Sardegna in camper

Avventura nella parte sud-occidentale dell'isola
Scritto da: zanzaratigre
sardegna in camper
Partenza il: 02/07/2015
Ritorno il: 09/07/2015
Viaggiatori: TRE
Spesa: 500 €

2 – 9 Luglio 2015

Si parte per un tour della Sardegna sud occidentale, in Camper

Prese dalla smania di conquista, con la mia amica Mara avevamo preparato un programma alquanto fitto, sulla carta. Non avevamo fatto però i conti con “il territorio” e nemmeno con la coincidenza di una settimana di caldo veramente torrido.

Mia prima esperienza in camper: viva lo spirito di adattamento! Per fortuna Mara e Ilario sono accoglienti e ottimi maestri di vita in camper!! Intanto per cominciare ho tutto per me un lettone “sospeso” che mi sembra addirittura più grande di quello dove loro dormono in due!

Io sono già ad Olbia, reduce da 15: giorni di mare; loro arrivano, con il classico ritardo della Moby verso le 15:30. Il tempo di un caffè dalla mitica Nicolosa e carichiamo il mio “contenuto” bagaglio, fatto seguendo le debite istruzioni, e si parte con meta Paulilatino e il Pozzo Sacro di Santa Cristina. Visita di circa un’oretta guidata da un simpatico anche se un po’ prolisso archeologo, per la modica cifra di 5 € a testa (regalata). Il sito è molto bello e, oltre al Pozzo Sacro, al villaggio nuragico e al Novenario del XVIII secolo, sono da ammirare secolari ulivi e tutta la vegetazione in genere.

Proseguiamo il nostro itinerario costeggiando il lago Omodeo che visiteremo meglio domani e godendoci questo insolito e rilassante panorama, arriviamo nei pressi di Zuri dove è stata ricostruita pezzo per pezzo la chiesa di San Pietro, smontata prima che, nel 1923, il vecchio paese a valle venisse sommerso per creare il bacino artificiale più grande d’Europa, il lago Omodeo appunto. Scopriamo leggendo il cartellone informativo che tale procedimento si chiama “anastilosi”: fantastico! La chiesa è di trachite rossa e, complice il tramonto, ha un colore davvero meraviglioso. Su uno dei pilastri sembra raffigurato un “ballo sardo” che ci affrettiamo a fotografare!

Prima sosta a Ghilarza con cena tranquilla in un boschetto nei pressi del cimitero . . . poca vita anche nei dintorni . . .

3 luglio

Partiamo per esplorare i dintorni del lago dopo lauta colazione. Tutti ci salutano! Alla mattina le stradine attorno al boschetto sono più vivaci!! Capiamo subito che non ci basterebbe una giornata per visitare bene la zona e sappiamo già che in questa stagione non potremo vedere la Foresta Pietrificata quindi, anche a causa del gran caldo, ci limitiamo ad una passeggiatina e ad assaggiare il finocchietto selvatico che abbonda sulle sponde. Foto foto e via verso Fordongianus. La strada si fa dolce sembra quasi di essere in Maremma più che in Sardegna: vigne basse, ulivi, pini, risaie, oleandri, sembra l’Aurelia. Arriviamo alle Terme Traiane e sostiamo proprio in riva al Tirso che scorre veloce e suggestivo davanti a questo spettacolare sito archeologico così importante e così poco conosciuto. Visita guidata questa volta da una graziosa e simpatica signora (Ilario si sbilancia con i complimenti alla bellezza delle donne sarde e anch’io quindi ne beneficio!). Anche qui si confermano i prezzi quasi irrisori per visitare i siti. Iniziamo però non dalle terme ma dalla bellissima Casa Aragonese del 1500, bellissimo esempio di Gotico Sardo/Catalano. Anche il cortile interno ci affascina ricco com’è ancora oggi di piante aromatiche fra cui spiccano l’origano, la lavanda e il rosmarino oltre, ovviamente l’architettura!.

La visita alle terme è sostanziosa e molto esaustiva, impossibile riassumere in due parole. La consigliamo vivamente perché è un posto davvero magico! Dalla sorgente l’acqua esce a 50° e, oltre il fiume prosegue l’attività uno stabilimento termale moderno che attualmente è gestito da un’azienda di Montegrotto Terme (fatalità). Pranziamo nell’area sosta sorseggiando Ichnusa fresca davanti al Tirso gorgogliante.

