe giocare con l’acqua, ma quando John pesca una medusa grossa come un gatto persiano cambia idea. La gita dura due ore e mezza e si chiude con una foca sdraiata su uno scoglio. Abbiamo appena fatto l’avvistamento più significativo della nostra vacanza e mi ricordo quanto mi diceva una signora canadese la sera prima, nel nord della BC (British Columbia) l’avvistamento della wildlife è più semplice. Guidando su una Hwy ai bordi della strada si possono avvistare addirittura dei grizzly.

Prima di lasciare Tofino facciamo colazione e partiamo quasi all’ora di pranzo. Dopo un paio di ore di viaggio troviamo un caldo soffocante, ci fermiamo nei pressi di un laghetto dove un Canadair spegni incendi è parcheggiato, dieci metri più avanti un paio di materassini con sopra persone a prendere il sole. Port Alberni non è una località interessante ma troviamo una camera a fatica. E’ venerdì, fervono i preparativi per la ¼ Mile Drag Races. Non so cosa è ma il porto è pieno di auto d’epoca, ma il nostro week end (lungo) sarà a Victoria a sud dell’isola di Vancouver.

Lasciamo Port Alberni, ma ci fermiamo subito al Cathedral Grove Park ad ammirare il Douglas-fir una specie di albero antico, sopravvissuta ad un incendio. Il parcheggio al bordo della strada, mi ricorda l’affollamento del litorale nord di Otranto nel mese di Agosto. Interrompiamo la nostra corsa verso Victoria facendo un salto al Roberts Memorial Provincial Park, nella speranza di fare qualche avvistamento, e rilassandoci a Chemainus giustamente famosa per i murales. A Chemainus l’aria è festosa e forse meriterebbe una sosta più prolungata. A Victoria arriviamo in tempo per depositare i bagagli e gustare l’inizio del tramonto, a …, a due passi dal B&B che ci ospita, bisseremo la sera successiva dove vedremo la parte finale del tramonto. La domenica scorre lenta a Victoria. I ferry si muovono al ritmo di musica nell’Inner Harbour. Artisti di strada si esibiscono. Noi andiamo al Parliament Buildings a respirare un pò di storia, al Miniature World per far rilassare Alessio, una camminata fino al Fisherman’s Wharf (carino) per assaggiare del merluzzo, poi al poco interessante Beacon Hill Park dove bimbi seminudi ballano bagnati sotto le fontane, impazziti dal caldo, per loro, soffocante, noi preferiamo un piccolo zoo, per evitare un raffreddore ad Alessio. Ma del resto la vera estate è qua. Mentre in Italia si lamentano della pioggia e del freddo, a Victoria e Vancouver non vedremo nemmeno una nube. I prati inusualmente un pò secchi stanno a testimoniare che sono settimane che non piove. E’ la pazza estate canadese del 2006. Il giorno dopo ci svegliamo pigri. Costeggiamo fino ad Oak Bay, in macchina, per ributtarci in Downdown a guardare i negozi e fotografare dei totom che ci erano sfuggiti il giorno prima. Scopriamo dei percorsi pedonali, che costeggiano l’Inner Harbour da cui si vede Downtown e il Fisherman’s Wharf. Il ferry delle 10 di mattino di ferragosto ci strappa via dall’isola di Vancouver.

Vancouver Dal ferry mi aspetto di vedere Vancouver downtown, in realtà la rotta è molto distante dalla città. Mi metto a filmare all’impazzata gli isolotti rigogliosi che costeggiamo, sperando forse di recuperare la poca pellicola che ho impresso sull’isola di Vancouver (mio difetto). Scorgiamo la costa statunitense e dopo l’attracco una veloce guidata ci porta a Downtown. Ci liberiamo del bagaglio e della macchina noleggiata e partiamo alla scoperta della città. Non siamo più abituati a stare in una città, siamo spaesati e anche l’aria sembra più pesante. Ma ci abituiamo presto. Alla fine Vancouver ci sembrerà una città molto vivibile, anzi quasi quasi mi trasferisco, sarà forse il solleone e i 27 gradi e la luce del giorno che non termina quasi mai. E’ una città varia. Una manciata di grattacieli a Downtown. L’oceano, le montagne che si vedono quasi ovunque. La natura dello Stanley Park, di North e West Vancouver. La vivace arteria commerciale di Robson Street.I ristorantini e i loft di Yaletown. La sorprendente Granville Island, con gli artisti di strada e un mercato al coperto dove specialità di tutto il mondo vengono offerte. Le stonature di Gastown e Chinatown, assolutamente al di sotto delle attese e con qualche homeless di troppo. Al mattino quando è ancora buio si parte. Un AirCanada ci porta a Toronto, un Alitalia alla Malpensa. Pioggia e poco meno di 20 gradi ci accolgono, la vera estate e anche le nostre vacanze sono rimaste in Canada.

Dove abbiamo dormito Middleton’s http://www.4pinesmotel.Com/ http://www.Whistlervillageinnandsuites.Com/ www.Alberni.Net/estavilla/ http://www.Bestwesterndowntown.Com/ Le nostre foto http://www.Flickr.Com/photos/43626264@N00/



    Commenti

    Lascia un commento

    Leggi anche