Poi si riparte con meta Piscinas e le sue magnifiche dune: il deserto della Sardegna. Peccato che le indicazioni stradali lasciano a desiderare e sembra esserci qualche contraddizione fra queste ultime ed il navigatore . . . così finiamo in un vero e proprio cul de sac a Guspini, aggravato se pur involontariamente da un gentile autoctono che si offre di farci strada per toglierci d’impaccio! La Mara si agita, io mi controllo anche se penso subito che solo un elicottero potrebbe togliere il camper da dove si è infilato e invece, donne di poca fede . . . Ilario si disimpegna con un aplomb davvero insospettabile, almeno per me! Chi l’avrebbe detto? BRAVOOOO!

Comunque non riusciamo ancora a capire in che direzione dobbiamo andare anche perché la strada che prosegue dalle miniere di Montevecchio è interrotta! Nonostante l’esperienza precedente chiediamo nuovamente e questa volta ci fa strada una giovane sarda (molto carina . . ) che fortunatamente ci porta fuori dal tunnel e cominciamo anche a trovare qualche indicazione stradale! Ci ricorderemo di Guspini e di San Nicolò d’Arcidano! Ormai siamo sparati come un proiettile verso Piscinas ma. . . . “rivarghe”! chilometri e chilometri di curve e poi di strada sterrata per giungere al campeggio dall’esotico nome di SCIOPADROXIU (pron. Sciopadroju: scoppio di acqua e fango?). Però, come sempre, meritava! ci accompagnano subito al parcheggio della spiaggia con un pulmino pronto per essere rottamato (no no, sorry, era proprio già un rottame). Le dune gialle si aprono davanti a noi in tutta la loro bellezza: sembra un piccolo Sahara con qui e là un po’ di tipica vegetazione della macchia mediterranea: giunchi, ginepri . . e in fondo il mare, trasparente, verdastro e poi azzurro! Ce lo godiamo fino al tramonto.

4 luglio

lasciamo Piscinas diretti al Parco Naturale della Costa di Nebida. Prima sosta a Capo Pecora, comune di Buggerru. Leggiamo che in questo parco si tenta il ripopolamento dei ricci di mare. Il posto è bellissimo, con dei colori accecanti. Non c’è spiaggia però, solo degli enormi sassi lisci e rotondi che danno al posto un’aria magica. Faccio un bagnetto rapido e tutti e tre facciamo una passeggiata a scoprire altre calette. Mi fermo a fotografare un giglio selvatico ancora fiorito nella sabbia nonostante siamo già ai primi di luglio. Posto incantevole ma cerchiamo una spiaggia più adatta alla balneazione per farci un bel bagno tutti assieme. La troviamo poco più giù, a Portixeddu, piccolo borgo ridente. La spiaggia è lunga e incantevole, dorata, con l’acqua bassissima e circa a metà un fiume dalle acque fresche e trasparenti crea una secca molto suggestiva dove le onde si scontrano venendo da direzioni diverse, l’una contro l’altra. Passeggiamo anche dentro il fiume che è davvero fresco e trasparente, risalendolo finchè l’acqua non inizia ad alzarsi e le sponde a infittirsi di canne ed il fondale a diventare melmoso. Torniamo indietro e ci fermiamo a fotografare un ombrellone giallo, solitario nel punto più bello della spiaggia! Mangiamo solo frutta ma poi. . . . ci facciamo un gelatino sulla terrazza di un bar vista mare. Proseguiamo per Cala Domestica e Masua. Cala Domestica ci delude per l’affollamento sia di gente che di barche (essendo profonda e riparata) che hanno reso l’acqua torbida e non certo all’altezza della fama della Sardegna! Facciamo comunque il bagno cercando di doppiare il promontorio per vedere oltre. Più al largo l’acqua è stupenda, di un colore verde scuro e trasparente. Raccogliamo qualche sassolino sulla spiaggia mentre ci asciughiamo e ammiriamo le dune che fanno concorrenza a Piscinas. Ci rimettiamo in moto verso Masua con meta Portoscuso e Portovesme per imbarcarci domani verso l’isola di San Pietro che dovremmo visitare in scooter! Tutti programmi fatti a tavolino, secondo le informazioi ricevute dalla Mara infatti sembra che a Portoscuso i camper non possano traghettare per Carloforte, così abbiamo progettato un passaggio ponte con lo scooter di Mara e Ilario e poi noleggiarne uno per me sull’isola. Una volta ritornati sulla Sardegna maggiore, saremmo poi andati a Sant’Antioco via terra attraverso l’istmo che appunto la collega. Intanto ci fermiamo in un ampio parcheggio in zona porto a Portoscuso ma c’è un motoraduno e piuttosto casino. Con Mara facciamo una passeggiatina sul lungomare e compriamo il torrone di Tonara in una bancarella. Incontriamo una coppia di vigili e chiediamo se il posto dove abbiamo parcheggiato è tranquillo e soprattutto se ci possiamo stare. Lui ci suggerisce di fare giusto un chilometro in più e fermarci nel parcheggio vicino alla spiaggia che è più tranquillo perché dove siamo ora la vita notturna non ci lascerebbe riposare mentre lei ci farebbe restare li perché l’altro posto è un po’ isolato . . . noi decidiamo di preferire la tranquillità. Prima di andare a dare a Ilario la buona novella continuiamo la passeggiata incappando prima in una chiesa con vistoso matrimonio in corso e poi su un belvedere con tanto di torre (saracena?). Cena con pasta alla norma nel boschetto di eucalipti tranquillo ma infestato dalle zanzare.

5 luglio

Mara e Ilario hanno dormito maluccio causa zanzare (devono avere il sangue più dolce del mio!!). facciamo colazione e in un baleno siamo al parcheggio imbarchi a Portovesme. Sorpresa! Il camper naturalmente può imbarcare! Ma chi cavolo ci ha dato queste informazioni? La Saremar attraverso la Tirrenia! Vabbè, meglio così anche se sfuma la mia programmata esperienza con lo scooter. La traversata dura una mezz’oretta. Le tre isole sono tutte a vista. Il mare è limpido e blu con in mezzo delle piscine chiarissime verde smeraldo. Passeggiatina a Carloforte, con acquisto di pane e companatico per il pranzo e poi via per il litorale di sudovest: Cala Bobba e Punta delle Colonne. La spiaggia di Cala Bobba ci piace moltissimo ma la passeggiata per ammirare la scogliera e Punta Colonne ancora di più! Sulla scogliera ci sono pure un paio di case davvero invidiabili!! Ci immaginiamo come dev’essere il paesaggio in primavera con tutta la vegetazione fiorita! Stiamo impazzendo non sapendo se fotografare più il mare e gli scogli o la vegetazione! Decretiamo che qui bisognerebbe tornare in barca! In tarda mattinata ci spostiamo verso nord ovest per ammirare Calafico e Capo Sandalo. Pranziamo in camper in uno spiazzo prima di scendere a piedi nell’Oasi della LIPU dove vive il Falco della Regina. Non c’è anima viva oltre a noi e siamo immersi nell’azzurro e nel verde! Dopo pranzo percorriamo a piedi circa 600 metri di sentiero stranamente asfaltato fino a raggiungere una gola selvaggia e algida. Mara e Ilario non amano troppo immergersi dagli scogli ma io si. Entro in acqua ma devo uscire subito perché avvistiamo qualche piccola medusa rosa! Peccato. Risaliamo dopo alcune foto e raggiungiamo in pochi chilometri Capo Sandalo col faro di San Pietro. Qui è stata allestita una bellissima passeggiata su un sentiero rosso di trachite per ammirare l’oasi e la scogliera. Ce la godiamo tutta! Da lontano scatto una foto alla Mara che, raggiunta la punta più estrema, allarga le braccia e sale in punta di piedi: sembra stia per spiccare un improbabile tuffo nel blu! Il nostro programma prevede il ritorno a Carloforte per prendere un traghetto attorno alle 18 diretti a Calasetta sull’isola di Sant’Antioco, raggiungere il campeggio e cenare li in modo da iniziare la nuova giornata già sull’altra Isola. Invece . . . sorpresa! E’ domenica e non c’è posto sui traghetti fino alle 10:30. Non ci resta che rassegnarci a cenare a San Pietro . . . bene! Così assaggeremo la cucina Carlofortina che è un misto di Sardegna e Liguria dato che in quest’isola c’è questo miscuglio di Sardi e Liguri provenienti attorno al 1530 dall’isola tunisina di Tabarca. Ilario chiede consiglio alla giovane (e carina . . ) gelataia che nel pomeriggio ci ha servito un rinfrescante gelato. Però è ancora presto per pensare alla cena e abbiamo ancora voglia di mare. Chiediamo indicazioni per la spiaggia più vicina e capitiamo a Gerin, spiaggetta deliziosa circondata da alcune casette con scesa a mare molto invitanti. Facciamo una lunga nuotata nell’acqua trasparente tinta acquamarina. La particolarità di San Pietro è che ha un sacco di insenature segnalate con dei magnifici megaliti rosa all’inizio dei sentieri, però molti di questi sentieri non sono percorribili in Camper….. lo scooter ci voleva proprio! Dopo una bella doccia lasciamo il camper al parcheggio per l’imbarco e, fra i vari suggerimenti della bella gelataia ci ispira La Galaia.. Fatalità, il giorno dopo la Mara riceve un messaggio da una sua amica che consiglia di mangiare proprio li! Inoltre ci incontriamo una coppia che già ci aveva dato delle dritte a Punta Colonne; per me e Ilario antipasto a base di caponatina di tonno e poi zuppa di pesce, per Mara grigliata di carne e salsiccia. Tutto ottimo compreso il vementino della casa!. Prezzi correnti ambiente carino ma se non hai prenotato si mangia dentro!

Dopo il sorbetto ci incamminiamo verso il porto. Il traghetto della Colemar è vecchio e fatiscente rispetto alla Saremar ma parte e arriva puntuale a Calasetta. Pronti i mitici impostano le coordinate sul GPS e si parte verso il campeggio in località Cala Sapone, sul litorale sud occidentale. Suggestivo viaggio fra buio e stelle, 18 chilometri di strada asfaltata ma molto stretta delimitata da vegetazione e canneti sia a destra che a sinistra. Unica indicazione stradale un ricorrente cartello che indica “strettoia” (visto almeno 5 volte); live motiv della Mara: …”ma il camper ci passa?”. Alla fine, quando mancano solo 30 metri alla meta (ma noi ancora non lo sappiamo e già pensiamo di esserci persi nel buio), finisce l’asfalto e quasi precipitiamo sui ciottoli di un guado in secca. Il camper urla il suo disappunto raspando metallicamente sul fondo, la Mara urla, io osservo la scena in attesa delle reazioni di Ilario e lui . . . non fa una piega! La Mara lo convince a scendere per vedere il terreno prima di proseguire e li scoprono che siamo praticamente arrivati ma, …. Bisogna portarci il camper! A questo punto Ilario drasticamente zittisce la moglie e restando stirato di fresco, fa un po’ di manovre e ci traghetta in salvo! E qui . . . sorpresa amara (sembra una presa in giro): c’era una magnifica “autostrada” fino a destinazione! Questi GPS sono troppo avventurosi!

6 luglio

Visto di mattina il campeggio La Tonnara è molto bello e anche grande, proprio sulla spiaggia di Cala de’ Saboni (o Cala Sapone). Piccolo disappunto alla notizia che il carico d’acqua si paga a parte, 1 € ogni 10 litri! Decidiamo che l’insenatura del campeggio la esploriamo prima di cena e intanto andiamo a scoprire qualcuna delle insenature più gettonate di Sant’Antioco: COEQUADDUS (coda di cavallo) e MALADROXIA. Lo spartiacque o bivio magico è Cannai (e già il nome non sembra una garanzia di ritrovare la strada . . .). Spiagge bellissime entrambe. Acqua non dico più perché mi ripeto. Il nostro piano prevede la visita al Paese di Sant.Antioco per vedere la chiesa con la cripta del 5° secolo e il paese che ha un bel lungomare ridente. Si torna via Calasetta vedendo stagni con un discreto numero di Fenicotteri rosa. È troppo presto se non vogliamo arrostirci in paese e quindi cerchiamo una spiaggia vicina per farci un bagno. Ci indicano Spiaggia Sottotorre: il nome dice tutto, è proprio sotto una Torre quasi dentro il paesino ma è deliziosa! (idem idem idem per sabbia, acqua, cielo). Poi si arriva a Sant’Antioco: difficoltà di parcheggio per il Camper ma c’è il solito sardo che ci aiuta: “mì, parcheggiate qui, davanti a casa mia”. Facciamo a piedi alcune viuzze suggestive inseguendo a vista il campanile: caldo è caldo! Stoicamente cerchiamo alcuni siti che sono rigorosamente chiusi. Visitiamo la chiesa subito dopo la funzione ma per vedere la cripta con la guida bisogna attendere le 19. Per noi è troppo tardi. Sbirciamo la cripta per conto nostro e ripartiamo con l’intenzione di farci l’ultimo bagnetto a Cala Sapone e vedere lì il tramonto sul mare poi cenare nel ristorante del campeggio. Detto fatto, ci sono degli scogli lisci e invitanti così io e Ilario facciamo un giro con pinne e maschera, la Mara fa un bagnetto e una passeggiata sulla spiaggia poi rientra a farsi bella per la cena. Il fondale è un pò deludente ma ci sono tanti pesci, soprattutto banchi di Salpe, pescetti piccoli e sardine. Mi ha attraversato davanti alla maschera una aguglia. Il tramonto ci premia con un bacio rosso e oro. E “la Ginestra” ci nutre con “fregola con le aragostinee frutti di mare” e una magnifica seada (peccato il miele millefiori! Io lo volevo di cardo . . o di lavanda . . . ). Per Mara una bella e buona pizza + seada (meno male!). Domani lasciamo la seconda isola per tornare nell’isola maggiore!

7 luglio

Attraversiamo l’istmo che collega Sant’Antioco alla Sardegna verso Porto Pino e Capo Teulada. Bellissimo ponte romano sotto il ponte nuovo! E tanti fenicotteri anche se troppo lontani per poterli decentemente fotografare. Il paesaggio di questo sud Sardegna si allarga e si illumina nel sorriso dei fiori e del verde della vegetazione. Iniziano le palme. Anche il parcheggio di Porto Pino è ridente di palme. Da quanto è grande capiamo che la spiaggia sarà super affollata! Pensiamo di dare solo un’occhiata e poi spostarci su qualcosa di più vivibile e senza accorgerci mettiamo il camper in area sosta riservata ai bus. Brutta sorpresa al ritorno dopo due orette….MULTA!. La spiaggia di Porto Pino è molto grande, molto bella, molto affollata, piena di stabilimenti senza i quali il paesaggio sarebbe molto più godibile! Anche l’acqua è strepitosa! Ci sdraiamo un po’ defilati, in un punto molto libero per via delle alghe (i turisti e la gente in genere non le amano). Mentre passeggiamo dentro l’acqua assistiamo ad una scena imbarazante: un cane di grossa taglia di cui non riusciamo ad individuare il padrone, si rotola sulla battigia. Resta un po’ al fresco dentro l’acqua poi sale sul gradone formato dalle alghe e si rotola beato riempiendosi per bene di alghe. Poi si alza, si scuote acqua e alghe di dosso e si ferma a defecare abbondantemente. Aspettiamo un po’ per vedere se il padrone provvede a pulire ma non c’è traccia di padrone, resta solo l’ampia traccia di cane in attesa di essere pestata da qualche passante ignaro (si confonde bene fra le alghe). Decretiamo che Porto Pino non ci alletta e, dopo aver ingoiato pure la multa, fuggiamo verso Teulada. La multa deve averci ovattato un po’ tutti i sensi perché non ci accorgiamo nemmeno del cartellone che indica IS ARENAS BIANCAS, riserva naturale un tempo zona militare. Infatti abbiamo solo notato che la strada corre affianco ad una interminabile recinzione di tipo militare, anzi, vediamo pure una camionetta con 2 soldatesse a bordo. Così arriviamo fino a Portu Nou dove c’è una bella spiaggetta con tanto di torre diroccata. Ci fermiamo per qualche informazione per Capo Teulada e nel porticciolo impossibile non vedere un MEGACARTELLONE CON TRE FOTO ENORMI DI IS ARENAS BIANCAS, CALA ANTONI AREDDU, SPIAGGIA DI TUERREDDA! Sembra un cartellone holliwoodiano… ESAGERATO!! La domanda ci sorge spontanea a tutti e tre: MA DOV’E’ STO POSTO??? Il ragazzo del chiosco di gelati ce lo spiega e capiamo di averlo passato arrivando qui. Decidiamo di trovarlo a tutti i costi. Via che torniamo sui nostri passi, indietro col camper a tutta birra verso Sant’Anna Arresi e finalmente lo troviamo: chioschetto in strada per pagare il parcheggio 10 € per una giornata (no sconti x mezza). Paghiamo e facciamo 6,5 meravigliosi chilometri di sterrato e buche, costeggiando enormi stagni pieni di fenicotteri (sempre rigorosamente fuori tiro foto) e parcheggiamo. A piedi percorriamo 5-600 metri fino ad arrivare ad una passerella sulle dune di un bianco accecante: il posto è incantevole, selvaggio e arcano con un mare che, in quel biancore, luccica di un leggero verde/azzurro acquamarina. La spiaggia è lunghissima e forma una baia appena accennata: si ha sempre davanti il mare aperto e dal mare si ammirano dune bianche punteggiate qua e là di giunchi e ginepri. Ogni tanto spuntano dalla sabbia le sagome erette di tronchi calcificati dalla salsedine, che si stagliano contro un cielo diamantino. Siamo senza fiato dallo spettacolo! Ah, dimenticavo, ci sono anche un sacco di altri turisti che hanno scarpinato fin qui per piazzare i loro coloratissimi ombrelloni in questo paradiso ma decidiamo di perdonarli! Man mano che ci godiamo il “mi bagno e mi asciugo “ per tutto il pomeriggio ci rendiamo conto che questa spiaggia non è altro che il proseguimento di Porto Pino e si sarebbe potuta raggiungere a piedi da quella spiaggia. Tornati a casa, curiosando in Internet scopriremo che è proprio così e che anzi, la carrareccia percorsa è aperta solo in luglio e agosto! C’è anche una nota negativa: nonostante alcuni cartelli vietino di camminare sulle dune per preservarne la vita e la bellezza, notiamo una diffusa maleducazione e noncuranza del divieto. Vediamo gente che cammina sulla cima delle dune più alte e gruppetti che si accingono ad attraversarle. Due signori sardi (non ragazzini) incitano un gruppetto di parenti e affini di varie età a seguirli in cima per fare delle foto; li apostrofiamo bonariamente facendo presente che sarebbe vietato e le gentili signore ci rispondono che lo sanno e che di solito ci sono i vigili che controllano ma . . . dato che oggi non ci sono . . . approfittiamone!!! CONSAPEVOLEZZA ZERO!! La cosa mi intristisce ancora di più quando mi accorgo osservando con i binocoli che i gruppi di macchie nere sparse sulle dune altro non sono che nomi disegnati con le pietre nere: è come incidere i propri nomi su un monumento prezioso! Poveri noi! Alla fine, a malincuore dobbiamo lasciare questo luogo, fra i più belli che abbia mai visto nel mondo. Troviamo la nostra area sosta in prossimità della spiaggia SU GIUDEO, non senza le solite difficoltà di strade mal segnalate, in località Capo Spartivento. L’area è molto carina, su una bellissima spiaggia di sabbia rosata che si apre alla fine di un ampio stagno ricco di scogli e fenicotteri entrambi rosa. La sabbia è talmente bella che la fotografo. Vorrei anche portarmene via un cucchiaio ma mi astengo! Diciamo che la costa Sulcitana ci ha entusiasmato!

8 luglio

Partiamo presto in direzione di Pula e delle rovine di Nora, penultima tappa nel nostro tour. L’ultima sarà Cagliari città. Per arrivare a Nora attraversiamo una bellissima zona ricca di pinete profonde, Santa Margherita di Pula. Molto bello il paesaggio. Poi, per trovare indicazioni di posteggio e di biglietteria degli scavi al solito qualche problema. Una volta trovato notiamo la bella spiaggia sotto la torre ed il bel mare in cui ci tufferemo esausti dopo la visita ai resti della città fenicia e romana che sono davvero grandi, belli e molto interessanti. Il comprensorio archeologico è una fucina in pieno fermento. Infatti sono ancora in corso scavi da parte dell’università di Milano, come ci spiega la guida durante la visita; inoltre è in corso l’allestimento di un palco per spettacoli teatrali e manifestazioni culturali all’aperto proprio sopra l’antico teatro di cui possiamo ammirare solo i gradoni più alti. La città fenicio-punica fu fondata nell’VIII secolo a.C. e ne resta poco a causa del successivo insediamento romano. la successiva città dell’età romana imperiale venne poi abbandonata a partire dal V secolo d.C. La sua peculiarità sta nel fatto che sorge su un promontorio che domina due porti naturali, con possibilità quindi di sicuro approdo con qualunque vento. Dalla guida apprendiamo pure che anche l’università di Padova ( e meno male anche quella di Cagliari!) collabora agli scavi e che anzi proprio il prof. Jacopo Bonetto, archeologo padovano, ha appena realizzato un CD al riguardo che però non è ancora pervenuto in loco: promettiamo di metterci una buona parola una volta tornati a Padova! Finalmente andiamo a tuffarci nel blu e per asciugarci aiutiamo Mara a raccogliere un po’ di certi bellissimi sassi neri e lucidi che riempiono la battigia.

Decidiamo di raggiungere Cagliari prima di pranzo. In vista della città attraversiamo la grande laguna con i suoi fenicotteri. Da lontano si distinguono i bastioni del rione Castello. Parcheggiamo al Molo Ichnusa, mangiamo panini con la mortadella e, nonostante il caldo micidiale, tentiamo un’escursione in direzione Museo Archeologico e Cattedrale: i luoghi più freschi . . . la città vecchia ed il ghetto sono una serie di vicoli stretti ma lineari, formati da palazzi un tempo eleganti. Il museo ci entusiasma e, anche se l’aria condizionata non funziona, fa pur sempre meno caldo che fuori! Non è enorme ma, collocato su tre piani, è ricco di reperti della civiltà prenuragica, età del ferro. Le teche con i bronzetti e le barchette votive ci tengono incollati di stupore. Non riesco a resistere e scatto qualche foto (non è proibito ma di solito non fotografo nei musei): la dea madre è bellissima e i Giganti di Mont’e Prama misteriosi e alteri. Chiaramente rappresentavano una elite dell’aristocrazia nuragica del Sulcis! Prendiamo coraggio e usciamo dopo aver bevuto 3 bottigliette d’acqua. Fra l’altro, dai rubinetti dei bagni esce un’acqua fresca come di ruscello! Raggiungiamo la Cattedrale dedicata a Santa Maria di Castello in piazza Palazzo, costruita in forme gotico-romaniche, e poi ridotta in forme tipiche del barocco genovese, da Domenico Spotorno. La piazza è un lungo rettangolo e non è facile fotografare la Cattedrale. Il Palazzo che la domina è Palazzo Reale dalla lunghissima facciata settecentesca. Ci fermiamo a mangiare un gelato e in farmacia per la Mara che ha un forte abbassamento di voce. C’è un vento feroce che però non smuove il caldo neanche di mezzo grado. Impossibile salire sui bastioni o visitare l’anfiteatro: sarà per la prossima volta! il calore ci fa scappare verso la nostra ultima area di sosta al campeggio Pini & Mare. Il campeggio è molto bello con pini ed eucalipti e sembra che sia tutto nostro. In effetti è sulla strada principale del litorale e la spiaggia più vicina non è una grande attrattiva in quanto si sviluppa lunga e stretta dietro ad un muretto che la separa dalle case in località Quartu Sant’Elena. Ah, dimenticavo. . . per trovare il campeggio (indirizzo S’Artizzolu Salìu n. 2) . . . strade interrotte per crolli e indicazioni in contraddizione con il navigatore! Ma ormai abbiamo fatto il callo a queste avventure! Ultima cena sotto i pini in una bella aria tiepida e pulita, nel profumo dei pini, degli eucalipti e del rosmarino. Alla mattina partenza per TUTTAUNATIRATA Oristano, Nuoro, Olbia dopo gli sporconamenti di Ilario causa resina caduta sul camper nottetempo!

Gli amici si separano alle 15 del 9 luglio dopo il caffè dalla mitica Nicolosa. A Ilario e Mara aspettano giorni tranquilli e sereni fino a fine mese a Isuledda (Cannigione) a me un ultimo tuffo nel blu domani a spaggia Bianca (Golfo degli Aranci). CI RIVEDREMO A PADOVA!

ADDIO!! È STATO UN BELLISSIMO TOUR . . .DE FORCE!



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